Tumgik
#cose che non pensavi mai di fare
lospalatoredinuvole · 2 years
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Qual è la cosa più pazza che faresti per me?
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ragazza-whintigale · 7 months
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𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊 𝕽𝖆𝖐𝖎𝖊𝖑 𝕰𝖉𝖊𝖓𝖛𝖊𝖓𝖓𝖊 𝖝 𝖗𝖊𝖆𝖉𝖊𝖗
( + ᴹᴵᴺᴼᴿᴱ ʸᴬᴺᴰᴱᴿᴱ ᴾᴸᴬᵀᴼᴺᴵᶜᴼ ᴹᴬᴿᴵᴬᴺᴺᴱ ᴱᴰᴱᴺᵛᴱᴿᴿᴱ)
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𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Into the light, once again
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento yandere, yandere platonico Marianne, viaggio nel tempo, morte, menzione di torture, manipolazione, Avvelenamento, Minacce di morte, tentato Suicidio, omicidio, veleno, Mc mentalmente instabile, Marianne bara costantemente, possibile parte 2.
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 8184
⟢𝙿𝚛𝚎𝚌𝚎𝚍𝚎𝚗𝚝𝚎 / 𝚂𝚞𝚌𝚌𝚎𝚜𝚜𝚒𝚟𝚘 ⟣
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C’è voluto del tempo, più di quanto pensavi in realtà, ma alla fine sei arrivata alla conclusione che: non è un sogno. Risvegliarti nella tua stanza di quando eri solo una giovane debuttante, con i chiari ricordi di qualcosa che era successo ma che nessuno ricordava, poteva essere un sogno…
…Ma non  lo era. 
Questo sotto certi versi era ironico. Avevi commesso qualcosa, che a occhi sconosciuti, ti avrebbero fatta diventare la cattiva della storia, se mai questa fosse stata una storia, eppure hai comunque una seconda possibilità. Quel genere di possibilità che poteva rivelarsi un bene e un male, un arma a doppio taglio. Una peccatrice a cui era stata data una possibilità di redenzione. O una possibilità di Vendetta, ma faceva davvero differenza tra le due cose? Non quando avevi avvelenato con successo il tuo fidanzato - non che futuro imperatore - e tra la lista dei possibili colpevoli tu non eri nemmeno compresa. Troppo innocua o troppo stupida? Non ne avevi idea, ma ridere alla frustrazione delle principesse e dei principi preoccupati per il fratello non deve avergli dato molti dubbi. Avevi tutto il diritto di fare quello che hai fatto! Non eri una pedina in mani crudeli, non eri un pezzo di argilla da modellare a loro piacimento e tanto meno una marionetta nelle mani di un giocattolaio. Eri tratta con sufficienza. Un ridicolo pezzetto di un piano molto più complesso.
Hai fatto diversi test per provare che tutto questo era reale, che sei tornata indietro e non era un sogno. Hai cercato vecchie cicatrici che ti eri procurata per alleviare lo stress della competizione al trono o che ti erano state fatte successivamente al tuo attentato. Hai Indagato su alcune situazioni che ricordavi fossero accadute, realizzando che altre che ricordavi lontanamente fossero appena accadute. Una certa contessa non era incinta di un figlio bastardo, anzi non era proprio sposata con il marito che avrebbe tradito. Nessun cavaliere era stato giustiziato ingiustamente e nessuna storia d’amore tra un qualche mago e una popolana che sarebbe diventato un romanzo apprezzato in tutto l’Impero. Ma soprattutto nessuna cicatrice di tutti gli abusi che avevi subito gli ultimi mesi prima di morire, e il principe Rakial era vivo. Maledettamente vivo e non in pericolo di vita, come lo avevi lasciato. Forse la prova più tangibile l’ultima.
Sei palesemente tornata indietro nel tempo, non sai come o perché. Ma hai deciso comunque crederci. Anche se sarebbe era stupido da parte tua non crederci a prescindere. Non quando maghi talentuosi abitavano tutto l’Impero, sotto la guida della famiglia Imperiale. Ti sei assicurata infine di capire in che anno eri… 5 anni e qualche mese prima della tua morte. Era già qualcosa immaginavi, contando che, per quello che potevi ricordare, Rakial ci aveva messo molto tempo a notarti. Non come se l'avesse fatto davvero a tuo parere. In realtà eri certa che fosse semplice evitare di avere a che fare con loro. Sarebbe bastato stargli lontano, e evitare sua sorella minore, forse il tuo vero ostacolo in realtà o così l’avevi sempre vista. Marianne era in qualche modo coinvolta in tutto quello che era successo, ma non sapevi fino a che punto lo fosse. Sia riguardo alla tua fine che agli strani eventi che hanno coinvolto Edervenne e Elmir. Non hai nemmeno dubbi sulla sua implicazione nella tua fine, e hai sospettato fino all’ultimo che lei avesse incastrato la principessa Alissa e in qualche modo il essere una specie di Santa ti ha solo aiutato a sospettare anche di più. Lo sapevi anche quando ti avevano assicurato che non era così e che era crudele da parte tua dare la colpa alla vittima. Ma nessuno sospetta mai della vittima, d'altronde. Sarebbe stata una mossa astuta da parte sua. Hai ignorato tutti e non avevi decisamente tutti i torti. Solo che nessuno ti avrebbe comunque riconosciuto per questo.
Il piano completo - non molto strutturato in realtà, niente di complicato - prevedeva che tu non avessi contato con nessuno dei due fino a che non avessi trovato un altro modo per fuggire. Il che avrebbe potuto significare un fidanzamento fuori Edenverre o avere un ruolo come ambasciatore per conto di Edenverre in un altro luogo. Elmir era conosciuto per essere un luogo molto pacifico, anche se dubitavi ci saresti mai andata, sapevi di un conflitto tra Elmir e Edervenne che sarebbe diventato intenso in futuro. 
Hai incrociato le braccia quasi senza pensarci, senza badare a qualsiasi etichetta potesse esserci.  Secondo quello che potevi ricordare il motivo del tuo fidanzamento con Rakial è una sorta di apparenza sociale. Dopo la morte di Alissa, Rakial ha perso influenza e di conseguenza, per rafforzare il potere, che ha preso la decisione di fidanzarsi con la figlia dell'ambasciatore di Vandrova. Tu.  Non potevi sapere se funzionava davvero così o avrebbe dovuto sposare una principessa da Vandrova. Anche se non ci eri mai stata si dice che le principesse hanno un aspetto magnifico e fuori dal comune. Parenti delle fate si chiacchiera a Edervenne, anche se ne dubitavi fortemente, ma li hai lasciati parlare. Non avevi un gran motivo per imbarcarti in un'impresa così inutile.
Hai sospirato di sollievo e  con ancora un filo di controllo in corpo, hai lasciato scendere le braccia in una posizione più comoda ed elegante. Nessuno sembra accorgersene. Per tua fortuna durante tutta la sera sei riuscita a non farti notare, o semplicemente incontrarli. E’ stato relativamente semplice. Marianne era circondata costantemente di troppe attenzioni preoccupate per la sua salute, per notarti tra la folla in cui ti sei mescolata. Invece Rakial era troppo indifferente e impegnato a parlare con qualcuno per accorgersi di una qualsiasi nobildonna, in mezzo ad altre qualsiasi nobildonne. 
Se Selene fosse stata anche solo un pò dalla tua parte ti avrebbe concesso di non essere notata. Speravi disperatamente lo fosse anche se non è la vendetta che stai cercando.
Hai rigirato il bicchiere tra le tue dita  annoiata dalla conversazione, non ricordavi nemmeno come e quando sei riuscita a mescolarti a questa manica di pettegole. Non potevi negarlo di esserlo anche tu, ma quello di cui parlavi tu era qualcosa di diverso; Niente coppie, niente matrimoni e niente adulazioni a giovani nobili. Sul serio non potevi parlare di Aconito come se fosse un qualsiasi vino costoso? Credi di no. Soprattutto ora. Da come hai registrato, Alissa è già stata giustiziata da quasi 3 mesi e parlare di qualcosa come veleno - anche se non era quello che era stato usato - non era un’idea molto saggia. Si stavano ancora cercando persone sospette e coinvolte nell'incidente. E poi questa festa era in onore di Marianne che si era rimessa, quindi avresti rovinato solo l’atmosfera, attirando le attenzioni che volevi evitare.
❝ E voi Lady (nome)? ❞ ❝ mmh? scusatemi ero distratta…❞ Ti sei destata dai tuoi pensieri con un'apparenza imbarazzata. I loro sguardi chiamavano una risposta. Non pensavi fossero interessate a te in quanto persona, ma solo come punto di un futuro pettegolezzo. ❝ Beh… avete un anno più di sua altezza il principe Rakial, eppure non avete nemmeno un interesse.❞ Da quando i principi venivano usati come metodi di misurazione dell’età? Comunque avevi quasi due anni di differenza da lui, solo 4 mesi Ti impedivano di completare l’anno. Scandisci la voce con una leggera tosse. ❝ Oh beh… penso di non aver trovato ancora qualcuno con cui condividere la vita… e poi da dove viene mia madre, è normale iniziare il corteggiamento in una così tarda età.❞ Hai ridacchiato in modo fin troppo finto per essere credibile, ma le altre dame ci sembrano essere cadute. Non ti sembravano molto sveglie in effetti.
❝ Giusto, vostra madre non è di Edenverre! ❞ Disse una ❝ Si dice che condividete molti tratti della sua città natale.❞ Un’altra non poco distante aveva continuato il discorso della precedente colpite dal stesso entusiasmo. Anche se era vero. Tu somigliavi più a qualcuno di Vandrova, che di Edenverre. E così ti stava bene. Il discorso era scivolato via con facilità mentre qualcuno citava di essere stata a Vandrova. Tu non ci sei mai stata e non avevi un spiccato interesse nel andarci nell’immediato futuro, se mai non fosse l’unica soluzione per sfuggire al tuo imminente declino.
Hai ripreso ad ignorare oziosamente la conversazione, spostandoti ogni tanto con il gruppo per prendere da bere, o semplicemente per appartarvi, parlando per qualche breve istante, solo per rispondere alle domande delle più curiose. Per il momento eri riuscito a manovrare i movimenti affinché non incontrassi nessuno dei due. In ogni caso non è così difficile evitarli, Rakial non lasciava mai i pressi del palco dedicato ai reali - ci sei stata seduta molte volte nelle tua vita precedente. - Mentre Marianne, sempre accompagnata da qualcuno, proclamava  dolci lodi a qualcosa che non ti eri curata di ascoltare. Non che in ogni caso fossi rimasta così vicina abbastanza allungo da sentirlo. A volte li perdevi di vista, persi  in mezzo alla folla danzante e alle grandi colonne decorate. Forse avresti dovuto fare più attenzione, ti ricordavi a mente, sarebbe stato spiacevole incontrarli.
Qualcuno strattona il tuo complesso di strati di tulle e seta color panna. Un colore anonimo, il più anonimo ed elegante che hai trovato. Abbassi lo sguardo, con l’intento di rimproverare il  bambino impertinente e fuori controllo che forse ti aveva notata. Ma che poi avresti cacciato con la scusa di essere impegnata. Solo che in quel momento il bambino fastidioso sarebbe stato davvero molto meglio del grazioso viso minuto di Marianne. Hai allargato gli occhi mentre ti afferra la mano che ti era caduta istintivamente al fianco. Una catena. Questo poteva sembrare in questo momento mentre non accenna a spostarla. Una sorta di promemoria del passato - o del futuro? - che ti era impresso addosso. Sentivi un mucchio di farfalle volare nelle tue orecchie e facevano un sacco di rumore, no aspetta, erano persone. Tante persone, una folla di persone. Tutte che guardavano dalla vostra parte, entrambe. Tu e Marianne. Parole soffocate su qualcosa come ‘essersi affezionata?'. No no no no. NO.
