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#Diario ottuso
marcogiovenale · 6 months
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documentario: "amelia rosselli. la rissa degli angeli"
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personal-reporter · 6 months
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Laurence Sterne, la decostruzione del romanzo
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Lo scrittore che stravolse il romanzo settecentesco europeo… Laurence Sterne nacque il 24 novembre 1713 a Clonmel, in Irlanda, studiò presso le scuole di Halifax, nella regione dello Yorkshire, e in seguito frequentò il Jesus College di Cambridge, dove si laureò. Durante gli studi universitari Sterne lesse i romanzi di Rabelais, gli autori classici, gli umoristi francesi ed ebbe un grande interesse per il pensiero filosofico di John Locke. Nel 1738 intraprese la carriera ecclesiastica, diventando Vicario a Sutton-in-the-Forest, dove scrisse  articoli e lettere per lo zio Jaques, arcidiacono di York, oltre a far parte del capitolo di York, per cui tenne vari sermoni. Sempre nello stesso periodo sposò Elizabeth Lumen, ma il matrimonio fu molto infelice. Laurence cominciò a scrivere molto tardi, pubblicando nel 1759 il pamphlet A Political Romance, per poi dedicarsi alla stesura del suo romanzo più celebre, Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo, divisa in nove libri che raccontano la storia di Tristram Shandy e della sua famiglia in modo umoristico. Nella famiglia Shandy, la madre di Tristram viene presentata come una donna dal carattere posato e anche ottuso e lo zio Toby,  in passato ufficiale dell'esercito, è considerato un uomo pacifico e non abituato alle armi. Tra gli altri personaggi del romanzo vi sono anche il padre di Tristram, che si distingue per la sua ingegnosità e il parroco Yorick, molto ingenuo e dal grande senso dell'umorismo. Il romanzo non fu accolto con grande favore dalla critica inglese, che anzi diede un giudizio molto negativo, mentre nello stesso anno lo scrittore venne nominato curato di Coxwold. Nel 1762 Sterne soggiornò in Francia, viaggiando anche in Italia, per curare le precarie condizioni di salute minacciate dalla tubercolosi e nel 1768 pubblicò Sentimental journey through France and Italy, in cui racconta gli eventi che lo spinsero a viaggiare tra la Francia e l'Italia. Il personaggio del libro-diario è Yorick, il quale impersona la figura dello scrittore, infatti vi vengono trattati temi come l'isolamento dell'uomo e la grande difficoltà provata dall'individuo nel comunicare con le altre persone. Per descrivere l'isolamento e dell'individuo, Sterne utilizzò nell'opera la metafora degli hobby horses per descrivere l'ossessione, vista come protagonista delle proprie esperienze di vita. Ma l'elemento più particolare dell'opera è rappresentato della visione sentimentale della realtà che sostituisce quella oggettiva della realtà. Questo importante lavoro appassionò anche uno degli scrittori più importanti della letteratura italiana, Ugo Foscolo, che tradusse il romanzo di Sterne tra il 1807 e il 1813. Sterne tornò poi in Inghilterra, dove conobbe Eliza Draper di cui si innamorò, dopo il divorzio dalla moglie. Laurence Sterne morì a Londra il 18 marzo 1768 e nel 1775 fu  pubblicato The Journal to Eliza, il suo diario dedicato a Eliza Draper. Read the full article
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carmenvicinanza · 2 years
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Amelia Rosselli
https://www.unadonnalgiorno.it/amelia-rosselli/
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Amelia Rosselli, poeta, musicista e etnomusicologa che ha fatto parte della generazione degli anni trenta.
Per lei più che per chiunque altro poesia e musica sono state intimamente intrecciate, tra loro e ai suoi drammi personali. Ha trasfuso la musica nei suoi versi.
È stata una donna molto segnata dalla sofferenza e per raccontare il suo dolore ha inventato una lingua nuova.
Nacque a Parigi il 28 Marzo 1930, figlia di Marion Cave, attivista del partito laburista britannico, e di Carlo Rosselli, esule antifascista (fondatore di Giustizia e Libertà) e teorico del Socialismo Liberale.
Aveva sette anni quando suo padre e suo zio vennero assassinati dalle milizie fasciste in Francia per ordine di Mussolini e Ciano. Da quel momento iniziò un lungo periodo da esule in cui visse prima in Svizzera e poi negli Stati Uniti.
