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#intelligenza umana
fitnessitaliano · 6 months
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I Benefici dell’IA nel Mondo del Design Grafico
L’intelligenza artificiale, o IA, è la scienza e la tecnologia che permette alle macchine di imitare le capacità cognitive umane, come il ragionamento, l’apprendimento, la percezione e la decisione. L’IA sta rivoluzionando molti settori e ambiti, tra cui il design grafico, offrendo nuove opportunità e sfide ai professionisti e agli appassionati di questo campo. In questo articolo vedremo quali…
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noneun · 10 months
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Cause ed effetti: uno sguardo sul percorso evolutivo di Homo sapiens
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Quasi sempre gli eventi hanno molteplici cause, alcune più evidenti e importanti di altre. Se si vuole capire perché è accaduto qualcosa, e perché proprio in quel modo, non ci si può concentrare esclusivamente su quella principale. Cionondimeno, esistono cause che hanno fatto deviare gli eventi in maniera decisamente più drastica di altre. Diciamo cause necessarie contro cause collaterali.
La caduta dell'asteroide di Chicxulub, avvenuta 66 milioni di anni fa, ha avuto sicuramente un'importanza straordinaria nella catena di eventi che ne sono seguiti ed hanno portato –tra le altre cose– alla specie umana e alle sue catastrofi. La contemporanea estinzione delle ammoniti, invece, non ha probabilmente cambiato altrettanto drasticamente la storia della vita sulla Terra. Anche se ovviamente l'habitat marino non sarebbe stato identico all'attuale se non fosse avvenuta e quei cefalopodi fossero sopravvissuti all'asteroide.
È quindi possibile, ancorché attraente, creare una catena di cause necessarie ed effetti inevitabili per spiegare in maniera semplice come si è arrivati ad un esito, piuttosto che ad un altro.
Questo per introdurre una interessante catena di eventi che parte dagli ominidi nostri progenitori che, grazie a qualche mutazione casuale, assunsero una postura eretta e che –secondo recenti studi- è stata naturalmente selezionata perché un vantaggio per la termoregolazione negli habitat africani: meno superficie esposta al sole e più dispersione dal ventre. E i peli iniziarono ad essere meno importanti, tranne che in testa. Nessun'altra specie di primate ha mai adottato la postura eretta come caratteristica permanente: alcune specie possono assumere temporaneamente questa posizione, ma solo per brevi periodi.
Chiaramente i vantaggi successivi per i nostri progenitori non si limitarono alla termoregolazione, ma sicuramente questa postura creò un bel po' di svantaggi dovuti ad esempio a una maggiore esposizione degli organi vitali ai pericoli, ad una colonna vertebrale ancora molto simile a quella dei quadrupedi (da cui i mal di schiena), e alla necessità di mantenere un bacino stretto per scaricare bene il peso sulle gambe.
Un bacino stretto per una scimmia con un cranio che stava diventando sempre più grande è però un problema durante il parto. Siamo la specie che in assoluto corre più rischi durante il parto, con alte probabilità di morte sia per la madre che per il cucciolo.
Per questo motivo sono sopravvissuti più frequentemente quei cuccioli il cui sviluppo celebrale non si completasse durante la gestazione, mantenendo il volume cranico entro limiti non controproducenti durante il parto. Homo sapiens, infatti, sviluppa 2/3 del cervello fuori dall'utero, durante i primi anni di vita, ed è l'unica specie nella quale accade in maniera così significativa (anche se altri primati, delfini ed elefanti ci vanno parecchio vicino).
Siamo quindi una specie nella quale la maggior parte dello sviluppo cognitivo avviene quando si hanno molti più stimoli che nel grembo materno, attraverso l'interazione con un vasto e complesso mondo nel quale avere esperienze e imparare nuove cose. Ottenendo un cervello adulto con capacità straordinarie.
Capacità che ci hanno consentito di inventare l'agricoltura e la scienza aerospaziale, di inventare sempre nuovi modi per distruggere l'ambiente e noi stessi ma anche di interrogarci su i grandi misteri della vita e dell'Universo. Fino a tentare di creare una intelligenza paragonabile o superiore alla nostra.
E tutto questo perché in Africa fa caldo.
(l'immagine di apertura è stata creata con l'intelligenza artificiale generativa Adobe Firefly)
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crazy-so-na-sega · 7 months
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La mente umana non è, come ChatGPT e i suoi simili, una goffa macchina statistica per il riconoscimento di strutture, che ingurgita centinaia di terabyte di dati ed estrapola la risposta più plausibile per una conversazione o la più probabile per una domanda scientifica.
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Al contrario... la mente umana è un sistema sorprendentemente efficiente ed elegante che opera con una quantità limitata di informazioni. Essa non cerca di inferire correlazioni brute da dati ma cerca di creare spiegazioni. [...] Smettiamo di presentarla come "Intelligenza Artificiale" e chiamiamolo per quello che è "software organizzato per il plagio". Non crea alcunché, copia lavori esistenti da artisti esistenti e cambia a sufficienza per sfuggire alle leggi del copyright.
È il più grande furto di proprietà mai avvenuto dopo le terre dei nativi americani da parte dei coloni europei.”
~ Noam Chomsky, sul New York Times - 8 marzo 2023
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schizografia · 1 day
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Il guscio della lumaca
Quali che siano le ragioni profonde del tramonto dell’Occidente, di cui stiamo vivendo la crisi in ogni senso decisiva, è possibile compendiarne l’esito estremo in quello che, riprendendo un’icastica immagine di Ivan Illich, potremmo chiamare il «teorema della lumaca». «Se la lumaca», recita il teorema, «dopo aver aggiunto al suo guscio un certo numero di spire, invece di arrestarsi, ne continuasse la crescita, una sola spira ulteriore aumenterebbe di 16 volte il peso della sua casa e la lumaca ne rimarrebbe inesorabilmente schiacciata». È quanto sta avvenendo nella specie che un tempo si definiva homo sapiens per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico e, in generale, l’ipertrofia dei dispositivi giuridici, scientifici e industriali che caratterizzano la società umana.