❝ Buona Serata Lady (nome), state bene? Perché siete qui tutta sola? ❞ ❝ Non sono-❞ Ti sei voltata ed effettivamente eri sola, chissà da quanto tempo. ❝ Sembrate pallida va tutto bene?❞ Hai posato di nuovo il tuo sguardo su Marianne che ora sorrideva ❝ Se volete posso tenervi io compagnia!❞ Non era una domanda, per quanto potesse suonare come tale. C’è voluto qualche minuto prima che tu potessi mettere insieme qualcosa di sensato e anche solo vagamente formale, distante ed educato.❝ Sarebbe per me un onore ricevere la compagnia di vostra altezza, ma non vorrei annoiarvi o ancora peggio sforzarvi. Ho sentito che vi siete appena rimessa.❞ Marianna teneva ancora stretta la tua mano - che non dava segni di voler lasciare - mentre pensava attentamente a quello che avevi detto. Non potevi scappare, non che lei volesse che tu scappassi era palese da come teneva la catena sua mano sulla tua. Ti sentivi come in quei giorni  in prigione, aspettando inesorabile il giudizio che precede una fine lugubre. Il fiato veniva a mancare quasi come se il tuo corpo avesse deciso che era meglio morire, che finire nelle loro mani. Se non fossi così intenzionata a sopravvivere gli avresti dato anche ragione.
La principessa pensò per un attimo a cosa dire, mentre giocava incurante con le dita della tua mano più grande, rispetto alla sua. Dava la strana impressione che volesse rivelare qualcosa che teneva segreto e che solo tu avessi dovuto sapere. Un piano forse. Ma dubitavi sarebbe successo in mezzo a tutta questa folla di gente. ❝  In realtà io stavo cercando proprio te…❞ Hai sentito il cuore affondare, la consapevolezza di non averlo predetto ti ha colpito in pieno.  ❝ma sembra quasi ti stessi nascondendo.❞ Un brillante sorriso sostituì l’espressione di dubbio. Ti sei d’attratto accorta che ti aveva chiamata per nome nome prima. Eppure non vi eravate incontrate prima. Anche se era stata lei a presentarti a Rakial nella tua vita precedente, sarebbe comunque dovuto accadere tra un anno e mezzo rispetto ad adesso. Ma hai liquidato tutto in un certo senso, attutendo la tua paranoia con l’intuizione che c’era sempre stato un piano più complesso dietro. Nella scorsa vita ti aveva fatta entrare in campo nel momento più opportuno per lei.
❝ Ma immagino sia solo perché eravate con quelle signorine.❞ Disse e si sporse per guardare le nobildonne con cui eri prima. Stanno ancora chiacchierando ancora animatamente dall’altra parte della sala. Non sembra si siano accorte della tua mancanza. Ti sei maledetta per non essere stata abbastanza attenta da stare al loro passo, di esserti distratta, e di aver sottovalutato questa bambina demoniaca. ❝ Marianne dove sei finita??? ❞ Riconosci la voce bassa e fredda, anche se non molto controllata. Hai cercato di allontanarti ma la mano di Marianne te lo ha impedito. Non capivi come questa bambina ancora parzialmente in convalescenza potesse essere così forte. O sei tu ad essere diventata più debole tutto in un momento. ❝ Sono qui fratello. ❞ Rakial appare con la sua espressione preoccupata. Se non fossi così contraria alla loro presenza o non li trovassi colpevoli della tua fine, come quella di Alissa, avresti potuto dire che erano carini. Ma tu eri ancora ovviamente contraria a loro. 
Rakial si fermò per vedere come Marianne stava sorridendo e un respiro lasciò le sue labbra. ❝ Sono spiacente lady…  ❞ ❝ (nome)! ❞ Non sei stata tu a completare la frase, e anche se avessi voluto non ne hai avuto il tempo, Marianne ti ha preceduto. ❝ Si certo. Sono spiacente Lady (nome), per aver attirato tanta attenzione così ingiustamente su di voi.❞ Non  era la prima volta che lo faceva, solo che nessuno lo poteva ricordare apparte te e tu non eri disposta realmente a perdonarlo. Soprattutto quando sembrava il vero intento Marianne metterti al centro di qualsiasi attenzione indesiderata, a maggior ragione quando quella sembrava un modo per affiliarti a loro. Tutti in quel momento avrebbero potuto fraintendere, e l’unica cosa che ti sarebbe rimasta da fare sarebbe continuare a fingere che ti stesse bene stare con loro. 
Dovevi evitarlo!
Attualmente il modo migliore era liquidare la conversazione nel modo più distaccato possibile, come se la loro presenza non fosse quella di due reali. ❝ Non c’è bisogno delle vostre scuse nei confronti di una umile ragazza. Sono io a dovermi scusare per aver rubato il tempo vostro, e della principessa.❞ Una punta di delusione si accese negli occhi di Marianne e forse non sembrava aspettarsi quel genere di risposta. Non avevi avuto incontri del genere con loro nelle tue vite passate, erano solo piombati all’improvviso nella tua tranquillità un giorno come tanti, senza che tu potessi prevederlo. Ma nemmeno visto sotto questo punto di vista e con le conoscenze che avevi adesso, avresti risposto come oggi a quel tempo, troppo ignara.
❝ Fratello penso che dovremmo invitare Lady (nome) a bere qualcosa con noi, infondo l’ho disturbata io. ❞ Non aveva lasciato la tua mano nemmeno quando aveva preso quella del fratello nella sua. Recitando un ultimo disperato tentativo di tenerti lì abbastanza tempo da far comprendere la tua importanza. Rakial ha guardato intensamente come la piccola mano di Marianne si aggrappava alla tua e come tu, in realtà, ti comportassi come se non lo stesse facendo. C’era qualcosa di famigliare, ma lo ha lasciato andare subito dopo, tanto che non sei riuscita a percepirlo nemmeno. ❝ Non ne vedo la necessità, vostre alte-❞ ❝ Sono io ad insistere questa volta. State molto a cuore a mia sorella quindi non vedo perché non concedere il beneficio del dubbio.❞ Ti sei sentita un giocattolo nelle mani di inquieti giocattolai… Ma forse se avessi resistito il tempo di un drink ora non avresti dovuto più rivederli in futuro. Ti sei annotata mentalmente di chiedere ad Uriel di darti qualcosa per simulare sintomi di un’influenza. Debole e malata non saresti stata più inclusa nel cerchie di quei due.❝ Anche se temo che una festa non sia il luogo ideale. Posso offrirle un the la settimana prossima. Marianne li adora.❞ Tu no invece, tu avevi iniziato ad odiarli proprio perché piacevano a quei due. Marianne annui fragorosamente, dimenticandosi per qualche istante che tu avevi cercato di allontanarti emotivamente da entrambi solo un attimo fa. ❝ Si si~ Mi piace molto come idea! ❞ ❝ Allora così sia.❞ Non hai avuto voce in capitolo per fermare tutto ciò. La tua mente si è maledetta per l'ennesima volta per la tua distrazione e semplicemente hai pensato a un altro piano. Dovevi solo far fallire il the party giusto?
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Il tuo piano era fallito ancora prima che potesse iniziare davvero. 
Non è passata neppure una festa a corte prima che tu fossi tirata nei piani di Marianne e nelle lotte di potere di Rakial. Eppure quello che avevi desiderato era semplice: fuggire. Ma forse non sarebbe stato possibile per te, in questa vita come in quella precedente. Non ti è stato possibile rinunciare ad incontrarli a quel thé che la principessa aveva organizzato. Marianne, Rakial e tu. Speravi che se ne sarebbero dimenticati, poteva capitare e tu di certo non ne avresti fatto una tragedia né ti saresti premurata di ricordarglielo. Ma l’invito ufficiale è infine arrivato e quindi non ti è stato possibile dimenticarlo o ignorarlo. Pensavi che il tuo tono scortese e irragionevole avrebbe fatto desistere la curiosità di Marianne nei tuoi confronti o semplicemente eliminare le tue possibilità come consorte o imperatrice a corte. Ma neppure quello era servito, le parole e spiegazioni di Marianne avevano dato un diverso significato alle tue azioni, comportamenti e parole. Niente è stato compreso come lo hai pensato e Rakial ha espresso solo il desiderio di avere un nuovo incontro, questa volta privato con te. Persone mature vi aveva definite. Se essere matura implica più incontri con lui avresti rinunciato ad esserlo. Ma poi  sono arrivati sempre più inviti e lo stupore degli abitanti del ducato svanì come era arrivato, lasciando solo spazio a Felicità. Eri riuscita ad attirare la benevolenza della famiglia Imperiale portando prestigio di conseguenza anche al Marchesato, e poi alla vicina Vandrova. La maggior parte erano eventi  a cui tu non eri invitata - o interessata -, incontri con altri membri della famiglia imperiale, dove questi ultimi sembravano apprezzare la tua presenza, una semplice giornata in privato con il principe o occasionalmente Marianne. 
Poi un giorno, non particolarmente grigio  e non particolarmente allegro, ti aveva chiesto di parlare. Solo tu, lui e L’imperatore. Un odore di delusione si era mescolato alla disperazione e alla rassegnazione che non avevi possibilità di fuggire da questo. ❝ Vieni cara, accomodati.  ❞ Il salotto era accomodante ma non accogliente come avresti pensato, e il tono di voce dell’imperatore aveva più o meno lo stesso effetto solo molto peggio. Non c’erano posti in cui tu potevi  sederti per stare lontana da Rakial e la disposizione accurata del servizio da the suggeriva che saresti stata vicino a lui. Ti sei seduta con un leggero malumore che nascondi per quello che riesci. Rakial prende un sorso di the con quell’espressione di chi finalmente riesce ad avere il controllo di qualcosa. Come se per la prima volta dopo una vita intera, qualcosa andasse per il verso giusto. Come era stato deciso e programmato.
❝ Non è molto tempo che frequenti il palazzo, vero? ❞ Hai spostato lo sguardo sull’uomo quando ha iniziato a parlare e ti sei trovata a concordare con la sua affermazione, anche se tu non l'avevi mai desiderato. E non sei stata neanche desiderosa di ampliare la cosa anche nella tua vita precedente ❝ Esatto vostra Maestà. ❞ Lui rise alla tue parole distanti e formali. ❝ Penso che dopo oggi tu possa far cadere le formalità, (nome) cara…❞  Lo avevi previsto arrivare, non eri una persona così ignara dopo tutto, ma ti ha spiazzata ugualmente. ❝… Vorrei un fidanzamento immediato da te e Rakial. ❞ Hai stretto i tessuti della gonna morbida che scivola ancora delicatamente lungo le tue gambe. Smetti solo quando la mano del principe si è posata sulla tua per frenare un qualsiasi attacco che avresti avuto successivamente. 
❝ Ma so anche delle tradizioni di Vandrova, quindi ho chiesto già in precedenza la vostra mano a vostro padre.❞ Non eri una che seguiva le tradizioni ma questo non ti ha impedito di farglielo credere, ovviamente. Il periodo di corteggiamento a Vandrova era qualcosa di serio e iniziava l’interesse dall’uomo fino alla richiesta della mano della futura sposa, questo processo durava circa qualche mese se non anni in molti casi e avvolte la sposa poteva esserne inconsapevole. Decisamente non lo hai visto arrivare, ma come potevi aspettarti che volessero procedere alla maniera di Vandrova.  Infondo calcolando il tempo che avevi passato dal tuo vero primo incontro in questa vita con Rakial non erano passati molti mesi. Quindi era qualcosa già programmato. Il vostro incontro a quel ballo era programmato, e avresti giurato che anche nel tua vita passata fosse programmato.❝ Non capisco, vostra Maestà. Cosa ci avete visto in me. Infondo avrebbe più vantaggi per il paese a sposare una principessa di Vandrova e non una comune nobildonna.  ❞ L’imperatore non si fermò e prese un sorso della bevanda ambrata che gli era stata servita. ❝ Non è qualcosa che ti deve preoccupare. Abbiamo già preso accordi con Vandrova.❞
Giusto. 
