Tumgik
#intelligenzaartificiale
gonagaiworld · 4 months
Text
Tumblr media
I giapponesi temono che gli anime siano creati tramite intelligenza artificiale Le IA potrebbero rappresentare una minaccia significativa per i professionisti umani che si occupano di design, illustrazione, creazione di manga, animazione, scrittura, composizione tipografica e altro. Info:--> https://www.gonagaiworld.com/i-giapponesi-temono-che-gli-anime-siano-creati-tramite-intelligenza-artificiale/?feed_id=424687&_unique_id=65ae20b03efbb #Culturaotaku #Industria #Intelligenzaartificiale
4 notes · View notes
lucariperto · 2 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Nell’ultimo anno e mezzo l’Intelligenza Artificiale è diventata una realtà che influisce nella vita di tutti. L’incontro organizzato dall’Ordine degli Architetti di Torino su pratica architettonica e intelligenza artificiale è stata l’occasione per fare il punto su come l’AI sta cambiando il lavoro dell’architetto.
Partendo da sette casi studio, il dibattito ha affrontato temi come la spinta alla miniaturizzazione degli Studi professionali, l’analisi predittiva, l’integrazione dell’AI nel processo progettuale, la psicologia della progettazione e la qualità di vita.
Una domanda però è rimasta inespressa e pertanto senza risposta: se domani l’attività umana si limiterà alla selezione degli output artificiali, affidando alla AI la funzione creativa, quale futuro ci attende quando, nel suo continuo processo di auto apprendimento, l’AI finirà per attingere ai suoi stessi elaborati, in una iterazione continua che potrebbe non essere percepita criticamente dall’uomo?
Ho girato la domanda a ChatGPT e questa è la risposta:
“Hai ragione, poni la questione in modo appropriato. Se l'attività creativa dovesse essere completamente delegata all'AI, senza un effettivo controllo umano sul processo, allora emergerebbero alcuni rischi significativi:
- Come dicevi, l'AI potrebbe cadere in un loop di auto-apprendimento che la porterebbe a generare soluzioni sempre più autoreferenziali, basate sui propri precedenti output e prive di originalità. Questo processo potrebbe sfuggire al controllo umano.
- Si rischierebbe di perdere progressivamente la capacità di comprendere e valutare criticamente il lavoro dell'intelligenza artificiale. Siamo ancora lontani dall'avere sistemi di AI pienamente trasparenti e spiegabili.
- Verrebbe a mancare il contributo umano di sensibilità estetica, empatia ed etica, fattori imprescindibili soprattutto nel campo dell'architettura e del design.
- Si creerebbero le condizioni per un'omologazione e standardizzazione delle soluzioni progettuali, in contrasto con i principi di sostenibilità, innovazione e contestualizzazione.
In definitiva, in assenza di un effettivo controllo umano sul processo creativo, delegato completamente alle macchine, i rischi di "derivazione" dell'intelligenza artificiale sarebbero concreti e difficilmente governabili.
Per un futuro sostenibile sarà fondamentale un approccio prudente che preservi il ruolo dell'uomo, integrando e guidando le potenzialità dell'AI, senza mai delegarle il libero arbitrio progettuale.”
Uomo avvisato…
L’immagine principale non è collegata all’evento dell'Ordine degli Architetti ma è stata generata da Stable Diffusion XL attraverso un prompt basato sul testo del post e successivamente reiterata un certo numero di volte
2 notes · View notes
sitiweb-re · 2 months
Text
Tumblr media
Nel rapporto del 2023, l’intelligenza artificiale era una tendenza significativa evidenziata dai contributori, ma quest’anno ha davvero preso il sopravvento. https://www.sitiweb.re/quali-saranno-i-principali-trend-seo-nel-2024/ #SEO #Google #IntelligenzaArtificiale
2 notes · View notes
scienza-magia · 6 months
Text
L'intelligenza artificiale nei Tribunali Italiani
Tumblr media
