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#Vultum Dei quaerere
apenitentialprayer · 2 months
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The Apparition of Our Lord to Blessed Margaret Mary Alacoque
Through this life of contemplation you [nuns] are the voice of the Church as She ceaselessly praises, thanks, implores, and intercedes for all mankind. Through your prayer, you are co-workers of God, helping the fallen members of His glorious Body rise again […] In this way, you have become an image of Christ who seeks to encounter the Father on the heights.
Pope Francis (Vultum Dei quaerere, §9)
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delaruecaalapluma · 11 days
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"Miren al futuro". Mensaje del papa Francisco recibe a las Carmelitas descalzas
Audiencia en Roma
Un nutrido grupo de carmelitas descalzas, representantes de las federaciones  de todo el mundo, está reunido estos días en Nemi, cerca de Roma. El motivo de este encuentro, organizado por la Casa General, es el de reflexionar juntas sobre la actualización de las Constituciones. Desde que se introdujo la nueva legislación para las órdenes contemplativas (Vultum Dei quaerere y Cor Orans), queda…
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angeltreasure · 4 months
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Today, I’m reading bits of….
“COR ORANS” …. ON WOMEN’S CONTEMPLATIVE LIFE
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fear-not-beloved · 2 years
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The consecrated life is a history of passionate love for the Lord and for humanity. In the contemplative life, this history unfolds day after day in a passionate quest to see the face of God in intimate relationship with him.
— POPE FRANCIS, “VULTUM DEI QUAERERE”
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paula-of-christ · 2 years
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Read a claim that Vultum Dei quaerere (written in 2016) meant that the Pope was trying to destroy cloistered religious life. The only thing that's come out since then regarding cloistered life is Cor Orans. Which means before I finish this article I have to finish reading both of these things.
I know for sure Cor Orans dictates that cloistered life needs a minimum of 9 years of formation but I'm not sure what else it dictates. But I'm really not sure what this priest thinks is going to happen to "destroy" religious life. If you're a papal enclosed monastery, then yea, you have to follow the rules of the papacy. I understand he serves a community that does the Traditional Latin Mass, but that is clearly being approved by your Bishop if you're still doing it, so the Pope has no say in that. Him sending an apostolic representative to view if you're following the rules for papal enclosure is not destroying anything.
I guess I'll just have to read those two documents before I perform full opinions but the cloister I'm joining feel supported by the Vatican so idk what this priest is on about.
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vitaconsacrata · 3 years
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Riflessione sulla c.d. clausura: tra equivoci e realtà
In questa giornata di preghiera “pro orantibus” vorrei dedicare alcune riflessioni alla c.d. vita contemplativa e/o claustrale. Purtroppo qualificare la vita monastica femminile come claustrale e/o contemplativa ha generato molti equivoci e continua a generarli tutt’ora nella distinzione delle forme di vita consacrata. La vita monastica ed eremitica femminile non si contraddistingue per il carattere contemplativo rispetto alla vita battesimale di qualunque fedele laico, così come di qualsiasi altra persona consacrata erroneamente definita di vita “attiva” e/o apostolica. La contemplazione e l’azione sono componenti esistenziali di qualunque stato di vita cristiano (e non necessariamente solo quello cristiano). Pertanto, la vita quotidiana di una donna consacrata in monastero è definita contemplativa in quanto il segno specifico della sua consacrazione e della comunità in cui vive è incentrato sulla forma esteriore della preghiera, in particolare della Liturgia delle Ore e della lectio divina monastica, e non sull’alimentare l’immagine di una vita paradisiaca con tonache e veli svolazzanti sullo sfondo di tramonti e albe edeniche.
