Tumgik
#morti orribili
rosaleona · 9 months
Text
Omicidio Chiavari, Mahmoud alla finanza prima di morire: “Sfruttato e pagato in nero”
Omicidio Chiavari, Mahmoud alla finanza prima di morire: “Sfruttato e pagato in nero” https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/08/02/omicidio-chiavari-mahmoud-aveva-denunciato-le-sue-condizioni-di-lavoro-alla-guardia-di-finanza-si-cerca-la-sua-testa/7249626/
Decapitato dai suoi datori di lavoro perché li aveva denunciati alla finanza dato che lo pagavano a nero.
Decapitato.
Non picchiato (che sarebbe comunque ingiusto) ma addirittura ucciso e decapitato.
Immagino che nei secoli passati fosse questa la pena che si infliggeva agli schiavi rei di ribellarsi.
Ecco, questo ragazzo di diciotto anni era il loro schiavo.
Sono attonita.
8 notes · View notes
ilfascinodelvago · 11 months
Text
È un’orgia schifosa di partite IVA e mutui sospesi, di soldi buttati, di Pininfarina, di pachino e di Baudo, di mostruosità tutte italiane che riemergono come in un sanguinolento rigurgito, un rigurgito fatto di trippa, di crostini di milza e telegiornali orribili, di messe menzognere, di bucatini all’amatriciana e segreti di Stato, di calendari e di stragi, di morti, di morti, di morti e di punte dell’iceberg, perché qui in questo paese dal valore ormai unicamente meteorologico e culinario ogni scandalo è sempre una cosiddetta punta dell’iceberg e rimanda a centomila altri, eccolo questo colossale rigurgito, questo labirinto di orrori, dietro ogni gomitata, dietro ogni sguardo cattivo un fascicolo in procura e un conto all’estero, e una strana fierezza, e una classe dirigente bigotta e ubriacona e ladra, eccolo questo nostro paese logoro, affaticato, stremato, eccolo il paese della grande arte rinascimentale.
Mattia Torre, A questo poi ci pensiamo
72 notes · View notes
arcobalengo · 11 months
Text
💬 Ne abbiamo ripetutamente parlato e presentato fatti durante i briefing: l'Ucraina si sta rapidamente trasformando in uno degli hub mondiali della trapiantologia "nera". Molti fatti sono stati trattati nel film "Tanks for a Kidney". Esso fornisce ulteriori prove del fatto che il regime di Kiev sta espiantando i suoi combattenti feriti per ottenere i loro organi.
❗️ Il business prospera grazie alle elevate perdite dell'AFU in prima linea. Dopo le opportune procedure chirurgiche, i corpi vengono bruciati e i parenti vengono informati che il militare è scomparso. Queste terribili manipolazioni sono impossibili senza il permesso del regime di Kiev.
Nel Paese si è fatto molto per semplificare il più possibile l'"attività" dei trapiantatori. La procedura di prelievo di organi da persone decedute che non hanno dato il consenso a vita a donare i propri organi dopo la morte è stata notevolmente semplificata.
Non solo le cliniche pubbliche ma anche quelle private hanno ottenuto il diritto di eseguire trapianti. Riuscite a immaginare cosa sia oggi una clinica privata in Ucraina?
I principali beneficiari dei programmi di trapianto in nero in Ucraina sono i Paesi occidentali. Lo stesso scenario è stato elaborato in Jugoslavia. Tutti gli organi prelevati da coloro che sono morti sono andati a soddisfare i bisogni e le esigenze degli occidentali.
Il regime di Kiev è pronto a pagare gli aiuti militari che riceve con qualsiasi cosa, ora anche con gli organi umani dei propri cittadini. Un giorno l'Ucraina capirà a cosa servivano davvero i suoi "amici" americani ed europei.
☝️ Il Paese è stato letteralmente messo sotto i ferri. Mi viene in mente la storia del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (TPI). Anche allora molte cose furono trascurate e non viste, ma poi, quando il procuratore dell'ICTY Carla Del Ponte si dimise, scrisse un libro di memorie che descriveva questa parte più orribile e disse che nessuno era stato punito per questi crimini orribili e da incubo.
- Maria Zakharova
10 notes · View notes
otelma1945 · 3 months
Text
PRIMA PAGINA RADIO 3 -MATTINATA ORRIBILIS, TUTTE LE CUGINE E ZIE NAZISIONISTE ALL'ATTACO dell'unica voce schierata dall'altra parte dopo anni di politicamente corretto!! TUTTE DONNE!! che contavano uno per uno i casi di uccisioni e attentati di rivolta e non provano NULLA NULLA per un popolo che considerano evidentemente di razza inferiore come i maiali i polli le vacche di cui si può enumerare solo così a spanne di decine di migliaia, come del resto i migranti i morti in mare. NON hanno nomi , famiglie storie da raccontare sui nostri giornali, come per gli ucraini ma vengono ammassati a tanto una tonnellata come i pesci dell'oceano!! QUESTE SONO LE MADRI DEI NOSTRI FIGLI E FUTURI DIRIGENTI !!!
0 notes
lamilanomagazine · 1 year
Text
I leader del G7 hanno deposto fiori al Peace Memorial Park di Hiroshima
Tumblr media
I leader del G7 hanno deposto fiori al Peace Memorial Park di Hiroshima I leader del G7 hanno deposto fiori in un memoriale per le vittime del bombardamento atomico statunitense di Hiroshima in una cupa apertura di un vertice oscurato dai timori di un potenziale conflitto nucleare in Ucraina. Quando la forte pioggia del primo mattino ha iniziato a diminuire, l'ospite del summit, il primo ministro giapponese Fumio Kishida, e sua moglie, Yuko, hanno accolto i leader e le loro mogli all'ingresso del Museo del Memoriale della Pace della città, dove hanno visto ricordi grafici dell'attacco alla città il 6 agosto 1945 e delle sue raccapriccianti conseguenze. Il leader giapponese – la cui moglie indossava una spilla d'oro a forma di gru origami, simbolo dell'eredità nucleare della città – ha detto che raggiungere un mondo libero dalle armi nucleari è il suo "lavoro di vita". Joe Biden è diventato il secondo presidente degli Stati Uniti in carica a visitare Hiroshima, dopo Barack Obama nel 2016, mentre Rishi Sunak è il primo ministro britannico a visitare il sito del primo attacco nucleare del mondo. Si stima che tra le 60.000 e le 80.000 persone morirono all'istante, ma alla fine dell'anno il bilancio delle vittime era salito a 140.000 poiché altri soccombevano alle ustioni e alle malattie causate dall'esposizione alle radiazioni. I media sono stati esclusi dal museo per tutta la durata della visita – tra le speculazioni sul fatto che i leader avrebbero visitato solo l'ala est dell'edificio, che descrive i pericoli di una guerra nucleare, o anche passare attraverso l'edificio principale, che contiene foto di vittime con ferite orribili. Il gruppo è uscito dal museo dopo circa 30 minuti e, guidato da Kishida e Biden, ha fatto la breve passeggiata verso un cenotafio in onore delle 333.907 persone le cui morti sono state attribuite al bombardamento atomico quasi otto decenni fa. Insieme, i leader si sono fatti avanti per deporre corone di fiori al Peace Memorial Park di Hiroshima – donati loro dagli scolari locali – sui podi di fronte al memoriale, con la sua fiamma eterna e la targa che recita: "Lasciate che tutte le anime qui riposi in pace, perché non ripeteremo il male". Il guscio bruciato della cupola della bomba atomica, uno dei pochi edifici sopravvissuti all'attacco, poteva essere visto in lontananza. Dopo un momento di silenzio, c'è stata una cerimonia di gruppo per piantare un alberello di fiori di ciliegio, propagato da un albero sopravvissuto all'esplosione atomica. I leader hanno poi incontrato un hibakusha sopravvissuto al bombardamento. In una mattinata intrisa di simbolismo, questa è stata la prima volta che i leader dei paesi del G7 – tra cui tre che possiedono armi nucleari – hanno visitato il museo insieme. I funzionari statunitensi hanno detto che Biden, in una ripetizione dell'approccio adottato da Obama, non ha intenzione di presentare scuse – una mossa che andrebbe male negli Stati Uniti, dove i bombardamenti atomici di Hiroshima e, tre giorni dopo, Nagasaki sono visti come una rapida fine della guerra del Pacifico. Ma lui e gli altri leader hanno visto alcune delle mostre strazianti del museo, che includevano vestiti bruciati e strappati, il contenuto carbonizzato della scatola del pranzo di un bambino e ciocche di capelli umani di persone che hanno subito l'esposizione alle radiazioni. Kishida, che rappresenta un collegio elettorale di Hiroshima, ha detto che gli accordi sulla necessità di realizzare un mondo senza armi nucleari sono stati tra i suoi obiettivi durante il vertice di tre giorni, che dovrebbe essere dominato dalla guerra in Ucraina e dalla crescente potenza militare ed economica della Cina. "Confermeremo ancora una volta la nostra determinazione a lavorare per un mondo senza armi nucleari e speriamo di trasmettere al mondo la nostra forte determinazione a proteggere l'ordine internazionale libero e aperto basato sullo stato di diritto", ha detto Kishida ai giornalisti mentre partiva per Hiroshima. "Spero che qui a Hiroshima, il G7 e i leader di altri paesi dimostrino il loro impegno per la pace, che sarà ricordata nella storia". In linea con il desiderio di Kishida di mettere le armi nucleari in cima all'agenda, il comunicato finale del vertice dovrebbe criticare la Russia per aver minacciato di usare armi nucleari tattiche in Ucraina. Obama, che ha vinto il premio Nobel per la pace per la sua visione di un mondo senza armi nucleari, ha tenuto un discorso al parco della pace nel 2016 e ha abbracciato un hibakusha sopravvissuto al bombardamento atomico. Ma ha trascorso solo 10 minuti nella hall del museo, dove gli è stato mostrato un piccolo numero di mostre simboliche. Kishida ha cercato di spostare il disarmo nucleare in cima all'agenda del vertice di quest'anno e, secondo quanto riferito, ha insistito affinché i leader del G7 visitino non solo i memoriali della pace, ma anche il museo. "Credo che il primo passo verso qualsiasi sforzo di disarmo nucleare sia quello di fornire un'esperienza di prima mano delle conseguenze del bombardamento atomico e di trasmettere fermamente la realtà", ha detto prima della visita al museo della pace. C'è poco entusiasmo per ridurre le scorte nucleari in un momento in cui la Russia ha emesso minacce sottilmente velate di usarle contro l'Ucraina, e mentre la Corea del Nord sta sollevando timori di un nuovo test nucleare dopo una serie di lanci di missili a lungo raggio.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
enkeynetwork · 2 years
Link
0 notes
lyokotears · 2 years
Text
⊰᯽⊱┈──╌❊ - ❊╌──┈⊰᯽⊱
𝐌𝐀𝐍𝐀𝐌𝐈
⊰᯽⊱┈──╌❊ - ❊╌──┈⊰᯽⊱
𝐍𝐎𝐌𝐄
↳Manami
Manami Sumatorisū (passato)
𝐒𝐎𝐏𝐑𝐀𝐍𝐍𝐎𝐌𝐄
↳Mami
𝐃𝐀𝐓𝐀 𝐃𝐈 𝐍𝐀𝐒𝐂𝐈𝐓𝐀
↳17/09/2022
13/06/2002 (passato)
𝐋𝐔𝐎𝐆𝐎 𝐃𝐈 𝐍𝐀𝐒𝐂𝐈𝐓𝐀
↳Regno dei Morti
San Pietroburgo, Russia (passato)
𝐎𝐑𝐈𝐆𝐈𝐍𝐈
↳Giapponesi/russe
𝐆𝐄𝐍𝐄𝐑𝐄
↳Androgeno (she/her)
Femmina (passato)
𝐎𝐑𝐈𝐄𝐍𝐓𝐀𝐌𝐄𝐍𝐓𝐎
↳Omosessuale
𝐇𝐎𝐁𝐁𝐘
↳Leggere, scrivere, cantare e dipingere
𝐒𝐄𝐆𝐍𝐎 𝐙𝐎𝐃𝐈𝐀𝐂𝐀𝐋𝐄
↳Vergine
Gemelli (passato)
⊰᯽⊱┈──╌❊ - ❊╌──┈⊰᯽⊱
𝑨𝑺𝑷𝑬𝑻𝑻𝑶
𝐒𝐏𝐄𝐂𝐈𝐄
↳Scoiattolo comune (albina)
𝐀𝐋𝐓𝐄𝐙𝐙𝐀 𝐄 𝐏𝐄𝐒𝐎
↳1,50x45kg
1.76x58kg (passato)
Tumblr media
⊰᯽⊱┈──╌❊ - ❊╌──┈⊰᯽⊱
𝑷𝑬𝑹𝑺𝑶𝑵𝑨𝑳𝑰𝑻𝑨̀
↳𝐈𝐍𝐅𝐏
Manami è una donna estremamente introversa e solitaria; non ama le interazioni sociali e le interazioni con le altre persone, tanto che la sola azione è parecchio estenuante per lei.
