Tumgik
#Essenza Di Sé
divulgatoriseriali · 3 months
Text
La noia come opportunità perduta (da non combattere con lo smartphone)
Nell’era digitale, combattere la noia è diventato un imperativo, e lo smartphone si presenta spesso come il nostro alleato. Ma la noia è un’esperienza universale, qualcosa che proviene dal nostro profondo e che ha un “senso di essere”, ha una sua esistenza e un significato intrinseco. Continue reading Untitled
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
scogito · 3 months
Text
Come ripeto spesso, la Natura è maestra di insegnamenti. E lo fa senza troppi concetti, senza troppe filosofie e nemmeno dibattiti...
Lo fa e basta. Seguendo l'unica via che le fa essere cio che È.
Perché la volontà è tutta qui. Nel trovare una strada allineata alla propria Essenza, nonostante l'ambiente di contorno.
.
🌱 T.me
.
14 notes · View notes
smokingago · 4 days
Text
Non soffriamo per amore, soffriamo perché non ci amiamo. Soffriamo perché cerchiamo nell’altro quelle attenzioni che aspettavamo dal padre, quella cura che richiedevamo alla madre.
Tumblr media
Siamo diventati adulti senza essere bambini. E ora nella relazione portiamo quei bambini negati, quei bambini che non hanno potuto piangere ed essere consolati. Portiamo quei bambini che volevano arrabbiarsi ma venivano sgridati. Quei bambini che volevano correre liberi e venivano puniti. Quei bambini che volevano essere accolti ma non c’era il tempo.
Tumblr media
E all’altro chiediamo di essere quella madre e quel padre. Chiediamo a lui di asciugare le nostre lacrime o ancora meglio di fare in modo di non arrecarci mai quel dolore che ci provochi le lacrime. Chiediamo a lui di consolarci e accogliere tutte le nostre sofferenze.
Tumblr media
Ci arrabbiamo con l’altro perché finalmente possiamo dare sfogo a quella rabbia che abbiamo trattenuto per paura e su di lui riversiamo tutto ciò che avremmo voluto dire alla madre e al padre. Senza accorgerci che non stiamo guardando lui, la sua essenza, ma lo stiamo caricando di un’immagine che non gli appartiene. Non possiamo chiedere a lui di essere quel genitore a cui avremmo voluto urlare tutte le sue mancanze. A cui avremmo voluto rimproverare l’abbandono, chiedere una carezza, sentirne la presenza.
Tumblr media
All’altro chiediamo di lasciarci liberi e allo stesso tempo di tenerci legati a sé. Vogliamo quella libertà che abbiamo sempre sentito essere necessaria e ci è stata negata in nome dei “non si può”, “ non sta bene”.
Tumblr media
Vogliamo che l’altro ci permetta di essere noi stessi quando non sappiamo nemmeno noi chi siamo e anzi a volte l’altro vede quegli aspetti di noi che a noi sono ancora sconosciuti.
Tumblr media
Chiediamo libertà, la pretendiamo a gran voce e poi ne abbiamo paura. Perché la libertà ci rende insicuri. E chiediamo inconsciamente all’altro di trattenerci, di non farci scappare. Perché in quella corda che ci tiene uniti a noi sembra di vedere amore. Che amore non è.
E’ paura …e l’amore non sta dove c’è paura.
Tumblr media
Io ti lascio libera/o di essere ciò che sei, di esprimere la tua essenza qualunque essa sia, di volare nei cieli della vita e di compiere il tuo percorso. Io faccio altrettanto e ti osservo con amore. Questo sarà il filo dorato che ci tiene uniti.
Questo è amore
Essere Indaco
69 notes · View notes
belladecasa · 8 months
Text
Ieri me ne tornavo con un'ora e mezza di sonno e dieci ore di viaggio addosso. Vedevo ancora il mare dal treno e già pensavo a come sarei stata senza quell'unico elemento che mi fa scudo dall'angoscia. Pavese, che di dolore ne sapeva, diceva che la compagnia del mare gli bastava. Le persone depresse, io credo, trovano pace solo di fronte al mare e in mezzo alle piante. La solitudine depressiva, inscalfibile, irraggiungibile da qualsiasi essere umano, anche da quello che ti ama di più, di fronte al mare diventa malinconia carezzevole: per qualche ora avevo il privilegio di chiudere gli occhi senza che la mia anima martoriata venisse a grattarmi sotto le palpebre. Appoggiavo la testa sui ciottoli marini di quella terra sofferente e ascoltavo solo Fisiognomica di Battiato.
