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#giornata nevosa
sigitheunicorn · 5 months
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☀️🌫
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chez-mimich · 3 months
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La festa patronale di San Gaudenzio a Novara ha qualcosa di magicamente cupo. Si celebra il 22 gennaio che un tempo era, solitamente, una giornata nevosa o nebbiosa, ma anche tutte e due le cose. La prelibatezza tipica sono le castagne (spesso di Cuneo) dette "marroni" ("maron de cu", vernacolare), e le spoglie del Santo sono conservate in una cappella settecentesca rialzata nel lato destro del transetto che si chiama "scurolo" perché è buia (ma anche molto suggestiva). Se a tutto ciò aggiungiamo che la Basilica è sormontata dall'immensa mole della cupola di Alessandro Antonelli (architetto e massone), viene un po' da pensare ad una celebrazione vagamente gotica. Ma il buio e la cupezza del contesto sono contrastati dal lampadario all'ingresso della Basilica che per tradizione riceve l'omaggio dei fiori in ricordo della fioritura di rose in pieno inverno in occasione della Visita di Ambrogio (vescovo della vicinissima Milano) a Gaudenzio.
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Il New Jersey Devil
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Il New Jersey Devil
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  Ali da pipistrello, zampe lunghe e sottili, testa simile a quella di un cavallo, zoccoli… queste le caratteristiche principali e ricorrenti dell’animale che popolerebbe le più remote zone boschive del New Jersey, passato alla storia con il nome di “Diavolo del New Jersey”.
  Le tradizioni relative al cosiddetto diavolo del New Jersey risalgono all’inizio dell’Ottocento, quando il commodoro della Marina degli Stati Uniti Stephen Decatur, mentre effettuava prove di fuoco di bordata dalla sua nave, vide uno strano essere volare nel tratto di cielo in prossimità della nave stessa: incuriosito e non capendo di cosa potesse trattarsi, indirizzò il fuoco dei cannoni verso la misteriosa creatura, la quale venne colpita ma continuò a volare come se nulla fosse.
Lo stesso Giuseppe Buonaparte, fratello di Napoleone, narra di essersi imbattuto in un misterioso animale nei pressi di Bordertown (sempre nel New Jersey). Era un pomeriggio di una giornata nevosa, l’ex re di Spagna stava cacciando da solo nei boschi vicino la sua magione quando vide alcune tracce anomale sul terreno, simili a quelle di un asino non fosse che denotavano la postura bipede della creatura che le aveva lasciate, la cui zampa destra era leggermente più larga dell’altra a giudicare dalle impronte. Impronte che terminavano all’improvviso come se l’animale fosse volato via. Buonaparte stette a guardare per un po’, fino a quando non venne sorpreso da un sibilo improvviso alle sue spalle. Si girò e vide una strana creatura alata, con testa simile a un cavallo e zampe lunghe come di uccello. Colto da stupore estremo, Buonaparte rimase immobile, fin quando l’animale non prese il volo.
Resoconti simili continuano per tutto l’Ottocento, cui si aggiungono casi di stragi di bestiame ad opera di animali ignoti.
L’ondata del 1909
È tuttavia nel 1909, in gennaio soprattutto, che si ha un aumento impressionante di apparizioni di questo inquietante animale. Centinaia le testimonianze relative all’avvistamento di un essere volante con occhi luccicanti che emetteva un verso acuto e raccapricciante.
Tutto ebbe inizio il 16 gennaio 1909. Un certo Thack Cozzens di Woodbury, New Jersey, vide una creatura anomala con occhi rossi brillanti volare per la strada principale del paese. Lo stesso giorno a Bristol, Pennsylvania, John McCowen vide un animale mai visto prima nei pressi di un canale. Un abitante del paese sparò alla bestia, che volò via emettendo versi acuti. Anche il direttore dell’ufficio postale di Bristol vide la scena e descrisse l’animale come una sorta di creatura volante dalla testa di cavallo. Sui tetti innevati di alcune abitazioni del paese vennero trovate le tracce lasciate dallo strano animale e i cacciatori più esperti della zona dichiararono di non avere mai visto impronte di quel tipo.
Il giorno successivo, il 17 gennaio, la famiglia Lowdens di Burlington, New Jersey, notò delle impronte di zoccoli nel giardino. Non solo, molte altre abitazioni nelle vicinanze presentavano queste misteriose impronte: i tetti ne erano piene, così come le strade… a volte si interrompevano bruscamente, denotando come l’essere avesse preso il volo.
La descrizione più precisa fu effettuata dai coniugi Evans di Gloucester, New Jersey, i quali, svegliati da uno strano rumore la mattina del 19 gennaio 1909 e avvicinatisi alla finestra della loro abitazione, poterono vedere per alcuni minuti nel loro giardino un animale che descrissero come segue: alto poco più di un metro, con una testa di forma canina e un muso dalle sembianze vagamente equine, un lungo collo, ali di circa 60 cm, zampe posteriori lunghe e zoccoli simili a quelli di un cavallo. Non appena aprirono la finestra, il misterioso animale prese il volo.
Identiche descrizioni vennero effettuate, il giorno successivo, da un agente della polizia e dal reverendo di Pemberton i quali videro l’essere nei pressi di Burlington. Infinite, inoltre, le impronte ritrovate sia per terra sia sui tetti, nonché gli infruttuosi tentativi di abbattere la creatura.
Molto interessante la testimonianza del consigliere della città di Trenton, E.P. Weeden, il quale raccontò di essere stato svegliato da un fastidioso sbattere d’ali fuori della finestra della sua camera da letto. Il consigliere disse di avere trovato impronte di zoccoli nella neve, come accaduto a molti altri abitanti del New Jersey e di alcune cittadine della Pennsylvania e del Delaware. Proprio nel Delaware si ebbero vari casi di uccisioni misteriose di polli.
Il 19 gennaio 1909 il “diavolo” del New Jersey venne visto da un nutrito gruppo di abitanti di Clementon mentre volava per i cieli della cittadina, presentando le stesse caratteristiche della creatura osservata nei giorni precedenti.
Quella stessa notte, una certa signora Sorbinski di Camden udì degli strani rumori nel suo giardino. Allarmatasi, aprì la porta di casa e vide dinnanzi a sé il “diavolo” che teneva in bocca il suo cane. La donna lo colpì con un bastone e lo strano essere volò via. La signora iniziò a urlare per richiamare l’attenzione della gente. Due funzionari di polizia si precipitarono a casa sua e, nel frattempo, l’essere venne avvistato su una collina nelle vicinanze, dove altri membri delle forze dell’ordine tentarono di sparare all’animale, senza riuscire a colpirlo.
Gli avvistamenti continuarono per tutto il 1909 con un’intensità e una qualità delle testimonianze (provenienti da persone altamente affidabili) che fanno propendere per la genuinità del fenomeno.
Il ritorno del New Jersey Devil: ipotesi
Tra il 1909 e il 1926 non si ebbero più casi di incontri con la misteriosa creatura. Fu nel 1927 che la creatura tornò a fare parlare di sé. Un taxista diretto a Salem, di notte, aveva appena cambiato una gomma quando notò che la vettura si stava muovendo come scossa da qualcuno. Alzato lo sguardo, il taxista vide una gigantesca figura alata poggiata sul tetto del taxi. Terrorizzato, rientrò in auto, accese il motore e si allontanò velocemente dalla zona, confidando che l’essere volasse via per la velocità.
Avvistamenti sporadici sono continuati negli anni, a volte con caratteristiche leggermente diverse rispetto alla casistica del 1909, nel senso che si è trattato di avvistamenti di creature volanti con aspetti maggiormente affini alle segnalazioni dell’Uomo Falena del West Virginia nel 1966-67.
Sono state formulate varie ipotesi in merito alla natura del diavolo del New Jersey. La più nota afferma che si sarebbe in presenza di una semplice gru canadese, uccello particolarmente diffuso nel Nord America. Il problema di questa ipotesi è che non solo non spiega i casi di attacco ad altri animali, ma nemmeno fornisce spiegazioni su come sia possibile che migliaia di persone all’improvviso non fossero più in grado di riconoscere un uccello molto presente nelle zone in cui vivevano, pensando trattarsi invece di una creatura totalmente anomala e mai vista prima.
Di conseguenza, sono state avanzate varie ipotesi alternative: pterodattili sopravvissuti all’estinzione dei dinosauri (il che è estremamente difficile, dato che non è mai stato trovato alcun corpo), animale ibrido sorto per incroci tra specie note, entità “parafisica” simile all’uomo falena divenuto celebre nel 1966-67 per i numerosi avvistamenti in West Virginia.
Proprio quest’ultima ipotesi, per quanto possa apparire azzardata, riesce a tenere in conto tutti gli elementi salienti della casistica: un essere sfuggente, percepito come totalmente estraneo al mondo animale conosciuto da coloro che lo hanno avvistato, elusivo, apparentemente immune ai proiettili, come se la sua consistenza non fosse totalmente fisica, proveniendo da quelle zone d’ombra in cui si muovono questi esseri la cui origine rimane ancora ignota ma la cui esistenza, stante la mole di prove a supporto, pare acclarata al di là di ogni ragionevole dubbio.