Riguardo l'esternazione delle emozioni, Manami non sembra essere molto emotiva, anzi appare distaccata e fredda nella maggior parte delle situazioni, anche quelle in cui di essere indifferente non c'è bisogno; la verità è che Manami sente le emozioni in maniera differente, più forti e "martellanti" nella mente della ragazza, ma non riesce a trovare il modo di moderarle, quindi la sua scelta è non lasciarle trapelare.
In generale, non è la persona migliore con cui parlare se si vuole avere conforto o lasciar trapelare troppe emozioni, in quanto non si avrà una risposta emotiva altrettanto potente, per quanto sia una ragazza empatica, ma anche questo non trapela.
È al contempo una ragazza molto testarda e determinata, se vuole qualcosa va a prenderla, per questa ragione è agli occhi altrui una persona forte. Nasconde così la sua fragilità.
L'unica persona con riesce ad esteriorizzare ciò che prova senza neppure sforzarsi, è Thalie, a cui riserva una parte a sé stante del suo carattere.
Con lei è emotiva, dolce e calorosa, ci tiene a farle comprendere per bene ciò che prova; anche se non si esclude che parte del suo carattere influisca sulle decisioni e su alcuni comportamenti che si ritrova, un classico esempio è la sua timidezza ancora presente e la sua difficoltà a comunicarle ciò che desidera senza impacciarsi o avere paura del rifiuto; questo la rende davvero insicura riguardo se stessa e il continuo della relazione.
In genere però, si impegna molto affinché Thalie abbia al suo fianco una persona "perfetta", e cerca così di nascondere ogni sua insicurezza.
⊰᯽⊱┈──╌❊ - ❊╌──┈⊰᯽⊱
𝑩𝑨𝑪𝑲𝑺𝑻𝑶𝑹𝒀
↳Manami nasce il 13/06/2002, e cresce a Greenland Centrale, in una famiglia disfunzionale e abusiva.
Trascorre la sua infanzia nella solitudine più nera, isolata dai suoi stessi genitori e tenuta lontano il più possibile dal mondo esterno; non era costretta, i suoi genitori su limitavano a raccontarle fin dalla tenerissima età storie orribili su ciò che c'era esternamente alle quattro mura.
Per questa ragione, fidandosi della parola dei suoi genitori, la piccola non si azzarda neanche per idea ad avere rapporti con l'esterno, limitandosi ad averli con sua sorella, nonostante avessero due età differenti; forse per questa ragione quest'ultima cercava di convincerla invece a passare del tempo con i bambini della sua età.
Data l'insistenza della sorella, un giorno Manami uscì dalla sua bolla, e accompagnata da lei si diresse al parco.
Lì tentò di approcciare gli altri bimbi della sua età, ma i tentativi furono vani, i bambini la consideravano strana per i suoi comportamenti timidi.
I suoi genitori avevano ragione, le persone non facevano per lei, ma l'esterno sì; si innamorò di tutto quel verde e dell'aria fresca, tanto che la piccola cominciò a dirigersi al parco solo per arrampicarsi sugli alberi grandi e giocare da sola con i suoi amici immaginari, aveva 9 anni.
Questi furono i momenti in cui scoprì la sua passione per la natura, la botanica, l'arte, la musica e soprattutto la letteratura.
E fu questo il periodo in cui piantò il suo amato albicocco, albero simbolo della sua persona.
Passava intere giornate nella pace dei sensi, lei e i suoi libri, accompagnata dalla sua amica, la natura che la circondava; almeno finché un giorno, un soggetto non comparve nella sua vita.
Un cucciolo di scoiattolo nero della sua età, giorno dopo giorno cominciò ad infastidirla, fino a cominciare a percuoterla.
Nonostante la presenza della sorella Juliette che le offriva protezione, ne rimane profondamente segnata, tanto che smette quasi completamente di parlare per paura che qualcuno cominci a percuoterla esattamente come quel bambino stava facendo.
Nonostante le sollecitazioni dei suoi genitori però, Manami si rifiuta di rinunciare alla sua "ora d'aria" lontana da loro, per un semplice motivo:
La piccola mese dopo mese cresce e matura velocemente, capendo così la situazione di tensione tossica in cui si trovava; l'attaccamento morboso dei suoi genitori verso di lei, la loro bizzarra iperprotettività, ma soprattutto gli abusi verso sua sorella.
Pian piano si rendeva conto dei lividi, dei graffi e del sangue secco su di lei, nonostante non fosse mai accaduto di fronte a lei, in qualche modo era consapevole la colpa fosse dei genitori.
Juliette era la sua unica amica, e lei, anche se piccola, riusciva a comprendere la gravità della situazione, ed era risentita dai comportamenti dei genitori, ragion per cui cercava di staccarsi da loro.
Fu a loro che diede la colpa quando, mesi dopo, Juliette decise di trasferirsi a Parigi per trovare lavoro, lasciandola così sola con sé stessa, i suoi genitori e lo scoiattolo nero.
Fuggì di casa andando a vivere nel parco per mesi interi, quel posto per lei era più confortevole della sua stessa dimora, perciò neanche per scherzo le balenò l'idea di tornare.
Inoltre, la sua preoccupazione principale, ovvero lo scoiattolo, sparì per sempre nel momento in cui sparì Juliette.
Passò molto tempo immersa nella sua adorata natura, nutrendosi di frutti e bevendo acqua dalle fontane; durante questo lasso di tempo inoltre, decise di allenarsi nel caso il bambino tornasse. Nonostante gli allenamenti non fossero neanche vicini alla professionalità, ebbero effettivamente risultati e la piccola sviluppò forza fisica e agilità.
Questo suo idilliaco stile di vita venne però interrotto dalla sua condizione di malnutrizione che le provocò un malore tale che fu costretta ad andare in ospedale, da cui fu poi successivamente riaffidata ai genitori. Aveva 10 anni.
Manami nasce frequentò mai le elementari, e per forza di cose neppure le medie, tanto che le sue uniche conoscenze le acquisì negli anni di lettura.
Leggete fu la sua salvezza, i libri erano l'unica porta che la conduceva al di fuori di una realtà che lei non accettava.
Aveva 11 anni quando i primi pensieri suicidi si insediarono nella sua giovane mente; era arrivata a quell'età senza comunicare col mondo esterno, si sentiva un fantasma in un mondo che non la voleva, ed era per questo che la situazione era diventata fin troppo pesante da reggere.
Ma la sua fine, per una ragione di mancato coraggio, non giunse, e visse nella solitudine altri due anni, quando finalmente decise di rivoluzionare la sua vita.
Voleva che anche una sola anima si accorgesse di lei, voleva un amico che fosse reale, e per questa ragione si iscrisse a scuola di nascosto, falsificando le firme dei suoi genitori.
Liceo artistico; avrebbe voluto frequentare il classico, ma era sicura che in qualche modo si sarebbe annoiata.
Mai scelta fu più sbagliata, Manami odiava quella scuola, l'arte e soprattutto il fatto che ancora una volta le sue scarse doti comunicative l'avevano resa invisibile.
Voleva abbandonare, e così fece, smise di frequentare i corsi dopo due mesi, ma per qualche assurda ragione non venne mai bocciata.
Accadde durante un pomeriggio al parco, sopra il suo amato albicocco ormai cresciuto cresciuto così tanto da riuscire ad ospitarla all'interno del fogliame, mentre leggeva, incontrò colei che le avrebbe stravolto la vita per sempre.
Si chiamava Thalie, ed era la più bella creatura che avesse mai visto.
Sentiva che la ragazza era speciale, per questa ragione, senza neppure pensarci, le parlò.
Thalie diventò così il suo primo rapporto umano in assoluto.
Le due fecero subito amicizia nei giorni a seguire, creando un legame forte di fiducia che porterà Thalie a confessare di subire angherie dai suoi compagni, per via di una sua particolarità: l'eterocromia.
Non furono poche le volte in cui Manami utilizzò le sue abilità di combattimento per difenderla, e per lo stesso motivo ricominciò ad allenarsi, questa volta seriamente; fu durante i giorni in cui faceva tutto questo per lei, che capì di esserne innamorata.
Quasi in concomitanza con ciò, fece la ricomparsa nella sua vita, dopo quattro lunghi anni, Juliette.
Manami si sentiva felice, ogni giorno le raccontava ciò che successe negli anni di assenza; notava però un disinteresse generale da parte della sorella, che invece sembrava più interessata al limite dell'ossessivo a scattare foto con lei da pubblicare su Instagram.
Manami era turbata, tanto che in un impeto di rabbia, sfruttando il seguito che si era costruita in quei pochi giorni grazie alla sorella, fece un post dove raccontava come si sentiva riguardo la situazione, scatenando un putiferio, in quanto molte ex amiche di Juliette si ritrovavano nel racconto, e iniziarono ad "esporre" la ragazza a loro volta, rovinando così la carriera, in quanto lo scandalo fu tale che le agenzie smisero di contattarla per paura di rovinarsi la reputazione.
Manami in seguito alla notizia, non smetterà neppure per un attimo di sentirsi in colpa per ciò che le sue azioni avevano causato; ma in suo perfetto stile continuava la sua vita insieme all'unica persona rimasta al suo fianco, Thalie. Il suo inconscio però le suggerisce di giorno in giorno di attaccarsi morbosamente a lei per paura di perderla.
Passa un lasso di tempo di circa 8 mesi, e tra alti e bassi il tutto stava tornando in qualche modo stabile, tranne quando assorbiva le emozioni negative di Thalie, che invece non passava un buon periodo.
Fu qui che degli strani individui fecero la loro comparsa; non sapeva dire con precisione quanti fossero, inizialmente si sentiva solo continuamente osservata, ma passò poco prima che i primi attacchi a livello finisco vennero compiuti.
Venne accoltellata, strangolata nel sonno e infine sparata, nell'arco complessivo di un mese. Inutile fu il tentativo di Thalie di proteggerla.
Manami viveva nel terrore che le capitasse qualunque cosa; fu così che smise di uscire, sopportava i genitori pur di attaccarsi alla vita.
Ma ciò non serviva, e alla fine della fiera non fece altro che sentirsi soffocare e impazzire, soprattutto per lo stretto contatto con coloro che odiava.