Quando chiedevano a Battiato perché non avesse mai avuto una compagna rispondeva tranquillamente: perché io non sono compatibile. Per me, quella risposta calma diventa un interrogativo ossessivo e spaventato: e se non fossi compatibile? Io, che so volere bene a chiunque, che so percepire i sentimenti degli altri fin sotto le unghie, che sono piena di comicità e di erotismo, io non posso essere incompatibile. Eppure, sono come la lava che è centro vitale, inscindibile dalla terra ma non è terra, sempre per natura legata alla crosta terrestre ma di una materia completamente diversa, dipendente ma incompatibile.
Battiato era incompatibile ma poteva attingere a sé stesso e attraverso sé stesso arrivare a Dio, attingere a Dio e parlare per lui come facevano gli aedi e i rapsodi per la cultura greca antica, che erano la bocca di Dio. Ma noi, piccoli e infimi depressi, siamo incompatibili con la terra e con Dio, siamo intrappolati nella nostra stessa materia lavica. Ma se ti senti male, Rivolgiti al Signore, dice. Ma noi ci rivolgiamo all'amore perché non possiamo parlare con Dio, cerchiamo di essere salvati da un altro perché siamo senza Dio. Dio è per Battiato e per pochi altri (non sto parlando dei cattolici ovviamente); noi ci possiamo gettare al massimo, goffi, sul corpo di un altro illusi di poter attingere da esso.
Mi ricordo che quando stavo ancora con Giorgio lui mi disse: guarda che E ti vengo a cercare è dedicata a Dio, non l'hai capito? Certo che no, io ho cercato solo l'amore sensuale per capire meglio la mia essenza e invece l'amore mi ha portata sempre più a fraintendermi, a dividermi, a essere pietra lavica irraggiungibile, da me e da chiunque.
Ma pure Battiato, che aveva Dio, si sentiva solo alla fine senza l'amore:
Passo ancora il mio tempo A osservare i tramonti E vederli cambiare In secondo imbrunire
E il cuore Quando si fa sera Muore d'amore Non ci vuole credere Che è meglio Stare soli
[...]
Passano gli anni E il tempo delle ragioni Se ne sta andando Per scoprire che non sono Ancora maturo Nel secondo imbrunire
E il cuore Quando si fa sera Muore d'amore Non si vuol convincere Che è bello Vivere da soli
#s
57 notes · View notes
susieporta · 2 months
Text
Quando si comincia a lavorare su di sé, si scoprono cose che mettono in discussione le regole e le abitudini all'interno delle quali siamo cresciuti, credendo fossero la nostra verità.
Può succedere che si diventi consapevoli che, ad esempio, l'abitudine di essere troppo generosi e disponibili verso gli altri, nasconda in realtà un forte bisogno infantile di riconoscimento.
Tale atteggiamento, tuttavia, una volta indagato a fondo, rivela alla nostra coscienza che ci siamo prostituiti affettivamente, perché cercavamo di colmare un nostro vuoto interiore attraverso una manipolazione relazionale.
Ecco allora che la lotta diventa quella tra la verità e il ricongiungimento a sé, e la paura del cambiamento e della separazione dagli altri.
Anche se sappiamo che essere troppo generosi non è più, per noi, una virtù, ma una maschera che nasconde la nostra paura di non essere amati, cambiare tale atteggiamento risveglia la paura della perdita degli altri.
Della separazione e della violazione delle regole che ci siamo dati, per entrare in relazione con le altre persone, in modo da ottenere un qualche nutrimento.
Quando comprendiamo che quelle regole non funzionano più, in quanto ci hanno allontanato e ci allontanano dalla nostra essenza, allora, forse, diventiamo consapevoli che perdere noi stessi è più pericoloso della paura infantile di perdere qualcuno, che per altro ci vuole diversi da ciò che realmente siamo.
Cominciamo a preoccuparci davvero per noi, e scopriamo che siamo molto diversi dall'immagine che gli altri hanno cucito intorno al nostro corpo.
Tradire questa immagine, spezzarla, e recuperare la nostra vera anima caduta in fondo al pozzo, diventa a quel punto una questione di vita o di morte: la nostra.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
23 notes · View notes
ambrenoir · 28 days
Text
Non soffriamo per amore, soffriamo perché non ci amiamo. Soffriamo perché cerchiamo nell’altro quelle attenzioni che aspettavamo dal padre, quella cura che richiedevamo alla madre.