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Meteo oggi: le previsioni fino a Pasquetta
Meteo oggi: la perturbazione che ieri ha raggiunto parte del Nord sta scorrendo in queste ore lungo la nostra Penisola – affermano i meteorologi di Meteo Expert –: nella giornata di sabato coinvolgerà buona parte delle nostre regioni centro-meridionali, con rovesci e temporali più probabili sul versante tirrenico.Al Centro-Sud l’atmosfera resterà localmente instabile anche nella domenica di Pasqua, specie nella prima parte della giornata, mentre a Pasquetta – nonostante qualche fenomeno possa ancora coinvolgere parte del Sud – il sole tornerà ad avere la meglio in gran parte del Paese, specialmente al Centro e al Nord, dove si registrerà anche un rialzo delle temperature. Dopo la fase di freddo anomalo registrata nei giorni scorsi, in queste festività pasquali le temperature potranno ancora restare lievemente al di sotto della media ma con un clima in generale gradevole e primaverile: i valori massimi saranno diffusamente superiori ai 15 gradi e, soprattutto a Pasquetta, potranno anche spingersi intorno ai 20°C in diverse località. Prospetto meteo per Pasqua e Pasquetta LE PREVISIONI METEO PER LE PROSSIME ORE Sabato cielo sereno o poco nuvoloso sul Nord-Ovest. Sul Nord-Est nuvolosità in aumento e dal pomeriggio possibilità di qualche rovescio, nevoso sulle Alpi orientali sopra 1000 m circa. Al Centro-Sud al mattino residue schiarite tra Calabria e Sicilia e tendenza ai primi rasserenamenti in Toscana, nubi irregolari altrove con precipitazioni sparse anche a carattere di rovescio o temporale su Lazio e Campania; neve oltre 1200 metri circa sull’Appennino centrale. Nel pomeriggio rischio di rovesci isolati su Lazio, sparsi in Campania e sul nord della Puglia; entro sera brevi rovesci anche sul resto della Puglia, sulla Basilicata e nel nord della Calabria. Temperature massime in rialzo al Nord-Ovest, in lieve aumento anche all’estremo Sud, in calo su Emilia, regioni centrali, nord Sardegna e Campania. Valori per lo più dai 13 ai 16 gradi, superiori nelle Isole. Venti in rotazione antioraria intorno a un minimo centrato sul Tirreno con venti fino a moderati su mari di ponente, Sardegna e medio e basso Adriatico, verso sera anche su Sicilia e Ionio. Fino a mossi i mari di ponente e il medio Adriatico. LE PREVISIONI PER PASQUA Tempo instabile al Centro-Sud. Al mattino piogge sparse e rovesci sulle regioni del medio e basso Adriatico, in Appennino (limite della neve intorno ai 1000-1200 m), sulla Calabria e sulla Sicilia nord orientale. Nel pomeriggio i fenomeni saranno più frequenti nelle zone interne e tirreniche del Centro, in gran parte del Sud e sulla Sicilia orientale; possibili rovesci o temporali in particolare nel Lazio e nel sudest della Sicilia; possibili rovesci isolati anche sulle Prealpi venete e sul Friuli Venezia Giulia, nevosi fino ai 1000 metri circa. Occasionali piovaschi nel sudest della Sardegna. Sul resto del Nord, nel settore ligure e sulla Sardegna occidentale parzialmente soleggiato. Temperature minime in leve aumento al Nord e in Sicilia; massime in lieve calo al Nord, lungo il versante adriatico, in Calabria e nel nordest della Sicilia con valori ancora leggermente inferiori alla norma ma un clima in generale gradevole e la colonnina di mercurio diffusamente al di sopra dei 15 gradi. Venti settentrionali fino a moderati su medio e alto Adriatico, basso Tirreno e Sicilia. Fino mossi medio Adriatico e mari intorno alla Sicilia, in prevalenza poco mossi i restanti bacini. LE PREVISIONI METEO PER PASQUETTA Al Centro-Nord, in Sardegna, nelle coste campane e nel sudovest della Sicilia tempo abbastanza soleggiato: un po’ di nuvole al mattino sul medio Adriatico con qualche breve precipitazione residua nell’interno dell’Abruzzo, nevosa ai 1100 m circa, ma con successivo miglioramento; in giornata nuvolosità medio-alta e innocua, per lo più sotto forma di velature, in arrivo a iniziare dal Nord-Ovest. Sul resto del Sud prevarranno invece le nuvole associate a condizioni di instabilità con locali precipitazioni anche sotto forma di brevi rovesci o temporali su Puglia centro-meridionale, Lucania, Calabria e nordest della Sicilia (sui rilievi neve oltre i 1200-1500 metri). In serata fenomeni in esaurimento e nubi in attenuazione. Clima primaverile e gradevole in tutta Italia, con temperature massime per lo più in rialzo al Centro-Nord, stabili o in lieve calo al Sud e nelle Isole; valori ancora lievemente sotto la norma sul medio Adriatico e al Sud. Venti settentrionali fino a moderati al Centro-Sud, in particolare sul medio e basso Adriatico, sull’alto Ionio e in Sicilia dove i mari risulteranno mossi. In prevalenza poco mossi gli altri mari. Read the full article
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caffeinamente · 3 years
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«Mi chiedo, la neve ama gli alberi e i campi da baciarli così dolcemente? E poi li copre bene, sai, con una trapunta bianca; e forse dice: “Andate a dormire, cari, finché non torna l’estate”.»
L. Carroll
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princessofmistake · 2 years
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Julian non lo stava aspettando. Era vestito per tenersi al caldo, con calzini di lana e strati casuali, più distratto ed esteticamente indifferente di quanto di solito lasciasse a vedere a Paul. Aprì la porta con un libro lungo il fianco, segnando la pagina leggente con le prime due dita. Fece per parlare, poi si fermò. Ci fu un lungo momento di silenzio in cui si percepiva il panico, che si diffondeva in modo così forte che avrebbe potuto spazzare via tutto il resto. Poi Julian lo prese per un braccio e lo tirò rapidamente dentro.
Dopo lunghe e disperate settimane in cui Paul l’aveva immaginato così, gli fu spaventoso quanto fosse tangibile ora. Non c’era nulla di divino in Julian. Quando Paul lo spinse a sua volta, contro la porta, una parte di lui si aspettava ancora che Julian si ritirasse in sé stesso, arrendevole e passivo come una bambola. Ma attraverso i loro vestiti, Paul poté sentire l’apprensione che si stringeva nel corpo di Julian. Esitò solo un momento. Erano senza fiato, così vicini da sfiorarsi con le ciglia. La luce soffusa della giornata nevosa rendeva più profondo il colore degli occhi di Julian come il mare sotto la pioggia. 
«Continua», disse Julian, quasi troppo piano per sentirlo, e quando Paul lo baciò fu inevitabile e istintivo come respirare. Non si spogliarono adeguatamente; furono affrettati e goffi. Paul continuava a perdere di vista il proprio corpo, e quando si ritrovò, c’era troppo di lui: i vestiti appiccicati alla pelle, il peso del suo ginocchio che gravava sul materasso. Tutto ciò che lo ancorava era il modo impaziente e senza esitazione con cui Julian lo toccava, le rassicurazioni inaspettatamente dolci che gli mormorava contro la bocca. Qual Paul non riuscì più a sopportare di specchiarsi nei suoi occhi, premette il viso sulla spalla del maglione di Julian e li chiusi; Julian gli avvolse una mano dietro il collo, morbida e ferma.
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sibilla27vane · 2 years
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«II lavoro è uno sporco trucco, tanto quanto la guerra». [...]