Uscì allo scoperto dopo settimane d'inferno, scappò di casa per via degli abusi verbali da parte dei suoi genitori, non aveva posto dove stare e così si rifugiò ancora una volta nel suo albero.
Il suo unico pensiero era guadagnare per trasferirsi, e riguardo ciò un colpo di fortuna le accadde; una donna lasciò cadere una cifra di soldi perfettamente corrispondente al prezzo della casa in cui aveva deciso di vivere, quella affianco alla casa di Thalie.
Manami ne approfittò così per acquistarla e cominciare una nuova vita.
Nulla accadde in un lungo lasso temporale, nessuna di quelle persone fece mai più la sua comparsa, perciò Manami tirò un sospiro di sollievo e decise così di mettersi in sesto.
Un mese dopo l'acquisto della casa, alla sua porta si presenta qualcuno di cui aveva perfetta memoria;
Era lui, lo scoiattolo nero che le dava il tormento da piccola. Jiru.
Non seppe neanche mai neanche lei il perché della sua decisione, ma come se fosse naturale decise di ospitarlo finché non si fosse trovato una nuova casa.
È peculiare il modo in cui la loro evoluzione si evolve; Jiru era la seconda persona con cui Manami lega, prova affetto per lui e gli sta vicino nonostante sia sicura lui non provi lo stesso. Ignora volontariamente qualunque dimanica tossica.
È grazie al ragazzo che però, riesce ad aprire le pagine nere della vita di sua sorella.
Scopre così che fu lei, anni e anni fa, a pagarlo per provocare dolore a Manami.
L'unica spiegazione che c'era secondo lui, è che Juliette cercasse vendetta per tutti gli abusi subiti per "colpa" sua da parte dei genitori. Erano come dei contorti dispetti da parte della sorella.
Fu sempre grazie a Jiru che scoprì che tutte le cose strane che le stavano capitando in quei mesi non erano altro che il continuo di quel distorto dispetto da parte di Juliette.
Non ci fu neanche il tempo di ragionarci su che un altra tragedia accade; la scuola di Manami subisce un attentato, e lei ne rimane coinvolta, rompendosi il braccio, le gambe e tre costole, perdendo la testa quasi completamente.
Cercò sempre di rimanere forte, ma cadde nel buco della depressione, con conseguenti istinti suicidi.
Tenta il suicidio buttandosi dal quinto piano di un palazzo, ma miracolosamente sopravvive, e cerca di continuare la sua vita come se nulla fosse accaduto.
Qualche settimana più tardi si iscrive, insieme al suo immancabile compagno di avventure Jiru, al liceo classico.
Le cose lì procedono essenzialmente bene.
Le sue esperienze passate però, come meccanismo di difesa, le modificano il carattere, rendendola perfino coraggiosa e quasi socievole, tanto che, il primo giorno salva da un gruppo di bulli un ragazzo.
Non ci strinse amicizia però, rimanendo così una buona azione a sé stante.
Da quel giorno però cose strane accaddero, ad esempio notava che in camera sua alcune cose sparivano o cambiavano di posto. Era sicura non fosse Jiru il colpevole, per questo era certa ci fosse la sorella di mezzo ancora una volta; fino a quando, una sera, Jiru coglie in flagrante la persona che, se questo non si fosse messo in mezzo, l'avrebbe sicuramente accoltellata.
Era proprio lui, il ragazzo che salvò quel primo giorno di scuola.
Nè lei nè Jiru però furono capaci di fermarlo quella sera, fuggì sotto ai loro occhi.
Manami era convinta che questa non sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto il ragazzo, ma si svagliava; a parte per alcune lettere e pacchi inquietanti, contenenti ciocche di capelli, non rivide mai più quel bizzarro individuo.
Non passò molto prima che un altra figura entrerà a far parte della sua vita.
Era un misterioso uomo vestito di scuro che non parlava con nessuno, rimaneva fermo sotto casa sua a smanettare col suo tablet.
Manami era parecchio spazientita, era convinta fosse qualche altra disgrazia che le stava capitando, quindi un giorno gli andò a parlare personalmente.
Dalla sua conversazione con l'uomo emersero però fatti interessanti riguardanti la sua identità e la storia della sua vita; come se l'uomo aspettasse tutta la vita di dirle cosa sapeva di lei, iniziò a parlare senza sosta.
Per prima cosa, porta alla luce i nomi dei complici di Juliette, tali Zenas, persona su cui si focalizzava particolarmente, Amalia e Yurica; non erano altro che tre serial killer evasi da un carcere di massima sicurezza norvegese.
In secondo luogo invece, parlerà di fatti pesanti riguardanti il suo passato, tra cui, la ricostruzione del suo rapimento.
Manami aveva una storia diversa alle spalle;
Nasce a San Pietroburgo il 13/06/2002, da una famiglia con già due figli alle spalle, di cui lei la terza.
I suoi rapitori invece erano due fuggitivi, una Russa e uno Giapponese, che si incontrò per caso in un hotel proprio a San Pietroburgo; lei era un soggetto pericoloso e mentalmente instabile, rinchiusa in un ospedale psichiatrico, lui un ladro molto abile.
Nacque l'amore e si sposarono dopo sei mesi.
Ebbero subito una bambina che però, per via dell'instabilità mentale della madre, e la poca presenza del padre, non riuscivano a mantenere, così la piccola passò un infanzia di maltrattamenti, come riportato dalle numerose denunce archiviate dalle forze dell'ordine.
La signora dopo cinque anni rimase nuovamente incinta, ma grazie all'aiuto del marito, prese la decisione di abortire.
Appena arrivata in clinica però, come descritto dagli infermieri lì presenti, passando per il reparto maternità, si innamorò di una cucciola di scoiattolo albino.
Dopo la procedura di raschiamento, uscita dallo studio, decise bene di tentare di portarla via con sé, ma venne scoperta e denunciata, inutilmente, dato che le accuse caddero.
La donna però non si diede per vinta, e convinse suo marito di compiere quella follia con lei.
Il piano andò a buon fine, e pochi giorni dopo la sua mescita, la piccola Manami venne tolta dalle braccia dei suoi genitori, a quanto pare senza alcun valido motivo.
Manami non seppe bene come prendere la notizia, in quanto la sua vita non era stata altro che una menzogna, ma decise di disattivare la parte emotiva di sé, e sentirsi sollevata in avanti aveva finalmente dato una spiegazione ai comportamenti della sua famiglia.
Si fece dare persino i contatti della sua famiglia biologica nella speranza di ristabilire un legame, ma non riuscì a rintracciarli al momento.
Manami inoltre decide di perdonare e comprendere Juliette, comunicandoglielo un giorno tramite una lettera, nella speranza di riprendere i rapporti.
Venne trovata morta suicida il giorno dopo, con lei i suoi genitori.
Non capì mai il motivo del suo gesto.
In seguito alla morte della sorella, Manami divenne l'ombra di se stessa.
Finiva continuamente al pronto soccorso per il suo stato di malnutrizione, non rideva né piangeva più, era solo in pezzo di carne che camminava.
Fu un evento specifico che le fece riprendere in mano, almeno in parte, le redini della sua vita: il 27 novembre finalmente si fidanza con la sua amata Thalie, che ormai amava da ormai tre anni.
La malasorte però non finì di perseguitarla;
Dopo qualche mese dall'inizio della relazione, Thalie fu costretta a ritirarsi in sé stessa per problemi legati alla sua salute mentale, causando in Manami l'ennesimo trauma, che sarà per lei la goccia che farà traboccare il vaso.
Nel lasso di tempo in cui venne "abbandonato", Manami si ritira definitivamente nell'alcool e nei medicinali; questi ribalteranno totalmente la sua personalità, ancora una volta, rendendola irascibile e tendente alla violenza verso il prossimo.
Durante un attacco di ira, ferisce uno studente lasciandogli un libro, venendo così additata come pericolosa ed esclusa;
Gli unici che le staranno vicini furono Jiru, che cambierà nome in Lebown, Jahseh e Kara, due amici del ragazzo che prendono simpatia per lei, e infine Misaki, una ragazza con cui non aveva scambiato parola fino a quel momento, ma che aveva deciso di offrirle supporto.
Ormai tutto era un inferno senza ritorno, un motivo per far traboccare ancora di più quel vaso; ormai era difficile vederla sobria.
Senza il supporto dell'unica persona di cui le importava, sentiva dentro di sé un vuoto, ed era certa che questo vuoto non sarebbe mai stato colmato; perciò un giorno andò sul tetto della sua scuola, prima dell'arrivo degli studenti, con l'intenzione di farla finita, ma proprio nel momento in cui si distolse dalla sua idea, venne spinta di sotto.
La vide prima di cadere, era la fidanzata del ragazzo che aveva ferito, Farah.
Miracolosamente o no, si salvò, ma ad un certo punto venne improvvisamente rapita; ancora oggi non si è al corrente dell'identità del rapitore, e neanche del suo movente.
Fece ritorno a casa come se nulla fosse dolo due mesi, con una personalità completamente mutata, senza ricordi di ciò che aveva passato se non alcuni flashback sconnessj, ma soprattutto la consapevolezza improvvisa di avere poteri sovrannaturali.
Fu così che le verrà spiegata da Orion la sua vera identità, per la seconda volta;
Lei era uno spirito, una specie molto rara più potente di quella umana.
La notizia però non la scompose minimamente, in quanto ormai aveva ormai cominciato da tempo a non provare null'altro che apatia, il vaso ormai era in mille pezzi.
L'unica con cui effettivamente riusciva a provare qualcosa di positivo, era la sua amata Thalie di cui la pausa era terminata, riuscendo così a ritagliare del tempo per tutte e due come una vera coppia.
Fu in questo periodo di stabilità mentale ed emotiva che Manami iniziò a scrivere e comporre molte canzoni sotto lo pseudonimo di "Dahku", che parlavano appunto della sua persona speciale.
Pensava che lentamente la sua vita stesse prendendo la giusta grinza; fino a quando, ovviamente, in seguito a una discussione pesante con Thalie che porterà quest'ultima a un cambio repentino della personalità. La situazione infierirà tanto sulla giovane Manami, e lo stress conseguito la portò a tentare il suicidio, buttandosi dal suo palazzo.
Mentre Thalie, per lo stesso motivo, il 12 luglio si spense, lei rimase in vita nonostante i numerosissimi tentativi di farla finita.
Il suo stato non descrivibile neppure con le migliori parole; carne retta dalle ossa, viva solo perché respira; e proprio come un vegetale non mangiava, non parlava e non usciva più. Dormiva per giorni interi sperando nell'arrivo della morte.
Mesi dopo scoprì perfino che la sua amata era reincarnata in un altro corpo.
Superata la gioia iniziale, si rese conto che provando a stringere rapporti con la "nuova" Thalie, Ceci, sentiva che c'era qualcosa di sbagliato, lei era sbagliata, e con lei il suo corpo e la sua anima.
Perciò, una sera, si sfogò di fronte ad Orion esprimendo il desiderio di morire per poi reincarnarsi per tornare tutt'uno con la sua amata;
Fu così che il 23 novembre, Manami andò a dormire, non risvegliandosi mai più.
Così finisce la tragica vita della 18enne.
O così lei pensava.
Quasi due anni dopo viene destata dallo stato comatoso in cui la sua anima transitava, niente di meno che da Thalie.
Passò un tempo indescrivibile a parole come bloccata in un sogno lucido insieme a Thalie che a volte la veniva a trovare.
Manami rinasce il 17/09 come dea della sfortuna.
⊰᯽⊱┈──╌❊ - ❊╌──┈⊰᯽⊱
𝑺𝑨𝑳𝑼𝑻𝑬
↳𝐅𝐈𝐒𝐈𝐂𝐀
Non ha alcun problema fisico.
