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#vita contadina
ASTI. IL FESTIVAL DELLE SAGRE 2023(PHOTOGALLERY)
Il festival delle sagre di Asti ha coinvolto 24 pro loco che sono state protagoniste della sfilata dell’edizione 2023 per le vie del centro cittadino. Servizio fotografico GIUSEPPE AMATO/Quotidiano On Line Ognuna delle pro loco presenti precedute dal gruppo dei frustatori di di Rocchetta Tanaro e dl gruppo I coontrocorrente ha presentato 24 temi differenti di vita contadina in rappresentanza…
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angelap3 · 1 month
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......STUPENDA 🤗...
Attraverso il buchino del muro il topolino guardava il contadino e la moglie che stavano aprendo un pacchetto. "Che cibo ci sarà?" - si chiedeva il topolino che rimase sconvolto nel vedere che era una trappola per topi.
Il topolino fece il giro della fattoria avvisando tutti: - "C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!"
Il pollo alzò la testa e disse: "Signor Topo, capisco che è una cosa grave per te, ma non mi riguarda. Non mi preoccupa affatto." Il topolino andò dal maiale dicendogli, "C'è la trappola per topi in casa! C'è la trappola per topi in casa!
" Il maiale con empatia disse: -"mi dispiace molto, Signor Topo, ma non c'è nulla che io possa fare, eccetto pregare. Ti assicuro che sarai fra le mie preghiere." Il topolino allora andò dalla mucca: -"C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!"
La mucca disse, "Ohh.. Sig. Topo, mi dispiace per te ma a me non disturba." Quindi, il topolino tornò in casa, con la testa bassa, molto scoraggiato, per affrontare da solo la fatidica trappola.
Durante la notte sentirono uno strano rumore che echeggiò per la casa, come quello di una trappola che afferra la sua preda. La moglie del contadino si alzò subito per vedere cosa avrebbe trovato nella trappola.
Nel buio, non vide che era un serpente velenoso con la coda bloccata nella trappola. Il serpente morsicò la moglie del contadino che dovette portarla d'urgenza all'ospedale, con la febbre alta.
Come molti sanno, nella cultura contadina, la febbre si cura con una zuppa di pollo fresco, quindi il contadino con il suo coltellone uscì nel pollaio per rifornirsi con l'ingrediente principale della zuppa.
La malattia della moglie però non passava e così tanti amici vennero a trovarla per starle vicino.
La casa era piena e per nutrire tutti, il contadino dovette macellare il maiale. Ben presto la moglie morì e tanta gente venne al suo funerale tanto che il contadino dovette macellare la mucca per offrire il pranzo a tutti. Il topolino dal buchino del muro guardò il tutto con grande tristezza.
La prossima volta che sentite che qualcuno sta affrontando un qualche problema e pensate che non vi riguardi, ricordate che quando uno di noi viene colpito, siamo tutti a rischio.
Siamo tutti coinvolti in questo viaggio chiamato vita.
Prendersi cura gli uni degli altri è un modo per incoraggiarci e sostenerci a vicenda.
"Quando senti suonare la campana
non chiederti per chi suona.
Essa suona anche per te".
.......
(Ernest Hemingway)
foto del web
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kon-igi · 7 months
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La voglia di piangere scorre così potente in me che avevo una mezza idea di organizzare un meetup di Tumblr a casa mia in cui vi potevo insegnare le gioie della vita contadina. Tipo accatastare la legna.
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Veneziani: In treno verso il nulla, stranieri a casa propria.
di Marcello Veneziani – 13 Agosto 2023
L’altra sera ho preso un treno locale tra Foggia e Bari. Ero nella mia terra, dovevo raggiungere il mio paese natale, ho preso l’ultimo regionale della sera. Non ero in prima classe, non leggevo Proust, non ero tra lanzichenecchi, come era capitato ad Alain Elkann ed ero curioso di chi mi stava intorno. Ero l’unico anziano in un treno zeppo di ragazzi, pendolari della movida, che si spostavano per andare a fare nottata in paesi vicini. Ero su una tratta che un tempo mi era famigliare, ma mi sono sentito straniero a casa mia. No, non c’erano stranieri sul treno, come spesso capita nei locali. Ricordo una volta su un locale, ero l’unico italiano tra extracomunitari, in prevalenza neri, con forte disagio perché ero pure l’unico ad avere il biglietto. Stavolta invece ero tra ragazzi dei paesi della mia infanzia e prima giovinezza, eppure mi sentivo più straniero che in altre occasioni.
Li osservavo quei ragazzi e soprattutto quelle ragazze, erano sciami urlanti che agitavano il loro oggetto sacro, la loro lampada d’Aladino e il loro totem, lo smartphone. Si chiamavano in continuazione, la parola chiave per comunicare era “Amò”, ed era un continuo chiedersi dove siete, dove ci vediamo. Era come parlare tra navigatori che si dicevano la posizione.
Le ragazze erano vestite, anzi svestite, scosciatissime, come se fossero cubiste o giù di lì, con corpi inadeguati. Era il loro dì di festa, il loro sabato del villaggio, ma in epoca assai diversa da quella in cui Leopardi raccontava l’animazione paesana che precede la domenica. Dei loro antenati forse avevano solo la stessa pacchianeria prefestiva, ma nel tempo in cui ciascuno si sente un po’ ferragnez e un po’ rockstar. Parlavano tra loro un linguaggio basic, frasi fatte e modi di dire sincopati. Mai una frase compiuta, solo un petulante chiamarsi, interrotto da qualche selfie, si mandavano la posizione e si apprestavano a incontrarsi e poi a stordirsi di musica, frastuono, qualche beverone, fumo, e non so che altro. Li ho visti in faccia quei ragazzi, erano seriali, intercambiabili, dicevano tutti le stesse cose, ciascuno in contatto col branco di riferimento. Cercavo di trovare in ciascuno di loro una differenza, un’origine, un qualcosa di diverso dal branco; ma forse erano i miei occhi estranei, la mia età ormai remota dalla loro, però non ravvisavo nulla che li distinguesse, che li rendesse veri, non dico genuini. Eppure parlavano solo di sé, si specchiavano nei loro video, si selfavano, un continuo viversi addosso senza minimamente preoccuparsi di chi era a fianco, insieme o di fronte. Sconnessi.
Magari è una fase della loro vita, poi cambieranno; magari in mucchio danno il peggio di sé, da soli sono migliori. Però non c’era nulla che facesse vagamente pensare al loro futuro e al loro piccolo passato, alle loro famiglie, ai loro paesi, al mondo circostante; tantomeno alla storia, figuriamoci ai pensieri, alla vita interiore, alle convinzioni. Traspariva la loro ignoranza abissale, cosmica; di tutto, salvo che dell’uso dello smartphone. Anche i loro antenati, mi sono detto, erano ignoranti; ma quella era ignoranza contadina, arcaica e proletaria, carica di umiltà e di fatica, di miseria e di stupore; la loro no, è un’ignoranza supponente e accessoriata, non dovuta a necessità, con una smodata voglia di piacere e vivere al massimo il piacere, totalmente immersi nel momento. Salvo poi cadere negli abissi della depressione, perché sono fragilissimi.