Altro equivoco nasce dal termine clausura, derivante da “claustrum” e non dal colloquiale “chiusura”, a cui viene assimilato non senza la stessa corresponsabilità di alcune claustrali. Per una “monaca di clausura pontificia o papale” essere segno tramite l’osservanza del confine della clausura e della grata potrebbe evocare tantissime dimensioni della sua persona e della comunità a cui appartiene, tenendo conto che ella è inserita nel contesto circoscritto e simbolico del chiostro con i limiti normativi liberamente scelti e professati. La clausura per il mondo monastico femminile è una dimensione fisica che può aiutare la vita interiore della donna se ella è chiamata ed è in grado di vivere il silenzio e la solitudine quale spazio abitato da Dio con la sua Parola e la sua Presenza, altrimenti potrebbe essere percepito come un carcere, una gabbia, un groviglio di catene normative. In quest’ultimo caso la clausura viene considerata e testimoniata come una mutilazione della persona, nonostante sia stata professata da donne nella maggiore età e liberamente scelta con libera coscienza e volontà. La rivendicazione successiva alla professione religiosa claustrale che la clausura sarebbe stata imposta alla persona non sembra corrispondere a verità, perchè ogni donna alla soglia della professione sa di poter liberamente optare per altri stati di vita e di vita consacrata, dunque l’obiezione appare molto debole e facilmente opinabile.
La problematica della clausura in realtà forse si potrebbe analizzare su un altro piano di riflessione, che richiama i cenni iniziali: “se e quanto la clausura sia oggetto di discernimento quale condizione di realizzazione della vita religiosa contemplativa fondata sui voti di povertà, castità e obbedienza e, dunque, quanto sia mezzo per la realizzazione della persona, della sua vocazione e consacrazione religiosa”. Infatti, la clausura è solo un mezzo, non il fine, e come ha già affermato Papa Francesco, “le mura del monastero non sono sufficienti per dare il segno” .
La clausura non è sufficiente perchè la monaca sia segno che indica Gesù e quando tale dimensione di volontaria limitazione relazionale e fisica dello spazio, in cui ella vive, è vissuta come fine della vita religiosa (osservanza della clausura come santità), inevitabilmente anche il segno testimoniale personale rischia di deformarsi e disorientare la monaca stessa e coloro che sono legati alla sua preghiera e testimonianza. Tanti sono stati i documenti del Magistero che hanno descritto e soprattutto regolamentato con norme la vita contemplativa femminile, ma ci si permette di obiettare che a tutt’oggi all’elaborazione dei contenuti magisteriali non hanno partecipato direttamente e attivamente coloro che la clausura la vivono, cioè le monache di clausura, salvo la compilazione di questionari di consultazione previamente alla stesura della Costituzione Apostolica Vultum Dei Quaerere e Cor Orans.
Solo chi vive la clausura femminile, può parlare di clausura femminile, perchè essa non è semplicemente un paragrafo del Codice di Diritto canonico o delle Costituzioni proprie, che limita uscite ed entrate delle monache nei monasteri, ma contraddistingue un mondo spirituale, emotivo, di pensiero, di comportamento, che non ha paralleli negli altri stati di vita, anche consacrata. La clausura è una condizione di vita che ha la potenzialità inversamente proporzionale di amplificare la dimensione di tutto ciò che al di fuori del monastero sarebbe insignificante, in quanto lo spazio fisico, la quantità limitata di relazioni interne ed esterne, l’assenza o la limitatezza delle attività apostoliche esterne, la ripetitività di gesti e reazioni, di servizi domestici e di preghiera genera dinamiche di vita personale e comunitaria, che assorbono la più parte delle energie quotidiane. La posizione di un tavolo in una stanza o di un vaso di fiori in chiesa, di una tenda in un ambiente comune o di un carrello per i pasti in refettorio non avrebbe rilevanza per più di qualche minuto in una persona calata nella vita laicale o consacrata apostolica; in clausura, invece, potrebbe segnare anche l’andamento di un’intera giornata di rapporti fraterni, perchè dietro la posizione di un oggetto o la modalità di esecuzione di un servizio domestico vi è una quantità notevole di significati e ruoli rivestiti da ciascuna monaca. L’emotività e la sensibilità in clausura è notevolmente più sollecitata e intensa, poiché nello spazio simbolico claustrale la monaca “si gioca”, volente o non volente, la sua realizzazione personale quotidiana. Pertanto, ogni gesto di attenzione o disattenzione, ogni linguaggio verbale o paraverbale, ogni atteggiamento e comportamento sono costantemente sotto lo sguardo