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#lisabetta da messina
iphisesque · 1 year
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lisabetta da messina is like. what if a gothic novel was set in a beautiful mediterranean home by the bright blue seaside. what if the horrors were bathed in yellow sunlight that only served to further exasperate them. what if your love came to you in your dreams to beg you for vengeance and all you could do was grow new life from their corpse. what if she fucked that decapitated head
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trecciolinoooooo · 5 months
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another doodle dump bc school is boring
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hercorrupterofwords · 2 months
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Lisabetta da messina
if you want to buy prints (or totes or stickers or pins)
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mashamorevvna · 3 months
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lisabetta da messina truly what romance is all about. you find your lovers dead body, murdered by your brothers, and you keep his severed head in a pot and grow basil from his brains that you water with your tears
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officialpenisenvy · 1 month
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Sei il mio tipo preferito su quest app ceh sei iconico comunque qualche settimana fa a scuola ho letto lisabetta da messina, me ne sono innamorata poi sono andata a vedere che post c erano su tumblr a proposito e letteralmente tutti erano tuoi col tuo vecchio blog. Enniente. Slay.
a scuola 🥹🥹🥹 ma sei una letterale bambina adoro. grazie bby mi fa piacere sapere che le nuove generazioni di ragazzini italiani siano fissate con lisabetta da messina quanto me ❤️
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yaddam333 · 3 months
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Last week I read Lisabetta da Messina for homework and oh my god I'm obsessed
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gnaga37 · 11 months
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sorry you wouldn't get it haha you just had to be there (in class with me while we listen for the first time to the novella di lisabetta da messina from il decamerone)
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liviaserpieri · 5 years
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‘’E per usanza aveva preso di sedersi sempre a questo testo vicina e quello con tutto il suo disidero vagheggiare, sì come quello che il suo Lorenzo teneva nascoso: e poi che molto vagheggiato l'avea, sopr'esso andatesene cominciava a piagnere, e per lungo spazio, tanto che tutto il basilico bagnava, piagnea.’‘
“E’ impossibile esprimere la sensazione finale che questo ritratto produce su di noi. E’ persino impossibile dire con sicurezza se questa donna ci piace o non ci piace, se è simpatica o sgradevole. Ella ci attira e ci ripugna. In lei c’è qualcosa di inesprimibilmente bello e, nello stesso  tempo, di ripugnante, di diabolico. Ma di diabolico tutt’altro che nel senso attraente del romanticismo. Semplicemente qualcosa che è al di là del bene e del male. Si tratta di un fascino col segno   negativo: in lei c’è quasi un che di degenere e … di stupendo” (Scolpire il tempo, trad. it. II ed. Milano 1995, p.100)
“Seppellirmi là dove morirtò, nel cimitero più povero, se sarò in una città, e in una cassa da poco prezzo come seppelliscono i mendicanti. Non mettere fiori o corone, non fare discorsi. Se possibile senza prete e senza ufficio funebre. Ma se questo fa dispiacere a coloro chi mi devono seppellire, che mi seppelliscano al modo solito, con la messa funebre, ma con la massima semplicità e a poco prezzo” (Dai Diari di Tolstoj)
“25 agosto (9-10 del mattino). Seduto sul bordo dello stagno, tutto è quiete, l'ampia superficie liscia distesa innanzi a me - l'azzurro del cielo e le nuvole bianche che vi si rifrangono - e a tratti, riflessa, la fuggitiva sagoma di un uccello. Ieri sera sono rimasto quaggiù con un amico fin dopo la mezzanotte: ogni singola cosa un miracolo di splendore - la gloria delle stelle e il disco perfetto della luna - nuvole passeggere, argentee, o d'una luminosità giallastra- di quando in quando masse di vaporosa nuvolaglia luminescente - e in silenzio al mio fianco il mio caro amico. Le ombre degli alberi, le chiazze di luna sull'erba - la dolce brezza e l'odore appena avvertibile del granturco qui vicino che va maturando - la notte indolente e spirituale, indicibilmente ricca, tenera, suggestiva - qualcosa che ti filtra attraverso l'anima, e per lungo tempo poi continua a nutrire, alimentare, confortare la memoria.”  W. Whitman
Nel cristallo pulsavano i fiumi,                fumigavano i monti, rilucevano i mari,                mentre assopita sul trono                tenevi in mano la sfera di cristallo,                e – Dio mio! – tu eri mia.
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nefkyo · 2 years
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Relationship goals is finding your dead boyfriend's body after being guided to it in a dream, tearing his head off, putting it in a vase and growing basil on it until your family finds out and you die of sadness or something
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iphisesque · 1 year
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girls holding men's decapitated heads monthly! starring: judith and holophernes, salome and john the baptist, lisabetta da messina, mikasa ackerman,
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Whitechapel S03E04
In Nathan’s chocolate shop there’s a reproduction of Isabella and the Pot of Basil (1868) by William Holman Hunt. DI Chandler (Rupert Penry-Jones) knows it illustrates a poem by Keats - Isabella, or the Pot of Basil (1818). This is an adaptation from Lisabetta da Messina, a novella from Decameron (1350/1353) by Giovanni Boccaccio.
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enfantpathetique · 7 years
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William Holman Hunt, Isabella and the Pot of Basil (187 cm × 116 cm), 1868
Based on John Keats’  poem Isabella, or the Pot of Basil (1818) adapted from Giovanni Boccaccio’s Lisabetta da Messina from Il Decamerone
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martisrigens · 4 years
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https://www.spreaker.com/user/11893770
Oggi, alle 18, vi racconterò la tragica storia di Lisabetta da Messina
#decameron #spreaker #lisabetta #novella #boccaccio
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waiting-for-autumn · 5 years
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I really needed to make some art for myself, just for the fun of it...