Siamo diventati adulti senza essere bambini. E ora nella relazione portiamo quei bambini negati, quei bambini che non hanno potuto piangere ed essere consolati. Portiamo quei bambini che volevano arrabbiarsi ma venivano sgridati. Quei bambini che volevano correre liberi e venivano puniti. Quei bambini che volevano essere accolti ma non c’era il tempo.
E all’altro chiediamo di essere quella madre e quel padre. Chiediamo a lui di asciugare le nostre lacrime o ancora meglio di fare in modo di non arrecarci mai quel dolore che ci provochi le lacrime. Chiediamo a lui di consolarci e accogliere tutte le nostre sofferenze.
Ci arrabbiamo con l’altro perché finalmente possiamo dare sfogo a quella rabbia che abbiamo trattenuto per paura e su di lui riversiamo tutto ciò che avremmo voluto dire alla madre e al padre. Senza accorgerci che non stiamo guardando lui, la sua essenza, ma lo stiamo caricando di un’immagine che non gli appartiene. Non possiamo chiedere a lui di essere quel genitore a cui avremmo voluto urlare tutte le sue mancanze. A cui avremmo voluto rimproverare l’abbandono, chiedere una carezza, sentirne la presenza.
All’altro chiediamo di lasciarci liberi e allo stesso tempo di tenerci legati a sé. Vogliamo quella libertà che abbiamo sempre sentito essere necessaria e ci è stata negata in nome dei “non si può”, “ non sta bene”.
Vogliamo che l’altro ci permetta di essere noi stessi quando non sappiamo nemmeno noi chi siamo e anzi a volte l’altro vede quegli aspetti di noi che a noi sono ancora sconosciuti.
Chiediamo libertà, la pretendiamo a gran voce e poi ne abbiamo paura. Perché la libertà ci rende insicuri. E chiediamo inconsciamente all’altro di trattenerci, di non farci scappare. Perché in quella corda che ci tiene uniti a noi sembra di vedere amore. Che amore non è.
E’ paura …e l’amore non sta dove c’è paura.
Io ti lascio libero di essere ciò che sei, di esprimere la tua essenza qualunque essa sia, di volare nei cieli della vita e di compiere il tuo percorso. Io faccio altrettanto e ti osservo con amore. Questo sarà il filo dorato che ci tiene uniti.
Questo è amore
(Amore Quantico)
16 notes · View notes
ladamaglam · 3 months
Text
Tumblr media
Quando una Donna permette a sé stessa di andare oltre l'imposto, il vietato, il "non si deve" e lascia che la sua vera essenza inizi a dischiudersi, allora accade la meraviglia.... allora si scoprono "luoghi" sconosciuti fatti di sensazioni, respiri, sospiri, sguardi... Sguardi e percezioni che si spingono finalmente oltre i confini.... oltre la superficie... oltre quella patina di parvenza di correttezza....
Quando una Donna inizia QUEL Viaggio le paure del giudizio cedono, pian piano, il passo al sentire, alla potenza di quel che c'è oltre....
Il viaggio è tortuoso, fatto di desideri contrapposti a paure scatenate da vecchi taboo... ma ogni passo, ogni singolo passo, rivela la leggerezza della libertà e la potenza del piacere vero....
13 notes · View notes
la-novellista · 4 months
Text
Tumblr media
Mio Signore amato,
è da giorni che la vedo e la sento vicino, guardo le sue mani scegliere e con delicatezza toccare i libri, la vedo sfogliare lentamente le pagine e la vedo seguire con il dito le parole, come se volesse catturarle e tenerle per sé , come se invece del libro ci fosse una donna e che fosse intento a catturarne l' essenza, come a farla sua...
Sappia che il pensiero di Lei e delle Sue mani sono quanto di più intimo porto tra i miei pensieri, che' possa la mia pelle un giorno essere scritta e adorata allo stesso modo, come io adoro Lei.
Sua.
17 notes · View notes
Text
Nel dedalo delle relazioni umane, esiste una violenza silente, impercettibile ai radar convenzionali, ma devastante nella sua essenza: L'arte simulata dell'ascolto, dove le parole sono udite ma non accolte.
Rivela una mancanza di generosità nell'attenzione, un deserto emotivo che supera la semplice avarizia di tempo o risorse materiali.