Mi sono detto che i vecchi si lamentano sempre e da sempre dei più giovani, li vedono sempre peggiori di loro e dei loro nonni. Però, credetemi, la sensazione più forte rispetto a loro, era un’estraneità assoluta, marziana: nulla in comune se non il generico essere mortali, bipedi, parlanti. In comune non avevamo più nulla, eccetto i telefonini. Per confortarmi mi sono ricordato di quei rari ragazzi che mi è capitato di conoscere e che smentiscono il cliché: sono riflessivi, pensanti, leggono, studiano con serietà, sanno distinguere il tempo del divertimento dal tempo della conoscenza, hanno curiosità di vita, capiscono l’esistenza di altri mondi e altre generazioni, capaci di intavolare perfino una discussione con chi non appartiene alla loro anagrafe. Però ho il forte timore che siano davvero eccezioni. E mille prove personali e altrui confermano questa impressione. Raccontava un amico che fa incontri nelle scuole che davanti a una platea di trecento ragazzi, chiese loro se leggessero giornali, o addirittura libri, se vedessero qualche telegiornale, se sapessero di alcuni personaggi, non dico storici o i grandi del passato, ma almeno importanti nella nostra epoca. Uno su cento, e poi il silenzio. Hanno perso la loro ultima piazza, il video, ognuno si vede il suo film e la sua serie su netflix o piattaforme equivalenti, segue il suo idolo, ha vita solo social.
Qualunque cosa in chiave politica e sociale, storica o culturale, non li sfiora, non li tocca, non desta il loro minimo interesse. Certo, sono sempre le minoranze a seguire attivamente la realtà o a coltivare una visione del mondo e condividerla con un popolo, un movimento, una comunità. In ogni caso non è “colpa loro”, se sono così. E’ anche colpa nostra; anzi non è questione di colpe. E l’impossibilità di comunicare con loro dipende pure da noi. Però, mi chiedo: cosa sarà tra pochi decenni di tutto il mondo che si è pazientemente e faticosamente costruito lungo i secoli, attraverso scontri, guerre, sacrifici, fede, conoscenza, lavoro, lavoro, lavoro? Nulla, il Nulla. Sono questi i cittadini, gli italiani, di domani? Sono forse diversi, e più nostrani, rispetto agli stranieri extracomunitari che sbarcano da noi a fiumi?
Tabula rasa, zero assoluto, il postumano si realizza anche senza manipolazioni genetiche, robot sostitutivi, intelligenze artificiali e mostri prodotti in laboratorio. Quel treno della notte non portava da un paese a un altro, portava solo nella notte.
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crazy-so-na-sega · 7 months
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IL TOPOLINO
Attraverso il buchino del muro il topolino guardava il contadino e la moglie che stavano aprendo un pacchetto. “Che cibo ci sarà?” – si chiedeva il topolino che rimase sconvolto nel vedere che era una trappola per topi. Il topolino fece il giro della fattoria avvisando tutti: – “C’è una trappola per topi in casa! C’è una trappola per topi in casa!” Il pollo alzò la testa e disse: “Signor Topo, capisco che è una cosa grave per te, ma non mi riguarda. Non mi preoccupa affatto.” Il topolino andò dal maiale dicendogli, “C’è la trappola per topi in casa! C’è la trappola per topi in casa!” Il maiale con empatia disse: -“Mi dispiace molto, Signor Topo, ma non c’è nulla che io possa fare, eccetto pregare. Ti assicuro che sarai fra le mie preghiere.” Il topolino allora andò dalla mucca: -“C’è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!" La mucca disse, "Ohh.. Sig. Topo, mi dispiace per te ma a me non disturba". Quindi, il topolino tornò a casa, con la testa bassa, molto scoraggiato, per affrontare da solo la fatidica trappola. Durante la notte sentirono uno strano rumore che echeggiò per la casa, come quello d'una trappola che afferra la sua preda. La moglie del contadino s'alzò subito per vedere cosa avrebbe trovato nella trappola. Nel buio non vide che era un serpente bloccato nella trappola per la coda. Il serpente morse la moglie del contadino che dovette portare d'urgenza all'ospedale, con la febbre alta. Come molti sanno nella cultura contadina la febbre si cura co una zuppa di pollo fresco, quindi il contadino uscì col suo coltellone nel pollaio... La malattia della moglie però non passava e così tanti amici vennero a trovarla per starle vicino. La casa era piena e per nutrire tutti il contadino dovette macellare il maiale. Ben presto la moglie morì e tanta gente venne al suo funerale tanto che il contadino dovette macellare la mucca per offrire il pranzo a tutti. Il topolino dal buchino del muro guardò il tutto con molta tristezza. La prossima volta che sentite che qualcuno sta affrontando un qualche problema e pensate che non vi riguardi, ricordate che quando uno di noi viene colpito, siamo tutti a rischio. Siamo tutti coinvolti in questo viaggio chiamato vita. Prendersi cura gli uni degli altri è un modo per incoraggiarci e sostenerci a vicenda. "Quando senti suonare la campana non chiederti per chi suona. Essa suona anche per te"."
-Ernest Hemingway
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klimt7 · 11 months
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STANOTTE
HO SCOPERTO UN BLOG
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IL CARATTERE
DEI ROMAGNOLI
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E niente, volevo dirvelo...
stanotte ho scoperto un Blog.
Un blog che all'inizio non gli daresti un soldo, perchè non ha proprio nulla di particolarmente moderno o tecnologico. Non c'è infatti nemmeno un briciolo di Intelligenza artificiale (A.I.), quella che si scorge è interamente intelligenza e sensibilità U-MA-NA !
Completamente umana.
Come dire? Umanamente si tratta di un prodotto D.OC. E' un blog scoperto per caso alle 4 di notte durante una fase di insonnia conclamata, assai comprensibile dopo l'alluvione che ci ha colpito.
Quindi lo ripeto, se vi aspettate numeri da circo o effetti speciali tecnologici vi dico di no. Non fa al caso vostro.
Da questo punto di vista, siete fuori strada sul blog, di questo, finora sconosciuto, (almeno per me), Francesco Satanassi da Forlì!!
🤷🏻‍♂️
Eppure io, lì dentro, ci sento come una intera miniera d'oro.
E vi leggo tutto il carattere, la forza indomita, la fierezza, l'anarchica indipendenza di giudizio, tipica dei romagnoli fra i suoi Post.
Perchè lì io sento le radici.
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Le radici di quella pianta bellissima che si chiama " ROMAGNA ".
La solida concretezza e la passionalità dei miei conterranei, che quando credono in certi valori...È PER SEMPRE.