"No, no, non mi tireranno giù nel pozzo con loro. Non sarò mai dei vostri, qualunque altra cosa debba fare, mai dei vostri. Siamo troppo diversi, le donne che amano me non possono amare voi e viceversa. Io avrò un destino diverso dal vostro. Voi fate con naturalezza dei sacrifici che per me sono enormi, insopportabili, e io so fare a sangue freddo delle cose che a solo pensarle a voi farebbero drizzare i capelli in testa. Impossibile che io sia dei vostri». Tra le esalazioni che il sole già alto traeva dall'orinatoio Ettore pensava che costoro si chiudevano tra quattro mura per le otto migliori ore del giorno, e in queste otto ore fuori succedevano cose, nei caffè e negli sferisteri succedevano memorabili incontri d'uomini, partivano e arrivavano donne e treni e macchine, d'estate il fiume e d'inverno la collina nevosa. Costoro erano i tipi che niente vedevano e tutto dovevano farsi raccontare, i tipi che dovevano chiedere permesso anche per andare a veder morire loro padre o partorire loro moglie. E alla sera uscivano da quelle quattro mura, con un mucchietto di soldi assicurati per la fine del mese e un pizzico di cenere di quella che era stata la giornata"
Beppe Fenoglio
- I ventitre giorni della città di Alba
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xsavannahx987 · 3 years
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- Il comandante e la cacciatrice - cap. 5
"I tuoi occhi forzano le mie difese inutili l'hai già capito che ormai mi sto arrendendo...Il tempo si ferma qui sulle tue labbra adesso, tu che senza toccarmi scavi in me, senza guardarmi vedi in me quello che non avrei saputo ritrovare mai. E le tue mani sciolgono le mie paure illogiche, sai che non fuggirò perchè ci sto credendo. Resto in silenzio e tremo già, solo tu sai come si fa a imprigionare qui l'eterno in un momento" MARCO MASINI
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Il mattino portò con sè altra neve. Stando alle previsioni meteo di quella giornata non erano previsti miglioramenti, al contrario era in arrivo una vera e propria tormenta. Il termometro segnava temperature record che non andavano sopra lo zero termico e avrebbe continuato a fare così freddo anche i giorni a venire. Fortunatamente, nonostante la rigidità climatica, tra le mura di Tiamaranta's fortress il calore si sprigionava dai numerosi caminetti accesi che bruciavano legna a pieno regime. Anche la stanza del comandante era ottimamente riscaldata, sebbene ci fosse qualche leggero spiffero tra le pietre antiche. Cullati da quel piacevole tepore, Cullen ed Helena continuarono a dormire fino a mattina inoltrata, quando il comandante si destò per primo ancora abbracciato alla cacciatrice. Si alzò cercando di fare il minimo rumore possibile per evitare che la ragazza potesse svegliarsi. Si vestì in silenzio accompagnato dal crepitio delle fiamme che ardevano e il fruscio degli abiti che indossava continuando a sorridere come non faceva da tanto tempo. Di solito si svegliava sempre con la stessa espressione ogni giorno, quella sottile malinconia che gli dipingeva il volto e tirava quelle cicatrici sulla pelle. Ma stavolta no. Stavolta, sebbene la giornata fosse grigia e nevosa, c'era il sole dentro di sè. Quando fu completamente vestito si voltò a guardare la cacciatrice ancora dormiente e abbracciata al soffice cuscino e ringraziò il cielo di avergliela fatta incontrare. Poi timidamente le sfiorò la fronte con le labbra ed uscì dalla camera, richiudendosi la porta alle spalle
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Sceso nella grande cucina di Tiamaranta's  fortress trovò tutti i membri dell'Organizzazione seduti attorno al tavolo. Chi mangiava, chi beveva semplicemente qualcosa e chi scambiava due chiacchiere. C'era una bella atmosfera quel giorno, ma forse era solo il suo stato d'animo felice a renderla tale. Al suo ingresso tutti i presenti si voltarono, grati di rivedere il loro comandante di nuovo in piedi e in salute. Cassandra fu la prima a domandare come si sentisse, ricevendo una risposta positiva ed un sorriso che non vedeva da anni dipingersi sul viso di Cullen. Dorian e Josephine si mandarono un'occhiata di sottecchi e il mago non pot�� fare a meno di ridacchiare. "Helena?" domandò poi Cassandra, ricordandosi di ciò che aveva sentito la notte precedente proprio in quella stessa stanza. "Sta ancora dormendo" annunciò Cullen tranquillo, mordendosi il labbro un istante dopo al pensiero di suscitare pettegolezzi su quella sua risposta. Dorian sorrise trionfante in direzione di Josephine, quasi le stesse dicendo di aver avuto ragione senza proferire parola. "Non ha dormito nella stanza che le era stata preparata" fece notare il mago per dare valore tangibile al suo sesto senso. "Ehm...no..." mormorò il comandante arrossendo appena e passandosi una mano dietro la nuca, un gesto che faceva spesso quando qualcuno lo metteva in imbarazzo o lo rendeva nervoso. "Ah no?!" fece ancora Dorian deciso a far confessare Cullen. "Beh, ecco..." commentò l'uomo, ma venne interrotto da Cassandra che ribadì al mago di non desiderare pettegolezzi tra le mura della fortezza.
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Proprio mentre l'imbarazzo sul volto di Cullen era quasi tangibile, Helena varcò la porta della cucina, i capelli ancora un pò arruffati e i vestiti stropicciati, non avendo a disposizione i suoi effetti personali. "Perdonate il mio aspetto, ma non ho le mie cose qui..." annunciò avanzando verso il tavolo dove una caffettiera ricolma sprigionava ancora vapore. "Ho bisogno di un caffè" dichiarò poi prendendo una tazza. "Attendevamo tutti la tua presenza, cacciatrice...qualcuno più di altri" si intromise Dorian, di nuovo il sorriso trionfante sul volto. "Buongiorno Helena" le mormorò Cullen quando la ragazza le passò accanto. "Buongiorno anche a te. Sono felice di vedere che stai meglio" rispose la ragazza cercando di non tradire le sue emozioni. Sorseggiando il caffè bollente la cacciatrice fece presente di voler fare ritorno al suo appartamento il prima possibile, dichiarando di volere, quantomeno, raccogliere i propri effetti personali e chiamare il padrone di casa per disdire il contratto di affitto. "Sei sicura di voler venire a stare qui?" domandò allora Cullen, notando che la ragazza non era molto entusiasta di lasciare la propria residenza. "Non proprio, ma se dobbiamo lavorare tutti insieme credo sia più pratico venire qui" disse piano. "Non voglio che ti senta costretta, ma vorrei...voglio dire..." e sospirò. "Cosa cerchi di dirmi, Cullen?" incalzò Helena desiderosa di conoscere la risposta. Ma il comandante cambiò discorso, non essendo molto abituato ad esternare i propri sentimenti. "Ti accompagno a casa se vuoi e poi deciderai cosa è meglio per te. Va bene?" e tutto ciò che ricevette fu un cenno di assenso da parte di una ragazza un pò delusa nel non aver avuto la risposta che sperava.
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Il rumore della risacca si mischiava a quello delle suole di gomma sulla neve fresca, mentre grossi fiocchi ghiacciati continuavano a scendere abbondantemente dal cielo. Camminavano l'uno accanto all'altra in un silenzioso imbarazzo. Cullen interruppe quel mutismo parlando del meteo e cercando, in un modo o nell'altro, di sciogliere il ghiaccio creato tra loro. "Ti metti a parlare del tempo?" domandò allora Helena, un pò divertita da quel suo modo goffo di iniziare un discorso. "Di cosa vorresti parlare?" annunciò allora il comandante, preso in contropiede. "Non saprei. Da cosa vuoi cominciare?" chiese la cacciatrice, desiderosa di affrontare un determinato argomento. "Innanzitutto devo ringraziarti!" disse Cullen sorridendo nella sua direzione, un sottile imbarazzo nella voce. "So che ti sei presa cura di me tutta la notte. Lo apprezzo molto" Helena sorrise al ricordo della notte appena trascorsa, sebbene le condizioni di salute del comandante l'avessero fatta preoccupare. "Sono felice di vedere che stai meglio. Ho avuto davvero paura..." e questa sua ultima affermazione la imbarazzò. Sapeva che la sua presenza al capezzale dell'uomo non era soltanto frutto di mero altruismo, sebbene cercasse di nasconderlo agli occhi di Cullen per paura di una sua reazione avversa.
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"Non voglio che ti preoccupi per me..." mormorò l'uomo. "Cullen, da come mi dicono ti sei sempre preoccupato per tutti, mettendo da parte te stesso. Per una volta lascia che qualcuno si preoccupi per te." disse Helena guardandolo intensamente negli occhi. Fu allora che Cullen la colse di sorpresa. Si arrestò improvvisamente, gli occhi che fissavano la neve sotto ai suoi piedi e con un gesto rapido la strinse a sè, poggiando la testa sulla spalla della ragazza e respirando affondo il profumo dei suoi capelli. Helena si abbandonò totalmente a quell'abbraccio inaspettato ma desiderato e lo cinse con le braccia, lasciando che fossero i silenzi a parlare al posto loro.
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Quando sciolsero quel contatto, Cullen le accarezzò piano il viso proprio dove un fiocco di neve si era posato sulla pelle fredda di Helena. Gli occhi intensi di lui si persero nuovamente nel mare calmo e limpido di quelli di lei, come accaduto solo 24 ore prima, quando si erano visti per la prima volta. "Non vorrei sembrarti avventato..." dichiarò poi senza distogliere lo sguardo da lei "Ma da quando ti ho vista entrare nel mio studio ho sentito qualcosa...qualcosa che pensavo di non poter sentire più" e lasciò la frase in sospeso affinchè lei potesse recepire il messaggio.