Il fatto che tu avessi cambiato vita non voleva per forza dire che loro sarebbero cambiati. Come allora, nemmeno adesso ti avrebbero detto quale era l’intento reale. ❝In ogni caso, sarà organizzata una cerimonia per annunciare ufficialmente il fidanzamento… ❞ Hai smesso di ascoltare persa nei tuoi pensieri. Hai annuito forse occasionalmente. Hai rimescolato i pensieri varie volte negli ultimi mesi. Niente che tu avevi progettato sembrava funzionare. Una sensazione di insensibilità ti percosse le braccia, e poi tutto il resto del corpo. Ogni speranza stava lentamente svanendo. Non eri riuscita a cambiare niente, eri esattamente allo stesso punto della prima volta, solo prima del previsto e con la consapevolezza di quello che sarebbe successo.Niente di quello che suggeriva Uriel, e niente di quello che proponevi ad Uriel sembrava funzionare. Tutto  questo sembrava solo sempre più prevedibile a Marianne e al resto della sua famiglia  che sventava tutto e ti gettava sempre più verso Rakial, che a sua volta sembra infatuato dalla tua sola presenza. Sarebbe stato troppo chiedere all’unica persona che era davvero tua amica di far qualcosa contro di Loro, in fondo era al loro servizio. Davvero non c ‘era nulla che tu potessi fare per fuggire…
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❝ Rimani qui vado a prenderne un altro. ❞ Rakial ti ha passato il suo  calice di vino chiaro, leggermente rosato, forse qualcosa di più tendente al lilla. Un misto di frizzante con profumo di fiori, che sapevi non essere  normale.  Non era di certo qualcosa che poteva piacere a qualcuno come Rakial. No. Eri certa che non gli piacesse, lo aveva fatto intuire chiaramente in passato e nella tua scorsa vita. Non era decisamente normale, questo era più simile all’odore di un veleno così familiare che potevi quasi esserne compiaciuta. Hai visto una certa ironia, il veleno che avevi usato anticamente per cercare di ucciderlo era dentro il suo bicchiere che ora era nelle tue mani.
Aconito.
Non ricordavi che avessero mai attentato alla sua vita in questo modo, o lo avevano nascosto bene o semplicemente non era mai accaduto in origine. Ma non fa alcuna differenza domandarselo, solo tu possedevi ricordi della vita passata quindi anche se lo avessi chiesto nessuno ti avrebbe dato credito al tuo farneticare. Forse saresti solo considerata pazza o delirante, o ancora avrebbe attribuito la colpa allo stress per l’organizzazione del fidanzamento. Hai fatto girare il liquido all’interno del bicchiere con mosse casuali pensando a cosa farne. Era fuori discussione che lo avvertissi, saresti stata classificata nel problema, e di certo non saresti riuscita a scambiarlo senza che sospettasse qualcosa o che sospettasse di te in generale . Potevi rovesciarlo, ma era pericoloso anche per contatto. Quindi la cosa meno naturale ma la più plausibile per te era ingerirlo, ed è quello che hai fatto. Tutt’uno fiato, prima dell’arrivo di Rakial e Marianne. 
Secondo quello che potevi ricordare da quello che ti aveva detto Uriel, aveva un’azione abbastanza veloce, circa 30 minuti. Il che dava tutto il tempo a Uriel, sempre al fianco di Marianne, di evitare di intervenire per salvarti se mai l'avesse scoperto. Era il vostro patto, non vi sareste  messo i bastoni tra le ruote e vi sareste aiutate fino in fondo. Avrebbe creato uno scandalo? Ovviamente. Ne saresti uscita viva? Speravi di no. Ti sei ricomposta quando sono arrivati, ed hai solo finto che stessi guardando l'esibizione della violinista sul piccolo palco a margine della sala da ballo. Offri un sorriso di cortesia mentre Rakial ti parla ❝ Se avevi cosi sete potevi dirmelo ti avrei portato un altro bicchiere.❞ Quale comune figlia di un Marchese chiederebbe mai ad un principe di portarle da bere. Ma lui forse ti aveva semplicemente messa sul suo stesso piano da quando si era iniziato a parlare di un certo fidanzamento. 
❝ Non ce ne è bisogno.❞ Hai risposto il più educatamente e distantemente possibile. Probabilmente se avessi ingerito altri liquidi avresti rallentato il processo del veleno. Il tuo sguardo si posa brevemente su quello di Uriel che ti stava guardando come chi stava cercando qualcosa e un’espressione di consapevolezza lo colpì. ❝ Lady (nome) siete sicura di stare bene?❞ Uriel aveva iniziato a chiamarti con una tale distanza da quando hai iniziato a far parte delle cerchie di Marianne. Raramente siete riuscita a rimanere da sole quindi la normalità è diventato questa. La domanda del mago era sospetta, e forse era un campanello di allarme per i due reali. Erano passati più o meno 25 minuti da quando avevi ingerito il veleno, e sentivi già una certa fatica e difficoltà nel respirare, ma ti sembra di starlo nascondendo discretamente. Forse anche il tuo incarnato non aveva un bell'aspetto, dato che Rakial è impallidito quando passò da guardare il mago a te con un sguardo di terrore. ❝ Tutto bene, devo essere solo stan-❞ ❝ (Nome) parla.❞ Hai guardato il principe, come a dargli la colpa. Il tuo sguardo gli stava dando la colpa e lui forse stava arrivando alla soluzione senza che tu parlassi per forza. Ti sei sentita in colpa di avergli dato la soluzione. Non la meritava. Doveva sprofondare nella disperazione come avevi fatto tu.
❝ Ce ne andiamo. Abbiamo bisogno di un medico. ❞ Forse era comune per la famiglia imperiale rischiare la vita in questo modo, e da quello che potevi ricordare potevi confermarlo. Ed ora che hanno sventato per miracolo ‘ l’attentato’ nei confronti di Marianne tutto il protocollo per questo genere di attentati era decisamente più tempestivo. Ti sei allontanata e sentivi le tue gambe tremare, come se non riuscissi più a reggere il tuo stesso peso. Metti le mani avanti per allontanarlo, tutto gli avresti concesso ma toccarti era fuori discussione. Il solo pensiero ti aveva causato del ribrezzo. ❝ Vostra altezza ve l’ho già detto, sto bene. E’ solo stanchezza.❞ Hai fatto un passo indietro quando Rakial ne ha fatti due in avanti, questo è quello che le tue gambe ti hanno concesso nonostante il peso che sembravano portare di colpo. Nessuno nella sala sembrava accorgersi di quell’avvenimento e ti stava bene così. ❝ Non stai bene, devo portarti via. ❞ Lui non doveva fare proprio niente, non aveva nessun obbligo verso di te. Tu eri solo una sorta di dovere politico e non volevi essere trattata come se fossi una fidanzata o un’amante. ❝ (nome) ti prego ascolta il fratello.❞ Questa volta è stata Marianne ad intervenire, con quell’aria preoccupata, o era finta? Ogni sua espressione ti sembra finta o calcolata, quindi immaginavi non facesse eccezione nemmeno questa volta. Nemmeno quando tu eri in difficoltà, e non volevi il loro aiuto. 
Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi Non lo volevi.
Ti senti delirante mentre la tua mente inizia a sfarfallare in mille tonalità diverse dalla realtà che sapevi di conoscere e ricordare, hai percepito  un brivido percorrere la tua spina dorsale. Tisei ripetuta che fosse normale, d’altronde avevi ingerito del veleno.❝ Vi ho già detto che sto bene! ❞ E’ arrivato il secondo principe che forse sembrava aver compreso che qualcosa non andava. Hai fatto un’altro passo indietro mentre Marianne spiega spaventata la situazione al secondo principe. Il passo successivo, più faticoso del precedente, è stato il tuo ultimo. Sei caduta a terra tremante, permettendo al principe di avvicinarsi senza difficoltà, o almeno quasi. ❝ FERMO DOVE SEI, NON TI AVVICINARE!!!❞Hai urlato disperata attirando inevitabilmente gli sguardi della sala, che piombò nel più gelido dei silenzi. Rakial si era avvicinato quasi del tutto, solo qualche metro lo teneva distante e incapace di aiutarti. Il suo sguardo mutò dalla preoccupazione alla fredda sorpresa. Hai tossito portando la mano alla bocca. Una sostanza viscosa ha bagnato la stessa mano e hai compreso il perché dello sguardo di Rakial. Hai sentito la tua mente scivolare e vibrare verso qualcosa di insensibile. Il bicchiere in vetro che tenevi in mano ti è scivolato dalla mano che ora era diventata altrettanto insensibile. Stavi lentamente cadendo nell’oscurità, riservi uno sguardo al principe che stava parlando. Non riuscivi a sentire quello che voleva dire, era tutto ovattato al punto che niente era udibile. Hai visto più persone intorno a te che volevano aiutarti. Non sei  riuscita a riconoscerli. 
Hai maledetto a bassa voce lo stordimento e il fischio in fondo alla tua testa man mano sempre più forte, fino a sparire nella tua mente. In realtà tutto è svanito in quella placida e confortevole oscurità oscurità.
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Hai canticchiato al mago che entra nella tua stanza, o maga, non ti era chiaro, ma non aveva ugualmente importanza. Il tuo aspetto non era uno  dei migliori e i tuoi vestiti non erano tirati a lucido come i capelli e il trucco. Eppure a nessuno dei due poteva davvero importare. Ti sei unicamente permessa di essere felice di un viso amico. ❝ Oi (nome), hai finito di saltare le lezioni?? ❞ Non era il modo di riferirsi alla figlia di un Marchese ma a te non fa molta differenza. Non eravate mai stati nobile e mago, solo semplici amici. Getti la testa all'indietro e posi il tuo indice lungo e fino sotto il labbro inferiore. ❝  Non ero semplicemente interessata a quello che aveva da dire quella vecchiaccia❞ Una risata esce soave dalle labbra del mago e semplicemente ti porge un libro. 
I caratteri del titolo sono illeggibili a causa dell’usura. Il cuoio era nero e complicati intrecci dorati percorrono il dorso usurato . Forse anche il titolo una volta aveva lo stesso colore scintillante. Le pagine ingiallite erano costellate di segnalibri. Alcuni con colori vibranti, altri più polverosi, altri ancora erano dipinti di fiori esotici altri invece di erbe che non potevi riconoscere.❝ Cosa dovrei farci? ❞ ❝ Apri dove c’è quello nero.❞ Tra i vari colori c’è un solo segnalibro nero, l’unico in realtà, ma risaltava poco con il cuoio scuro della copertina. Hai preso lo spunto per aprirlo e vedere un misto di parole stampate con inchiostro - per lo più date - scritte quasi del tutto illeggibili e sbavate, e infine diverse immagini della stessa pianta, in fasi diversi della sua crescita e in diversi utilizzi. ❝ Aconito?❞ ❝ Già❞ Hai riflettuto attentamente dopo aver letto il titolo. Ti sei soffermata su ogni lettera per essere certa di aver letto bene. Hai cercato attentamente a cosa volesse dirti mostrandoti quelle pagine ❝ E cosa dovrei farci?❞ Forse lo stava aspettando, infatti i suoi occhi brillarono alla domanda. Con quell’eleganza che tanto lo caratterizzava spostó il libro in mezzo, indicando un disegno. Era fatto con inchiostro e quello che sembrava gesso colorato. Il fiore raffigurato era al massimo della sua fioritura e bellezza - come scritto brevemente nella descrizione. ❝ Beh, vedi cara futura marchesa, - cita sempre il tuo futuro titolo ogni volta che aveva qualcosa di grandioso da dire -  l’aconito è una pianta estremamente tossica per un essere umano, eppure estremamente comune qui a Edenverre… ❞ Non capivi ancora cosa voleva dirti, ti stava mostrando così casualmente una qualsiasi pianta nociva per lei, come per il mago e pretendeva che lei capisse. ❝ Uriel non mi piace quando generalizzi in questo modo. Parla chiaramente.❞ Il ragazzo rise e sposto il dito su una riga specifica del libro. Non aveva molto di straordinario, non era evidenziata da qualche segno e non aveva appunti ai margini che le spiegasse qualcosa che la facesse sembrare importante e difficile.
❝ L’aconito ha tossine che agiscono sul sistema nervosa, tuttavia è estremamente lento nell'agire e facile da riconoscere gli effetti… ❞ Iniziò a leggere le righe che aveva indicato, e il fatto che la stesse tirando per le lunghe ti stava innervosendo. ❝ …Ma se lavorata in un preciso modo, può diventare un veleno letale, senza molti sintomi visibili e difficile da rintracciare. ❞ Terminato di leggere, ha estratto una ampolla trasparente da una delle tasche della sua veste da mago. Sull'etichetta era scritto aconito con diversi disegni sbavati. Il vetro dell’ampolla era opaco ma si poteva ancora distinguere il colore lilla del liquido. Il tappo il sughero era sigillato a dovere con sostegni di cordicelle e quella che sembrava resina.❝ E il fato vuole che io sia riuscita a distillare quella pianta fino a renderla un veleno ancora più letale. Non è stato affatto semplice, sai? E solo tu lo sai! Ritieniti fortunata per questo, non tutti avrebbero questa fortuna.❞ Hai alzato un sopracciglio perplessa, non per le sue manie di protagonismo o per il suo ego smisurato, ma semplicemente per quello che ti ha presentata.❝ E con questo? Mi stai per caso dicendo che vuoi uccidermi? o che vorresti morire così un giorno? Non sei molto furbo se questo è il tuo scopo!❞ Un sorriso sghembo si aprì sulle tue labbra, alla sfacciata affermazione. Solo successivamente scoppiata a ridere insieme al ragazzo, dopo che lui ti aveva rimproverato per la tua scarsa fiducia in lui.