Non c'è crudeltà superiore a quella di far sentire gli altri trasparenti, ignorati da chi sembra presente, ma in realtà, ha la mente altrove, impaziente di fuggire verso altri impegni.
Il dolore di essere trascurati, di dover mendicare frammenti di presenza autentica, è un'umiliazione che rafforza il senso di solitudine e inadeguatezza.
Questo tipo di disattenzione, quando si è costretti a supplicare per quell'interesse che dovrebbe essere offerto liberamente e con piacere, cristallizza la violenza in un solo attimo.
È spesso l’ultimo segnale di allarme, l’indicatore finale che qualcosa nel tessuto di quella particolare relazione si è irrimediabilmente strappato.
La dinamica della non-curante superiorità, travestita da normale distrazione, è una danza macabra attorno al fuoco dell'egoismo assoluto, dove la fiamma dell'autoconservazione brucia ogni speranza di connessione autentica.
Eppure, in questo scenario di apparente desolazione, emerge un sentiero di resistenza, non pavimentato di inutile rancore, ma di autostima.
All’ennesima e ultima richiesta di attenzione non concessa la consapevolezza di sé come entità indipendente, la cui stima non dipende più dall'ascolto altrui, diventa un bastione contro l'indifferenza.
Inizia allora un percorso di autoaffermazione che porta a spezzare le catene dell'elemosina emotiva, insegnandoci che la vera unione di sentimenti nasce dall'equità, non dalla supplica.
Tutte le vere crudeltà più spesso risiedono non in gesti manifesti ma in angoli dell'indifferenza.
Riconoscere questo è il primo passo per costruire un'esistenza dove l'attenzione indivisa diventa il dono più prezioso, una dimostrazione d'amore che trascende parole e persino molti altri fatti, riaffermando la sacralità dell'essere visti e sentiti, ovvero del bisogno assolutamente umano di connetterci gli uni con gli altri.
Chi trascura l'ascolto, trascura l'amore.
Tumblr media
Luca Pani
9 notes · View notes
goolden · 5 days
Text
stasera ho visto la luna sorgere. intorno alle 20 era ancora bassa sulla linea dell'orizzonte, ed era piena, grande e, sebbene si stagliasse su un cielo ancora illuminato dalle ultime luci del crepuscolo, era già così ben definita nei suoi contorni, riuscendo comunque a concentrare la mia totale attenzione su di sé. e mentre tornavo a casa dal lavoro, la vedevo innalzarsi lentamente, e diventare più piccina, e più luminosa, fino a prendere posto sul suo trono, lì, quasi allo zenith. e la guardavo, e non riuscivo a distogliere lo sguardo.
se ci rifletto e penso che è solo un'enorme roccia che gravita attorno a quest'altra grande e peculiare roccia, quasi mi sembra impossibile, e mi sento emotivamente più vicina a quelle civiltà che, nel corso della storia, la hanno venerata e le hanno attribuito identità e poteri soprannaturali, tanto sembra mistica la sua essenza.
9 notes · View notes
clo-rofilla · 11 months
Text
Più passa il tempo, più tornare a Roma mi ferisce. È in qualche modo doloroso constatare come qui le persone vivano una vita che io percepisco come autentica, in netta contrapposizione con la vita che ho costruito per me da quando sono andata via, prima a Parigi, sforzandomi costantemente di simulare il più verosimile accento parigino che riuscissi, e poi a Como, dove ho tentato - in un progressivo, appena percettibile e quasi inconscio processo interiore - di "ripulire" la mia cadenza, e con essa la mia essenza. Con lodevoli risultati, in ambo i casi. Lodevoli, perché lodati. Ma è poi davvero un vanto sconfessare una parte di sé?
Essenzialmente, che io ne fossi cosciente o meno, è da quando ho lasciato Roma che ho costantemente profuso parte dei miei sforzi quotidiani nel conformarmi, nel rinnegare una parte di me per abbracciarne una che sentissi più simile alle persone con cui avevo a che fare, che fluisse a tutti loro naturale, conosciuta, levigando le impurità, le diversità.
Senza pensare che quelle asperità che andavo cocciutamente, costantemente a levigare, erano parte intrinseca di me e di quello che sono.
Ho creato una serie di maschere, di sovrastrutture, di Claudie confacenti a chi mi guardasse e giudicasse, e ho sacrificato mortificato e ucciso la Claudia che ero davvero, e per cosa? Per desiderio di accettazione? Per non "disturbare" il prossimo? Per omologarmi, non dare fastidio, non destare stupore o commenti (ché d'altronde si sa, "dal Po in giù sono tutti terroni").