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"Cullen io..." provò a dire qualcosa, ma la frase le morì in gola. Le labbra del comandante calde ed umide si poggiarono dolcemente sulle sue appena dischiuse nel tentativo di terminare cosa aveva intenzione di dire. Rimasero così per un tempo non quantificabile, stretti l'uno contro il corpo dell'altra, incapaci di staccarsi. Quando le loro labbra si distanziarono a fatica, Cullen sospirò. "E' stato...bello..." mormorò timidamente. "E' stato perfetto" dichiarò lei di rimando, completamente rapita dal suo sguardo.
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Arrivarono a San Myshuno a metà pomeriggio. Nella grande città aveva smesso di nevicare da qualche ora e un timido sole si era affacciato oltre le alte nuvole bianche, sebbene la temperatura rimanesse molto rigida. Durante la passeggiata parlarono del più e del meno, come se si conoscessero da sempre innescando maggiormente l'alchimia tra loro. Quel timido bacio aveva sciolto del tutto l'imbarazzo e a giudicare da come si tenevano mano nella mano agli occhi dei passanti apparivano come una qualsiasi coppia di fidanzati. "Lì al penultimo piano c'è il mio appartamento" annunciò Helena indicando con l'indice verso la palazzina in cortina. "Ok..." disse piano Cullen abbassando lo sguardo all'idea di doversi separare da lei, benchè l'avrebbe rivista quella stessa notte per la caccia ai vampiri. "Ti va di accompagnarmi su? Se devo prendere le mie cose, avrò bisogno di due braccia forti" confessò Helena, spinta dal desiderio di non lasciarlo andare. Cullen accettò senza farselo ripetere due volte ed insieme salirono la scalinata d'ingresso del palazzo. L'atrio era freddo e le mura avevano un bisogno urgente di essere ritinteggiate, così come l'ascensore necessitava un intervento di manutenzione. Il comandante rabbrividì all'idea che Helena potesse vivere in un posto così fatiscente, ma quando la ragazza aprì la porta del suo appartamento rimase senza parole. Era piccolo, ma ben disposto e arredato con minuziosa delizia ed ogni piccolo ninnolo racchiudeva un ricordo. Era così caldo e personale, nulla a che vedere con Tiamaranta's fortress che non aveva nulla del luogo accogliente e domestico. Tutto in quell'appartamento parlava di Helena, dalle foto di quando era bambina, alle scarpe gettate in un angolo dell'ingresso. "Beh...questa è casa mia. Non è granchè, ma è casa!" annunciò Helena accendendo la luce del salotto. Cullen continuava a guardarsi attorno, come se volesse assorbire quante più informazioni possibili su di lei solo osservando i dintorni. "Prendo solo poche cose" annunciò poi con una nota di rammarico nella voce all'idea di lasciare l'unico posto dove si fosse sentita finalmente a casa. "Sei sicura di voler venire a stare alla fortezza?" domandò allora Cullen notando il suo malcontento. "E' più pratico" dichiarò la cacciatrice, come aveva fatto qualche ora prima nella cucina di Tiamaranta's fortress. "Non è giusto privarti della tua vita solo perchè hai accettato di far parte della squadra" disse Cullen in tono di vero leader quale era. "Cullen io sono la cacciatrice. La caccia ai vampiri è la mia missione, la nostra missione. Secondo Cassandra sarei più al sicuro alla fortezza con le protezioni magiche di Amelia che qui, in questo appartamento, dove potrei benissimo venire attaccata non appena uscita dal portone" aggiunse tutta d'un fiato per paura di cedere alle emozioni contrastanti su un possibile trasferimento in via definitiva. "Nessuno ti attaccherà fuori da questa casa...non finchè ci sarò io ad attenderti al portone" concluse Cullen, quel suo lato protettivo che Helena stava conoscendo. 
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Fu Helena stavolta a lanciarsi di pancia, spinta da un sentimento nascente. Gettò le braccia attorno al collo del comandante e lo baciò teneramente, con trasporto crescente, finchè i loro baci non si fecero più ardenti, senza trascendere nel volgare. In quel trasporto era racchiuso un sentimento a lungo assopito, nascosto nell'angolo più recondito del cuore di entrambi, che finalmente veniva alla luce con prepotenza, affamato da anni di carestia emozionale. La sensazione di appartenenza che li univa irrimediabilmente fece accrescere il desiderio tra loro e quei baci continuarono ad evolversi in qualcosa di più profondo. Quando Helena fu in grado di staccarsi dalle labbra di Cullen, tutto ciò che riuscì a proferire fu il nome di lui, quasi senza fiato, ansimando appena dalla crescente voglia di quel qualcosa in più, il passo successivo che l'avrebbe legata a quell'uomo a lungo cercato, voluto e finalmente trovato. "...voglio stare con te..." aggiunse poi con un tumulto di emozioni contrastanti che lottavano tra loro: paura, voglia, timidezza, sfrontatezza, erano tutte lì insieme a darsi battaglia, ma unite nello stesso obiettivo. Cullen sorrise di quella confessione, desideroso anch'egli del medesimo pensiero. "...ma ho paura..." disse poi Helena quasi sottovoce. "Io ho più paura di te" confessò Cullen accarezzandole il viso con la punta delle dita. Abbassò lo sguardo come era solito fare quando la timidezza prendeva il sopravvento e questo Helena lo aveva capito fin dal primo approccio. Gli prese la mano tra le sue come a volergli infondere coraggio per tirare fuori il lato sicuro di sè. "Cullen se tu vuoi..." mormorò poi accarezzando il dorso delle sue mani. Il comandante sorrise rialzando lo sguardo e in quell'espressione si riaccese tutto il coraggio e la sicurezza. Sollevò Helena tra le braccia, come fossero due sposi che varcano la soglia del loro nido d'amore dopo le nozze, i muscoli delle spalle tesi ben visibili sotto l'aderente camicia scura.
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La camera da letto di Helena era nella semi oscurità, illuminata soltanto dai pochi raggi del sole che filtravano dai vetri appannati di una piccola finestra. Era ampia e un pò spoglia, completamente in ordine rispetto al resto dell'appartamento, segno che la cacciatrice passava molto poco tempo in quella stanza. Spesso si addormentava sul divano a mattino inoltrato, la tv accesa, coperta soltanto dall'accappatoio del bagno. Non aveva mai portato nessun uomo nella camera. A dire la verità nessuno in generale era mai entrato in casa sua da quando viveva a San Myshuno, tranne il padrone di casa, ovviamente che veniva quando c'era qualcosa da riparare o per riscuotere l'affitto mensile. Cullen era il primo in assoluto a varcare la porta della sua camera da letto ed anche il primo uomo a sdraiarsi tra quelle coperte che profumavano di lavanda.
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Il comandante adagiò Helena sul letto baciandola teneramente mentre le accarezzava i lunghi capelli ancora umidi di neve. Il suo corpo premuto contro quello di lei, mentre le mani della ragazza frugavano alla ricerca dei bottoni della camicia. Li slacciò uno alla volta con calma e precisione fino a sfilargliela dalle larghe spalle e mettendo in risalto gli addominali scolpiti. Il respiro di Cullen accelerò iniziando ad alzare la maglietta di Helena e notando l'intimo che indossava sotto i vestiti. Si liberarono dei restanti lembi di stoffa che coprivano i rispettivi corpi fino a restare completamente nudi e vulnerabili. Pelle contro pelle, stretti in un abbraccio intimo senza proferire alcunché, lasciando parlare tutto il resto.
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Cullen si muoveva adagio sopra di lei, come in una danza accompagnata dal cigolio regolare del letto e dai gemiti di piacere di entrambi. In quell'istante capirono entrambi di essere esattamente dove dovevano stare, nel posto a cui erano destinati. "La migliore storia d'amore è quando ti innamori con una persona inaspettata, nel momento più inaspettato". Le ombre iniziarono ad allungarsi per le strade della grande città mentre il sole scendeva piano dietro i grattacieli più alti ed il momento della caccia si faceva sempre più prossimo. Cullen ed Helena non si curarono del passare del tempo, continuando ad amarsi ancora e ancora, finchè la ragazza non ansimò più forte chiamando il nome di lui e il suo corpo vibrò poderoso. L'estasi raggiunse anche il comandante un secondo dopo di lei. Le sue spalle si rilassarono e si abbandonò completamente contro il corpo della cacciatrice, ansimando piano.
