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#costa d'argento
johbeil · 2 years
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Sky diving in Tuscany. Available in Unsplash.
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shambelle97 · 2 years
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Thor era intento ad osservare le onde del mare, infrangendosi sulla scogliera della costa norvegese.
Passarono cinque e dolorosi anni: la dipartita di Loki, fu un fardello troppo pesante da portarsi a carico.
Nonostante fosse il Signore dei Fulmini e un valoroso guerriero dell'ormai defunta Asgard...il dolore, la perdita, il rammarico e la vendetta pervasero ogni angolo del suo cuore, pronto a consumarne l'animo.
Non aveva mai dimenticato quel terribile giorno neppure un istante...di recente aveva sconfitto il Macellatore Degli Dei, ma c'era un tassello mancante a cui non smetteva mai di rivolgere i propri pensieri.
Fu proprio quella mattina che accadde qualcosa di assolutamente straordinario...il sole splendeva, portando con sé un nuovo giorno.
I suoi occhi fissarono il cielo di un azzurro così intenso da lasciarlo colmo di ammirazione, a causa della sua bellezza. 
Un rumore di passi felpati attraversarono l'erba: la misteriosa figura si avvicinò a costui, poggiandogli una mano sopra la spalla.
Il Tonante sgranò gli occhi per la sorpresa...dinnanzi a lui si trovava Loki in carne ed ossa.
 Avrebbe voluto abbracciarlo, ma non riusciva a credere che fosse vivo dopo tutto quel tempo a disperarsi per la sua scomparsa. 
Lo aveva ingannato ancora una volta, però si celava una buona ragione per aver compiuto una mossa simile.
Come spiegargli che era rimasto a lungo in esilio su un pianeta remoto dell'Universo? Come spiegargli che ovunque andasse recava dolore, sofferenza e morte?
Togliersi dall'equazione fu una decisone sofferta per il famigerato Dio dell'Inganno...doveva salvarlo dalle grinfie del Titano Folle.
L'altro lo squadrò da capo a piedi: era esattamente come lo ricordava...gli abiti neri, misti ad un verde color bosco e i lunghi capelli corvini scompigliati.
 Non indossava più il suo iconico elmo d'oro a fasciargli il capo, ma solo l'aderente tuta sakaariana ormai logora e alcune cicatrici sul volto, tra cui il taglio sul sopracciglio.
Thor provò a lanciargli una lattina per verificare se fosse solo un'illusione provocata dal subconscio, ma non fu così...il minore l'afferrò al volo senza problemi.
Le iridi dell'Ingannatore erano spente: il guizzo brillante e sagace non esisteva più. 
il Dio non poté far a meno di notarlo: entrambi avevano condotto una vita triste, basata sulla solitudine.
Inoltre, Thor era stato in giro con i Guardiani Della Galassia a fronteggiare viscidi criminali di mezza tacca, prima di compiere il suo imminente ritorno a Midgard.
Dopo minuti interminabili a fissarsi, Loki proferì parola per primo.
"Comprendo perfettamente cosa stai provando, fratello...ma se sono giunto fin qui è per un'unica ragione."
Thor scosse la testa in un cenno di disappunto: aveva patito un atroce dolore...una terribile tribolazione, lasciandosi andare alle più disparate bassezze.
"Come osi palesarti, dopo ciò che ho passato per tutto questo tempo? Come osi ancora rivolgermi la parola?"
Chiese il Dio del Tuono, aggredendolo in maniera feroce...avrebbe voluto scagliargli Stormbreaker con tutta la furia che possedeva in corpo.
Gli occhi del maggiore presero ad illuminarsi: dai palmi delle proprie mani, fuoriuscirono varie saette...una lacrima gli arenò sul viso.
 Lingua D'Argento ebbe la stessa reazione.
"Ti prego, fermati! Posso spiegarti."
Gli supplicò, attivando un campo di forza dai riflessi verdastri. 
Il secondo non demorse...anzi continuò imperterrito, provando ad acciuffarlo.
Loki del resto era agile e scaltro...affrontarlo si rivelava sempre un'impresa ardua.
"Ora basta!!!"
Gridò il Fabbro di Menzogne, ormai stanco della faccenda...scatenò il pieno potere del Seiðr, colpendo il fratellastro. 
Egli cadde al suolo: ma per sua fortuna non perse i sensi.
Gli corse incontro preoccupato, senza indugiare troppo...si inginocchiò verso di lui, riservandogli un abbraccio. 
Thor sfogò le proprie lacrime, ricambiando il gesto.
"Credo sia meglio rientrare...abbiamo molto di cui discutere."
Precisò il primogenito di Odino e Frigga: Loki nel frattempo gli tese la mano per aiutarlo a rialzarsi.
Ma prima di giungere verso casa, Loki pronunciò una frase...una promessa lontana e mantenuta con onore, nonostante le diverse vicissitudini.
 Loki rivolse gli occhi al cielo, tornando infine a guardare la vasta distesa d'acqua che si ergeva dinnanzi ai due Asgardiani.
"Avevo ragione, fratello...il sole avrebbe brillato nuovamente su di noi."
Rispose con una nota orgogliosa nella voce.
Questa è la storia di come due divinità alla deriva riuscirono finalmente a ricongiungersi, compiendo una scelta di eterna fratellanza.
 Nessun destino avrebbe più spezzato il loro legame.    
                                                𝕱𝖎𝖓𝖊
One Shot:
~ The Sun Will Shine On Us Again ~
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lamilanomagazine · 1 month
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Pistoia, a Pasqua musei aperti. Gli orari dei principali luoghi d'arte pistoiesi
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Pistoia, a Pasqua musei aperti. Gli orari dei principali luoghi d'arte pistoiesi. A Pistoia per le festività pasquali i Musei Civici, il Battistero di San Giovanni in Corte, il Campanile di piazza Duomo, la Cattedrale di San Zeno, le chiese del centro storico, Pistoia Musei, la Fortezza Santa Barbara e Pistoia Sotterranea resteranno aperti. Un'occasione per turisti e cittadini di visitare la città e il suo patrimonio artistico, storico e culturale. Musei Civici. Sabato 30, domenica 31 marzo (Pasqua) e lunedì 1° aprile (Pasquetta), il Museo Civico di arte antica nel Palazzo Comunale, il Museo dello Spedale del Ceppo, il Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni e la mostra REVOX di Federico Tiezzi in corso a Palazzo Fabroni saranno aperti al pubblico con orario continuato dalle 10 alle 18. Per informazioni visitare il sito web: musei.comune.pistoia.it; Facebook: Musei Civici Pistoia, Instagram: @museicivicipistoia. Battistero di San Giovanni in Corte. E' sempre aperto anche per Pasqua e Pasquetta. Sabato 30 marzo e lunedì 1° aprile l'orario è dalle 10 alle 18. Domenica 31 marzo è aperto dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. L'ingresso è gratuito. Campanile di piazza Duomo. Sono previste le visite sul Campanile di piazza Duomo anche domenica 31 marzo e lunedì 1° aprile ogni ora a partire dalle 10.30 (ogni gruppo massimo 12 persone). Il biglietto costa 10 euro, ridotto 5,50. Gli interessati possono presentarsi direttamente al Battistero oppure prenotarsi al numero 334-1689419. Cattedrale di San Zeno. E' aperta da lunedì a sabato dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19. La domenica di Pasqua e lunedì dell'Angelo dalle 9 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30. L'entrata è libera. E' possibile essere accompagnati a visitare l'Altare d'Argento (che custodisce una reliquia di San Jacopo, patrono di Pistoia) all'interno della chiesa con un' audioguida. Il biglietto costa 5 euro e si acquista al Battistero. Per entrambe le visite (Campanile e Altare d'Argento) il costo del biglietto è di 12 euro. La chiesa di Sant'Andrea è aperta da lunedì a sabato dalle 10 alle 16 e la domenica dalle 9 alle 12 compreso il giorno di Pasqua. La chiesa di San Giovanni Fuorcivitas sarà aperta da mercoledì a lunedì dalle 10.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 17.30 compresi i giorni di Pasqua e lunedì dell'Angelo. La chiesa di San Filippo è aperta solo la domenica dalle 9 alle 11, anche a Pasqua. La chiesa di San Bartolomeo in Pantano è aperta dalle 7 alle 24 da lunedì a giovedì. Venerdì e sabato l'orario è dalle 8 alle 19 e la domenica dalle 8 alle 18. Per Pasqua sarà aperta, il lunedì dell'Angelo resterà chiusa. La Basilica della Madonna dell'Umiltà è aperta dalle 8.30 alle 17.30 fino a sabato 29 marzo compreso. Domenica 31 marzo (Pasqua) sarà aperta dalle 8.30 alle 19. Lunedì 1° aprile resterà chiusa. La chiesa di San Paolo Apostolo è aperta tutti i giorni dalle 7 alle 19, compresi Pasqua e Pasquetta. Tutte le sedi di Pistoia Musei saranno aperte sia a Pasqua che a Pasquetta con i seguenti orari: a Palazzo Buontalenti (via de' Rossi 7) la mostra '60 Pop Art Italia sarà visitabile dalle 10 alle 19 in entrambi i giorni di festa. Il Museo dell'Antico Palazzo dei Vescovi in piazza del Duomo sarà aperto per Pasqua dalle 10 alle 18 e per Pasquetta dalle 10 alle 19. Il Museo di San Salvatore, in via Tomba di Catilina a un passo da piazza del Duomo, sarà invece aperto dalle 10 alle 18 il giorno di Pasqua e dalle 10 alle 19 il giorno di Pasquetta. Infine, Palazzo de' Rossi con le Collezioni del Novecento (via de' Rossi 26) accoglierà i visitatori dalle 10 alle 18 a Pasqua e dalle 10 alle 20 a Pasquetta. Per informazioni e prenotazioni: 0573 974267 – pistoiamusei.it . Fortezza Santa Barbara.  E' aperta sabato 30, domenica 31 (Pasqua), lunedì 1° aprile (Pasquetta) dalle 8.30 alle 13.30 (entrata gratuita). La Fortezza è sempre aperta da martedì a sabato, anche nella seconda e quarta domenica del mese (lunedì successivo alla domenica di apertura è chiusa) e il primo e il terzo lunedì del mese sempre dalle 8.30 alle 13.30 (in questi casi la domenica è chiusa). Info: 0573 24212 oppure museitoscana.cultura.gov.it Pistoia Sotterranea è aperta tutti i giorni (escluso il mercoledì) compresi Pasqua e Pasquetta con visite guidate nei seguenti orari: 10.30, 11.30, 15 e 16.30. La prenotazione è obbligatoria. Info e prenotazioni allo 0573-368023.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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personal-reporter · 9 months