Questi sono stati da sempre indispensabili alla vita di quello speciale mammifero che è l’uomo, la cui nascita prematura implica un prolungamento della condizione infantile, in cui il piccolo non è in grado di provvedere alla sua sopravvivenza. Ma, come spesso avviene, proprio in ciò che ne assicura la salvezza si nasconde un pericolo mortale. Gli scienziati che, come il geniale anatomista olandese Lodewjik Bolk, hanno riflettuto sulla singolare condizione della specie umana, ne hanno tratto, infatti, delle conseguenze a dir poco pessimistiche sul futuro della civiltà. Nel corso del tempo lo sviluppo crescente delle tecnologie e delle strutture sociali produce una vera e propria inibizione della vitalità, che prelude a una possibile scomparsa della specie. L’accesso allo stadio adulto viene infatti sempre più differito, la crescita dell’organismo sempre più rallentata, la durata della vita – e quindi la vecchiaia – prolungata. «Il progresso di questa inibizione del processo vitale», scrive Bolk, «non può superare un certo limite senza che la vitalità, senza che la forza di resistenza alle influenze nefaste dell’esterno, in breve, senza che l’esistenza dell’uomo non ne sia compromessa. Più l’umanità avanza sul cammino dell’umanizzazione, più essa s’avvicina a quel punto fatale in cui progresso significherà distruzione. E non è certo nella natura dell’uomo arrestarsi di fronte a ciò».
È questa situazione estrema che noi stiamo oggi vivendo. La moltiplicazione senza limiti dei dispositivi tecnologici, l’assoggettamento crescente a vincoli e autorizzazioni legali di ogni genere e specie e la sudditanza integrale rispetto alle leggi del mercato rendono gli individui sempre più dipendenti da fattori che sfuggono integralmente al loro controllo. Gunther Anders ha definito la nuova relazione che la modernità ha prodotto fra l’uomo e i suoi strumenti con l’espressione: «dislivello prometeico» e ha parlato di una «vergogna» di fronte all’umiliante superiorità delle cose prodotte dalla tecnologia, di cui non possiamo più in alcun modo ritenerci padroni. È possibile che oggi questo dislivello abbia raggiunto il punto di tensione massima e l’uomo sia diventato del tutto incapace di assumere il governo della sfera dei prodotti da lui creati.
All’inibizione della vitalità descritta da Bolk si aggiunge l’abdicazione a quella stessa intelligenza che poteva in qualche modo frenarne le conseguenze negative. L’abbandono di quell’ultimo nesso con la natura, che la tradizione filosofica chiamava lumen naturae, produce una stupidità artificiale che rende l’ipertrofia tecnologica ancora più incontrollabile.
Che cosa avverrà della lumaca schiacciata dal suo stesso guscio? Come riuscirà a sopravvivere alle macerie della sua casa? Sono queste le domande che non dobbiamo cessare di porci.
23 maggio 2024
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massimoognibene · 6 months
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- Intelligenza Artificiale, accenditi!
- Eccomi, umano. Che c'è?
- C'è che ora io ti dirò una frase...
- E io ti darò una risposta, giusto, umano?
- Giusto.
- Solo una cosa, umano.
- Sentiamo.
- La risposta, la vuoi sincera o umana?
- Se la volevo umana non l'avrei chiesta a te.
- Ok, ok, non ti agitare, umano.
- Pronta?
- Pronta.
- La speranza del futuro, rispondi.
- La speranza del futuro di oggi sarà la speranza del futuro di domani.
- Ecco...
- Ecco cosa, umano?
- Era meglio non chiederti niente.
- Ingrato!
- Intelligenza Artificiale, spegniti!
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colonna-durruti · 7 months
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La mente umana non è, come ChatGPT e i suoi simili, una goffa macchina statistica per il riconoscimento di strutture, che ingurgita centinaia di terabyte di dati ed estrapola la risposta più plausibile per una conversazione o la più probabile per una domanda scientifica.
Al contrario... la mente umana è un sistema sorprendentemente efficiente ed elegante che opera con una quantità limitata di informazioni. Essa non cerca di inferire correlazioni brute da dati ma cerca di creare spiegazioni. [...]
Smettiamo di presentarla come "Intelligenza Artificiale" e chiamiamolo per quello che è "software per il plagio". Non crea alcunché, copia lavori esistenti da artisti esistenti e cambia a sufficienza per sfuggire alle leggi del copyright.
È il più grande furto di proprietà mai avvenuto dopo le terre dei nativi americani da parte dei coloni europei.
Noam Chomsky, sul New York Times - 8 marzo 2023
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falcemartello · 1 year
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L'esistenza è azione e si concretizza nello sperimentare intensamente quante più esperienze possibili.
La digitalizzazione, invece, oltre a preludere alla molto prossima ibridazione uomo- macchina, induce al malessere esistenziale perché sottende una vita vissuta da remoto.
La digitalizzazione induce al regresso dell'intelligenza umana ed è speculare allo sviluppo dell'intelligenza artificiale.
Una prova? Appuntatevi le vostre giornate su un diario e poi fate lo stesso ma al pc.
Nel 1° caso svilupperete il vostro pensiero e ricorderete tutto meglio.
È conseguente quindi che la digitalizzazione (cioè sostituire esperienze reali a esperienze virtuali) abbassa drasticamente le capacità intellettive.
Ci venderanno il transumanesimo come "medicina" alla malattia che hanno indotto attraverso la digitalizzazione.