Il suo caschetto di capelli ruggine andò a coprirgli parzialmente il viso per le risate. Neanche il fermaglio posizionato su uno lati, era servito per impedire che succedesse e i suoi occhi corvini lacrimavano per lo sforzo, mentre la sua pelle olivastra assume tonalità rossastre. ❝  Davvero niente del genere. Ho solo pensato che se volessi uccidere qualcuno… potresti utilizzare questo così io saprei che sei stata tu e ti aiuterei a farla franca. E lo stesso se dovesse succedere a me.❞ Ti consegnò l’ampolla legata ad una cordina in metallo. Era una specie di ammonimento questa frase, come a prenderti in giro per la tua audacia sfiducia in lui, eppure tu lo avevi preso sul serio. Poi anche Uriel ha inizia a pensarla come una cosa seria. ❝ E va bene. Ma non pentirtene se dovessi uccidere il principe in persona.❞ ❝ Anche in quel caso ti proteggerei….
a proposito!❞ Ti sei allarmata quando si è alzato di scatto, serrando il libro e spingendolo sulle tue gambe. Inchioda i pugni ai fianchi per mettere in evidenza la nuova veste da mago, fluida e scura, decorata con dettagli preziosi e luminosi. ❝ Allora che ne pensi? Sono stato promesso a mago personale della Principessa Marianne.❞ Ricordavi quel nome, era una qualche figlia dell’imperatore che era stata trovata di recente e introdotta al castello imperiale. Per quanto ne sapevi aveva appena 8 anni, e aveva insoliti occhi dorati e capelli candidi, ma non sei davvero tipo da semplice gossip di corte. Avresti a mala pena ricordato i nomi dei principi e delle principesse, figuriamoci una comparsa dal nulla da qualche breve periodo.
Ogni membro della famiglia imperiale aveva diversi maghi che lavoravano sotto i loro stretti ordini. Ognuno un numero diverso al loro comando, dipendeva per lo più dall'importanza e la vicinanza al trono. Il principe ereditario -il più anziano tra i figli dell’imperatore- era quello che ne possedeva di più, anche se non si sentiva molto parlare di questo. Lo sapevi solo grazie alle chiacchiere della nobiltà più alta che incontravano i tuoi genitori e da questi ultimi.
❝ Sono stato proposto dal mio insegnante e sono stato preso. Sono il primo. ❞ Sembrava così orgoglioso che era quasi un peccato mandarlo giù dalla sua nuvola di fantasia. Hai riso quasi intenerita.❝ Primo e unico, è troppo indietro della linea successione per avere importanza per Imperatore. ❞ ❝ Almeno che non diventi una Santa, allora avrebbe un numero pari a quello del Principe Rakial❞ 
Ti sei voltata brevemente a guardarlo  e molte parole non dette potevano essere udite. Ha accennato per un motivo concreto questa volta. Non è una di quelle cose che ti viene da supporre tutti i giorni. Non tutti i giorni una principessa diventa una Santa e dubitavi fosse mai accaduto. ❝ Ha una fede solida, e inoltre… l’ho vista compiere dei gesti pari ad un miracolo.❞ Sei rimasta in silenzio guardando il ragazzo ❝ In più è stato provato che non è una maga. ❞ Poi hai guardato il libro. ❝ … Penso anche su una santa possa funzionare questo veleno no?❞ Hai riso e Uriel rimase basito sul tuo cambio precoce di argomento. Un rimprovero ti arrivò dal mago che proteggeva la principessa che avrebbe servito. Era il suo compito come suo mago farlo, eppure non era qualcosa di serio. 
Non avete più parlato di quello e hai nascosto l’ampolla di veleno, eri incurante che davvero ti avrebbe dato almeno un pò di soddisfazione nella tua vendetta.
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Ti sei svegliata con la testa che pulsa, e con la malinconia e il tradimento di un vecchio ricordo. Apparteneva alla tua vita precedente. Ne eri più che certa di questo, nonostante l’intrecciarsi di queste vite che ti ha portato confusione e uno strano rimescolamento di ricordi, tuttavia potevi ancora ricordare che non eri mai tornata  così indietro con la tua età questa volta. Hai lavorato duramente per cercare di trovare una posizione più comoda per i tuoi arti pensanti e doloranti solo per trovare difficile anche solo il pensiero di dover compiere un tale sforzo. Come se una decina di macigni  fossero stati posizionati su ogni parte del corpo per rallentare i tuoi movimenti. Estremamente doloroso. Anche il semplice aprire gli occhi era faticoso, ma hai ugualmente portato a termine l’azione. Il pensiero del veleno che avevi ingerito è ritornato come una maledizione e la sensazione dolce del liquido con il frizzante del vino persiste ancora in bocca, forse senti anche il sangue. Un secondo ti sei chiesta cosa fosse successo dopo essere svenuta. Come avessero fatto a salvarti, in che condizioni eri durante tutta la tua incoscienza. Rakial ha pianto per te o semplicemente ha ignorato il tuo malessere una volta che il pubblico si era dissipato? Non eri certa lo avresti ami scoperto veramente, ma ha comunque una sottile e indifferente importanza.
La stanza in cui eri, era buia, ma ancora si può intravedere dei raggi penetrare da qualche buco tra le tende spesse che coprivano le finestre. Non sei riuscita a riconoscere la stanza in sé, ma l’arredamento  costoso e antico dalle tonalità del blu reale e del bianco perlaceo ti hanno suggerito che era l’ala del castello riservata al principe ereditario. Negli ultimi anni della tua vita, prima di venire considerata colpevole, avevi soggiornato in questa ala  del castello. E per quanto puoi non avere una buona memoria quello stile era inconfondibile. Per qualche ragione ti sei sentita ancora più vulnerabile e ingabbiata. ❝ Ti sei svegliata finalmente!❞ Ha parlato qualcuno e hai semplicemente spostato lo sguardo sulla figura alla tua destra, senza la possibilità di completare qualsiasi altro movimento. Rakial, in uno stato disastroso e disordinata,  sedeva su di una sedia vicino al letto in cui eri adagiata. Il suo abbigliamento era lo stesso della festa solo mancava la giacca elegante e le medaglie ornamentali. ❝ Hai la minima idea di quanto mi hai fatto preoccupare. Io e Marianne!  ❞ Era sempre lei, lei e Rakiel, che riguardava, mai te direttamente ma ormai ci eri abituata ❝ Per fortuna quel mago è riuscito ad aiutarti…❞ Si mise le mani sui capelli in modo frustrato.
Era palese che si trattasse di Uriel. Da sempre era interessato ad argomenti macabri e atipici, ma forse era per quello che era riuscito ad essere riuscito ad essere riconosciuto come un grande mago. I suoi interessi e curiosità lo hanno portato a scoperte e progressi mai avvenuti prima. Questo in passato ha solo favorito la fama e il prestigio di Marianne. Già… Uriel era proprio una persona bella e straordinaria, e per quanto i fini di Marianne fossero macabri lui aveva mantenuto una certa integrità e fascino , ma non aveva comunque mantenuto la sua promessa. Ma la cosa ti era solo adesso. Ti sentivi tradita, tradita dall’unica persona di cui ti fidavi e che credevi non ti avrebbe mai consegnato alla famiglia imperiale. Ma forse il giuramento alla corona valeva più della vostra  lunga amicizia… 
…Poi hai realizzato. Una freccia che ti ha trapassato il cuore e l’orgoglio… È stato Uriel a mettere il  veleno nel bicchiere di Rakiel ma in realtà era sempre stato  destinato a te. È stato Uriel a salvarti per conto del principe, lasciando una buona impressione del vostro rapporto da fidanzati. Uriel aveva deciso che tu meritassi di stare in questa famiglia. Uriel ti aveva condannata a un ciclo infinito di dolore. Lui ti aveva indotto a ripetere questo destino. Non hai pianto, per quanto ne sentissi il bisogno, era qualcosa che ti è difficile fare e che non ti eri ancora abbassata fare. Il tuo più grande amico aveva deciso il tuo futuro al tuo posto, e non mettevi in dubbio che ci fosse Marianne dietro a tutto questo. ❝ Marianne era così preoccupata per te. Era qui fino a qualche minuto fa… ti vede già come una sorella. ❞
❝ Credi davvero che io sia così stupida da non averlo capito?❞
Ti sei coperta gli occhi con il braccio. Eri stanca fisicamente e mentalmente, e il veleno che dovevi ancora smaltire insieme alla sola presenza del principe aveva reso il tuo mal di testa solo più doloroso. ❝ Pensi che non sappia che siete stati voi a pianificare tutto questo? Forse non sei coinvolto direttamente, ma questo non ti tira fuori da tutto il resto.❞ Una risata amara arrivò al principe seduto ora sul bordo del letto a baldacchino, troppo vicino a te. Hai perso l’istante in cui si era spostato ma sospettavi fosse mentre evidenziava la preoccupazione di Marianne. Potevi soffocare se potessi, ma non ti lascerebbe morire in ogni caso. ❝ Voi di Edenverre siete tutti uguali…❞ Hai sempre preferito dimenticare che anche tu avevi sangue di Edenverre, per il bene tuo e della tua vendetta. ❝ Non so di cosa stai parlando (nome). Penso che l’effetto del veleno non sia ancora scomparso e che tu stia solo delirando. Chiamerò qualcuno per risolvere la cosa.❞ Hai riso un’altra volta, solo più forte. Rakial si è fermato sui suoi passi, quando aveva utilizzato la sua scusa per allontanarsi. ❝ Sai… tutto questo non sarebbe dovuto succedere… o almeno non adesso e non a me...❞ Quando il Principe si voltò per verificare il tuo stato effettivo, ti trovò seduta, le gambe al petto e la testa gettata all’indietro con lo sguardo rivolto al soffitto. Come in attesa di qualcosa, forse stai ancora cercando il modo migliore per dirlo, esiste davvero un modo giusto? 
Un lungo respiro lascia le tue labbra. Il dolore poteva sembra evaporare per qualche secondo, e poi ritornare quando ti sei fermata in quella nuova posizione. Ti sei dimenticata delle giunture e dei tendini rigidi e doloranti, del sangue che faceva fatica a circolare e del tuo respiro lento e affannato. Solo per un istante sentivi di avere un certo controllo. Sentivi di poterlo far sprofondare nella disperazione ma solo per un attimo. Quello racchiuso nella preoccupazione dei tuoi movimenti affrettati e improvvisi.❝ Allora io ti volevo morto… anzi ti voglio ancora morto…❞ continuavi  parlando senza davvero pensarlo ma a questo punto solo la verità ti avrebbe libera… speravi che ti odiasse e ti classificate come criminale oppure mettesse in esilio all’impero. ❝ Eri in fin di vita dopo che che ti avevo avvelenato con il medesimo veleno che ora circola nel mio corpo… ironico non trovate, vostra altezza… ❞ Le tue parole erano anch'esse piene di veleno e lo sguardo della persona che ora odiavi infinitamente di più, era su di te. Un insieme di timore e confusione. Una amara vendetta. 
Ecco forse il poter essere libera non ti bastava più o semplicemente perché sapevi di non poterlo avere. Ti sei rassegnata alla cruda realtà. Tu non saresti mai fuggita da lui. Da lui e da Marianne. Ora come ora la vendetta suonava in un modo decisamente più melodioso e possedeva un sapore più dolce e freddo di quanto potessi ricordare. Li avresti portati all’inferno con te. ❝ Aconito… Normalmente non sarebbe stato così difficile da individuare, ma distillato nel modo giusto può silenzioso e imprevedibile e molto più letale…❞ Tu eri viva per miracolo. Solo perché era stato Uriel a crearlo ed eri certa avrebbe creato anche un antidoto o un modo per fermare il veleno. Hai preso fiato, è difficile parlare in una linea scorrevole quando i tuoi polmoni non erano in grado di reggere anche solo una normale respirazione.. ❝ … Era il nostro codice. Lo avevamo deciso una volta. Non saremmo dovute intervenire l’una con l’altra, solo aiutarci a portarlo a termine.❞ Ti sei fermata e il sorriso insieme alla risata scomparvero con la stessa velocità con cui erano apparsi. Gli occhi sono freddi e indecifrabili, nessuno avrebbe mai potuto dire cosa stessi pianificando. Niente era leggibile nel tuo comportamento.