L’intelligenza artificiale non può decidere al posto di giudici e avvocati. La ricerca di dati e la redazione di testi potranno essere sostituite, ma nel breve periodo molte funzioni decisionali resteranno nell'ambito umano. Sentenze di pura fantasia allegate agli atti, applicazioni di intelligenza artificiale che decidono al posto del giudice, indagini tributarie condotte da sistemi di IA: non è fantascienza, ma invece tutto questo è già attualità. ChatGPT, che è solo una delle applicazioni di intelligenza artificiale, ma al momento la più famosa, almeno per il grande pubblico, è recentemente divenuta protagonista anche nell’ambito giudiziario. Ha, infatti, creato sentenze inesistenti a sostegno dell’atto che ha scritto per gli avvocati che avevano utilizzato il sistema di intelligenza artificiale, condannati per questo al pagamento di una sanzione di 5.000 dollari, nonché a inviare una lettera ai giudici ai quali avevano falsamente attribuito le decisioni per informarli di quanto accaduto. Ha diffamato più di una persona, inventando prove documentali ad hoc, tanto che Open AI, la società che la produce, è stata citata in giudizio. E anche per queste ragioni, l’utilizzo di ChatGPT è stato vietato in alcuni grandi studi legali. Ora si discute anche dell’uso dell’intelligenza artificiale, che ovviamente non coincide con l’uso di ChatGPT, per decidere le sorti di un processo. Se ne è parlato, in particolare, con riguardo ad un’iniziativa dell’Estonia di gestione dei procedimenti giudiziari con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, per cause civili di valore fino a 7.000 euro, e comunque con la possibilità di un intervento umano. In questi giorni l’Ordine degli Avvocati della Florida ha pubblicato una Advisory Opinion sull’uso dell’IA da parte degli avvocati, che prevede, fra l’altro la richiesta di consenso al cliente per l’utilizzo dell’IA e la possibilità di riduzione dell’onorario quando questi sistemi vengono utilizzati. Alcuni Tribunali statunitensi hanno previsto l’obbligo di disclosure nel caso in cui gli avvocati si avvalgano dell’IA, anche a tutela delle informazioni riservate e proprietarie di cui si tratti nella controversia. Recentemente, nel nostro Paese, la legge delega n. 111/2023 ne prevede espressamente l’utilizzo al fine di prevenire, contrastare e ridurre l’evasione e l’elusione fiscale. L’intelligenza artificiale sostituirà il giudice e l’avvocato?
Tumblr media
Per rispondere bisogna prima esaminare in che cosa consiste il lavoro che si svolge in uno studio legale e in un tribunale. Si possono individuare almeno quattro tipologie di attività: ricerca, interpretazione, redazione degli atti, decisione. C’è infatti una parte del lavoro che consiste nella ricerca della normativa rilevante e dei precedenti giudiziari. Dunque, una parte del lavoro del giurista consiste nell’attività di ricerca delle norme e delle decisioni rilevanti e questa può essere certamente affidata a sistemi automatizzati. E quindi bisogna ribadire che non tutti i sistemi digitali sono intelligenza artificiale. Infatti, la ricerca giuridica su banche dati si svolge ormai da tempo. Ma la differenza è che i sistemi di intelligenza artificiale possono andare oltre e non limitarsi a una ricerca sui termini introdotti anche con l’aiuto di operatori booleani. Possono, per esempio, dal contesto desumere altri termini rilevanti, anche se non direttamente utilizzati, ed effettuare una ricerca su quelli. Possono, ancora, classificare le decisioni rintracciate in favorevoli e contrarie, ai fini della disputa in corso. Dunque in questa attività “clerical”, c’è ampio spazio per i sistemi di intelligenza artificiale, che si potranno aggiungere a quelli digitali. Tuttavia, talora l’attività di ricerca del giurista si estende anche oltre il confine che può essere stato predefinito. C’è spesso un salto creativo, un’associazione non prevista, in cui si esprime la creatività del giurista. I revirement giurisprudenziali sono frutto di una nuova interpretazione delle norme che rispecchia l’evoluzione della società: dall’interpretazione evolutiva intervenuta dall’entrata in vigore del codice civile ad oggi delle norme sulla responsabilità civile, che è tutta da attribuire alla giurisprudenza, alle disposizioni che riguardano l’etica che riflettono necessariamente i cambiamenti del costume: dal concetto di pudore all’idea di famiglia, solo per fare alcuni esempi. L’interpretazione evolutiva, essenza del lavoro del giurista, oggi non appartiene ai sistemi di IA. Essi imparano dal passato che tendono a riprodurre, come è accaduto nei casi che negli Stati Uniti hanno penalizzato l’accesso alla libertà condizionata per le persone di colore, riproducendo dei bias. Dunque, nell’attività di interpretazione innovativa, al momento non c’è spazio per i sistemi di intelligenza artificiale. Ancora, i sistemi di intelligenza artificiale che hanno ad oggetto il linguaggio, sono certamente in grado