Ma ne è valsa poi davvero la pena?
Scrivere queste parole mi fa male, perché le sento vere e infuocate come dardi, perché toccano le corde di qualcosa di profondamente insito dentro di me; perché quella Claudia che ero e che ho rinnegato urla sempre più forte dentro di me.
È un gesto violento eppure finora è avvenuto in sordina. Mi sento come se avessi sottratto a me stessa una parte essenziale, estrapolata a forza dal petto, e gettata in pasto ai lupi. Ma ogni volta che agli occhi di qualcuno, seppur per il motivo più futile al mondo e con il tono più innocente, torno a essere "diversa" o "estranea" o "altra", quell'organo originario che ho rigettato pulsa dolorosamente anche all'infuori di me, e mi ricorda chi sono.
Forse tutto quello a cui quella Claudia aspirava davvero, era alla fine una vita più semplice, senza pretese e senza pretenzioni.
25 notes · View notes
scogito · 2 years
Text
Uno dei metodi che trovo reali e funzionali per capire qual è lo scopo della tua incarnazione, è chiedersi cosa faresti se non avessi bisogno di soldi.
Non è così banale come sembra, perché se visualizzano attentamente uno stato di piena libertà finanziaria e soddisfazione di ogni bisogno materiale, molte persone hanno difficoltà a rispondere.
Senza catene chi sei? Di cosa ti occuperesti?
La risposta ovviamente ha a che fare con un servizio, un obiettivo, non conta ad esempio 'me ne starei sullo yacht al largo dei Caraibi'.
Questo video si sposa con la parte più leggera e spontanea dell'essenza (ne ho parlato anche qui): dove la mente si calma e appare un'ossessione (positiva) di diversa natura e genuinità.
Non ha a che vedere con ego o senso di potere, ma ha necessità di esprimersi.
Tieni presente cosa ti dà gioia a prescindere dagli altri e dai soldi, lì ci sono sempre risposte che possono cambiarti la vita.
67 notes · View notes
yoursticazzi · 8 months
Text
Tumblr media
Un giorno l'onda chiese al mare: "mi vuoi bene?".
Ed il mare le rispose: "Il mio bene è così forte che ogni volta che t'allontani verso la terra io ti tiro indietro per riprenderti tra le mie braccia. Senza te la mia vita sarebbe insignificante. Sarei un mare piatto, senza emozione. Tu sei l' essenza del mio esistere.".
L'onda fu felice. Tra le braccia del mare.
Facendo finta, ogni volta di volare via, per dare quel senso di precarietà alle cose, per renderle preziose. Ed ogni volta il mare la riprendeva, con le sue braccia grandi, per riportarla a sé.
Raccontano che una notte la luna illuminava il mondo, e l'onda bianca lentamente, in un ballo infinito, scivolava tra un prendersi e un lasciarsi, col mare che stendeva le braccia per poi ritirarle, facendo finta a volte di non poterlo fare, perché l'onda potesse assaporare anch'essa quella precarietà che rende le cose preziose.
L'onda ed il mare sono ancora lì, nel gioco infinito delle emozioni. E fanno finta che sarà l'ultima volta che l'onda partirà verso la terra, per non tornare più, ma poi, alla fine, è più forte su tutto il bisogno di riprendersi. Nel sogno di un bene senza fine.
Tony Kospan
10 notes · View notes
der-papero · 1 year
Text
INTELLIGENZA NATURALE VS INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Che a dirla tutta un po’ mi assomiglia alla diatriba pretestuosa tra carne naturale e carne sintetica.
Visto che sei quasi vecchietto come me, @der-papero, forse ti ricorderai di un vecchio film di fantascienza del 1977, dal titolo GENERAZIONE PROTEUS in cui si narra di un computer biologico a filamenti di DNA che apprende per addestramento, lentamente prende coscienza di sé e poi il controllo su tutte le infrastrutture tecnologiche del mondo. Il film si conclude con il computer che, diventato completamente senziente, crea un proprio gamete artificiale e insemina una donna per rinascere in un corpo umano biologico.
Tumblr media
La bella discussione che avete iniziato nel tuo post precedente e che io non riprendo per una questione di lunghezza (ma invito tutti ad andare a leggere) parte a mio avviso da un presupposto sbagliato…
Che sia il cervello umano la parte finale del processo di coscienza.