A questo punto Rakial doveva aver capito che si trattava del mago di Marienne. Gli aveva raccontato tutto, come gli era stato ordinato da Marianne, di questa promessa e che non sarebbe dovuto intervenire e nemmeno lei. Uriel aveva messo il veleno sotto ordine di Marianne e (Nome) lo aveva ingerito di sua volontà. Tuttavia Uriel aveva infranto questa strana promessa infantile e aveva seguito l’ordine datogli di salvarti. Ti sei voltata di scatto a guardarlo. La profondità del tuo sguardo lo colpì ancora di più. Infatuato e perso per la donna che lo voleva morto. Se ne avesse la possibilità e i mezzi lo avrebbe ucciso all’istante e ancora poteva trovarlo piacevole e intrigante. La sua fidanzata lo voleva morto, ironico e stupendo. Non era spaventato, solo sorpreso e affascinato. Ne voleva di più, non importa come. Non voleva distruggerla, sarebbe finito tutto così in fretta. La voleva per sé da amare e ammirare.  
❝ Se volete tenermi al vostro fianco bene! Ma sappiate che finché avrò vita in questo corpo, non diventerete Imperato e non avrete vita facile.❞
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unbiviosicuro · 2 months
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ciò per cui sto davvero male non riesco neanche a scriverlo. rigetto rifiuto questo corpo che ha smesso di funzionare. me ne prendo cura come se non fosse mio, allo stremo delle forze, con tutta la determinazione possibile. non pensare mai al futuro, non pensare, perché se a ottobre credevi che a dicembre saresti stata meglio, e così non è stato, e se a dicembre pensavi che a febbraio saresti stata meglio, e così non é: allora bisogna vivere giorno dopo giorno. e se mi guardo, se mi guardo non mi riconosco. ma se mi sento, se mi ascolto mi sembra non ci sia nient'altro che conosco. ci sono momenti in cui provo solo un disconforto fisico tale che vorrei poter uscire fuori da me. e a tratti, soprattutto di notte quando mi sveglio ma non completamente, mi sento talmente dissociata da esso.
mi rendo pian piano conto che la mia viscerale necessità (inedita nella mia vita fin'ora) di contatto fisico umano è probabilmente l'estremo tentativo di sentirmi ancora funzionante, viva, e non un guscio da voler costantemente abbandonare e cambiare. vorrei poter non sentire alcuna sensazione fisica se non il calore di altre mani, di altri corpi, di altre bocche che mi dice non importa, rimani qui, qui dentro questo corpo con cui sto comunicando, un calore che per un secondo mi parla ad un volume più alto di tutte le voci interiori.
ma al contempo il mio è solo un ruolo, è il recitare la parte di chi ero, di cosa sapevo fare che non mi riesce davvero più. di cosa vorrei fare, di cosa potrei se solo, se solo...
tutto è diverso. a volte tutto è così diverso che non mi riconosco. a livello identitario, proprio. è tutto diverso, e per fortuna anche in modi belli e vari, se sposto il focus, ma diverso. ho interiorizzato che diverso è bello, che cambiamento è bello, è necessario. eppure a volte ancora cerco le cose uguali. in questo corpo non trovo niente di uguale se non le mie unghie massacrate dalla mia bocca nelle 5 ore passate al cinema ieri. come è sempre stato
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hishug25 · 3 months
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Ha senso scrivere le colpe senza dialogo?
Vivere nell'incertezza di quello che potevamo essere?
Ci siamo abbandonati senza mai spogliarci completamente e non parlo del sesso.
Se c'è ancora quell'amore che fa osare e osare fino alla disperazione, ha senso evitarci in questo modo?
Per me ha senso non voglio più farti del male. Io mi sono spogliata più volte mettendo a nudo le mie emozioni cercando disperatamente di leggere nei tuoi occhi quello che stesse succedendo. E apprezzo tantissimo che tu lo stia facendo ora, io non merito nulla da te ma nonostante ciò tu mi hai fatto il regalo più bello, quello che ho sempre desiderato, i tuoi pensieri, espressi in maniera così chiara da sorprendermi, non ti eri mai lasciato leggere da me. Ti ammiro per tutto quello che hai scritto hai una grande forza, e ad oggi posso dire una grande consapevolezza. Hai una forza che io non ho, quando quei ricordi di noi tentano di tornare spesso non glielo permetto, fa male troppo male. L’amore che ho provato per te è stato il sentimento più autentico che ho sentito in vita mia, sulla mia pelle fino a dentro le ossa, cazzo se mi hai fatto tremare il cuore così tanto che ho avuto paura, di perdere me stessa per la paura di perdere te. . Il modo in cui ti guardavo, il modo in cui ti afferravo il mignolo mentre passeggiavamo, gli abbracci interminabili quasi soffocanti, era questo il mio linguaggio d’amore per te, potrei fare mille altri esempi ma non c’è ne bisogno, te ne ho riportati alcuni per farti capire che sono ben consapevole dell’unicità del nostro rapporto, e non voglio neanche lontanamente immaginare di avere una cosa simile con qualcuno che non sia tu. Ma come ti ho già detto abbiamo passato fino ad oggi gran parte della nostra vita insieme, io avevo chiaro che tu fossi l’amore della mia vita, perché anche se brevi avevo avuto altre esperienze, tu non so se lo pensavi o se lo hai capito dopo, ma comunque prima di passare tutta la vita insieme dobbiamo essere in grado di sceglierci in tutto e per tutto, e non puoi scegliere me senza darti la possibilità di farti amare da qualcun altro . Non sono riuscita a versare una lacrima da quando ci siamo lasciati, fin a quando una sera non ho sentito qualcosa, una fitta nel cuore, qualcosa che mi ha fatto capire che stavi cercando di “parlare con me”, allora dopo 4 anni ho recuperato la password e sono tornata qui, quando mi sono imbattuta nei tuoi pensieri ne sono rimasta sconvolta. Per tutto questo tempo abbiamo fatto la stessa cosa, in silenzio, e da soli, chissà forse stiamo davvero crescendo. Mi fa piacere che tu abbia adottato questa strada, scrivere da riparo e aiuta a decodificare la mente, anche io ho ripreso a farlo da quando le cose andavano di merda. Ma ora devo smettere di leggerti, devo andare via per lasciare il posto che occupo nei tuoi pensieri, perché non è giusto, non lo merito. Ad oggi merito solo parole d’odio da parte tua e invece mi trovo a leggere le parole più belle che tu mi abbia scritto mai. Ma ora è il momento di mettere da parte quel noi, unico e inimitabile e conservarlo, chissà se in un futuro riusciremo ad amarci come avremmo dovuto fare, ma visto che per ora non è possibile, non è giusto continuare a farci del male
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orotrasparente · 12 days
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Non c’è bisogno di sorprese o fiori, quando troverai la tua persona e ti aprirai, lei ti capirà e saprà dare la giusta importanza alle cose che farai, allo stesso tempo tu ti sentirai pronto e in grado a fare cose che non pensavi avresti mai fatto.
Questo è il potere dell’amore
boh chi lo sa, non sono sicuro
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missmelancholya · 1 month
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Quando subisci un certo tipo di cose, brutte, tendi a giustificarle per non dover sopportare il dolore di non aver potuto fare nulla. Le normalizzi così tanto che in fondo iniziano un pochino a fare parte di te... È così che ero diventata un mostro.
Facendomi sedurre dai mostri, iniziando a romanticizzarli, a stimarli, a sentirli solo persone sofferenti... Ma l'unica vera persona sofferente eri tu.
Eri tu piccola Eleonora. Loro hanno scelto di essere dei mostri, tu non volevi, tu ti chiedevi costantemente se lo fossi, se fossi così mostruosa da meritare i loro comportamenti tremendi, in fondo hai anche pensato di meritarli per un periodo. Hai provato a essere come loro perché vedevi in loro quel potere che tu non eri mai riuscita ad avere: il controllo.
Hai bramato il controllo, fino a sentirti un robot. Hai provato rabbia e voglia di rivalsa fino a desiderare il male degli altri... Ma in fondo, dentro di te sapevi di non desiderare neanche un giorno tutto questo...
Tu volevi solo essere libera, scappare da quelle catene di abuso... E finalmente vedo un tunnel con la luce in fondo.
Chiedevi scusa quando loro ti torturavano e facevano le vittime, ti sentivi pazza quando loro volevano farti sentire così, e ti hanno fatto impazzire... Ma dentro di te c'è sempre stata quella forza, quella bambina ribelle che non voleva, nonostante il cuore buono e ingenuo, sottostare a tutto quel giochino perverso.
Ti sei fatta persuadere dalla morte, dell'arcobaleno dopo la tempesta, dalla felicità nel terrore... Supplicavi il tuo aggressore di rimanere con te e abbracciarti mentre questo abusava di te.
Pensavi costantemente di non farcela da sola, hai toccato il fondo.
Ora è come se questo "filtro rosa" non c'è più. Ora non riesco a giustificare la mostruosità di certi gesti... Ho sempre voluto comprenderli, ma in fondo è una scelta.
Come scegliere tra andare a destra o sinistra. La sofferenza fa solo questo, ti mette davanti a una scelta, reagire e andare avanti o rimanere intrappolata in essa diventando un mostro.
Quel mostro c'è, in ognuno di noi. Dark Red non è morta. Ma è libera solo se lo voglio.
Chi subisce traumi ha dentro di sé questo fardello, ma c'è chi sceglie di non perpetuarlo all'esterno facendo dell'altro male, c'è chi lo usa come super potere per non ferire più nessuno.
C'è chi ha forza e coraggio e c'è chi si lascia divorare dai propri mostri rovinando la sua vita e tutto quello che la circonda.
Tutti siamo mostri se decidiamo di esserlo. Ecco la risposta.
Combattere le pulsioni tossiche, saperle riconoscere e lottare contro di esse anche se fanno parte di noi. Questo ci rende persone buone. Questo ci rende dei sopravvissuti.
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sorrisicollaterali · 4 months
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Sarebbe egoista da parte mia pensare che dovevi rimanere a soffrire un giorno in più solo perché io dovevo vederti proprio oggi. Preferisco pensare che adesso sei finalmente in pace, qualsiasi cosa voglia dire. Tu ci credevi tanto al paradiso, io no, ma so lo stesso che adesso sei lì. Sei con le persone che se ne sono andate nel corso di tutti questi anni, che t’hanno amata in una vita ricca di un miliardo di cose. Mi hai sempre detto che prima di morire dovevi vedermi sposare e io questo non l’ho mai fatto, ma tu a volte pensavi che eri tu a non ricordartelo e inventavi cose su quel giorno. Però mi hai vista mettere su famiglia, hai visto nascere mia figlia, hai visto con noi tutti i suoi primi momenti che è un ricordo più bello di qualsiasi matrimonio. Proprio come quando ero piccola io e tu mi hai cresciuta come solo le nonne sanno fare, con quell’amore da paese dei balocchi che ti fa vedere il mondo più bello. A volte dico che non ha conosciuto la vera te, perché una parte di me avrebbe voluto per sempre quella persona che mi metteva a cavalluccio sulle gambe e mi faceva ridere fino a stare male, quella con cui cucinare sempre cose buonissime come quelle delle domeniche - tutte nessuna esclusa - e ogni altro giorno tra quelle quattro mura di casa tua che erano il posto più sicuro del mondo. Che adesso è anche casa mia e ogni singolo angolo mi ricorda di qualcosa che abbiamo fatto insieme.
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swe3tnothing · 1 year
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Cara Raine,
Pensavi che mi sarei limitato a scrivere due righe per il tuo compleanno? Oltre a farmi perdonare per la dedica dello scorso anno,sento il bisogno ed il dovere di star qui a dirti (ed anche a dimostrarti) quanto tu sia importante per me. Non che sia facile parlare di te, sia chiaro: avere a che fare con tutto ciò che ti riguarda mi emoziona. Immagina dover parlare di te il giorno del tuo compleanno.. sento il cuore in gola già da adesso, ancor prima che tu possa effettivamente iniziare a leggere tutto questo. 