I ended up making an illustration of Lisabetta da Messina, one of Boccaccio's tales from the Decameron
PLEASE DO NOT EDIT /CROP/ RE-POST ANYWHERE WITHOUT PERMISSION
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free--99 · 5 years
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Se solo tante volte non prevalesse l'istinto di sopravvivenza finirei come Lisabetta da Messina.
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monicadeola · 4 years
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“Continui a sfregarti le mani per eliminare ogni atomo di impurità. Cerchi una purezza impossibile sulla Terra, perché la Terra è terra: me lo ha ricordato mercoledì scorso il rito delle ceneri, polvere sono e polvere ritornerò. Allora ti guardi le mani che dai sempre per scontate, tranne quando ti rivelano a che cosa ti aggrappi per non affondare: ma io sono davvero solo polvere? Per gli antichi di puro c’era solo il vino non tagliato con acqua e il divino non tagliato col tempo, e quindi immortale: a noi mortali la vita «in purezza» non è data. Il tempo ci rende «sanamente impuri», in lotta continua contro la morte, e per questo fecondi e creativi nel costruire la vita. Un virus ci ha ricordato questa impurità, sgretolando le facciate di febbrili routine e mostrandoci le fondamenta su cui viviamo, perché è di fronte alla paura della morte che si vede, tra ridicolo e ferocia, chi siamo veramente. Le fondamenta di una società che si dice «progredita» appaiono incerte e siamo costretti a chiederci su cosa abbiamo costruito, in cosa abbiamo avuto fede e, magari, come ricostruire. Così fece Giovanni Boccaccio con il Decameron, all’inizio del quale narra il disfacimento di Firenze, resa un cimitero dalla peste del 1348. Anche lui vi aveva perso amici e parenti, e nella sua narrazione cercava salvezza per sé e i lettori: «Questo orrido cominciamento vi sarà, non altrimenti che ai camminanti, una montagna aspra e erta, presso alla quale un bellissimo piano e dilettevole sia riposto». I ricercatori della cura contro la peste sono 10 giovani (7 ragazze e 3 ragazzi) che, dopo aver pregato in Santa Maria Novella, decidono di ritirarsi in campagna, ri-creando la vita che la peste ha distrutto, trascorrendo due settimane tra lavoro, meditazione e riposo. Ogni pomeriggio (tranne venerdì e sabato per ragioni liturgiche) si sceglie un tema e ciascuno racconta una storia, e così sono 10 i giorni (da cui il titolo dell’opera) nei quali vengono narrate le 100 famose novelle (Chichibio e la gru, Federigo degli Alberighi, Lisabetta da Messina...). Emergono così le fondamenta che lo scintillante autunno del Medioevo consegnava all’Occidente come antidoto alla morte. Fortuna, Amore e Ingegno sono infatti gli argomenti attorno a cui ruotano i racconti (e la vita), perché Amore e Ingegno sono le due forze umane capaci di contrastare la Fortuna, il caos dell’intera vicenda umana, compresa in modo esemplare tra la malvagità di Ciappelletto nella prima novella e la magnanimità di Griselda nell’ultima. Il Decameron è un distillato della cultura medievale per «ri-creare» la vita (il titolo riprende l’Exameron di Sant’Ambrogio, relativo alla creazione del mondo in sei giorni). Il più importante studioso di Boccaccio, Vittore Branca, dice infatti che le 100 novelle sono la versione «umana» dei 100 canti della commedia «divina» di Dante, a cui Boccaccio era profondamente legato (morì mentre ne esponeva l’opera ai fiorentini in piazza). Non si capisce il Medioevo se non si tengono insieme Decameron e Commedia come poli, umano e divino, della vita: «l’armonia di ansia del trascendente e di ricerca del concreto, di mistici rapimenti e corposa volontà di vivere, di eroismi civili e religiosi e di violenza degli istinti del sesso e della roba, rende così affascinante questa età così complessa e multiforme, madre della nostra cultura e della nostra vita». Mentre Dante narra il versante interiore della guarigione (dal peccato), Boccaccio quello esteriore (dalla peste). Per uno la «purificazione» è la via verticale verso la Vita, per l’altro è l’orizzontale difesa della vita, rappresentata simbolicamente da 10 giovani e 100 racconti, che arginano la morte ricreando le fondamenta della loro civiltà: ordine, razionalità, relazioni, bellezza. E noi? Assaltiamo supermercati e farmacie, ci isoliamo, consultiamo di continuo aggiornamenti e informazioni. Non si sa a chi credere e, in assenza di verità, la paura, senza un preciso oggetto, diventa angoscia, che rende l’agire assurdo. Alla Fortuna non opponiamo né Amore né Ingegno: non ci siamo allenati in tempi di pace. Ci difendiamo dalla morte accumulando cose, medicine, informazioni: abbiamo imparato queste risposte. E così viviamo nella paura senza interrogarla, come invece è chiamata a fare una manciata di polvere animata dal soffio di Dio. Ci crediamo così progrediti che, quando sbeffeggiamo chi è retrogrado, usiamo l’aggettivo «medioevale». Ma forse se ci riscoprissimo eredi di un umanesimo che ha lasciato un «mondo» di bellezza, proprio perché sapeva che – divino e umano – sono entrambi necessari per fare il «mondo», apriremmo vie nuove contro la morte. L’Amuchina rende le mani pure, sterili, ma sterile è anche chi non crea e ricrea la vita: non può e non deve bastare per quello che le nostre mani possono ricevere, dare e fare”.
2 marzo 2020 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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