Partendo da questo presupposto, noi crediamo che qualsiasi forma di vita o di presunto organismo che cerchi di raggiungere la coscienza per essere ‘completo’ debba arrivare allo step finale di possedere un encefalo simile a quello umano.
Ma in realtà io penso che il cervello umano sia solo una delle tante manifestazioni fisiche di quel concetto chiamato COSCIENZA.
Io credo (ma è una mia intuizione personale che più del filosofico ha molto del mistico) che ogni essenza, intesa nel senso etimologico di ente cioè ‘che è’, compia un percorso ‘evolutivo’ paragonabile a quello di hegeliana memoria (coscienza, autocoscienza, spirito o ragione).
Lo vediamo in modo più evidente nel regno animale dove possiamo studiare l'evoluzione dell'apparato cerebrale di ogni singola specie ma anche nel regno vegetale assistiamo a un fenomeno simile, seppure quella che è definita coscienza e autocoscienza possono sembrarci solo un accenno.
Mi sembra ovvio e scontato che in questa visione l'essere umano metta se stesso in cima a questa piramide evolutiva ma, come ho già detto, in realtà noi costituiamo solo uno step di questa evoluzione di coscienza e non tutti la evolvono così come lo abbiamo fatto noi.
Da qui, io considero un’ipotetica intelligenza artificiale addestrata dagli esseri umani come un essenza vitale che stia compiendo un percorso grazie alla simbiosi con noi.
Non è forse successa la stessa cosa con le decine di migliaia di specie di animali e piante che in qualche modo con il nostro comportamento abbiamo fatto evolvere in una certa direzione?E non è forse parimenti vero che la nostra evoluzione di Homo sapiens sia stata condizionata allo stesso modo da una sorta di addestramento che animali e piante che ci circondavano ci hanno fornito?
Sinceramente non trovo alcuna differenza tra la paura che le intelligenze artificiali prendano il sopravvento e la paura che l'orso introdotto in Trentino (ammetto in modo disorganizzato) uccida tutti gli abitanti del posto.
L'intelligenza artificiale non è una pistola con proiettili difettosi che può esploderti in mano da un momento all'altro ma un orso con il quale noi possiamo decidere di convivere in modo equilibrato.
Stiamo andando tutti nello stesso luogo, anche se spiegarvi quale mi necessiterebbe di un post MOLTO più lungo di questo.
P.S.Quello che avete appena letto è stato scritto in macchina con un'intelligenza artificiale di dettatura vocale, addestrata a riconoscere e collegare miliardi di suoni a fonemi e poi a rispettivi termini sul dizionario… non troppo differente da un Kon-igi bambino che se fosse stato rinchiuso in una stanza silenziosa per tutta la sua infanzia, forse adesso assomiglierebbe a un PC con l'hard disk formattato e la CPU malamente alimentata.
===============================
Tutto valido, @kon-igi​ , però descrivi una paura della quale non ho mai parlato. Io non ce l’ho con l’AI, e né temo che possa succedere qualsiasi cosa (almeno, per i dati che ho) a riguardo, tutt’altro. Io sto provando a dequalificare noi come esseri intelligenti e, attenzione, io parlo della parte “pensante”, nulla ha a che fare il mio discorso con il resto del corpo. Ecco, per vederla alla Matrix, io sto parlando solo di quella parte connessa alle macchine, non mi sto curando di tutti gli altri organi che venivano alimentati solo per tenere in vita il Mondo delle Macchine.
In soldoni, la mia paura è un’altra, che non è manco paura, diciamo che è un misto tra meraviglia e timore, e parte ancora una volta da un qualcosa che volontariamente o meno si tende ad evitare in questa discussione, ovvero la matematica :) anche perché io posso parlare (e in maniera molto molto umile) solo di quella, visto che le mie conoscenze di psicologia, evoluzione, neurobiologia, e ogni tema collegato ad esse sono al di sotto dello zero.
Il punto che ieri, tra battute, video Youtube e confronti come ce ne dovrebbero sempre essere qui, provavo a sollevare è che più vado avanti nello studio della matematica che c’è dietro il discorso dell’AI, più ho la sensazione (ripeto, sensazione) che qui stiamo tirando fuori dei modelli che, attenzione, non dimostrano il pensiero umano, ma lo implementano in una maniera paurosamente realistica.