Il duplice omicidio la sconvolse talmente nel profondo che da quel momento cominciò a soffrire di ossessioni persecutorie, temeva costantemente di essere seguita dai servizi segreti che volevano ucciderla.
All’estero compì studi letterari, filosofici e musicali, ultimandoli in Inghilterra, poiché in Italia, dove era tornata nel 1946, non le poterono essere riconosciuti.
Negli anni quaranta e cinquanta si occupò di teoria musicale, etnomusicologia e composizione, trasponendo le sue ricerche in alcuni saggi.
Nel 1948 cominciò a lavorare come traduttrice dall’inglese per alcune case editrici e per la Rai. In quegli anni frequentò gli ambienti letterari romani, tramite gli amici Carlo Levi e Rocco Scotellaro conobbe gli artisti che avrebbero successivamente dato vita all’avanguardia del Gruppo 63.
Negli anni sessanta si iscrisse al PCI e iniziò a pubblicare i suoi testi e recensioni letterarie su giornali come Paese Sera e L’Unità.
Nel 1964 uscì la sua prima raccolta di versi, Variazioni belliche in cui mostra il ritmo faticoso della sofferenza, senza nascondere la fatica di un’esistenza contrassegnata in maniera indelebile da un’infanzia di dolore.
È del 1969 la raccolta Serie ospedaliera, comprensiva del poemetto La Libellula.
Nel 1981 uscì Impromptu, un lungo poema diviso in tredici sezioni, e nel 1983 Appunti sparsi e persi, scritti tra il 1966 e il 1977.
Alcune prose autobiografiche, di vari periodi, furono raccolte e pubblicate nel 1990, con il titolo Diario ottuso.
Nel 1992 è uscita la raccolta Sleep. Poesie in inglese.
Ha trascorso gli ultimi anni della sua esistenza a Roma, colpita da una grave depressione, che andava a sovrapporsi a diverse altre patologie tra cui il morbo di Parkinson, in diverse cliniche all’estero le avevano diagnosticato anche una schizofrenia paranoide.
È morta suicida l’11 febbraio del 1996, in passato aveva già tentato in più occasioni di togliersi la vita, era reduce da un ricovero in una casa di cura in cui aveva provato a ritrovare la serenità. Senza riuscirci.
Amelia Rosselli è rimasta una figura di scrittrice unica per il suo plurilinguismo e per il tentativo di fondere l’uso della lingua con l’universalismo della musica.
Il suo archivio, insieme a molti suoi disegni, sono conservati presso il Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia.
L’esperienza della morte del padre e dello zio, assassinati barbaramente, fornì di certo suggestioni di fondo alla sua poesia donandole una struttura solenne.
Negli ultimi tempi era dedita alla trasmissione di una gnosi esoterica, nascondeva accumuli di dolore personale, intimo, che non sapeva come gestire. Quando avvenne la crasi fra la parola preziosa e il significato autentico della stessa nel contesto esistenziale, fu la fine. Si ritrovò completamente sola, a tu per tu con una realtà dura, ma vissuta tanto intensamente e per forza.