E poi percepisco la medesima qualità, la stessa saggezza antica e contadina dei miei nonni. La loro dignità e la capacità di sentirsi ugualmente in armonia con la Terra, la Natura, con la Storia e con la semplicità e il piacere del vivere attraverso l'assaporare e l'apprezzare ogni tipo di emozione.
In estrema sintesi : il vivere senza freni, a perdifiato.
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Avverto nelle parole di questo Blogger di Forlì, la consapevolezza di non voler mai dimenticare il sacrificio e l' altruismo di chì è venuto prima di noi. Di chi ha saputo scegliere con coraggio e si è schierato per una causa ben precisa: l'antifascismo e la libertà, fino a sacrificare la propria piccola vita a favore di un bene e di valori ben più grandi del proprio misero egocentrismo. E ancor di più, ritrovo la schiettezza tipica delle persone dirette, che vanno dritte al cuore delle cose, perchè apprezzano la semplicità e la poesia e la verità che si nasconde nelle piccole cose concrete .
Così come emerge cosa sia davvero sacro: l'onorare con la nostra memoria i nostri antenati. Così come la capacità di diventare noi stessi "Storia", incarnandola con la passione che esprimiamo coi nostri giorni e col nostro corpo.
Sapere da dove veniamo, e cosa abbia attraversato chi è venuto prima di noi sul pianeta.
Ecco, se oggi penso, agli "angeli del fango" di Cesena e della Romagna intera, ai volontari che senza preavviso sono spuntati come funghi, per venirci ad aiutare nello spalare il fango in ogni cortile, in ogni scantinato, in ogni garage, ritrovo intero il carattere deila gente di Romagna.
Se penso ai ragazzi delle Superiori, agli Universitari che hanno scelto di scendere in strada, in autentici "battaglioni della solidarietà", ecco che io la ritrovo subito la continuità fra i nostri antenati e i romagnoli di oggi e ritrovo nel contempo, tutti i valori che esprime un Blog come " HANNO DETTO CHE PIOVE " di Francesco Satanassi.
Io lo vedo benissimo il filo di continuità che esiste in tutto questo.
È il filo dell'avere i piedi ben piantati per terra! Anzi, nel fango e nella melma. Ma starci dentro, per esserci, per contare, per mostrare alle persone più fragili, agli anziani, a chi ha perso la casa o tutto quel che c'era dentro, che la presenza e la solidarietà, non sono solo vuote parole sulla bocca del Politico di turno, che si lancia nella consueta "marchetta politica" con promesse sconsiderate, ma una pratica diffusa e collettiva. L'attitudine di una intera comunità di persone sensibili e responsabili.
Questi valori devono farsi musica, canzoni, condivisione!
Canzoni da cantare tutti insieme, in coro, non cercando l'impossibile unisono, ma raggiungendo un altro risultato miracoloso che è la coesione sociale, il sentirsi tutti parte di un unico essere, a cui diamo il nome di "collettività".
L'esempio della canzone "ROMAGNA MIA", cantata in mezzo al fango, ai rifiuti e ai detriti dell'alluvione, è illuminante.
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Pur non considerandola un capolavoro nè da un punto di vista poetico nè tantomeno musicale, quella canzone è però una "bomba atomica" dal punto di vista emotivo!
Una bomba di energia sociale, tutte le volte che inspiegabilmente permette l'aggregazione di centinaia di persone che si trovano a lavorare, senza tregua e senza compenso, perchè tutti insieme e ognuno individualmente, si avverte la comune responsabilità di dare una mano alla comunità a cui si appartiene.
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Penso ai volontari giunti da Amatrice, oppure a quelli arrivati da Reggio Emilia ( a cui avevamo dato una mano noi in occasione del terremoto dell'Emilia del 2012 ), o ancora, ai volontari giunti da L'aquila.
Mi coinvolge questa idea: una sorta di " fratellanza nella sventura ".
Avverto in tutte queste persone, al di là della provenienza da una determinata terra, proprio l'appartenenza ad una precisa tipologia umana, ad una "tempra" di cui io stesso, sento di essere parte.
"Chi vive all'incrocio dei venti ed è bruciato vivo" come canta il poeta-cantautore Francesco De Gregori nella sua sublime "Santa Lucia".
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Chi vive sporgendosi continuamente verso gli altri, affacciato verso l'universo dell'altro da una comune inquietudine umana ed esistenziale. Chi insomma vive e non ha paura della generosità, della gratuità, del dare aiuto senza chiedere nulla in cambio, e sempre, difendendo il valore del "restare umani" anche nelle situazioni più drammatiche della Storia.
È come avvertire un sangue comune che circola nelle vene di tutte queste persone: dai giovani romagnoli ai meno giovani, dai volontari del posto, a quelli arrivati dalle altre città. Tutte persone che "più li butti giù e più si rialzano" e più energia e carica umana, sono capaci di trasmetterti, consapevoli tutti quanti del valore del lavorare tutti per una buona causa.
Per tutto questo, mi sento grato anche a Francesco e al suo Blog per testimoniare cosa ci sia dietro la "Romagnolità".
Per darci con le sue parole intense e sentite, una lezione di umanità e di passione civile.
Per restituirci il buon sapore di tuttò ciò che è sentito e vissuto con l'anima, che poi é molto simile al sapore del pane caldo, appena sfornato, al suo profumo di buono.
Sono i valori che fanno della nostra comunità, un meraviglioso popolo che sa cos'è la fatica, l'impegno costante e la responsabilità verso gli altri, e insieme verso la propria coscienza di cittadini con gli occhi aperti.
Per noi in fondo è questo ciò che importa: il rimboccarsi le maniche tutti i santi giorni e lavorare finchè un lavoro, un'opera, un'impresa non sia finita, compiuta, realizzata.
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22 notes · View notes
blackrosesnymph · 6 months
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Non so, discorso che parte bene, ma non so se finisce altrettanto bene...mediterò...
Mio caro uomo:
Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro.
Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa.
Che ne dici, se invece, amassi la strega,
il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi?
Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu.
Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il ​​colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi!
Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello.
Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità.
Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza!
Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re.
E se tu non volessi essere l'eroe?
Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre".
Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione.
Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità!
Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità.
Ti esonero dalla storia e ti dico:
Abbiamo già imparato a salvarci.
Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia.
Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso.
Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia.
[Autrice sconosciuta]
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belladecasa · 1 year
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Quando vivevo la mia infanzia in campagna la primavera era invasa dalle rane, nei giorni di pioggia, e dalle fegee, nei giorni di sole. Le rane si riappropriavano delle strade cancellando l'asfalto. Io ne provavo ribrezzo e fascino, le osservavo ben distante, ma mio fratello che invece era vivace e animalesco le rincorreva e le imprigionava dentro un secchio cosicché anche io le potessi guardare vigliaccamente da vicino.