↳𝐀𝐋𝐋𝐄𝐑𝐆𝐈𝐄
Non ha alcuna allergia.
↳𝐌𝐄𝐍𝐓𝐀𝐋𝐄
Manami non ha traumi "diretti", ma il suo inconscio porta memoria del suo passato, per questa ragione si comporta come se avesse vissuto in questa vita i traumi precedenti.
Presenta depressione maggiore, DAG, DBP e disturbo affettivo.
↳𝐅𝐎𝐁𝐈𝐄
Atelofobia
⊰᯽⊱┈──╌❊ - ❊╌──┈⊰᯽⊱
𝐈𝐍𝐅𝐎𝐑𝐌𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐈 𝐂𝐀𝐒𝐔𝐀𝐋𝐈
𝐜𝐨𝐥𝐨𝐫𝐞
↳Verde
𝐚𝐧𝐢𝐦𝐚𝐥𝐞
↳Gatto
𝐛𝐞𝐯𝐚𝐧𝐝𝐚
↳Succo all'albicocca
𝐜𝐢𝐛𝐨
↳Albicocche
𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚
↳Indie-pop
𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐦𝐦𝐢𝐫𝐚
↳Thalie
⊰᯽⊱┈──╌❊ - ❊╌──┈⊰᯽⊱
𝑪𝑼𝑹𝑰𝑶𝑺𝑰𝑻𝑨̀
↳Il titolo di Dea della Sfortuna le è stato applicato in quanto non ha quasi mai vissuto eventi fortunati nella sua vita.
↳Non ha alcun potere attualmente, in quanto Dea "simbolica", i poteri verranno in futuro o dovrà impararli.
↳Molte divinità hanno provato a cominciare con lei, invano dato che non ha mostrato segni di socialità.
↳Ha una strana fissa nel guardare le mani delle persone, non sa cosa possa significare ma non può farne a meno.
↳Il suo sogno attuale è essere più alta.
⊰᯽⊱┈──╌❊ - ❊╌──┈⊰᯽⊱
1 note · View note
telodogratis · 2 years
Text
Shock in Canada, 10 morti e 15 feriti per attacchi all'arma bianca
Shock in Canada, 10 morti e 15 feriti per attacchi all’arma bianca
<img src="” title=”Shock in Canada, 10 morti e 15 feriti per attacchi all’arma bianca” />Read MoreIn comunità remote, è caccia a due sospetti. Trudeau, raid con coltello orribili e scioccantiIn comunità remote, è caccia a due sospetti. Trudeau, raid con coltello orribili e scioccantiRSS di – ANSA.it
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
iopensomanonsono · 2 years
Text
Nell’opera Entretiens di Robert Poulet, lei dice che la maggior parte degli uomini che la circondano sembrano dei morti. Cosa intende? Si occupano di questioni volgarmente alimentari o aperitive. Bevono, fumano, mangiano, sono usciti dalla vita e per la vita. Digeriscono. La digestione è un atto molto complicato (di cui conosco il meccanismo) che li assorbe completamente: il loro cervello, il loro corpo... Non hanno più niente, hanno solo la pelle. Si metta su una terrazza, guardi le persone: al primo colpo d’occhio, riconoscerà tutta una serie di distrofie, volgari invalidità. Sono laide, penose da vedere! Sono orribili in tutti i Paesi, del resto. Ed io lo posso dire, visto che sono stato in molti Paesi: ero in missione per la sezione d’igiene della Società delle Nazioni. Gli uomini li vedo totalmente assorbiti da funzioni bassamente digestive. E l’istinto di conservazione (ci sono due istinti nell’uomo: la conservazione e la riproduzione). Si abbuffano dieci volte più del necessario, bevono dieci volte di più di quanto dovrebbero; non sono altro che apparecchi digerenti. A fatica potrà trovare un essere al fondo di questa zuppa alcolica e fumosa. Ma non è interessante. Abbiamo a che fare con mostri. Louis-Ferdinand Céline - Un profeta dell'Apocalisse. Scritti, interviste, lettere e testimonianze - Bietti
1 note · View note
smokingago · 2 years
Text
Sono stanco di essere Uomo
Succede che mi stanco di essere uomo
Succede che entro nelle sartorie e nei cinema smorto,
impenetrabile, come un cigno di feltro
che naviga in un’acqua di origine e di cenere.
L’odore dei parrucchieri mi fa piangere e stridere
Voglio solo un riposo di ciottoli o di lana
Non voglio più vedere stabilimenti e giardini
Mercanzie, occhiali e ascensori.
Succede che mi stanco dei miei piedi e delle mie unghie
E dei miei capelli e della mia ombra
Succede che mi stanco di essere uomo.
Dopo tutto sarebbe delizioso
Spaventare un notaio con un giglio mozzo
O dar morte a una monaca con un colpo d’orecchio.
Sarebbe bello andare per le vie con un coltello verde
E gettar grida fino a morir di freddo.
Non voglio essere più radice nelle tenebre,
barcollante, con brividi di sonno, proteso all’ingiù,
nelle fradicie argille della terra
assorbendo e pensando, mangiando tutti i giorni.
Non voglio per me tante disgrazie
Non voglio essere più radice e tomba
Sotterraneo deserto, stiva di morti,
intirizzito, morente di pena.
E per ciò il lunedì brucia come il petrolio
Quando mi vede giungere con viso da recluso
E urla nel suo scorrere come ruota ferita
E fa passi di sangue caldo verso la morte.
E mi spinge in certi angoli, in certe case umide,
in ospedali dove le ossa escono dalla finestra,
in certe calzolerie che puzzano d’aceto
in strade spaventose come crepe.
Vi sono uccelli color zolfo e orribili intestini
Appesi alle porte delle case che odio,
vi sono dentiere dimenticate in una caffetteria
vi sono specchi
che avrebbero dovuto piangere di vergogna e spavento,
vi sono ombrelli dappertutto e veleni e ombelichi.
Io passeggio con calma, con occhi, con scarpe,
con furia, con oblio
passo attraverso uffici e negozi ortopedici
e cortili con panni tesi a un filo metallico:
mutande, camicie e asciugamani che piangono
lente lacrime sporche.
Pablo Neruda UOMINI
Tumblr media
22 notes · View notes
ideeperscrittori · 2 years
Text
HO FALLITO ANCHE STAVOLTA Come tanti di voi, nel tentativo di inserire l'angoscia in una cornice di razionalità, ho cercato febbrilmente notizie sulle cause del conflitto. «La complessità. Devi considerare la complessità. Cercala dappertutto e vedrai un sacco di ragioni». C'erano persone che lo dicevano con insistenza. E chi sono io per far finta di niente di fronte a convinzioni così radicate? Parto subito con una confessione. Ci sono casi in cui faccio letteralmente schifo nella ricerca di motivi plausibili all'interno della complessità. Quando c'è di mezzo una guerra, per esempio, non ci riesco mai. Nelle guerre contro Iraq e Afghanistan ho visto solo quella cosa chiamata con una parola novecentesca mai passata di moda: imperialismo. Ma non mi sono perso d'animo per le sconfitte del passato. Ho provato di nuovo a tuffarmi nella complessità per cercare un motivo. Volevo dimostrare a me stesso di esserne capace, almeno una volta. Pensavo alla complessità come a una sorta di rompicapo. «Quando l'avrai risolto, tutto sarà chiaro e ti ritroverai in un mondo che sarai in grado di comprendere», mi ripetevo. Tutti vogliono comprendere il mondo per essere meno spaventati. Persino io. Ho letto una quantità immane di articoli, approfondimenti e testimonianze che parlavano di storia del Donbass, dei crimini commessi dal governo ucraino in quella regione, della deriva iper-nazionalista e quasi messianica del governo ucraino, dell'uso di una milizia di estrema destra per commettere cose orribili, della preoccupazione per l'espansionismo NATO, della ferocia repressiva contro la popolazione filorussa separatista, delle tante uccisioni, dell'eroe nazionale ucraino che era anche un boia nazista, di altre faccende molto brutte che non sto a raccontare perché penso di aver reso l'idea: Sono storie orribili, sono crimini contro i diritti umani perpetrati per anni. Apro una parentesi sui crimini contro l'umanità. Non sono un'esclusiva dell'Ucraina. Anche la civilissima Italia li commette quando finanzia la guardia costiera libica che deporta i migranti in veri e propri lager in cui avvengono torture, schiavismo, violenze, stupri e uccisioni. È una cosa che mi è venuta in mente quando mi sono addentrato nella complessità. Chiusa parentesi. Ma torniamo all'Ucraina. Ho cercato notizie dappertutto sulla storia degli ultimi anni e ho visto un terribile scenario di violenze nel Donbass. Poi è venuta la parte difficile. Ho tentato di trovare un motivo convincente, qualcosa che mi portasse a dire: «Stavolta devo proprio ammetterlo. Per quello che ho saputo, Putin non poteva fare altro. È stato costretto dalle circostanze». Ho fallito. In questo campo fallisco sempre. In tutte le guerre vedo statisti che sfruttano rabbia, rancori e sofferenze per dire: «Eh, l'invasione era l'unica possibilità rimasta. Non lo faccio per la mia disumana sete di potere. Lo faccio per giustizia».. Non c'è una guerra che non sia stata verniciata con una patina di presunte nobili motivazioni. Si chiamano pretesti. Sì, ammetto la sconfitta. Come ho già scritto, sono una frana nell'arte di setacciare la complessità per cercare motivi razionali in una guerra. La mia è una lunga storia di fallimenti. Quando gli USA hanno invaso l'Afghanistan non ho pensato neanche per un secondo: «Che altro potevano fare? 3000 morti nel più grave attacco terroristico della storia! Non c'era altra scelta!». L'altra scelta l'ho vista. Col tempo non sono migliorato. Anzi, sono diventato sempre più scarso. Perché non ci riesco? Perché sono addirittura peggiorato? Ho una teoria. A costo di sembrare uno che cerca scuse, devo segnalare al gentile pubblico che parto con uno svantaggio perché ho un ricordo conficcato nella testa. Senza volerlo, seguo un consiglio di Gino Strada, che in un'intervista faceva notare un elemento comune a tutte le guerre: il massacro dei civili. Gino Strada suggeriva di usare un'altra espressione al posto della parola "guerra". Non ho mai dimenticato quell'espressione e quindi nei miei pensieri non la chiamo "guerra": la chiamo "sterminio di civili". Capite bene che così diventa difficile dire: «Eh, Putin non poteva fare altro che sterminare civili. Dobbiamo capirlo». No. Non lo capisco. Non riesco a trovare neanche una microscopica giustificazione per questo implacabile sterminio di civili. Non la trovo per migliaia di ventenni russi mandati a morire. Non la trovo per la distruzione di ospedali e intere città. E non la trovo per una catastrofe umanitaria gigantesca che costringe milioni di persone ad abbandonare tutto e scappare. Per dirla tutta, non trovo motivazioni etiche o razionali nemmeno negli argomenti di coloro che soffiano sul fuoco dell'escalation (tanto per far precipitare il mondo in una guerra molto più grande con lo spettro di una minaccia nucleare) e sanno solo inventare sanzioni indiscriminate per colpire i popoli, mentre i patrimoni degli oligarchi vengono sfiorati con una desolante fiacchezza che fa a pugni con i titoli roboanti dei giornali. «Sequestrato uno yacht», leggiamo. Tolgono (temporaneamente) due caramelle a gente con patrimoni di miliardi di euro perché c'è un'opacità che non consente altro, perché l'Occidente vede la trasparenza patrimoniale come il fumo negli occhi, anche per volontà di tanti fantamiliardari delle nostre parti che non vogliono fastidi. Già, si limitano a congelare per qualche tempo lo yacht di un oligarca. Fanno cose così. Meno male che ogni tanto ci pensano gli squatter a occupare una villa principesca, anche se è una goccia nel mare. Lo so, sto divagando. E non voglio ancora smettere. Potrei anche raccontarvi la storia di tante armi usate ora contro gli ucraini, fornite alla Russia da aziende occidentali negli anni scorsi, anche dopo l'invasione della Crimea, aggirando embarghi di facciata. L’Occidente, che ora tenta di raccontarsi come un angolo di purezza incontaminata, ha armato persino la Russia. Ho letto anche questo mentre affogavo nella complessità. E chissà in quali azioni belliche o terroristiche del futuro saranno usate le montagne di armi inviate oggi dall'Occidente nel teatro di guerra. Magari ci saranno altre occasioni per parlarne. Tanto quelle armi resteranno lì. Alla fine devo arrendermi alla cruda realtà: nella catastrofe odierna la complessità mi esplode in faccia. Vedo ragioni comprensibili solo nella lotta antimilitarista, nelle manifestazioni dei pacifisti russi che rischiano una dura repressione, nella diserzione, nelle azioni isolate di quei pochi squatter, nella ricerca di un faticoso dialogo per evitare guerre su larga scala, nel soccorso portato alla popolazione ucraina colpita dalla guerra. nella contropropaganda per indebolire il consenso del leader russo e del suo entourage, anche sfruttando eventuali falle di un controllo della rete che forse non è totale. A proposito di contropropaganda: so che i dittatori hanno una terribile paura del dissenso perché una guerra chiede grandi sacrifici ai popoli. Bisogna convincere la gente che la guerra è necessaria. Per questo i tipi come Putin cercano di bloccare l'internet e chiudono i giornali. La contropropaganda è una lotta non armata contro la guerra, guarda caso portata avanti da gente che non è stata molto brava a trovare attenuanti per l'invasione dell'Ucraina. Già, scommetto che in questo campo hanno fallito anche persone che (al contrario di me) fanno qualcosa di utile. Stanno deludendo chi chiedeva di trovare motivazioni convincenti di una guerra all'interno della complessità. Per fortuna. 
