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#MAG164
samwise1548 · 1 year
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Mag164 my beloved
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[ID: A pencil drawing of Jonathan Sims and Martin Blackwood of the Magnus Archives. Jon is a short Afghani man with middle length hair tied in a braid with strands coming out of it. He's wearing a sweater with a trenchcoat over it, a long plaid skirt, boots, and a knitted scarf. Martin, standing on his right, is a fat white man with mid length curly hair tied in the back. He's wearing a shirt with the Mechanisms logo on it, a puffy jacket with fluff on the collar, pants, and a spring jacket tied around his waist.
Jon, with his arms crossed and a scowling face, says "I am not - nor have I ever been - adorable." The word "been" is underlined and "adorable" is in quotations. Martin, in an amused tone, says "Ok, not true." \End ID]
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ainolop · 4 months
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Helen rooting for Jon and Martin getting together is so funny imo
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So, I don't really know if I should be relieved or concerned that Jon can't really see Melanie and Georgie. On one hand that also means that Elias can't see them and that can't be bad, but what are they doing? Is it the Web? Because he also can't see Annabelle? Come on, post apocalyptic Google, give me some answers!
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tma-latino · 2 years
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MAG164 – Caso ########-4 – “El pueblo enfermo”
Testimonios de un brote.
[Disclaimer/ Aviso]
[MAG163] | x | [MAG165]
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atlas-and-the-time · 1 year
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Mag162: A cosy cabin // Mag163: In the trenches // Mag164: The sick village
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bracketsoffear · 11 months
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Zazie the Beast (Trigun) "They’re an alien bug (sand worm) hivemind who infests humans to use as hosts in order to communicate with humans! Bugs have been seen crawling out from under the skin of their human hosts. They’re unconcerned with the well-being humans and perfectly fine aiding the antagonist trying to eradicate humanity if the sand worms will benefit, which could be seen as toxic love in the sense of loyalty and empathy for the in-group and lack of compassion for the out-group (a la MAG164, The Sick Village)"
Bugsnax (Bugsnax) "The game starts with you finding out about the existence of Bugsnax: fascinating, mysterious and wonderful creatures of legend with big googly eyes that are shaped like food! They taste like the meals you imagine they do, but far better than it had ever been, satisfying you easily with a single one but still leaving you wanting more. As you progress, the inhabitants of the island where they're found ask you to find more and more of them to give them; they're enjoying them, and for each of them, these bugsnax signify something deeper than what it seems at first glance. It isn't just food: for some, they're like family; for others, they're mysterious creatures they grow obsessed to research about; and for others they're the sources of stability in their otherwise intensely unstable lives. One way or another, eating or just being near bugsnax can easily get a hold of you and make you completely dependent on them, making you believe they're the solution to all of your life's problems. The fact that by eating a single one it affects your body structure and turns your limbs one by one into food shaped skin also adds to the horrors that everyone seem to be too blind to, too focused on their own dependence as it builds and builds until, eventually, you're fully food shaped and then your body structure weakens, destroying you and turning you into another of the island's victims, and so become a meal of the meal you had been eating all along. At the end of the day, you find out what they really are: parasites, made in cute shapes with adorable or funny sounds for the sole purpose of convincing you to having them nearby, eat them, and so slowly build up to eating you from the inside out. You are what you eat, and all life is Bugsnax."
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filifucks · 1 year
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So im on mag164 of tma and i just wanna say: WTAF IS WRONG WITH ME HOW AM I SO ATTRACTED TO JON LIKE WHEN HE UNALIVED NOTSASHA I WAS ON MY KNEES ABD I JUST KNOW MARTIN WAS INTERNALLY GAY-PANICKING AHHH IM IN LOVE WITH THIS MAN
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inkmaze · 2 years
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me remembering how it felt to listen to the ep MAG164 (when it was first released)"the sick village" while in lockdown for covid: 😶
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tma-traduzioni · 2 years
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MAG164 - ########-4 - Il Villaggio Malato
[Episodio precedente]
[EXT. Nel mezzo del nord del Regno Unito, da qualche parte]
[CLICK]
[C’è un suono simile ad un abbaiare che si ripete. Il ronzio di una mosca abbastanza alto da dare fastidio. Anche altri insetti. Un chiacchiericcio indistinguibile in sottofondo, dal tono acuto]
[Questo è un dominio della corruzione]
ARCHIVISTA (Dichiarazione)
C’è una malattia in questo villaggio. Forse non riesci a vederla da lontano, e il leggero odore di putrefazione nella brezza è piuttosto facile da ignorare. Ma avvicinandoti, quella sensazione infettata di sbagliato diventa sempre più difficile da scrollarsi di dosso.