Non sono molto bravo con le parole, forse lo sono ancora meno con i gesti, ma è da circa un mese che penso a questa sorpresa, e non voglio lasciarmela sfuggire. 
Queste parole sono un po’ un’introduzione a tutto ciò che sto per dirti, adesso. Ma cosa potrei dire, del resto? Come posso parlare di te quando sono talmente innamorato da annegare nei miei stessi sentimenti? Però ci si prova, o almeno, provo a mettere in ordine dei pensieri disordinati, che viaggiano su delle montagne russe ogni qualvolta che mi stai al fianco. Non è facile, dunque, seguire un filo logico. Forse mi verrebbe più comodo elencare dei punti, anch’essi sparpagliati, per dirti un paio di cose. 
Inizierei col dirti che sei caparbia. Per alcuni potrebbe essere un difetto, quasi qualcosa da dover cambiare, ma io ti chiedo di non farlo, mai. Hai tanto coraggio, tanta astuzia e tanta intelligenza da poter far invidia a tutti. Sei caparbia perché hai la testa sulle spalle, sai cosa vuoi e come lo vuoi: sai cos’è che ti piace, sai cos’è che non ti piace. Oserei dire “maniacale”, ma non vorrei sfociare nell’esagerazione: del resto, sai essere la persona più buona e gentile che io abbia mai conosciuto. 
E non è facile, sai? Spesso ripenso a ciò che hai vissuto e mi chiedo come tu abbia fatto a superarlo, a trarne un insegnamento, a decostruire tutta la tua esperienza ed osservare ogni cosa sotto un punto di vista diverso. Ritengo che sia una grande virtù, questa, perché l’avere senso critico verso noi stessi è un privilegio che soltanto pochi riescono ad avere; e tu sei una di queste persone – tu sei speciale e questo è soltanto uno dei tanti motivi. Oltre ad essere caparbia, sei buona. Sei buona perché sai quando porgere l’altra guancia, sai quando mettere la mano sul fuoco in certe situazioni e sai quando una persona merita la tua fiducia. Sei una buona amica – ed ho avuto modo di vederlo proprio osservandoti con i tuoi amici –, non tradisci mai la fiducia di nessuno e sono sicurissimo che gli altri, così come me, ti affiderebbero la loro vita nelle tue mani. E chi li biasima, poi? Sei il tipo di persona che ti tira le orecchie quando ci si comporta come non ci si dovrebbe comportare, e dai una spalla su cui piangere quando la vita e le situazioni si fanno ingestibili. Sei 
Dirti che sei mia moglie sarebbe riduttivo, per questo ti ritengo la persona che mi completa, la mia metà esatta: sei l’amore della mia vita, la mia migliore amica e rappresenti tutto ciò che si possa desiderare. Con te ho imparato il valore dell’amicizia, dell’amore, del rispetto reciproco e soprattutto, mi hai insegnato che nei rapporti si lotta, ci si ferma per fare un passo indietro e ci si guarda dentro, senza mai scappare. Mi hai insegnato che i silenzi allontanano le persone, che i piccoli gesti nelle situazioni più scomode ti fanno, nonostante tutto, sentire a casa. Mi sento a casa quando vedo qualcosa per me, da parte tua, anche se in quei momenti non ci rivolgiamo la parola. Mi tieni a te con un filo invisibile, legati ai polsi l’uno con l’altra, con un legame indivisibile che va oltre l’immaginabile. Sei riuscita a cucirmi a te, tanto stretto da farmi assorbire i tuoi valori: come potrò mai ringraziarti, per questo? Mi hai reso una persona migliore, perché tu sei una persona stupenda. Sono tanto geloso di te, perché so bene quanto tu possa piacere agli altri; caparbia, sì, ma pur sempre una gran…. bellissima ragazza. ( Commenti sporchi a fine serata ). Bellissima dentro e fuori. ( Anche qui, commento il “fuori” a fine serata ;) )
Non voglio dilungarmi più di tanto, ma voglio solo dirti che sono felice di passare il tuo compleanno al tuo fianco. E’ un onore poter celebrare questo giorno con te, e spero di poter essere presente a tutti i tuoi compleanni: voglio darti il bacio di mezzanotte ogni anno, voglio poterti dare i miei più sinceri auguri e voglio organizzarti sorprese, per sempre. Non dovrai mai più soffrire come ti hanno fatta soffrire in passato, questo te lo posso promettere. Mi avrai sempre nella tua vita, sarò sempre al tuo fianco e mi prenderò cura di te, come più lo meriti. 
Io concludo qui, amore mio. 
Di nuovo tanti auguri di buon compleanno, Raine. Sei tutto ciò che ho e tutto ciò che vorrò, per sempre. Wir passen perfekt zusammen, glaub nie etwas anderes.
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susieporta · 6 months
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In questi giorni, due distacchi, a breve spazio temporale l'uno dall'altro.
Un estate fa, per motivi professionali, ho avuto a che fare con dei militari che stavano uscendo dall'inferno del disturbo da stress posta traumatico.
uno di essi, riabilitato e rimandato al fronte, non è piu tra noi.
Mi ha scritto la moglie.
Questa estate, invece, ho passato un periodo di tempo assieme a 'reporter' di nazionalità varie.
Uno di essi, è morto a Gaza.
Sono certo che, se potessi tornare indietro, e cercassi di dissuaderli dal tornare in prima linea non mi avrebbero ascoltato.
Erano e sono uomini posseduti, divorati, completamente significati dal loro desiderio.
Nessun compromesso, nessuna resa.
Loro, davvero, come scrive Mc cormach, 'portavano il fuoco'.
E' solo col tempo che pago il prezzo di quello che, tempo fa, forse giovane, non capivo: la posizione etica dell'analista comporta dei prezzi , che sono sempre piu duri da pagare.
Dei due di cui sopra non ero certo l'analista, ma un confidente-amico.
Ma per altri il prezzo a volte è duro da ingoiare.
Sapete perchè?
Perché un analista deve sapere andare contro l'ordine sociale, per certi versi sovvertirlo , questo lo fa quando c'è da sostenere un desiderio che appare incomprensibile ai piu.
Esempi.
Il sacerdote che si innamora, e vuole lasciare la chiesa e coronare il suo amore, prima di andare da un analista, passa una pletora di luoghi comuni, istanze , amici che lo consigliano caldamente di stare al suo posto.
Un analista no. Lo sostiene nel suo desiderio, sino in fondo, sapendo che per lui si apre spesso la via dell'inferno sociale.
Ancora: l'uomo di affari che, avendo visto cose innominabili nella su azienda, sviluppa dei sensi di colpa che diventano insonnia e sintomi perché a tutti i costi vuole denunciare le malefatte viste, prima di sedersi sul lettino e spiegare quale peso abbia sul cuore, attraversa una infinta selva di persone che lo vogliono dissuadere, placare, irretire.
E quando lo fa, te lo trovi licenziato per strada, sapendo che tu hai sostenuto ed accompagnato quello che lui voleva fare.
E via dicendo
Sono enormi i prezzi che le persone pagano per dare forma ai loro desideri, e le ricadute sull'analista, che pure è un uomo che sa a quali baratri vanno incontro, non sono poi cosi' piccoli.
p.S
Sto ancora cercando di recuperare gli amici persi su fb, dopo il ko. Ogni volta che vedo qualcuno, lo ricontatto
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Vedevo il tuo sgretolarti. I passi, i visi, gli sguardi, nulla riusciva piu’ a fermare il terreno, a contenere la frana che da dietro ti mangiava le spalle, ti faceva sentire il fiato corto. Il terreno franato è quella parte di vita sulla quale hai poggiato male le gambe. Le pietre che pensavi sconnesse si sono disposte in un altro ordine. Una via capace di mostrati orizzonti che non credevi esistessero, volti amici, il cui sorriso hai preferito non vedere. Un odore di terra finalmente gradevole, una piccola frana nella parte piu’ tarda della tua vita. Una fatica arrivare sin qua, uno spreco la prima parte della vita. Ma tu non mi ascoltavi. Dovevi diventare vecchio, saggio, sedere sulla frana. Ricordo che scegliesti di scrivere. Nell’istante in cui prendesti quella decisione, avvertì la morte come costretta a prendere tempo. Tempo, quell’elemento che ti aveva fregato. Non c’era tempo sufficiente, forse non ce ne era mai stato. Il tempo, quella variabile che tutti tendiamo a trascurare. Quel domani che crediamo infinito. Se credi all’immortalità, perché mai dovresti scrivere? Scrivere era un mestiere per poveri di futuro. Non avevi messo in conto il furto del furto, la possibilità, remota, di incontrare qualcuno o qualcosa capace di ipotecarlo a tal punto da accorciarti la vita. La depressione, la camera a gas dell’aria, il cortocircuito del tempo. Tempo, tempo, tempo passato a pregare, a sussurrare. A corteggiare, a correre. Di colpo, tutto finito. In quella dimensione di sofferenza e ritiro, si chiudeva e riassumeva una vita. La tua. Riconsiderasti tutti quei momenti nei quali, seduto davanti alla testiera, avevi considerato lo scrivere come tempo perso. Lo era, si, perché il tempo ti avanzava. Ora, che il quotidiano si era rappreso in pochi istanti che si davano il cambio come a fine turno, le cose erano cambiate. Valeva la pena scrivere. I tuoi pensieri , incompleti, avrebbero potuto diventare il pezzo mancante di discorsi altrui, piu’ importanti ed articolati. La tua fine, poteva essere l’incipit di qualche racconto di chi aveva più tempo. Ma avevi smesso di ascoltarmi. La gioventu’ progressivamente inquieta e spaventa. Quel tempo che ti avanzava, diventava prezioso. Ci si ritrovò goffi, farfuglianti davanti ad una donna, rigidi ed impacciati verso il figlio che ti salta in braccio. Campare da consumati è assai peggio che ammalarsi.Amico carote lo dicevo da tempo che fuori è buio,che scendono i lupi, che saresti stata in pericolo.Se fossi stato li con te, la notte non ti avrebbe sorpreso.Te lo avevo detto di abbracciarmi. Non avresti visto quello che resta della notte.Ora è tardi, il respiro che sento poggiando le mie mani sulle tue, è un sibilo gelido, un vento di chi se e sta per andare.
Non potrò piu' scriverti nulla.
Ora che manchi, patirò freddo.
Maurizio Montanari
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g-erena · 7 months
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Mi viene a trovare spesso qualcuno la notte, si chiama malinconia. A volte stiamo bene insieme, parliamo di ricordi felici, cose belle che mi sono rimaste impresse sia nella mente che nel cuore. Altre volte sembra arrabbiata e mi rende triste, mi fa pensare a cose che mi hanno fatto male, cose che sono successe in passato e che a pensarci mi fanno sempre un po’ male.
Ricordo molte persone che hanno fatto parte del mio mondo e che adesso non ci sono.. sparite. Ho dei flash sui nostri ricordi insieme, come piccoli video che si proiettano nella mia mente. Molte sono andate via in silenzio, ma dentro di me hanno causato un rumore assordante, insopportabile.. come quando vai sott’acqua e senti troppa pressione nelle orecchie, come se ti stessero per esplodere. La sensazione è proprio quella, ma in questo caso è come se mi esplodesse il cuore. Ciò vuol dire che ci tenevo questo lo so, ma la domanda è: “E loro tenevano a me quanto io tenevo a loro?”
Mi chiedo.. perché succede? A cosa porta perdere le persone a cui tieni? Oppure, perché spesso sono proprio queste persone che decidono di andarsene? Il problema quindi sono io? Eppure pensavo di fare le cose per bene, a quanto pare non è così o forse sono gli altri che non sono più capaci di tenere vivo un rapporto.
Sono io che mi aspetto troppo da chi magari non può darmelo? A volte sono stanca di saper voler bene, ma per quanto possa provare ad essere diversa da quello che sono, non riesco mai.
È difficile dire addio quando non te l’aspetti o meglio, quando non pensavi che potesse mai accadere.