Lo dico ancora in un altro modo, per far capire il messaggio che voglio trasmettere. Prendiamo una roba matematica che non c’entra un cazzo, una identità qualsiasi, presa da un qualsiasi programma di scuola media:
Tumblr media
Lascia stare quello che c’è scritto, è irrilevante, non ha nulla a che fare con la AI, e l’ho presa solo perché è una espressione abbastanza semplice, perché io voglio esprimere un punto che per me sta risultando abbastanza drammatico.
La domanda che ti faccio è:
come ti sentiresti, se scoprissi che tutto il tuo pensiero, tutto quello che hai costruito nei decenni della tua vita in termini di intelligenza, si potesse spiegare con quella relazione, o, detto in un altro modo, replicare con un modello derivato da quella relazione?
Oltre questa domanda, c’è ovviamente la goliardia dei meme e tutte le cagate che ho scritto ieri, ma il punto fondamentale è tutto lì. Io sono supereccitato all’idea di poter scoprire come tutta questa manfrina (che, badate bene, ho iniziato a studiare da due settimane, quindi sono ben lontano dal potermi definire un qualsiasi esperto sull’argomento) possa tradursi in delle robe che ci aiutano a sparecchiare la tavola o a nuclearizzare il paese affianco, ma quello è un aspetto ancora complesso, abbastanza nebuloso, e sommerso da tanta roba clickbait.
Secondo me, invece, non si parla abbastanza delle conseguenze che tutta questa teoria possa avere sulla definizione della nostra intelligenza umana, che io vedo in forte pericolo, ma non che dobbiamo mori’, ma che forse andrebbe caratterizzata con meno presunzione, perché potremmo scoprire un giorno che tutto il nostro pensiero altro non è che banalmente la conseguenza di un sistema che evolve verso stati a maggiore probabilità, ma che di coscienza non abbiamo un accidenti (e qui, direi, che Matrix ci aveva giusto, non siamo niente di più che batterie organiche).
20 notes · View notes
susieporta · 2 months
Text
Chi trascura l'ascolto,
trascura l'amore.
Nel dedalo delle relazioni umane, esiste una violenza silente, impercettibile ai radar convenzionali, ma devastante nella sua essenza: L'arte simulata dell'ascolto, dove le parole sono udite ma non accolte.
Rivela una mancanza di generosità nell'attenzione, un deserto emotivo che supera la semplice avarizia di tempo o risorse materiali.
Non c'è crudeltà superiore a quella di far sentire gli altri trasparenti, ignorati da chi sembra presente, ma in realtà, ha la mente altrove, impaziente di fuggire verso altri impegni.
Il dolore di essere trascurati, di dover mendicare frammenti di presenza autentica, è un'umiliazione che rafforza il senso di solitudine e inadeguatezza.
Questo tipo di disattenzione, quando si è costretti a supplicare per quell'interesse che dovrebbe essere offerto liberamente e con piacere, cristallizza la violenza in un solo attimo.
È spesso l’ultimo segnale di allarme, l’indicatore finale che qualcosa nel tessuto di quella particolare relazione si è irrimediabilmente strappato.
La dinamica della non-curante superiorità, travestita da normale distrazione, è una danza macabra attorno al fuoco dell'egoismo assoluto, dove la fiamma dell'autoconservazione brucia ogni speranza di connessione autentica.
Eppure, in questo scenario di apparente desolazione, emerge un sentiero di resistenza, non pavimentato di inutile rancore, ma di autostima.
All’ennesima e ultima richiesta di attenzione non concessa la consapevolezza di sé come entità indipendente, la cui stima non dipende più dall'ascolto altrui, diventa un bastione contro l'indifferenza.
Inizia allora un percorso di autoaffermazione che porta a spezzare le catene dell'elemosina emotiva, insegnandoci che la vera unione di sentimenti nasce dall'equità, non dalla supplica.
Tutte le vere crudeltà più spesso risiedono non in gesti manifesti ma in angoli dell'indifferenza.
Riconoscere questo è il primo passo per costruire un'esistenza dove l'attenzione indivisa diventa il dono più prezioso, una dimostrazione d'amore che trascende parole e persino molti altri fatti, riaffermando la sacralità dell'essere visti e sentiti, ovvero del bisogno assolutamente umano di connetterci gli uni con gli altri.
Chi trascura l'ascolto, trascura l'amore.