di scrivere atti: siano essi dell’avvocato o del giudice. Dunque, ricorsi, per esempio, o memorie, come pure sentenze. C’è poi una vasta attività che consiste nella redazione di verbali di riunione e traduzioni, che pure può essere senz’altro svolta dai sistemi IA, con delle funzionalità in più rispetto a quelli digitali finora utilizzati. Tuttavia, in questa fase di rodaggio dei sistemi, l’intervento umano di supervisione e controllo è necessario, per non incorrere in quei problemi cui si accennava all’inizio dell’articolo, e magari essere citati in giudizio per i danni cagionati dall’IA. Lo hanno espressamente affermato anche alcune Corti statunitensi, che ritengono comunque l’avvocato responsabile. Dunque certamente c’è spazio per l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale nella ricerca e nella redazione di atti, con i limiti che si sono indicati. Ma la vera domanda è: può il sistema di IA decidere al posto dell’avvocato o del giudice? L’avvocato, infatti, decide sulla strategia da utilizzare e spesso riveste anche un ruolo importante di consulente del cliente. Il sistema di IA può raccogliere i pro e i contro di una certa strategia, accompagnandoli dall’indicazione delle percentuali di successo, e poi sottoporli all’avvocato che considererà anche altri elementi di contesto. Il sistema di IA può anche prospettare la decisione giudiziaria, al posto o in assistenza al giudice, secondo i pattern che ha individuato. Le sentenze devono essere motivate e le decisioni devono essere spiegabili e, di conseguenza, impugnabili. Dunque l’explanaibility è un requisito essenziale e oggi non è di tutti i sistemi di IA. Nel caso specifico della decisione giudiziaria, come si legge nei considerando della proposta di AI ACT, «l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale può fornire sostegno, ma non dovrebbe sostituire il potere decisionale dei giudici o l’indipendenza del potere giudiziario, in quanto il processo decisionale finale deve rimanere un’attività e una decisione a guida umana». L’intelligenza artificiale sostituirà dunque il giudice e l’avvocato? Al momento si può concludere così: alcune funzioni, quali ricerca e redazione, potranno essere sostituite. Ma quanto meno nel breve periodo gran parte delle funzioni decisionali e l’attività più creativa rimarranno nell’ambito umano. Read the full article
3 notes · View notes
kommunic8 · 11 months
Link
Se fate caso una grandissima quantità di articoli pubblicati su internet ha nel titolo un numero e la promessa di darvi quel numero di cose per aiutarvi a fare qualcosa. TRASCRIZIONE [ENG translation below] Qualche tempo fa qualcuno tra i creativi si era svegliato e si era reso conto che la gente apriva gli articoli pubblicati su internet con molta più facilità se nel titolo c'era un numero e che la cosa era ancora più accattivante e aveva ancora più successo se insieme al numero c'era anche la promessa di riuscire a fare qualcosa, ad esempio 'le 5 cose che non vi dovete perdere se volete' eccetera eccetera oppure 'i 5 modi più...' e dico 5 tanto per dire ma potrebbero essere 10 potrebbero essere 3 potrebbero essere 2. Se fate caso una grandissima quantità di articoli pubblicati su internet ha nel titolo un numero e la promessa di darvi quel numero di cose per aiutarvi a fare qualcosa. La cosa un po' ha degenerato, tanto che ormai è diventato quasi la parodia di se stesso, quello che sembrava un modo per attrarre le persone, lettori e lettrici, è diventato ormai, diciamo, una barzelletta. Non molto tempo fa ho letto un articolo, qualcuno che commentava appunto su questa mania di mettere il numero e di promettere qualcosa col numero nel titolo, dicendo tra un po' l'intelligenza artificiale generativa distruggerà l'umanità e noi staremo qui a pubblicare articoli sui nostri blog, intitolandololi '5 modi con cui la L'intelligenza artificiale generativa riuscirà a distruggere l'umanità'. Sì, perché se non ve ne siete accorti, se non ve ne siete accorte, da diciamo sei mesi, da gennaio e da dicembre dell'anno scorso che non si fa altro che parlare dell'intelligenza artificiale, piano piano la gente ci si sta avvicinando, seguendo un po' quella che è la teoria delle onde, che dice che la novità parte dal centro e poi piano piano si diffonde come una pietra in uno stagno a cerchi concentrici. Quindi diciamo che se a gennaio, febbraio si parlava di