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Stangata vacanze: le top ten dei rincari
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Stangata vacanze! E' un'estate salata quella che attende gli italiani. Nonostante la gran parte delle ferie saranno trascorse nel mese di luglio e agosto, a giugno si sono già impennati i prezzi legati alle ferie. Lo sostiene l'Unione Nazionale Consumatori che ha elaborato i dati Istat dell'inflazione di giugno resi noti ieri per stilare la top ten dei rincari dei beni e servizi e la classifica delle città con i maggiori rialzi per quanto riguarda i servizi di alloggio e di ristorazione. In testa alla top ten mensile delle vacanze (tabella n. 1), i voli, che occupano le prime 3 posizioni. Medaglia d'oro per i Voli nazionali che in un solo mese decollano del 17,8%. Medaglia d'argento per i Voli intercontinentali che volano dell'11,9% su maggio 2023. Sul gradino più basso del podio i Voli europei che si alzano in un solo mese del 7,4%. Appena fuori dal podio il Trasporto marittimo che sale del 6,7%. Seguono i prezzi legati ai servizi di alloggio, con i Villaggi vacanze, campeggi e ostelli che segnano un +5,5%, in sesta posizione Alberghi e motel con +5,4%, poi Pensioni con +3,5%. Dopo il Noleggio mezzi di trasporto e sharing (+3,2%) e Piscina, palestra, stabilimenti balneari, ingresso in discoteca (+2,4%), chiudono la top ten i Pacchetti vacanza nazionali con +2,2%. Per la top 20 annua delle vacanze (tabella n. 2), vincono ancora i Voli nazionali con +28,9% su giugno 2022. Al 2° posto i Voli europei con +26%, medaglia di bronzo per i Gelati con +18,9%. Al quarto posto i Pacchetti vacanza nazionali con +18,4%. Dissetarsi sarà un problema quest'estate se non ci si limita a bere acqua del rubinetto. Le Bibite analcoliche sono al 5° posto con +17,4%, i Succhi di frutta e verdura al 7° posto con +15,8%, l'Acqua minerale, in ottava posizione, ci costa l'11.9% in più rispetto alla scorsa estate. In sesta posizione Alberghi e motel (+15,9%), al 9° posto i Parchi di divertimento (+9,4%), chiudono la top ten i Fast food e servizi di ristorazione take away con +8,2%. Seguono Voli intercontinentali (+7,9%), Pensioni (+6,6%), Pasto in pizzeria (+6,5%). Si segnalano poi i Ristoranti (15°, +5,5%), Trasporto marittimo (16°, +4,6%), Piscina, palestra, stabilimenti balneari, ingresso in discoteca (17°, +4,5%), Musei, monumenti storici (19°, +3,6%). Chiudono la top 20 i Pacchetti vacanza internazionali e i Villaggi vacanze, campeggi, ostelli, ex aequo con +2,6%. Per i prezzi dei Servizi di alloggio (tabella n. 3), ossia alberghi, motel, pensioni, bed and breakfast, agriturismi, villaggi vacanze, campeggi e ostelli della gioventù, saliti in media nazionale del 12,8% su giugno 2022, a guidare la classifica delle città più salate è Firenze con un balzo astronomico del 45,8% rispetto allo scorso anno. Al secondo posto Palermo, con un incremento annuo del 34,2%. Medaglia di bronzo a Roma con +23,9%. Appena giù dal podio Ravenna con +23,6%. Seguono Brindisi (+22,4%), Lecco (+21,5%), in settima posizione Olbia Tempio (+20,8%), Campobasso (+19%) e Brescia (+17,3%).  Chiudono la top ten Venezia e Padova (+17% per entrambe). Sull'altro versante della graduatoria, cinque città sono in deflazione. Il capoluogo più virtuoso è Caltanissetta (-10,6%), poi Pescara (-2,4%) e Teramo (-1,4%). Per i Servizi di ristorazione (tabella n. 4), ossia ristoranti, pizzerie, bar, pasticcerie, gelaterie, prodotti di gastronomia e rosticceria, a fronte di un'inflazione annua pari, per l'Italia, al 6,3%, il conto più salato lo pagano quelli di Viterbo (+15,1%), seguiti da Brindisi (+12%) e da Benevento (+10,7%). Seguono Siena e Olbia-Tempio (entrambe a +8,6%), Messina (+8,5%), al settimo posto Massa-Carrara (+8,4%), poi Trieste e Cosenza (ambedue a +8,3%). Chiude la top ten Belluno con +8,2%, La città più risparmiosa è Trapani (+2,7%), in seconda posizione Terni (+3,1%), terza Caserta (+3,4%). Fonte: Unione Nazionale Consumatori su dati Istat Read the full article
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maremmageheimtipp · 4 years
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Photo Credit @natura@ (hier: Monte Argentario-Costa d'Argento) https://www.instagram.com/p/B-mrJujpQHF/?igshid=7vlssacpt079
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giallofever2 · 5 years
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Born on this Day...
In Loving Memory to the Maestro Stelvio Cipriani
(Roma, 20 agosto 1937 – Roma, 1º ottobre 2018)
... è stato un musicista e compositore italiano. Autore di colonne sonore cinematografiche tra i più disparati generi
si trasferì per un breve periodo negli Stati Uniti per perfezionarsi nella musica jazz, trovando l'occasione di essere seguito da Dave Brubeck.
Ritornato in Italia iniziò a comporre colonne sonore (specialmente per film poliziotteschi); ne scrisse oltre duecento lavorando tra gli altri con Steno, Mario Bava, Lucio Fulci, Carlo Lizzani, Stelvio Massi, Dino Risi.
Gli diedero una notevole popolarità le musiche per Anonimo veneziano e La polizia ringrazia, rispettivamente di e con Enrico Maria Salerno.
Compose anche la colonna sonora del primo film di James Cameron Piraña paura.
🇬🇧 Stelvio Cipriani
(20 August 1937 – 1 October 2018)
... was an Italian composer, mostly of motion picture soundtracks.
His first soundtrack was the spaghetti western The Bounty Killer (1966), followed by a well known score for The Stranger Returns (also known as A Man, a Horse, a Gun and Shoot First, Laugh Last) (1967) starring Tony Anthony. Cipriani later composed other spaghetti western scores with Anthony, together with many popular poliziottesco soundtracks.
Cipriani became prolific in the Italian film world and was awarded a Nastro d'Argento for Best Score for The Anonymous Venetian (1970).
One of Cipriani's most famous scores is from the 1973 film La polizia sta a guardare (The Great Kidnapping). The main theme was recycled by Cipriani in 1977 for the score to Tentacoli, and was brought to the public's attention again in 2007 when it was featured in Quentin Tarantino's Death Proof.
Cinema
The Bounty Killer (El precio de un hombre), regia di Eugenio Martín (1966)
Un uomo, un cavallo, una pistola, regia di Luigi Vanzi (1967)
Luana la figlia delle foresta vergine, regia di Roberto Infascelli (1968)
I diavoli della guerra, regia di Bitto Albertini (1969)
Agguato sul Bosforo, regia di Luigi Batzella (1969)
Una su 13, regia di Nicolas Gessner e Luciano Lucignani (1969)
Femina ridens, regia di Piero Schivazappa (1969)
La legge della violenza (Tutti o nessuno), regia di Gianni Crea (1969)
Esotika erotika psicotika (The lickerish quartet), regia di Radley Metzger (1970)
Anonimo veneziano, regia di Enrico Maria Salerno (1970)
Intimità proibite di una giovane sposa, regia di Oscar Brazzi (1970)
La belva, regia di Mario Costa (1970)
Perversione flash (Whirlpool), regia di José Ramón Larraz (1970)
I 7 di Marsa Matruh, regia di Mario Siciliano (1970)
Edipeon, regia di Lorenzo Artale (1970)
Le Mans - Scorciatoia per l'inferno, regia di Osvaldo Civirani (1970)
Se t'incontro t'ammazzo, regia di Gianni Crea (1971)
Deviation, regia di José Ramón Larraz (1971)
Il diavolo a sette facce, regia di Osvaldo Civirani (1971)
A cuore freddo, regia di Riccardo Ghione (1971)
La morte cammina con i tacchi alti, regia di Luciano Ercoli (1971)
Blindman, regia di Ferdinando Baldi (1971)
Rapporto a tre (Cometogether), regia di Saul Swimmer (1971)
Reazione a catena, regia di Mario Bava (1971)
L'iguana dalla lingua di fuoco, regia di Riccardo Freda (1971)
L'uomo più velenoso del cobra, regia di Bitto Albertini (1971)
La lunga spiaggia fredda, regia di Ernesto Gastaldi (1971)
Testa t'ammazzo, croce... sei morto. Mi chiamano Alleluja, regia di Giuliano Carnimeo (1971)
La lunga ombra del lupo, regia di Gianni Manera (1971)
Il sesso del diavolo - Trittico, regia di Oscar Brazzi (1971)
La redada, regia di José Antonio de la Loma (1971)
La tua presenza nuda! (Night Child), regia di James Kelly (1971)
Il magnifico west, regia di Gianni Crea (1972)
Estratto dagli archivi segreti della polizia di una capitale europea, regia di Riccardo Freda (1972)
Il mio corpo con rabbia, regia di Roberto Natale (1972)
Il West ti va stretto, amico... è arrivato Alleluja, regia di Giuliano Carnimeo (1972)
Gli orrori del castello di Norimberga, regia di Mario Bava (1972)
La polizia ringrazia, regia di Steno (1972)
L'assassino... è al telefono, regia di Alberto De Martino (1972)
Maschi e femmine, regia di Francesco Scardamaglia e Augusto Caminito (1972)
Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno, regia di Bitto Albertini (1972)
Racconti proibiti... di niente vestiti, regia di Brunello Rondi (1972)
Timanfaya, regia di José Antonio de la Loma (1972)
Uccidere in silenzio, regia di Giuseppe Rolando (1972)
Incensurato provata disonestà carriera assicurata cercasi, regia di Marcello Baldi (1972)
El más fabuloso golpe del Far-West, regia di José Antonio de la Loma (1972)
Leva lo diavolo tuo dal... convento (Frau Wirtins tolle Töchterlein), regia di Franz Antel (1973)
24 ore... non un minuto di più, regia di Franco Bottari (1973)
...e continuavano a mettere lo diavolo ne lo inferno, regia di Bitto Albertini (1973)
La mano spietata della legge, regia di Mario Gariazzo (1973)
Tre per una grande rapina (Le mataf), regia di Serge Leroy (1973)
La polizia sta a guardare, regia di Roberto Infascelli (1973)