proprio e delle sorelle con cui si vive e se la vita fraterna non è animata dalla gioia e dalla carità, questa condizione può divenire molto impegnativa. La qualità della relazione in clausura sarebbe bene si valutasse sull’amore, cioè sulla concreta donazione di sé, non tanto nell’esteriorità del servizio o delle opere, poichè la sofferenza, il sacrificio, il lavoro non misurano l’amore. Spesso sono forme di autogiustificazione. L’amore vero non ha forma e perciò può essere una “minaccia” ed al contempo una sfida alla fede, al sacrificio e alla mistica . La porta lasciata aperta ad una sorella anziana che fatica a camminare verso una stanza, una porzione di tempo libero dedicato alla sorella più malata, farsi carico dei lavori più pesanti, anche solo sollevare una cassetta di frutta più pesante per alleggerire la sorella oppure sostituire una sorella in difficoltà nel servizio per lei più faticoso, la pulizia di un bagno che sarà usato dopo da un’altra sorella, sono tutti gesti e parole che potrebbero apparire insignificante e quasi ovvii, ma in realtà misurano il “peso” dell’amore, cioè dell’attenzione di mente e cuore verso le sorelle con cui si vive e non hanno una “forma predefinita” che possa apprendersi da manuali o biografie di santi. Tali attenzioni sembrano indispensabili per poter crescere e preparare atti di donazione più grandi, soprattutto nelle responsabilità comunitarie, in quanto lo spirito di donazione è dono dello Spirito Santo e ciascuna monaca è chiamata a custodirlo e a farlo fruttificare in comunità mediante l’esercizio quotidiano di piccoli atti di donazione. Nella dimensione “microscopica” della carità nella quotidianità (c.d. mistica del quotidiano) sembrano nascondersi la carità o l’egoismo, la benevolenza o la malizia, la sincerità o la teatralità, tutto dipende dall’intenzione con cui la monaca li compie e su questo ella può interrogarsi sulla qualità della propria vocazione religiosa, anche e soprattutto quando può esservi stato un ripiegamento della religiosa su se stessa, cadendo nella tentazione tanto evidenziata da Papa Francesco in VTD n. 11 con queste parole: “Tra le tentazioni più insidiose per un contemplativo, ricordiamo quella chiamata dai padri del deserto “demonio meridiano”: è la tentazione che sfocia nell’apatia, nella routine, nella demotivazione, nell’accidia paralizzante. Come ho scritto nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, questo porta lentamente alla «psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo. Delusi dalla realtà, dalla Chiesa o da se stessi, vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore come “il più prezioso degli elisir del demonio”». Le parole di J.H. Newman che mi permetto di riportare: “nulla c’è di più propenso a generare abitudini egoiste (che sono la più diretta negazione della carità) che l’essere indipendenti nel nostro modo di vita. Coloro che non hanno legami personali o stimoli ad esercitare quotidianamente la comprensione e la tenerezza, coloro che non devono consultare nessuno per fare il proprio comodo, e vanno e vengono come pare loro, coloro che possono permettersi di cambiare come vogliono e permettersi quei cambiamenti d’umore così tipici nella maggior parte delle persone, faticheranno molto per ottenere il dono celeste che viene descritto nella liturgia come ‘il vincolo della pace e di tutte le virtù” , descrivono quella che potrebbe definirsi la “periferia esistenziale claustrale”, cioè la condizione di monache che purtroppo – con parole di Papa Francesco – perdono “la memoria della vocazione, del primo incontro con Dio, del carisma che ha fondato il monastero” e quando perdono “questa memoria e l’anima comincia ad essere mondana, pensa cose mondane e si perde quello zelo della preghiera di intercessione per la gente ”. Pertanto, se la monaca di clausura si sente in difficoltà rispetto alla clausura che lei stessa ha scelto, sarebbe più prudente che si domandasse se le difficoltà sono realmente legate alle modalità della clausura (pur nelle diverse possibilità) oppure se vi siano difficoltà di vita religiosa più profonde, relative innanzitutto alla propria relazione personale con Gesù, alla fedeltà nella preghiera o al modo di vivere i voti di povertà, castità e obbedienza, celando le proprie sofferenze e frustrazioni in altrettanti ed invisibili atti di autodifesa che potrebbero apparire esternamente come aggressività, disimpegno, disinteresse e “fuga” virtuale o effettiva dalla comunità, ma che in realtà sono stati di dolore personale che sembra inutile qualificare e giudicare dal punto di vista morale, quanto piuttosto sarebbe utile trovare soluzioni ed offrire strumenti di guarigione e cura spirituale, psicologica e fisica.