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"Vorrei dirti un milione e forse più parole..." annunciò Cullen riprendendo fiato e guardandola negli occhi, mentre la stringeva a sè, il cuore che batteva all'impazzata. "Dimmele" mormorò lei accarezzandogli il petto imperlato di sudore. "Ti sembrerò un pazzo avventato..." pronunciò abbassando leggermente lo sguardo "Non ho mai provato nulla di simile prima d'ora, ma tu hai abbattuto tutte le mie difese con un semplice sguardo e non avrei mai creduto che potesse succedere in un secondo...io mi sto innamorando". e alzò di nuovo gli occhi per guardare i suoi, sperando e pregando silenziosamente che fosse lo stesso per lei. Helena non riuscì a dire nulla. Una lacrima si affacciò dai suoi occhi chiari e si affrettò a nascondere il viso sulla spalla di lui. Odiava mostarsi così debole e vulnerabile. Era pur sempre la cacciatrice, una donna forte e coraggiosa, una combattente senza paura e la debolezza era un'arma contro di lei per i suoi nemici. "Perdonami..." sussurrò Cullen "Mi sono spinto troppo oltre..." Con gli occhi ancora umidi e il corpo scosso da piccoli singhiozzi, Helena alzò la testa e lo guardò. "Anche io mi sto innamorando di te" sussurrò asciugandosi la guancia col dorso della mano. Il comandante sorrise finalmente rilassato e la baciò ancora.
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Rimasero stretti l'uno all'altra mentre il buio accese i mille lampioni della grande città e Cullen si addormentò, felice come non lo era mai stato. Helena lo guardò a lungo, bellissimo come un dio greco, nudo sul suo letto, la pelle baciata dalla luca argentea della luna. Si vestì in fretta e prese le armi, un paio di paletti e una croce. Poi con un timido bacio sulla guancia di Cullen uscì nel silenzio della sera, pronta ad affrontare qualsiasi vampiro avrebbe incrociato sul suo cammino.
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kon-igi · 5 years
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LONG WAY HOME - Capitolo quattro - Solo come un cane
Capitolo Uno - Il cavaliere Impallidito Finding Doc - Vol.1 (crossover) Capitolo Due -  Per un pugno di mosche Finding Doc - Vol.2 (crossover) Capitolo Tre - Coraggio... fatti appendere!
Io e Becky stavamo cavalcando da più di mezza giornata, anche se sarebbe stato più preciso dire che il mio Re Nero zoppicava a 3/4 di trotto e Fresno Bob scalpitava sotto le chiappe di Bechdelia, nitrendo a mezzo labbro qualche improperio in cavallese in fatto di minoranze etniche ed equidi diversamente abili.
Sai, Doc -- fa la mia compagna di cavalcate, mentre srotola un foglio -- questo l’ho staccato da un cactus mentre eri intento a spremere qualche goccia sofferta dalla tua prostata infiammata.
Cara la mia social justice warrior lanciata a bomba contro il patriarcato -- le rispondo stizzito, mentre tiro le redini e mi volto verso di lei -- sappi che la prostata è una ghiandola muscolo-fibrosa impari e mediana a struttura piramidale e in quanto tale ha esclusiva funzione secretoria e non di immagazzinamento di prodotti catabolitici renali, quindi immagino tu stessi parlando della vesc… E QUELLO COSA DIAMINE È?!
Impiego qualche secondo a realizzare che la faccia maldestramente stilizzata su quel manifesto di carta da due soldi è proprio la mia ma non riesco a credere alle scritte che accompagnano il ritratto
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Bechdelia scoppia a ridere di fronte al mio esterrefatto sbigottimento e aggiunge divertita -- Ti avevo detto che se la sarebbero legata al dito e comunque sono indecisa se la mancata indicazione di ricompensa sia dovuta al fatto che sei ancora sotto valutazione oppure che sei troppo insulso… voglio dire, non porti nemmeno le pistole!
-- Non saprei che farmene di quelle e poi spiegami come hanno fatto ad aver già appiccicato i miei manifesti visto che sono passate solo quattro ore dal tentativo di impiccagione?!
-- Oh… ma questo si riferisce all’uccisione a sangue freddo di quattro uomini innocenti nel bar a Puntrémal. Ricordi?
-- Innocenti direi proprio di no e poi tecnicamente si sono ammazzati tra di loro, io mi sono semplicemente limitato a cercare di non stare dove passavano i loro proiettili. Cosa stai facendo con quel piccione?
-- Niente… una nota di aggiornamento per i miei ex-colleghi. Ecco… vola!
Cosa c’era scritto nel messaggio? -- gli chiedo sospettoso, osservando il piccione viaggiatore che scompare a est.
Nulla di importante. I nomi delle 57 persone che hai ucciso per non farti impiccare. Immaginavo saresti rimasto deluso per la mancanza di una taglia sulla tua testa e ho voluto fare qualcosa per tirarti su il morale. Scommetto un giro di tequila che ad andare a stasera le tue chiappe flaccide varranno perlomeno 5000 dollari l’una -- e facendo la faccia languida mi schiocca un volante bacio di giuda con labbra a cui avrei volentieri fatto un lifting con una locomotiva in corsa.
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Passiamo il resto della giornata a cavalcare in silenzio o perlomeno, io cerco di starmene zitto a contemplare lo scarno paesaggio, mentre la megera rossochiomata fa tintinnare il suo portamonete mezzo vuoto e improvvisa stupide canzoncine su pistoleri in disgrazia e taglie incassate, quando ci rendiamo conto che il sole sta per calare e non vediamo a colpo d’occhio nessuna cittadina dove poter controllare chi deve offrire a chi il succitato giro di tequila. Decidiamo quindi di accamparci al riparo di una sorta di terrazza naturale che il vento e la sabbia hanno scavato nell'arenaria rossa e dopo aver legato i cavalli a un albero circondato da numerosi ciuffi di salsola, cominciamo a raccogliere la legna per il fuoco.
Se non fossimo dovuti stare al passo di quel pony zoppo -- si lamenta Becky, sotto il peso di una fascina di yucca rinsecchita -- a quest’ora starei già bevendo la mia vincita all’Old Boot Saloon di Tombstone!
Oppure, sempre rimanendo in tema di lapidi -- faccio io con tono sarcastico -- il becchino si starebbe lamentando che prima dovevano chiederti il nome da inciderci sopra e solo dopo spararti, visto che adesso stai viaggiando col più pericoloso criminale del west!
Bechdelia vorrebbe controbattere ma io riesco ad avere l’ultima parola grazie a una provvidenziale perdita d’equilibrio e al successivo rotolamento rovinoso lungo venti metri di ripida scarpata. Naturalmente mi fingo svenuto per la successiva mezz’ora. Non appena Becky ha finito di preparare il fuoco e di cucinare quelli che il mio naso riconoscono come fagioli, mi scastro dalla posizione vitruviana e mi approccio al rancio.
Avrei preferito che tu m’avessi preparato un sandwich, donna! -- le dico, sentendomi come il protagonista de L’Etrangér di Camus il quale, nonostante conosca quale sarà il suo destino, vi si dirige incontro senza opporre resistenza e senza lottare. Segue un’ora di feroce monologo espositivo del Manifesto Femminista che attutisco con frenetico lavoro di molari sui fagioli mezzi cotti e penso che per oggi questa piccola vendetta vera mi ha mandato soddisfacemente a pari con la storia del piccione delatore.
Il primo turno di guardia tocca ancora una volta a me, anche se temo che Becky mi freghi sempre facendo leva sulla mia scarsa memoria delle regole -- perde chi ha la paglietta più lunga o più corta? -- e non appena ho augurato la buonanotte alla Clitennestra nostrana, appoggio la schiena a un albero ed estraggo il tabacco dalla mia borsa di Pochacco per riempirci la pipa.
Bechdelia sta russando come una vecchia segheria infestata da un poltergeist e il vento appena alzatosi si incanala nel canyon soffiando come un figlio di Rohan che col suo corno chiama alla battaglia; sarà per questo -- o magari per le due o tre sorsate dalla mia fiaschetta da taschino -- che lentamente cedo al torpore e mi metto a fissare a palpebre semichiuse la porta di legno in mezzo alla radura.
Naturalmente lungi dalla mia mente annebbiata interrogarmi sul perché qualcuno abbia puntellato una porta di legno in mezzo alla radura -- perché sicuramente è puntellata, dal momento che sta in piedi da sola senza alcun muro che la circondi -- piuttosto mi chiedo chi è che ne sta scuotendo la maniglia. Oh… ma si è aperta da sola! E… neve? Da dove viene tutta quella neve? Siamo sui bordi del Mojave eppure attraverso la porta vedo dei pini appesantiti dai rami ghiacciati. Butto un’occhiata al braciere della pipa per controllare se esca il fumo giallo dell’Erba del Demonio e quando alzo lo sguardo la porta non c’è più. Sparita. O mai esistita, se non tra i fumi della mia mente stanca.
Guardo la falce di luna e mi rendo conto sono passate più ore di quanto credessi e che oramai è il turno di guardia di Becky, quindi faccio per mollare un non troppo delicato calcio al serape in cui si è avvolta, quando una voce mi blocca la gamba in una posa ridicola.
-- Aspetta a svegliarla, lei è molto più utile lì, da dove farà la sua parte tra… nove minuti circa.
Mi lascio cadere di scatto e mi appoggio sul ginocchio destro come se qualcuno mi avesse appena urlato ‘Cammei Vaticani!’ e contemporaneamente estraggo il Ka-bar dalla borsa, impugnandolo con presa ulnare --  lama parallela all’avambraccio -- come il mio maestro Duncan Idaho mi aveva insegnato decenni prima.