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a--piedi--nudi · 4 years
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21 Agosto 
Di nuovo è stato un giorno limpido, con lunghe ombre e foglie scintillanti: le montagne erano serene, solide e vicine; il cielo era di uno straordinario azzurro, immacolato e tenero. Le ombre riempivano la terra: era una mattina fatta per le ombre, le ombre piccole e quelle grandi; quelle lunghe, scarne e quelle grasse e soddisfatte, quella familiarmente accucciata e quelle gioiosamente folleggianti. Le cime dei tetti delle fattorie e degli chalet splendevano come marmo levigato, nuovo e vecchio. Sembrava esserci un gran vociare festoso fra gli alberi e i prati; esistevano gli uni per gli altri e sopra avevano il cielo, non quello creato dall'uomo, fatto di tormenti e di speranze. E c'era la vita, sempre giovane e sempre rischiosa; la vita che mai riposava, che vagava per la terra, indifferente, senza mai lasciar segni, mai chiedere o pretendere alcunché. Era lì copiosa senza ombra e senza morte; non si curava del luogo da cui veniva né di dove stava andando. Dovunque essa era c'era la vita, oltre il tempo e il pensiero. Era una cosa meravigliosa, libera, luminosa e insondabile. Non era fatta per essere rinchiusa; dovunque l'hanno rinchiusa, nei luoghi di culto, nella piazza del mercato, nella casa, c'è stata decadenza e corruzione e la perpetua riforma di esse. Era lì, semplice, solenne e distruttiva e la sua bellezza va al di là del pensiero e del sentimento. È così vasta e incomparabile che riempre la terra e il cielo e il filo d'erba che si distrugge così presto. È lì con l'amore e la morte. Faceva fresco nel bosco, con un ruscello che vociava qualche metro più sotto; i pini si proiettavano verso il cielo, senza mai curvarsi per guardare la terra. Era splendido, lì, con scoiattoli neri che mangiavano funghi d'albero e si rincorrevano su e giù per gli alberi in strette spirali; c'era un pettirosso che saltellava su e giù - o quel che sembrava un pettirosso. Era fresco e tranquillo lì, eccetto che per il ruscello, con le sue fredde acque montane. Ed 'essa' era lì, amore, creazione e distruzione: non come simbolo, non nel pensiero e nel sentimento, ma realtà concreta. Non si poteva vederla, ma era lì, distruttivamente sconfinata, forte come diecimila e con la potentenza del più vulnerable. Era lì e tutto taceva, il cervello e il corpo; era una benedizione e la mente era fatta di essa. Non c'è fine alla profondità; la sua essenza è senza tempo né spazio. Non è qualcosa di cui si fa esperienza - l'esperienza è un che di talmente appariscente, così facile da ottenersi e così facile da perdersi - il pensiero non può formularla e il sentimento non può aprirsi la strada ad essa. Queste sono cose inadeguate e immature. La maturità non riguarda il tempo, non è un fatto di età, né viene attraverso l'influenza e l'ambiente. Non si compera, e né i libri né i maestri, uno o tanti che siano, possono comunque creare il clima giusto per questa maturità. La maturità non è in se stessa un fine; essa si realizza senza che il pensiero la coltivi, oscuramente, senza meditazione, inconoscibilmente. Dev'esserci maturità, quel certo maturare nella vita; non la maturità che proviene dalla malattia e dall'inquietudine, dal dolore e dalla speranza. Disperazione e fatica non possono portare questa maturità totale, essa dev'essere lì, non cercata. Poiché in questa totale maturità c'è austerità. Non l'austerità delle ceneri e della veste di sacco ma casuale e non premeditata indifferenza alle cose del mondo, alle sue virtù, alle sue divinità, alla sua rispettabilità, alle sue speranze e ai suoi valori. Queste cose debbono essere totalmente rifiutate per quella austerità che si accompagna all'autonomia. Nessuna influenza sociale o culturale può mai portare a questa autonomia. Semplicemente essa deve esserci, non evocata dal cervello che è la creatura del tempo e dell'influenza. Essa deve nascere come un tuono dal nulla. E senza di essa non c'è totale maturità. La solitudine - l'essenza dell'autocompassione e dell'autodifesa e la vita nell'isolamento, nel mito, nel sapere e nell'idea - è lontanissima dall'autonomia; in queste cose c'è un continuo tentativo di integrazione e mai di distacco. L'autonomia è una vita in cui ogni influeza ha cessato di esistere. È questa autonomia che costituisce l'essenza dell'austerità. L'austerità viene quando il cervello rimane chiaro, non offeso dai colpi psicologigi inferti dalla paura; il conflitto, in qualunque sua forma, distrugge la sensitività del cervello; l'ambizione con la sua crudeltà, con il suo incessante sforzo di diventare, logora le sottili capacià del cervello; l'avidità e l'invidia rendono il cervello gonfio di soddisfazione e logorato dall'insiddisfazione. Dev'esserci lucidità senza scelta, una consapevolezza in cui tutto il ricevere e l'adattarsi siano cessati. Il mangiare eccessivo e l'indulgenza in qualsiasi forma rendono il corpo ottuso e instupidiscono il cervello. C'è un fiore sul lato della strada, una cosa chiara, luminosa, aperta al cielo: il sole, la pioggia, il buio della notte, i venti, il tuono, la terra hanno preso parte alla creazione di quel fiore. Ma il fiore non è nessuna di queste cose. È l'essenza di tutti i fiori. La libertà dall'autorità, dall'invidia, dalla paura, dalla solitudine non produrrà di per se stessa quell'autonomia, con la sua straordinaria austerità. Essa viene quando il cervello non la cerca; viene quando tu le volgi le spalle. Allora nulla le si può aggiungere o togliere. Allora essa ha una vita sua propria, un movimento che è l'essenza di tutta la vita, fuori dal tempo e dallo spazio. 