Ora che sono passati tanti anni e non se ne vedono più, a volte, gli chiedo: ci pensi ogni tanto alle rane? Ci pensi a quella vita di beatitudine e crudeltà infantile? Agli animali che diventavano giocattoli? Al mozzare le code delle lucertole per la meraviglia di vederle ancora muoversi nonostante la morte? Alle fegee infilzate coi bastoncini? Ti ricordi che quella farfalla particolarissima noi la chiamavamo filamaria? In realtà è una falena che si chiama fegea. La sua ingenuità la esponeva alle peggiori cattiverie: non c'era bisogno di rincorrerla, volava goffamente e si lasciava prendere senza fatica, non aveva istinto del pericolo, non aveva idea che sarebbe diventata una marionetta per dei bambini crudeli. Bastava il minimo tocco e il nero delle sue ali trascolorava e si perdeva sui nostri polpastrelli. Col tempo mi sono accorta di avere la stessa natura. Vorrei pregare chi mi si avvicina di fare attenzione, perché anche al minimo tocco leggero e curioso io perdo i miei colori per sempre. Ma forse sono solo fatta male, non ho l'istinto di proteggermi ma di lasciarmi infilzare. Potrai giocare con me come vuoi, non mi ribellerò mai; ti laverai le mani dal mio nero, poi andrai via e io rimarrò trasparente e mutilata per sempre. Ma la colpa non è la tua, non è la mia.
La campagna mi ha insegnato che non c'è colpa, la tenerezza e la crudeltà sono nelle stesse mani, sotto lo stesso cielo, nella terra, negli animali, nei bambini, nei vecchi.
La tradizione contadina imponeva di allevare e uccidere per vivere; mia nonna aveva il compito di ammazzare i polli, d'estate. Ricordo ancora tutti i passaggi perché assistevo, anche se ovviamente nessuno mi obbligava, ma io come sempre provavo ribrezzo e fascino. Fascino dal ribrezzo. Non so cosa ne pensassi, se pensavo; ero anestitizzata a quella crudeltà perché da mia nonna avevo interiorizzato che era necessario, un dovere categorico. Non era possibile giudizio morale, era un male totalmente innocente.
La campagna mi ha insegnato la struttura della vita, l'innocenza, la crudeltà e la tenerezza che sfumano l'una nell'altra. Che si alleva, si cresce, si cura, per morire, per uccidere e per estirpare.
Ancora oggi ricordo l'odore di bruciato delle piume dei polli; dopo averli bolliti si toglievano le penne più grandi a mano e l'epidermide veniva passata sulla fiamma per eliminare il resto. Ma la pratica per me più sconvolgente era l'estrazione delle interiora, mia madre e mia nonna che toglievano le budella a mani nude. Era una parola orribile per uno spettacolo orribile e io le fissavo e pensavo: questo schifo è anche dentro di me. Io sono anche questo. E ancora oggi per me le budella sono tante cose, tutta la bassezza umana, il sesso, il sangue, la malattia che si impadronisce di te. Quando finivano e la carne veniva congelata mi sentivo sporca pur non avendo toccato niente e ancora oggi mi sento sporca, ancora oggi detesto il corpo e la carne, il sesso, la bassezza; eppure la contengo tutta ed estarla significherebbe morire.
La campagna mi ha insegnato la necessità della bassezza ma io non l'ho mai accettata. Non ho mai accettato che anche io sono fatta di budella e carne morente alla fine. Io volevo solo andarmene perché sentivo che lì era tutto sporco, che mi sporcavo inevitabilmente anche io. Me ne sono andata e ho nascosto, rinnegato, tradito quel tempo, la natura, la mia infanzia di beatitudine e di crudeltà, le rane e le fegee, che non ci sono più, mia nonna e mio nonno che non ci sono più e non sanno quello che mi hanno insegnato, ma il segno del tempo rimane
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0ssim0r0 · 2 years
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DEDICATA A TUTTI. Attraverso il buchino del muro il topolino guardava il contadino e la moglie che stavano aprendo un pacchetto. "Che cibo ci sarà?" - si chiedeva il topolino che rimase sconvolto nel vedere che era una trappola per topi. Il topolino fece il giro della fattoria avvisando tutti: - "C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!" Il pollo alzò la testa e disse: "Signor Topo, capisco che è una cosa grave per te, ma non mi riguarda. Non mi preoccupa affatto." Il topolino andò dal maiale dicendogli, "C'è la trappola per topi in casa! C'è la trappola per topi in casa!" Il maiale con empatia disse: -"mi dispiace molto, Signor Topo, ma non c'è nulla che io possa fare, eccetto pregare. Ti assicuro che sarai fra le mie preghiere." Il topolino allora andò dalla mucca: -"C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!" La mucca disse, "Ohh.. Sig. Topo, mi dispiace per te ma a me non disturba." Quindi, il topolino tornò in casa, con la testa bassa, molto scoraggiato, per affrontare da solo la fatidica trappola. Durante la notte sentirono uno strano rumore che echeggiò per la casa, come quello di una trappola che afferra la sua preda. La moglie del contadino si alzò subito per vedere cosa avrebbe trovato nella trappola. Nel buio, non vide che era un serpente velenoso con la coda bloccata nella trappola. Il serpente morsicò la moglie del contadino che dovette portarla d'urgenza all'ospedale, con la febbre alta. Come molti sanno, nella cultura contadina, la febbre si cura con una zuppa di pollo fresco, quindi il contadino con il suo coltellone uscì nel pollaio per rifornirsi con l'ingrediente principale della zuppa. La malattia della moglie però non passava e così tanti amici vennero a trovarla per starle vicino. La casa era piena e per nutrire tutti, il contadino dovette macellare il maiale. Ben presto la moglie morì e tanta gente venne al suo funerale tanto che il contadino dovette macellare la mucca per offrire il pranzo a tutti. Il topolino dal buchino del muro guardò il tutto con grande tristezza. La prossima volta che sentite che qualcuno sta affrontando un qualche problema e pensate che non vi riguardi, ricordate che quando uno di noi viene colpito, siamo tutti a rischio. Siamo tutti coinvolti in questo viaggio chiamato vita. Prendersi cura gli uni degli altri è un modo per incoraggiarci e sostenerci a vicenda. "Quando senti suonare la campana non chiederti per chi suona. Essa suona anche per te".
Ernest Hemingway
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maimoncat · 3 months
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Goblinweek 2022 - 6: das Küchlein
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In ganz Mitteleuropa sind Sagen von Nachbarn, die einen Kobold als Hausgeist haben, sehr verbreitet. Hier ist die Variante aus Böhmen und Mähren:
Wenn man das erste Ei einer schwarzen Henne neun Tag lang unter dem Arme trägt, so schlüpft ein Küchlein aus, das ist ein Kobold (hospodařiček oder šotek), der den Menschen durchs ganze Leben begleitet, seine Saaten beschützt und fruchtbar macht und niemals Mangel ins Haus kommen läßt. Ein Knecht zu Bunzlau sah einmal, daß seine Bäuerin sich in eine Kammer einschloß und hörte sie drinnen reden. Da konnte er der Neugierde nicht widerstehen und schaute durchs Schlüsselloch. Da sah er denn, wie die Bäuerin am Tische saß und vor sich ein Küchlein hatte, mit dem unterredete sie sich und sprach: Bring, Küchlein, bring! Das Küchlein lief geschäftig hin und wieder und brachte immer Butter herbei und legte sie auf einen Haufen. Mit dieser Butter richtete die Bäuerin ihre Speisen an und buck die Buchten. Von dieser Zeit an hat der Knecht nichts mehr bei der Hexe gegessen.