Oi teleftaioi tou Rupel, regia di Grigoris Grigoriou (1973)
Qualcuno ha visto uccidere... (Un par de zapatos del '32), regia di Rafael Romero Marchent (1974)
Squadra volante, regia di Stelvio Massi (1974)
Che matti... ragazzi! (Dschungelmädchen für zwei Halunken), regia di Ernst Hofbauer (1974)
Cani arrabbiati, regia di Mario Bava (1974)
I figli di Zanna Bianca, regia di Maurizio Pradeaux (1974)
La moglie giovane, regia di Giovanni D'Eramo (1974)
La polizia chiede aiuto, regia di Massimo Dallamano (1974)
Processo per direttissima, regia di Lucio De Caro (1974)
Il venditore di palloncini, regia di Mario Gariazzo (1974)
Ordine firmato in bianco, regia di Gianni Manera (1974)
La polizia ha le mani legate, regia di Luciano Ercoli (1975)
Lo straniero di silenzio, regia di Luigi Vanzi (1975)
Frankenstein all'italiana, regia di Armando Crispino (1975)
Un matrimonio immorale (Der zweite Frühling), regia di Ulli Lommel (1975)
Gli angeli dalle mani bendate, regia di Oscar Brazzi (1975)
Che stangata ragazzi (Zwei Teufelskerle auf dem Weg ins Kloster), regia di Ernst Hofbauer (1975)
I quattro del clan dal cuore di pietra (El clan de los Nazarenos), regia di Joaquín Luis Romero Marchent (1975)
Il richiamo del lupo, regia di Gianfranco Baldanello (1975)
Mark il poliziotto, regia di Stelvio Massi (1975)
I sette del gruppo selvaggio, regia di Gianni Crea (1975)
Due cuori, una cappella, regia di Maurizio Lucidi (1975)
Furia nera, regia di Demofilo Fidani (1975)
Il medaglione insanguinato, regia di Massimo Dallamano (1975)
Peccato senza malizia, regia di Theo Campanelli (1975)
Promessa sposa (Pepita Jiménez), regia di Rafael Moreno Alba (1975)
Le deportate della sezione speciale SS, regia di Rino Di Silvestro (1976)
Mark colpisce ancora, regia di Stelvio Massi (1976)
Quelli della calibro 38, regia di Massimo Dallamano (1976)
Storia d'amore con delitto (Blondy), regia di Sergio Gobbi (1976)
Dedicato a una stella, regia di Luigi Cozzi (1976)
Le due orfanelle, regia di Leopoldo Savona (1976)
Mettetemi in galera... ma subito (Babanin Evlatlari), regia di Ernst Hofbauer (1976)
La padrona è servita, regia di Mario Lanfranchi (1976)
Quel pomeriggio maledetto, regia di Mario Siciliano (1977)
Poliziotto sprint, regia di Stelvio Massi (1977)
Torino violenta, regia di Carlo Ausino (1977)
Suor Emanuelle, regia di Giuseppe Vari (1977)
Tentacoli, regia di Ovidio G. Assonitis (1977)
Cara sposa, regia di Pasquale Festa Campanile (1977)
La polizia è sconfitta, regia di Domenico Paolella (1977)
L'avventurosa fuga, regia di Enzo Doria (1978)
Poliziotto senza paura, regia di Stelvio Massi (1978)
Un poliziotto scomodo, regia di Stelvio Massi (1978)
Non sparate sui bambini, regia di Gianni Crea (1978)
Enfantasme (L'enfant de la nuit), regia di Sergio Gobbi (1978)
Memoria, regia di Francisco Macián (1978)
Scorticateli vivi, regia di Mario Siciliano (1978)
Il triangolo delle Bermude (El Triángulo diabólico de las Bermudas), regia di René Cardona Jr. (1978)
La signora ha fatto il pieno (Es pecado... pero me gusta), regia di Juan Bosch (1978)
Provincia violenta, regia di Mario Bianchi (1978)
Bermude: la fossa maledetta, regia di Tonino Ricci (1978)
Malabestia, regia di Leonida Leoncini (1978)
Papaya dei Caraibi, regia di Joe D'Amato (1978)
Solamente nero, regia di Antonio Bido (1978)
Sono stato un agente C.I.A., regia di Romolo Guerrieri (1978)
Piccole labbra, regia di Domenico Cattarinich (1979)
Duri a morire, regia di Joe D'Amato (1979)
Il fiume del grande caimano, regia di Sergio Martino (1979)
Sbirro, la tua legge è lenta... la mia... no!, regia di Stelvio Massi (1979)
La supplente va in città, regia di Vittorio De Sisti (1979)
Midnight blue, regia di Raimondo Del Balzo (1979)
Incontro con gli umanoidi (Encuentro en el abismo), regia di Tonino Ricci (1979)
Torino centrale del vizio, regia di Bruno Vani e Renato Polselli (1979)
Concorde Affaire '79, regia di Ruggero Deodato (1979)
Bersaglio altezza uomo, regia di Guido Zurli (1979)
Libidine, regia di Raniero Di Giovanbattista (1979)
Un'ombra nell'ombra, regia di Pier Carpi (1979)
Pensione amore servizio completo, regia di Luigi Russo (1979)
Lady Lucifera (Polvos mágicos), regia di José Ramón Larraz (1979)
La vedova del trullo, regia di Franco Bottari (1979)
Incubo sulla città contaminata, regia di Umberto Lenzi (1980)
Poliziotto solitudine e rabbia, regia di Stelvio Massi (1980)
Journal d'une maison de correction, regia di Georges Cachoux (1980)
Carnada, regia di José Juan Munguía e Douglas Sandoval (1980)
Buitres sobre la ciudad, regia di Gianni Siragusa (1980)
Mafia, una legge che non perdona, regia di Roberto Girometti (1980)
Orgasmo nero, regia di Joe D'Amato (1980)
Paradiso Blu, regia di Joe D'Amato (1980)
Speed Driver, regia di Stelvio Massi (1980)
Tony, l'altra faccia della Torino violenta, regia di Carlo Ausino (1980)
El poderoso influjo de la luna, regia di Antonio del Real (1981)
Pierino il fichissimo, regia di Alessandro Metz (1981)
L'ultimo harem, regia di Sergio Garrone (1981)
Buona come il pane, regia di Riccardo Sesani (1981)
Desperate moves, regia di Ovidio G. Assonitis (1981)
Il falco e la colomba, regia di Fabrizio Lori (1981)
L'ultima volta insieme, regia di Ninì Grassia (1981)
Piraña paura (Piranha II: The Spawning), regia di James Cameron (1982)
Il sommergibile più pazzo del mondo, regia di Mariano Laurenti (1982)
Porno: situación l��mite, regia di Manuel Esteba (1982)
La villa delle anime maledette, regia di Carlo Ausino (1982)
Cambogia Express (Angkor: Cambodia Express), regia di Lek Kitaparaporn (1982)
È forte un casino!, regia di Alessandro Metz (1982)
Los líos de Estefanía, regia di Augusto Fenollar (1982)
La vocazione di Suor Teresa (La voce), regia di Brunello Rondi (1982)
La casa del tappeto giallo, regia di Carlo Lizzani (1983)
Un povero ricco, regia di Pasquale Festa Campanile (1983)
Rush, regia di Tonino Ricci (1983)
Sea's woman - La donna del mare, regia di Sergio Pastore (1984)
Maladonna, regia di Bruno Gaburro (1984)
Rage - Fuoco incrociato, regia di Tonino Ricci (1984)
Squadra selvaggia, regia di Umberto Lenzi (1985)
Mercenari dell'apocalisse, regia di Leandro Lucchetti (1986)
3 Supermen in Santo Domingo, regia di Italo Martinenghi (1986)
Penombra, regia di Bruno Gaburro (1986)
Questione d'onore (Rage of honor), regia di Gordon Hessler (1987)
Tango blu, regia di Alberto Bevilacqua (1987)
Uccelli 2 - La paura (El ataque de los pájaros), regia di René Cardona Jr. (1987)
La notte degli squali, regia di Tonino Ricci (1988)
Fuoco incrociato, regia di Alfonso Brescia (1988)
Blu elettrico, regia di Elfriede Gaeng (1988)
Don Bosco, regia di Leandro Castellani (1988)
Taxi killer, regia di Stelvio Massi (1988)
Bangkok... solo andata, regia di Fabrizio Lori (1989)
Presunto violento (Présumé dangereux), regia di Georges Lautner (1990)
Un metro all'alba, regia di Fabrizio Lori (1990)
Grazie al cielo, c'è Totò, regia di Stefano Pomilia (1991)
Voci dal profondo, regia di Lucio Fulci (1991)
Madre padrona, regia di Stefano Pomilia (1991)
Out of Control, regia di Ovidio G. Assonitis e Robert Barrett (1992)
L'urlo della verità, regia di Stelvio Massi (1992)
Mashamal - Ritorno al deserto, regia di Paolo Fondato (1998)
Queen's messenger, regia di Mark Roper (2001)
Orient Express - Viaggio senza ritorno (Death, deceit and destiny aboard the Orient Express), regia di Mark Roper (2001)
She, regia di Timothy Bond (2001)
L'acqua... il fuoco, regia di Luciano Emmer (2003)
Languore, regia di Lorenzo Sportiello - cortometraggio (2004)
Pochi giorni per capire, diretto da Carlo Fusco (2009)
Prigioniero di un segreto, diretto da Carlo Fusco (2010)
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iltempoimmobile · 2 years
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#iltempoimmobile . . . Se il mondo venisse a sapere dov'è il palazzo del mio re, esso svanirebbe ne l’aria. Le mura sono d'argento bianco ed il tetto di oro scintillante. La regina abita in un palazzo che ha sette cortili ed ha un gioiello che costa tutta la ricchezza di sette regni. Ma lascia, mamma, che a te sussurri dove è il palazzo del mio re. Esso è in un angolo de la nostra terrazza, dove sta il vaso de la pianta di tulsi. (Rabindranath Tagore - Terra di fate) #urbanexploring #kings_abandoned #abandoned_excellence #abandon_seekers #abandonedplaces #renegade_abandoned #total_abandoned #abandonedshots #ig_abandoned #urbandecay #urbexphotography #urbexworld #urbex_supreme #urbexpeople #urbex_kings #ig_urbex #jj_urbex #urbex_utopia #grime_lords #grime_nation #lostplaces #g_s_i #abandonedafterdark #discarded_butnot_forgotten #urbex #decay #urbexplaces #urbexitalia #explore https://www.instagram.com/p/Caseh0prtoC/?utm_medium=tumblr
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fotopadova · 3 years
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Mario Giacomelli: Figure/Ground
da https://www.getty.edu (trad. G.Millozzi)
 --- Nato in povertà, in gran parte autodidatta, Mario Giacomelli è diventato uno dei più importanti fotografi italiani. Dopo aver acquistato la sua prima macchina fotografica nel 1953, ha iniziato a creare ritratti "umanistici" di persone colte nei loro ambienti naturali e astrazioni drammatiche di paesaggi. Ha continuato a fotografare nella sua città natale, Senigallia sulla costa adriatica italiana, ma non solo, per quasi cinquant'anni. Rese in bianco e nero ad alto contrasto, le sue fotografie sono spesso grintose e crude, sempre intensamente personali.
Questa interessante mostra a Los Angeles (USA) presso il Centro della Fondazione Getty è dedicata alla memoria di Daniel Greenberg (1941-2021) ed è stata possibile grazie alla donazione da lui fatta insieme a Susan Steinhauser.