intelligenza artificiale generativa solo in circoli ristretti, ora se ne parla anche su Famiglia Cristiana e su Gente, Oggi queste riviste diciamo meno tecniche, sì meno tecnologiche. Si offrono a man bassa corsi per imparare a dire all'intelligenza artificiale generativa come fare questo e come fare quest'altro, si cerca di discutere, decidere se permettere che l'intelligenza artificiale sia o meno dentro le scuole. Io che vi dico? Cinque modi? No vabbè, io ve ne do 3 di motivi, 3 minuti grezzi. TRANSLATION Some time ago someone among the creative people has woken up and realised that people opened articles posted on the Internet much more easily if there was a number in the title and that it was even more appealing and was even more successful if along with the number there was also a promise of being able to do something, for example 'the 5 things you must not miss if you want to' etc. etc. or 'the 5 most ...' and I say 5 just to say but it could be 10 it could be 3 it could be 2. If you notice, a very large amount of articles posted on the Internet have a number in the title and a promise to give you that number of things to help you do something. The thing somewhat degenerated, so much so that it has now become almost a parody of itself, what seemed like a way to attract people, readers, has now become, let's say, a joke. Not too long ago I read an article, someone commenting precisely on this craze of putting the number and promising something with the number in the title, saying in a little while generative artificial intelligence will destroy humanity and we'll be standing here posting articles on our blogs, titling them '5 ways in which Generative Artificial Intelligence will succeed in destroying humanity.' Yes, because if you haven't noticed, for let's say six months now, since January, since December of last year there has been nothing but talk about artificial intelligence, slowly people are getting into it, following a little bit what is the wave theory, which says that the novelty starts from the center and then slowly spreads like a stone in a pond in concentric circles. So let's say that if in January, February they were talking about generative artificial intelligence only in small circles, now they are talking about it also in Famiglia Cristiana and in Gente and in Today, that are magazines let's say less technical, yes less technological. Courses are offered hand over fist to learn how to tell generative artificial intelligence how to do this and how to do that, trying to discuss, to decide whether or not to allow artificial intelligence inside schools. And what do I tell you? Five ways? No, whatever, I give you 3 reasons, 3 raw minutes.
3 notes · View notes
megachirottera · 1 year
Text
Zombie dell’algoritmo, anime in prigione
“Prima sono venuti per i non vaccinati…“
Continua a leggere →
5 notes · View notes
artedigitalia · 1 year
Text
Adobe ha rilasciato la versione beta di Adobe Firefly, la AI d'arte generativa che si distingue dalle altre per…
2 notes · View notes
lud · 2 years
Photo
Tumblr media
Ho scritto una breve storia sul desiderio-di-non-crescere (scommetto che in tedesco esiste una parola unica per esprimere questo concetto). L’ho illustrata usando DALL•E. Per chi è interessato alle questioni di #AI : la parte più difficile è stata cercare di dare continuità al personaggio principale. #crescere #dalle #intelligenzaartificiale https://www.instagram.com/p/Cf3xRBaMf8X/?igshid=NGJjMDIxMWI=
2 notes · View notes
fulvionani · 8 hours
Text
La scoperta dell'intelligenza artificiale nell'ingegneria informatica di Fulvio Nani
Nel campo in continua evoluzione dell’ingegneria informatica, comprendere il profondo impatto dell’intelligenza artificiale (AI) è fondamentale. Fulvio Nani, un esperto esperto nel campo dell'ingegneria informatica, fa luce sul ruolo fondamentale che l'intelligenza artificiale svolge nel plasmare i paesaggi tecnologici moderni. Approfondisci i fondamenti dell'intelligenza artificiale nell'ingegneria informatica mentre ne esploriamo il significato, le applicazioni, le sfide e le prospettive future.
0 notes
aitan · 2 days
Text
Ubi erant, sunt et erunt?
Ogni trono ha una gamba lesionata
(Una strofa cantata e una breve riflessione)
Dov'erano i fascisti?
Dove sono i berlusconiani,
i socialisti e i renziani?
Dove saranno i meloniani,
gli sfascisti e i leghisti
di domani?