[L’Ideota]
22 notes · View notes
gregor-samsung · 3 years
Text
“ Di recente ho tenuto una conferenza in un’università dove uno studente mi ha detto che era una vera vergogna che gli uomini nigeriani fossero violenti come il personaggio del padre nel mio romanzo. Io gli ho risposto che avevo appena letto un romanzo intitolato American Psycho e che era una vera vergogna che i giovani americani fossero dei serial killer. Ora, è ovvio che la mia risposta era dettata da una lieve irritazione, ma a me non sarebbe mai venuto in mente di pensare che solo perché ho letto un romanzo in cui uno dei personaggi è un serial killer, questo sia in qualche modo rappresentativo di tutti gli americani. E non perché io sia una persona migliore di quello studente, ma perché, grazie al potere culturale ed economico dell’America, avevo molteplici storie dell’America. Avevo letto Tyler, Updike, Steinbeck e Gaitskill. Non avevo un’unica storia dell’America. Quando ho letto, qualche anno fa, che ci si aspetta che gli scrittori abbiano avuto un’infanzia molto triste per poter avere successo, ho cominciato a pensare come inventare cose orribili che avrebbero potuto farmi i miei genitori. Ma la verità è che ho avuto un’infanzia molto felice, piena di risate e di amore, in una famiglia molto unita. Ma ho anche avuto nonni morti nei campi profughi. Mio cugino Polle è morto per non aver ricevuto cure sanitarie adeguate. Uno dei miei piú cari amici, Okoloma, ha perso la vita in un incidente aereo perché i camion dei nostri pompieri erano rimasti senz’acqua. Sono cresciuta sotto regimi militari repressivi che non davano alcun valore all’istruzione, tanto che a volte i miei genitori non ricevevano lo stipendio. Cosí, da bambina, ho visto la marmellata sparire dalla tavola della colazione, poi è scomparsa la margarina, poi il pane è diventato troppo caro, e poi il latte è stato razionato. E soprattutto, le nostre vite sono state invase da una specie di normalizzata paura politica. Tutte queste storie hanno fatto di me quella che sono. Ma insistere solo sulle storie negative significherebbe appiattire la mia esperienza, trascurando le molte altre storie che mi hanno formato. L’unica storia crea stereotipi. E il problema degli stereotipi non è che sono falsi, ma che sono incompleti. Trasformano una storia in un’unica storia. “
Chimamanda Ngozi Adichie, Il pericolo di un'unica storia, Einaudi (Traduzione di Andrea Sirotti; Collana Vele), 2020. [Libro elettronico]
26 notes · View notes
tma-traduzioni · 2 years
Text
MAG111 - Caso 0173006 - "Affari di famiglia"
[Episodio precedente]
[CLICK]
ARCHIVISTA
Giusto, quindi basta che… lo leggo?
JULIA
È l'ultima pagina.
TREVOR
[Sbuffa una risata] Buona fortuna. Credo.
ARCHIVISTA
Ah, non restate per… non so, tenermi d'occhio?
JULIA
Non è un… a Trevor non piace usare il libro. Neanche a me. Mi fa sentire strana. I morti dovrebbero stare morti.
ARCHIVISTA
All-allora… cioè, perché lo tenete sotto mano?
TREVOR
Perché a volte parlare coi morti ti può evitare di diventare uno di loro. Andiamo Julia.
JULIA
Ah, batti un colpo quando hai finito.
ARCHIVISTA
Certo.
[passi che si allontanano]
Certo…
[porta che si chiude]
[silenzio eccetto per il normale rumore di sottofondo di frinire di insetti]
D'accordo… [Espira]
Okay.
[respiro profondo]
"La sua coscienza sfumava su e giù come la marea. Cercò di rifiutare le loro medicine, anche se per quale ragione non sapesse dire. Forse stava semplicemente cercando di spingere via l'odore di disinfettante e dolore che si alzava dal letto di ospedale. Lei era lì a volte, colei che aveva seguito in giro per il mondo. C'era quasi tristezza nei suoi occhi. Si sentì iniziare a scivolare, la certezza gelida di quello che stava succedendo si infiltrava nella sua carne, e mentre cadeva per l'ultima volta, sentì quella paura che tutto consuma. E il suo unico pensiero fu gridare chiedendo di sua madre. Ma con l'ultima vestige di volontà testarda, si rifiutò. Non avrebbe preso il suo ultimo momento. Fu in silenzio.
[Rombo inquietante con un sottofondo di statica che raggiunge un crescendo]
E così Gerard Keay finì."  
Gerard? Gerard Keay?
GERARD
Tu sei nuovo. Li hai uccisi?
ARCHIVISTA
Uh… chi?
GERARD
I Cacciatori. Avevano questo libro. Sono morti?
ARCHIVISTA
N-No.
GERARD
Allora fanculo. Gli ho detto che non parlerò.
ARCHIVISTA
Scusa, cosa?
GERARD
[Stanco] Non sono il loro dannato Manuale dei Mostri. Ho chiuso.
ARCHIVISTA
Io-io-io non – cioè, non è come sembra.
GERARD
No? Non mi hanno dato a te da usare come se fossi un dannato dizionario impacchettato in una scatola speciale?
ARCHIVISTA
Uh… Sì.
GERARD
Come ho detto.
Hai una sigaretta?
ARCHIVISTA
Uh, oh, sì. Ecco. P-puoi fumarla?
GERARD
Ugh. Non credo.
Già…
Bell’accendino. Sei un patito dei ragni, allora?
ARCHIVISTA
Cosa? Oh! Er, no. Non-non ho mai, uh… non ci ho proprio mai pensato. Sono-sono Jon. Sono con l’Istituto Magnus.  
Sono-sono l’Archivista.
GERARD
Quando è morta?
ARCHIVISTA
Circa un anno dopo di te.
GERARD
È stata una cosa serena?
ARCHIVISTA
No.
GERARD
Bene. Non credo che lei l’avrebbe voluto.
Dio, non riesco a immaginarmela che muore a letto.
Quindi sei il nuovo arrivato, allora? Segui i suoi passi?
ARCHIVISTA
Beh, alcuni di essi. Non… portano esattamente dove pensavo che avrebbero portato.
GERARD
Già, era fatta così.
ARCHIVISTA
Sto-sto cercando di fermare il Disconoscimento.
GERARD
[Espira] Non ci è riuscita, allora?
ARCHIVISTA
Non prima che, uh… Mi serve il tuo aiuto.
GERARD
[Sbuffa una risata] Davvero?
ARCHIVISTA
Lei pensava di aver trovato un-un modo per fermarlo. Credo. Se c’è qualcuno che sa qual era, sei tu.
GERARD
No.
ARCHIVISTA
Cosa? P-perché no? Se, se succede, se il Circo –
GERARD
Già, il mondo cambia in modi orribili. Per te. Io sono un libro.
ARCHIVISTA
Non puoi dire sul serio.
GERARD
Serio come la morte.
[risatina fantasmatica]
Fa male. Essere così. E non è come nessun tipo di dolore che puoi sentire quando sei vivo. È… fa male esistere. Essere morto e ancora qua. E quei due mi vogliono tenere così, così posso rispondere alle domande sul loro Dracula della settimana. Quindi no. Aiutami, o vai verso la tua piccola apocalisse senza niente.
ARCHIVISTA
Va bene. Cosa vuoi?
GERARD
Voglio andarmene. Voglio che prendi la mia pagina e la bruci.
ARCHIVISTA
Io-io-io non posso far– Lo scopriranno! Mi uccideranno.
GERARD
Strappala e prendila, allora. Fallo da un’altra parte.
ARCHIVISTA
M-m-ma se controllano il libro –
GERARD
Credo ti convenga sperare che non lo facciano.
ARCHIVISTA
Gerard, per favore…
GERARD
Vuoi risposte, strappa la mia pagina ora! Così so che non puoi fare marcia indietro.
ARCHIVISTA
[sospiro profondo] Okay.
GERARD
Okay.
ARCHIVISTA
[Espira] Pronto?
[GERARD inspira, soffocando il dolore, sul suono di fibre che si strappano]
Ecco.
GERARD
Grazie.
ARCHIVISTA
Beh, probabilmente mi hai ucciso.
GERARD
Morire non è così male. È restare morto che fa schifo.
ARCHIVISTA
Beh, queste perle di saggezza ne valgono di certo la pena, per ora.
GERARD
Rilassati. Non lo noteranno.
ARCHIVISTA
Allora?
GERARD
Okay, hai delle domande.
ARCHIVISTA
Solo una. Come fermo il Disconoscimento?
GERARD
[con indifferenza] No, non lo so.
ARCHIVISTA
[furioso] Cosa?!
GERARD
Oh, okay, okay, non so di preciso, ma… io e Gertrude siamo andati ovunque, rintracciando clown e mutaforma, cercando di trovare un modo per incasinarlo. Non ho trovato molto, ma Gertrude, lei ha capito un paio di cose. Pensava che potesse essere rallentato, ma niente di quello che potevamo fare prima l’avrebbe davvero fermato del tutto. Anche il Danzatore poteva essere rimpiazzato. Ma, una volta che comincia, allora potrebbe essere vulnerabile.
ARCHIVISTA
Vulnerabile a cosa?
GERARD
Non so.
ARCHIVISTA
Oh, dannazione!
GERARD
Ma ha detto che pensava di avere qualcosa che potesse farlo.
ARCHIVISTA
Cosa?
