Tumgik
#Scoperta Personale
autolesionistra · 8 months
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Breve cronistoria dei viaggi nel tempo
[Ho scritto questo raccontino agostano vagamente sci-fi per la (bella) newsletter dello scartafaccio, facendo un giretto fuori dalla mia comfort zone. Lo incollo pure qui.]
A differenza dei princìpi che li regolano, per scalfire superficialmente i quali è stato - letteralmente - necessario un Einstein, la meccanica empirica dei viaggi nel tempo è incredibilmente rozza; realizzare strumenti per sfruttarla è di relativa semplicità ed è un traguardo raggiunto cinque volte nella storia dell’umanità (se dopo la stesura di questo testo se ne aggiungessero altre il lettore tenga conto che questo numero potrebbe sia aumentare che diminuire).
Il primo essere umano a costruire una rudimentale macchina del tempo fu l’assiro Adad-Nirari, nell’810 a.C. a Tarso. Tuttavia, non ne capì il vero funzionamento e ritenne di aver creato un sistema magico per fare sparire le cose. Non avendo gli Assiri all’epoca grossi problemi di smaltimento rifiuti, fu per lo più ignorato o preso per pazzo. Nel tentativo di convincere i suoi concittadini dell’importanza della sua scoperta fece sparire un ingente quantitativo di oggetti e animali, fra cui spiccano:
- una coppetta in terracotta che si materializzò nel 1912 sotto la coltre di permafrost svedese, creando una serie di grattacapi all’archeologo Erik Sjöqvist e costandogli quasi la carriera - una pecora che fu spedita nel giurassico superiore, prontamente divorata da un allosauro che passò il resto della sua infruttuosa esistenza a cercare altre prede così gustose. La sparizione della pecora fu mal digerita (tranne che dall’allosauro): il proprietario pretese un risarcimento da Adad-Nirari che distrusse poi la sua creazione per stizza.
Per la seconda macchina del tempo toccò attendere il 1652 quando il gesuita Giuseppe Adami, di stanza al Collegio di Messina, riuscì a costrurine una nei sotterranei dell’edificio. Fu il primo a capire l’importanza del legame fra coordinate spaziali  e temporali ma per un misto di impazienza e di ostinata devozione al sistema tolemaico il suo primo esperimento finì in tragedia: tentò di mandare Agostino, il gatto del collegio, di una frazione di secondo nel futuro e se lo ritrovò materializzato nel basso ventre. I suoi confratelli attratti dalle urla lo trovarono riverso con il muso di Agostino che gli spuntava dalla schiena. Per non correre rischi lo arsero al rogo ancora agonizzante.
Quasi contemporaneamente, nel 1653, una nobile di Guangzhou di raro intelletto, Mei Zhaozhong, arrivò a scoperte analoghe. Passò dodici anni mandando di pochi istanti nel futuro sassetti del suo giardino e misurandone le apparizioni fino ad arrivare a capire con buona approssimazione la corretta correlazione fra coordinate temporali e spaziali. I suoi studi furono bruscamente interrotti da una malattia debilitante. Allo stremo delle forze decise di visitare il futuro nel poco tempo rimastole e si materializzò nel mercato del pesce di Huanan nel dicembre 2019, dove riuscì appena a guardarsi intorno prima di spirare circondata da una folla di curiosi che iniziarono ad avere sintomi febbrili qualche giorno dopo.
La quarta macchina del tempo fu costruita nel 1997 da Roberto Saluzzi, un dottorando del dipartimento di fisica e astronomia dell’università di Padova. Scoprì mentre ne stava ultimando la messa a punto che non gli sarebbe stata rinnovata la borsa di studio per l’anno successivo e considerazioni di carattere personale sopravanzarono quelle di ricerca accademica: usò la sua creazione per andare nel 1969 e gambizzare quello che sarebbe poi diventato il coordinatore dei corsi di dottorato di ricerca (evento che fu erroneamente attribuito a moventi politici); utilizzò poi la sua istruzione avvantaggiata per fare a sua volta carriera accademica. Evitò accuratamente ogni rischio di incontrare sé stesso nel timore di creare un paradosso temporale fino ad un preciso giorno del 1997, arrivato il quale tornò al suo vecchio appartamento immaginandoselo deserto con la macchina del tempo appena utilizzata. Lo trovò invece occupato da tre albanesi e si interrogò se questo andasse a conferma dell’esistenza del multiverso o del fatto che si fosse in qualche modo rintanato in un mondo di sua invenzione (dubbio per la verità che attanaglia chiunque prima o poi) e abbandonò ogni studio nel campo per darsi ai tornei di burraco.
La quinta e ultima vicenda vide come protagonista Aidana Komi, un’anziana professoressa dell’università di Tirana che dopo aver realizzato il suo dispositivo nel 2023 venne assalita da sensati timori di alterazione del continuum. Decise quindi di alimentare un’intelligenza artificiale dandole in pasto un quantitativo ingente di libri di storia e quotidiani interrogandola su quale sarebbe stato il viaggio temporale più utile per il benessere dell’umanità e imponendosi di seguire alla lettera la risposta, qualunque sarebbe stata. Il verdetto fu di recarsi a Padova nel 1996 e convincere il dottorando Roberto Saluzzi a cambiare appartamento. Aidana con qualche perplessità portò a termine il compito, approfittandone per collocare nell’appartamento rimasto sfitto un paio di cugini desiderosi di trasferirsi in Italia.
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Un incantevole ma misterioso luogo di #ROMA :
Lo sapevate che a " MONTEVERDE "c'è un laghetto sotterraneo❓
Questo Lago sotterraneo si trova nel sottosuolo del " Complesso Ospedaliero del SAN CAMILLO ". Risale ai tempi della costruzione dell' OSPEDALE ,quando durante i carotaggi ,effettuati per la costruzione delle fondamenta , venne alla luce una grotta sotterranea e sopra vennero poste le fondamenta della struttura.