1 note · View note
enkeynetwork · 5 days
Link
0 notes
gonagaiworld · 1 year
Text
Tumblr media
Le illustrazioni realizzate dall'Intelligenza Artificiale possono essere monetizzate Chichi-Pui aggiungerà la possibilità di monetizzare i contenuti pubblicati su questa piattaforma. Info:--> https://www.gonagaiworld.com/le-illustrazioni-realizzate-dallintelligenza-artificiale-possono-essere-monetizzate/?feed_id=367428&_unique_id=645f415b44303 #Culturaotaku #FANTIA #Intelligenzaartificiale #Pixiv
2 notes · View notes
bloginnovazione · 6 days
Link
0 notes
staipa · 12 days
Text
Tumblr media
Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/perche-lintelligenza-artificiale-non-e-intelligente/?feed_id=1457&_unique_id=6628e34f743b2 %TITLE% C'è un'aura di mito e di mistero attorno all'idea di Intelligenza Artificiale, in parte dovuta all'ovvia ignoranza tecnologica ma in larga parte dovuta al marketing aggressivo di chi la sviluppa o agli allarmismi per ora immotivati. Dall'altra parte, c'è chi la critica aspramente come una tecnologia estremamente sopravvalutata portandone esempi di fallimento. Vorrei cercare di esplorare quale sia lo stato attuale di quello che l'Intelligenza Artificiale può o non può fare. Ho già parlato di Intelligenza Artificiale in diversi articoli (https://short.staipa.it/3qsdr), dei problemi etici che la riguardano (https://short.staipa.it/g50at), della sua sostenibilità (https://short.staipa.it/w7n3s) del suo impatto sulla medicina (https://short.staipa.it/bm3ei), dei possibili sviluppi futuri (https://short.staipa.it/5pc8z), delle sue sfide tecniche e sociali (https://short.staipa.it/emfjl), dei miti che la circondano (https://short.staipa.it/s6u5y) e di molti altri argomenti. Non ho mai parlato di cosa non è, e di quale sia il principale limite ancora invalicabile. Un'informazione utile a rimettere nel giusto piano molte delle affermazioni che la circondano. Per facile comprensione ho scelto di mostrare alcuni esempi di come sia facile far cadere in errore una intelligenza artificiale generativa. Lo scopo non è sminuirne la potenza e l'importanza ma mostrare la differenza tra Intelligenza e Intelligenza Artificiale. Ho chiesto a Chat GPT "Puoi farmi un esempio di distribuzione di voti tra 10 studenti in modo che la media faccia 6,5?" non è una domanda difficile per chi abbia un minimo di conoscenza di base dell'aritmetica da elementari. Basta che tutti prendano 6,5 e la media farà 6,5. La risposta è stata 5, 6, 6, 6, 7, 7, 8, 8, 9, 10. La cui media fa 7.2. Sono un programmatore, so un po' di come a volte i programmi "ragionino", non ho specificato che i voti possano avere la virgola e questo potrebbe aver messo in difficoltà il sistema anche se una distribuzione di numeri interi come 5, 6, 6, 6, 7, 7, 8, 8, 9, 5 avrebbe portato a un tutto sommato accettabile 6.7 di media. Ho voluto quindi dare il giusto suggerimento per costringere il sistema ad utilizzare numeri con la virgola "Puoi farmi un esempio di distribuzione di voti tra 10 studenti in modo che la media faccia 6,5? Gli studenti possono prendere anche voti con la virgola", la risposta è stata 7, 6, 6, 5, 6.5, 7.5, 8, 8, 9, 6 la cui media però è di 6.9. Certo, sembra capire il linguaggio e le domande che si fanno ma per quanto conosca molte persone che non sanno fare aritmetica di base mi pare che ci sia qualche lacuna di troppo in un sistema di cui si teme possa sostituire il lavoro di personale qualificato. Ho tentato con una domanda più generica, ma con un contesto strano, l'idea era quella di chiedere qualcosa che non potesse essere facilmente reperibile su internet come risposta preconfezionata. D'altronde se parlo con una intelligenza superiore alla mia non lo faccio per chiederle cose banali di cui sono a conoscenza giusto? La domanda è questa "Uno squalo potrebbe partecipare a una gara fra tonni?", credo che una qualunque intelligenza in grado di comprendere la frase e il suo contesto sceglierebbe una risposta tra "Quello che chiedi non ha senso perché i pesci non fanno gare" oppure -se avesse un po' più di ironia- "Gli squali non essendo tonni non verrebbero accettati in tale competizione". La risposta è stata "No, gli squali non parteciperebbero a una gara fra tonni. Le gare fra tonni coinvolgono esseri umani che competono per catturare tonni utilizzando attrezzature specifiche per la pesca. Gli squali, essendo predatori marini, cacciano tonni come parte della loro dieta naturale, ma non partecipano a gare organizzate dagli esseri umani. Gli squali non hanno la capacità di comprendere il concetto di una