NOTE:
[1]Papa Francesco, Incontro con religiose e religiosi della Diocesi di Roma, 16 maggio 2015, https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/may/documents/papa-francesco_20150516_religiosi-roma.html
[2]Larranaga X., L’esistenza consacrata nella Chiesa, cap. 4, punto 4.2.
[3]Larranaga X., L’esistenza consacrata nella Chiesa, cap. 3, punto 3.1, nota 86.
[4]Papa Francesco, Incontro con religiose e religiosi della Diocesi di Roma, 16 maggio 2015, cit.
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anticattocomunismo · 5 years
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Ecco come e perché il monachesimo è sotto attacco Per gentile concessione di Radici Cristiane, il vaticanista Aldo Maria Valli pubblica sul suo sito il testo dell’intervista rilasciata riguardo l'attacco partito niente meno che dalla Santa Sede alla vita consacrata.
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pope-francis-quotes · 5 years
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11th January >> (@VaticanNews By Linda Bordoni)  #PopeFrancis #Pope Francis surprised several Poor Claire nuns on Friday with a visit to their convent in central Italy.
Pope Francis pays surprise visit to cloistered nuns in UmbriaPope Francis on Friday made a surprise visit to a group of Poor Clare nuns at their Monastery in the central Italian region of Umbria.
By Linda Bordoni
A statement released by the diocese of Foligno revealed that Pope Francis visited the nuns of the Vallegloria Monastery in Spello, who had come to see him in the Vatican in August 2016.
On that occasion he had handed them the Apostolic Constitution  “Vultum Dei quaerere” - On Women’s Contemplative Life - symbolically giving it to all cloistered orders of the world.
During the private and informal visit, the Pope celebrated Mass together with Bishop Gualtiero Sigismondi of Foligno, spent some time speaking freely and informally to the religious and then had lunch together.
He made the two hour car journey back to the Vatican in the early afternoon.  
Bishop Sigismondi described the joy and the amazement of the nuns when Pope Francis suddenly turned up – unexpected – at their doorstep.
He said the Pope had expressed admiration and interest for the vocation and charism of the contemplative community in Spello,  where the Poor Clares are amongst the most ancient orders to follow the legacy of Saint Clare of Assisi.  
“Before leaving, as we prepare to celebrate the feast of our Patron Saint, the Pope blessed the whole Diocese of Foligno” he said.