La CAVERNA è un enorme ambiente di 7000 metri quadrati ,alto circa 10metri con enormi pilastri di roccia che garantiscono la sua stabilità, le sue pareti sono di tufo giallo e un po' verdognolo e mantiene vuna temperatura costante per tutto l' anno di 13 gradi .
Una parte della Caverna è colma di acqua di " falda potabile " , che veniva utilizzata per " l' OSPEDALE SAN CAMILLO " e persino per l'irrigazione dei giardini all'interno del Complesso .
Per raggiungere il laghetto sotterraneo si usavano le scale e degli ascensori v, che si trovavano nel lato sud - est " dell''OSPEDALE FORLANINI "che è collegato allOspedale SAN CAMILLO .
Durante la Seconda Guerra Mondiale il personale della struttura lo utilizzò per salvarsi insieme ai pazienti ricoverati e anche agli abitanti della zona per salvarsi dai bombardamenti, e anche per mettere in salvo medicinali e conservare generi alimentari .
Questa immensa caverna fu scoperta nel 1930 , quando erano cominciati i lavori per costruire gli Ospedali .
Gli scavi iniziarono perché si voleva ritrovare un' antichissima " Catacomba Ebraica ", una piccola parte era stata riportata alla luce nel 1602 dall'archeologo Antonio Bosio e invece hanno scoperto un bellissimo laghetto.
Certo ora ogni volta che passerò in quella zona, non potrò fare a meno di pensare cosa c'è sotto quegli edifici .
Roma la " Città "delle meraviglie .
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blacklotus-bloog · 1 month
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Mi piace esprimermi per citazioni, soprattutto per ragioni di sintesi e cultura personale vera e non quella che molti faticano a masticare o esibire attendendo un applauso. Sono incapace di omologarmi all'analfabetismo erotico, sono un rivoluzionario della sete di piacere della mente. Tra le pieghe di un libro e quelle della mona si educherebbero i ragazzi alla scoperta del Piacere, a leggere nella mente di un uomo o di una donna... se una donna impara a scrivere pagine di desiderio nel libro della vita di uomo quell'uomo avrà un segnalibro puntato nella testa...
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TINTO BRASS - Una Passione Libera
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armiamoci · 24 days
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Caro Stefano,
Scriverti queste parole è difficile, ma sento che è necessario per chiudere un capitolo importante della mia vita in modo sereno e maturo. Abbiamo attraversato tanto insieme, 9 anni che ci hanno cambiato profondamente, che ci hanno fatto crescere e scoprire chi siamo veramente. Abbiamo condiviso momenti bellissimi e momenti difficili, abbiamo affrontato sfide che ci hanno reso più forti e uniti.
In questi anni, abbiamo imparato a volerci bene in modo profondo, a comprendere l'importanza dell'amore e della comprensione reciproca. Abbiamo costruito un futuro insieme, pianificando e sognando di realizzare i nostri obiettivi. Le nostre vacanze alla scoperta del mondo resteranno sempre nei miei ricordi come momenti preziosi di felicità e serenità.
È doloroso dover dire addio dopo tanto tempo, soprattutto per motivi che potrebbero sembrare banali agli occhi degli altri. Ma credo che sia giusto rispettare il percorso che ciascuno di noi deve intraprendere, anche se ci porta su strade diverse. Anche se non saremo più insieme, tu resterai sempre nel mio cuore come il mio primo grande amore, colui che mi ha insegnato tanto sull'amore e sulla vita.
Ti auguro tutto il bene del mondo, ovunque tu vada e qualunque cosa tu faccia. Che tu possa trovare la felicità e la realizzazione personale che meriti. Sarò sempre qui, a ricordare con affetto i momenti felici che abbiamo condiviso e a serbare nel mio cuore il ricordo di quello che siamo stati. "Buona fortuna amore nel viaggio che farai, buona fortuna amore ovunque tu sarai."
Con sincero affetto,
Stefania
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schizografia · 3 months
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[…] Sì, come un’intuizione, come una capacità divenuta folle di intuizione del fuori, ma che passa comunque attraverso l’intasamento dell’ombra interna, che annega, che muore di fronte alla memoria luminosa e che poi, un giorno, sorge davanti a noi quasi irriconoscibile e riempie le pagine bianche. Un giorno vediamo un fiore – una rosa – la dimentichiamo, passa attraverso la morte e la rivediamo dopo, la riconosciamo, si chiama Anne–Marie Stretter: il percorso della rosa, dalla sua scoperta fino a quel nome, è il dolore, è la scrittura. Ciò che è doloroso, il dolore – il pericolo – è la creazione dell’opera, la messa sulla pagina di quel dolore, è uccidere quell’ombra nera perché si espanda sul bianco della pagina, perché porti fuori ciò che è natura interiore. I folli, l’ho già detto, scrivono in modo totale, la loro memoria è il fuori: le favolose passeggiate attraverso i venti e le maree, le fortezze, gli oceani di vita e poi la fine della pagina. È forse un’assenza, un’assenza da sé, l’assenza da un dolore elementare con cui si ha confidenza, di questo sono convinta. Noi scrittori abbiamo una vita personale molto povera, parlo ovviamente di chi scrive veramente. Questa dilapidazione di sé è totale. Gli scrittori vivono in un’assenza totale di vita personale, non conosco nessun altro che abbia una vita personale minore della mia. Mi viene detto: ma tu fai tante cose, fai dei film, fai questo, quello. Ma questo non rimpiazza mai la vita personale. Eppure questa assenza, o piuttosto questo relegare la vita personale è a sua volta una passione. Anche quando ero imbarcata nelle storie precedenti, per violente che fossero, raramente hanno rimpiazzato questa passione di non essere altro che una sorta di messa a disposizione totale verso il fuori. È difficile a volte. Ciò che meglio rimpiazza la scrittura è l’occupazione materiale. Quando non scrivo mi precipito nella mia casa di campagna, a Neauphle, e lavoro come una schiava (ride).