Aus Josef Virgil Grohmann, „Sagen-Buch von Böhmen und Mähren“
In all of central Europe there are legends of neighbors that have a goblin as their familiar. Here is a version from Bohemia and Moravia:
If you hold the first egg of a black hen for nine days under your arm, a chick will hatch, that is a goblin (hospodařiček or šotek), which follows the person through their whole life, protects their seedings and makes them fertile, and never allows famine to enter their home. A servant from Bolesławiec once saw that his farmer locked herself in a room and heard her talking inside. He couldn‘t control his curiosity and peeped through the key hole. He saw how the farmer sat at the table in front of a chick, and talked to it and said: Bring, Chick, bring! The chick eagerly walked back and forth and always brought butter and put it in a pile. With this butter the farmer cooked food and baked sweet rolls. From that point on the servant never ate with the witch ever again.
From Josef Virgil Grohmann, “Sagen-Buch von Böhmen und Mähren”
In tutta l’Europa centrale ci sono varie leggende di vicini che hanno un folletto come famiglio. Eccovi la variante della Boemia e Moravia:
Se si tiene il primo uovo di una gallina nera sotto il braccio pere nove giorni, ne esce un pulcino, questo è il folletto (hospodařiček o šotek), che segue la persona per tutta la vita, protegge e rende fertili le sementi, e non permette mai alla carestia di entrare in casa.  Un garzone di Bolesławiec vide una volta che la contadina si era chiusa in camera e la sentì parlare. Allora non resistette alla curiosità e guardo atttraverso il buco della serratura. Allora vide la contadina che sedeva davanti a un pulcino, e gli parlava e diceva: Porta, Pulcino, porta! E il Pulcino laborioso andava avanti e indietro, e portava sempre burro e lo metteva su di un mucchio. Con questo burro la contadina preparò da mangiare e fece i dolci. Da quel momento in poi, il garzone non mangiò mai più dalla strega.
Da Josef Virgil Grohmann, "Sagen-Buch von Böhmen und Mähren"
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sfioramiilcuore · 1 year
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Mio amato uomo: Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro. Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa. Che ne dici, se invece, amassi la strega, il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi? Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu. Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il ​​colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi! Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello. Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità. Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza! Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re. E se tu non volessi essere l'eroe? Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre". Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione. Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità! Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità. Ti esonero dalla storia e ti dico: Abbiamo già imparato a salvarci. Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia. Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso. Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia. -Anonima
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speravodimancarti · 5 months
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Mio caro uomo:
Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro.
Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa.
Che ne dici, se invece, amassi la strega,
il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi?
Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu.
Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il ​​colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi!
Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello.
Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità.
Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza!
Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re.
E se tu non volessi essere l'eroe?
Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre".
Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione.
Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità!
Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità.
Ti esonero dalla storia e ti dico:
Abbiamo già imparato a salvarci.
Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia.
Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso.
Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia.
- Fonte sconosciuta
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hemlockdrunk · 7 months
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*in piedi sul piano della cucina* buongiorno φίλοι, φίλαι e φίλα. a grande richiesta. 
Il Δύσκολος, noto in italiano intercambiabilmente con il titolo di Misantropo o di Burbero, è una commedia menandrea in cinque atti datata attorno al 316 a.c., nonché unica opera del filone della commedia nuova ad esserci pervenuto quasi per intero. Al centro della narrazione vi sono due vicende parallele, quella del giovane Sostrato, proveniente da una ricca famiglia cittadina, innamorato di un’umile fanciulla contadina della quale, giustamente, non conosciamo neppure il nome; e quella di Cnemone, vecchio scorbutico e asociale - da lui il nome della commedia - e padre della giovane. 
Il personaggio di quest’ultimo è caratterizzato molto chiaramente, come un “misantropo (ἀπάνθρωπος, “lontano dall’umanità), collerico con tutti (appunto δύσκολος πρὸς ἅπαντας), che non ama la gente.”  [δύσκολος I, vv 6-7]. La sua è un’asocialità fraintesa dagli altri personaggi, la cui immagine di Cnemone è quella di un vecchio selvatico e aggressivo ai limiti della bestialità, che non solo evita ma contrasta attivamente qualsiasi tipo di contatto con il mondo esterno e contemporaneo. In verità, il suo atteggiamento altro non è che una risposta estrema a un bisogno di integrità morale; esso si manifesta in un rifiuto attivo della città, luogo naturale di rapporti umani, sociali ed economici, ma anche simbolo e incarnazione di progresso e modernità, e da un rifugio nella campagna, in una vita spartana e quasi autarchica, umile, povera. Cnemone, come la maggior parte dei vecchi nella letteratura grecolatina, è ancorato agli antiqui mores, alle tradizioni patrie e in ultimis a un’idea di moralità ormai superata e arcaica. L’isolamento di Cnemone dalla socialità corrisponde in larga misura a un isolamento dal presente; e risulta difficile non vedere in questo comportamento un parallelismo con quello dei tre evangelisti. O almeno, risulta difficile a me non pensare ai tre evangelisti per più di cinque minuti di fila. 
Il presente, dagli occhi degli evangelisti, è sinonimo di degrado, scardinamento. I sistemi valoriali di tutti e tre (soprattutto di Marc, considerato che fredvargas a quanto pare preferirebbe morire piuttosto che approfondire un minimo introspettivamente Mathias e ancora di più Lucien) paiono anche loro radicati nei rispettivi periodi d’elezione; di nuovo, soprattutto quello di Marc, con tutte le sue seghe mentali sulla nobiltà cavalleresca. Il simbolo maggiormente rappresentativo del loro isolamento completo dal presente e dal progresso è, almeno a mio avviso, l’elemento del telefono - o della sua mancanza. Essa li isola non solo metaforicamente da una tecnologia ormai incompatibile con le loro tendenze al rifugiarsi nel passato, ma fisicamente da qualsiasi contatto con l’esterno. Non a caso il loro unico ponte con la modernità (n.d.a. in questo trip allucinante che mi sto facendo userò presente, modernità e contemporaneità, che storicamente NON significano la stessa cosa, nella loro accezione di uso comune, come sinonimi di, appunto, presente, perché ripetere sempre la stessa parola suonerebbe male) nonché con la rete telefonica è Vandoosler il Vecchio, simbolo del presente, che per telefonare deve uscire dalla casa per recarsi al vicino bar, atto che può essere inteso come un abbandono del passato, di cui la topaia pare intrisa, e una dipendenza da un luogo di rapporto umano come il bar, ma soprattutto luogo moderno. In più, non è difficile riscontrare somiglianze tra i rispettivi stili di vita, entrambi poveri e difficili seppur per diversi motivi. 