L’erba non è di un verde naturale, gli edifici sono piegati da qualcosa in più oltre al tempo, e le voci che vengono da dietro le maschere degli abitanti sono rauche e umide.
Si muovono con una tranquillità esagerata, una parodia della vita idilliaca in un villaggio. E quando hanno una pausa dalle lacrime, si rassicurano a vicenda di quanto sia meraviglioso il loro villaggio, o per lo meno quanto fosse meraviglioso un tempo.
Ogni persona è ricoperta dalla testa ai piedi di uno spesso tessuto nero, e lor non si toccano mai, in nessuna circostanza.
Fai un respiro profondo.
L’aria sembra densa e simile a zuppa nei tuoi polmoni, sciamante di migliaia di contagi che scavano dentro di te, scongiurandoti di unirti al villaggio:
È così silenzioso qui, e tutti si prendono cura degli altri, lontani dal chiasso e dall’ammasso di carne della città.
Nel centro si erige un palo della festa di maggio, da questo penzolano, inerti, strisce di tessuto colorato e ammuffito come brandelli di pelle stracciata. La base del palo è cinerea e bruciata.
La malattia in sé per sé non è niente di speciale. Inizia con una piccola porzione di pelle scolorita, una macchia piccolissima. Grattala via e non c’è più! Per qualche ora, almeno. Torna ancora e ancora, e inizia a diffondersi, una muffa con tendini che scendono in profondità.
Varia di colore dal giallo rancido al bianco di grasso di cadavere al viola opaco e intenso di un livido fresco. Pizzica, e brucia, e puoi sentirlo crescere e diffondersi dentro di te, cercando il tuo cuore. Almeno finché non si fa strada nelle tue ossa.
Sotto il cappotto di ogni cittadino terrorizzato di questo villaggio malato si aggira una possibilità, un sospetto da incubo della costellazione infetta di muffa affamata. Un atlante tecnico mutante di carne marcia e butterellata.
Ma chi può esserne sicuro? I loro cappotti sono così, così spessi.
Non c’è mai stato un tempo prima della malattia, non importa cosa ti dicono i vecchi bastardi.  È sempre stata nel villaggio, ha sempre prosperato negli angoli bui dove nessuno avrebbe osato controllare. Dove i bravi vicini non si sognerebbero di speculare.
Ma quelli che vivevano lì te la racconterebbero diversa. Da dietro le loro maschere quelle voci amichevoli ti direbbero com’era una volta: pulito, e igienico, e sempre immerso in una luce solare color seppia. Loro sanno nel profondo che questa malattia è venuta da fuori, che sono stati quelli fuori dal villaggio ad avergli fatto questo.
Sono stati loro a portarla qui, si sussurrano l’un l’altro nei pub senza nome, piegati e rigonfi sopra le loro birre chiare e maleodoranti, alzando le loro maschere per bere un sorso, volti arrossati e ghigni spaventati esposti solo per un istante.
Loro non potevano lasciarci in pace. Loro volevano quel che avevamo noi, la nostra perfetta vita tranquilla, e quindi hanno trascinato qui la loro malattia e ci hanno condannati tutti.
I clienti parlano a bassa voce, perché chi può dire con certezza se la faccia dietro una maschera è una faccia buona e onesta del villaggio – o un malato che viene dall’esterno?
E le persone continuano a venire al villaggio, poiché per quanto sia spessa la paranoia, per quanto sia terribile la malattia, ci sono cose peggiori fuori.
Vengono fermati, ovviamente. Picchiati e spogliati e controllati dalla testa ai piedi in cerca di un segno dell’infezione. Il consiglio del villaggio se ne assicura. La maggior parte non è contaminata, anche se questo non li aiuta molto a salvarsi, mentre altri sono già attraversati dai funghi ovunque.
Ad alcuni viene risparmiata la brutalità, e sono trattati con una tale gentilezza cordiale che devi aver pensato gli inquisitori essere loro vecchi amici. Anche se in superficie sembra non esserci alcuna logica in quelle decisioni, se dovessi controllare sotto i loro cappotti, potresti vedere che i punti delle loro muffe sono uguali.