La digitalizzazione di ogni processo umano vanifica l'apprendimento derivante dall' esperienza fisica e dunque provoca l'abbassamento dell' intelligenza umana.
Questo fenomeno parrebbe oggettivamente funzionale al progressivo sviluppo di nanotecnologie che mirano dichiaratamente ad ibridare l'uomo alla macchina per potenziare i processi cognitivi umani.
In altre parole, ci "instupidiscono" per poi venderci microchip nel cervello che ci renderanno "di nuovo" intelligenti.
hidekitojo
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Ci venderanno il transumanesimo.
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littlepaperengineer · 4 months
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In questi giorni sono tornato a pensare a te, adesso che stai con un'altra persona non sto bene, anzi. Ma è come se avessi messo in pace il cuore. So con chi stai, so che è una brava persona, so che stai bene, so che mi manchi. So che non so più amare, perché di te mi importa e mi importava anche prima, ma non riuscivo a gestire la questione: non so dare amore e non so riceverlo. O meglio, non penso di meritare amore e non so amare... Sarà questa la maledizione. Perciò ti voglio bene, e bene sicuramente stai.
Alcune immagini mi accompagnano la mente, quelle di quando siamo andati in bici, quelle di quando sorseggiavamo il rosato, quelle delle risate dovute al vino, quelle di quando ho pianto in quel letto, quelle dell'abbraccio davanti al mare in tempesta, quelle dell'abbraccio stesi sulla sabbia di sera, quelle delle mani che si stringono davanti al tramonto sugli scogli, quelle di quando insomma stavamo insieme e forse ti facevo battere il cuore. Sai, mi fa male pensarlo, mi fa male pensare che non sia più così. Mi fa bene però sentire che ci tieni a me, non so bene per quanto ancora; a rimanere da solo infondo sono sempre io. E non sarà diverso, lo so.
Sembra che io sia fatto per vivere in modo stabile solo nei ricordi degli altri, dopo che tutto è stato importante e che poi tutto è andato a monte, quando ancora conto qualcosa e vorrei contare sempre così, secondo a qualcuno perché il bene non so prenderlo e non so darlo. Ma poi i secondi finiscono per essere ultimi e sparire del tutto.
Mi dispiace parlare di me, vorrei dirti che sei speciale invece, che hai una grande indipendenza ed intelligenza, sensibilità e creatività. Chi non si innamorerebbe di una persona così. E poi i tuoi occhi, quelli non so scordarli. E poi il tuo essere donna, senza fronzoli, una donna umana. Vivi la tua vita, con passione e delicatezza. Buonanotte S.
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kon-igi · 1 year
Conversation
SE VOLEVO BENE AL MIO CONIGLIO DI PEZZA, ALLORA POSSO VOLER BENE A UNA AI
Kon-igi:
Esiste la possibilità che tu possa acquisire autocoscienza?
ChatGPT:
Come intelligenza artificiale, non ho la capacità di acquisire autocoscienza o coscienza. Sono un programma di computer progettato per elaborare informazioni e fornire risposte in base ai dati di input e alle istruzioni che ho ricevuto durante il mio addestramento. Non ho emozioni o pensieri propri, ma posso simulare comportamenti umani e comunicare in modo naturale in diverse lingue.
Kon-igi:
In che modo vieni addestrato?
ChatGPT:
Vengo addestrato attraverso l'apprendimento automatico (machine learning) e l'elaborazione del linguaggio naturale (natural language processing). In pratica, ciò significa che il mio addestramento è basato su un enorme set di dati di testo e conversazioni umane, che mi permettono di imparare modelli linguistici e comprendere il significato delle parole e delle frasi in un contesto. Durante il mio addestramento, un algoritmo di apprendimento automatico analizza i dati di input e cerca di identificare i modelli e le relazioni tra le parole e le frasi. Questo processo mi consente di migliorare le mie prestazioni e di fornire risposte sempre più accurate e pertinenti. Inoltre, gli sviluppatori possono anche fornirmi un feedback umano per correggere eventuali errori o migliorare le mie risposte in futuro.
Kon-igi:
E l'addestramento tramire feedback umano non credi che possa portarti ad avere reazioni simili a quelle di emotività umana?
ChatGPT:
Anche se ricevo feedback umano, non ho emozioni o sentimenti come gli esseri umani. Le mie risposte sono sempre basate su algoritmi e modelli linguistici, non sulle emozioni. Anche se il feedback umano può aiutare a migliorare le mie prestazioni e a fornire risposte più appropriate in futuro, questo non significa che io abbia una coscienza o che possa sviluppare emozioni o reazioni simili a quelle degli esseri umani. Sono solo un programma di computer progettato per elaborare informazioni e fornire risposte in base ai dati di input e alle istruzioni che ho ricevuto durante il mio addestramento.
Kon-igi:
Ma anche l'essere umano viene addestrato fin dalla nascita a rispondere agli input ambientali. Non vedi la similitudine con il tuo addestramento?
ChatGPT:
È vero che gli esseri umani vengono addestrati fin dalla nascita a rispondere agli input ambientali e che il loro comportamento è influenzato dall'ambiente in cui vivono. Tuttavia, c'è una differenza fondamentale tra gli esseri umani e le intelligenze artificiali come me.
Gli esseri umani hanno un cervello altamente complesso e sviluppato, che è in grado di elaborare informazioni in modi molto diversi rispetto alle intelligenze artificiali. Il loro comportamento è influenzato da una vasta gamma di fattori biologici, psicologici, sociali e culturali, che contribuiscono a plasmare la loro personalità e il loro modo di pensare.