Come Cnemone rifiuta la contemporaneità, così gli evangelisti, e qualsiasi epoca non sia quella che vedono come “loro”, e una mediazione tra piani temporali non pare possibile. In realtà, la suddetta mediazione tra contesti e epoche avverrà, nel δύσκολος come più discutibilmente nella trilogia degli evangelisti, dalla forza conciliatrice dell’Eros. In Menandro, è l’amore di Sostrato per la figlia di Cnemone a fungere da intermediario nelle contrapposizioni di ordine psicologico, generazionale, ambientale e socioeconomico; in Vargas è altresì l’amore (amore platonico, amicale, fraterno, non assolutamente con sfumature omoerotiche) che comunque si forma tra i tre nonostante le loro evidenti differenze, permettendo loro di superare la barriera temporale dei secoli e fisica delle scale per unirsi tutti in nome di una causa comune. L’amore di Sostrato (come l’amore l’amicizia tra gli evangelisti) attiva un processo comunicativo e conciliatore tra mondi così distanti, in quanto nell’universo menandreo “l’eros [...] si afferma come forza conciliatrice capace di mediare tra le disparità delle condizioni sociali e dei caratteri” [F. Ferrari, Introduzione al teatro greco, Sansoni, Milano, 1996.] 
Altra analogia può essere trovata nella scena del pozzo. Durante l’atto IV, a causa di un errore della vecchia serva fidata (dunque per colpa di una donna più matura con la quale la persona ha un rapporto di fiducia stretta e quasi familiare non so se vedete la mia visione o se sono io che sto uscendo di testa) Cnemone precipita in un pozzo, dove resta, ferito e quasi moribondo, incapace di uscirne. A salvarlo sono Gorgia, figlio di primo letto della ex moglie di Cnemone stesso, e Sostrato; Gorgia si cala nel pozzo e soccorre Cnemone, mentre Sostrato regge la fune per trascinarli di nuovo in superficie. Se fisicamente i ruoli corrispondenti sono chiari (Mathias-Cnemone, Marc-Gorgia e Lucien-Sostrato) metaforicamente parlando le figure si confondono, tanto da poter affermare che tutti e tre gli evangelisti siano in qualche misura tutti e tre gli eroi comici. 
Cnemone è nel pozzo, nuovamente e ancor più isolato, sprofondato in strati di terreno che effettivamente risalgono a epoche passate; e Cnemone rappresenta l’anzianità, rappresenta il rifugio nel passato e nella solitudine - che, con il caso del pozzo, potrebbero trasformarsi dal suo riparo alla sua tomba - il rifiuto del presente, e tutto quello che è stato detto in precedenza. Gorgia, al contrario, rappresenta la gioventù contrapposta alla vecchiaia del patrigno. Quello di Gorgia è un personaggio completamente positivo, portatore di valori etici quasi progressisti e che nella sua giovinezza porta al tempo stesso novità e maturità. I tre evangelisti stessi, nonostante i trent’anni suonati, sono sempre descritti come dei giovani, da Sophia, da Armand, da Adamsberg, et cetera. Nonostante la loro vocazione da storici, gli evangelisti sono comunque, volenti o nolenti, membri più o meno attivi di un presente che cercano di cambiare e migliorare, a partire dalla loro situazione finanziaria sino al complesso dell’eroe che emerge potentemente quando si ritrovino invischiati in un caso di omicidio. L’immagine del nuovo che soccorre il vecchio, nel momento in cui entrambi gli spiriti coesistano all’interno dei tre evangelisti, può essere intesa come se i tre, vicendevolmente, si salvassero da sé stessi. Le loro vite prima dell’incontro e della coabitazione sono sempre descritte come deprimenti, faticose e soprattutto solitarie [Fred Vargas, Debout les Morts, capitolo III]. L’aiuto che si prestano a vicenda, anche inconsciamente, non è solo monetario ma soprattutto morale, psicologico, e per quanto siano incapaci di esprimerlo a parole in quanto uomini alfa testosteronici l’affetto che provano l’uno per l’altro, di qualsiasi natura esso sia, è senza dubbio presente, e sincero.
Per ultima, viene la dimensione erotica. Le motivazioni di Sostrato, lasciato a reggere la fune, sono in realtà le più semplici: ingraziarsi il padre e, speranzosamente, la figlia. Più volte descrive, nella sua ῥῆσις ἀγγέλλικε, come durante l’intera operazione di salvataggio e subito dopo non sia in grado di staccare gli occhi dalla giovane, trattenendosi a stento dal baciarla. Similmente, persino dopo essere riemerso ed essere stato estratto dal pozzo, Mathias ripensa a Juliette (uomo etero alert) e al fatto che nonostante fosse un’assassina (e probabilmente pure lesbica) per farla breve lui aveva sempre voluto portarsela a letto e anzi, quasi quasi in fin dei conti era un peccato che non fosse successo. Invece Lucien - che è patologicamente incapace di comportarsi da eterosessuale - alla fine di questa serie di eventi fortemente traumatici, quando ci è finalmente dato uno spaccato dei suoi pensieri, anziché imparanoiarsi per tutto quello che è appena successo, fissa il suo coinquilino (uomo) bagnato fradicio, con tanto di descrizione del modo in cui i capelli gli ricadano sulle spalle. Comunque, se Sostrato riesce a ottenere la benedizione di Cnemone e a sposare l’amata, nessuno dei tre evangelisti tromba né verosimilmente tromberà mai. Choose celibacy !!!
Questi erano i miei due centesimi (documento google di 1400 parole). Valgono gli stessi disclaimer del muro di testo dell’altra volta io sono solo un omino su tumblr e sono pronto a scommettere che anche se fredvargas avesse letto Menandro di sicuro non ha creato volontariamente questa gigantesca metafora che invece ho allucinato io. Questa volta l’elaborazione arriva DOPODOMANI non rompetemi il cazzo sulla grammatica io questa roba non l’ho neanche riletta. 
bibliografia: xenia 3 (il mio libro di letteratura greca); la mia insegnante di greco (grazie monica); fonti terze citate nel testo. per lo spelling delle parole greche ringrazio poesialatina punto it e olivetti greco dizionario online quindi se accenti e spiriti sono messi a cazzo di cane o manca uno iota sottoscritto sappiate che per una volta NON è colpa mia.
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newsintheshell · 1 year
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ANIME RECAP: LE NEWS SONO ANCHE DENTRO LE UOVA DI PASQUA QUEST'ANNO
Trailer e annunci su serie e film estivi e autunnali, in arrivo anche su Crunchyroll, Disney+ e Netflix!
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Ve lo avevo anticipato e alla fine il nuovo ANIME RECAP è arrivato! Come sempre trovate un po' di tutto, fra promo, locandine, date e annunci di sequel e non.