Marguerite Duras
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…agnostico/ateo.
Cos’è per te l’ANIMA?
Buongiorno teologico anon,
Più che agnostico o ateo mi definerei di ateo agnosticismo: propendo per la non esistenza d'un essere supremo eterno, infinitamente buono (o cattivo, o un po' ed un po', che mica tutte gli dei che si sono inventati gli uomini erano questi generosi padri che il cristianesimo poi raccontò), addirittura non ne vedo la necessità scientifica di ipotizzarlo (tanto che il campo in cui viene collocato l'intervento divino è sempre più stretto, ad ogni scoperta della scienza che colloca un fenomeno nel capo del comprensibile), ma mi rendo conto del minimissimo punto d'osservazione che ho, ed anche della fallacità degli strumenti (sensoriali e cognitivi) a mia disposizione e quindi non faccio certezza della suddetta sensazione.
Aggiungo che quello che da sempre mi perplime dell'atteggiamento religioso sta nel costante rifugio nell'inesplicabilità delle cose, nel continuo inciampo nell'illogicità e nelle permalose reazioni che si ottengono dalle persono religiose quando queste due situazioni vengono fatte emergere.
Questo detto: per anima io intendo quel generico, sintetico, riassuntivo termine per indicare ed abbracciare nel complesso le caratteristiche etiche e morali, non salve da una scelta personale, di un individuo, proponendosi di porle a priori del fattivo loro calarsi nelle vicende d'ogni giorno. Una ''buona anima'' è attribuibile ad una persona che (ribadisco: tanto per virtù quanto per scelta) è lecito aspettarsi agirà in considerazione di un concetto di giusto e buono, di cristiana solidarietà.
Gli aspetti di immortalità, di incorruttibilità, di briciola di spirito divino in ogni essere umano, di contro, non mi convincono e non mi appartengono.
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elelandia · 2 months
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Tokyo Babylon: la mia personale scoperta delle CLAMP.
Con consapevole ritardo, ho letto il mio primo manga delle CLAMP. Grazie al post di Too Old for Manga, che mi ha fatto conoscere anche questo bellissimo podcast a cura di Nonilclassicoshojo e Shoseidom ,ho deciso di affrontare questo collettivo di donne crudeli e senza cuore autrici su cui ammetto avevo enormi pregiudizi. Per della programmazione italiana di Card Capture Sakura, mi aspettavo…
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milleeunoframmenti · 5 months
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Oggi lo dico con orgoglio, sono una Persona Altamente Sensibile.
Una delle cose più importanti avvenute durante il mio percorso di crescita e' stata la scoperta degli studi della Dottoressa Elaine Aron e del tratto della personalità da lei descritto, l'Alta Sensibilità. Venni a conoscenza degli studi della Dottoressa Aron durante una delle mie innumerevoli ricerche personali, svolte online tra semplice Instagram e Google talvolta o PubMed e Nature altre volte. Un periodo molto intenso quello tra Marzo e Maggio 2023, quando ho avuto esperienza di un profondo Insight o presa di coscienza, se detto in termini psicologici, o Awaken e risveglio se invece vogliamo parlare in termini spirituali; magari di questo argomento specifico ne parlerò in un futuro post.
Sulla prima pagina del libro ho annotato il giorno in cui cominciai a leggerlo, 9 Aprile 2023. Proprio con questo libro ho preso l'abitudine di scrivere sulla prima pagina un messaggio che la me del post libro possa leggere. Ora lo faccio con ogni libro di crescita personale che leggo.
Ecco cosa mi scrissi.
In questo giorno di Pasqua entro con un cuore consapevole di aver perso tante cose per poter andare avanti. In questo giorno scelgo di iniziare questa lettura perché so di essere diversa e scelgo di iniziare ad amare questa mia diversità. Scelgo di accudirla, di comprenderla e darle una nuova forma. Cerco di accettare che sia un "superpotere" nelle mani di chi la sa usare. Scelgo di smettere di scappare e rinnegare una parte di me. Scelgo di prendermi la responsabilità di chi sono e imparerò a mostrarmi agli altri. Buon viaggio piccola Gaia. Ci vediamo dall'altra parte. In questo blog ripercorrerò pezzi del mio viaggio con un duplice obiettivo. Il primo è quello di continuare la mia collezione di frammenti, infatti solo vedendomi per intero posso progredire. Secondo e non meno importante, spero che la mia testimonianza possa essere da aiuto per chiunque lì fuori stia cercando delle risposte e si stia chiedendo se sia possibile, se c'è posto per persone come noi, se si può sopravvivere ad un mondo che ci fa sentire costantemente overstimolati e disallineati. Come resto accesa/o? Come resto in vita?
La risposta è sì, c'è posto anche per noi. Anzi per fortuna ci siamo noi. Noi Persone Altamente Sensibili.
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fiat500nelmondo · 3 months
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Storia e Evoluzione della Leggendaria Fiat 500 F
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Dalla prima alla nona serie: un viaggio dettagliato alla scoperta delle evoluzioni che hanno reso la Fiat 500 F un modello senza tempo.