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Mario Giacomelli (1925-2000) è unanimemente considerato come uno dei più importanti fotografi italiani del XX secolo. Nato in povertà, ha vissuto tutta la sua vita a Senigallia, una città sulla costa adriatica italiana, nelle Marche. Dopo aver perso suo padre all'età di nove anni ed aver completato ad undici la scuola elementare, ha fatto l'apprendista tipografo e lo stampatore, iniziando da autodidatta a dipingere e a scrivere poesie. Con i soldi donati da un anziano dell’ospizio dove la madre lavorava, aprì una sua tipografia, attività che gli ha assicurato la stabilità finanziaria per tutta la vita. Il suo impegno con la fotografia è iniziato poco dopo, profuso la domenica, quando il negozio era chiuso.
Dopo aver acquistato la sua prima macchina fotografica nel 1953, Giacomelli ottenne rapidamente numerosi riconoscimenti per la cruda espressività delle sue immagini, che echeggiavano molte dei temi del cinema neorealista del dopoguerra e della letteratura esistenzialista, con i loro interessi sulle condizioni della vita quotidiana e della gente comune come pensiero, individuale ed affettivo.��La sua preferenza per la pellicola con grana grossa e per la carta da stampa ad alto contrasto lo ha portato a creare composizioni audaci e geometriche con neri profondi e bianchi luminosi. Focalizzando più frequentemente la sua macchina fotografica sulle persone, i paesaggi e le marine delle Marche, Giacomelli ha trascorso diversi anni ad esplorare la sua personale idea fotografica, ampliandola e reinterpretandola, o riproponendo un'immagine realizzata per una serie per includerla in un'altra. Dando inoltre alle sue opere titoli derivati ​​dalla poesia, trasformò soggetti familiari in meditazioni su temi esistenziali, il tempo, la memoria e sul senso dell'esistenza stessa.
 LA FORMAZIONE DI GIACOMELLI
Da giovane Giacomelli prestò per un breve periodo servizio nell'esercito italiano durante la II Guerra Mondiale. La sua pratica fotografica mostra l'influenza di due approcci prevalenti nella fotografia europea del dopoguerra: l' "umanesimo", che è spesso associato al fotogiornalismo, e l'espressione artistica come mezzo per esplorare la psiche interiore, derivata dalla teoria della fotografia soggettiva avanzata dal tedesco Otto Steinert (1915-1978). In Italia, questi approcci hanno trovato le loro rispettive controparti nei circoli fotografici "La Gondola", fondato a Venezia nel 1948, e "La Bussola", nato a Milano nel 1947. Giacomelli, da fotografo autodidatta, ha scambiato idee e conoscenze con i membri di entrambi i club. Fu anche cofondatore del circolo "Misa", una sezione locale de "La Bussola" che prese il nome dal fiume che scorre a Senigallia.
Le persone ed i luoghi di Senigallia sono motivi ricorrenti nell'opera di Giacomelli. Oltre a rivelare il suo interesse per le diverse comunità della sua città natale - dalle fotografie di una famiglia rom ai bambini che si divertono sulla spiaggia - dimostrando la sua capacità di combinare impulsi umanistici ed espressivi. Giacomelli sin da giovane capì come la grana grossa, il movimento e l'alto contrasto potevano fare di più che fornire semplicemente una sensazione di astrazione in quanto accrescevano anche il potere emotivo delle immagini.
 I PRIMI LAVORI (1956–60)
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Mia madre 1956, stampato 1981, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 Nel 1955 Giacomelli acquistò la fotocamera Kobell di seconda mano con obiettivo Voigtländer che avrebbe impiegato per il resto della sua carriera. In seguito la descrisse come qualcosa che era stato "rattolato", ossia tenuto insieme con del nastro adesivo e che perdeva sempre parti! Realizzata dai produttori milanesi Boniforti & Ballerio, la fotocamera utilizzava rullini 120 per produrre negativi 6 x 9 cm e dandogli la possibilità di usarla con obiettivi intercambiabili ed un flash sincronizzato. Per Giacomelli non era un dispositivo per registrare la realtà, ma un mezzo di espressione personale. La sua prima collaborazione con membri di club fotografici locali e nazionali e la sua sperimentazione con l'illuminazione naturale e artificiale, esposizioni multiple e altre tecniche con questa nuova macchina fotografica ed in camera oscura hanno presto portato a quella raffinatezza di un linguaggio visivo unico che lo contraddistingue.
Tra le prime fotografie di Giacomelli ci sono ritratti di familiari e amici: l'immagine di sua madre che tiene in mano una vanga è una delle sue più significative. Ha anche scattato fotografie di nature morte e studi di figura nella sua casa e nel giardino; i nudi esposti in mostra ritraggono il fotografo e sua moglie, Anna. Relativamente convenzionali nella composizione, queste opere illustrano come Giacomelli abbia imparato il suo mestiere, fornendo anche la misura in cui il suo soggetto è stato suggerito dalle persone e dai luoghi a lui più vicini.
 OSPIZIO | VERRÀ’ LA MORTE E AVRÀ I TUOI OCCHI (1954–83)
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Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, n. 97 , 1966; stampato 1981, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 La prima opera che Giacomelli espose in serie fu Ospizio. Raffigura i residenti della casa per anziani di Senigallia, dove sua madre lavorava come lavandaia, che ha visitato per diversi anni prima di iniziare a fotografarvi. Realizzate con il flash, le immagini che ne risultano sono caratterizzate da uno studio inflessibile di individui che vivono i loro ultimi giorni. In seguito si riferirà a queste come le sue fotografie più vere e dirette perché riflettevano la sua stessa paura di invecchiare.
Giacomelli ha continuato questa serie per quasi tre decenni, ribattezzandola nel 1966 Verrà la morte e avrà i tuoi occhi come il titolo di una raccolta di poesie dello scrittore Cesare Pavese (1908-1950). Nel portfolio pubblicato nel 1981 ha intensificato le qualità inquietanti del declino e dell'isolamento mentale e fisico ingrandendo piccole porzioni dei suoi negativi e stampando su carta accartocciata anziché piatta.
"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, questa morte che ci accompagna dalla mattina alla sera, insonne".
—Tradotto da Geoffrey Brock, 2002
 LOURDES (1957 e 1966)
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Lourdes, 1957, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 In contrasto con Ospizio / Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, la serie Lourdes descrive persone che vivono con malattie, ferite o disabilità che sono alla ricerca di una guarigione miracolosa. Giacomelli ricevette l'incarico di fotografare in questo luogo di pellegrinaggio cattolico nel sud della Francia nel 1957. Fortemente addolorato da ciò che vide, usò solo pochi rullini, restituì la somma che gli era stata anticipata e per un po’ di tempo non mostrò a nessuno le immagini scattate. Si recò poi di nuovo a Lourdes nel 1966, con la moglie e il secondo figlio. Questa volta era alla ricerca di una cura, per il loro figlio, che aveva perso la capacità di parlare a seguito di un incidente.
Lourdes è l'unica serie realizzata da Giacomelli fuori dall'Italia, anche se gli è stato attribuito un gruppo di fotografie realizzate in Etiopia (1974) ed un altro in India (1976). Giacomelli acquistò macchine fotografiche e pellicole per due persone che stavano programmando un viaggio in questi paesi, ed entrambi hanno tratto spunti e suggerimenti da precedenti discussioni con lui quando fotografarono nelle rispettive località. Giacomelli in seguito fece delle stampe dai negativi e firmò il suo nome su alcuni di essi, riconoscendo così la sua collaborazione.
 PUGLIA (1958)
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Puglia , 1958; stampato 1960, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 Giacomelli gestiva la sua tipografia, la Tipografia Marchigiana, nel centro di Senigallia. Un’attività di successo che divenne ben presto un luogo di ritrovo per fotografi, artisti e critici, il cui indirizzo stampato lo ritroviamo sul verso di tutte le sue fotografie. Nei suoi primi anni, l'attività occupava la maggior parte del tempo di Giacomelli, lasciandogli solo la domenica per le sue escursioni fotografiche. Così esplorava più spesso la vicina sua città, le sue spiagge e la campagna circostante nelle Marche, solo di tanto in tanto viaggiava anche più lontano.
Per questa serie, realizzata in Puglia, la provincia più a sud-est d'Italia (il “tacco dello stivale”), dovette fare un viaggio di circa 480 chilometri. Lì ha concentrato la sua attenzione sull'interazione di più generazioni di cittadini che si riuniscono tranquillamente sullo sfondo della tipica architettura semplice e imbiancata delle città collinari come Rodi Garganico, Peschici, Vico del Gargano e Monte Sant'Angelo. Queste immagini ci forniscono un'idea della capacità di Giacomelli di coinvolgere i suoi soggetti, sottolineando anche il fondamentale impulso umanistico nel suo lavoro.
 SCANNO (1957-1959)
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Scanno, n. 52 , 1957-1959; stampato 1981, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 A seguito della sua continua osservazione dei residenti dell'ospizio di Senigallia, le fotografie, che Giacomelli ha realizzato durante i viaggi a Scanno nel 1957 e nel 1959, dimostrano ulteriormente la sua capacità di descrivere le persone in un determinato tempo e luogo. In questo paese situato nell'Appennino dell'Italia centrale, a circa 430 chilometri a sud di Senigallia, Giacomelli incontrò uomini e donne che svolgevano le loro faccende quotidiane o si radunavano in piazza, drappeggiati in abiti o mantelli scuri, con il capo coperto di cappelli o sciarpe. Anche quando si radunano, i soggetti sembrano isolati o persi nei propri pensieri. Sia a fuoco nitido, che sfocato dal movimento, l'individuo, che accidentalmente guarda direttamente nella sua macchina fotografica, suggerisce un senso di mistero o furtività. Giacomelli ha usato, per fotografarli, una bassa velocità dell'otturatore e una ridotta profondità di campo.
 GIOVANI SACERDOTI | NON HO MANI CHE MI ACCAREZZANO IL VOLTO (1961–63)
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Giovani sacerdoti, n. 74, 1961–63; stampato 1981, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 Tra le immagini più memorabili di Giacomelli ci sono quelle dei pretini (giovani sacerdoti) del seminario di Senigallia, che ha catturato mentre giocano nella neve o si rilassano nel cortile. Ancora una volta accoppiando le forme particolari di figure vestite di nero (questa volta, seminaristi in tonaca) su uno sfondo bianco (ambienti innevati o assolati), queste fotografie suggeriscono uno stato d'animo più spensierato di quanto non sia evidente in altre serie. Sebbene sembrino coreografie impostate, sono invece il risultato della sfrenata giovialità dei preti mentre corrono, lanciano palle di neve o giocano a girotondo, unite alla lungimiranza di Giacomelli di lasciare che le scene si svolgessero naturalmente, mentre le riprendeva dal tetto.