Bene -- continua la voce -- vedo che conosci la Mentalità del Coltello. Vediamo se ricordo: tutti sanno uccidere con la punta ma solo i più nobili uccidono di taglio. Ho detto giusto?
Vorrei rispondere affermativamente ma la voce del mio interlocutore arriva dal fuoco e allora con la mano sinistra comincio a tracciare un Sigillo Primigenio di Contenimento Demoniaco e poi sussurro l’invocazione
VINCULO RECUSOQUE, RESPICE PROLIS DIABOL…
Whoooa... whoooa… aspetta! Conserva il tuo mana per tempi peggiori! -- dice la voce dal fuoco -- Per chi mi hai preso? Sono una Chimera, mica un demone!
In effetti il bagliore del fuoco mi aveva tratto in inganno e non mi aveva permesso di vedere la creatura accucciata poco oltre.
-- Mi presento: mi chiamo Nerloki e prima che tu abbia da ridire qualcosa sulla pseudo-esoticità pretenziosa del mio nome, sappi che in quanto Chimera -- sai cos’è una chimera, vero, Gandalf dei poveri? -- ho dovuto fare un port-manteau dei nomi dei due famigli che si sono uniti nel Transito.
Questo assurdo dialogo sta avvenendo tra me, povero essere umano sull’orlo di una crisi di stanchezza isterica, e un cane nero con problemi di anoressia, accucciato come ogni canis lupus familiaris fa di fronte a un bel fuoco caldo ma con una logorrea saputa che mal si adatta al migliore amico dell’uomo.
Ma tu… -- balbetto io.
-- Sì, ho il dono della parola e un QI che supera di parecchie misure la somma tra il tuo e quello di Merida che dorme là beata ma ti giuro che l’ultima delle mie intenzioni è farti sentire inadeguato. D’altra parte è dal 12.000 a.C. che siete voi a fare la parte di quelli intelligenti... contenti voi. Comunque, il tempo stringe e il furetto ha percepito che gli eventi precipiteranno tra sei minuti circa, quindi…
Un attimo! -- lo interrompo, scuotendomi dal cerebrospaesamento -- Hai detto furetto? Quale furetto?! Percepito?! Cos’è, un furetto paragnosta?! Ora magari mi dirai che sta per saltare fuori la gallina che sa far di conto e Ned la foca che suona Per Elisa con le trombette?! Ma poi… DAVVERO STO PARLANDO CON UN BOTOLO PULCIOSO E MALNUTRITO?!
Certo che a leggerti mi avevi fatto un’impressione decisamente migliore -- mi risponde con sguardo e tono feriti -- Ok, forse è colpa mia che credevo tu avessi studiato sul Malleus Maleficarum ma ti faccio volentieri un riassunto prima che arrivino.
Dunque, io sono una Chimera Multiversale, cioè l’unione di due Famigli dovuta al loro passaggio contemporaneo attraverso una Porta. Credo sia superfluo dirti che i Famigli sono -- siamo! -- due animali magici legati spiritualmente a un Maestro. Il nostro Maestro ha attraversato la Porta in una notte nevosa, credo senza rendersene conto, e quello sciocco di Nero, il Cane che Abbatte la Quarta Parete, gli è corso dietro, seguito subito da Loki, il Furetto Pandimensionale, che temeva proprio quello che infatti è successo. Ed eccomi qua, Nerloki. Prevedo il futuro e abbatto la quarta parete. Al tuo servizio e tu al mio! Quindi tra tre minuti ti salvo il culo e tu in cambio mi aiuti a ritrovare il mio maestro.
-- Io… ma cosa vuol dire che abbatti la quarta parete?
Oh, è una cosa molto utile! Osserva… -- e improvvisamente il cane-furetto alza il muso al cielo e comincia a parlare a tutti voi che state leggendo -- Ragazzi… so che è lunedì e vi girano i coglioni per la pioggia/i colleghi di merda/la candida e/o le emorroidi infiammate e come se non bastasse non solo non c’è più porno in dash ma v’hanno pure flaggato la foto della nonna che faceva uncinetto, però lo sapete che il Doc Kon è una brava persona e davvero non voleva annoiarvi con tutte quelle canzoncine assurde cantate col banjo, quindi glielo dirò io di smettere di suonarle e vi libero così dall’impellente imbarazzo di far finta che vi piacciano mentre invece le scorrete senza nemmeno leggerle. Ora tornate a lavorare, su!
-- Ma… ma… con chi stavi parlando?! --
-- Con i tuoi 8.550 fedeli lettori, anche se sospetto che una buona metà siano pornbot che rebloggano la tua faccia barbuta in tumblr per appassionati del genere ‘bear’; comunque il tempo è scaduto e per fortuna io mi sono scaldato abbastanza al fuoco. Fai onore alla tua feroce intelligenza e… CAMMEI VATICANI!
In un attimo sono a terra e tra il boato dello Sharp calibro .52 per la caccia al bisonte e il guizzo di piombo che taglia lo spazio occupato dalla mia testa fino a un attimo prima passa meno del peto di un moscerino.
NON TI MUOVERE, DOTTORE DEL CAZZO E DELLA MERDA! E LASCIA CADERE A TERRA IL COLTELLO!
I miei occhi guizzano a destra e a sinistra come nella fase REM di uno schizofrenico paranoide e in un attimo ho delineato il quadro. E lascio cadere il coltello come poco gentilmente suggerito.
Quindici uomini. Cavalli con zoccoli fasciati. Sei armati di winchester, tre di fucili ad avancarica, quattro colt spianate da altrettanti brutti ceffi, più il tizio sulla collina con lo Sharp e infine il capo di questi, un messicano con un assurdo poncho rosa, un sombrero dello stesso colore e shotgun a canne mozze lucidato a specchio.
Me chiamo Cormano, pendejo -- mi urla il capo di questo piccolo esercito, facendosi avanti -- e te averto che questo spandipiombo ha el grilletto limato e io el dito che trema, quindi niente trucchetti magici!
Guardo di sottecchi Nerloki, sperando che un trucchetto magico lo faccia lui, ma lo pseudo-cagnastro preferisce leccarsi le palle e mandare un woof sottotono. Tanti bei discorsi ma quando si arriva a incrociare le lame sotto tiro rimangono solo i deficienti!
Dunque, Cormano -- faccio io, alzando le braccia -- perché te e i tuoi tredici uomini siete venuti a darmi la caccia? Ti ho forse offeso in qualche modo? Se in passato ho scambiato il tuo sombrero per un pisciatoio non farmene una colpa… ha lo stesso colore della teiera di mia zia Marla e io quella vecchia carampana l’ho sempre detestata.
Hijo de puta follada por un cerdo con flujo intestinal! Tappati la boca e mira aqui! -- dopodiché infila una mano sotto il poncho e tira fuori un manifesto stampato di fresco su cui leggo la solita tiritera sulla mia pregiata persona ma con l’aggiunta di una riga
REWARD 10,000$
Ah, merda! -- penso tra me e me e poi a voce alta -- Come hai detto che ti chiami? Jesus? Senti, Jesus, so che ti sei portato dietro i tuoi dodici apostoli per farti dare man forte ma così vi toccano solo 1000 dollari a testa, anzi no, devo rifare i conti… 1250 dollari a testa. Ne vale davvero la pena per quella cifra?
Vedo una certa perplessità sul suo volto baffuto con annesso rumore di due ingranaggi arrugginiti che cigolano e quindi decido di continuare, cercando comprensione nello sguardo di Nerloki.
-- Da dove vengo io, una città di mare, esiste una canzone marinaresca che si intitola ‘Dead Man's Chest’ o, come me la cantava mia mamma per farmi addormentare, ‘Quindici uomini sulla cassa del morto’. Se la tua mezza dozzina di scagnozzi ha un’attimo di pazienza te la canto e poi farete quello per cui siete venuti.
Quindici uomini, quindici uomini suuulla cassa del mortooo, yo-ho-hoooo, yo-ho-hoooo e una bottiglia di ruuuuum!
Tutta qua la canzone? -- fa il messicano -- Puta madre en realidad!
-- Beh… in verità io ero un bambino terribile e mia madre ha dovuto inventarne una versione personalizzata che alla fiera dell’est scansati proprio. Praticamente cominciava con quindici uomini e a ogni strofa ne faceva morire uno. Quattordici, tredici, dodici, undici... fino a che non rimaneva solo la cassa del morto per infilarceli tutti dentro e allora io mi addormentavo dalla noia. Vuoi che la canti a te e ai tuoi due uomini? Anzi... mi sa che la canterò solo a te.
Cosa estai dicendo, pendejo! -- e poi fa l’errore di voltarsi a guardare la sua ex-banda.
Alle sue spalle emerge una figura ammantata di tenebra e decorata di schizzi di sangue illuminati dai guizzi della brace del fuoco, un coltello lordo nella mano destra e le dita della sinistra che stringono i capelli di quattordici scalpi gocciolanti.