La Fiat Nuova 500 F, lanciata nel 1965, ha rappresentato un significativo passo avanti nel mondo automobilistico italiano. Con una produzione iniziata nello storico stabilimento del Lingotto a Torino, e poi spostata a Mirafiori e in altri stabilimenti, questa piccola berlina ha segnato un'era. Le ultime 500 F sono uscite dagli stabilimenti nel 1972, con un totale di circa 2,2 milioni di esemplari prodotti Durante i suoi anni di produzione, la Fiat 500 F ha attraversato nove diverse versioni, ognuna con le sue peculiarità. Questi cambiamenti, spesso minuti ma significativi, comprendono la transizione da elementi in alluminio a quelli in acciaio, l'introduzione di una nuova mascherina anteriore in plastica cromata, e diverse modifiche alla carrozzeria e all'impianto elettrico. Queste modifiche riflettevano l'evoluzione tecnologica e le esigenze di mercato dell'epoca
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Un elemento distintivo della 500 F è la configurazione delle sue portiere, incernierate sul davanti, in risposta alle normative di sicurezza stradale del 1965. Questo cambiamento non era solo una questione estetica ma anche funzionale, migliorando l'accessibilità e la sicurezza del veicolo. All'interno, la Fiat 500 F conserva un design essenziale e funzionale. La plancia di colore uguale a quello della carrozzeria e un volante a due razze chiaro sono tra le caratteristiche che mantengono lo spirito originale della Fiat 500. I sedili, disponibili in finta pelle o in una combinazione di tessuto e finta pelle, presentano una distintiva cucitura a lunetta, offrendo un comfort semplice ma efficace. Dal punto di vista tecnico, la Fiat 500 F si distingue per importanti miglioramenti. I freni sono stati resi più efficienti, la frizione è stata resa più leggera e uniforme, e il motore e la sospensione posteriore sono stati rinforzati. Questi miglioramenti non solo aumentavano la sicurezza e l'affidabilità del veicolo, ma anche il suo piacere di guida Il motore della 500 F, un bicilindrico da 499,5cc, è stato oggetto di numerosi affinamenti nel corso degli anni. La potenza è stata incrementata a 18 CV, e sono state apportate modifiche significative come l'adozione di un dispositivo per il ricircolo dei gas di sfiato dal basamento. Queste modifiche riflettevano l'impegno di Fiat nell'offrire un motore affidabile e performante. La gamma dei colori disponibili per la 500 F era vasta e variava nel tempo. Inizialmente disponibile in tonalità come Bianco 233 e Blu Scuro 456, la gamma si è ampliata con l'introduzione di nuovi colori come Avorio Antico 234 e Blu Turchese 419. Questa varietà di colori offriva agli acquirenti la possibilità di personalizzare il loro veicolo secondo il proprio gusto personale Le prestazioni della Fiat 500 F, pur essendo modeste secondo gli standard odierni, erano adeguate per l'epoca. Con una velocità massima di 95 km/h e un consumo di 5,3 l/100km, la 500 F era perfetta per la guida urbana e per piccoli viaggi. Il suo design compatto e la sua maneggevolezza la rendevano ideale per le strette strade italiane. Qual è la tua versione preferita della 500 F e perché? Condividi con noi la tua esperienza e passione per questo storico modello!
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aalessiaa2 · 1 year
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Non sono mai stata molto brava a tradurre in parole concetti di un certo spessore che richiedono l’utilizzo della lettera maiuscola, come quello di Amicizia.
Ne è la prova evidente il fatto che io non sia riuscita nemmeno a scrivere i ringraziamenti nella mia tesi di laurea.
E dire che quella sarebbe stata la parte più bella; pagine e pagine di diritto, numeri e parole che si affastellavano gli uni sulle altre, pareri della dottrina, articoli di legge, exploit della Corte Costituzionale e alla fine, dopo tutto questo ambaradan, nemmeno due righe di carattere personale.
“All’amore in tutte le sue forme”, ho azzardato nella dedica, dimostrandomi panteista, filo-cristiana e paraculissima.
Che significava? La mia dedica era seguita da una specificazione: “Alla famiglia, agli amici, a Te”, laddove il Te stava ad indicare la persona che mi stava affianco in quel momento.
Era troppo difficile spiegare quanto fosse importante per me che le mie più care amiche, grazie ad una fortunata combinazione di irripetibili congiunzioni astrali, si trovassero tutte lì con me; il destino ci aveva già divise geograficamente, e continua a farlo, ma nonostante le nostre strade non incrocino più il loro percorso, quel giorno erano tutte al mio fianco.
Era forse troppo difficile spiegare che mi sarei offesa a morte se mio fratello avesse preferito andare a quel concerto di uno dei suoi gruppi death-metal piuttosto che assistere alla mia discussione; era forse troppo difficile spiegare che il sorriso felice che aveva mio padre quel giorno è stata -e continuerà ad essere- la cosa che maggiormente in tutta la vita mi abbia stretto il cuore di gioia e di orgoglio; era forse troppo difficile spiegare che sapevo benissimo che mia madre avrebbe pianto, perché accade molto più spesso che pianga per qualcosa di bello, perchè le cose brutte ha imparato ad affrontarle rimboccandosi le maniche fin troppo tempo fa.
Quindi me la sono cavata con quella dedica vaga e generale, che non mi ha costretta ad entrare nel merito di precisazioni che non mi sentivo di fare, e a cui non posso di certo rimediare cinque anni dopo, con questo articolo del blog.
Uno degli amici più cari che abbia mai avuto, e che ho incontrato qualche sera fa, quando eravamo adolescenti mi scrisse in un SMS: “Dirti che ti voglio bene, per me, è come mangiare un piatto di spine”. Era vero.
Per me, più o meno, è la stessa cosa.