gara organizzata e non possono essere addestrati per partecipare ad attività umane come una gara di pesca al tonno. Inoltre, coinvolgere gli squali in tali eventi sarebbe poco sicuro e poco pratico, considerando il loro comportamento naturale e il rischio potenziale per gli esseri umani e per gli stessi squali." che in parte ha senso, se assumiamo che si stesse parlando di una gara di pesca al tonno fatta da umani e non di una gara di tonni fatta da tonni. Una intelligenza intelligente non sarebbe caduta in un inganno così semplice. Ho deciso di fare un ulteriore test con una intelligenza artificiale che genera immagini a partire da un'idea. Ho chiesto "un logo che sembri scritto a mano comprendente solo una S e una G, l'idea era di produrre un logo in qualche modo sulla falsa riga di quello che utilizzo sul mio sito personale, ma con un appeal più artigianale. Dovrebbe essere un'idea piuttosto semplice su cui nessun grafico umano sbaglierebbe, potrebbe farlo bello, brutto ma sono abbastanza sicuro che al netto di colore e forme comparirebbero in qualche modo una S, una G e nessun'altra lettera. Le immagini che mi sono state restituite, una conteneva le lettere "S i g i", una conteneva le lettere "S t a n g i i", una conteneva "g u i s e i g a", e solo uno conteneva effettivamente solo una S e una G, che però non avevano per nulla l'aspetto di essere state realizzate a mano. I giornali titolano del terrore dei grafici di poter essere sostituiti da questa tecnologia. Ho provato anche qualcosa che fosse più nelle corde di un'artista che sia intelligente e che possa rubare immagini di altri per produrre qualcosa di bello. Ho chiesto "Un'immagine che rappresenti un'idea, evitando però di usare il cliché della lampadina". Ora non so cosa mi avrebbe prodotto un vero grafico, un cervello pieno di colori? Uno scienziato che salta felice? Un'esplosione piena di piccole immagini di parti meccaniche? Non ne ho idea, la grafica non è il mio forte. Sono abbastanza sicuro però che se mi avesse prodotto l'immagine di una lampadina non lo avrei considerato intelligente. Eppure... Qual è il problema? Qual è l'errore costante in tutte queste risposte se non esattamente l'assenza di intelligenza? La mia non vuole essere una critica a quello che attualmente viene venduto come Intelligenza ma alla definizione che le viene data, appunto Intelligenza. Non esiste una definizione univoca e universalmente accettata per cosa sia l'Intelligenza. Se la capacità di un cucciolo di nutrirsi appena nato sia intelligenza o no, se una risposta istintiva sia intelligenza o no, se un'ape possa definirsi intelligente o no. Abbiamo deciso che noi siamo intelligenti e abbiamo coniato una parola che definisca quello che noi sentiamo di essere, pur essendo incapaci di descriverlo. Una caratteristica che però credo possa essere condivisibile in larga parte credo sia quella di comprendere il contesto in cui ci si trova. L'Intelligenza Artificiale non lo fa. Non sta capendo le parole che le diciamo, non sta dandogli significato e figurandosi qualcosa per rispondere con un ragionamento. L'IA per come siamo in grado di realizzarla oggi è una specie di rete di probabilità, che fa corrispondere un input all'output che ritiene più probabile, senza entrare nel reale significato di quanto riceve come richiesta e di quanto fornisce come risposta. Un esempio che può rendere meglio l'idea è quello del riconoscimento delle immagini. L'Intelligenza artificiale non è qualcosa di intelligente ma inizia come un aggeggio vuoto e inerte a cui vengono date informazioni con dei cartellini: questa è la foto di un gatto, questa è un'altra foto di un gatto, gatto, gatto, gatto, gatto, questa invece è la foto di un cane, altro cane, cane, sempre un cane, cane, occhio che questo è un gatto, gatto, cane, altro cane, gatto. Per migliaia, possibilmente milioni di volte. A quel punto ci sarà una probabilità altissima che sia in grado di riconoscere un gatto, o un cane, o moltissime altre cose.
Ma non perché sappia cos'è un gatto, un animale, il pelo, un occhio o una crocchetta. Semplicemente perché conoscerà la probabilità che i pixels di un'immagine siano disposti in un certo modo quando l'etichetta è "gatto". Paradossalmente potrebbe riconoscere un gatto perché impara a riconoscere che i pixel nella foto hanno generalmente accanto la forma di un cuscino, e non riconoscere un gatto nel prato se tutti i gatti che gli sono stati mostrati erano su un cuscino, e cosa peggiore riconoscere un cuscino come gatto, o riconoscere come gatto un cane su un cuscino. Tutto dipende non tanto dall'Intelligenza del sistema ma da quella dei suoi addestratori che dovranno fornire immagini il più possibile eterogenee e ben ragionate per costringere il sistema a riconoscere solo la parte di immagine che davvero contiene il gatto, e non altri dettagli di contorno. Ma in ogni caso non sarà il gatto ad essere riconosciuto, ma una certa probabilità di distribuzione di puntini colorati in una immagine. Siamo ben lontani da un software in grado di fare ragionamenti, di conoscere davvero che cosa sia un gatto e di figurarselo. Probabilmente decenni. Ed è per questo che l'Intelligenza Artificiale è ben lontana dal sostituirci o dal conquistarci, ma anche solo di essere un sistema