C'è stata la benedizione, insieme a una grande pace. Il processo continua in modo blando. 
Taccuino, un diario spirituale - J. Krishnamurti - Gstaad -
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ma-pi-ma · 4 years
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Perché non capire la vita da sola? Perché non forzare la vita a capirsi? Perché non ebbe modo di capire la vita?
E infatti non capì bene la vita, se no avrebbe avuto paura della vita, invece di sfidarla, come fosse un pozzo da riempirsi.
La vita è un pozzo vuoto e va rispettato il suo vuoto.
Amelia Rosselli, da Diario Ottuso
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mybarricades · 4 years
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Amelia Rosselli | Obtuse Diary, published in 1990 as Diario Ottuso, is a collection of three “rational” prose experiments by one of Italy’s most distinctive post-war poets. These early texts (1954-1968) by Amelia Rosselli reveal an “unintentional unity” through trilingual wordplay, experiments in syntactic structure, and the music possible in prose. The texts are deeply personal, awkward, and often startling—never simply a diary or an autobiography. Rosselli reclaims Italian on her own terms as she grapples with her felt experience as a “refugee.” This bilingual edition includes an audio download of selections read in both Italian and English by translators Dario De Pasquale and Deborah Woodard. 
A trilingual writer who described herself as “a poet of exploration,” Amelia Rosselli has only recently been recognized as one of the major European poets of the twentieth century. Born in Paris in 1930, she was the daughter of the martyred antifascist philosopher Carlo Rosselli and the British political activist Marion Cave. Raised in exile, in France, Switzerland, England, and the United States — in interviews, Rosselli remembers her years in the US with great fondness. She finally settled in Italy after the war, first in Florence and then in Rome. Except for a year she spent in London in the mid-seventies, Rosselli never left Rome, where she took her own life in 1996. The tragedy of her father’s death and the loss of her mother when she was only nineteen were central to Rosselli, defining her in many different ways: from her “trilingual language” and cosmopolitan upbringing — though she thought of herself more as a refugee — to her political engagement and deep social consciousness. Rosselli was the author of seven collections of poetry (one, Sleep, in English), a translator of Emily Dickinson and Sylvia Plath, among others, and an accomplished musicologist and musician who played the violin, the piano, and the organ. Obtuse Diary, Rosselli’s only work in prose, was first published in its present format in 1990. 
Translated by Deborah Woodard, Roberta Antognini and Dario De Pasquale.