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sonevermindd · 1 year
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N
Ei, come stai? Probabilmente è una domanda apparentemente scontata ma l’unico modo per parlarti e così, non avrò risposte da te, perché per quanto io mi sia impegnata a tenerti accanto a me, le cose non hanno funzionato. E tu ti starai chiedendo qual è la cosa che non ha funzionato? È vero non è mai iniziato niente di concreto, ma se sono qui a scrivere di te vuol dire che qualcosa dentro di me è nato. Ci siamo incontrati un giorno di primavera, mi ricordo ancora mio essere totalmente impacciata con le persone, mi ricordo quella sera dove non ho mai smesso di parlare con te e non perché c’era qualche tipo di malizia nei miei confronti, ma semplicemente perché parlare con te era come parlare con una persona che ha molto da raccontare, ha molto da raccontare perché a vissuto tanto forse troppo, e lo capito da primo momento che ci sia visti, che tu eri diverso. Non abbiamo mai avuto modo di conoscerci pienamente, anche perché la maggior parte delle conversazioni intrattenute erano apparentemente futili che parlavano di noi ma con un imbarazzo bestiale di quello che ci saremmo potuti dire a vicenda, mostrando una parte di noi che non eravamo soliti a mostrare, proprio perché siamo persone che più che parlare di se tendono ad ascoltare. Un pomeriggio seduti sulla solita terrazza che ha accompagnato la nostra estate, seduti su quelle sedie bianche di plastica che ricordano il clima estivo, mi ricordo di quegli sguardi mischiati con birre infinite parole non dette, non per paura ma semplicemente per il nostro cercare in tutti i modi di evadere da ciò che ci circondava, quegli sguardi che a ripensarci mi fanno ancora venire la pelle d’oca, perché in quegli sguardi racchiudo ancora ogni minimo momento che non c’è stato ma che speravo che ci fosse stato. Mi ricordo di quella sera come se fosse ieri, quando alluscio della porta di guardai quando in realtà intorno a te c’erano un'altra decina di persone, ma non so perché anzi lo venni a sapere successivamente, il perché tu coglievi l’attenzione più degli altri, il tuo essere te stesso, il tuo modo di guardarmi quando avevo quei pochi momenti di dolcezza rivolta al così detto “gatto di casa” e ti quanto il tuo sguardo fosse meravigliato che oltre ai mille scudi di freddezza e apatia ci fosse questo mio lato maledettamente vulnerabile. Mi hai raccontato di te o almeno ripeto ci hai provato, buttando giù liti di birra perché tu più degli altri sai quanto sia difficile esporsi in modo sano e del tutto cosciente, e capii che il tuo cercare di evadere non era divertimento nel momento il cui mi dissi “mi sono sentito dire dalle persone più importanti per me che ero pesante, e quindi ora faccio fatica a chiedere aiuto o parlare di ciò che sento” , e con quella frase ho capito quanto io ti possa essere stata vicina in quel momento per il modo in cui capii subito cosa tu stessi provando. Mi ricordo ancora più limpidamente ciò che provai quando andammo a prendere da bere al supermercato, io e te, e di quanto io fossi in imbarazzo e il mio fantasticare quanto sarebbe stato bello se quell’azione del tutto normale, fosse entrata in una “Nostra” quotidianità, e di quanto io mi sia illusa nel pensare addirittura alle cose più banali da fare ma che con te mi sembravano una cosa completamente meravigliosa e surreale, come guardare un film o iniziare una serie tv insieme, sarebbe stato bello no? Probabilmente l’unico ricordo che si avvicinerà a tale azione, saranno quei pochi attimi dove guardammo shamless dopo un after devastante, ma che a mal in cuore devo ammettere che dall’ultima volta io non riesco a vedere neanche un millesimo di secondo di quella seria su quella famiglia incasinata, non perché penso che sia una cattiva serie tv e lo sai bene, ma semplicemente mi ricorda noi su quel divano, fatti e del tutto esausti della nostra stessa esistenza, e di quanto io in quel momento avrei voluto solo abbracciarti e dirti che non eri così solo come pensavi e che per quanto tu ti rispecchiassi in frank, io ho sempre pensato che l’unica cosa che si avvicinava
a lui era il tuo cercare in tutti i modi di far capire alle persone che non sei così un disastro , senza pensare che in realtà è stato il mondo ad avertelo fatto pensare portandoti ad autodistruggerti di continuo. Se solo sapessi cos’ho visto in quegli occhi, in quella gamba sinistra che tremava continuamente, quando pensavi che gli altri non guardassero e di quanto io anche solo con uno sguardo riuscissi a percepire la pesantezza dei tuoi pensieri. Quella sera in quel tavolo al bar, dove con una tranquillità immane ti misi accanto a me e ci sfiorammo le scarpe lasciando che si toccassero fino a che l’imbarazzo era troppo elevato per poter continuare o del mio movimento brusco nel farti cadere la mista e del timore che provassi per la tua ipotetica reazione, che però non fu cos’ avventata come pensavo ma anzi continuammo a stuzzicarci di continuo. Ti ricordi di quando portasti il bicchiere di birra sotto al tavolo e lo riempisti con la mia birra che avevo portato da casa perché sapevi l’amore che provo per le birre, tanto che una volta me ne portasti una, una bella birra peroni, che conservavo in un ripiano dedicato agli alcolici, ma che a furia di aver pensato di buttarla o lanciarla, ho preso coraggio e lo riposa in un sacchetto fuori dalla mia vita perché insomma “occhio non vede, cuore non duole” giusto? Da quel giorno però bevo birra peroni, magari è per sentirti più vicino o semplicemente a furia di perla e diventata anche la mia preferita. La prima volta che mi hai accompagnato a casa e di quanto i miei occhi ti vedessero come la cosa più bella del mondo mentre ti accendevi quella sigaretta, perché io vedevo ben oltre ad un corpo, vedevo un anima ed una maledettissima camel blu che mi ricorda una canzone, che ora non ascolto più, come altre mille melodie, cercando di autoconvincermi che non ascoltando canzoni che mi ricordano te, il tuo pensiero scomparirà dalla mia testa improvvisamente. E si è proprio vero, merito di essere tratta meglio di come sono stata trattata, ma come lo spiego agli altri che quello che voglio supera di gran lunga quello che merito, che volevo semplicemente sedermi anche su un marciapiede a finirci una cassa di birra mentre parlavamo di come ci sentissimo, ridendo del fatto che le persone non ci avrebbero mai capiti ma che nel nostro caos ci saremmo sentiti in perfetta armonia. Però tutto scomparve quella sera, quando improvvisamente dopo giorni di silenzio dai nostri ultimi messaggi decisi di parlarti, e ricordo benissimo le parole che ti dissi “ma quindi?” e tu “non ci sto con la testa, scusami se ti ho ferita in qualche modo” e l’esordire rispondendo “ quindi è stato fatto tutto a caso, il chiedere di me, il mio numero, quelle conversazioni?” sperando in una tua smentita ma che in realtà fu un semplice “eh si”, e in quel esatto momento penso di poter semplicemente dire che l’unico granello di speranza di riprovare qualcosa scomparve insieme alla voglia di rimettermi in gioco, fu una serata disastrosa perché non eravamo “io e te” ma eravamo un “io” e “te”. Non ti sentivo più vicino dopo quelle parole, e continuerò a pensare di te che sei una bella persona anche se alterno momenti dove vorrei solo urlare quanto ti odio, per come tu mi abbia fatta sentire, ma anche se potessi non lo farei mai, perché per quanto il “chissà cosa potevamo essere” mi logora probabilmente “il siamo stati” mi rassicura, perché per quanto le persone intorno a me dicono che non posso guarire dalle cose mai iniziate io posso dire e urlerò sempre che ciò che non inizia concretamente non significa che non sia iniziato, perché il “noi” rimarrà bloccato in quegli sguardi, quelle risate fatte per il nostro essere completamente fuori dal mondo, hai nostri litigi di chi doveva scegliere la prossima canzone, al tuo criticare la mia felpa gialla troppo Larga per me ma che probabilmente sarebbe stata bene a te come dicevi tu ma che “Non si abbinava con l’outfit” o al tuo essere egocentrico nel tuo dire e pensare di essere il miglior rollatore o il tuo pensare di essere il miglior guidatore, il tuo modo tutto tuo nel ballare la techno, perché sinceramente non ti ho mai conosciuto realmente ripeto, ma posso assicurarti che lo avrei voluto e fatto
con tutte le forze, ma obbligare qualcuno non serve, ma posso dirti un un’ultima cosa che in pratica dirò a me stessa perché queste parole non ti arriveranno mai? Penso semplicemente che dietro al tuo dire di essere il migliore si nascondono le tue più grandi insicurezze, perché dai diciamoci la verità non pensi mai di essere abbastanza, ma non lo mostrerai mai perché o se no le persone peseranno di essere legittimate a darlo per verità e notare la tua vulnerabilità, ma posso assicurarti che le tue insicurezze ti rendevano la persona che ho pseudo conosciuto e mi piacevi così. E mentirei a me stessa se ti dicessi che ti ho dimenticato, perchè per quanto sto lottando ogni giorno per andare avanti e capire che si può andare avanti senza di te, la mia unica speranza si aggrappa all’immagine di una macchina del tempo che mi potrebbe riportare a quella sera d’estate, con io, te e la luna.
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amacomerespiri · 1 year
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Non ho più scritto nulla su questa pagina. Anni e anni di silenzio e di parole ingoiate, anni di cambiamenti, di risate e lacrime. La vita ha continuato a scorrere ed io con lei. E son diventata un'altra e ho incontrato altri mille volti, visto infiniti tramonti e solcato mari, abbracciato corpi, incrociato occhi. Ma non ho più scritto nulla qui.
Fino ad oggi.
Hosseini aveva ragione quando diceva che non si può scappare dal passato, o almeno non per sempre. E' buffo quando in due occhi castani ritrovi la vita che hai vissuto e tanto a lungo dimenticato. E' buffo come, alle volte, quello che pensavi di aver dimenticato era solo lì, in un cassetto del tuo cuore, pronto a riemergere. E' buffo pensare a come due persone che hanno condiviso una vita, un tempo, possano essere diventate estranee e quanta vita ci sia stata tra loro.
Mi sono resa conto che questa pagina, i miei pensieri, erano dedicati esclusivamente a lui. E tornare indietro nel tempo per dieci minuti, mi ha frantumato e riempito il cuore. Ho sorriso pensando a quante parole ci siamo detti, a quante promesse ci siamo fatti, quante lettere ci siamo scritti e quanti pensieri e canzoni ci siamo dedicati. Ho sospirato pensando a come eravamo giovani e immaturi, incapaci di gestire quello che eravamo, o, quantomeno, a quanto io fossi incapace di gestire quella che sono. Beh, quella parte non è cambiata.
Però è cambiato il resto... non siamo più ragazzini, ognuno ha continuato per la sua strada e fa incredibilmente sorridere come sia diventata la stessa strada. "Vorrei fare il dentista" mi diceva e ridevamo pensando che con me medico, saremmo stati, in qualche modo, colleghi. Non so se ridere o piangere al pensiero che tutti e due, probabilmente, diventeremo avvocati. E come le nostre vite abbiano viaggiato distanti, ma parallele. C'è qualcosa di poetico in questo. Guardandolo mi sono trovata a pensare: chissa chi è, chissà cosa gli piace ora, chissà cosa lo fa ridere o piangere, chissà se qualcuno lo ama o se si ricorda dei momenti passati... Un sacco di chissà, assolutamente inutili per la persona che sono adesso, ma che mi hanno ricordato quanto intensamente ho vissuto le emozioni con lui, senza che arrivassero da nessuna parte, ma ci sono state...e non si cancellano, per quanto si tenti di farlo.
Non avevo mai pensato che a questa persona ho lasciato di me più di quanto abbia mai avuto il coraggio di ammettere. Forse l'ho avuto oggi, questo coraggio; il coraggio di dirmi, dal profondo del cuore che lui per me è stato importante, anche se sembra la storia di un film visto un milione di anni fa.
Vederci così, diversi, cresciuti, mi ha reso fiera di noi, anche se separati. Mi ha fatto sussurrare: "quanta strada abbiamo fatto". E mi ha fatto sperare che quei ragazzi che eravamo, siano ancora vivi da qualche parte dentro di noi. Mi ha fatto sperare che lui sia amato e che realizzi i suoi sogni, che torni a Roma se è quello che vuole ancora e che abbia il cuore pieno di risate e di buon vino, che possa vedere il mondo con gli occhi di chi lo vede per la prima volta, che sia in grado di stupirsi delle piccole cose...ma mi ha fatto anche segretamente desiderare che nessuna, mai, riceva una lettera come quella che ha scritto a me.