Dopo aver conquistato la fiducia dei seminaristi, Giacomelli iniziò ad interagire con loro, ma questa interazione si interruppe bruscamente quando propose ai giovani dei sigari in cambio di alcune fotografie che intendeva presentare a un concorso sul tema del fumo. Il rettore del seminario, scandalizzato dalla proposta, gli negò ulteriori accessi. Giacomelli in seguito diede a questa serie il titolo Non ho mani che mi accarezzano il volto, traendo le parole dai primi due versi di una poesia di padre David Maria Turoldo (1916-1992) dedicata ai giovani che abbracciano solitaria vita religiosa. Questo titolo conferisce intensità ai momenti di esuberanza e cameratismo che accompagnano le intense ore di studio in seminario.
 I PRIMI PAESAGGI (1954–60)
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Paesaggio: Fiamme sul campo , 1954; stampato 1980, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 La regione italiana delle Marche è caratterizzata da dolci colline, piccole fattorie e frazioni, tra i primi soggetti fotografati da Giacomelli. Come per i suoi ritratti e gli studi di figure di questo periodo, le composizioni dei suoi primi paesaggi sono abbastanza convenzionali, con elementi in primo piano al centro e sullo sfondo, altri organizzati attorno alla linea dell'orizzonte chiaramente distinguibile. Tuttavia, man mano che affinava la propria tecnica, Giacomelli si posizionava spesso in cima a una collina puntando la macchina fotografica verso il basso o alla base di essa puntandola verso l'alto, eliminando così l'orizzonte e creando un disorientante assieme di forme geometriche. Il suo particolare sviluppo del negativo, l'uso di carta da stampa ad alto contrasto e le manipolazioni in camera oscura hanno ulteriormente migliorato le qualità grafiche distintive delle sue immagini. Non era raro per lui incidere forme sui suoi negativi per aggiungere drammatici contrappunti.
Negli anni Giacomelli è tornato più volte in alcuni siti, documentandoli durante le diverse stagioni e rotazioni di colture. In seguito avrebbe incorporato fotografie realizzate per uno scopo in una serie che aveva altre ambizioni iniziali, in particolare quella di fungere da commento sulla capacità sia degli eventi naturali sia degli interventi umani di cambiare le caratteristiche della terra.
 LA BUONA TERRA (1964-1966)
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La buona terra, 1964-1966: stampato anni '70, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 Per questa serie, Giacomelli ha seguito le vicende di una famiglia di contadini per diversi anni mentre conducevano la loro vita quotidiana nelle campagne intorno a Senigallia, seminando e raccogliendo colture e curando il bestiame. Una volta ottenuta la loro fiducia, ha iniziato a realizzare fotografie che sottolineassero la natura ciclica della loro esistenza, includendo sia l'intreccio di più generazioni sia l'intreccio di compiti e responsabilità quotidiane, con momenti di svago e riposo. La buona terra racconta una storia di resilienza, autosufficienza e continuità.
L'ultima di queste immagini è simboleggiata dal motivo ricorrente degli imponenti pagliai che fanno da sfondo al lavoro, al gioco e alla celebrazione del matrimonio di una giovane coppia.
Periodicamente Giacomelli chiedeva alla famiglia, con la quale intratteneva un'amicizia al di là di questo progetto, di utilizzare il proprio trattore per arare precise sagome nei campi incolti. Le immagini risultanti, che costituiscono la base della sua serie Consapevolezza della natura, affrontano la questione degli interventi dell'uomo sul paesaggio. Alcuni esempi sono in mostra parte finale del percorso.
 METAMORFOSI DEL TERRITORIO (1958-1980)
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Metamorfosi della terra, n. 5 , 1971; stampato 1981, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 Le fotografie raccolte sotto il titolo Metamorfosi della Terra sono state realizzate nell'arco di circa due decenni nelle campagne senigalliesi. Senza una linea dell'orizzonte per ancorarli, sono disorientanti, richiedendo allo spettatore di fare affidamento su una casa o un albero solitario come punto focale. L'ambiguità prospettica abbonda: Giacomelli ha scattato le fotografie da un punto di vista elevato o abbassato? Ha tenuto la telecamera parallela o perpendicolare al terreno? Questa confusione è il risultato dell'intrinseca "verticalità" della regione collinare marchigiana, o Giacomelli si è affidato alla manipolazione in camera oscura (come la stampa su fogli di carta fotografica inclinati diagonalmente) per creare configurazioni ad angolo retto di forme che altrimenti dovrebbero retrocedere nella distanza ad un determinato punto, seguendo i principi della prospettiva?
Queste ambiguità sono ulteriormente intensificate dall'intenzione di Giacomelli di affrontare con questo lavoro le questioni di abbandono e perdita ecologica. Profondamente in sintonia con la geografia rurale e le pratiche agricole marchigiane, diffida delle conseguenze che hanno accompagnato il passaggio dai secolari sistemi di frazionamento e rotazione delle colture ai moderni metodi di meccanizzazione e concimazione che sovraccaricano il terreno mantenendolo in costante uso. La serie è quella del lamento.
 CONSAPEVOLEZZA DELLA NATURA (1976-1980)
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Consapevolezza della natura, n. 38 , 1977-1978; stampato 1981, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 Le fotografie di questa serie sono tra le più iconiche di Giacomelli, notevoli per la loro astrazione grafica e grintosa, che ha ottenuto grazie ad una prospettiva aerea e utilizzando pellicole scadute per esasperare il contrasto tra bianco e nero. Trovando una poetica reciprocità nel ritrarre una terra in “triste devastazione” con una pellicola “morta”, Giacomelli ha percepito queste immagini come un mezzo per resuscitare la sua amata campagna marchigiana e dotarla di un diverso tipo di bellezza. I campi arati pulsano con un'intensità ritmica che è assente dalle immagini precedenti, in parte perché ha chiesto che alcuni di questi solchi fossero incisi appositamente nella terra (come già anticipato, dalla famiglia di contadini che ha descritto in La buona terra). Un timbro sul verso di ogni stampa descrive ulteriormente la serie come “l'opera dell'uomo e il mio intervento (i segni, la materia, la casualità, ecc.) registrati come documento prima di perdersi nelle relative pieghe del tempo”. Le immagini risuonano concettualmente con la Land Art o Earth Art, un movimento artistico attivo alla fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta, in cui gli artisti usavano il paesaggio per creare sculture e forme d'arte site-specific. Come era sua abitudine, Giacomelli ha incorporato fotografie di serie precedenti, che potrebbero essere state fatte da una collina vicina o che non includevano i suoi interventi.
 LAVORI SUCCESSIVI (anni '80)
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Le mie Marche, anni '70-'80, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 Giacomelli ha concepito molte delle sue serie come sequenze che raccontano storie di individui in un determinato tempo e luogo. Ha intervallato ritratti e paesaggi, ma ha anche unito questi generi in doppie esposizioni o sperimentando tempi di posa lunghi e muovendo la fotocamera durante l'esposizione per sfocare le linee tra la figura e lo sfondo. E ancora una volta, ha spesso riproposto un'immagine realizzata per una serie in un'altra serie, rafforzando il senso di fluidità che collega tutto il suo lavoro. Molte di queste sequenze sono state ispirate da poesie, non nel tentativo di illustrarle, ma per creare narrazioni parallele.
Sebbene le fotografie in questa sezione derivino da serie diverse, ne condividono il senso nell'impostazione, nella posizione o nell'atmosfera. Più facilmente classificabili come paesaggi, segnano un notevole passaggio dalla precedente posizione di Giacomelli di criticare il lento degrado della terra a quella che invece pone le basi per una contemplazione più metafisica dell'interconnessione tra spazio, tempo ed essere. La maggior parte è stata realizzata negli anni Ottanta, quando Giacomelli rifletteva sulla perdita della madre (morta nel 1986), sulla sua crescente reputazione internazionale come fotografo e sulla propria mortalità.
 IL MARE DELLE MIE STORIE (1983-1987)
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Il mare delle mie storie, 1983–87, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 Giacomelli ha annotato che il mare a cui si fa riferimento nel titolo di questa serie era quello della sua infanzia, l'Adriatico, ma in realtà era anche il mare di tutta la sua vita. Ha realizzato le sue prime fotografie lungo la costa di Senigallia dopo aver acquistato una macchina fotografica nel 1953. Circa trent'anni dopo, la curiosità su come una prospettiva aerea potesse trasformare l'aspetto delle persone lo ha portato a ricorrere ad un amico che possedeva un aeroplano per farlo volare sopra le spiagge della regione. Le composizioni risultanti creano motivi astratti sulla sabbia, generati dalle forme e dalle ombre di bagnanti, di sedie a sdraio, d'ombrelloni e di barche.
 VORREI RACCONTARE QUESTO RICORDO (2000)
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Vorrei raccontare questo ricordo, 2000, Mario Giacomelli, stampa alla gelatina sali d'argento. Il J. Paul Getty Museum, dono di Daniel Greenberg e Susan Steinhauser. Riprodotto per gentile concessione di Mario Giacomelli Archive © Rita e Simone Giacomelli
 Il titolo poetico di questa serie riflette lo stato d'animo sempre più pensieroso dell'ultimo lavoro di Giacomelli. Di tanto in tanto intravediamo il fotografo stesso mentre si occupa di uno strano assortimento di oggetti di scena, tra cui cani e uccelli di peluche, un manichino e una maschera. Il suo brusco ritaglio, la leggera sovraesposizione per invertire i valori tonali e la pittura o il graffio di aree sul negativo introducono elementi dell'assurdo o del surreale come mezzi per affrontare l'inevitabilità della propria mortalità. La serie, una delle sue ultime, è una meditazione sulla malinconia, la perdita e il passare inesorabiole del tempo.
 RIFLESSIONI SU GIACOMELLI
Giacomelli muore nel novembre 2000 dopo una lunga malattia. Aveva continuato a lavorare su diverse serie fotografiche fino ai suoi ultimi giorni, con il commovente titolo Vorrei raccontare questo ricordo attestando fino alla fine il suo temperamento profondamente introspettivo. Dai suoi inizi poco promettenti come ragazzo povero e poco istruito, Giacomelli ha reindirizzato il corso della sua vita, mantenendo un'attività di stampa di successo che gli forniva sicurezza finanziaria e dedicandosi alle arti come personale mezzo di espressione.  Sebbene fosse autodidatta in poesia, pittura e fotografia, è stato con quest'ultimo mezzo che ha creato un senso di continuità e fluidità per tutta la sua vita. Ha ottenuto riconoscimenti internazionali come uno dei fotografi più importanti d'Italia nonostante abbia realizzato la maggior parte delle sue fotografie nella sua città natale, Senigallia e nelle vicine Marche.
“Naturalmente [la fotografia] non può creare, né esprimere tutto ciò che vogliamo esprimere. Ma può essere una testimonianza del nostro passaggio sulla terra, come un quaderno…
...Per me ogni foto rappresenta un momento, come respirare. Chi può dire che il respiro di prima sia più importante di quello dopo? Sono continui e si susseguono finché tutto si ferma. Quante volte abbiamo respirato stanotte? Potresti dire che un respiro è più bello degli altri? Ma la loro somma costituisce un'esistenza”.