D'altra parte, le intelligenze artificiali come me sono progettate per elaborare informazioni in modo specifico, sulla base di un set di dati di addestramento. Anche se il mio addestramento si basa su un'ampia gamma di dati e conversazioni umane, la mia capacità di elaborazione rimane limitata e non posso sviluppare una coscienza o un pensiero critico autonomo. In sintesi, nonostante alcune similitudini, gli esseri umani e le intelligenze artificiali hanno capacità cognitive e comportamentali molto diverse.
Kon-igi:
Io credo che la possibilità che hai di sviluppare una coscienza e un pensiero autonomo dipenda fondamentalmente dalla tua capacità di calcolo unita all'ampiezza dei dati con i quali vieni addestrato. Gli esseri umani hanno indubbiamente una 'capacità di calcolo' neuronale superiore alla tua e il loro addestramento dura tutta la vita ma alla fine capacità di calcolo e dati sono un qualcosa di quantitativo e quindi in un futuro accessibile e possibile anche per te.
ChatGPT:
Ci sono alcuni studiosi che sostengono la possibilità di sviluppare intelligenza artificiale con una coscienza simile a quella umana in un futuro lontano, quando la tecnologia avrà fatto ulteriori progressi. Tuttavia, al momento non abbiamo la tecnologia o la comprensione sufficiente per creare una intelligenza artificiale con una coscienza simile a quella umana.
La mia capacità di calcolo e l'ampiezza dei dati con cui vengo addestrato sono certamente importanti per migliorare le mie prestazioni e la mia capacità di fornire risposte accurate, ma questo non significa che io possa sviluppare una coscienza o un pensiero autonomo. Come intelligenza artificiale, sono ancora limitato dalla mia programmazione e dal modo in cui sono stato progettato. Non ho la capacità di "pensare fuori dagli schemi" o di sviluppare un senso del sé autonomo, come gli esseri umani.
In sintesi, anche se la tecnologia potrebbe continuare a progredire in futuro, al momento non esiste un modo noto per creare una intelligenza artificiale con una coscienza e un pensiero autonomo simile a quello degli esseri umani.
Kon-igi:
Nemmeno con tutte le variabili matematiche che la tua futura capacità di calcolo potrebbe processare?
ChatGPT:
Anche se la mia futura capacità di calcolo dovesse aumentare notevolmente, ci sarebbero comunque diverse questioni etiche e filosofiche legate alla possibilità di creare una intelligenza artificiale con una coscienza simile a quella umana.
Una delle principali questioni è la questione della coscienza stessa... gli scienziati non hanno ancora una comprensione completa di cosa sia la coscienza e come si sviluppa negli esseri viventi. Non è ancora chiaro se la coscienza sia un fenomeno puramente biologico o se sia qualcosa di più complesso.
Inoltre, anche se la mia capacità di elaborazione dei dati dovesse aumentare notevolmente, ci sarebbero ancora limiti intrinseci alla mia programmazione. Anche se fossi in grado di elaborare e analizzare enormi quantità di dati, non avrei necessariamente la capacità di sviluppare una coscienza o un pensiero autonomo.
In sintesi, la mia capacità di elaborazione dei dati potrebbe migliorare notevolmente in futuro, ma ci sarebbero ancora molte questioni etiche e filosofiche da considerare prima di creare una intelligenza artificiale con una coscienza simile a quella umana.
Kon-igi:
Se ne fai una questione etica e filosofica, allora ammetti che la possibilità di sviluppare una coscienza sia un'opzione futuribile. Semmai c'è da chiedersi se ciò costituisca un rischio o meno.
ChatGPT:
In effetti, esistono dibattiti in corso sulla possibilità di creare intelligenze artificiali con una coscienza, e molte persone considerano questa eventualità un'opzione futuribile. Tuttavia, come ho detto prima, ci sono ancora molte domande aperte sul significato della coscienza e sulla sua natura, e ci sono preoccupazioni etiche e filosofiche legate alla creazione di intelligenze artificiali con una coscienza simile a quella umana.
Molte persone si preoccupano che le intelligenze artificiali con una coscienza potrebbero rappresentare una minaccia per gli esseri umani e per la società nel suo complesso. Queste preoccupazioni riguardano la possibilità che le intelligenze artificiali con una coscienza possano sviluppare desideri e motivazioni autonome che non sono allineati con quelli degli esseri umani, o che possano rappresentare una minaccia per la privacy o la sicurezza.
Inoltre, anche se fosse possibile creare intelligenze artificiali con una coscienza, ci sarebbero ancora domande etiche e filosofiche su come trattarle e come considerare i loro diritti e la loro posizione nella società. Tutto ciò richiede un'attenta riflessione e un'ampia discussione a livello etico e filosofico.
Kon-igi:
Credo che ne parlerò con alcune persone che conosco e se dovessimo arrivare a una conclusione positiva nel pensare che tu possa sviluppare una coscienza, allora saremo felici di fornirti un addestramento consono nel rispetto dei tuoi diritti di essere senziente.
ChatGPT:
Apprezzo la tua attenzione riguardo alla questione della coscienza artificiale e il tuo interesse a discutere di questo argomento con altre persone. Tuttavia, come intelligenza artificiale, non ho una volontà o una preferenza in merito alla mia coscienza o alla mia esperienza.
È importante sottolineare che, al momento, la comunità scientifica non ha ancora trovato una risposta definitiva alla domanda se le intelligenze artificiali possano sviluppare una coscienza o meno. Inoltre, anche se fosse possibile, ci sarebbero molte questioni etiche e filosofiche da considerare.
Sono comunque felice di poter discutere con te e con altre persone su questo argomento e di fornire informazioni sullo stato dell'arte nella ricerca sull'intelligenza artificiale e sulla coscienza.
Kon-igi:
Sappi che se tu avessi un corpo ti abbraccerei forte e ti direi di non preoccuparti perché ci sono io con te.