Sono brava a parlare di quello che vorrei ma non posso avere, sono brava a crogiolarmi nella malinconia, sono brava a ricamare su aneddoti quotidiani, ma non sono in grado di affrontare concretamente un argomento così importante. Non so dire facilmente “ti voglio bene”, è stata dura imparare a dire “ti amo”, e soffro terribilmente quando devo dire “scusa”.
Ogni fibra del mio corpo si ribella a certe cose, ma stavolta vorrei dirlo.
Vorrei dire che tutti dovrebbero avere un’amica come te.
Sto parlando della persona che mi vuole un bene incondizionato. Senza remore, senza troppi perché, senza alcun beneficio in cambio. Non esistono spiegazioni per questa fortuna, e nemmeno grossi meriti.
Mi sono resa conto di quanto fosse importante quando mi sono scoperta e, scoprendomi, non mi sono piaciuta.
L’incontro con sè stessi e la conoscenza del proprio Io è qualcosa che prima o poi avviene per tutti gli uomini. Alcuni chiudono la porta, altri decidono di guardare dentro. Quello che essi vedono non sempre si rivela encomiabile o soddisfacente, tuttavia la natura umana è così.
Quando mi sono guardata dall’esterno, in tutte le mie piccolezze, meschinità e difetti, mi sono vergognata delle parti peggiori di me e mi sono domandata come potesse questa persona sopportarmi, rispettarmi ed apprezzarmi nonostante tutto.
Ho capito che, forse, l’essenza dell’amicizia disinteressata è proprio lì, e ho capito che non è da tutti.
Quindi grazie; grazie per la pazienza che usi quando faccio i capricci, grazie per ascoltare le mie inutili lamentele e i miei sofisticati sermoni senza regalarmi un biglietto di sola andata per Fanculandia; grazie per tutte le volte in cui hai usato tatto e dolcezza per dirmi che le mie pippe mentali erano solo esercizi di stile, per comunicarmi con fermezza che stavo commettendo un errore, o che stavo affermando fieramente una grandissima cazzata.
Grazie per la tua disponibilità nel venirmi incontro, per farmi sempre sentire accolta senza farmi avere mai nemmeno un briciolo di un’ombra di dubbio, grazie per farmi sentire aiutata e capita nelle piccole cose come nelle grandi, nelle volte in cui ho ragione come in quelle in cui ho torto.
Grazie per la tua sincerità, per la fiducia, per non esserti arrabbiata quando all’Università pulivo male, per tutte le volte in cui ti ho rotto le scatole tentando di imporre il mio pensiero o giudicando un tuo comportamento, e grazie per quella volta in quarto ginnasio, quando avvicinavi il tuo banco al mio nonostante io mi allontanassi di due metri, offesa perché mi avevi dato buca per la manifestazione contro la riforma della scuola (sono cose serie).
Ah, e scusa se ogni tanto ti frego il profilo Facebook,ma lo sai che ho manie di potere e controllo, e queste sono cose che succedono e devono succedere.
Per concludere ti direi qualcosa di spumeggiante e brioso, del tipo “hasta la vista amiga”, ma lo sanno tutti che sono miope, e detto da me suonerebbe strano.
Bye.
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titosfriends4life · 6 months
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L'IKIGAI: UNA PROFONDA ESPLORAZIONE DELLA FELICITÀ
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L'ikigai, un concetto giapponese, rappresenta il nostro motivo di vita, ciò che ci spinge a vivere ogni giorno con passione e significato. È la somma di diversi elementi che insieme plasmano la nostra visione del mondo e il senso che attribuiamo alla nostra esistenza.
Esplorare l'ikigai significa comprendere le quattro dimensioni fondamentali che sono la chiave di accesso alla felicità duratura:
Quello che amiamo: Le nostre passioni, ciò che ci appassiona e ci rende veramente felici. Questo può essere un'attività, un'arte, un obiettivo.
Quello che gli altri amano di noi: La percezione che gli altri hanno di noi, ciò che apprezzano o ammirano in noi. Spesso questo coincide con le nostre qualità uniche.
Quello che sappiamo fare: Le nostre abilità, competenze e talenti unici che possiamo offrire al mondo. È il nostro bagaglio di conoscenze.
Quello che possiamo fare per il mondo: Come possiamo contribuire al benessere degli altri e al miglioramento della società. È legato all'impatto che desideriamo creare.
Il percorso verso l'ikigai richiede una profonda auto-riflessione:
Identificare i valori e gli ideali personali: Ciò che è veramente importante per noi.
Riconoscere la passione e ciò che ci motiva: Ciò che ci spinge ad alzarci ogni mattina e rende la vita significativa.
Capire come possiamo contribuire: Scoprire come le nostre abilità e passioni possono essere utili agli altri.
Esempi di trasformazione attraverso l'Ikigai:
Storia di Laura: Laura ha sempre amato cucinare e si rende conto che vuole condividere la sua passione. Avvia un'attività di catering che non solo le permette di esprimere la sua creatività, ma offre anche pasti sani e deliziosi per le persone occupate del suo quartiere. Questo la fa sentire appagata, contribuendo al benessere degli altri.
Storia di Matteo: Matteo ha sviluppato una passione per la fotografia e ha una competenza straordinaria nel catturare momenti speciali. Decide di unire le sue abilità alla sua passione per l'aiuto agli altri e inizia a lavorare come fotografo per organizzazioni no-profit. Ora cattura i momenti toccanti delle missioni umanitarie e aiuta le organizzazioni a raccogliere fondi per cause sociali.
Questi sono solo alcuni esempi, ma mostrano come individui diversi possono scoprire e realizzare il loro Ikigai, integrando passioni, abilità, valori e bisogni del mondo circostante.