—Mario Giacomelli, 1987
 LA COLLEZIONE GIACOMELLI
Tra il 2016 e il 2020, i collezionisti di Los Angeles Daniel Greenberg e Susan Steinhauser hanno donato 109 fotografie di Mario Giacomelli al J. Paul Getty Museum. La loro collezione copre ampie aree della produzione di Giacomelli, da alcune delle sue prime immagini a quelle realizzate negli ultimi anni della sua vita. Attingendo dalle loro donazioni, questa mostra è concepita non come una retrospettiva completa, ma come un'opportunità per considerare la visione dei collezionisti nell'assemblare questi fondi in un periodo di vent'anni, facendo comprendere quelle che percepivano come le preoccupazioni chiave della pratica di Giacomelli: la gente e il paesaggio, così come la gente nel paesaggio – il rapporto “figure/ground” del sottotitolo della mostra.
Il Getty Museum è riconoscente anche all'Archivio Mario Giacomelli, con sede a Senigallia, Sassoferrato e Latina, per l'assistenza nella conferma di titoli e date. Nel corso della sua carriera Giacomelli è tornato alle singole immagini, ripensandole e rielaborandole per serie successive, complicando spesso il compito di assegnare titoli o date definitivi. Grazie anche a Stephan Brigidi dei Bristol Workshops in Photography per aver fornito informazioni sui portfolio dell'artista del 1981, La gente e Paesaggio.  Le stampe dei portfolio sono dislocate nei quattro percorsi della mostra e presentate in cornici più leggere ed in misura più grande.
 ---Tutte le immagini in mostra: link
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Mario Giacomelli: Figure / ground
29 giugno-10 ottobre 2021
Getty Center
1200 Getty Center Drive, Los Angeles, CA 90049   ' +13104407300
Orario: 10.00 – 17.00, chiuso il lunedì
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lamilanomagazine · 1 year
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Pistoia: Ponte del 25 aprile, aperti i musei e i principali luoghi d'arte di Pistoia e della montagna
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Pistoia: Ponte del 25 aprile, aperti i musei e i principali luoghi d'arte di Pistoia e della montagna. A Pistoia per il 25 aprile i Musei Civici, il Battistero di San Giovanni in Corte, il Campanile di piazza Duomo, la Cattedrale di San Zeno, Pistoia Musei, la Fortezza Santa Barbara, Pistoia Sotterranea e i musei della Montagna Pistoiese resteranno aperti, un'occasione per turisti e cittadini di visitare la città e la montagna e il suo patrimonio artistico, storico, culturale e paesaggistico. Sabato 22, domenica 23 e martedì 25 aprile il Museo Civico di arte antica nel Palazzo Comunale, il Museo dello Spedale del Ceppo, il Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni saranno aperti al pubblico con orario continuato dalle 10 alle 18. Lunedì 24 aprile sono chiusi. Per informazioni visitare il sito web: musei.comune.pistoia.it; Facebook: Musei Civici Pistoia e Instagram: @museicivicipistoia. Battistero di San Giovanni in Corte: sempre aperto sabato 22, domenica 23 e martedì 25 aprile dalle 10 alle 18, lunedì 24 aprile dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. L'ingresso è gratuito. Campanile di piazza Duomo: Sono previste le visite sul Campanile di piazza Duomo sabato 22, domenica 23, lunedì 24 e martedì 25 aprile ogni ora a partire dalle 10.30 (ogni gruppo massimo 12 persone). Il biglietto costa 10 euro, ridotto 5,50. Gli interessati possono presentarsi direttamente al Battistero oppure prenotarsi al numero 334-1689419. Cattedrale di San Zeno: E' possibile essere accompagnati a visitare l'Altare d'Argento (che custodisce una reliquia di San Jacopo, patrono di Pistoia) all'interno della chiesa con un'audioguida. Il biglietto costa 5 euro e si acquista al Battistero. Per entrambe le visite (Campanile e Altare d'Argento) il costo del biglietto è di 12 euro. Le sedi di Pistoia Musei, le mostre e le collezioni saranno aperte lunedì 24 e martedì 25 aprile. Si potranno visitare la mostra Altan, Cipputi e la Pimpa. Il mondo com’è… e come dovrebbe essere a Palazzo Buontalenti (via de’ Rossi 7, orario 10-19), Collezioni del Novecento a Palazzo de’ Rossi (via de’ Rossi 26, orario 10-20), e il Museo di San Salvatore (piazza del Duomo, orario 10-18). Per informazioni e prenotazioni: 0573 974267 – pistoiamusei.it. Fortezza Santa Barbara: E’ aperta sabato 22, domenica 23, lunedì 24 e martedì 25 aprile dalle 8.30 alle 13.30 (entrata gratuita). La Fortezza è sempre aperta da martedì a sabato, anche nella seconda e quarta domenica del mese (lunedì successivo alla domenica di apertura è chiuso) e il primo e il terzo lunedì del mese sempre dalle 8.30 alle 13.30 (in questi casi la domenica è chiuso). Info: 0573 24212 oppure https://bit.ly/3xEEwN8. Pistoia Sotterranea è aperta tutti i giorni, compreso martedì 25 aprile, a partire dalle ore 10 (ogni ora è possibile prenotare una visita guidata. Ultima prenotazione alle ore 16.30). Info e prenotazioni allo 0573-368023. Martedì 25 aprile dalle 15 alle 18 si potranno visitare i seguenti musei e itinerari all'aperto: - Museo della Gente dell'Appennino Pistoiese (via degli Scoiattoli, Rivoreta); - Museo Naturalistico Archeologico dell'Appennino Pistoiese - MuNAP (via Orange, Gavinana); - Antica Ferriera Papini (via Mulin Vecchio, Maresca); - via della Castagna e del Carbone (via di Paoluccio, Orsigna); - Ghiacciaia della Madonnina (via Modenese statale 66, Le Piastre). Ingresso a offerta libera. Per maggiori informazioni: http://www.ecomuseopt.it/aperture-straordinarie-di-primavera/.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Nikon FE
La Nikon FE è una macchina fotografica reflex 35 mm prodotta dal 1978 al 1983.
Uscita dopo la FM che era completamente meccanica, la FE non venne accolta dal mercato con grande entusiasmo perché i fotografi di allora, non si fidavano dell’elettronica.
Sono passati più di quarant’anni e questa macchina rimane una delle più affidabili mai prodotte dalla Nikon. E’ più piccola e leggera della professionale F3, costava (e costa) molto meno, ma non ha nulla da invidiare alla sorella maggiore.
E’ stata la mia prima macchina fotografica e la consiglio a tutti coloro che vogliono imparare a scattare in manuale con una reflex. Il mirino fornisce tutte le informazioni necessarie e basta un colpo d’occhio per vedere quanto si sovra o sottoespone. I vetrini di messa a fuoco sono intercambiabili dallo standard “K” con altri due (“B” ed “E”).
I tempi di esposizione vanno da 1/1000’ si secondo ad 8 secondi (in manuale), e offre anche la possibilità selezionando “auto”, di lavorare in automatismo a priorità di diaframma e cioè, selezionando noi il diaframma, la macchina sceglie automaticamente il tempo di esposizione corretto.
Nella ghiera dei tempi, oltre alla posa “B” compare anche “M90” che corrisponde al tempo meccanico di 1/90’ di secondo che permette di scattare anche con le pile esaurite, calcolando l’esposizione con un esposimetro esterno o con la famosa regola del 16.
La macchina ha comunque una spia per il controllo del livello di carica delle 2 batterie LR44 che sono minuscole e di facilissima reperibilità, consiglio comunque di averne sempre due di scorta.
Sul campo la Nikon FE si dimostra molto discreta (esisono due colorazioni cromata e nera), e facilmente trasportabile perché anche se fatta di duro metallo, è piccola e leggera, lo scatto produce  un bel suono delicato e quindi poco udibile.
Nel mercato dell’usato si trova tra i 100 e i 200€ solitamente con un 50 mm Nikkor incluso, e secondo me è una delle migliori macchine come rapporto qualità-prezzo oggi disponibili. E’ facilmente riparabile a differenza di altre marche e modelli, e offre una miriade di ottiche usate (serie Ai e AI-S e AF-D) di ottima qualità.  
Specifiche tecniche:
Mirino: pentaprisma fisso, con copertura del 93% e ingrandimento del 0,86x
Schermo di messa a fuoco intercambiabile
Segnali visibili nel mirino: ago dell'esposimetro, scala dei tempi, diaframma
Esposimetro: semi spot, con 2 cellule al silicio                                           
Esposizione: manuale e automatica a priorità del diaframma
Sensibilita': 12-4000 ASA                                                                 
Otturatore: elettromeccanico con tendine metalliche a scorrimento verticale
Tempi: da 8 secondi a 1/1000 di sec. più la posa B                      
Autoscatto: meccanico con ritardo di circa 10 secondi                          
Innesto obiettivi: a baionetta tipo Nikon AI                                  
Avanzamento pellicola: leva di carica con movimento singolo di 135° 
Alimentazione: 2 pile all'ossido d'argento da 1,5 volt, tipo V-76        
Dimensioni: 142x58x90 millimetri solo corpo                                              
Peso: 590 grammi solo corpo
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giancarlonicoli · 4 years
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30 giu 2020 19:11
EH LA MADONNA, POZZETTO FA 80! – ''IL FILM PIU’ BRUTTO? QUELLI CON PAOLO VILLAGGIO ERANO LONTANI DA ME. NERI PARENTI MI HA PURE TRAVESTITO DA BIMBO, COL PANNOLONE, MI SONO UN PO' VERGOGNATO" - "L’UMORISMO MIO E DI COCHI ERA SCUOLA MILANESE, PRIVO DI VOLGARITA'. QUELLO ROMANO ERA PIÙ BARZELLETTE E SESSO. MI SPIACE SOLO CHE AL CINEMA HANNO VINTO LORO” – "VORREI SOGNARE MIA MOGLIE, NON E' MAI SUCCESSO..." – VIDEO
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CANDIDA MORVILLO per il Corriere della Sera
Renato Pozzetto, a 80 anni, la vita l'è ancora bella?
«Ho qualche acciacco, ma sì. Ho passato il lockdown a Milano: coi due figli e i cinque nipoti abitiamo nello stesso palazzo. Ora, sono sfollato a Laveno, nella mia casa sul lago Maggiore. Sto qua, seguo la Locanda Pozzetto e il 14 luglio festeggeremo assieme il compleanno. Qui ho i primi ricordi, papà ci portò a Gemonio durante la guerra».
Quali i primi ricordi?
«C'era così poco da fare e io e Cochi ci annoiavamo così tanto che cercavamo di essere simpatici: il nostro umorismo e il nostro duo nascono così».