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bluanice · 4 years
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E così fu luce esatta: si convinse d’aver trovato la sua dimensione vitale: il non sapere, il non vedere, il non capire. Amelia Rosselli, Diario ottuso #ilnegoziodeiconcetti https://www.instagram.com/p/B_x7m7moixQ/?igshid=1tx7swwdq8trd
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alefer1987 · 4 years
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Domenica 3 maggio 2020 – Diario dall’isolamento. Giorno 57. E’ l’ultima pagina di questo diario. E’ un commiato che contiene una speranza e un augurio. Ho sempre pensato che ogni riflessione intima e personale contenga un’opportunità di confronto, di scambio, possa rilanciare una appartenenza. Soprattutto in un tempo come questo che ci ha obbligati a distanze ben superiori al metro regolamentare. Dunque, un diario come un piccolo scomparto, dentro il quale mettere ciò che in qualche modo possa tenerci più vicini, possa tenerci assieme per pochi minuti, a fondo perduto. Cosa abbiamo imparato in questi mesi? La domanda è un ritornello. Una domanda senza risposta perché ciascuno adesso ha l’occasione di mettere in pratica, di scegliere, di comportarsi dentro uno scenario nuovo. Sono ottimista quando penso alle straordinarie risorse individuali che la quarantena ha svelato; sono pessimista quando vedo una memoria corta, un menefreghismo noto, un vittimismo ottuso. Quando fatico a comprendere la ragione che ci spinge a dedicare attenzioni a figure che non hanno alcun peso, che di fatto non ci rappresentano, non hanno i numeri, la stoffa, la cultura, la capacità per farlo. Vedremo. Vedremo di non farci fregare ancora. Vedremo quanto ciascuno di noi potrà dare supporto, costruire, piantandola di criticare e distruggere senza proporre, senza proporsi. Nelle intenzioni questo diario è stato un invito. Dovrò abituarmi a fare senza con la convinzione di dover fare con, fare per, sperando che l’isolamento sia davvero terminato. Non semplicemente a causa delle disposizioni impartite ma perché siamo pronti a trattare ogni libertà come una libertà condivisa. Onori e oneri, ecco. Ogni regola è cosa che riguarda noi. L’umanità è meravigliosa. Quando butta fuori coraggio e giudizio, pietà e cuore, intelligenza guidata dall’esperienza. Come dice Merlino il mago, l’amore è la forza più potente in circolazione sulla terra. Buon viaggio, buon vento. . . . #amazing #bestoftheday #colorful #follow #followback #followme #food #foodporn #friends #girl #igers #instacool #instadaily #instafollow #instagood #instagramers #instalike #instalove #life #like #look #love #motivation #natur https://www.instagram.com/p/B_vKH_IiNn6/?igshid=1f5t20t93j1sm
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umseen · 5 years
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Italian Poet Amelia Rosselli’s Diary Examines and Reexamines the Self Amelia Rosselli’s “rational prose experiments,” Diario Ottuso | Obtuse Diary, is a curious collection of three “unintentionally united” texts written between 1954 and 1968 and presented in both English and their original Italian by Entre Rios Books.
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Tutto comincia nel convento di San Francesco del Deserto, una piccola isola al centro della laguna di Venezia, nel marzo del 1945. Da questo rifugio sicuro, all’improvviso, un gruppo di persone diversissime fra loro è costretto a scappare: due bambini di opposta indole ed educazione, Pietro e il suo amico Dario, «che sa i numeri» e si tiene le parole dentro, «dove non fanno danno»; le due anziane sorelle Jesi, Maurizia e Ada; una giovane suora, bella e dai modi sospetti, che scrive un diario schietto, e che si alterna nel racconto con la voce di Pietro. Braccato dai nazisti, il gruppo è aiutato da un pescatore «che vive come un gabbiano» e da un frate energico «che è come un sasso grande» nella corrente. Nei risvolti tragici dell’avventura si unisce ai fuggiaschi un disertore tedesco, che custodisce un segreto pericoloso: il suo agire brusco e terribile cambierà il destino di tutti. Sotto lune immense, attraverso boschi bui e casolari diroccati, si svolge l’inseguimento, tra colpi di scena e incontri con partigiani e fascisti disorientati: uomini e luoghi carichi di diffidenza e di terrore, ma dove una traccia di bontà, di tanto in tanto, a dispetto di tutto, riesce a sopravvivere. La storia di Pietro e di Dario è una fuga dalla guerra e dal suo linguaggio torbido e ottuso, dalla violenza che tutto contamina. E alla lingua dell’infanzia, con la sua incredibile capacità di accogliere e divertire, di sconvolgere e amare, spetta il privilegio di mettere alla berlina l’odio e la paura che minacciano e governano il mondo.... #libridisecondamano #ravenna #bookstagram #booklovers #bookstore #instabook #igersravenna #libreriascattisparsi#ig_books #andreamolesini (presso Libreria Scattisparsi) https://www.instagram.com/p/BtfTkFUncJv/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=z9rc6jfsrxd1
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pangeanews · 4 years
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La storia del principe Andrea sembra scritta da Alan Bennett. A proposito: leggetelo! (Alan Bennett)
In questi giorni si sta consumando una congiura mediatica ai danni del principe Andrea d’Inghilterra. Il principe Andrew, come lo chiamano affettuosamente da noi, è accusato ripetutamente da anni di aver praticato sesso con una minorenne nel 2001. La ragazza rientrava nel fatidico circolo Epstein. Fin qui, la notizia che leggete sui media nostrani. Cerchiamo di veder meglio.