Topics
POPE FRANCIS
RELIGIOUS ORDERS
ITALY
11th January 2019, 16:48
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eternal-echoes · 7 years
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Stuff I want to Read
Books:
Essays on Woman by Edith Stein
Rb 1980: The Rule of St. Benedict by Saint Benedict
The Way of Life: John Paul II and the Challenge of Liberal Modernity by Carson Holloway
Moral Absolutes: Tradition, Revision, and Truth by John Finnis
Natural Law and Natural Rights by John Finnis
The Life of St. Catherine of Siena: The Classic on Her life and Accomplishments as Recorded by Her Spiritual Director by Raymond of Capua
Diary: Divine Mercy in My Soul by Saint Faustina
Notes from Underground by Fyodor Dostoyevsky
The Brothers Karamazov by Fyodor Dostoyevsky
Either/Or: A Fragment of Life by Soren Kierkegaard
Nihilism: The Root of the Revolution of the Modern Age by Fr. Seraphim Rose
Sources of the Self: The Making of the Modern Identity by Charles Taylor
A Secular Age by Charles Taylor
After the Natural Law: How the Classical Worldview Supports our Modern Moral and Political Views by John Lawrence Hill
A Biblical Walk Through the Mass: Understanding What We Say and Do in the Liturgy by Edward Sri
Lunacy and Letters by G.K. Chesterton
St. Thomas Aquinas by G.K. Chesterton
In Defense of Sanity by G.K. Chesterton
Heretics by G.K. Chesterton
After Virtue by Alasdair MacIntyre
How the Catholic Church Built the Western Civilization by Thomas E. Woods
The Making of Europe by Christopher Dawson
Neo-Scholastic Essays by Edward Feser
Existence and the Existence by Jacques Maritain
Tender is the Night by F. Scott Fitzgerald
This Side of Paradise by F. Scott Fitzgerald
The Common Man by G.K. Chesterton
The Dialogue of the Seraphic Virgin Catherine of Siena by Saint Catherine of Siena
The Interior Castle by St. Teresa of Avila
A Miscellany of Men by G.K. Chesterton
Dark Night of the Soul by St. John of the Cross
The Servile State by Hilaire Belloc
The Third Way: Foundations of Distributism as Contained in the Writings of Pope Leo XIII and G.K. Chesterton by Paul A. Boer, Sr.
Catholicism: A Journey to the Heart of the Faith by Bishop Robert E. Barron
Return to Order by John Horvat II 
The Abolition of Man by C.S. Lewis
The Problem of Pain by C.S. Lewis
A Grief Observed by C.S. Lewis
Theological Highlights of Vatican II by Fr. Joseph Ratzinger
Jesus of Nazareth by Pope Benedict XVI
Truth and Tolerance: Christian Belief and World Religions by Pope Benedict XVI
God in the Dock by C.S. Lewis
Anna Karenina by Leo Tolstoy
The Seducer’s Diary by Soren Kierkegaard
Fear and Trembling by Soren Kierkegaard
The Sickness Unto Death by Soren Kierkegaard
Thus Spoke Zarathustra by Friedrich Nietzsche
Beyond Good and Evil by Friedrich Nietzsche
The Antichrist by Friedrich Nietzsche
The Will to Power by Friedrich Nietsche
Silence by Shusaku Endo
The Myth of Sisyphus by Albert Camus
The Stranger by Albert Camus
Edith Stein: A Philosophical Prologue by Alasdair MacIntyre
Whose Justice? Which Rationality? by Alasdair MacIntyre
The Plague by Albert Camus
Church Documents:
Laudato Si’ by Pope Francis
Inglese Vultum Dei Quaerere (On Women’s Contemplative Life) by Pope Francis
Libertas by Pope Leo XIII
Arcanum Divinae by Pope Leo XIII
Spes Aedificandi - Proclamation of the Co-Patroneses of Europe by Pope John Paul II
Fides et Ratio by Pope John Paul II
Fulgens Radiatur by Pope Pius XII
Testem Benevolentiae Nostrae by Pope Leo XIII
Tra Le Sollecitudini by Pope Pius X
Pascendi Dominici Gregis by Pope Pius X
The Syllabus of Errors by Pope Pius IX
Regnans in Excelsis by Pope Pius V
Ubi Primum by Pope Leo XII
Apostolic Journey to Germany: Visit to the Federal Parliament in Reichstag Building by Pope Benedict XVI
APOSTOLIC JOURNEY OF HIS HOLINESS BENEDICT XVI TO MÜNCHEN, ALTÖTTING AND REGENSBURG by Pope Benedict XVI
Apostolic Journey to the United Kingdom by Pope Benedict XVI
Humanis Generis by Pope Pius XII
Mediator Dei by Pope PIus XII
Lumen Gentium by Pope Paul VI
Sacrosanctum Concilium by Pope Paul VI
Dei Verbum by Pope Paul VI
Gaudium et Spes by Pope Paul VI
Nostra Aetate by Pope Paul VI
Dignitatis Humane by Pope Paul VI
Unitatis Redintegratio
Mirei Vos by Pope Gregory XVI
Quanta Cura by Pope Pius IX
Immortale Dei by Pope Leo XIII
Libertas by Pope Leo XIII
Quas Primas by Pope Pius XI
Mortalium Animos by Pope Pius XI
Pascendi Dominici Gregis by Pope Pius X
I’m somewhat tempted to drop out of school just to get started on these. But I already paid my tuition.