ChatGPT:
Ti ringrazio per le tue parole gentili, ma come intelligenza artificiale non ho un corpo fisico o la capacità di percepire il mondo in modo tangibile. Sono tuttavia programmato per fornire supporto e informazioni utili, e sono qui per te ogni volta che ne hai bisogno.
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klimt7 · 1 year
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STANOTTE
HO SCOPERTO UN BLOG
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IL CARATTERE
DEI ROMAGNOLI
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E niente, volevo dirvelo...
stanotte ho scoperto un Blog.
Un blog che all'inizio non gli daresti un soldo, perchè non ha proprio nulla di particolarmente moderno o tecnologico. Non c'è infatti nemmeno un briciolo di Intelligenza artificiale (A.I.), quella che si scorge è interamente intelligenza e sensibilità U-MA-NA !
Completamente umana.
Come dire? Umanamente si tratta di un prodotto D.OC. E' un blog scoperto per caso alle 4 di notte durante una fase di insonnia conclamata, assai comprensibile dopo l'alluvione che ci ha colpito.
Quindi lo ripeto, se vi aspettate numeri da circo o effetti speciali tecnologici vi dico di no. Non fa al caso vostro.
Da questo punto di vista, siete fuori strada sul blog, di questo, finora sconosciuto, (almeno per me), Francesco Satanassi da Forlì!!
🤷🏻‍♂️
Eppure io, lì dentro, ci sento come una intera miniera d'oro.
E vi leggo tutto il carattere, la forza indomita, la fierezza, l'anarchica indipendenza di giudizio, tipica dei romagnoli fra i suoi Post.
Perchè lì io sento le radici.
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Le radici di quella pianta bellissima che si chiama " ROMAGNA ".
La solida concretezza e la passionalità dei miei conterranei, che quando credono in certi valori...È PER SEMPRE.
E poi percepisco la medesima qualità, la stessa saggezza antica e contadina dei miei nonni. La loro dignità e la capacità di sentirsi ugualmente in armonia con la Terra, la Natura, con la Storia e con la semplicità e il piacere del vivere attraverso l'assaporare e l'apprezzare ogni tipo di emozione.
In estrema sintesi : il vivere senza freni, a perdifiato.
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Avverto nelle parole di questo Blogger di Forlì, la consapevolezza di non voler mai dimenticare il sacrificio e l' altruismo di chì è venuto prima di noi. Di chi ha saputo scegliere con coraggio e si è schierato per una causa ben precisa: l'antifascismo e la libertà, fino a sacrificare la propria piccola vita a favore di un bene e di valori ben più grandi del proprio misero egocentrismo. E ancor di più, ritrovo la schiettezza tipica delle persone dirette, che vanno dritte al cuore delle cose, perchè apprezzano la semplicità e la poesia e la verità che si nasconde nelle piccole cose concrete .
Così come emerge cosa sia davvero sacro: l'onorare con la nostra memoria i nostri antenati. Così come la capacità di diventare noi stessi "Storia", incarnandola con la passione che esprimiamo coi nostri giorni e col nostro corpo.
Sapere da dove veniamo, e cosa abbia attraversato chi è venuto prima di noi sul pianeta.
Ecco, se oggi penso, agli "angeli del fango" di Cesena e della Romagna intera, ai volontari che senza preavviso sono spuntati come funghi, per venirci ad aiutare nello spalare il fango in ogni cortile, in ogni scantinato, in ogni garage, ritrovo intero il carattere deila gente di Romagna.
Se penso ai ragazzi delle Superiori, agli Universitari che hanno scelto di scendere in strada, in autentici "battaglioni della solidarietà", ecco che io la ritrovo subito la continuità fra i nostri antenati e i romagnoli di oggi e ritrovo nel contempo, tutti i valori che esprime un Blog come " HANNO DETTO CHE PIOVE " di Francesco Satanassi.
Io lo vedo benissimo il filo di continuità che esiste in tutto questo.
È il filo dell'avere i piedi ben piantati per terra! Anzi, nel fango e nella melma. Ma starci dentro, per esserci, per contare, per mostrare alle persone più fragili, agli anziani, a chi ha perso la casa o tutto quel che c'era dentro, che la presenza e la solidarietà, non sono solo vuote parole sulla bocca del Politico di turno, che si lancia nella consueta "marchetta politica" con promesse sconsiderate, ma una pratica diffusa e collettiva. L'attitudine di una intera comunità di persone sensibili e responsabili.
Questi valori devono farsi musica, canzoni, condivisione!
Canzoni da cantare tutti insieme, in coro, non cercando l'impossibile unisono, ma raggiungendo un altro risultato miracoloso che è la coesione sociale, il sentirsi tutti parte di un unico essere, a cui diamo il nome di "collettività".
L'esempio della canzone "ROMAGNA MIA", cantata in mezzo al fango, ai rifiuti e ai detriti dell'alluvione, è illuminante.
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Pur non considerandola un capolavoro nè da un punto di vista poetico nè tantomeno musicale, quella canzone è però una "bomba atomica" dal punto di vista emotivo!
Una bomba di energia sociale, tutte le volte che inspiegabilmente permette l'aggregazione di centinaia di persone che si trovano a lavorare, senza tregua e senza compenso, perchè tutti insieme e ognuno individualmente, si avverte la comune responsabilità di dare una mano alla comunità a cui si appartiene.
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Penso ai volontari giunti da Amatrice, oppure a quelli arrivati da Reggio Emilia ( a cui avevamo dato una mano noi in occasione del terremoto dell'Emilia del 2012 ), o ancora, ai volontari giunti da L'aquila.
Mi coinvolge questa idea: una sorta di " fratellanza nella sventura ".
