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#zucchero filato
morethanheroine · 1 year
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«Se io sono un girasole, allora tu sei il mio sole».
«Davvero, sei il mio sole. Mi girerò sempre verso di te, proprio come fa coi raggi solari».
«Sii girasole anche quando non ci sarò. È così bello vederti sorridere spensieratamente».
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Io... una distesa di mare calmo ma grigio.
Tu... un cielo coperto di nuvole rosa come lo zucchero filato.
L'unica cosa che ci separa? Una linea sottile chiamata orizzonte!
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stayingstrong-dl · 2 years
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Libro finito.. e come sempre penso che un amore così vero non esista.
Perché i libri ci devono illudere ?
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bearbench-img · 1 month
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ワタアメ
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綿あめは、日本で子供たちに人気のある甘いお菓子であり、一般的には祭りやイベント、遊園地などで販売されています。以下に簡単な説明をします。
製法: 綿あめは、加熱した糖液を特殊な機械で細い糸状に吹き付け、綿のような状態に加工したものです。このプロセスにより、糖分が糸状に絡み合い、綿飴のような外観が生まれます。
色や味: 綿あめは通常、ピンクや青、黄色などの鮮やかな色が付けられ、甘い味が特徴です。人気のあるフレーバーには、イチゴ味やブドウ味などがあります。
食べ方: 綿あめは、専用の棒に巻き付けられて提供されます。一本の棒に糸状の綿あめが巻かれており、そこから少しずつ引き出して食べます。綿あめは口の中で溶け、甘い味と軽やかな食感が楽しめます。
子供向けのお菓子: 綿あめは、その見た目や甘い味わいから、特に子供たちに人気があります。祭りやイベントなどで見かけると、子供たちは喜んで食べる姿がよく見られます。
綿あめは、日本の子供たちにとって懐かしいおやつの一つであり、楽しいイベントや特別な日のお楽しみとして親しまれています。
手抜きイラスト集
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angiekahlari · 3 months
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Sono una tartarughina in cerca di amicizie con chi ama l’arte, disegnare e dipingere. C’è nessuno? Sono su Tumblr da poco, mi piacerebbe fare quattro chiacchiere con persone con interessi in comune. Possibilmente ragazze over 20! Specifico per i maniaci 🧘🏼‍♀️🍷🌴
Un bacio allo zucchero filato
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lukefirewalkerwlw · 2 years
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Solo a Roma da casa mia si vedono le nuvole rosa di zucchero filato! #zuccherofilato #nuvole #rosa #nuvolerosa #zucchero #filato #roma (presso Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/Cik3iysLwhG/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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kon-igi · 3 months
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CHIAMA I RICORDI COL LORO NOME
Nel 2019, la mia compagna, le mie figlie e io decidemmo di intraprendere un percorso che alla fine ci avrebbe portato a diventare la famiglia affidataria di un minore e questo implicava un sacco di incontri, singoli e di gruppo, con cui assistenti sociali e operatori valutavano la nostra capacità di accudimento e contemporaneamente ci informavano e ci formavano su cosa significasse prendersi cura di un minore in modo continuativo ma parallelamente alla famiglia biologica, con la quale dovevamo rimanere sempre in contatto.
(anticipo che poi la cosa finì in un nulla di fatto perché poco dopo scoppiò il caso Bibbiano - 30 km in linea d'aria da Parma - e per precauzione/paura tutti gli affidi subirono un arresto. E poi arrivò il Covid)
La mia riflessione nasce alla lontana da un video che youtube mi ha suggerito questa mattina presto - è poco importante ai fini della storia ma è questo - che mi ha ricordato una caratteristica della mia infanzia...
Difficilmente riuscivo a essere felice per le cose che rendevano felici gli altri e quella vecchia canzone - che è considerato l'Inno del Carnevale di Viareggio, mio luogo di nascita e dei primi 20 anni di vita - ne è l'esempio emblematico, direi quasi sinestesico.
Tutti i viareggini la conoscono e la cantano nel periodo più divertente e frenetico della città ma io la associo a un'allegria dalla quale ero sovente escluso, odore di zucchero filato che non mangiavo e domeniche che significavano solo che l'indomani sarei tornato a scuola, preso in giro dai compagni e snobbato dalla maestra.
Vabbe'... first world problem in confronto ad altri vissuti (in fondo ero amato e accudito) però l'effetto a distanza di anni è ancora questo.
Tornando al quasi presente, una sera le assistenti sociali chiesero al nostro gruppo di futuri genitori affidatari di rievocare a turno prima un ricordo triste e poi uno felice.