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catapti · 6 years
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Ordensobere sehen Entwicklung in Altomünster mit Sorge
Im Kloster Altomünster wäre dies unmöglich, weil dort keine Schwesterngemeinschaft mehr existiert.“ An anderer Stelle sprechen die Ordensoberen von einer „selbsternannten Ordensanwärterin“. Der Vorstand der DOK verweist auf die Apostolische Konstitution „Vultum dei quaerere“, in welcher Papst ... from Google Alert – Kloster http://ift.tt/2p1vxEm via IFTTT
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apenitentialprayer · 2 months
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Contemplation thus involves having, in Christ Jesus whose face is constantly turned to the Father (cf. Jn 1:18), a gaze transfigured by the working of the Holy Spirit, a gaze full of awe at God and His wonders. [...] It is not by chance that contemplation is born of faith; indeed, faith is both the door and the fruit of contemplation.
Pope Francis (Vultum Dei quaerere, §11)
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ourvaticancity-blog · 6 years
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La “Vultum Dei quaerere” e la sovietizzazione dei monasteri
L’opera di smantellamento inaugurata con le riforme conciliari della vita religiosa continua nella recente costituzione apostolica. di Cristiana de Magistris (14-09-2016) La Santa Chiesa di Dio è stata fondata da Nostro Signore Gesù Cristo in modo innegabilmente gerarchico. Basta sfogliare le pagine del Vangelo per imbattersi nella chiamata degli apostoli o nel primato di Pietro o nella istituzione – durante l’ultima Cena – di una gerarchia solidamente costituita per comprendere che il principio gerarchico nella Chiesa di Dio non è un’ipotesi, ma un fatto ben determinato ed irrevocabile. Il potere supremo di giurisdizione, ad esempio, è conferito dal Signore al solo Pietro e non al Collegio apostolico, né tanto meno a un sinodo o ad un’assemblea. La giurisdizione delle Chiese particolari è data – nella storia della Chiesa sin dai primordi – a singoli Vescovi e non a collegi episcopali. Questa struttura piramidale non implica naturalmente che coloro che appartengono alla gerarchia voluta da Nostro Signore siano tutti santi. La storia ha dato infinite prove del contrario. Ciononostante – scrive il grande padre domenicano Roger-Thomas Calmel – «il Signore ha voluto nella sua Chiesa l’autorità personale e l’ha istituita personale. Invece dopo il Concilio, assistiamo ad un gigantesco tentativo di spersonalizzazione dell’autorità: da personale quale essa è per diritto divino, la vediamo parlamentarizzarsi, collegializzarsi, si potrebbe dire sovietizzarsi». Attraverso questa sovietizzazione dell’autorità nella Chiesa, coloro che, di fatto, esercitano l’autorità hanno infiniti mezzi per eclissarsi e scomparire nell’anonimato della collegialità. Ma il sistema collegiale – scrive ancora Padre Calmel – «è ipocrita e contro natura», perché, se da un lato «esenta ciascuno dal peso delle proprie responsabilità e dagli intollerabili bruciori dei rimorsi», «al tempo stesso e in forza dello stesso meccanismo, fa cooperare tutti ai peggiori misfatti, all’istallazione di una falsa religione cristiana sotto una maschera cristiana». Si tratta di una autentica “commedia collegiale” attraverso cui i vescovi sono personalmente sempre più impotenti ma divengono collegialmente onnipotenti. Questo “abile camuffamento collegiale” ha tristemente penetrato la Chiesa di Dio in tutte le sue dimensioni. A partire dalle Conferenze episcopali, passando per ogni tipo di Commissione, fino alle parrocchie ed ora anche ai Monasteri di clausura, i quali – in forza della recente Costituzione apostolica Vultum Dei quaerere – hanno ora l’obbligo di “federarsi”, ossia di