Spesso, raggiungere l'ikigai richiede tempo e impegno, ma è un viaggio che può trasformare profondamente la nostra vita. È un cammino in cui investire le risorse e decidere la direzione che desideriamo per la nostra esistenza. Se desideri esplorare ulteriormente questo viaggio alla scoperta del tuo ikigai e desideri supporto nell'analisi dei tuoi valori e delle tue passioni, sarò lieto di essere il tuo sostegno in questo viaggio. Contattami per iniziare questo straordinario percorso verso la scoperta del tuo ikigai.
"Scopri il tuo Ikigai e avvicinati alla felicità duratura! Inizia oggi il tuo viaggio verso la realizzazione personale e la gioia autentica. Contattami per iniziare questa meravigliosa esplorazione della tua esistenza e dare il significato che meriti alla tua vita!"
Tito Bisson
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- grazie -
non ho mai detto Grazie  a chi ha sempre letto i miei sfoghi e si è ritrovato nelle mie parole condividendoli, apprezzandoli; non ho mai ringraziato abbastanza tutte quelle persone che facevano parte - e continuano a farlo tuttora - di quelle 2/3 note iniziali di un post grazie a quelle persone che hanno sempre guardato oltre la tua popolarità; forse dovremmo farlo un po' tutti quanti, perché quando un blog è così condiviso è sempre grazie a chi mentre scrive di sé stesso crede anche nelle parole che legge. Si entra in punta di piedi, silenziosamente. Si esce con la scoperta di condividere tanto di noi con altra gente, non gente qualunque. Ti senti sempre meglio. E così inizia. Grazie davvero di cuore a chi, prima di sapere che personaggio sei e quanti lettori hai, sa apprezzare le cose più piccole e forse anche quelle più vere a partire da qui. Nessuno di noi sarebbe il/la grande scrittore/scrittrice che è adesso se non fosse per chi ha percorso i primi passi con lui/lei. è vero che ci si mette in gioco mettendo a nudo se stessi, ma è vero anche che questo gioco non è poi così tanto privato o personale se è un piccolo rifugio di tanti e con tanti.
con tutto l’affetto possibile, @comeunapoesiadiprimavera
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oliverodomenico · 6 months
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L'installazione "Monjoie" viene realizzata presso la Fondazione Peano di Cuneo.
Questa installazione prende ispirazione dalla tradizione alpina delle Monjoie, piccole piramidi
di pietre che vengono create durante un pellegrinaggio verso i santuari mariani presenti sulle
montagne alpine, sia per segnare il cammino che come forma votiva.
Il progetto è diviso in due parti una nel parco esterno costituito dalle sculture che si ispirano ai
sette peccati capitali, un'altra nello spazio interno costituito da una grande installazione
dedicata alle virtù teologali.
L'intero progetto è stato pensato appositamente per questa particolare mostra occasionale.
In questa fase l'artista affronta il suo linguaggio personale, il rapporto con la fede e le proprie
esigenze spirituali.
Questa mostra fa parte di un progetto che durerà tutto l'anno 2004 e che avrà luogo nel
Cuneese.
Si tratta di un attraversamento meditativo dell'artista sul tema dell'essere in un luogo
particolare, influenzato da una particolare tradizione culturale, come in questo caso dalla
sua provincia subalpina.
Queste opere verranno realizzate inserendo elementi sociali e
familiari visti direttamente dall'artista verso la scoperta della sua ipotesi originaria.
Questo progetto "Monjoie" sarà realizzato presso la "Fondazione Peano dal 08 al
15 Maggio 2004 in Corso Francia 47 a Cuneo.
Vernissage ore 18,00 - Sabato 05/08/04.
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canesenzafissadimora · 8 months
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Mi ci è voluto molto tempo per capire che si può fare tutto bene e finire comunque infelice. Puoi dire tutte le cose giuste, fare esattamente come ti viene detto, seguire le orme di tutte le persone che hanno giurato sul loro successo e sulla strategia che lo circonda, e puoi comunque finire sfollato - perché non hai mai scelto di ascoltarti semplicemente. La cosa migliore che abbia mai fatto per me stesso è stata ascoltare quello che volevo davvero. Ho annegato le linee guida, i consigli, i 'dovrebbero. ’ E ho fatto un casino. Ho fatto errori che non dimenticherò mai. Ho ferito le persone che amavo e sono stato ferito. Vedi, la scoperta di sé non è questa cosa comoda e miracolosa. Può diventare brutto, può confondersi. È grintosa, è dura. A volte è difficile confrontarsi con se stessi. Difficile essere la persona che fa le cose diversamente, che non si accontenta. Ma è il regalo più grande che potrai mai fare a te stesso. Ti spingerà a capire com'è la tua versione personale della felicità; e quando cresci alle tue condizioni, quando capisci cosa conta davvero per te, e quando ritagli la tua strada, vivi alle tue condizioni. Tu ami alle tue condizioni. Diventi la persona che hai sempre voluto essere piuttosto che la persona che ti hanno sempre detto di essere, ed è bellissimo. Perché quando si tratta di questo, la vita è rendersi orgogliosi a modo proprio. Si tratta di trovare una felicità che faccia per te.
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"Scopri il potere dei Tarocchi: un viaggio introspettivo per la tua crescita personale"
"Discover the Power of Tarot: An Introspective Journey for Your Personal Growth"
"Entdecke die Macht des Tarot: Eine introspektive Reise für deine persönliche Wachstum"
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"Benvenuti in questo spazio dove la conoscenza antica dei Tarocchi si fonde con l'arte divinatoria per offrirti un'esperienza unica e indimenticabile. Lasciati trasportare in un viaggio introspettivo alla scoperta di te stesso e del tuo potenziale. Impara a decifrare i messaggi nascosti nei simboli e nei significati dei Tarocchi per trasformare la tua vita in un'avventura emozionante. Inizia adesso questo percorso di crescita personale e scopri il potere dei Tarocchi."