Stavolta nel mix delle novità più recenti ho incluso anche notizie un pochino più datate, che erano passate in secondo piano, durante la valanga infinita di news del periodo AnimeJapan. Cominciamo subito con un po' di KyoAni goodness. 😍
🔶🔸 SOUND! EUPHONIUM: CONTEST ENSEMBLE
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Il nuovo OAV uscirà nei cinema giapponesi il 4 agosto. La terza stagione dell'anime è tuttora confermata per il 2024.
Le prime due stagioni della serie sono su Crunchyroll, mentre il film spinoff Liz e l’Uccellino Azzurro è arrivato in Italia grazie ad Anime Factory.
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🔶🔸SPY CLASSROOM
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 La serie animata, tratta dalla light novel di Takemachi, tornerà a partire da luglio con una seconda stagione.
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🔶🔸 THE RISING OF THE SHIELD HERO
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La terza stagione dell'anime sbarcherà su Crunchyroll a partire da ottobre.
VI ricordo che la serie è ora disponibile sulla piattaforma anche doppiata in italiano.
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🔶🔸TOKYO REVENGERS
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L'arco narrativo del Christmas Showdown, che potete guardare in streaming su Disney+, si è concluso confermando un altro sequel per la serie. Il capitolo Tenjiku non ha ancora un periodo di debutto.
La prima stagione dell'anime è disponibile su Crunchyroll, anche doppiata in italiano.
🔶🔸IL MISTERO DI RON KAMONOHASHI
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L'anime tratto dal nuovo manga di Akira Amano (Tutor Hitman Reborn!, ēlDLIVE), edito qua in Italia da J-POP Manga, sbarcherà in tv ad ottobre.
🔶🔸 POLE PRINCESS!!
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L'originale webserie targata TATSUNOKO PRODUCTION (Kiratto Pri☆chan, King of Prism) approderà anche al cinema con un film, annunciato per il prossimo inverno.
L'anime è realizzato in computer grafica e attualmente conta 7 episodi più uno che fa da prologo, pubblicati su YouTube.
🔶🔸TEARMOON EMPIRE
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La fantasy comedy, basata sulla light novel di Nozomu Mochitsuki, comincerà ad andare in onda a partire da ottobre. 
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🔶🔸SWEET REINCARNATION
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Nuovo trailer per la serie isekai fantasy slice of life, tratta dalla light novel di Nozomu Koryu, che debutterà in Giappone a luglio.
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🔶🔸I'M GIVING THE DISGRACED NOBLE LADY I RESCUED A CRASH COURSE IN NAUGHTINESS: I'LL SPOIL HER WITH DELICACIES AND STYLE TO MAKE HER THE HAPPIEST WOMAN IN THE WORLD 
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La commedia fantasy slice of life, dal titolo inutilmente lungo e tratta dalla light novel di Sametaro Fukada, andrà in onda da ottobre.
L'adattamento è diretto dal debuttante Takashi Asami ed è in produzione presso gli studi ZERO-G (Isekai Farming - Vita contadina in un altro mondo) e Digital Network Animation.
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🔶🔸PHOENIX: EDEN17
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Svelati una prima locandina e un secondo promo per il nuovo adattamento animato de LA FENICE, uno dei classici firmati dal grande Osamu Tezuka.
La webserie targata STUDIO 4℃ (I Figli del Mare, La Fortuna di Nikuko) dovrebbe uscire su Disney+ nel corso dell'anno, ma ad ora non ha una data.
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🔶🔸 CLASSROOM FOR HEROES
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La serie action school fantasy, basata sulla light novel firmata da Shin Araki, l’autore di GJ Club, verrà trasmessa a partire da luglio.
L'anime è diretto da Keiichiro Kawaguchi, lo stesso regista di Spy Classroom, che fra l'altro come vi ho già detto tornerà anch'esso sempre proprio nella stagione estiva, ma è prodotto presso lo studio ACTAS (Princess Principal).
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🔶🔸TENPURU - NO ONE CAN LIVE IN LONELINESS
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La trasposizione televisiva della commedia romantica, nata dalla mente Kimitake Yoshioka (illustratore del manga GRAND BLUE di Kenji Inoue), sbarcherà in simulcast su Crunchyroll a luglio.
Il secondo progetto deLa serie è Questo è il secondo progetto per il neonato studio GEKKO e alla regia c'è Kazuomi Koga (Kubo Won’t Let Me Be Invisible). 
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🔶🔸KENGAN ASHURA
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La seconda stagione della serie, tratta dal manga di Yabako Sandrovich (How heavy are the dumbbells you lift?) e Daromeon, edito in Italia da Planet Manga, arriverà su Netflix a settembre.
🔶🔸ULTRAMAN
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Fissato il periodo d'uscita anche per la terza e ultima stagione della serie, che verrà finalmente aggiunta su Netflix dall'11 maggio.
La storia dell'anima parte dall’omonimo manga di Eichi Shimizu e Tomohiro Shimoguchi (Linebarrels of Iron), tuttora in corso e edito qua da noi da Star Comics, ma devia dalla trama originale e dalla seconda stagione ne segue una alternativa. 
Il fumetto si ispira alle gesta dello storico supereroe protagonista della popolare serie tokusatsu anni ‘60 di Tsuburaya Productions e ne costituisce il sequel.
🔶🔸SAND LAND
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Film d'animazione tratto dall'omonimo manga one-shot, firmato dal leggendario Akira Toriyama, verrà proiettato nelle sale giapponesi dal 18 agosto.
La pellicola è diretta da Toshihisa Yokoshima e in lavorazione presso gli studi SUNRISE, ANIMA e KAMIKAZE DOUGA.
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🔶🔸FLUFFY PARADISE
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Inizialmente previsto per quest'anno (ma poi sappiamo il casino che è successo con certe serie), il debutto in tv della serie ispirata all’omonima avventura fantasy slice of life di Himawari, è stato spostato, con mia poca sorpresa, al 2024.
L'anime è in cantiere presso EMT Squared (Kuma Kuma Kuma Bear) e ha come regista il debuttante Jun'ichi Kitamura. 
* NON VUOI PERDERTI NEANCHE UN POST? ENTRA NEL CANALE TELEGRAM! *
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Autore: SilenziO))) Se usate Twitter, mi trovate lì! 
blogger // anime enthusiast // twitch addict // unorthodox blackster - synthwave lover // penniless gamer // INFJ-T magus
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valeria-manzella · 10 months
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<che cosa è oltre che un oggetto da museo della civiltà contadina?~Oltre il ricordo degli animali da tiro, la loro grande fatica?~È una metafora che non sentiamo amica~abbiamo fatto di tutto per scuoterceli di dosso, i gioghi~Gesù però dice~il mio giogo, un giogo che rimane suo, non ce lo butta addosso, con il duro della vita~Il giogo resta il suo, lui continua aggiogato allo stesso legno><Ermes Ronchi>
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klimt7 · 11 months
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STANOTTE
Ho scoperto un Blog
.
youtube
.