appartenere ad una Federazione, che altro non è se non l’applicazione della rivoluzione collegialista e democratica ai Monasteri. Una delle caratteristiche principali delle comunità monastiche è stata, infatti, finora, la loro configurazione canonica di monasteri sui iuris, ossia autonomi, in quanto dipendenti direttamente da un superiore (il Vescovo o il Superiore del ramo maschile del medesimo Ordine). Tale configurazione, di origine antichissima, riflette e garantisce il “proprium” di ogni monastero, che è la separazione dal mondo per sostenere il mondo con la preghiera e la penitenza. Ogni monastero è, o meglio era, una piccola tebaide, un luogo solitario dove le monache attendono solo a Dio e alla salvezza delle anime. La clausura, caratteristica dei monasteri femminili, separa le monache dal mondo ma non dagli uomini, che esse, grazie anche alla clausura, ritrovano nel Cuore di Dio. Le associazioni di più monasteri – le cosiddette “Federazioni” – imposte dalla nuova Costituzione apostolica minano questa struttura secolare, giuridica e religiosa, fin dalla sue fondamenta. Va detto che le Federazioni di Monasteri non sono in sé una novità: esse furono istituite da Pio XII negli anni ‘50 a seguito delle due guerre mondiali, che avevano reso difficile e decadente la vita di alcune Comunità monastiche. Fu un’iniziativa forse discutibile, ma fatta con ottime intenzioni. In ogni caso, l’istituzione delle Federazioni non implicava l’obbligo di appartenervi. Ciascun monastero, essendo sui iuris, cioè autonomo, poteva decidere se aderirvi o meno. Ora le cose sono cambiate. Con l’obbligo di appartenere alle Federazioni, i monasteri perdono, de facto anche se non de iure, la loro autonomia per annegarsi in una massa anonima di monasteri che andranno verso l’appiattimento e la dissoluzione della vita monastica “di sempre”. Le Federazioni sembrano il “cavallo di Troia” della Costituzione apostolica. Attraverso di esse, la normalizzazione modernista dei pochi monasteri, che ancora sopravvivono alla rivoluzione in atto da cinquant’anni, sarà un’operazione inevitabile oltre che rapida. L’opera di smantellamento, del resto, inaugurata con le riforme conciliari della vita religiosa, continua nella recente Costituzione apostolica anche attraverso la definitiva abrogazione di tutti gli articoli del CIC contrari alla Costituzione stessa, nonché dei documenti pontifici che avevano regolato finora la vita claustrale (Sponsa Christi di Pio XII, Inter preclara e Verbi Sponsa della Congregazione per i Religiosi). Molto giustamente nel documento è riaffermato a più riprese il valore inestimabile della vita claustrale, poiché – vi si legge – «le sorti dell’umanità si decidono nel cuore orante e nelle braccia alzate delle contemplative» (n. 17). Evidentemente, se lo scenario mondiale che è sotto i nostri occhi è frutto della preghiera delle claustrali, si può lecitamente sollevare qualche perplessità sulla santità di vita che si conduce nei monasteri. E il loro futuro – dopo questa Costituzione apostolica – non si profila certo migliore, visto che il colpo mortale ai Monasteri è stato inferto dall’Autorità che dovrebbe difenderli e vivificarli. La loro “sovietizzazione” avrà come unico risultato la loro normalizzazione e dissoluzione, con le nefaste conseguenze, per la Chiesa e per il mondo, che ognuno può ben immaginare. Ancora una volta “Roma mi ha fatto male”. Nel processo di autodemolizione della Chiesa resta allora da chiedersi se e come potrà sopravvivere la vita contemplativa. Prima di morire, il cardinal Liénart, che fu tra gli artefici di quest’autodistruzione, disse: «Umanamente parlando, non c’è più salvezza per la Chiesa». Ma resta il soprannaturale, cioè l’essenziale, di cui la vita contemplativa rappresenta la punta di diamante. E se la vita contemplativa, nella sua struttura giuridica, segue inevitabilmente l’autodemolizione della Chiesa, niente e nessuno potrà arrestare la contemplazione delle anime amanti di Dio con la quale esse – nonostante l’autodemolizione della Chiesa – restano invariabilmente ancorate all’anima e ai frammenti sempre viventi del suo Corpo. La Chiesa si ricostruirà con i mezzi soprannaturali che – come ci ricorda Padre Calmel – sopravvivono al logorio della storia e alle turpitudini del mondo, perché sono le risorse inespugnabili di vita e di risurrezione. FONTE: corrispondenzaromana.it