GERARD
Beh, non molto prima che finissi in ospedale, mi ha detto che se qualcosa l’avesse presa prima, dovevo… C’è un deposito in un complesso industriale su vicino a Hainault. Ha detto che l’aveva affittato con il nome di Jan Kelly, e aveva nascosto una chiave da qualche parte negli Archivi.
ARCHIVISTA
Oh. Uh, credo-credo di averla trovata.
GERARD
Beh, è in quel deposito. Qualunque cosa pensava che potesse interrompere il rituale, fermare il Disconoscimento, è là che si trova.
ARCHIVISTA
Ma non sai cos’è?
GERARD
No. Quando gliel’ho chiesto mi ha detto che me l’avrebbe fatto vedere quando saremmo tornati a Londra. Intendiamoci, aveva questo strano sguardo negli occhi, come se fosse una specie di battuta.
ARCHIVISTA
Ma… non lo era, n-no? Un-una battuta.
GERARD
Non penso. Gertrude non faceva battute.
ARCHIVISTA
Beh, nel peggiore dei casi credo che… continuo a non avere nulla.
GERARD
Direi di sì.
Quindi… uh, sei tu l’Archivista ora?
ARCHIVISTA
Qualsiasi cosa voglia dire.
GERARD
Non ti posso aiutare molto lì. Gertrude è sempre stata abbastanza evasiva al riguardo.
ARCHIVISTA
No-non ha mai mostrato nessuna… er, abilità, o parlato di… non so, il destino? Come se stesse… d-diventando qualcosa?
GERARD
Hmmm… Beh, poteva farsi dire delle cose dalla gente, a volte. Diventavano improvvisamente molto loquaci, e dicevano tutto quello di cui aveva bisogno. Non lo faceva spesso, però. Non credo le piacesse.
ARCHIVISTA
[pimpante] Oh, er, posso farlo anche io quello.
GERARD
Huh. Ti piace?
ARCHIVISTA
N-non lo so. Non ci ho mai pensato.
Sì credo… credo mi piaccia.
GERARD
Hmmm.
ARCHIVISTA
Leggeva le dichiarazioni?
GERARD
A volte. Se cominciava a tremare. La ravvivavano, credo. Nutrire l’Occhio, sai? A volte la sentivo attraverso il muro, che leggeva nell’aria, sentendo tutto.
ARCHIVISTA
Non… non usava un registratore?
GERARD
Non quando ero con lei. Viaggiava leggera. Lasciava molte cose indietro.
ARCHIVISTA
Sembra un po’ che non… ti fidassi di lei.
GERARD
Già, non mi fidavo. Volevo farlo, davvero, ma era sempre il lavoro. A volte mi ricordava mia mamma.
L’hai mai incontrata, mia mamma?
ARCHIVISTA
[nervoso] Erm… Non di, non di persona, è stato er… S-solo per reputazione.
GERARD
Huh. Beh, era anche lei, um, ‘orientata sull’obiettivo’. Spietata. Ma almeno Gertrude cercava di fare qualcosa di buono. Mia mamma aveva solo le sue ambizioni. Non l’avrebbe neanche mai ammesso, però. Era troppo orgogliosa per farlo. Si vedeva come parte della vera classe lavoratrice, diceva sempre che l’occulto era solo un club per ragazzi ricchi che giocavano alla politica con cose che non capivano. Penso che la sua tradizione fosse meno accademica e più la, uh…
ARCHIVISTA
S-strega del villaggio?
GERARD
[ridendo] Sicuro che non la conosci?
Già. Ma in fondo quello che voleva non era così diverso dagli idioti nelle torri di avorio che lei odiava. Sai, penso che, segretamente, volesse iniziare una piccola dinastia mistica tutta sua. Con me.
ARCHIVISTA
Come i, i Lukas? O i Fairchild?
GERARD
Beh, Fairchild è solo un nome, non sono una famiglia. I Lukas, invece, sì. La cosa è che è più difficile di quello che sembri. Quello che c’è là fuori… non gli importa del sangue.
ARCHIVISTA
Beh, c-cioè, eccetto i vampiri…
GERARD
Già, ovviamente eccetto i vampiri. Ma gli importano le tue scelte, le tue paure, non i tuoi genitori. Le famiglie sono solo utili perché ti spingono nella direzione giusta. E i Lukas sono molto bravi in quello.
ARCHIVISTA
E immagino che non siano… riluttanti a rimuovere un membro che potrebbe mettere il retaggio a rischio.
GERARD
Giusto. Sai, per un gruppo che venera un potere della solitudine, non sembrano mai avere problemi a riprodursi, o trovare single inquietanti che li sposino. È solo una di quelle cose, credo. Ma la maggior parte delle volte cerchi di mettere i tuoi discendenti sulla strada della venerazione, e non va molto bene. Basta un erede testardo che si impanichi sulla verità, e l’intera cosa crolla.  
ARCHIVISTA
E… quello eri tu?
GERARD
Già. È venuto fuori che non tutti crescono interessati solo al potere e la conoscenza come mia mamma.
ARCHIVISTA
Cos'è successo?
GERARD
Ho cercato di abbandonarla.
ARCHIVISTA
Capisco.
Vuoi… rilasciare una dichiarazione?
[Gerard fa una piccola risata]
GERARD
Perchè no? Cercherò di farla breve, prima che i Van Helsing si annoino.
ARCHIVISTA
Giusto. [colpo di tosse] Giusto.
Er… Dichiarazione di Gerard Keay, deceduto, riguardo alla morte di sua madre, Mary Keay. Dichiarazione rilasciata postuma dal soggetto, il 30 giugno del 2017.
Inizio della dichiarazione.
GERARD (DICHIARAZIONE)
Mia mamma ha passato tutta la sua vita sentendosi tradita.
Mi diceva sempre con una specie di ringhio che “il destino è per i signori”, e penso che in un modo suo ci credesse davvero. Sai, pensava che non fossimo abbastanza importanti per un destino. Ma non ha mai dimenticato che veniva da una casata nobile: Von Closen. Tutti avvolti in mistero e potere. Almeno, quello è ciò che credeva mia mamma. Non sono mai riuscito a trovare molto su di loro, per niente. Niente che dicesse che c’era qualcosa di speciale in loro eccetto, sai, forse la loro connessione con l’Istituto Magnus e Jonah Magnus. Ma lei non l’avrebbe mai accettato. Per lei, i suoi antenati erano questi ‘potenti saggi di divinità terribili’, i loro ‘destini rubati da un inutile dilettante’. [sbuffa una risata] Almeno così è come me l’ha raccontato.
Mi ricordo che Jurgen Leitner è stato il primo uomo che ho davvero odiato. Non l’avevo mai incontrato, ma quello era il nome sui libri che mia mamma passava tutto il suo tempo a leggere, e metà del tempo quando mi guardava, era per insegnarmi qualcosa su uno di essi. Lo idolatrava, penso, quasi quanto lo disprezzava. Pensava che fosse riuscito a fare quello che lei aveva sempre sognato: usare queste entità, senza essere legato a esse. Penso che lo vedesse come una specie di stregone. Quindi studiava quei libri che riusciva a trovare, ma tornava sempre a questo qui, questo catalogo senza nome dei morti intrappolati. È stato il suo primo, mi diceva sempre, e sarebbe probabilmente stato il suo ultimo.
Non ho mai conosciuto mio papà. Non per davvero. Lavorava negli Archivi come te, ma se n’è andato quando sono nato. Penso che volesse aiutare a crescermi. Ma a mia mamma non serviva l’aiuto, e dopo di me non è riuscita ad avere altri bambini, quindi l’ha ucciso nel sonno per esercitarsi nella sua rilegatura di libri. Credo abbia fallito. Ho sempre pensato che fosse qua dentro, ma quando l’ho finalmente avuto tra le mani, non c’era la sua pagina dentro.
Lei ha fatto del suo meglio per prendersi cura di me, e portarmi in questo mondo che abitava, ma non era una madre affettuosa o un’insegnante esperta. Il mio faticare con le sue lezioni la faceva infuriare. Beh, a ripensarci ora capisco che la sua conoscenza era appena di base. Ma ero un bambino. Potevo solo cercare di evitare la sua rabbia, e imparare le mie strane lezioni, scrivendo cose senza senso, e facendo finta di capire paradossi che la maggior parte degli adulti non poteva affrontare.
Viaggiavamo molto. Tra il suo lavoro diurno come rivenditrice di libri rari e la sua… vocazione, non era frequente che stessimo a Londra per più di un mese. Abbiamo incontrato cose che mi hanno quasi fatto vomitare da quanto avevo paura, e lei ci parlava come se fossero vecchi amici. Era terribile, ma suppongo che in molti modi, abbia funzionato. Ogni volta che cercavo di scappare il mondo ‘reale’ sembrava sempre così… ignorante che non avrei mai potuto farne parte. Quindi ho fatto del mio meglio per trovarmi un posto all’interno del mondo di mia mamma. Quando ero uno stupido teenager cacciavo i libri di Leitner con il meglio, ne ho anche trovati un paio. Li portavo a casa, e guardavo i suoi occhi illuminarsi. Ma erano sempre solo i libri che era felice di vedere.
Alla fine, sono cresciuto abbastanza e diventato abbastanza saggio da vedere la sua ossessione per quello che era: hubris. Viveva con attenzione appena sufficiente da non essere distrutta dalle cose che studiava, ma era tutto lì. Le cose che erano là fuori, non erano come domare il fuoco, non potevano essere contenute o usate per luce e calore. Il meglio che puoi sperare da loro sarebbe che non ti vedano, e invece mia mamma li inseguiva, ossessionata dagli altri che avevano provato a fissarli senza essere accecati: sai, Flamsteed, Smirke, Leitner. Idioti che hanno distrutto loro stessi inseguendo un segreto che non valeva la pena sapere. E la cosa peggiore era che lei mi ha marchiato come parte di tutto questo, senza la mia comprensione. O consenso.
Il nostro rapporto, per quello che era, è andato velocemente in rovina. Ma non sono mai riuscito ad andarmene. Non riuscivo a convincermi a tagliare quel ponte e abbandonarla, nonostante quello che diceva. E penso che lo sapesse. Penso che sapesse che mi aveva intrappolato. Ma era una vittoria vuota. Sapeva anche che non avrei continuato il suo lavoro, che qualunque destino avesse cercato di scrivere per il lignaggio dei Von Closen sarebbe morto con lei. Penso che potrebbe essere stato quello che l’ha finalmente spinta a farlo. A cercare di prendere pieno controllo del libro.
Mi ricordo l’odore quando sono tornato al negozio quel giorno, il pesante odore di sangue. Aveva appena finito di scrivere sul terzo foglio che aveva appeso su quel vecchio filo da pesca, appeso tra gli scaffali, ed era sul punto di svenire. Non avrebbe smesso, però. Non si sarebbe arresa. Ha spinto la lama di un rasoio e un pennarello verso di me, e mi ha pregato di aiutarla a finire. Tutto era rosso, ogni possibile sfumatura di scuro, e bagnato, e secco cremisi. Mi sono girato per scappare ma sono scivolato, sono caduto sul pavimento e sono strisciato, in preda al panico, giù in strada. Sono riuscito a barcollare fino a un caffè dall’altra parte della strada, e sono rimasto seduto lì sotto shock finché non è arrivata la polizia.