Enrico Beruschi, che era alle medie con lei e alle superiori con Cochi, racconta di scherzi pestiferi a scuola.
«Solo una volta, tolsi una sedia a una suora. Papà me ne ha dette e me ne ha date».
Beruschi sostiene che lei riempì d'acqua e pesci rossi le bocce dei lampadari. «Be' lo spirito era quello».
Il cabaret come arriva?
«A Milano, per mancanza di fondi, andavamo all'Osteria dell'Oca d'oro in Porta Romana, piena di artisti, con Piero Manzoni, Lucio Fontana... noi cantavamo canzoni popolari e approfittavamo del vino che girava. Poi, vicino, apre il Cab 64, dove incontriamo: Giorgio Gaber che ci insegna a suonare la chitarra, più a Cochi, che era bravino; Enzo Jannacci, con cui scriviamo le prime cose, tipo la gallina l'è intelligente; Dario Fo che veniva a darci il suo parere; Bruno Lauzi e tutti i futuri nostri amici».
L'ingresso al Derby?
«Eravamo Jannacci, Felice Andreasi, Lino Toffolo, Bruno Lauzi e io e Cochi e ci battezzammo Gruppo Motore, per l'energia sprigionata».
La sua prima serata vera?
«Non me la ricordo: ero in giro per osterie dai 16 anni. Potevo fare l'alba perché, nel dopoguerra, a geometra, s' andava di pomeriggio».
I suoi che dicevano che stava in giro di notte?
«Sapevano che passavo la vita con Cochi, vedevano che Andreasi e Jannacci non erano permale. Eppure, mio padre non era mai uscito la sera, mai andato al bar, andava solo a messa la domenica. Una mattina, quando faceva il pendolare con Milano, ho sentito che mi dava un bacio nel sonno. Non m' aveva mai baciato. Mi è piaciuto moltissimo e ho voluto convincermi che lo facesse ogni mattina».
E lei i suoi figli li baciava?
«Sì, mamma mia».
E i nipoti?
«Li vedo tanto, ma mi filano poco. Sono educati, ma indipendenti».
Ma sanno chi è?
«Sì, ma non chiedono niente. Sono lontano dalla moda oggi, non un esempio invidiabile ai loro occhi».
Eppure, lei fu modernissimo. Con Cochi, avete inventato il nonsense e per alcuni il filo di un linguaggio che va da Piero Manzoni a voi.
«Nessuno pensava di diventare artista, tutto nasceva ridendo in osteria. Quando Piero fece la Merda d'artista, la madre era disperata. Lo ricordo fare la Linea Infinita : su un chilometro di bobina di carta del Corriere aveva tracciato questo segno lungo...».
Dopo il successo di Canzonissima, l'Italia si divise fra chi vi capiva e chi no.
«Eravamo nuovi, imprevedibili, parlavamo ai giovani».
Uno psicologo scrisse che vi guardavano in 22 milioni perché eravate l'antidoto ai tempi bui del terrorismo.
«Be', c'era stato il '68, ma non ci spaccavamo la testa per raccontare chissà che».
Jacopo Fo racconta che il vostro «bene, bravo, 7+» era un modo per dire «chi mi capisce è con me». Quasi un grammelot in scala.
«Era come una stonatura. Con Dario Fo passavo le ferie a Cesenatico, un promotore del posto ci invitava tutti gratis».
C'è anche chi ha visto in lei tutta una poetica della campagna contro la città.
«Mah... Forse quando ho fatto in tv Il poeta e il contadino o al cinema Il ragazzo di campagna . Di recente, volevo fare un film su un contadino che va sul tetto con prato del Bosco Verticale a Milano, ed essendo un grattacielo solo di miliardari, vende latte che costa come champagne».
Il suo «taac» come nasce?
«Al bar, un cliente parlava e ci puntava il dito in gola, in faccia. Ne ho fatto un "taac" e l'ho usato per dire: fatto!».
Qual è la battuta che più ricordano i suoi fan?
«Eh la madonna!».
Ha fatto 140 film, com' è cominciata?
«Mi portano Amare Ofelia , Jannacci disse che era una boiata, a me sembrò carino, ma dovevo farlo da solo, chiesi il permesso a Cochi. Vinsi il Nastro d'Argento».
Era vietato ai minori di 14 anni e la si vedeva nudo.
«Era roba che ora vedi la domenica mattina dopo la messa del papa. Io e Cochi non siamo mai stati volgari».
Eravate di scuola milanese, quella romana era più barzellette e sesso.
«Mi spiace solo che al cinema hanno vinto loro».
Davvero dopo quel film mandò mille lire al Derby poi incorniciate «in pagamento delle sue bevute»? «Ma no. Nel libro sul Derby, ognuno raccontava la propria bugia.
A me chiesero tre righe e io mandai tre righe».
Tre linee alla Manzoni?
«Esatto».
Fra '74 e '79, girò 23 film.
«Tanti avrei potuto non farli, ma andavano bene e io non avevo mai visto una lira».
Il film più bello?
« Oh Serafina , di Lattuada e Sono fotogenico , di Risi».
Il più brutto?
«Brutto no, ma quelli all'ultimo con Paolo Villaggio erano troppo lontani da me. Neri Parenti mi ha pure travestito da bimbo, col pannolone, mi sono un po' vergognato».
Il cinema spezzò il duo.
«Ma io e Cochi non abbiamo mai litigato, ci vediamo sempre. Se, come pare, darò una mano al Lirico di Milano, spero ci riuniremo. Per anni, non ci distinguevano. Nacque la mia Francesca e l'infermiera gridò in sala parto: è nata la figlia di Cochi e Renato».
Come ha conosciuto sua moglie?
«Sul lago, stessa compagnia, a 16 anni. Era molto spiritosa. È stato un grande amore, durato fino a 10 anni fa, quando è mancata. Non era affascinata dal cinema e questo mi ha aiutato. Non è mai voluta venire a Roma».
Non era gelosa di attrici bellissime come Edwige Fenech, Ornella Muti?
«Non ero Mastroianni. Quando Marcello veniva a Laveno a trovarmi, uscivamo col motoscafo Riva e le donne lo acclamavano dalla strada».
Momenti di crisi?
«Quando s' ammalò mia moglie. Nel lavoro puoi star fermo, ma non è una malattia che ti arriva fra capo e collo».
Cochi sostiene che fa sogni che lo fanno ridere pure nel sonno. E lei?
«Vorrei sognare mia moglie, non è mai successo».
Ama essere intervistato?
«A volte, nei teatri, m' intervistano e, quando mandano un pezzo di film, la gente ride in modo sfrenato e io ci resto male come se avessi un concorrente più bravo di me».
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salecheapggdb-blog · 5 years
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giallofever2 · 5 years
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Born on this Day...
In Loving Memory to the Maestro Stelvio Cipriani
(Roma, 20 agosto 1937 – Roma, 1º ottobre 2018)
... è stato un musicista e compositore italiano. Autore di colonne sonore cinematografiche tra i più disparati generi
si trasferì per un breve periodo negli Stati Uniti per perfezionarsi nella musica jazz, trovando l'occasione di essere seguito da Dave Brubeck.
Ritornato in Italia iniziò a comporre colonne sonore (specialmente per film poliziotteschi); ne scrisse oltre duecento lavorando tra gli altri con Steno, Mario Bava, Lucio Fulci, Carlo Lizzani, Stelvio Massi, Dino Risi.
Gli diedero una notevole popolarità le musiche per Anonimo veneziano e La polizia ringrazia, rispettivamente di e con Enrico Maria Salerno.
Compose anche la colonna sonora del primo film di James Cameron Piraña paura.
🇬🇧 Stelvio Cipriani
(20 August 1937 – 1 October 2018)
... was an Italian composer, mostly of motion picture soundtracks.
His first soundtrack was the spaghetti western The Bounty Killer (1966), followed by a well known score for The Stranger Returns (also known as A Man, a Horse, a Gun and Shoot First, Laugh Last) (1967) starring Tony Anthony. Cipriani later composed other spaghetti western scores with Anthony, together with many popular poliziottesco soundtracks.
Cipriani became prolific in the Italian film world and was awarded a Nastro d'Argento for Best Score for The Anonymous Venetian (1970).
One of Cipriani's most famous scores is from the 1973 film La polizia sta a guardare (The Great Kidnapping). The main theme was recycled by Cipriani in 1977 for the score to Tentacoli, and was brought to the public's attention again in 2007 when it was featured in Quentin Tarantino's Death Proof.