E in quel momento ebbi la rivelazione che la quasi totalità dei presenti voleva dare amore a un bambino o a una bambina non propri perché sapeva in prima persona cosa significasse vivere senza quell'amore: gli episodi raccontati a turno non era tristi, erano terribili... violenza, abbandono, soprusi, povertà e ingiustizie impensabili nei confronti di bambino piccolo e, ovviamente, quando arrivò il nostro turno (la mia compagna non ne voleva sapere di aprire bocca) mi sentivo così fortunato e quasi un impostore che, in modo che voleva essere catartico e autoironico, raccontai di quando la maestra in terza o in quarta elementare chiamò un prete che davanti a tutta la classe mi schizzò di acqua santa perché - a detta della vecchia carampana - sicuramente ero indiavolato.
Ribadisco che la cosa voleva essere intesa come un modo per riderci su e detendere l'atmosfera pesante che il racconto dei vissuti terribili aveva fatto calare sul gruppo ma mentre sto mimando con una risatina il gesto del prete con l'aspersorio, mi accorgo che tutti i presenti hanno sgranato gli occhi e hanno dilatato le narici, nella più classica delle espressioni che indicano un sentimento infraintendibile...
La furia dell'indignazione.
Cioè... tu a 10 anni hai visto tua madre pestata a sangue da tuo padre e fatta tacere con un coltello alla gola ed empatizzi con me che ti sto raccontando una stronzata buona per uno sketch su Italia Uno?
Mi sono sentito uno stronzo, soprattutto quando la furia ha lasciato il posto a gesti e parole DI CONFORTO per quello che, evidentemente, sembrava loro una prevaricazione esistenziale orribile (cioè, lo era ma, per cortesia... senso delle proporzioni, signori della giuria).
Mi sono quindi rimesso a sedere, incassando il supporto con un certo qual senso di vergogna, finché poi non è arrivato il momento della condivisione dei momenti felici.
Silenzio di tomba.
Nessuno parlava.
Nessuno riusciva a ricordare qualcosa che lo avesse reso felice.
Con un nodo in gola - perché avevo capito che razza di vita avevano avuto le persone attorno a me - mi rendo conto che io ne avevo MIGLIAIA di momenti felici da condividere ma che ognuno di essi sarebbe stato una spina che avrei conficcato nel loro cuore con le mie stesse mani.
E allora mi alzo e rievoco ad alta voce il ricordo felice per me più antico, quello che ancora ora, a distanza di decenni, rimane saldo e vivido nella parte più profonda del mio cuore...
-Le palle di Natale con la lucina rossa dentro. Quando ero piccolo, durante le vacanze di Natale aspettavo che mio papà e mia mamma andassero a letto e poi mi alzavo per andare a guardare l'albero... non i regali sotto, proprio l'albero. Era finto, di plastica bianca spennachiosa, ma mia mamma avvolgeva sempre intorno alla base una striscia decorativa verde a formare una ghirlanda e mio padre stendeva tutto attorno ai rami un filo con delle palle che, una volta attaccate alla presa elettrica, si illuminavano di rosso. Io mi alzavo di nascosto e nel caldo silenzio della notte guardavo le luci intermittenti dipingere gli angoli del divano e del tavolo, con un sottile ronzio che andava e veniva. Ero al caldo, ero protetto, voluto e amato. Se allungo le mani posso ancora tastare quel ronzio rosso che riempe la silenziosa distanza tra me e l'albero e niente potrà mai rendere quella sensazione di calda pienezza meno potente od offuscarne la completezza. Quello era l'amore che mi veniva dato e che a nessuno sarebbe mai dovuto mancare.
A un certo punto sento una mano che mi si poggia sul braccio (avevo chiuso gli occhi per rievocare il ricordo) e accanto a me c'è la mia compagna che sorride, triste e piena di amore allo stesso tempo.
E attorno a me tutti stanno piangendo in silenzio, esattamente quello che col mio ricordo semplice volevo evitare e che invece doveva aver toccato lo stesso luogo profondo del loro cuore.
E in mezzo alle lacrime (che figuriamoci se a quel punto il sottoscritto frignone è riuscito a trattenere) cominciano a scavare tra i ricordi e a tirarli fuori... il cucciolo che si lasciava accarezzare attraverso il cancello della vicina, il primo sorso dalla bottiglietta di vetro di cedrata, la polvere di un campetto da calcio che si appiccicava sulla pelle sudata, l'odore della cantina, il giradischi a pile...
E nulla. Non so più cosa dire e nemmeno cosa volessi dire.
Forse che sembriamo così piccoli, malmessi e fragili ma che se qualcuno ci picchietta sulla testa e sul cuore siamo capaci di riempire il mondo di cose terribili e meravigliose.
Decidere quali ricordare e quali stendere davanti a noi è una scelta che spetta non a chi picchietta ma a chi permette che essi fluiscano da quella parte profonda di sé a riempire lo spazio tra noi e il domani.