Tra il sangue sui miei vestiti, i testimoni che mi avevano visto lasciare l’edificio, e il fatto che le mutilazioni erano così terribili che il giudice ha detto che era “fuori questione suggerire che fossero auto-inflitte”, sembrava un caso già chiuso in partenza. E ad essere sinceri, c’era una parte di me che pensava che una vita in prigione sarebbe stato un prezzo onesto per la libertà. Il problema è stato che, qualsiasi rituale mia mamma stesse cercando di fare? Ha funzionato. Si era legata al libro, ed è stata in grado di manifestarsi quasi a piacere. Come sia riuscita a toglierlo dalla custodia della polizia non lo so, ma ha lasciato abbastanza delle altre prove ‘contaminate’ che il mio caso è stato giudicato un processo nullo. Mi è stato detto più tardi che non c’erano abbastanza prove da accusarmi di nuovo. A quanto pare molti dei testimoni avevano ritirato la loro testimonianza. Non sarei stato imprigionato, ma… ero lontano dall’essere libero.
Mi stava aspettando quando sono tornato a casa. Il rituale mezzo-finito l’aveva lasciata… danneggiata. Era potente, ma… erratica. Ovviamente incolpava me per il suo nuovo stato, diceva che se l’avessi aiutata sarebbe stata completamente oltre la morte. Ma com’era, non sarebbe andata da nessuna parte.
Per i successivi cinque anni mi ha infestato la vita. Facevo quello che chiedeva, ma ogni volta che svaniva per un paio di giorni, mi prendevo qualsiasi piccola vendetta potessi: bruciavo libri, coprivo tracce. A volte scappavo da qualche parte dove pensavo sarebbe stato difficile per lei seguirmi.
E alla fine, è stata Gertrude a salvarmi. È arrivata quando ero disperato, senza nessun posto dove andare, e mi ha offerto aiuto. Dovevo solo assicurarmi di prendere il libro mentre mia mamma stava svanendo, e portarlo da lei, e poi mi avrebbe liberato. Non le credevo per davvero, non penso, ma l’ho fatto lo stesso. Quando mi ha restituito il libro una settimana dopo, le sue pagine bruciate e lacerate, penso di aver pianto per il sollievo.
Non ho mai neanche pensato che mia mamma avesse potuto insegnare a Gertrude come fare nuove pagine prima di essere distrutta.
[sospiro] Penso che tu sappia il resto. Ho cominciato a lavorare con Gertrude per un paio di anni. Non mi sono reso conto di quanto fossi malato finché non mi ha raggiunto. E poi sono morto.
Penso… penso finalmente di aver capito perché mi abbia riportato qua. Solo non capisco perché mi abbia lasciato indietro.
ARCHIVISTA
Qual era il lavoro di Gertrude?
GERARD
Cosa?
ARCHIVISTA
C-cioè, io – Scusa, s-so molte cose su quello che faceva Gertrude ma non so davvero… perché lo stesse facendo, o q-quali fossero le sue intenzioni.
GERARD
Uguale a te. Credo.
ARCHIVISTA
Fermare il Disconoscimento?
GERARD
Non solo il Disconoscimento. Tutti quanti.
ARCHIVISTA
Ci sono altri rituali…
GERARD
È quello che diceva lei.
ARCHIVISTA
C-c-cosa fanno?
GERARD
Beh… Cambiano il mondo. Lo rendono nuovo.
ARCHIVISTA
Un’apocalisse.
GERARD
Una specie.
Quanto sai di queste cose, l’Occhio e tutto il resto?
ARCHIVISTA
Io non – Uh… sono, sono malvagie. Molti le considerano come delle divinità e h-hanno il potere di influenzare il mondo in modi innaturali, ma non possono direttamente esistere al suo interno, quindi si servono di avatar o, o servitori che corrompono e… qualche volta mostri che creano. Usano il loro potere in modi abbastanza piccoli da restare nascosti, e-e penso… penso che si nutrano della nostra paura.
GERARD
No, non si nutrono della paura. Loro sono la paura.
ARCHIVISTA
Come? C-cosa vuoi dire?
GERARD
Voglio dire quello che ho detto. Queste cose, queste forze, sono la nostra paura. Paure profonde. Primordiali. Sempre alla ricerca di modi di crescere e diffondersi.
ARCHIVISTA
No… M-m-ma quello non – C-cioè, non ha –
GERARD
Cosa? Quindi pensavi che fosse una coincidenza il fatto che inconoscibili coscienze aliene dal di fuori del nostro universo siano per caso praticamente tutte le cose di cui siamo terrorizzati?
ARCHIVISTA
Io – Come?!
GERARD
Non ne ho idea.
Persone più intelligenti di me sono morte cercando di capirlo. Voglio dire, forse sono apparse dal nulla la prima volta che qualcosa ha avuto paura. Forse sono ancora più antiche di così, e sono solo state ispirate da tutte le cose di cui abbiamo timore. Si sono create dalle nostre paure, o sono la ragione per cui siamo spaventati? Non lo so davvero.
ARCHIVISTA
Ma, ma non tutto quello che fanno genera paura.
GERARD
E se mangi un'omelette per pranzo, non passi ogni momento a mangiare l'omelette. Alcune cose richiedono preparazione. Specialmente se, sai, la tua spatola ha un po’ di libero arbitrio. E a volte penso che pezzi di loro semplicemente… colino nel mondo senza nessun motivo. O a volte vengono invocate.
ARCHIVISTA
Le paure cambiano. Le paure sono-sono-sono culturali.
GERARD
Molte di loro, sì, ma altre sono più profonde di così. E quando le nostre paure cambiano, lo fanno anche queste cose. Ma non è rapido. Gertrude pensa che siano rimaste le stesse dalla Rivoluzione Industriale. Sia a lei che a mia mamma piaceva seguire la lista di quattordici di Smirke.  
ARCHIVISTA
[Incredulo] B– Cioè, ci sono molte di più di quattordici cose di cui avere paura nel mondo. Dove tracci i confini?
GERARD
Hmmm.
Ho sempre pensato che sia utile immaginarle come dei colori. I confini sfumano insieme, e puoi parlare di piccole differenze: “oh, quello è indaco, quello è più lilla”, ma sono entrambi viola. Cioè, credo ci siano tecnicamente infiniti colori, ma li puoi raggruppare in alcuni colori principali. In gran parte è un po’ arbitrario. Cioè, perché sia il blu marino che il blu cielo si chiamano blu, quando il rosa è tutto un altro colore rispetto al rosso? Capito? Non so, è solo così che funziona.
E come i colori, alcuni di questi poteri, si nutrono o si bilanciano a vicenda. Alcuni si scontrano proprio, e davvero non puoi metterli insieme. Cioè, potresti vederli tutti come una cosa singola, credo, ma sarebbe abbastanza senza senso, sai, come… come cercare di descrivere una… maglietta parlando del concetto di colore.
C-certo, con queste cose non è un semplice spettro, sai, è più come –
ARCHIVISTA
Un infinito ammasso amorfo di terrore che si allarga in ogni direzione contemporaneamente.
GERARD
Ora stai capendo.
ARCHIVISTA
Come i colori, ma se i colori mi odiassero. Capito. Cristo, ho bisogno di una sigaretta.
GERARD
Già, beh, puoi aspettare. Non so quanto tempo ci resti.
ARCHIVISTA
Aspetta, se queste entità sono tutte basate sulla nostra, sulla nostra paura, al-all-allora cosa, cosa mi dici del, del resto –
GERARD
No. Non ci sono poteri divini di speranza, o amore, o indigestione, o quello che è. Almeno non che io abbia visto. Solo la paura. Non so perché.
ARCHIVISTA
D’accordo.
Quindi… quindi, ne conosco un, un paio… ma cosa sono, queste quattordici?
GERARD
[recita] “Robert Smirke ha diviso gli esseri in quattordici distinti Poteri, ognuno composto da una varietà di terrori minori, alcuni diretti e pratici, e altri più astratti.”
ARCHIVISTA
G-g-giusto. Conosco L’Occhio. La paura di essere osservato, giusto?
GERARD
Essere osservato, essere seguito, che i tuoi segreti più profondi vengano esposti. Dover sapere, anche se le tue scoperte potrebbero distruggerti. La sensazione che qualcosa, da qualche parte, ti sta facendo soffrire, solo per poter guardare.
ARCHIVISTA
È… quello sono io? È… è quello che faccio?
GERARD
Sei tu l’Archivista, dimmelo tu.
ARCHIVISTA
Ah…
Ah.
La Spirale è la paura della pazzia, giusto? Quella preoccupazione che il tuo mondo non sia a posto, ch-che la tua mente ti stia mentendo?
GERARD
Già, praticamente.
ARCHIVISTA
E lLa Fine è la paura della morte.
GERARD
Semplice, ma sempre lì.
ARCHIVISTA
L’Estraneo è lo, lo sconosciuto. Il misterioso.
GERARD
Quella specie di sensazione insinuante che c’è qualcosa di sbagliato. Quel tizio che hai visto ti potrebbe stare seguendo, potrebbe volerti fare del male.
ARCHIVISTA
Isolamento.
GERARD
Smirke lo chiamava lLa Solitudine. La sensazione che sei semplicemente… da solo. Forse non c’è davvero nessuno, forse è solo che non riesci a creare un legame.
ARCHIVISTA
Poi c’è… bruciare, la, uh, la Fiamma Senza Luce.
GERARD
La Desolazione. La paura del dolore, della perdita, paura della distruzione senza pensieri e crudele.
ARCHIVISTA
Può… controllare, um, anche, anche la guerra? O quella, quella è lLa Fine?
GERARD
Beh, penso che potrebbero ottenere entrambe molto dalla guerra, ma stai pensando a Iil Massacro. Non è crudele, esattamente, o inarrestabile come lLa Fine. È violenza allo stato puro, senza obiettivo e non premeditata, solo… imprevedibile violenza. E non sai quando, o anche se arriverà mai. A volte è aggressiva, come un killer frenetico, ma altre volte è calma, come un esercito che spara cartucce in un villaggio. Il Massacro non è così comune in tempi di pace ma, beh, sai, c’è sempre una guerra da qualche parte.
ARCHIVISTA
Giusto.
E, e poi c-c’è, uh… le vertigini. La paura di, la paura di cadere.
GERARD
L’Immensità. Vertigini, agorafobia, il timore dell’acqua profonda, della nostra insignificanza di fronte all’universo.
ARCHIVISTA
E dall’altro lato, la claustrofobia?
GERARD
Il Sepolto. Piccoli spazi, essere schiacciati, il non poter respirare. Sei al centro di tutto, e tutto preme contro di te. Se l’Immensità è perderti in troppo spazio, il Sepolto è essere intrappolato senza averne abbastanza.
ARCHIVISTA
L’oscurità?
GERARD
Il Buio, già. Quella è antica, e una delle più profonde. Voglio dire, chi non ha un po’ paura del buio? O di quello che potrebbe esserci dentro?
ARCHIVISTA
Già. E c’è, uh… penso il Sudiciume, è, è la malattia, ma anche gli insetti?
GERARD
La Corruzione. Ooh, è uno bello schifo, quella lì. Semplicemente… il disgusto. Marcio, decomposizione, infezione. Quella sensazione di qualcosa che ti cammina sulla pelle e fa prurito, essere toccato da qualcosa che potrebbe infilarsi dentro di te. Brulicando e svuotandoti. Lasciandoti pieno di buchi.
ARCHIVISTA
Già. Non i ragni, però?
GERARD
No. Loro appartengono all La Ragnatela.
ARCHIVISTA
Che è… ragni e-e il controllo. La tua, la tua volontà che non è tua.
GERARD
Già. Essere manipolati o resi marionette. La preoccupazione di essere catturati in una trappola che non puoi vedere.
ARCHIVISTA
Sì.
E la carne? Come funziona?
GERARD
Ah, Lla Carne?
ARCHIVISTA
Sì, c-cioè, abbiamo davvero così tanta paura di essere… mangiati? Che i nostri corpi siano tutti torti, è-è-è… cioè, qualcuno certo, ma… come fa a essere una delle quattordici grandi paure?