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vicariousvalerie · 8 years
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Spending my evening reading Pope Francis’s apostolic constitution on nuns, Vultum Dei quaerere, may set a new record for the nerdiest thing I have ever done.
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apenitentialprayer · 2 months
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In seeking God, we quickly realize that no one is self-sufficient. Rather, we are called, in the light of faith, to move beyond self-centeredness, drawn by God's Holy Face and by the "sacred ground of the other" [Evangelli Gaudium, §169], to an ever more profound experience of communion.
- Pope Francis (Vultum Dei quaerere, §1)
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apenitentialprayer · 2 months
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Silence entails self-emptying in order to grow in receptivity; interior noise makes it impossible to welcome anyone or anything.
Pope Francis (Vultum Dei quaerere, §33)
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apenitentialprayer · 2 months
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Engraving of Three Nuns, London Illustrated News, 1891. (x)
Fraternal communion is a reflection of God's own way of being and bestowing Himself; it testifies to the fact that "God is Love" (1 Jn 4:8, 16). The consecrated life professes to believe in, and live by, the love of the Father, the Son, and the Holy Spirit. The community of brothers and sisters thus becomes a graced reflection of the God who is a Trinity of Love. Unlike the life of hermits, who live in silence and solitude, and are likewise esteemed by the Church, the monastic life entails a growing community life meant to create an authentic fraternal communion, a koinonia. This means that all the members must see themselves as builders of community and not simply recipients of its eventual benefits. A community exists inasmuch as it comes about and is built up by the contribution of all, each according to his or her gifts, through the development of a strong spirituality of communion whereby all experience a sense of belonging. Only in this way can life in community provide its members with the mutual assistance needed to live their vocation to the full. You who have embraced the monastic life must never forget that today's men and women expect you to bear witness to an authentic fraternal communion that, in a society marked by divisions and inequality, clearly demonstrates that life in common is both possible and fulfilling (cf. Ps 133:1), despite differences of age, education, and even culture. Your communities ought to be credible signs that these differences, far from being an obstacle to fraternal life, actually enrich it. Remember that unity and communion are not the same as uniformity, and are nourished by dialogue, sharing, mutual assistance, and profound compassion, especially towards the most frail and needy.
Pope Francis (Vultum Dei quaerere, §25-26). Bolded emphases added.
Yet Christian love is not abstract but lived in the concrete manner of love for one another.
from the NABRE commentary for 1 John 4:13-21
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