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Il principe si è buttato nell’arena. Ha parlato con la giornalista per un’ora e l’atmosfera pareva più quella del tribunale puritano degli Stati Uniti che della morbida e felice Inghilterra. Va così: Andrea infila una serie di scuse memorabili e quando la giornalista gli butta in faccia che la ragazza lo accusa di aver sudato abbondantemente durante il loro incontro, lui ribadisce “non potevo sudare all’epoca dei fatti per una disfunzione di adrenalina dopo aver servito nella guerra alle Falkland”. Una medaglia per la faccia di bronzo se la merita in ogni caso…
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L’ex segretario della Regina Dickie Arbiter ha espresso così i suoi pensieri da risentito: “scegliendo di farsi intervistare senza il sostegno dei suoi consiglieri, il principe ha fatto di peggio che un semplice incidente d’auto – è come se avesse provocato uno schianto tra tir”. Questa e altre frecciate si leggono sul giornale informato ed equilibrato d’Inghilterra, Indipendent. Vi lascio immaginare cos’ha cucinato Guardian per l’occasione.
A ora di cena inglese, tra le sei e le sette di domenica 17, è uscita la pistolettata di Suzanne Moore Il principe Andrea ci ha mostrato quel che realmente è il potere: ammiccare all’abuso. L’editoriale attacca invece così: La nostra visione – il principe Andrea ha tutti i titoli, è ottuso e vergognosamente tace sulle vittime di Epstein. Perché effettivamente Andrew si è fatto prendere dal furore oratorio ricostruendo i fatti secondo il suo tempo privato che però non ha molto a che vedere coi fatti accertati. In quello studio con la giornalista e le luci soffuse, Andrea è tutt’uno con la sua fabula e il suo intreccio. Ne esce fuori il raccontino di lui che con Epstein ha avuto “una collaborazione proficua”…
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Questa vicenda del principe impazzito che va in scena e mostra il deretano fa ricordare che la cosiddetta pazzia può essere un’arma di difesa. Noi abbiamo avuto Pirandello e il suo Enrico IV che si accorge del taglio nella tela e dell’impossibilità della finzione: molto metafisica come storia, quasi sensuale. Gli inglesi sono stati, al solito, più pragmatici e con Alan Bennett hanno prodotto il contraltare della favola della pazzia.
Bennett ha scritto anni fa la commedia La pazzia di re Giorgio che leggete, insieme ad altre cose sue, coi soliti ignoti Adelphi.  È un testo eclettico e prezioso che mostra il re in balia della corte mentre le colonie americane si danno la loro indipendenza e i cortigiani vorrebbero fare carne di porco del corpo del re. Così la tragicommedia procede fino al colpo di scena, col riacquisto della “normalità” da parte del re.
Morale della favola. Quello che i media italiani non vi diranno, e che gli inglesi mentono pur sapendo, è che comunque siano andate le cose a) dopo la fine violenta di Epstein la verità non verrà più fuori e b) il principe Andrea dimostrerà coi fatti dove sta la so-called verità. Se effettivamente non ha commesso violenza, continuerà a fare il matto. Se ha indulto con la minorenne, tornerà sobrio e sarà fatto sparire dalla famiglia reale (appunto).
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Una gemma dall’intervista. Gli chiedono come fa a ricordarsi con precisione che quella sera del 2001 aveva accompagnato la figlia a mangiare la pizza per il compleanno di un’amica e lui se ne esce così: “Vede, per gli uomini compiere l’atto sessuale è un’azione positiva, richiede del moto, è un gesto compiuto. Ecco perché non riesco a ricordarmi di questa ragazza, se ci fosse stato qualcosa non avrei potuto scordarmelo perché quel gesto sessuale sarebbe stato un atto positivo”.
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Solita terapia: la letteratura per decifrare la realtà, per affondare i denti nel costato di una nazione e leggere le sue usanze tra una costola e l’altra. Eccovi una lista personale destinata al lettore italiano. Tra le commedie di Bennett, leggete La signora nel furgone e Il vizio dell’arte per ridere degli eroi nazionali (rispettivamente degli effetti del welfare state andato a rotoli e poi dell’idolo nazionale Auden; Bennett affronta da omosessuale il corpo omosessuale Auden – ve lo immaginate un pezzo teatrale italiano ai danni di Montale?).
