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#distrarsi
attimi-sfuggenti · 29 days
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Uso l'alcool per sentire qualcosa quando non sento nulla, per non sentire nulla quando sento troppo
Le mie paranoie si abbassano o sembrano più lecite.  I ricordi forse aumentano ma sono vissuti con distacco. Dicono che si beve per perdere il controllo ma io bevo per mantenerlo. Dicono che le persone ubriache sono sincere, che nemmeno sanno quel che dicono; eppure a me non capita. Magari più affettuosa, con meno equilibrio, con una risata in più, certo. Ma so benissimo, in qualsiasi momento, cosa non dire. Come non so mai cosa dire.
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goccinefluo · 6 months
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Distraiti senza farti prendere in giro.
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Quasi tutti i lettori oggi si lamentano di non riuscire piú a concentrarsi nella lettura, e in larga maggioranza danno la colpa al loro smartphone. Non hanno tutti i torti. Rispetto al libro, lo smartphone è come un fratellino appena nato che reclama attenzioni con il pianterello ininterrotto dei trilli, delle notifiche, delle vibrazioni.
📚 vs 📳
(Ultima) cit. "Il lettore sul lettino. Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri"
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non solo forte…
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fiordilota · 11 months
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Che malumore oggi
Ma quale droga mi devo fare per accendere questo buio
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ashbakche · 2 years
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We couldn't let the UK get all the spotlight.
La crisi di governo è roba nostra
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awesomebitchyuniverse · 3 months
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Ho passato una cena di merda, ma dire di merda è riduttivo
Torno e vedo quelli che ricominciano con UnItI1!1!1! e l’altro che spara stronzate ai microfoni
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fuoridalcloro · 3 months
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Per distrarsi dal tempo bisogna avere molte occupazioni, obblighi, scadenze, conti da pagare e rimandare rimandare l’attuazione, finché tutto finisce e tutto scade naturalmente inevitabilmente. Restano fogli di carta spiegazzati, guardati mille volte e poi buttati. Sembra uno scherzo ma passano gli anni e accompagnati da questa sensazione di avere qualcosa da fare, molto importante, molto urgente, si resta sempre in un eterno l’altro ieri.
-Patrizia Cavalli-
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immensoamore · 7 months
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Per riuscire a capire il mondo, a volte bisogna distrarsi.
Albert Camus
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limoniacolazione · 7 months
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Ieri (casualmente era pure la giornata mondiale delle malattie mentali) è stato un anno tondo dalla mia prima crisi, quella che ha fatto capitolare me e il resto intorno. Me ne sono accorta solo oggi, perché nel mare magnum della depressione ogni giorno è uno di troppo e tutto si assomiglia. Poi ottobre è il mese che è e di date nella memoria ce ne sono già due: il 20, che è morto S., il 25, che è morto L. "Ogni giorno è un anniversario", diceva zia Rosa, che di gente ne aveva persa parecchia e passava i mesi a ricordare nascite e morti, fino a quando poi non se n'è andata pure lei.
Il mese prossimo una commissione medica si riunirà per decidere se sono depressa abbastanza. Non so da che cosa determineranno la mia volontà di stare al mondo o meno. Non è come un osso rotto in una radiografia o un neo dai contorni non definiti. Ci riuniremo quindi su un ponte e mi chiederanno di saltare? Mi aspetteranno in seduta plenaria col cappio pronto?
Per me non è questione di abbastanza. Non è questione di bianco o nero: la mia depressione è un eterno grigiore in cui nulla accade. L'atmosfera è talmente pesante che gli arti non si sollevano più. Un cielo plumbeo che però non piove mai (dentro di me).
Non è questione di combattere, né di mollare e neppure di resistere. Ho lasciato cadere il coltello, che comunque non ho mai tenuto dalla parte del manico. Ho alzato le mani in segno di resa, ma non è neppure questione di arrendersi. Non è questione neanche di ricordare, di segnare di rosso un numero nel calendario o di stracciare le pagine dell'agenda una dopo l'altra. Non è questione di riempire, sostituire, distrarsi. Pure se faccio tutte queste cose (fuori da me): guardo film, disfo cartoni, cucino, mangio, leggo, rido.
Lo sapranno, quelli della commissione medica, che sono un'artista del camouflage? E certo rido, leggo, mangio, cucino, disfo cartoni, guardo film, ma non esco di casa, non ascolto la radio, non getto l'occhio sulle pagine del giornale. Che sarebbe troppo, mi dico, aggiungere al mio il dolore degli altri.
Faccio lo slalom tra gli annunci dei social che mi chiedono aiuto per costruire un ospedale per i koala investiti sulla tangenziale - per i bambini che muoiono di fame - per chi fa la guerra e chi la subisce - per il long COVID - per distruggere le cimici dei letti che invadono Parigi - per salvarle, le cimici dei letti. No, non è neppure questione di agire o di chiudersi a riccio e lasciare il mondo andare a farsi fottere. Non è questione di girarsi dall'altra parte, né di guardare il pericolo negli occhi. Non è questione di dire qualcosa o dare la propria opinione (quanto di farsene una). Non è questione di problem solving.
Non è per forza questione di morire. Non è certamente questione di vivere. È questione di liberare spazio, di imbiancare la tela, di restare sgombri, di alleggerirsi per poter almeno galleggiare, oppure, al contrario, di immergersi completamente.