Sono, purtroppo, quelli non contaminati a soffrire di più. È così incomprensibile che qualcuno dall’esterno possa essere pulito che ci potrebbe essere un’altra fonte o vettore, che gli ispettori mettono insieme un’altra teoria. Un’infezione invisibile. Un centinaio di Mary del Tifo che diffondono muffa e putrefazione.
Li tengono nell’ufficio postale, avvolti in una rete da pollaio, punzecchiati e scherniti e osservati. Dovessero iniziare a mostrare segni di putrefazione, allora forse, solo forse, possono rimanere per ora, anche se nessuno metterà in dubbio che sono stati loro a portare la malattia.
Ma se rimangono puliti, se continuano a comportarsi come se fossero migliori, come se fossero al disopra della malattia che di sicuro devono aver portato nel villaggio, allora non può essere tollerato. Allora vengono portati nel parco del villaggio e i segni di bruciatura sul palo della festa di maggio si fanno più scuri.
Gli abitanti del villaggio stanno sul prato a guardare, ignorando come l’erba si piega per cercare di farsi strada nei loro stivali. Guardano i forestieri che urlano mentre il fuoco li purifica, e dentro sentono l’ansia dei loro segreti che li consuma.
Perché da quanto è che sono arrivati nel villaggio? Quanto sono profonde le loro radici? Qualcuno di loro se lo ricorda davvero? E se fossero loro un forestiero? E se venissero scoperti?
No. Paure simili devono essere schiacciate e ingollate; devono rimanere forti; devono rimanere uniti come un solo corpo contro la massa di quelli fuori dal villaggio che li vogliono vedere degradati e distrutti. Non possono permettere che tali paure spezzino la loro unità.
E il palo veglia su tutti.
Non c’è casa nel paese che non si è trovata marchiata dalla croce rossa della pestilenza, ma la vernice è una cosa temporanea e gli abitanti del villaggio sono così disperati di nascondere il loro stato. La notte qui cala ancora, anche se solo per dare a coloro che lo desiderano una possibilità di provare a nascondere le loro negazioni irrequiete.
E mentre arriva l’alba, puoi contare le porte adesso dipinte di bianco e vedere chi è più attento nel coprire la propria pelle spugnosa.
L’inganno è palpabile, eppure sotto sotto ogni abitante sa che la muffa li ha marchiati più a fondo di tutti gli altri, e lo porta come la sua vergogna più profonda.
Quelli che più sono nella negazione sono il consiglio del villaggio, quelle anime rumorose e resistenti che si sono fatte carico di regolare questo posto, di proteggere le loro tradizioni e denunciare l’infezione che è la punizione appropriata e giusta per coloro che permettono che i confini del villaggio vengano violati, e il loro antico stile di vita venga compromesso.
Le loro maschere sono blu e rosse e bianche, e i loro cappotti sono del colore dell’avorio nuovo, macchiati a volte da strisce cremisi a causa dei loro incarichi diligentemente svolti. Nessuno oserebbe accusarli di malattia, e farli arrabbiare o attirare il loro sguardo equivale a invitare la diagnosi più severa.
A capo del consiglio c’è Jillian Smith. Il padre del padre del padre del padre del padre di suo padre ha costruito il palo, intagliandolo da un albero di ebano africano e dipingendolo con i colori del villaggio. Questo luogo è la sua casa e il suo diritto e il suo dovere, e guai a qualsiasi forestiero coperto di funghi che può credere il contrario.
Perché nessuno osa opporsi se Jillian Smith dovesse marcati come infetto o dichiararti un forestiero. Nessuno alzerà un dito mentre ti trascinano verso il prato.
I suoi guanti sono di un bianco candidissimo e mai sporchi, e nascondono una muffa azzurrognola che ricopre ogni centimetro di lei, pelle, muscolo e organo, anche se lei non ha idea che è così in profondità.
Di notte, se ne stà seduta nel buio silenzioso del suo cottage perfetto, tagliando via con un rasoio affilato, strato dopo strato, cercando disperatamente di raggiungere la carne pura che sa essere ancora là dentro, da qualche parte.
Il suo salotto è dello stesso blu soffocante del resto di lei, ogni superficie coperta da mucchi della sua pelle scartata e insanguinata, e non ha paura più profonda dell’idea di poter essere scoperta. Mentre libera strisce spugnose fibra dopo dolorosa fibra, guarda dalla finestra della cassa, uno dei suoi vicini, la signora Kim.