Passate poi ai pezzi leggeri Gente, La cerimonia del massaggio, Nudi e crudi, Signore e signori per svelare il sesso ipocrita nella società dei consumi perbenista. Infine, concedetevi un’ora e mezza con Gli studenti di storia per vedere come dovrebbe funzionare per davvero il sistema educativo.
Quanto alla prosa, potete sbirciare Una vita come le altre e Scritto sul corpo per capire che l’umorismo si nutre di esperienze tragiche. Per poi tornare a più miti consigli con le crasse risate che sono il meglio di Bennett: Due storie sporche, nella tradizione di Swift, e La sovrana lettrice che è opera metaletteraria, dove la regina Elisabetta si anima, si stacca dalla silhouette impassibile dei media e prende vita dandosi a letture onnivore.
*
Questa è una scelta approssimativa. Sono certo che dopo aver gustato un boccone dolce e uno salato di Bennett non vi farete più ammansire le notizie scandalistiche dall’Inghilterra col paraocchi cattolico della nostra stampa. Ne apprezzerete le stilettate e le pruderie.
Al lettore italiano manca, però, il Bennett pubblico, che ironicamente si trova… nei diari.
*
Eccovi alcune annotazioni di Bennett che dagli anni Ottanta continua a seguire la vita pubblica e culturale del suo paese. I diari sono, una volta tanto, opere pensate per la contemporaneità, quasi gesto effimero ma che nel momento vuole avere risonanza.
Al punto che questi lavori di Bennett sono disponibili sia in formato audio, letti proprio da lui, sia online su London Review of books. Traduco qui una manciata di note.
Enjoy! (Andrea Bianchi)
***
Dal diario di Alan Bennett
20 luglio 2017
Un programma, si dice ora, incredibilmente popolare è Love Island che per format è simile a Grande fratello  nel senso che una dozzina di ragazzi di bell’aspetto sono isolati in una villa lussuosa che si trova, mi sembra, a Maiorca, anche se poi non si capisce bene di che posto si tratta perché la gente non ne esce fuori quasi mai. La premessa del programma è che i partecipanti si accoppieranno – cosa che invero sono tenuti a fare – e fallire nell’impresa significa che si è sfortunati e si deve fare le valigie. Si adunano intorno a una piscina e nessuno è molto vestito, alcuni di loro sono visibilmente meglio messi degli altri, e devo dire che gli uomini sono spesso inguardabili e sono del tutto cancellati dai tatuaggi che li ricoprono. Presumo che la lettura sia proscritta tra quelle mura, dove si trascorrono le giornate nella scelta del partner, prendendo note e discutendo – ma non penso si tratti di vera analisi – le loro relazioni. Vi è, certo, la prospettiva leggermente illusoria del sesso benché (a meno che non mi sia perso qualche passaggio) tutti dormano in una grande aula a forma di corridoio senza spazi privati.
Mi vien da pensare che questo programma, per quanto noioso sia, abbia origini decisamente rispettabili, e invero delle migliori. Si tratta pur sempre di Bloomsbury anche se non saprei dire se c’è più di Moore o Forster o Virginia Woolf, gente il cui motto era ‘relazioni personali per sempre e così sia’ e queste creature affascinanti del programma televisivo, sciabattando intorno alla piscina assolata, hanno sottoscritto le leggi del circolo Bloomsbury. La cosa migliore a questo mondo sarebbe avere una biblioteca a Love Island.
*
12 giugno 2018
Da bambino una volta sedevo ascoltando un sermone che pensavo concernesse il tema ‘missioni’. Non era un’area dell’atteggiamento cristiano che mi preoccupava più di tanto così sentii solo a mezzo, forse mi misi a sfogliare il libro di preghiere e quella metà del sermone che riuscivo a sentire non mi sembrava avesse granché senso. Solo sulla via di ritorno a casa Mr Henderson (più tardi arcidiacono di Halifax) mi disse che il predicozzo non verteva su Youth e Asia ma su euthanasia, parola che non avevo mai incontrato.
