" Quando comincio a scrivere c'è sempre un personaggio che si rifiuta di prendere vita. Non che abbia niente di falso nella sua psicologia, però resiste, lo si deve spronare, trovargli le parole: tutta la tecnica che ho acquisito in anni di fatiche va profusa affinché appaia vivo ai miei lettori. Alle volte provo un'acre soddisfazione quando un recensore lo elogia come il personaggio meglio tratteggiato della storia: tratteggiato magari no, di sicuro però trascinato. Ed è un tale peso sulla mia mente ogni volta che riprendo il lavoro, come un pranzo mal digerito che non si toglie dallo stomaco, sottraendomi il piacere della creazione in ciascuna scena dove compare. Non fa mai niente di inaspettato, non mi sorprende mai, e mai che prenda l'iniziativa. Tutti gli altri personaggi sono docili, lui è un intralcio e basta.
Di lui, tuttavia, non si può fare a meno.
E arrivo a immaginarmi un Dio che prova la stessa sensazione rispetto a qualcuno di noi. I santi, si può dire che in un certo senso si creino da sé. Prendono vita eccome. Hanno una sorprendente capacità d'azione mediante la parola. Si tengono fuori dalla trama, senza esserne influenzati. Noi, viceversa, dobbiamo essere sbattuti da tutte le parti. Possediamo l'ostinazione dell'inesistenza. Siamo legati mani e piedi alla trama, e Dio ci spinge straccamente a destra e a manca secondo la sua volontà: personaggi privi di poesia, privi di libero arbitrio, la cui unica rilevanza è che, chissà dove e chissà quando, dovremo contribuire ad arredare la scena su cui un personaggio vivente si muove e parla, offrendo magari ai santi l'opportunità di esercitare il loro libero arbitrio. "
Graham Greene, Fine di una storia, traduzione di Alessandro Carrera, Prefazione di Scott Spencer, Postfazione e cura di Domenico Scarpa, Collana La memoria n. 1295, Palermo, Sellerio, 2024¹; pp. 331-332.
[Prima edizione originale: The End of the Affair, London: William Heinemann, 1951]
Il cristianesimo è ancora possibile in ogni momento… non è legato ad alcuno dei dogmi impudenti che si sono insigniti di tale nome; non ha bisogno né della dottrina di un Dio personale, né di quella di un peccato, né di quella dell’immortalità, né di quella della redenzione, né di quella della fede; può decisamente fare a meno di una metafisica, più ancora dell’ascetismo e di una «scienza naturale» cristiana… Colui che dicesse oggi: «Io non voglio essere soldato», «io non mi curo dei tribunali», «io non richiedo l’intervento della polizia», «io non voglio fare niente che turbi la mia pace interiore e se devo soffrire niente mi garantirà meglio la pace della sofferenza…», costui sarà cristiano.
La fede, per Marx, scaturisce dalla consolazione dinanzi alla sofferenza umana. Sofferenza che, durante questo periodo, si è accentuata con l'industrializzazione. Infatti una celebre frase del filosofo è:
"La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di situazioni in cui lo spirito è assente. Essa è l'oppio dei popoli"
Foto di Pedro Figueras presa dal sito web di Pexels
In qualsiasi forma, è bene che le convinzioni religiose (superstizione) non entrino in politica. I disvalori cristiani hanno reso l'Italia un Paese dove, per motivi religiosi (superstizione), si sono commessi omicidi e ostracismi; l'antisemitismo nasce con il cristianesimo: di questo abbiamo prove anche in Italia, con la presenza di numerosi ghetti ebraici (istituiti in Italia tra il XVI e il XIX secolo, secondo i dettami della bolla Cum nimis absurdum di papa Paolo IV del 1555). La chiusura dei ghetti avvenne solo nell'Ottocento.
Il culto cristiano (d'origine ebraica) è stato importato in Italia, in un'epoca in cui eravamo già Civilizzati dalla cultura greco-romana; il cristianesimo non rappresenta affatto le radici italiane/europee, ma un pessimo momento storico di regressione sociale. Il cristianesimo è una superstizione antisemita, xenofoba, razzista, omofoba, misogina, maschilista; se non ci fossero mai più state, dopo il fascismo, interferenze politiche della chiesa cattolica nella politica italiana, oggi avremmo un welfare socialdemocratico e diritti sociali, civili ben garantiti.
Dichiararsi pubblicamente cattolici, manda un messaggio preciso: si dice ai terzi di essere maschilisti, misogini, razzisti, xenofobi, omofobi; si professa di essere persone Incivili e Ignoranti, poiché la chiesa di Roma fa apologia di tali disvalori. Un papa, un sacerdote della chiesa cattolica non è altro che uno sciamano, un truffatore: un soggetto meschino che usa la superstizione, l'Ignoranza altrui per condurre una vita privilegiata, senza lavorare. Qualsiasi 'opinione' provenga da tali TRUFFATORI va tassativamente rigettata.
La religione non è verità, ma superstizione; è un aspetto privato delle persone, non pubblico; un religioso ha diritto a fare ciò che vuole, secondo i suoi principi, del suo corpo, della sua vita, non di imporlo agli altri - bambini compresi, a cui si deve offrire Cultura.
La religione non è Cultura, ma mera superstizione, creduloneria, da cui tenersi alla larga; per comportarci in modo Civile non abbiamo bisogno di alcuna religione, ma di una Coscienza - che si può costruire solo attraverso Scienza e Cultura.