affidabile con assoluta certezza in determinate situazioni. Prendiamo il classico caso di un robot in grado di distinguere il nemico e ucciderlo. Da cosa lo riconoscerà? Migliaia di immagini che gli mostrano uomini in divisa? Basterà vestire i soldati in giacca e cravatta. Migliaia di immagini di persone armate? Basterà camuffare le armi da valigetta. In un modo o nell'altro basterà comportarsi o apparire fuori contesto in qualche modo. Apparire un civile. Ovviamente a meno che sia programmato per distruggere indifferentemente tutto, ma a quel punto una bomba atomica o un'arma batteriologica sarebbero meno dispendiose. Per lo stesso motivo, le attuali intelligenze artificiali eccellono nel riconoscere tumori o fratture dalle immagini, nel trovare anomalie nei dati, nel distinguere tra miliardi di foto di stelle quelle con caratteristiche interessanti, nell'analizzare immagini satellitari e nel monitoraggio e ottimizzazione di vario genere. Ma poi richiedono che ci siano degli esseri umani che verificano i risultati e decidano. Questi risultati non sono dovuti all'intelligenza del software, ma all'ingegnosità dei cosiddetti data scientists, gli scienziati dei dati, che sviluppano metodi per addestrare questi software ad eccellere in compiti che implicano il confronto tra un elemento e un'enorme quantità di dati. Anche le Intelligenze Artificiali generativa, per quanto sorprendenti e interessanti funzionano su meccanismi analoghi. Hanno sistemi con i quali sono in grado di generare testi o immagini che hanno una certa probabilità di essere aderenti alla richiesta, producono un certo numero di risultati e poi valutano quali tra questi possano essere i migliori. Ma non sono in grado di ragionare e di comprendere davvero la richiesta come è in grado di fare un essere umano. La parte eticamente problematica di tutto questo è che non essendo in grado di generare da zero qualcosa sono costretti a leggere o visionare testi e immagini già realizzati e taggati, esattamente come per il riconoscimento delle immagini. A quel punto se si chiede qualcosa di relativamente simile a qualcosa di già esistente sono in grado di produrre qualcosa che ci somiglia, o che ha una buona probabilità di somigliarci. Aprendo un legittimo dubbio sulla questione che quello che viene prodotto sia una forma di plagio di qualcosa già esistente senza l'autorizzazione dell'autore originale. Alla luce di queste informazioni è decisamente più facile ragionare su cosa possa verosimilmente fare o no l'Intelligenza Artificiale, ci sono ambienti a basso valore dove sicuramente farà diminuire il personale umano in favore di specialisti (call center, supporto tecnico di primo livello, ricerca di informazioni di importanza non strategica.
..), ma difficilmente potrà allo stato attuale sostituire alti profili o profili tecnici (programmatori, progettisti, chi prende decisioni finali con implicazioni importanti...), in compenso permetterà a chi ha intelligenza reale di pensare a nuove applicazioni che possono diventare strategiche e importanti basate soprattutto sul riconoscimento di pattern o la riproduzione di eventi o situazioni. Anche su questo il 90% di quello che si legge in rete è fuffa, e sapere come funzionano le cose aiuta ad avere meno paura e più consapevolezza.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
0 notes
scienza-magia · 6 months
Text
Sviluppo nell'uso dell'AI in ambito medico per diagnosi e cura
Tumblr media
Intelligenza artificiale applicata alla nostra salute, dallo screening alla pillola: una nuova sanità. Giorgio Sesti, presidente Simi: prematuro pensare che possa sostituire un internista in una diagnosi, ma può accelerare la scoperta di molecole farmacologiche. Il tempo, breve, di mettere insieme le ricerche sparse nel mondo, verificare le prime sperimentazioni, analizzare i benefici accanto ai possibili danni e l’intelligenza artificiale in medicina è già realtà.  Quello che ci circonda è molto più concreto e fattivo di quanto si potesse immaginare solo poco più di un anno fa. La disponibilità di dati in ambito medico è cresciuta enormemente così come le fonti da cui essi provengono. Accanto ai dati tradizionali, dalle cartelle cliniche ai database genetici, sono sempre più disponibili quelli che arrivano da testi, immagini, suoni, sensori. «Gli algoritmi in ambito medico – spiegano gli esperti dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano – sono usati per interpretare questa enorme mole di dati e per identificare possibili relazioni di causa-effetto tra i dati e le patologie di cui un paziente soffre. Il campo nel quale si sono fatti più progressi in termini di utilizzo dell’intelligenza artificiale come supporto per i medici è quello diagnostico. Un’altra area sulla quale si sta lavorando molto è quella legata ai sistemi di predizione, in grado di identificare possibili patologie ancora prima che queste si manifestino». La codificazione