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tulipanico · 8 months
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Coltivare il fanciullino, prendersi cura di quella capacitá che i bambini non si vergognano mai di mostrare: provare stupore. Allungare l'indice, con il polpastrello sfiorare ogni cosa e spalancare gli occhi, come se fosse la più bella del mondo. Sia essa onda, nuvola, libellula oppure zucchero filato. Protendersi, correre incontro, sbucciarsi le ginocchia e riprendere a correre un istante dopo. Io ho paura; sin da piccola reticente all'ipotesi di potermi fare male, crescendo non sono cambiata. Eppure vorrei farmi bambina per reimparare a cadere, a scontrarmi di muso e poi ridere di gusto. Cercasi corso accelerato.
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animadiicristallo · 1 month
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ho voglia di zucchero filato (e dei tuoi baci sul collo) ma dettagli :)
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occhietti · 10 months
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Avrei voglia di uno zucchero filato alto due metri con dentro anche un po’ di stupore, disastri e risate.
- Fabrizio Caramagna
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solovedreidue · 3 months
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Rimboccare la notte
È un'abitudine, un vizio, quello di accoccolarsi in una spalla che ha preso la sua forma.
È come l'anima la spalla, come il cuore, come quello spazio che tu vuoi si faccia per una sola persona. Quello spazio privato, quello spazio che non lasci nemmeno a te stesso.
Quello stare sulla nuvoletta coi piedi a penzoloni, che ti concedi nella felicità, ma che ancora più concedi -alla- felicità. In due allora. E hai ragione, è zucchero filato, rosa al mattino, scuro alla sera, e lo si nutre di dolcezza, se lo vuoi proprio mangiare, altrimenti si cade giù. In due.
Sentili: "Dolce allora, fata rizzacazzo, dolce ho detto, anche dolce, come dici tu, come facciamo, come siamo noi".
Se ne stanno su, a dondolar le gambette a cosce aperte, fino a sera, a rientrare che la mamma vita chiama urlando, teneramente e sguaiatamente, alla finestra.
E allora si ritrovano poi, il commesso viaggiatore e la funzionaria, a rimboccarsi piano la notte, a guardarsi e a salutarsi mille volte prima di dormire, a darsi una mano e a dirsi "a dopo" senza staccarsi fino a quando gli occhi si chiudono e si mette un punto, infinitamente lì. Di là.
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teenagedirtstache · 2 months
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Carta da zucchero e coste intrecciate per la giacca doppiopetto, Ates Tricot in filato B.B.B.; su cardigan accollato, James Johnstone; camicia a scacchi, Liba; papillon Hubert.
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catsloverword · 1 day
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Voglio impazzire, ma di una sana pazzia.
Voglio mangiare nuvole e correre sopra zucchero filato.
Voglio urlare a squarciagola il mio silenzio ferito.
Voglio saltare sul letto come fanno gli adulti quando tornan bambini.
Voglio camminare sul filo del rasoio, ma senza lame.
Voglio vivere a morte e morire di vita vera.
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kuromiwriter · 11 days
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Buongiorno, come state?
Sono nuova in questo blog e sto riprendendo a scrivere dopo due anni. Cosa aspettarti da questo blog? onestamente non so come definire lo stile di questo blog, scrivo solo le mie storie, il casino che si presenta nella mia vita e della tempesta di pensieri nella mia mente.
Partendo dalla protagonista di questo blog (me) mi descriverei con 4 parole:
zucchero filato, agrodolce, peperoncino, caffè.
Sono dolce come lo zucchero filato, incomprensibile e talvolta incoerente come il gusto agrodolce, passionale e piccante come il peperoncino ma al tempo stesso rilassata come una tazzina di caffè al mattino quando ti stai ancora svegliando e tutto è immobile, silenzioso e perfetto. ti godi semplicemente la serenità e la pace innaturale dell'attimo
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matochi · 3 months
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Buongiorno Sueli....
In questi anni ho sempre letto le tue poesie o pensieri sono sempre dolci ... Ce tanta bellezza nei tuoi pensieri...ogni volta il mio cuore trova la serenità per le tue magie... sei un dono di Dio per tutti gli uomini, regali amore e vita.. quando ti vedo sento il profumo degli angeli...la tua anima e di zucchero filato....dentro di te ce un giardino
Algumas pessoas são como flores Vivem aspergindo encantos, Exalando perfumes, Apagando as dores, Acrescentando cores, Compartilhando amor e tornando especial a nossa vida só pelo simples fato de fazer parte dela.
Sueli Matochi
Eterna gratidão pelo seu carinho!
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oldsamarie · 3 months
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i got out my vial of zucchero filato just to sniff cus it is so good if you guys ever wanna smell sweet and be chased down for smelling too sweet wear this
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