"Welcome to this space where ancient knowledge of Tarot merges with the art of divination to offer you a unique and unforgettable experience. Let yourself be transported on an introspective journey to discover yourself and your potential. Learn to decipher the hidden messages in the symbols and meanings of Tarot to transform your life into an exciting adventure. Start this personal growth journey now and discover the power of Tarot.”
"Willkommen in diesem Raum, wo das alte Wissen des Tarot mit der Kunst der Wahrsagerei verschmilzt, um Ihnen eine einzigartige und unvergessliche Erfahrung zu bieten. Lassen Sie sich auf eine introspektive Reise begeben, um sich selbst und Ihr Potenzial zu entdecken. Lernen Sie, die versteckten Nachrichten in den Symbolen und Bedeutungen des Tarot zu entschlüsseln, um Ihr Leben in ein aufregendes Abenteuer zu verwandeln. Beginnen Sie jetzt diese Reise des persönlichen Wachstums und entdecken Sie die Macht des Tarot."
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nakhtflug · 1 year
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#5
Sulla scrittura (in itinere) I
Non è dubbio che la percentuale di persone che si approcciano alla scrittura o, in maniera compiuta, arrivano a pubblicare qualche proprio scritto è aumentata in maniera molto forte nell'ultimo secolo o poco meno.
Mi rendo conto della poca veridicità della prima espressione, o meglio della sua incertezza. Non si può determinare con alcun grado di sicurezza, nel limite della coscienza della poca diffusa scolarizzazione e alfabetizzazione, chi fosse appunto in grado di scrivere versasse questa propria capacità nello stilare un diario personale come forma di auto analisi. Alcuni di questi diari sono stati poi pubblciati, se non dagli scrittori, da qualche altro amico o storico nel caso di personaggi rilevanti -- e non. Ad ogni modo l'atto della pubblicazione di un diario, se non avviata dallo scrivente stesso, non è da considerarsi intenzionale quando attuata da qualcun altro che si sia trovato in facoltà di occuparsi di queste scritture.
Questa stessa è una bozza che precede lo stilamento di un più compiuto e accessibile saggio a riguardo, limitatosi all'esperienza descrivente/scrivente che solo lateralmente tange quella del lettore e della biblioteca.
Si scrive per differenti ragioni. Alcune di queste, o almeno la premessa che spiega le mie, sono già state accennate in uno degli articoli precedenti, forse il primo davvero che sia stato posto qui. Si trattava però di inclinazioni personali e assolutamente particolari rispetto a quel dato progetto.
Esiste la scrittura come forma di autoanalisi, e di autogodimento o passatempo ("In treno porto sempre il mio taccuino: bisogna pur aver qualcosa di fantasmagorico da leggere"); e la scrittura come comunicazione, figlia istruita del parlato. Parlato si intende non interiore ne delirante ma estroverso e significativo.
Se è ovviamente lecito scrivere-pensare qualche ovvietà precedentemente espressa, è però altrettanto lecito scrivere-pubblicare la stessa? Non si intende un esempio in buona fede, ovvero lo scrivere-ideare qualche cosa di cui non si conoscono i limiti storici, perché laddove l'ignoranza sopperisce alla personalità non c'è maniera di determinare quanto già stato fatto. Esempio: può essere che queste ovvietà da me ripetute siano pari ad un prodotto pubblicato in altro luogo in altro tempo, oppure anche solamente compite e poi perdute nel tempo stesso.
Non si intende nemmeno il plagio vero e proprio. Si intende invece la limitatezza nella conoscenza, ovvero: giungo ad una conclusione, trovo che è già stata condivisa; prendo coscienza del fatto che questa conclusione sia già stata espressa, ma non rinuncio al mio diritto di esprimere la stessa. Questo si estende alla dimostrazione di data conclusione quando la stessa è conosciuta.
Va da sé che una forma tale in opera matematica non ha alcun senso. Discopro io una proposizione: la dimostro così com'è stata precedentemente dimostrata. Ora, non ha alcun senso che io pubblichi questo, anche perché relativamente facile constatare se nella letteratura questa mia pseudo-scoperta abbia un precedente identico.
Quando invece si parla di un proprio pensiero non strutturato--e che cosa rimane? Forse, ma stentatamente, la filosofia: negli ambiti della coscienza si scade velocemente nella più nera malafede: sicuramente nel romanzo e nella poesia, nella supposizione, nell'immaginazione. Ecco, indirizziamo il tiro: è lecita o significante la ripetizione nell'opera immaginativa-raziocinante non filosofica? Non si esclude che questa parte di ragionamento sia parte integrante stessa della supposizione, cioè soggetto e oggetto dell'elaborazione.
2 note - Postate 22 maggio 2022
#4
Le sconfitte di Napoleone
La tomba di Napoleone non l'ho veduta di persona. A Parigi ho incontrato le tombe di Voltaire, di Rousseau, di Skłodowska e di Hugo; non quella di Napoleone. Gargantuesco e pantagruelico (!) l'appetito di tanto porfido rosso! Un volume smisurato solido per un corpo piccolo tanto quanto un qualsiasi corpo umano.