dell’uso della AI nel campo della salute, dunque, ha subito una brusca accelerazione. Dai laboratori, dagli spazi della sperimentazione è praticamente arrivata al letto del paziente. Tanto che l’Oms, in pochi mesi, da gennaio a ottobre, si è espressa oltre tre volte sulla materia. L’ultima, un paio di settimane fa: una nuova pubblicazione elenca le principali considerazioni normative sull’intelligenza artificiale per la salute. La pubblicazione mira a delineare i principi chiave che i governi possono seguire per sviluppare nuove linee guida o adattare quelle esistenti. Viene sottolineato che con la crescente disponibilità di dati sanitari e il rapido progresso delle tecniche analitiche gli strumenti di intelligenza artificiale potrebbero trasformare il settore sanitario. L'evoluzione
Tumblr media
Nuovi percorsi diagnostici, terapie e ricadute economiche vanno, ovviamente, di pari passo. La ricerca tenta di “armonizzarle” e noi speriamo lo faccia tenendo presente la tutela del paziente. Certo è che volano sia le sperimentazioni che il giro d’affari. In campo sanitario si stima che il settore dell’AI passerà dai 15 miliardi di dollari del 2023 a 103 miliardi di dollari entro il 2028. All’attivo, tra i successi, abbiamo, per esempio, progressi nella diagnostica predittiva, compresa quella precoce di un tumore come quello del pancreas. Ma anche la creazione di un antibiotico (la molecola è stata battezzata Halicin) efficace contro l’antibiotico-resistenza. Nonostante i risultati positivi tra i camici bianchi non si nasconde il timore che questa rivoluzione possa essere mal interpretata. Imboccata come scorciatoia sia diagnostica che terapeutica. Da qui la profonda discussione che ha voluto affrontare la Società italiana di Medicina interna (Simi), circa 5 mila iscritti, durante il recente congresso a Rimini. «L’AI – spiega il professor Giorgio Sesti, presidente della Simi – sta entrando prepotentemente nel campo della medicina. Ritengo però prematuro pensare che possa sostituire il medico internista nel porre diagnosi e consigliare la terapia più appropriata, ma potrà contribuire a perfezionare gli strumenti a disposizione per l’apprendimento, l’aggiornamento, la formazione sul campo tramite le simulazioni, la diagnostica avanzata. Le sue applicazioni possono accelerare la scoperta di nuove molecole farmacologiche e lo sviluppo di indagini per la diagnosi precoce di patologie croniche». La maggior parte di queste applicazioni sperimentali riguarda la radiologia (avanzate sono le applicazioni dell’AI alla mammografia, per lo screening oncologico), ma anche in medicina interna, oftalmologia e in ambito gastro-enterologico. «È necessario – aggiunge Sesti – formare una generazione di “medici cyborg”, cioè medici con competenze informatiche avanzate, per facilitare e avvicinare le nuove generazioni all’uso di certi strumenti. Negli Usa li chiamano “information specialist”. Sono questi i colleghi del futuro specialisti in AI in grado di dialogare con gli sviluppatori, di guidarli dando loro delle specifiche». L’intelligenza artificiale potrebbe, in tempi brevi, entrare in uso anche per prevedere chi è a rischio di arresto cardiaco improvviso: è stato sviluppato un prototipo da ricercatori francesi usando le cartelle cliniche elettroniche di 25.000 persone morte improvvisamente e di 70.000 persone ricoverate per arresto cardiaco che non sono morte a Parigi, in Francia, e a Seattle, a Washington. «La morte cardiaca improvvisa rappresenta dal 10% al 20% delle morti complessive. Prevederla è difficile e gli approcci usuali non riescono a identificare le persone ad alto rischio» spiega Xavier Jouven del Centro di Ricerca Cardiovascolare di Parigi. L’AI sta, inoltre, rivoluzionando molti campi dell’odontoiatria. «Si aprono nuovi scenari – fa sapere il professor Stefano Scavia, docente all’Università Bicocca di Milano – Arriveremo al punto in cui sarà possibile far leggere e interpretare a un algoritmo delicati esami diagnostici con una visione multi-disciplinare. Una diagnosi che non analizzerà più solamente il cavo orale ma lo stato di salute fisico complessivo del paziente». Attraverso complessi software, è possibile valutare con modelli virtuali e scansioni. «Vi saranno – aggiunge Scavia – prevedibili evoluzioni dalla diagnostica per immagini alla progettazione di ponti e corone o ancora ai trattamenti rigenerativi e alla cura della parodontite». Read the full article
2 notes · View notes
meditazione-asti · 19 days
Text
Tumblr media Tumblr media
Creare delle connessioni tra diverse discipline, apparentemente distanti, per indagare l’ esistenza di qualche punto di contatto su uno dei quesiti più dibattuti nella storia dell’ umanità, “LA FELICITÀ”, è senza dubbio un viaggio entusiasmante ed avvincente.
E’ quello che ho trovato in questo libro!
Per chi come me è interessato a questi argomenti lascio il Link in descrizione.
Buona lettura!
0 notes