Cinema
The Bounty Killer (El precio de un hombre), regia di Eugenio Martín (1966)
Un uomo, un cavallo, una pistola, regia di Luigi Vanzi (1967)
Luana la figlia delle foresta vergine, regia di Roberto Infascelli (1968)
I diavoli della guerra, regia di Bitto Albertini (1969)
Agguato sul Bosforo, regia di Luigi Batzella (1969)
Una su 13, regia di Nicolas Gessner e Luciano Lucignani (1969)
Femina ridens, regia di Piero Schivazappa (1969)
La legge della violenza (Tutti o nessuno), regia di Gianni Crea (1969)
Esotika erotika psicotika (The lickerish quartet), regia di Radley Metzger (1970)
Anonimo veneziano, regia di Enrico Maria Salerno (1970)
Intimità proibite di una giovane sposa, regia di Oscar Brazzi (1970)
La belva, regia di Mario Costa (1970)
Perversione flash (Whirlpool), regia di José Ramón Larraz (1970)
I 7 di Marsa Matruh, regia di Mario Siciliano (1970)
Edipeon, regia di Lorenzo Artale (1970)
Le Mans - Scorciatoia per l'inferno, regia di Osvaldo Civirani (1970)
Se t'incontro t'ammazzo, regia di Gianni Crea (1971)
Deviation, regia di José Ramón Larraz (1971)
Il diavolo a sette facce, regia di Osvaldo Civirani (1971)
A cuore freddo, regia di Riccardo Ghione (1971)
La morte cammina con i tacchi alti, regia di Luciano Ercoli (1971)
Blindman, regia di Ferdinando Baldi (1971)
Rapporto a tre (Cometogether), regia di Saul Swimmer (1971)
Reazione a catena, regia di Mario Bava (1971)
L'iguana dalla lingua di fuoco, regia di Riccardo Freda (1971)
L'uomo più velenoso del cobra, regia di Bitto Albertini (1971)
La lunga spiaggia fredda, regia di Ernesto Gastaldi (1971)
Testa t'ammazzo, croce... sei morto. Mi chiamano Alleluja, regia di Giuliano Carnimeo (1971)
La lunga ombra del lupo, regia di Gianni Manera (1971)
Il sesso del diavolo - Trittico, regia di Oscar Brazzi (1971)
La redada, regia di José Antonio de la Loma (1971)
La tua presenza nuda! (Night Child), regia di James Kelly (1971)
Il magnifico west, regia di Gianni Crea (1972)
Estratto dagli archivi segreti della polizia di una capitale europea, regia di Riccardo Freda (1972)
Il mio corpo con rabbia, regia di Roberto Natale (1972)
Il West ti va stretto, amico... è arrivato Alleluja, regia di Giuliano Carnimeo (1972)
Gli orrori del castello di Norimberga, regia di Mario Bava (1972)
La polizia ringrazia, regia di Steno (1972)
L'assassino... è al telefono, regia di Alberto De Martino (1972)
Maschi e femmine, regia di Francesco Scardamaglia e Augusto Caminito (1972)
Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno, regia di Bitto Albertini (1972)
Racconti proibiti... di niente vestiti, regia di Brunello Rondi (1972)
Timanfaya, regia di José Antonio de la Loma (1972)
Uccidere in silenzio, regia di Giuseppe Rolando (1972)
Incensurato provata disonestà carriera assicurata cercasi, regia di Marcello Baldi (1972)
El más fabuloso golpe del Far-West, regia di José Antonio de la Loma (1972)
Leva lo diavolo tuo dal... convento (Frau Wirtins tolle Töchterlein), regia di Franz Antel (1973)
24 ore... non un minuto di più, regia di Franco Bottari (1973)
...e continuavano a mettere lo diavolo ne lo inferno, regia di Bitto Albertini (1973)
La mano spietata della legge, regia di Mario Gariazzo (1973)
Tre per una grande rapina (Le mataf), regia di Serge Leroy (1973)
La polizia sta a guardare, regia di Roberto Infascelli (1973)
Oi teleftaioi tou Rupel, regia di Grigoris Grigoriou (1973)
Qualcuno ha visto uccidere... (Un par de zapatos del '32), regia di Rafael Romero Marchent (1974)
Squadra volante, regia di Stelvio Massi (1974)
Che matti... ragazzi! (Dschungelmädchen für zwei Halunken), regia di Ernst Hofbauer (1974)
Cani arrabbiati, regia di Mario Bava (1974)
I figli di Zanna Bianca, regia di Maurizio Pradeaux (1974)
La moglie giovane, regia di Giovanni D'Eramo (1974)
La polizia chiede aiuto, regia di Massimo Dallamano (1974)
Processo per direttissima, regia di Lucio De Caro (1974)
Il venditore di palloncini, regia di Mario Gariazzo (1974)
Ordine firmato in bianco, regia di Gianni Manera (1974)
La polizia ha le mani legate, regia di Luciano Ercoli (1975)
Lo straniero di silenzio, regia di Luigi Vanzi (1975)
Frankenstein all'italiana, regia di Armando Crispino (1975)
Un matrimonio immorale (Der zweite Frühling), regia di Ulli Lommel (1975)
Gli angeli dalle mani bendate, regia di Oscar Brazzi (1975)
Che stangata ragazzi (Zwei Teufelskerle auf dem Weg ins Kloster), regia di Ernst Hofbauer (1975)
I quattro del clan dal cuore di pietra (El clan de los Nazarenos), regia di Joaquín Luis Romero Marchent (1975)
Il richiamo del lupo, regia di Gianfranco Baldanello (1975)
Mark il poliziotto, regia di Stelvio Massi (1975)
I sette del gruppo selvaggio, regia di Gianni Crea (1975)
Due cuori, una cappella, regia di Maurizio Lucidi (1975)
Furia nera, regia di Demofilo Fidani (1975)
Il medaglione insanguinato, regia di Massimo Dallamano (1975)
Peccato senza malizia, regia di Theo Campanelli (1975)
Promessa sposa (Pepita Jiménez), regia di Rafael Moreno Alba (1975)
Le deportate della sezione speciale SS, regia di Rino Di Silvestro (1976)
Mark colpisce ancora, regia di Stelvio Massi (1976)
Quelli della calibro 38, regia di Massimo Dallamano (1976)
Storia d'amore con delitto (Blondy), regia di Sergio Gobbi (1976)
Dedicato a una stella, regia di Luigi Cozzi (1976)
Le due orfanelle, regia di Leopoldo Savona (1976)
Mettetemi in galera... ma subito (Babanin Evlatlari), regia di Ernst Hofbauer (1976)
La padrona è servita, regia di Mario Lanfranchi (1976)
Quel pomeriggio maledetto, regia di Mario Siciliano (1977)
Poliziotto sprint, regia di Stelvio Massi (1977)
Torino violenta, regia di Carlo Ausino (1977)
Suor Emanuelle, regia di Giuseppe Vari (1977)
Tentacoli, regia di Ovidio G. Assonitis (1977)
Cara sposa, regia di Pasquale Festa Campanile (1977)
La polizia è sconfitta, regia di Domenico Paolella (1977)
L'avventurosa fuga, regia di Enzo Doria (1978)
Poliziotto senza paura, regia di Stelvio Massi (1978)
Un poliziotto scomodo, regia di Stelvio Massi (1978)
Non sparate sui bambini, regia di Gianni Crea (1978)
Enfantasme (L'enfant de la nuit), regia di Sergio Gobbi (1978)
Memoria, regia di Francisco Macián (1978)
Scorticateli vivi, regia di Mario Siciliano (1978)
Il triangolo delle Bermude (El Triángulo diabólico de las Bermudas), regia di René Cardona Jr. (1978)
La signora ha fatto il pieno (Es pecado... pero me gusta), regia di Juan Bosch (1978)
Provincia violenta, regia di Mario Bianchi (1978)
Bermude: la fossa maledetta, regia di Tonino Ricci (1978)
Malabestia, regia di Leonida Leoncini (1978)
Papaya dei Caraibi, regia di Joe D'Amato (1978)
Solamente nero, regia di Antonio Bido (1978)
Sono stato un agente C.I.A., regia di Romolo Guerrieri (1978)
Piccole labbra, regia di Domenico Cattarinich (1979)
Duri a morire, regia di Joe D'Amato (1979)
Il fiume del grande caimano, regia di Sergio Martino (1979)
Sbirro, la tua legge è lenta... la mia... no!, regia di Stelvio Massi (1979)
La supplente va in città, regia di Vittorio De Sisti (1979)
Midnight blue, regia di Raimondo Del Balzo (1979)
Incontro con gli umanoidi (Encuentro en el abismo), regia di Tonino Ricci (1979)
Torino centrale del vizio, regia di Bruno Vani e Renato Polselli (1979)
Concorde Affaire '79, regia di Ruggero Deodato (1979)
Bersaglio altezza uomo, regia di Guido Zurli (1979)
Libidine, regia di Raniero Di Giovanbattista (1979)
Un'ombra nell'ombra, regia di Pier Carpi (1979)
Pensione amore servizio completo, regia di Luigi Russo (1979)
Lady Lucifera (Polvos mágicos), regia di José Ramón Larraz (1979)
La vedova del trullo, regia di Franco Bottari (1979)
Incubo sulla città contaminata, regia di Umberto Lenzi (1980)
Poliziotto solitudine e rabbia, regia di Stelvio Massi (1980)
Journal d'une maison de correction, regia di Georges Cachoux (1980)
Carnada, regia di José Juan Munguía e Douglas Sandoval (1980)
Buitres sobre la ciudad, regia di Gianni Siragusa (1980)
Mafia, una legge che non perdona, regia di Roberto Girometti (1980)
Orgasmo nero, regia di Joe D'Amato (1980)
Paradiso Blu, regia di Joe D'Amato (1980)
Speed Driver, regia di Stelvio Massi (1980)
Tony, l'altra faccia della Torino violenta, regia di Carlo Ausino (1980)
El poderoso influjo de la luna, regia di Antonio del Real (1981)
Pierino il fichissimo, regia di Alessandro Metz (1981)
L'ultimo harem, regia di Sergio Garrone (1981)
Buona come il pane, regia di Riccardo Sesani (1981)
Desperate moves, regia di Ovidio G. Assonitis (1981)
Il falco e la colomba, regia di Fabrizio Lori (1981)
L'ultima volta insieme, regia di Ninì Grassia (1981)
Piraña paura (Piranha II: The Spawning), regia di James Cameron (1982)
Il sommergibile più pazzo del mondo, regia di Mariano Laurenti (1982)
Porno: situación límite, regia di Manuel Esteba (1982)
La villa delle anime maledette, regia di Carlo Ausino (1982)
Cambogia Express (Angkor: Cambodia Express), regia di Lek Kitaparaporn (1982)
È forte un casino!, regia di Alessandro Metz (1982)
Los líos de Estefanía, regia di Augusto Fenollar (1982)
La vocazione di Suor Teresa (La voce), regia di Brunello Rondi (1982)
La casa del tappeto giallo, regia di Carlo Lizzani (1983)
Un povero ricco, regia di Pasquale Festa Campanile (1983)
Rush, regia di Tonino Ricci (1983)
Sea's woman - La donna del mare, regia di Sergio Pastore (1984)
Maladonna, regia di Bruno Gaburro (1984)
Rage - Fuoco incrociato, regia di Tonino Ricci (1984)
Squadra selvaggia, regia di Umberto Lenzi (1985)
Mercenari dell'apocalisse, regia di Leandro Lucchetti (1986)
3 Supermen in Santo Domingo, regia di Italo Martinenghi (1986)
Penombra, regia di Bruno Gaburro (1986)
Questione d'onore (Rage of honor), regia di Gordon Hessler (1987)
Tango blu, regia di Alberto Bevilacqua (1987)
Uccelli 2 - La paura (El ataque de los pájaros), regia di René Cardona Jr. (1987)
La notte degli squali, regia di Tonino Ricci (1988)
Fuoco incrociato, regia di Alfonso Brescia (1988)
Blu elettrico, regia di Elfriede Gaeng (1988)
Don Bosco, regia di Leandro Castellani (1988)
Taxi killer, regia di Stelvio Massi (1988)
Bangkok... solo andata, regia di Fabrizio Lori (1989)
Presunto violento (Présumé dangereux), regia di Georges Lautner (1990)
Un metro all'alba, regia di Fabrizio Lori (1990)
Grazie al cielo, c'è Totò, regia di Stefano Pomilia (1991)
Voci dal profondo, regia di Lucio Fulci (1991)
Madre padrona, regia di Stefano Pomilia (1991)
Out of Control, regia di Ovidio G. Assonitis e Robert Barrett (1992)
L'urlo della verità, regia di Stelvio Massi (1992)
Mashamal - Ritorno al deserto, regia di Paolo Fondato (1998)
Queen's messenger, regia di Mark Roper (2001)
Orient Express - Viaggio senza ritorno (Death, deceit and destiny aboard the Orient Express), regia di Mark Roper (2001)
She, regia di Timothy Bond (2001)
L'acqua... il fuoco, regia di Luciano Emmer (2003)
Languore, regia di Lorenzo Sportiello - cortometraggio (2004)
Pochi giorni per capire, diretto da Carlo Fusco (2009)
Prigioniero di un segreto, diretto da Carlo Fusco (2010)
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