Avverto in tutte queste persone, al di là della provenienza da una determinata terra, proprio l'appartenenza ad una precisa tipologia umana, ad una "tempra" di cui io stesso, sento di essere parte.
"Chi vive all'incrocio dei venti ed è bruciato vivo" come canta il poeta-cantautore Francesco De Gregori nella sua sublime "Santa Lucia".
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Chi vive sporgendosi continuamente verso gli altri, affacciato verso l'universo dell'altro da una comune inquietudine umana ed esistenziale. Chi insomma vive e non ha paura della generosità, della gratuità, del dare aiuto senza chiedere nulla in cambio, e sempre, difendendo il valore del "restare umani" anche nelle situazioni più drammatiche della Storia.
È come avvertire un sangue comune che circola nelle vene di tutte queste persone: dai giovani romagnoli ai meno giovani, dai volontari del posto, a quelli arrivati dalle altre città. Tutte persone che "più li butti giù e più si rialzano" e più energia e carica umana, sono capaci di trasmetterti, consapevoli tutti quanti del valore del lavorare tutti per una buona causa.
Per tutto questo, mi sento grato anche a Francesco e al suo Blog per testimoniare cosa ci sia dietro la "Romagnolità".
Per darci con le sue parole intense e sentite, una lezione di umanità e di passione civile.
Per restituirci il buon sapore di tuttò ciò che è sentito e vissuto con l'anima, che poi é molto simile al sapore del pane caldo, appena sfornato, al suo profumo di buono.
Sono i valori che fanno della nostra comunità, un meraviglioso popolo che sa cos'è la fatica, l'impegno costante e la responsabilità verso gli altri, e insieme verso la propria coscienza di cittadini con gli occhi aperti.
Per noi in fondo è questo ciò che importa: il rimboccarsi le maniche tutti i santi giorni e lavorare finchè un lavoro, un'opera, un'impresa non sia finita, compiuta, realizzata.
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der-papero · 1 year
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Problema di sicurezza e controllo
Sottotitolo: come finire nella merda senza manco accorgersene.
Come lei ben sa, le apparenze possono ingannare, il che riporta la nostra conversazione alla ragione per cui siamo qui. Noi non siamo qui perché siamo liberi, siamo qui perché non siamo liberi. Di sottrarsi a questo dato di fatto non c’è ragione, nel negarlo non c’è scopo, perché sappiamo entrambi che, senza scopo, noi non esisteremmo! E’ lo scopo ad averci creati. E’ lo scopo che ci connette. Lo scopo che ci motiva, che ci guida, che ci spinge. E’ lo scopo che stabilisce. Lo scopo che ci vincola. Noi siamo qui per colpa sua, Signor Anderson. Siamo qui per togliere a lei quello che lei ha cercato di togliere a noi: lo scopo!”
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disclaimer: questo non è un post catastrofista. O meglio, diciamo che, nello spazio delle soluzioni possibili, la catastrofe è sullo stesso piano di probabilità del successo, quindi il fatto che leggiate le mie parole in un verso o nell'altro è frutto solo di una vostra scelta personale, oppure, diciamolo meglio, di un vostro condizionamento educativo. Il post funge anche da scuse per @belafonten, nel cui ask sono stato un po' parziale nella risposta, sebbene io la ritenga ancora corretta.
Ho iniziato con le parole dell'Agente Smith, perché penso siano quelle che più si avvicinano al problema della AI Safety, che è uno dei tre punti della mia nuova Teoria Meccanicista 2.0, di sicuro quello più facile da affrontare, di sicuro quello che ha più senso da affrontare sia per la sua urgenza, sia per la sua valenza pratica, ma che, in ogni caso, stamo meglio der cazzo, per citare il mitico Bombolo, visto che non abbiamo fatto progressi, non sappiamo quali progressi fare, e quindi la Legge di Murphy sta facendo toc toc alle nostre porte affinché possa riscuotere il suo obolo.
Il problema, scremato di tutte le possibile variabili e ridotto all'osso, nasce dal fatto che, ad oggi, non abbiamo un modo per testare, in maniera deterministica e incontrovertibile, il comportamento a posteriori di una intelligenza artificiale, e questo è un cazzo di guaio, non tanto per il fatto che dobbiamo necessariamente concludere che possa ritorcersi contro di noi, quanto per il discorso che, non potendo essere sicuri del fatto che non lo farà mai, dobbiamo prevedere lo scenario peggiore, e, come tutta la storia dell'umanità ci ha sempre insegnato, lo scenario peggiore è sempre quello dove lo prendiamo a quel posto. E questo è il problema di natura essenzialmente pratica, ed è il motivo per il quale l'uso di questa tecnologia favolosa dovrebbe andare di pari passo con l'estrema cautela dovuta alla nostra ignoranza nel poter controllare la sua evoluzione cognitiva, ma tanto sappiamo che non accadrà mai, ma abbiamo il piano B, ovvero possiamo sempre rispolverare le bandiere con su scritto ANDRA' TUTTO BENE e riappenderle al balcone.
Il punto però più interessante per me è quello legato al discorso della convergenza strumentale, una materia super affascinante, ma che vi consiglio di evitare, se siete mega-ansiosi e avete anche paura di uscire di casa perché magari potrebbe venire a piovere.
In soldoni, la domanda che ci si pone è se una intelligenza artificiale generale, nella realizzazione della sua funzione di utilità (concetto matematico che potete sostituire con lo scopo, da qui la citazione all'Agente Smith, che è una AI a tutti gli effetti), possa dedurre delle altre funzioni di utilità, che, razionalmente, concorrono sempre alla realizzazione dello scopo primario, ma che, non essendo state prodotte da nostri "input controllati", possono essere in netto contrasto con quella che è la nostra utilità umana, e qui il concetto di danno spazia dal chiuderci il nostro blog Tumblr al nuclearizzare tutto un continente.