Puta madre! Quien eres tu, mujer maldita?! -- e fa il gesto di puntarle il fucile contro.
-- Mujer?! Hai appena presunto il mio genere?! --
E questo è il momento in cui Nerloki alza di nuovo il muso al cielo verso voi fedeli lettori 
-- Se chiudete gli occhi della mente e vi infilate la punta degli indici nelle orecchie, cari followers, forse eviterete di sentire le urla strazianti di quello sciocco di Cormano e la risata folle di Bechdelia mentre produce quel sinistro scricchiolio di pelle lacerata e strappata a forza che potrebbe perseguitarvi nelle parecchie notti a venire. Ma forse siete persone dall’animo e dallo stomaco forti e credete che a volte la giustizia degli uomini sia crudele ma necessaria. Indubbiamente. Ma mai quanto quella di certe donne, soprattutto quando devono riscuotere una vincita a base di tequila.
Ma ora vi lascio al vostro lunedì piovoso e pieno di tediosi impegni, mentre io mi metterò al seguito di questa strana coppia di eroi del west, confidando che riescano a farmi ritrovare il mio Maestro, impegnato chissà dove a districarsi tra chissà quali accadimenti.
Alla prossima! ʕ•ᴥ•ʔ
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sigitheunicorn · 1 year
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maxeuterpe · 2 years
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Nel mezzo di un gelido inverno
In the Bleak Midwinter è una poesia, scritta dalla poetessa inglese di origine italiana Christina Rossetti nel 1872 e messa in musica per la prima volta nel 1906 dal compositore inglese Gustav Theodore Holst. Il testo è di carattere religioso e parla della Nascita di Gesù, descritta, come da tradizione, in una gelida e nevosa giornata d'inverno. Vengono citati tutti gli elementi che fanno da cornice a quest'evento, come gli angeli, il bue e l'asinello, ecc. La poetessa si chiede alla fine se anche una persona povera possa fare un regalo a Gesù: la risposta è siì! … il proprio cuore. Commozione. Lacrime. Il brano è divenuto oramai uno standard natalizio, eseguito da moltissimi cantanti.
La poesia. Nel gelido, pieno inverno, Christina Rossetti, 1872
Nel mezzo di un gelido inverno
Nel mezzo di un gelido inverno Il vento gelato portava lamenti, La terra era dura come il ferro, L'acqua come una pietra; La neve era caduta, Neve su neve, Nel mezzo di un gelido inverno, Molto tempo fa Nostro Dio, il paradiso non può trattenerlo, Né la terra sorreggerlo; Il cielo e la terra fuggiranno Quando verrà il suo Regno; Nel mezzo di un gelido inverno Una stalla fù sufficiente Per il Signore Dio incarnato, Gesù Cristo. Bastò per lui, che i cherubini lo adorassero notte e giorno Un seno pieno di latte E una mangiatoia piena di fieno. Bastò per lui, che angeli caduti in passato, Il bue, l'asino e il cammello lo adorassero. Angeli ed arcangeli erano tutti lì riuniti, Cherubini e serafini Affollavano l’aria Ma solo sua madre Nella sua fanciulla beatitudine, Adorò l’amato Con un bacio. Cosa posso dargli, Povera come sono? Se fossi un pastore Porterei un agnello, Se fossi un Magio Farei la mia parte, Ecco cosa posso dargli — Gli dono il mio cuore
In the Bleak Midwinter 
In the bleak midwinter Frosty wind made moan, Earth stood hard as iron, Water like a stone; Snow had fallen, Snow on snow, In the bleak midwinter, Long ago. Our God, heaven cannot hold him, Nor earth sustain; Heaven and earth shall flee away When he comes to reign; In the bleak midwinter A stable place sufficed The Lord God incarnate, Jesus Christ. Enough for him, whom Cherubim Worship night and day A breast full of milk And a manger full of hay. Enough for him, whom angels Fall down before, The ox and ass and camel Which adore. Angels and archangels May have gathered there, Cherubim and seraphim Thronged the air; But his mother only, In her maiden bliss, Worshipped the Beloved With a kiss. What can I give him, Poor as I am? If I were a shepherd I would bring a lamb, If I were a wise man I would do my part, Yet what I can I give Him — Give my heart.
La canzone. In the Bleak Midwinter , Jamie Cullum, 2021
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Il New Jersey Devil
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Il New Jersey Devil
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  Ali da pipistrello, zampe lunghe e sottili, testa simile a quella di un cavallo, zoccoli… queste le caratteristiche principali e ricorrenti dell’animale che popolerebbe le più remote zone boschive del New Jersey, passato alla storia con il nome di “Diavolo del New Jersey”.
  Le tradizioni relative al cosiddetto diavolo del New Jersey risalgono all’inizio dell’Ottocento, quando il commodoro della Marina degli Stati Uniti Stephen Decatur, mentre effettuava prove di fuoco di bordata dalla sua nave, vide uno strano essere volare nel tratto di cielo in prossimità della nave stessa: incuriosito e non capendo di cosa potesse trattarsi, indirizzò il fuoco dei cannoni verso la misteriosa creatura, la quale venne colpita ma continuò a volare come se nulla fosse.
Lo stesso Giuseppe Buonaparte, fratello di Napoleone, narra di essersi imbattuto in un misterioso animale nei pressi di Bordertown (sempre nel New Jersey). Era un pomeriggio di una giornata nevosa, l’ex re di Spagna stava cacciando da solo nei boschi vicino la sua magione quando vide alcune tracce anomale sul terreno, simili a quelle di un asino non fosse che denotavano la postura bipede della creatura che le aveva lasciate, la cui zampa destra era leggermente più larga dell’altra a giudicare dalle impronte. Impronte che terminavano all’improvviso come se l’animale fosse volato via. Buonaparte stette a guardare per un po’, fino a quando non venne sorpreso da un sibilo improvviso alle sue spalle. Si girò e vide una strana creatura alata, con testa simile a un cavallo e zampe lunghe come di uccello. Colto da stupore estremo, Buonaparte rimase immobile, fin quando l’animale non prese il volo.
Resoconti simili continuano per tutto l’Ottocento, cui si aggiungono casi di stragi di bestiame ad opera di animali ignoti.
L’ondata del 1909
È tuttavia nel 1909, in gennaio soprattutto, che si ha un aumento impressionante di apparizioni di questo inquietante animale. Centinaia le testimonianze relative all’avvistamento di un essere volante con occhi luccicanti che emetteva un verso acuto e raccapricciante.
Tutto ebbe inizio il 16 gennaio 1909. Un certo Thack Cozzens di Woodbury, New Jersey, vide una creatura anomala con occhi rossi brillanti volare per la strada principale del paese. Lo stesso giorno a Bristol, Pennsylvania, John McCowen vide un animale mai visto prima nei pressi di un canale. Un abitante del paese sparò alla bestia, che volò via emettendo versi acuti. Anche il direttore dell’ufficio postale di Bristol vide la scena e descrisse l’animale come una sorta di creatura volante dalla testa di cavallo. Sui tetti innevati di alcune abitazioni del paese vennero trovate le tracce lasciate dallo strano animale e i cacciatori più esperti della zona dichiararono di non avere mai visto impronte di quel tipo.
Il giorno successivo, il 17 gennaio, la famiglia Lowdens di Burlington, New Jersey, notò delle impronte di zoccoli nel giardino. Non solo, molte altre abitazioni nelle vicinanze presentavano queste misteriose impronte: i tetti ne erano piene, così come le strade… a volte si interrompevano bruscamente, denotando come l’essere avesse preso il volo.
La descrizione più precisa fu effettuata dai coniugi Evans di Gloucester, New Jersey, i quali, svegliati da uno strano rumore la mattina del 19 gennaio 1909 e avvicinatisi alla finestra della loro abitazione, poterono vedere per alcuni minuti nel loro giardino un animale che descrissero come segue: alto poco più di un metro, con una testa di forma canina e un muso dalle sembianze vagamente equine, un lungo collo, ali di circa 60 cm, zampe posteriori lunghe e zoccoli simili a quelli di un cavallo. Non appena aprirono la finestra, il misterioso animale prese il volo.
Identiche descrizioni vennero effettuate, il giorno successivo, da un agente della polizia e dal reverendo di Pemberton i quali videro l’essere nei pressi di Burlington. Infinite, inoltre, le impronte ritrovate sia per terra sia sui tetti, nonché gli infruttuosi tentativi di abbattere la creatura.
Molto interessante la testimonianza del consigliere della città di Trenton, E.P. Weeden, il quale raccontò di essere stato svegliato da un fastidioso sbattere d’ali fuori della finestra della sua camera da letto. Il consigliere disse di avere trovato impronte di zoccoli nella neve, come accaduto a molti altri abitanti del New Jersey e di alcune cittadine della Pennsylvania e del Delaware. Proprio nel Delaware si ebbero vari casi di uccisioni misteriose di polli.