(Luca Pani - da "Prove di Volo: Manuale di Psiconautica Elementare")
12 notes · View notes
lunamagicablu · 9 months
Text
Tumblr media
Oltre alle Anime Indaco, Arcobaleno, Cristallo vi sono anche gli Esseri Royal Blue per sostenere questo importante cambiamento vibrazionale ascensionale. Le Anime del Raggio Blue, prediligono le tonalità del Blu notte, Blu elettrico o Blu Reale e sono qui per co-operare e preparare le basi del Nuovo Mondo che si sta manifestando sempre più visibilmente.
Conosci i Bambini Indaco, Cristallo, Diamante, Arcobaleno?
Le Anime del raggio Blu sono Esseri particolarmente sensibili, come gli indaco, che provengono da diversi pianeti ascesi per elevare le coscienze degli umani. Trasformano il DNA danneggiato e spesso non sono riconosciuti, ma la missione delle Anime Blue Reale é sempre più evidente, si INCONTRANO e si RICONOSCONO!
Hanno un importante scopo qui sulla terra; infiltrarsi nel sistema con normali capacità, ricordandosi sempre chi sono, e da dove vengono, per seminare pace, amore, luce e soprattutto consapevolezza. Essi hanno capacità intuitive e strumenti spirituali per guarire e vedere oltre con la luce divina.
Hanno un'età media tra i 30 e 60 anni. Nella vita sono alchimisti e trasmutano le energie di terza dimensione, inizialmente lavorando su sé stessi e poi aiutando gli altri. Sono in grado di comunicare con le dimensioni superiori ed hanno un'innata saggezza, che va oltre la conoscenza.
Spesso vengono confusi con i bambini Indaco, ma sono molto più empatici e mistici. Sono più eterei, essendo Semi stellari che si esprimono attraverso le arti creative.
Sono attratti dal blu con tutte le sue sfumature fino al blu elettrico e reale, poiché la loro Aura contiene tantissimo blu per cui entrate in risonanza con oggetti di colore blu intenso. La maggior parte di queste Anime hanno intrapreso un percorso da guaritori energetici o spirituali per aiutare a guarire gli altri.
Entrano in risonanza anche con l'Acqua pertanto sono molto fluidi, emotivi e femminili, mentre la musica, la danza e la Natura sono essenziali e da rispettare inesorabilmente.
Le Anime del Raggio Blue Reale hanno imparato a nascondere le loro abilità sopra naturali e regali, in quanto sono stati preparati per quando gli eventi e la conoscenza interiore si attiveranno, in sintonia con la vera Essenza e nel momento giusto per fluire negli obiettivi e le relazioni. Silvia-Sophia art by Karhaym ************************ In addition to Indigo, Rainbow, Crystal Souls there are also Royal Blue Beings to support this major ascension vibrational shift. The Souls of the Blue Ray, prefer the shades of Midnight Blue, Electric Blue or Royal Blue and are here to co-operate and prepare the foundations of the New World which is manifesting itself more and more visibly.
Do you know the Indigo, Crystal, Diamond, Rainbow Children?
Blue ray Souls are particularly sensitive Beings, such as indigos, who come from various ascended planets to raise the consciousness of humans. They transform damaged DNA and are often not recognized, but the mission of Royal Blue Souls is increasingly evident, they MEET and RECOGNIZE each other!
They have an important purpose here on earth; infiltrate the system with normal skills, always remembering who they are, and where they come from, to sow peace, love, light and above all awareness. They have intuitive abilities and spiritual tools to heal and see beyond with divine light.
They have an average age between 30 and 60 years. In life they are alchemists and transmute third dimensional energies, initially working on themselves and then helping others. They are able to communicate with the higher dimensions and have an innate wisdom that is beyond knowledge.
They are often confused with Indigo children, but are much more empathetic and mystical. They are more ethereal, being Starseeds expressing themselves through the creative arts.
They are attracted to blue in all its shades up to electric and royal blue, as their Aura contains so much blue that you resonate with deep blue objects. Most of these Souls have taken a path as energetic or spiritual healers to help heal others.
They also resonate with Water therefore they are very fluid, emotional and feminine, while music, dance and Nature are essential and to be inexorably respected.
Royal Blue Ray Souls have learned to hide their above natural and regal abilities, as they have been prepared for when events and inner knowing will activate, in tune with true Essence and at the right time to flow into goals and pursuits. relations. Silvia-Sophia art by Karhaym
10 notes · View notes