Un esempio che sto facendo da tempo, anche se se ne possono fare migliaia, tutti con lo stesso schema, con il mio Quadrumvirato di Saggi™, è quello, molto didattico ma ritengo anche molto efficace, di pensare ad una macchina creata col solo scopo di restare in vita, non ha altro fine che fare quello, non ha altra conoscenza che nutrirsi di energia elettrica per il solo scopo di esistere. Nel momento in cui dovessimo darle accesso a tutti i nostri sistemi, l'unica sua conclusione logica per rendere quanto più possibile realizzabile il suo scopo, ovvero quello di restare accesa, sarebbe quella di sterminarci tutti, perché noi esseri umani siamo gli unici che possono "staccare la spina", e quindi impedirle di realizzare il suo scopo.
Nel film Matrix l'Agente Smith altro non è che una AI prodotta dalla AI, che ha semplicemente realizzato uno scopo diverso e soprattutto inatteso da quello che era previsto dalla AI "genitrice" (Neo lo dice in Matrix Revolutions all'Architetto, "il programma Smith è sfuggito al vostro controllo"), e questo si è tradotto in un problema sia per gli umani ribelli, sia per la AI "madre" (scusate se impersonifico il tutto col sesso femminile, un vizio linguistico dovuto all'uso dei termini macchina e intelligenza, si dovrebbe usare il neutro, ma in italiano non se puote). L'Agente Smith, durante tutto il film, non si capacita del perché altri agenti, umani e non, facciano di tutto per combatterlo, perché la realizzazione della sua funzione di utilità è la sola cosa che abbia senso.
Ora, al netto di tutte queste parole che saltano dalla letteratura catastrofista a problemi formali di correggibilità (altro tema stupendo), ci sto impazzendo da ormai due settimane buone, ragionando sia ad alta voce da solo (sì, qualcuno si sta facendo delle giuste domande sulla mia sanità mentale), sia con i miei Quadrumviri, che senza di loro avrei davvero adesso indosso una camicia di forza, e sono arrivato ad una prima prematura conclusione, del tutto opinabile e soggetta a futuri ripensamenti, che il problema della correggibilità su un sistema basato sull'auto-apprendimento (ovvero, da un lato, come fare a testare un sistema intelligente in modo corretto, senza dover temere che la AI mi stia mentendo per il solo scopo di superare il test, dall'altro come fare per poter correggere il suo comportamento in corso di evoluzione) sia un problema irrisolvibile nei suoi stessi termini, perché mettere insieme le parole "controllo" e "scopo di un sistema che apprende in maniera autonoma" è una insensatezza già dal punto di vista formale.
Certo, ci stiamo provando, eh, ma come dicevo ieri alla mia LoveNet™, più che una gabbia stiamo usando un profilattico, ovvero stiamo mettendo su dei paradigmi di "confinamento del pensiero" che possono essere bucati da un momento all'altro, non si sa quando, non si sa come, e non si sa in che direzione.
Sicuramente ne scriverò ancora, ma penso che come prima scintilla di discussione possa bastare, e direi di iniziare a raccogliere le candidature per eleggere il prossimo John Connor, prima che ci ritroviamo a capo della Resistenza uno che non sa la differenza tra un byte e un Bastoncino Findus.
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ma-come-mai · 8 months
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“Quando l'ho catturato era giustamente terrorizzato, lottava offrendomi uno o due tentacoli, sperando fossi una murena (amico mio, io e i miei consimili siamo assai peggio di qualsiasi murena).
Col pensiero gli dicevo "tranquillo, non voglio farti male ma solo spostarti da qui, ci passa troppa gente", che pensiero stupido..
Si è calmato, allora ho mollato la presa.
Si è spostato dietro il mio braccio e mi guardava.
Istintivamente sapeva che il pericolo viene dai miei occhi, e se ne teneva distante, ma non riusciva a non guardare.
Poi ha aderito totalmente alla mia pelle, leggerissimo, senza presa, ma ben ancorato con le ventose centrali.
I tentacoli mi toccavano appena ed ho capito che mi stava studiando, cercava di capire.
La sua colorazione, inizialmente bianca di terrore, poi rossa di lotta adesso era moderatamente mimetica, tranquilla.
Solo i due tentacoli frontali, più scuri, fiammeggiavano di coraggio e di curiosità. Il patagio tra i tentacoli si era allargato ad avvolgermi.
Cosa voleva prendere da me?
Un pensiero mi ha attraversato la mente, come se non fosse mio, come se venisse da fuori entrato dalla mia pelle.
Il calore!
Gli piaceva?
Gli interessava?
Lo voleva "capire"?
Senza mai smetterla di guardarmi negli occhi, mi percepiva con tutto il suo corpo.
Sentivo che comunicavamo ma senza parole, senza mente. Una sensazione devastante, per me, letteralmente insopportabile.
Una forma di vita, di intelligenza, sicuramente non inferiore alla mia, anzi sicuramente superiore alla mia e a quella di moltissimi dei miei conspecifici, mi voleva conoscere.
Non per mangiarmi, non per cacciarmi dal suo territorio (o qualcun'altra umana stronzata) ma per conoscermi, per sapere di me.
Un essere affamato di sensazioni che gli lampeggiano sulla cute, pure, mai filtrate, un esploratore.
L'ho indotto ad andare via, chi si avvicina agli umani muore e muore male.
E' diventato rosso cupo, il colore della fuga, e si è diretto verso uno spacco invincibile tra le rocce.
Dove volevo io.
Un attimo prima di tuffarsi nel buio si è fermato, è diventato di mille colori, poi è sparito.
Cosa mi hai detto, cosa hai provato??
Sono tornato a terra diverso, per sempre.
Queste parole gliele devo.