[Sulle atmosfere tenebrose del basso Medioevo; il vizio metafisico; per Leopardi la religione cristiana fu sinonimo di oscurità e timore, a partire dalla visione che ebbe a tre anni dei "bruttacci" (monaci incappucciati) che percorrevano in processione, di notte, le vie di Recanati; il cristianesimo come distruttore della natura e corruttore della ragione; malanimo verso Platone che insinuò, prima del cristianesimo, il timore di una punizione eterna (inferno) per chi avesse scelto il suicidio (Dialogo di Plotino e di Porfirio); timore dell'inferno che Leopardi ebbe fino a poco tempo prima di morire, con preghiera a Ranieri che, se avesse avuto sentore dell'ora estrema, gli chiamasse un prete.]
[…] si può considerare che la barbarie cupa ed oscura e vilmente e stranamente crudele de’ bassi tempi non proveniva solamente dall’ignoranza, ma da questa mescolata alla religion cristiana. Se fosse stata una barbarie pagana, quella religione aperta, chiara, materiale, senza misteri, avrebbe dato a quella ignoranza un colore piú allegro e a quei costumi un carattere meno profondo. Ma le menti erano tutte piene di quel sombre, di quel misterioso, di quel lugubre, di quello spaventoso della religion cristiana massimamente guasta dalla superstizione; lo spirito del tempo era modellato sopra queste forme metafisiche e astratte; l’uomo era malvagio per natura della società, come sempre; aggiunta alla malvagità l’ignoranza, la superstizione e lo spirito cupo del tempo, il vizio prese il carattere di metafisica, cosa notabile, e ben diversa dagli antichi vizi che generalmente erano piú naturali, e quantunque gravi e dannosi, tuttavia si soddisfacevano apertamente […] E quindi la barbarie prese quel carattere tenebroso, e la malvagità divenne scelleraggine profondissima.
La più vera e autentica preghiera non consiste nel chiedere a una qualche – presumibile o meno – entità super-celeste di esaudire o – per lo meno – d’intercedere per ovviare – porre rimedio – a una specifica nostra imprevista, se non critica, défaillance. La più vera e autentica preghiera è di rimuovere il nostro – pressoché onnipresente – egoismo. È dunque contemplazione della pura vacuità,…
Cercare gli interessi di Cristo, la via per la felicità
In un tempo in cui l’umanità sembra andare alla deriva, come ritrovare speranza e dare senso al vivere? Padre Lepori, abate generale dell’Ordine Cistercense, risponde nel volume Gli interessi di Cristo.
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“ «Vi era una donna allora in Alessandria — narra la Storia ecclesiastica del contemporaneo Socrate [Scolastico], avvocato alla corte costantinopolitana — il cui nome era Ipazia. Costei era figlia di Teone, filosofo in Alessandria, ed era giunta a un tale culmine di sapienza da superare di gran lunga tutti i filosofi della sua cerchia, ricevere in eredità (diadochè) l'insegnamento della scuola platonica derivante da Plotino, esporre a un libero uditorio tutte le discipline filosofiche [...]. Da ogni parte accorrevano a lei quanti volevano filosofare.»
Ipazia «aveva raggiunto un tale vertice d'efficacia nell'insegnamento, ed era così giusta e saggia e così straordinariamente bella e attraente» che gli allievi s'invaghivano di lei, si legge in Suida, il lessico bizantino del X secolo, nel lungo articolo intitolato Ipazia, o della faziosità degli Alessandrini. Le notizie di Suida derivano da due narrazioni, oggi perdute, del tempo di Giustiniano: quella, vera o presunta, di Esichio di Mileto e la Vita di Isidoro, ultimo sacerdote del tempio di Serapide, composta dall'ultimo scolarca dell'Accademia di Atene, il neoplatonico Damascio; di questa ci restano assai scarni frammenti. È presumibile sia la prima a dichiarare che Ipazia, «essendo per natura più dotata del padre, non si fermò agli insegnamenti tecnico-matematici praticati da lui ma si diede alla filosofia vera e propria, e con valore: pur essendo donna ella indossava il tribon [il mantello dei predicatori cinici] e andava per le vie del centro della città a spiegare pubblicamente a chiunque volesse ascoltarla Platone, Aristotele o qualcun altro dei filosofi.» “
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Brano tratto da Ipazia, l’intellettuale, saggio di Silvia Ronchey raccolto in:
AA. VV., Roma al femminile, a cura di Augusto Fraschetti, Laterza (collana Storia e Società), 1994¹; pp. 214-15.
1Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto?
2 Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra.
3 Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
4 Non si addormenterà, non prenderà sonno,
il custode d'Israele.
5 Il Signore è il tuo custode,
il Signore è come ombra che ti copre,
e sta alla tua destra.
6 Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.
7 Il Signore ti proteggerà da ogni male,
egli proteggerà la tua vita.
8 Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso capitolo siamo tornati a parlare di horror, di un fanta-horror per la precisione ossia Sea Fever. La storia di una studentessa universitaria che, trovandosi su un peschereccio per fare le sue ricerche, si imbatte insieme all’equipaggio con uno strano organismo bioluminescente che blocca la nave. La creatura non sembra aggressiva e dopo un po’…
In un primo momento Hegel pose il #cristianesimo sullo spesso piano dell'ebraismo; tuttavia si rese, successivamente, conto dei tratti originali della figura di #Cristo e lo considerò una conciliazione (#sintesi) rispetto alle due forme di religiosità. Nel cristianesimo, infatti, attraverso l'amore, l'uomo si ricongiunge con #Dio. #Gesù #muore perché il suo popolo non ha compreso il suo messaggio d'amore; tuttavia i suoi seguaci (le varie Chiese) hanno, secondo Hegel, riprodotto gli stessi errori degli ebrei ed ecco perché sono condannate da Hegel. Occorre, dunque, una nuova religione