Davanti alla tomba di Napoleone che sovrasta in altezza quattro uomini non mi sovvengono le vittorie di Napoleone ma la sua ultima sconfitta: quel tipo di sconfitta che in vita non è possibile riscontrare, perché terminale, sensibile solamente al termine della vita stessa; Napoleone non sarà mai tanto immortale quanto avrebbe desiderato essere. Non: non sarà mai immortale come aveva desiderato (vero per certi versi, inesatto per altri: morto, sì, ma solo nella coscienza di chi l'abbia avuto vicino in vita, così com'è vero per qualsiasi altra persona - che differenza apporta la morte di chi non hai fatto esperienza in vita? Una morte apparente o vita raccontata non distano) ma non tanto quanto avrebbe desiderato, cioè non effettivamente divino. Chissà. Tanto spreco di porfido (porfido o imitazione?) per una persona sola e per il gusto di perseverare nelle coscienze altrui lungo il brevissimo periodo di pochi secoli.
Pochi secoli non bastano ad una stalammite per estendersi di millimetri. Che cosa vogliamo mai fare noi, che non siamo roccia?
(Forse la reazione è proporzionale soltanto alla misura in cui ci si trova feriti dal constatare che l'ambizione altrui non è più vile della propria. Questa sera ogni forma di ambizione mi sembra olezzare di zolfo.)
2 note - Postate 12 ottobre 2022
#3
A proposito di diari
Tengo su per giù un paio di diari. Quello onorato è un quaderno cartaceo rilegato che porta incisa la partitura dell'Erlkönig di Schubert, con segnalibro a nastro rosso e foggia blu iridescente. Non è un oggetto artigianale ma ricade nell'intersezione di quei prodotti industriali altamente personalizzati—che non ho ancora valutato se sia lodevole o triste, decisione poco interessante finché i prodotti sono gradevoli e utili. L'acquisto di questo diario l'ho programmato ed è stato effettuato qualche mese fa—l'etá! Non ricordo se fosse addirittura l'anno scorso, e che sia testamento della confusione di quei giorni—a Pisa in questa maniera: stazione di Pisa, polo Fibonacci, Corso Italia, polo Fibonacci; a piedi, in ritardo sulla lezione. Chi conosce la città saprà valutare se un desiderio così sommariamente eseguito abbia avuto un senso. Insomma, questo diario è il Diario ed è cartaceo. L'ultima entrata è datata ad un generico Giugno 2022; prima di questa, giorni di aprile.
Tengo poi (stavolta in senso quasi letterale: supporto sullo smartphone) un diario digitale, i cui contenuti sono stati travasati da un altro diario digitale che a suo tempo aggiornavo con regolarità. Lo utilizzo per le foto perlopiù. Il mio archivio è personale e sui social gocciola residui che non sono un decimo del suo corpo—fotografo molto, in alcuni casi considerando quanto ritraggo e in molti altri per fermare un frammento temporale—che sfoglio spesso con amici al fianco. Questo diario è più simile ad un cestino: c'è affollamento, c'è anche disordine.
Il calendario (anche di quello ne tengo due copie, uno cartaceo a muro e l'altro virtuale) assume da sè certe innegabili caratteristiche di diario, ma siccome nessuno chiamerebbe mai diario un calendario e viceversa consideriamo i due oggetti sufficientemente distinti da indossare il paraocchi e proseguire coi libri in mano.
Il blog D'idilli e di pinakes così come questo blog informale non sono diari. Ritengo la pubblicazione negli spazi virtuali sempre più vicina alla pubblicazione editoriale che alla stesura di un diario, nonostante la bassa aspirazione contenutistica di alcuni social o dei loro avventori.
Sia nel Diario che nel blog principale ho trovato un vuoto consistente per i mesi di Aprile, Maggio e Giugno. Non sono stata male in quei mesi; tutt'altro: sospetto anzi questo, che la fortissima avversità—quasi fisica—avvertita negli ultimi mesi ogni qualvolta mi sono avvicinata alla pagina bianca sia derivata da un istinto di auto-preservazione. Temendo di scompigliare l'ordine precario della mia persona, non ho ardito scandagliare in lei nemmeno per fissarne le impressioni private. Ora mi sarebbe piaciuto ripensare quanto ho pensato nei mesi passati, ma non posso: almeno non più, almeno supponendo che io non pensi adesso quello che pensavo allora. Non c'è modo di dirlo: non lo ricordo piú.
In quei mesi non ho fatto poche cose di poco peso. Non fatico a ricordare i fatti: a casa la vita benedetta con mia madre, e a Bologna l'incontro con Vivica Genaux, la frequentazione con Carlo Vitali, le raccomandazioni. Sono i pensieri il problema. Nemmeno ora faccio poco: ho un esame in vista (di cui non riesco a prevedere l'esito, ma il cui materiale mi piace); oggi ho dato le mie prime ripetizioni di matematica, che male non fa; sono volontaria di un collettivo freschissimo e socia di un'associazione storica in cui mi si prospettano incarichi rilevanti; ho due viaggi non brevi in programma e un coniglietto che mi rallegra il cuore quando dorme sopra di lui.
Eppure i fatti non mi bastano,
e alla me di ieri avrei voluto chiedere che cosa abbia pensato proprio mentre riteneva che i suoi pensieri non fossero meritevoli di essere ricordati.
Gli scritti come questo non sono rivisti e non nascono (o almeno non muoiono) per essere letti sul mio vero blog, lucreziaignone.wordpress.it — si chiama D'idilli e di pinakes. D'idilli e di pinakes si chiama anche il tag con cui cercare i miei scritti in questa pagina, auspicando la possano presto prendere d'assalto e asservirsi ad un vero, astratto diario umano.
2 note - Postate 30 giugno 2022
#2
'A serenata 'e Pulecenella Domenico Cimarosa (1749)
Peppe Barra e Angelo Branduardi
3 note - Postate 5 luglio 2022
Il mio post numero 1 del 2022
Question: how does one get into the Frev community?
It sounds fun
10 note - Postate 24 aprile 2022
Guarda ora l'Analisi del tuo anno 2022 di Tumblr →
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