E quando penso ad immergermi mi viene in mente, chi lo sa perché, Ragnar Kjartansson e la performance audio-visiva "The Visitors". Forse è la vasca da bagno, oppure cantare all'infinito "Once again I fall into my feminine ways", come fosse un sortilegio per cadere, sì, e poi riuscirne intatti, liberi, leggeri.
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poesiablog60 · 7 months
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Certo sembra quasi un’assurdità parlare di gentilezza.
Il mondo è pieno di violenze, guerre, attentati, devastazioni.
Chi vogliamo illudere?
Eppure il mondo va avanti perché siamo gentili fra noi.
Nessun giornale domani parlerà di una madre che ha letto una storia alla sua bambina prima di dormire o di un padre che le ha preparato la colazione, di qualcuno che ci ha ascoltato senza distrarsi, di un amico che ci ha tirato su il morale o di uno sconosciuto che ci ha sorriso sull’autobus.
Eppure, se ci facciamo caso, ogni giorno troviamo la gentilezza sul nostro cammino.
Molti di noi sono gentili senza saperlo.
Fanno ciò che fanno senza chiamarlo gentilezza, solo perché è giusto fare così.
Piero Ferruccio
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mermaidemilystuff · 4 months
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Inutile, questa infinita tristezza non mi fa dormire. Mi vibra il telefono e mi chiedo, quasi felice, chi sia che mi cerca a quest'ora. Iliad.
Dicembre dovrebbe essere un mese bellissimo: il mio compleanno e Natale. Dicembre ogni anno che passa è sempre e solo più pesante del precedente.
Quest'anno ho ricevuto, se possibile, meno auguri del solito. Quest'anno per Natale ero sorpresissima di avere anche io un pacchetto da scartare.
Natale è famiglia e amici e io non credo di avere più né una nell'altro da tempo. Il calore di una famiglia non so più cosa sia, avere persone con cui passare un poco di tempo, distrarsi e fare due chiacchiere non so più cosa sia.
Solitudine è la parola che mi porto dietro ogni giorno e che a dicembre si fa ingombrante. Ogni dicembre che passa sempre di più.
Dicembre, il mio compleanno e Natale mi sono stati tolti che ero poco più che una bambina e lì credo di essere rimasta, come se aspettassi di rimediare a tutti questi anni. Ogni anno a dicembre divento bimba e mi faccio un male enorme, sperando e aspettando il successivo.
Oh oh oh, buon Natale piccola emi. Un giorno a dicembre ti tornerà il sorriso e passerai le feste che meriti. E sarai felice ❤️
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IL RACCONTO DELL'IMMAGINE - di Gianpiero Menniti
LA STRADA PIU' LUNGA
Meditare. Quante allusioni in questa forma verbale. Pensare. Prendere cura. Soffermare. Percorrere. Iterare. Occorre amare la compagnia di sé. No. Bisogna distrarsi per tollerarla. Cercando voci che dicano parole nuove. Curiosando ai margini del noto. Lasciandosi permeare da ogni sensazione. Così, dal marciapiede della strada di casa, imboccavo la prima scalinata e scendevo sul lungosenna, fino alle chiatte ormeggiate, per ascoltare i racconti della città venosa. Adesso, la strada non ha più geometria. Lì, ogni suono del mondo brulicante di su, non guarda in basso e scorre distratto. Ogni odore è più acre e denso. Ogni luce è un bagliore. Ogni passo, rintocca. Ogni sguardo è un segno. Dietro le quinte, come a teatro, la scena non mostra solo l'attore ma il pubblico e le sue rappresentazioni di vita. Si esce dal copione. Si recita a soggetto. Adesso comincia la sera. E chi sa cosa potrà accadere. La strada è lunga.
- Immagine fotografica di Roger Schall, Péniches Quai de Gesvres, Paris, 1936
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canesenzafissadimora · 21 hours
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Che sensazione così bella e profonda questa di andare lentamente a distrarsi da tutto e da tutti quelli che nulla meritano.
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Albert Camus
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così,a caso 🫶🏻
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petalididonna · 8 months
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Distrarmi per vivere
Ci vorrebbe un'altra vita un'altra me, un'altra dimensione dove riuscire ad essere distratta, dove è normale, salutare, armonioso, liberare il proprio pensiero, la propria mente oltre il tangibile il materiale il socialmente giusto.
Distrarmi, ecco dovrei distrarmi per vivere.
Lottare contro un’idea patologica, un senso di responsabilità eccessivo, l'ansia radicata in profondità, può sembrare difficile, ma non deve essere certo un’impresa impossibile.
La distrazione personalmente vissuta come qualcosa di negativo.
Ma la distrazione non è soltanto un difetto.
In molte circostanze la capacità di distrarsi può rivelarsi di grande utilità. Per allentare una forte tensione o un pensiero disturbante non c’è niente di meglio che rivolgere altrove la propria concentrazione.
Non importa dove, se in un libro, nell'orizzonte o negli occhi di uno sguardo, nelle parole di un amico, nel profumo di un fiore o semplicemente nel silenzio .
Distrarsi per vivere, un'occasione per trasformare una giornata qualunque in un giardino fiorito🌷
Adeline Ady
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