*
7 agosto
Per le regole stringenti della messa in scena e per il conseguente bisogno di tener sempre gente sul palco ho notato una tendenza nei miei ultimi pezzi teatrali a riportare sempre tra i vivi qualche personaggio che nel frattempo era morto. Mi era successo nella Pazzia di Giorgio III quando il re in finale d’opera discetta davanti all’audience sui pericoli della celebrità. A Nigel Hawthorne la cosa non andava giù quindi il pezzo, amichevolmente, fu tagliato ma l’impulso è rimasto come si può notare negli Studenti di storia quando Hector risorge per conto suo per dire quel che ha imparato dai tempi scolastici. (…) Stessa faccenda per l’ultima piece, Alleluia! Nick Starr, manager commerciale del Bridge, mi spiega che all’80% è stato venduto ogni spettacolo e la cosa mi lascia a bocca asciutta perché non c’è stata quasi una sola pagina pubblicitaria e zero propaganda in rete. Quando uscì Gli studenti di storia nel 2004 e avevo settant’anni suonati, i giornali riportavano storie e gossip sui personaggi di quell’opera. Oggi quasi nulla invece. Forse perché mi rivolgo a gente vecchia che non interessa a nessuno. Ed è quello che racconta anche l’ultima pièce.
*
24 agosto
Nel suo La spia orfana Roland Philipps descrive Donald Maclean e il suo apparato psicologico, quello che frullava dentro la testa del grande traditore e spione di Cambridge. Diversamente dal più grande Philpy, mi pare che qui l’innamoramento da spione per URSS abbia avuto tanto di patriottismo quanto di spionaggio. Maclean sembra volesse tenere equilibrate UK e URSS, facendo uno sforzo cosciente di servire entrambe, soprattutto quando negli anni Trenta gli interessi morali di UK erano trascurati dai vari Baldwin e Chamberlain. Maclean, con l’altro traditore di Cambridge Burgess, non mi aveva mai interessato – mi parevano pallosi [something of a bore]. Però Philipps in questo libro rende stringente la storia del soggetto e il suo lento venire alla luce come spia. In definitiva, un triste peso.
*
2 settembre, Francia.
Siamo in collina a nord di Tolosa. Caldo, casa comoda, facciamo quasi nulla, ci avventuriamo nella valle di Lauzerte e di Intermarché. Non sono centri commerciali molto sofisticati, non l’avrei detto, ma sono ben messi e le strade ricordano da vicino la nostra Inghilterra. Anche se non ci sono molti turisti inglesi, la somiglianza rimane. La mia prima reazione: perché non abbiamo negozi sul genere di questi francesi, in Inghilterra? La seconda: Brexit, se avviene, renderà ancor più irrealistica l’ipotesi di avere questi negozi.
Alan Bennett
*traduzione di Andrea Bianchi
L'articolo La storia del principe Andrea sembra scritta da Alan Bennett. A proposito: leggetelo! (Alan Bennett) proviene da Pangea.
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madamepsychosis · 8 years
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Amelia Rosselli, Diario ottuso
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Ora non sarò più sola nel mondo, pensò, e rimase più sola di prima, cercando di non essere sola più di prima, come prima, e diversamente di prima.
Amelia Rosselli, Diario ottuso
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damasa-toledana · 9 years
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"Perché non capire la vita da sola? Perché non forzare la vita a capirsi? Perché non ebbe modo di capire la vita? E infatti non capì bene la vita, se no avrebbe avuto paura della vita, invece di sfidarla, come fosse un pozzo da riempirsi. La vita è un pozzo vuoto e va rispettato il suo vuoto."
Amelia Rosselli, "Diario ottuso" Orestes Grediaga, "Black Hole project"
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ma-pi-ma · 5 years
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Perché non capire la vita da sola? Perché non forzare la vita a capirsi? Perché non ebbe modo di capire la vita? E infatti non capì bene la vita, se no avrebbe avuto paura della vita, invece di sfidarla, come fosse un pozzo da riempirsi. La vita è un pozzo vuoto e va rispettato il suo vuoto.
Amelia Rosselli, da Diario Ottuso
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E il mio desiderio si fuse con il suo, impalpabile. Vinse fame e paura, ma visse mesi freddi di fame e di paura.
Amelia Rosselli, Diario ottuso
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