E se fossimo quelli che eravamo allora mi guarderebbe e mi direbbe, sospirando sconsolato: “sei proprio un’idiota”. E io ridendo risponderei: “sono proprio un’idiota.”
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fandellestelle · 2 years
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È a me che voglio parlare. Cosa pensavi di diventare in quel modo? Hai dato il cuore, non è servito ad un cazzo. Cosa serve? Servono le palle. Devi alzarti le maniche, spaccarti la schiena, sudare e piangere perché è questo che devi fare. Devi realizzarti, questo devi fare. Ti sta pestando la vita a sangue, ti sta insegnando che non devi stare fermo mai, che devi combattere e perdere perché è in ginocchio che la vita vuole vederti, sputarti in faccia la fatica che fai. Subisciti, incazzati, trema. Lo devi fare, devi sacrificare quello che ami, devi fare a meno di ciò che gli altri fanno, perché un giorno ti guarderai allo specchio e avrai bisogno di dirti che ce l'hai fatta, che ne è valsa la pena, che te ne sei uscito distrutto ma l'hai fatto con coraggio, che non ti sei arreso manco per il cazzo. Devi picchiare, devi picchiare forte, lo devi fare per te, per ciò che ami, perché non conta un cazzo se non la persona che diventerai un giorno. Fatica, realizzati, se non ti vedrà a terra la vita non ti offrirà proprio un cazzo ed è meglio che tu lo capisca in fretta. Non essere un fallito, non guardare ciò che guardano gli altri perché tu sei fatto per soffrire come un cane, per non avere pace, per picchiare finché non ti spacchi le ossa. Lo devi fare, lo devi fare per te. Lo so che avresti voluto qualcuno vicino a te, ma sei solo, in fondo lo sei sempre stato, ma è così che dev'essere e così dovrai affrontare il mondo. Coraggio, conta questo, il coraggio di avere ciò che vuoi. Sei tu che devi farlo, nessun altro ti aiuterà mai, non ne hai bisogno, butta fuori ciò che hai dentro e diventa qualcuno cazzo. Ti piace stare bene, non è vero? Ti piace sentirti qualcuno, magari per vedere la gioia negli occhi di chi ami, ti piace o no? Ma per farlo devi spingere caro mio, sei tu contro te stesso, lo sei sempre stato. Senti a me, quelli che ottengono senza faticare non ne capiscono un cazzo del valore delle cose, e allo stesso modo non sapranno cosa li rende felici. Meritano di guardarti dal basso come stanno facendo adesso con te, meriti che chi ti ha lasciato solo ti desideri per dove sei arrivato, devi solo continuare a combattere, senza arrenderti come un cazzo di fallito, combatti, realizza ciò che vuoi essere, mettici l'amore, mettici quello che cazzo vuoi ma non mollare, arriverai lì dove hai meritato di stare. Affronta ogni giorno il mondo con la grinta che serve, spezzalo, ogni giorno, vinci tu. E un giorno, mi ringrazierai.
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"La borsa di una donna pesa come se ci fosse la sua vita dentro.
Tra un libro che non vuole mai finire ed altri trucchi per fermare il tempo, c'è la sua foto di un anno fa che ha messo via perché non si piaceva, ma a riguardarla adesso si accorge che era bella ma non lo capiva.
La borsa di una donna riconosce le sue mani e solo lei può entrare. Nascosto in una tasca c'è quel viaggio che è una vita che vorrebbe fare. Milioni di scontrini, l'inutile anestetico del suo dolore e stupidi sensi di colpa per quel desiderio di piacere.
E se ci trovasse quei giorni di carezze fra i capelli, Lei per due minuti soli pagherebbe mille anni.
Anni spesi per ritrovare le cose che qualcuno è riuscito a smarrire. La voglia di sorridere, di perdonare, la debolezza di essere ancora come la vogliono gli altri.
La borsa di una donna non si intona quasi mai con quel che sta vivendo. Nasconde il suo telefono gelosa di qualcuno che la sta chiamando. Vicino alle sue chiavi la solita ossessione di scordarle ancora e in quel disordine apparente la paura di restare sola.
La borsa di una donna che può rivelare i suoi segreti in un momento. E forse nella tua distrattamente la sua vita c'è rimasta dentro.
Tu che pensavi che ci fosse rimasto un po' di spazio per un altro amore, invece nella borsa di una donna non c'è posto per dimenticare.
E vai dove ti porta il cuore, sì. Un ritaglio dentro la patente, ci sei stata mille volte ma non ci hai mai trovato niente.
Niente che ti aiuti a capire il senso di una sera che non sa meravigliare, il senso del tuo ricordare e progettare scordandoti di vivere adesso.
Adesso che si alza un vento che spazza le nuvole e che si porta via gli inverni, la polvere, i dubbi e i miracoli aspettati mille anni.
Anni spesi per ritrovare le cose che qualcuno è riuscito a smarrire. La voglia di sorridere, di perdonare, la debolezza di essere ancora come ti vogliono gli altri.
La borsa di una donna pesa come se ci fosse la mia vita dentro."
- La borsa di una donna, Noemi
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ronny1994 · 11 hours
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Sai quando mi manchi di più? Quando vorrei raccontarti qualcosa ma non posso farlo. Ti ho amato così tanto che anche quando mi hai ferito, ho cercato di capirti. Mi manca la persona che ero quando eri al mio fianco e che non tornerò mai più. Pieno di vita, con tanta voglia di fare, che non si fermava davanti a niente. Adesso mi blocco al primo ostacolo, mi demoralizzo alla prima cosa negativa, non sono felice di niente, non mi sento mai soddisfatto. Io e te non ci lasceremo mai del tutto, sono convinto di questo, o almeno io non riuscirò mai a farlo, so che ci sarà sempre uno spiraglio in cui tu potrai entrare. Sei stata il mio grande amore e lo posso affermare con certezza. Magari non mi crederai ma io lo sento dentro di me, nel più profondo. Sei stata la mia salvezza e la mia rovina allo stesso tempo, hai salvato il mio cuore, sei stata la mia luce. Ma l’hai anche distrutto e calpestato più volte. Io sono un caso perso, un trauma unico che cammina ma mi hai cambiato ,sei dentro di me e non posso fare nulla per cambiare questo. Sei stata la prima persona che ho fatto entrare dentro di me, ti ho dato tutto quello che potevo, il nostro amore mi ha consumato però. Sei riuscita a salvarmi, l’unica con la quale mi sia aperto davvero, le mie paure più grandi le sai solo tu. E per quanto io voglia, e ci abbia provato e sperato tu non mi vorrai mai come io voglio te. Ti auguro tutto il bene che posso, spero tu possa realizzare i tuoi sogni arrivare dove vuoi con il tuo lavoro da onicofecnica, e sopratutto spero che un giorno svegliandoti la mattina ti sentirai finalmente felice e contenta di ciò che sarai diventata, vali tanto te l’ho sempre detto ricordalo sempre. Ti amo follemente e so che sempre sarà così. Per tutte le volte in cui hai detto di amarmi e non lo pensavi, per tutte le volte in cui hai smesso di farlo. Per tutte le volte in cui mi hai trattato male, per tutte le lacrime che mi hai fatto versare e che non meritavo. Per ogni cattiveria che mi hai detto e per ogni pensiero che ho avuto per te, per ogni attenzione che neanche notavi ma che forse ora ti manca perché ti sei accorta che quelle piccole cose non ci sono più. Per i quattro anni passati con te, e che forse sarebbe più corretto dire dietro di te perché magari neanche mi amavi poi così tanto. E soprattutto per tutti quelli che pensavo avrei vissuto con te. Per i progetti. Per il futuro. Per una famiglia con te. Per i nostri quattro gatti. Per aver distrutto tutto questo, ora voglio solo addormentarmi e non svegliarmi più, e la colpa è nostra, perché sono convinto che tutto si poteva sistemare TUTTO.
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debs95love · 1 month
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COME LE CONCHIGLIE AMANO IL MARE
È lì in piedi a pochi passi da me. Sono anni che non lo vedo eppure sembra che sia passato un attimo, gli occhi selvaggi come sempre, le labbra morbide e carnose ma non troppo da risultare sgradevoli.
Mi saluta con la mano alzata immobile e io lo saluto di rimando poi muove i suoi passi nella mia direzione.
"Emily"
"Dean"
Gli lancio uno sguardo di avvertimento ma lui lo ignora. Siamo in un posto pubblico, un parco e ci sono le mamme dei compagnetti di Luke che ci guardano e che potrebbero riferire tutto a Richard. Alzo una mano per fermarlo ma lui sembra non capire e si avvicina ancora.
Faccio in giro mettendomi dall'altro lato dell'altalena sempre spingendo Luke in modo che il giochi non si fermi.
"Fai la babysitter?" Chiede lui
"È mio figlio..."
Lui strabuzza gli occhi e mi fa innervosire "pensavi che sarei rimasta per sempre ad aspettarti?"
"No però non così in fretta..."
"In fretta? Sono passati 5 anni da quando ci siamo lasciati..."
"Lo so però tu dicesti che..."
"Lo so ma le idee cambiano, tu mi tradivi e io ho incontrato lui, mi ha offerto stabilità e mi amava al contrario di te..."
"Io ti amavo e ti amo ancora" risponde lui allungando la mano verso di me.
"Anche io ti a..." stavo per dire ti amo, perché no non l'ho dimenticato. A volte lo sogno, i suoi occhi gelidi come le acque dell'oceano, profondi come l'abisso e pericolosi, puoi annegare, ti puoi perdere, andare alla deriva. MI ricordo le cavalcate, le onde, le tempeste ma anche l'abbraccio caldo delle acque, la corrente che ti culla verso riva e infine il momento di freddo appena dopo essere uscita dall'oceano, ricordo tutto. Ogni. Minimo. Dettaglio. Ma l'oceano è troppo profondo per me. Io sto bene nella mia piccola spiaggia, nel mio piccolo mare al sicuro da acque agitati e da pericoli. E anche se so che devo stargli lontano io lo bramo. E lo amo.
"Stavi per dire che mi ami?"
"No, assolutamente... io amo mio marito ormai!"
Luke agita le braccine verso di me "mamma civolo, batta talena"
"Si amore andiamo sullo scivolo"
Prendo Luke in braccio ma continuo a guardare Dean.
"Perché sei tornato?"
"Volevo vederti... dirti che sono cambiato ma ho perso troppo tempo ormai non posso più riaverti! O forse si?"
Io abbasso gli occhi a terra pensando, se fosse tornato 3 anni fa, prima di sposare Richard, li si che l'avrei ripreso con me e so che ora sarei col cuore spezzato di nuovo perché lui è così, lo conosco ormai.
"Io sono felice..."
"È felicità o è monotonia?"
Io scuoto la testa e sorrido "sicuramente non è eros, non come lo era con te ma stiamo bene insieme, siamo una famiglia, ci vogliamo bene, tu invece sei una valanga che travolge tutto lui è una roccia, stabile e federe e sicuramente non lo perderò per una bionda qualunque..."
"Ho capito... allora ci vediamo in giro?"
"Certo..."
So che lo eviterò il più possibile perché non resisterò a lungo a quegli occhi e devo farlo per il bene della nostra famiglia.
"Ora devo andare..."
"Mamma succo!"
"Si amore adesso andiamo a casa a fare merenda..."
Lo lego nel passeggino e abbasso la visiera sugli occhi di mio figlio, mi avvio verso la macchina, ormai quasi tutte le mamme stanno andando a casa e io faccio una cosa che non dovrei fare, mi sporgo e lo bacio e di colpo ho di nuovo 27 anni, il mare in tempesta proprio come lo ricordavo. Ed è un dolce ricordo. Ma non può durare.
Quando ci stacchiamo per respirare gli dico addio. Per sempre.
"Sono una conchiglia su uno scaffale ormai Dean, lui mi ha trovato sulla riva e mi ha raccolto, mi ha portato a casa sua e li sono rimasta, amo la mia casa è calda e sicura, ma ricordati una cosa Dean, le conchiglie bramano il mare e lo amano per sempre, anche se non ci faranno mai ritorno le conchiglie ameranno il mare!"
Epilogo
"Anche io ti dico una cosa Emmy, l'oceano non lascia andare le cose che gli appartengono..."
Abbasso lo sguardo, salgo in macchina, metto Luke nel seggiolino, faccio manovra e guardo nello specchietto retrovisore, lui è lì immobile con le mani in tasca, bello e potente come la risacca e partendo sorrido.
The end ?
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