La signora Kim non fa parte del consiglio del villaggio. La signora Kim se ne stà sulle sue. E Jillian Smith è certa che la signora Kim non ha la malattia, e per questo la odia.
Quel che la signora Kim ha, è paura. Paura dei suoi vicini, paura dei suoi amici, paura del momento in cui qualcuno del villaggio annuserà la macchia scura in espansione sulla sua schiena, e deciderà che è infetta, o si ricorderà che si trova nel villaggio solo dai tempi di suo nonno, e la giudicheranno una forestiera.
Dovrebbe accusare un’altra persona? Mandarla al prato del villaggio? Forse potrebbe fare una petizione per unirsi al consiglio del villaggio, anche se attirerebbe altrettanta attenzione.
Anche attraverso le maschere, la signora Kim è cosciente delle occhiate che riceve al pub. Ma cosa può fare?
Quando sente le urla fuori e vede il fumo che esce dal tetto di paglia, sa che è troppo tardi.
La trascinano al palo, le loro maschere nascondono le lacrime di paura e vergogna arrabbiata, e la frustano con quelle strisce di tessuto che non sembrano mai bruciare.
La signora Kim non si oppone, anche se urla e urla e urla mentre tutte le sue paure diventano realtà. Jillian Smith prova a sorridere mentre guarda la usa vicina bruciare, ma i funghi sono troppo fitti accanto alle sue labbra, e la sua faccia non si muove più.
Mentre le fiamme consumano quel che resta della signora Kim con fumo denso ed acre, la muffa raggiunge le ossa di Jillian Smith, e lei sboccia.
In un istante è piena, rigonfia, esplode in una nuvola di spore lilla che avvolgono il prato e coloro che sono lì, avvolgendoli in una putrefazione che si è insinuata da tempo nel terreno di questa landa appestata.
[L’Archivista fa un respiro pesante e poi espira]
ARCHIVISTA
(A bassa voce) Okay. (Inspira profondamente) Fine della registrazione.
[CLICK]
[EXT. Nel mezzo del nord del Regno Unito, da qualche parte dopo il villaggio della corruzione]
[CLICK]
[I suoni della corruzione adesso sono in lontananza, anche se la mosca riesce a distinguersi particolarmente]
ARCHIVISTA
Noi stiamo bene.
MARTIN
L-Lo siamo davvero? Voglio dire, quel posto è - (farfuglia) non, non mi sento bene, okay, e tu sei stato lì molto tempo a fare la tua - (come posso dire?) - la tua guida turistica, che, sai, lo capisco, ma quel posto è -
[Qualche movimento]
MARTIN
È, è infetto, e… non-
ARCHIVISTA
(Sovrapponendosi) Noi non siamo infetti, Martin; quel posto - (si ferma, espira) non è per noi.
MARTIN
O,Okay - ma come fai a saperlo? -
ARCHIVISTA
(Sovrapponendosi) Io lo – So. Lo so e basta.
[Silenzio. Qualche movimento]
MARTIN
Sai molto, ultimamente.
ARCHIVISTA
Sì.
MARTIN
Molto più di prima.
ARCHIVISTA
G…Già.
[Per adesso, non possiamo più sentire i suoni del villaggio della corruzione, solo il solito ululato del vento del paesaggio di paure di questo universo]
ARCHIVISTA
E, è una sensazione molto più - intenzionale. Come se ne avessi più controllo adesso.
MARTIN
Okay.
[Un passo.]
MARTIN
Allora - quanto puoi vedere? Cos’altro sai?
ARCHIVISTA
Uhh… (un passo, onestamente sorpreso) Forse tutto.
MARTIN
Cosa intendi con “tutto?.”
ARCHIVISTA
Io non - Fammi una domanda! Una che non posso già sapere.
MARTIN
O-kay… (un passo) Qual’è il mio secondo nome?
[L’Archivista fa “Hm”. Le sue statiche iniziano a crescere]
ARCHIVISTA
(!) N-Non lo hai!
MARTIN
(Impressionato) Whoa.
ARCHIVISTA
Tu – io ti avevo creduto davvero!
[Le statiche iniziano a svanire]
MARTIN
(Sovrapponendosi) Oh – S-Scusa; scusa, è solo, volevo provare -
ARCHIVISTA
(Sovrapponendosi) “È ridicolo,” avevo pensato, “Quello non è un nome vero, ma non mi mentirebbe.”