GERARD
Che c’è? Pensi che le persone siano così speciali che sono solo le nostre paure che contano?
ARCHIVISTA
Ch– No…
GERARD
Tutto si sente spaventato a volte. Certo, forse non è così complicato o… esistenziale come le nostre paure, ma è reale. E ci sono, cosa, venti miliardi di polli nel mondo? Un paio di miliardi di maiali, mucche… quanti di loro stanno morendo di vecchiaia? Tutto quel terrore, deve andare da qualche parte. Quindi ci va.
ARCHIVISTA
E quando qualcosa formato da una paura animalistica del mattatoio raggiunge le, le persone…
GERARD
Le cose si fanno strane. Già. Si mischia tutto con le nevrosi degli umani: corpi, sangue, sai, quella preoccupazione assillante che in fondo siamo solo carne elettrificata che si soffia aria a vicenda.
ARCHIVISTA
Buon Dio.
GERARD
Penso che sia abbastanza recente. Cominciava la sua, uh, ascendenza quando Smirke l’ha etichettata. Prima non c’erano abbastanza animali per essere una paura a sé stante. Allora penso che l’unica paura animale fosse lLa Caccia.
ARCHIVISTA
La Caccia è anche degli animali?
GERARD
Già. È da molto tempo che gli umani non hanno un vero senso del nostro posto nella catena alimentare. Voglio dire, non siamo stati ‘preda’ per, quanto, migliaia di anni?
ARCHIVISTA
Ma, cioè, cacciare, uccidersi. Quello-quello è semplicemente come funzionano gli animali selvatici. È-è-è… naturale.
GERARD
Anche la morte. Ma ne abbiamo comunque paura.
ARCHIVISTA
Suppongo. E di nuovo, quando una paura animalesca tocca un umano…
GERARD
Ottieni il nonno di Predator là fuori.
ARCHIVISTA
[considerando] Questa cosa è, uh…
No, non ho il tempo. Dimmi dei rituali.
GERARD
Beh, tutte ne hanno uno. La maggior parte, almeno. Ci vogliono secoli per salire a un livello di potere con cui possano provarci, e se falliscono, tornano al punto di partenza.
ARCHIVISTA
Okay, ma cosa fanno i rituali?
GERARD
Loro… più o meno ‘cambiano’ il mondo, quel che basta perché il Potere possa entrare. Unirsi con la realtà. Alcuni dicono, o beh, credono, che potrebbe portare altre entità con loro. Voglio dire, dubito che iIl Sepolto porterebbe lL’Immensità, ma hai capito.
ARCHIVISTA
Ma cosa vuol dire in pratica. P-per il mondo? ‘Unirsi con la realtà’?
GERARD
Okay, beh… Sai come stavo appena parlando della Caccia e della Carne?
ARCHIVISTA
Sì.
GERARD
Beh, pensala in questo modo: ora tutte le entità devono agire come un cacciatore, fanno fuori quelli più deboli ai margini, quelli che si avventurano troppo vicini, e il resto del tempo possono solo pascolare con qualsiasi paura che noi rilasciamo passivamente.
ARCHIVISTA
E se uno dei rituali ha successo?
GERARD
Il mondo diventa un allevamento intensivo.
ARCHIVISTA
Perché qualcuno dovrebbe volere una cosa del genere? C-cioè, ci sono persone, o c’erano persone una volta, che stanno cercando di fare questa cosa. Perchè?
GERARD
Non so. Potere, forse? O si sono avvicinati abbastanza al loro patrono o quel che è da nutrirsene anche loro. Credo che alcune persone forse abbiano solo uno strano rapporto con la paura.
ARCHIVISTA
E Gertrude voleva fermarli.
Ad ogni costo.
GERARD
Aveva capito che sarebbero tutti avvenuti abbastanza vicini l’uno all’altro. Lo stava già facendo da un po’. E il Disconoscimento era il prossimo sulla sua lista. Quello e lLa Corona dell’Osservatore.
ARCHIVISTA
La che?
GERARD
Uh, il Rito della Corona dell’Osservatore. È così che chiamava il rituale per l’Occhio. Non mi ha mai detto molto su quello lì, solo che sapeva come occuparsene. A essere sincero, quando stava guardando queste cose, era circa il periodo in cui pensavo di aver trovato Leitner, quindi non ero molto dell’umore di ascoltare.
ARCHIVISTA
Leitner?
GERARD
Già. Gertrude pensava che fosse vivo da qualche parte.
Diceva che pensava di averlo trovato. L’ho rintracciato, ma… beh, non era lui.
ARCHIVISTA
S-sei sicuro?
GERARD
Era solo un patetico vecchio. Non poteva essere lui. Era così spaventato da me, l’ho solo… l’ho solo lasciato andare.
ARCHIVISTA
Ti senti bene?
GERARD
Penso… penso di essere pronto ad andare. Ho finito. Nascondi la mia pagina, e quando sei fuori di qui, bruciala.
Per favore.
ARCHIVISTA
Lo farò. Grazie, Gerard.
GERARD
Gerry.
ARCHIVISTA
Come?
GERRY
Gerard era come mi chiamava mia mamma. [risatina imbarazzata] Ho sempre voluto che i miei amici mi chiamassero Gerry.
ARCHIVISTA
Grazie, Gerry. Uh… Ti congedo.
[sospiro sollevato e statica]
Oh.
D’accordo.
[Chiude il libro e si schiarisce la voce]
Ci sono!
[passi e la porta si apre]
TREVOR
Finito?
ARCHIVISTA
Uh… Sì. P-penso di sì.
TREVOR
Lo rimetto nella scatola.
[passi che si allontanano con il libro]
JULIA
Ti ha detto quello che ti serviva?
ARCHIVISTA
Non – Forse. Mi ha detto… tante cose.
JULIA
Già, lo fa sempre.
ARCHIVISTA
Cioè, mi-mi sembra che sapessi già quasi tutto, ma…
JULIA
Sentirlo tutto delineato, giusto? Come un pugno nello stomaco.
ARCHIVISTA
Già.
JULIA
Vuoi da bere?
ARCHIVISTA
Sì.
[passi]
JULIA
Hai scoperto niente sull’Estraneo? Fermare quel… Il Disconoscimento?
ARCHIVISTA
Oh, er, penso di sì. Spero di sì.
[suoni di un liquido]
JULIA
Allora, qual è la nostra prossima mossa?
[passi]
ARCHIVISTA
Beh, la mia è un volo per tornare a Londra. P-p-penso che tu abbia detto che quello potrebbe essere un problema per te, per voi due?
JULIA
Già. A essere sinceri, se questa cosa sarà così presto come dici che sarà, e in Inghilterra? Beh, non sono sicura di quanto possiamo essere d’aiuto.
ARCHIVISTA
Avete già fatto… molto più che abbastanza.
JULIA
Sì beh, ci hai portato la testa di Max Mustermann. Penso che ci divertiremo un mondo con quella. Inoltre, se salverai davvero il mondo…
ARCHIVISTA
Suppongo che possiamo dire di essere pari.
JULIA
Più o meno.
ARCHIVISTA
Grazie, Julia. Davvero.
JULIA
Beh, è solo uccidere mostri alla fine, no?
ARCHIVISTA
Allora, quella cosa da bere?
[CLICK]
[Traduzione di: Marti]
[Episodio Successivo]
6 notes · View notes
corallorosso · 3 years
Photo
Tumblr media
Colombia, il silenzio dei media di fronte alla strage è assordante di Roberto Cursi “Uccidete anche me. Voglio andare con mio figlio! Voglio andare con mio figlio! È il mio unico figlio! Era il mio unico figlio! Adesso dovete ammazzare anche a me. Sparatemi! Sparatemi! Sparatemi!”. Queste sono le strazianti grida di dolore di una madre colombiana che urla con disperazione contro gli agenti dell’Esmad che le hanno appena ucciso il figlio sparandogli in strada. Domenica a Piazza del Popolo c’è stato un presidio della comunità colombiana per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’assordante silenzio dei mezzi d’informazione sulle atroci violenze che il governo Duque sta perpetrando su chi protesta contro la riforma sanitaria e fiscale (quest’ultima ritirata). Per le tv la notizia non esiste e leggiamo poco o nulla sui “grandi” quotidiani italiani, anche se in due settimane di proteste ci sono stati più di 40 morti. Inoltre si registrano violenze sessuali e circa 1000 detenzioni arbitrarie. Per la “Defensoría del Pueblo de Colombia” ci sono almeno 548 persone scomparse e 405 feriti, senza mettere nel conto i 904 “leader sociali” assassinati violando la firma dell’Accordo di Pace del 2016 tra il Governo colombiano e i guerriglieri delle Farc. Mi chiedo come si fa a ignorare una carneficina del genere; quale sia il motivo di questa indifferenza mediatica sugli orribili omicidi, violenze sessuali, scomparse, incarcerazioni che stanno avvenendo in Colombia con la presidenza Duque e il sostegno dell’ex Presidente Uribe, il quale ha pubblicamente dichiarato legittimo l’uso delle armi contro i manifestanti. La maggior parte dei quotidiani – se ne parlano – riportano appena il freddo numero dei morti e aggiungono che l’Onu, l’Unione Europea e l’Organizzazione degli Stati americani (Osa) condannano il governo colombiano per un “uso eccessivo della violenza” e la portavoce dell’Alto commissariato dei diritti umani dell’Onu, Marta Hurtado, si dice “profondamente allarmata”. Mai sentite dichiarazioni di condanna tanto dure fatte su altri Paesi. Sicuramente gli Organismi internazionali prenderanno subito misure restrittive e forti sanzioni contro la Colombia. Scusatemi il banale sarcasmo, ma verrebbe da ridere se dietro a queste “sussurrate” dichiarazioni non ci fossero i drammi che ho appena elencato. La Colombia è l’unico Paese latinoamericano che è “Partener Globale” della Nato e alleato strategico degli Usa nella regione; è forse per questo che quasi tutti fanno finta di nulla davanti agli orribili crimini? Mi vengono in mente due recenti fatti (guarda caso in Paesi non allineati all’agenda politica di Washington): il caso Navalny in Russia e lo “schiaffo” del Ministro della Cultura a Cuba. I media nazionali e internazionali hanno diffuso in ogni dove l’arresto di Navalny; non c’è persona che non conosca la sua storia. Il comportamento della polizia russa nelle manifestazioni pro Navalny è stato un “ballo di gala” in confronto ai massacri della polizia colombiana, ma all’unisono si è gridato a una violenta repressione e la Ue ha subito votato sanzioni mirate contro la Russia (non giustifico nessuna repressione). Contro Cuba siamo ormai abituati ad ascoltare le più folli menzogne, ma a tutto c’è un limite. Il Ministro Alonso, davanti alla provocazione di una trentina di persone, istintivamente colpisce sul braccio il giornalista che gli puntava lo smartphone contro. A questo punto le più importanti organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato il fatto come un inqualificabile atto di violenza della dittatura cubana che continua a reprimere il suo popolo, portando il “caso” all’attenzione del Parlamento europeo, dove il gruppo Popolare ha presentato una richiesta di sanzioni e di sospensione degli accordi economici per violazione dei diritti umani. Chi pensa che stia scherzando si ricreda. Mentre sui crimini in Colombia… un silenzio assordante!
18 notes · View notes
enkeynetwork · 2 years
Link
0 notes
asylum61 · 4 years
Text
Tumblr media Tumblr media
"Un tempo la gente era convinta che quando qualcuno moriva, un corvo portava la sua anima nella terra dei morti; a volte però, accadevano cose talmente orribili, tristi e dolorose che l'anima non poteva riposare. Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima perché rimetesse le cose a posto".
(The Crow)
16 notes · View notes