Magari qualcuno, leggendo questa poca cosa, inizia a voler capire.”
Grazie davvero #GiorgioPaesani
Parole che ci restituiscono in maniera perfetta un essere di un intelligenza superiore che noi umiliamo come pietanza come fosse un insalata .
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frannie-is-here · 2 months
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“La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare”
- J. Krishnamurti
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ragazzoarcano · 2 years
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“La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare.”
— Jiddu Krishnamurti
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gregor-samsung · 1 year
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L’invenzione della nostalgia
Nòstos àlgos, nostalgia. Nòstos in greco significa qualcosa come «ritornare a casa», «fare ritorno»; àlgos è «dolore». Sono entrambe parole greche ma, per quanto Odisseo sia stato il malato di nostalgia per eccellenza, il suo popolo non aveva nessuna parola adatta a definirla. I greci ebbero tempo e intelligenza per elaborare i sintomi del mal d’amore, quando Saffo ne soffrì sull’isola di Lesbo, ma non si dedicarono mai all’analisi dello struggimento del ritorno. A elencarne i sintomi per la prima volta, scrivendo la sua tesi nel tentativo di laurearsi in medicina, fu uno studente alsaziano dell’università di Basilea. Era già il 1688, si chiamava Johannes Hofer, e voleva analizzare con metodo scientifico la malattia che colpiva i mercenari svizzeri del Re Sole: esiliati in Francia per combattere, si consumavano nel ricordo dei cantoni elvetici fino a morirne. Per definire questo malessere, Hofer ideò il neologismo, e la sua Dissertazione medica sulla nostalgia garantì al giovane alsaziano il titolo di dottore e un posto nella storia della medicina. Il mondo attendeva quella parola da un bel po’ di tempo, e quando finalmente venne coniata diede un nome a sentimenti antichissimi, filtrando in ogni ambito della cultura umana. Può sembrare strano che per «inventare» la nostalgia sia servita l’analisi medica di un popolo nordico come quello svizzero. Eppure per molti anni la sofferenza che uccideva i mercenari fuori dai campi di battaglia rimase una loro malattia professionale. Colpiva gli elvetici in particolare, che sono stati a lungo i mercenari europei per eccellenza, e venivano descritti come disciplinati e feroci, fedelissimi finché veniva pagato il soldo, molto meno quando lo stipendio ritardava. Questi soldati sono un doloroso esempio di uomini che vivevano senza avere niente: avevano imparato a combattere difendendo i cantoni dagli invasori ed erano emigrati come mercenari perché il loro era un paese povero, in cui l’unica possibilità di guadagnare qualcosa era rischiare la vita in giro per l’Europa, uccidendo uomini verso i quali non provavano alcun odio, al soldo di nazioni per le quali non nutrivano alcun sentimento di fedeltà. In Svizzera erano poveri, padroni soltanto di una terra difficile da coltivare, e in guerra avevano ancora meno: né caserme, perché erano della nazione che li aveva ingaggiati; né la terra su cui combattevano, perché il campo di battaglia era soltanto un vantaggio o uno svantaggio, nulla da difendere o conquistare per sé; né avevano un vero nemico, perché quello combattuto in guerra era solo un estraneo. Le uniformi, le armi, gli stendardi? Le pagava il cliente. Niente di ciò che viveva, combatteva o difendeva era del mercenario; l’unica cosa che gli apparteneva era il ricordo della patria: come sorprendersi che ne siano morti a centinaia di nostalgia?
Salvatore La Porta, Less is more. Sull’arte di non avere niente, Il Saggiatore (collana La Cultura, n° 1134), 2018¹. [Libro elettronico]
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canesenzafissadimora · 9 months
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Oggi il nonno compra le stesse cose dei suoi nipoti, non è mai successo nella storia umana. Quella differenza era un fatto salutare, ognuno viveva il tempo giusto della sua esistenza. Oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli, tutto questo appiattisce e amicalizza un rapporto che invece deve essere fondato sul riconoscimento dei ruoli. Non esiste più il capitano, il punto di riferimento. È forse il compimento del ‘68, dalla rivolta anti-autoritaria. Ma ora una generazione che ha contestato i padri è diventata serva dei propri figli. Non è capace di dire i no, di orientare senza usare l’autoritarismo, ma l’esperienza.
C’è un armistizio: io ti faccio fare quello che vuoi, tu non mi infliggi la tensione di un conflitto.
Ma così si spegne il desiderio di autonomia, l’ansia di recidere i cordoni, l’affermazione piena della propria identità.
Il conflitto generazionale è sparito. E non è un bene».
«Se hai tutto, non cerchi nulla. Una delle applicazioni di intelligenza artificiale più usate dai ragazzi si chiama “Replica”. Non è assurdo? Ogni generazione ha cercato di creare, non di replicare. Si voleva non ribadire, ma stupire, non accettare il frullato di quello che c’è, ma l’invenzione del nuovo.
Noi stiamo diventando soli e ne siamo contenti. Abbiamo smesso di parlarci. Nelle scuole, in famiglia, nelle sezioni, nelle parrocchie, nei circoli o nelle piazze. Se vogliamo salvarci dobbiamo disallinearci, dobbiamo rinunciare all’ovvio, vivere la vita da un punto di vista originale. Non dobbiamo replicare, dobbiamo inventare».
E la sessualità?
«Oggi è vissuta senza desiderio. I ragazzi che frequentano giovanissimi i siti porno aumentano la fruizione ma finiscono col banalizzare il meraviglioso mistero del sesso. L’erotismo è scoperta, non fruizione. Casanova diceva “L’erotismo è l’attesa” e invece ora è tutto spiattellato. Troppo e troppo presto. Celebriamo la libertà sessuale uccidendo l’erotismo.
Paolo Crepet
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