MARTIN
(beccato con le mani nel sacco) Okay – okay, okay, okay. Proviamo – Proviamo con qualcosa un po’ più grande, allora.
ARCHIVISTA
Va bene.
[Un passo.]
MARTIN
Basira è viva?
[L’Archivista inspira bruscamente]
MARTIN
Si trova - i,in uno di questi posti?
[Le statiche si alzano, più veloci di prima]
ARCHIVISTA
È viva. Là fuori, non intrappolata in un, in un, un inferno, ma - in movimento. A caccia.
Sta cercando Daisy. È indietro di qualche passo.
MARTIN
E Daisy?
[Le statiche si fanno più intense]
ARCHIVISTA
…Beastiale. Violenta. Si fa strada nei domini degli altri poteri, seguendo l’odore del sangue -
[Sospira, e ha una nota di - colpa? Rimpianto? Pena?]
ARCHIVISTA
Oh, Daisy, mi dispiace così tanto.
MARTIN
Cosa farà Basira?
ARCHIVISTA
Lei – (Movimento) – pensa che ucciderà Daisy. Come ha promesso. Ma è combattuta.
MARTIN
(Subito) E lo farà?
ARCHIVISTA
Non lo so; i-il futuro, n,n,non è… qualcosa che riesco a vedere.
MARTIN
O-kay, buono a sapersi. Per quanto ancora dobbiamo procedere?
ARCHIVISTA
Un bel pezzo.
[Le statiche ritornano con un tono più alto, la sua voce è più simile a quella da dichiarazione - tono più basso, più distaccata da quel che sta dicendo, come un narratore]
ARCHIVISTA
Attraverso molti luoghi bui e terribili.
MARTIN
(accorgendosi del cambiamento) Questa è – S-Stai bene? Come ti senti?
ARCHIVISTA
(Sovrapponendosi) Io – Um, sto, sto bene. È solo un po’ - strano? Ma non fa male.
Continua; hai - delle domande, sentiamole.
MARTIN
Oh, oh, okay, um. Come stanno le altre?
ARCHIVISTA
Io, uh. (Pausa) Hm. Io – io non ne sono – certo. Non riesco veramente a vedere Melanie, o, o Georgie.
MARTIN
Sono morte?
ARCHIVISTA
No, no – Io, io non penso; se fossero morte, io - credo che io lo saprei, è solo -(fruscio) non so - dove sono, c,cosa stanno facendo.
MARTIN
Hm.
ARCHIVISTA
(Sovrapponendosi) Londra, forse?
MARTIN
E Elias?
ARCHIVISTA
(Immediatamente, più cupo) È dentro il Panopticon. La torre, alta sopra il mondo.
MARTIN
(Scherzando) Quella?
ARCHIVISTA
(non capisce la battuta/la ignora) Sì.
[Sospira]
MARTIN
(come se fosse un vecchio amico) Come sta?
ARCHIVISTA
Difficile a dirsi. Il, il modo in cui questo funziona, questa - nuova vista, il sapere è, è… (sospira) in qualche modo distorto nel Panopticon? (sospira) Un occhio non può - vedere dentro sé stesso.
[Martin fa Hms.]
ARCHIVISTA
Ma posso sentirlo là dentro.
MARTIN
Hm. Sembra… disgustoso.
ARCHIVISTA
Lo è.
[Ridono entrambi]
MARTIN
Siamo al sicuro, viaggiando così?
ARCHIVISTA
Sì. (una breve pausa) Sì, più o meno, noi - (espira) non so come dirlo, siamo qualcosa a metà tra un pellegrino e una falena. Quindi possiamo camminare attraverso questi piccoli mondi di terrore, osservandoli. Separati, e intoccabili.
MARTIN
Non è rassicurante quanto potresti pensare.
[Fa una mezza risata mentre lo dice. L’Archivista ride anche lui con le sue parole seguenti]
ARCHIVISTA
Lo preferisco all’alternativa.
MARTIN
Giusta osservazione! (una piccola risata) Okay, okay, uh – cos’altro, cos’altro, um… Oh! Um, uh, chi era– um, uh – telefono! Chi mi stava chiamando?
[Le statiche dell'Archivista tornano notevolmente]
ARCHIVISTA
(Inspira) …Io credo fosse Annabelle Cane.
MARTIN
Hm.
ARCHIVISTA
È- strano; so -so che La Ragnatela era avvolta attorno a quel telefono, ma, non riesco a - vederla. P,per niente. Per lo meno con Georgie e Melanie ho una vaga impressione che siano ancora vive, a-a Londra, e o- beh, quella che era Londra.