" per chi beve di notte
E di notte muore e di notte legge
E cade sul suo ultimo metro
Per gli amici che vanno
e ritornano indietro
E hanno perduto l'anima e le ali
Per chi vive all'incrocio dei venti
Ed è bruciato vivo..."
[ da Santa Lucia - Francesco De Gregori ]
.
Il carattere
dei romagnoli
.
E niente. Volevo dirlo...
Stanotte ho scoperto un Blog.
.
Un blog che all'inizio non gli daresti un soldo. Non ha nulla di particolarmente moderno. Nulla di tecnologico. Non c'è proprio nessuna traccia di Intelligenza Artificiale nel Blog di questo, (per me, finora, "sconosciuto" ) Francesco Satanassi da Forlì.
Eppure, io ci trovo una miniera d'oro.
Ci trovo tutto il carattere, la forza, la fierezza indomita, l'anarchica indipendenza di giudizio, del carattere tipico dei romagnoli.
Ci sento le radici.
Le radici di quella pianta bellissima che si chiama "ROMAGNA".
La solida concretezza, e la passionalità dei miei conterranei che quando sentono dei "valori", ... È PER SEMPRE.
E poi percepisco la medesima qualità, la stessa saggezza antica e contadina dei miei nonni.
La loro Dignità, la capacità di sentirsi in armonia con la Natura, con la Terra, con la Storia, con la Semplicitá del Vivere e con l'assaporare e apprezzare ogni tipo di emozione .
Il vivere senza freni, il vivere a perdifiato.
Avverto nelle parole di questo romagnolo, lo stesso coraggio intrepido di accogliere e onorare la Vita, per la Bellezza che ci sa donare ogni giorno. Ma anche la chiara consapevolezza e l'intera responsabilità della nostra Storia.
Il non dimenticare il sacrificio e l'altruismo di chi è venuto prima di noi e ha saputo schierarsi per una causa ben precisa, fino a sacrificare la propria piccola vita, per un bene e per dei valori, più grandi del proprio misero egocentrismo.
E sto parlando dell'antifascismo, della libertà, del rispetto per i chi lavora, della dignità del lavoro e della persona, e poi sto parlando del battersi in prima persona per l'eliminazione delle ingiustizie sociali ed economiche. Per una eguaglianza di fatto: quella delle pari opportunità, indipendentemente dal censo della propria famiglia di origine.
Una uguaglianza delle possibilità di avanzamento sociale, di cui, tutti i politici di oggi, non hanno più il fegato di parlare.
Ma soprattutto, in questo Blog, trovo la schiettezza tipica delle persone dirette, che vanno al cuore delle cose, e che apprezzano la poesia che sta dentro le cose conxrete e dentro la Semplicità.
Il sacro è onorare i propri antenati. La capacità di "essere Storia", incarnandola con la passione dei propri giorni, e dei proprio corpo.
Sapere da dove veniamo e cosa ha attraversato, chi ci ha preceduto su questo pianeta.
.
Ecco, se oggi, penso agli angeli del fango di Cesena e della Romagna intera, ai volontari che senza chiedere nulla in cambio, sono arrivati a spalare il fango in ogni strada, in ogni cortile, in ogni scantinato e garage ritrovo intero il carattere dei romagnoli.
Se penso ai ragazzi delle Superiori e agli Universitari che hanno scelto di scendere in strada, in autentici battaglioni della solidarietà, ecco io lo trovo un filo di continuità con i valori che esprime il Blog "HANNO DETTO CHE PIOVE" di Francesco Satanassi.
Io lo vedo benissimo il filo di continuità.
È il filo dell'avere i piedi ben piantati per terra! Anzi nel fango e nella melma. Ma starci per esserci, per contare, per mostrare alle persone più fragili che hanno perso la casa e tutto quel che c'era dentro, che la presenza e la solidarietà non sono solo vuote parole sulla bocca del politico di turno, ma una pratica diffusa. L'attitudine di un'intera comunità di persone responsabili.
Presenza e solidarietà non esistono, se non camminano sulle gambe della gente.
Se non diventano dedizione e cura quoridiana del prossimo.
Devono farsi sudore, fatica, ironia e allegria, da estendere anche a chi non avrebbe più nulla da ridere, dopo che gli è stato portato via tutto, dalla recente alluvione. Devono farsi musica, canzoni da cantare, come "ROMAGNA MIA" che io non apprezzo certo per essere un capolavoro poetico o altro, ma so considerare un capolavoro quando permette l'aggregazione di centinaia di persone che lavorano senza tregua e senza alcun compenso, ma solo perchè sentono la responsabilità di dare una mano alla comunità a cui appartengono.
Questo sì che allora è un vero capolavoro!
Sono questo i romagnoli.
Persone che vogliono restare in piedi.
Con la schiena dritta davanti ad ogni avversità o ad ogni potente di turno.
Io la vedo bene, in tutto questo che è avvenuto, la concretezza tipica di chi abita la mia terra.
Penso a tutti questi volontari, con i badili ed i secchi per svuotare gli scantinati, all'improvviso, materializzatisi il giorno dopo l'esondazione del Savio.
Penso a quel loro scegliere una pala, una cariola, dei guanti per venire a darci una mano a rialzarci e non posso non associare tutto questo, al carattere tipico romagnolo ma anche al carattere di chi, nei valori di questa Romagna solidale, ha creduto fino in fondo, pur provenendo da altre parti d'Italia.
Penso ai volontari di Amatrice, o a quelli di Reggio Emilia a cui avevamo dato una mano noi, nel 2012 in occasione del loro terremoto. E poi ai volontari venuti da L'aquila.
A questa fratellanza nella sventura.
Avverto in tutti loro, la particolarissima tipologia umana, la tempra, a cui sento di appartenere anch'io.
"Chi vive all'incrocio dei venti" e non ha paura della generosità, dell'aiutare, e insieme del rimanere "umano", anche nei momenti più drammatici della Storia.
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SIAMO NOI
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È come un sangue comune che circola nelle vene di questi maledetti giovani o meno giovani romagnoli, quelli che "più li butti giù e più si rialzano", consapevoli del valore di lavorare tutti insieme per una buona causa.
Per questo, mi sento grato a Francesco Satanassi e al suo preziosissimo Blog, per il suo testimoniare la "ROMAGNOLITÀ".
Per darci con le sue parole, con i suoi Post, una lezione di umanità concreta e di passione civile.
Per restituirci il buon sapore delle cose sentite e vissute, che è molto simile a quello del pane caldo, appena sfornato. Al suo profumo di buono.
Sono i valori che fanno del nostro popolo una meravigliosa comunità che sa cos'è la fatica, l'impegno, l'essere responsabili verso gli altri e insieme verso la propria coscienza personale.
Per noi, ciò che è importante è l'esempio, è l'impegno quotidiano nei fatti di tutti i giorni.
Il rimboccarsi le maniche e lavorare finchè un lavoro, un'opera, una impresa, non sia finita, completata, realizzata!
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GRAZIE FRANCESCO
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Per ricordarci tutto questo
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Ecco il blog di cui parlo:
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