Il 19 gennaio 1909 il “diavolo” del New Jersey venne visto da un nutrito gruppo di abitanti di Clementon mentre volava per i cieli della cittadina, presentando le stesse caratteristiche della creatura osservata nei giorni precedenti.
Quella stessa notte, una certa signora Sorbinski di Camden udì degli strani rumori nel suo giardino. Allarmatasi, aprì la porta di casa e vide dinnanzi a sé il “diavolo” che teneva in bocca il suo cane. La donna lo colpì con un bastone e lo strano essere volò via. La signora iniziò a urlare per richiamare l’attenzione della gente. Due funzionari di polizia si precipitarono a casa sua e, nel frattempo, l’essere venne avvistato su una collina nelle vicinanze, dove altri membri delle forze dell’ordine tentarono di sparare all’animale, senza riuscire a colpirlo.
Gli avvistamenti continuarono per tutto il 1909 con un’intensità e una qualità delle testimonianze (provenienti da persone altamente affidabili) che fanno propendere per la genuinità del fenomeno.
Il ritorno del New Jersey Devil: ipotesi
Tra il 1909 e il 1926 non si ebbero più casi di incontri con la misteriosa creatura. Fu nel 1927 che la creatura tornò a fare parlare di sé. Un taxista diretto a Salem, di notte, aveva appena cambiato una gomma quando notò che la vettura si stava muovendo come scossa da qualcuno. Alzato lo sguardo, il taxista vide una gigantesca figura alata poggiata sul tetto del taxi. Terrorizzato, rientrò in auto, accese il motore e si allontanò velocemente dalla zona, confidando che l’essere volasse via per la velocità.
Avvistamenti sporadici sono continuati negli anni, a volte con caratteristiche leggermente diverse rispetto alla casistica del 1909, nel senso che si è trattato di avvistamenti di creature volanti con aspetti maggiormente affini alle segnalazioni dell’Uomo Falena del West Virginia nel 1966-67.
Sono state formulate varie ipotesi in merito alla natura del diavolo del New Jersey. La più nota afferma che si sarebbe in presenza di una semplice gru canadese, uccello particolarmente diffuso nel Nord America. Il problema di questa ipotesi è che non solo non spiega i casi di attacco ad altri animali, ma nemmeno fornisce spiegazioni su come sia possibile che migliaia di persone all’improvviso non fossero più in grado di riconoscere un uccello molto presente nelle zone in cui vivevano, pensando trattarsi invece di una creatura totalmente anomala e mai vista prima.
Di conseguenza, sono state avanzate varie ipotesi alternative: pterodattili sopravvissuti all’estinzione dei dinosauri (il che è estremamente difficile, dato che non è mai stato trovato alcun corpo), animale ibrido sorto per incroci tra specie note, entità “parafisica” simile all’uomo falena divenuto celebre nel 1966-67 per i numerosi avvistamenti in West Virginia.
Proprio quest’ultima ipotesi, per quanto possa apparire azzardata, riesce a tenere in conto tutti gli elementi salienti della casistica: un essere sfuggente, percepito come totalmente estraneo al mondo animale conosciuto da coloro che lo hanno avvistato, elusivo, apparentemente immune ai proiettili, come se la sua consistenza non fosse totalmente fisica, proveniendo da quelle zone d’ombra in cui si muovono questi esseri la cui origine rimane ancora ignota ma la cui esistenza, stante la mole di prove a supporto, pare acclarata al di là di ogni ragionevole dubbio.
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Meteo oggi: alta pressione in rinforzo, instabilità residua al Sud
Meteo oggi: La circolazione depressionaria che per tutta la settimana ha coinvolto l’Italia tende ora ad indebolirsi, allontanandosi definitivamente verso la Grecia, seguita da un aumento della pressione. Oggi si osserveranno gli ultimi locali episodi di instabilità solo sull’estremo Sud. L’estendersi delle aree soleggiate sarà accompagnato da un lieve rialzo termico, con temperature anche leggermente oltre la norma sulle regioni settentrionali. La prossima settimana- affermano i meteorologi Meteo Expert - vedrà l’instaurarsi di un flusso occidentale con correnti atlantiche che indirizzeranno verso il nostro Paese una serie di veloci sistemi nuvolosi non particolarmente attivi. Le prime due di questo “treno” (la n. 1 e la n.2 di marzo) si affacceranno già domani: una in movimento dalla Penisola iberica verso le regioni meridionali, l’altra in scivolamento dall’Europa nord-occidentale verso quella orientale che, nel suo spostamento verso sudest, lambirà le regioni settentrionali. In generale le precipitazioni attese saranno poco rilevanti, limitandosi solo ad alcuni settori dell’Italia. LE PREVISIONI METEO PER LE PROSSIME ORE Al Nord, al Centro e sulla Campania tempo inizialmente ben soleggiato. Nella seconda parte della giornata irregolare aumento della nuvolosità lungo le Prealpi centro-orientali, su Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Liguria, Toscana e Umbria. Nel resto del Sud e nelle Isole maggiore variabilità, con un cielo tra il poco nuvoloso e l’irregolarmente nuvoloso. Tempo localmente ancora instabile, con isolate brevi piogge su bassa Calabria e Sicilia, in mattinata anche sulla Puglia meridionale. Temperature: massime per lo più stazionarie o in leggero aumento. Venti di Libeccio localmente anche intensi sul Ligure, moderati o tesi da ovest o di Maestrale su Calabria, Isole e mari prospicienti. Mari: calmi o poco mossi l’Adriatico centro-settentrionale e l’alto Tirreno; mossi i restanti bacini, fino a molto mossi il basso Ligure, i canali di Sardegna e di Sicilia, lo Ionio al largo. LE PREVISIONI PER LUNEDÌ 6 MARZO Nuvolosità sparsa in gran parte dell’Italia, con maggiori schiarite in Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria di ponente, Emilia-Romagna, coste del medio Adriatico, al mattino anche in Puglia e nel settore ionico. Nel corso della giornata sono previste locali precipitazioni nel Triveneto (quota neve sulle Alpi intorno a 1000-1200 metri), Liguria di Levante, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, nordovest della Calabria e Sardegna occidentale; qualche isolata precipitazione, nevosa sui rilievi oltre i 1100-1200 metri, possibile anche nel nord della Lombardia; nel pomeriggio qualche piovasco possibile sulla Puglia centrale. Temperature minime in sensibile rialzo al Centronord, più contenuto al Sud e Isole maggiori. Temperature massime in lieve calo su regioni settentrionali e tirreniche.; valori fino a 17-18 in Sicilia, 15-16 gradi su Emilia-Romagna, regioni del medio-basso Adriatico e al Sud. Venti deboli su medio a alto Adriatico con mare poco mosso; da moderati a tesi in prevalenza sud-occidentali al Centrosud e su tutti gli altri mari. Mossi i mari di ponente, lo Ionio e l’Adriatico meridionale, fino a molto mossi il Ligure e il Canale di Sicilia. LE PREVISIONI METEO PER MARTEDÌ 7 MARZO Schiarite anche ampie su coste del medio-basso Adriatico. sul settore ionico, in Sicilia, al mattino anche all’estremo Nordovest e sulla Sardegna orientale. Maggiore nuvolosità nel resto d’Italia ma con pochi e deboli fenomeni su Friuli, alto Veneto, nordovest della Toscana, Lazio meridionale, Calabria tirrenica e sudovest della Sardegna. In serata qualche pioggia anche sull’alto Lazio e qualche fiocco di neve in quota nell’ovest della Valle d’Aosta. Temperature minime in lieve aumento al Centro-Sud; massime senza grandi variazioni, in generale nella norma o al più leggermente al di sopra; valori fino a 16-17 gradi in Emilia-Romagna, medio-basso Adriatico, Calabria, Sicilia e Sardegna. Venti moderati occidentali su mari occidentali e basso Ionio, con rinforzi di Libeccio sul Ligure. Mari: poco mosso l’Adriatico, generalmente mossi i restanti bacini, fino a molto mosso il Mar Ligure. Read the full article
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imwhatiplay · 3 years
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In the Bleak Mid-Winter
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In the Bleak Mid-Winter ("Nel gelido, pieno inverno"), conosciuta anche come A Christmas Carol, è una poesia e una canzone natalizia, scritta dalla poetessa inglese Christina Rossetti nel 1872 (ma pubblicata postuma solo nel 1904). Fu messa in musica per la prima volta nel 1906. Il testo è di carattere religioso e parla della Nascita di Gesù, descritta, come da tradizione, in una gelida e nevosa giornata d'inverno. Vengono quindi citati tutti gli elementi che fanno da cornice a quest'evento, come gli angeli, il bue e l'asinello, ecc. La poetessa si chiede alla fine se anche una persona povera possa fare un regalo a Gesù: la risposta è siì! ... il proprio cuore ... . Commozione. Lacrime.
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