Ma Annabelle? Niente.
MARTIN
Hm. B,Beh, lo… lo chiederò a lei, la prossima volta che chiama.
ARCHIVISTA
(Divertito) Beh, so che quella è una pessima idea.
MARTIN
(Sovrapponendosi, con affetto, divertito) Cosa, davvero?
ARCHIVISTA
…Okay, no; quella era una cosa che ho tirato a indovinare - ma molto sensata.
MARTIN
Ha!
ARCHIVISTA
(Inspira) Nient’altro? Sarò, sarò onesto, sto iniziando a sentirmi un po’ - a disagio di essere un Google post apocalittico?
MARTIN
Okay, okay, solo un’altra, ma - è una bella grande.
ARCHIVISTA
(quasi sussurrando) Okay.
[Movimenti, forse una pagina viene girata]
MARTIN
Possiamo riportare il mondo a come era?
[Le statiche decollano.]
ARCHIVISTA
Whoa. Um. S-Se le paure sono rimosse, s,sì, ma non p-possono essere distrutte mentre ci sono ancora persone che ne hanno paura, p-poi non possono essere rinchiuse di nuovo nello spazio da cui sono venute; non, non esiste più, io, – Oh, uh –
MARTIN
J,J,Jo,J,Jon, cos’è che non va?!
ARCHIVISTA
Uh,è-è, uh – scusa – cercare di sapere qualcosa su di loro direttamente è,è,è, come – (Espira) Dio, è come fissare il sole.
MARTIN
Okay, okay, okay. Ve bene, va bene così. Possiamo lasciar stare.
[L’Archivista espira mentre parla]
ARCHIVISTA
Bene. (Inspira) Ow.
[Sospira.]
MARTIN
Hey. (Ridacchia) Hey, va bene, va bene. Andremo piano per un po’.
ARCHIVISTA
Okay.
MARTIN
Sì. Sì, non c’è fretta,
[Pausa mentre l’Archivista sospira]
MARTIN
Oh, tra l’altro – che mi dici di Helen, dov’è in questi giorni?
[Tornano le statiche]
ARCHIVISTA
Uh – Lei è –
[Fa una risata asciutta]
ARCHIVISTA
Ma certo. Ovviamente.
[Sospira]
MARTIN
Che cosa sta facendo?
ARCHIVISTA
Martin, girari.
[Si gira]
MARTIN
(e che cazzo) Oh, stai scherzando.
ARCHIVISTA
Magari!
MARTIN
(Sospira) Allora facciamo… um…
ARCHIVISTA
Vuoi fare tu gli onori?
MARTIN
(grimace) A dire il vero no!
[Uno di loro bussa, un toc-toc-toc leggero]
MARTIN
Forse – non c’è nessuno? -
HELEN
(Sovrapponendosi) Ciao, Jon!
[Possiamo sentire i passi quando lei esce, non sono sul ghiaino come quelli di Martin e dell’Archivista; invece sembrano sul legno o su delle mattonelle]
ARCHIVISTA
(Sospirando) Come ci hai trovato?
HELEN
Oh! Pensavo sapessi tutto a questo punto.
ARCHIVISTA
Sì suppongo sia così.
[C’è senza dubbio un tocco di divertimento nella sua voce. Helen ride, in quel suo tipico modo disorientante. L'Archivista si fa sfuggire un ‘hm’ leggero]
MARTIN
(sono ancora qui!) E io no! Dunque, ti spiacerebbe illuminarmi?
ARCHIVISTA
Oh – sì, scusa, um - La Distorsione può sempre ritrovare qualcuno che ha -varcato la sua soglia.
HELEN
E questo include te, Martin! Ricordi? E per favore - mi chiamo Helen.
ARCHIVISTA
Come hai detto te, adesso io posso sapere tutto, incluso quanto quella è una bugia.
HELEN
Non confondere le cose complicate con le falsità, caro Archivista. E ricorda, che il sapere non equivale al comprendere!
ARCHIVISTA
Cosa vuoi?
HELEN
Fare un salutino! E passare a trovare la coppia felice.
[Ride di nuovo]
HELEN
Ho sempre saputo che voi mattacchioni sareste riusciti a farla funzionare.
[L’Archivista sospira mentre lei parla]
MARTIN
Grazie.
ARCHIVISTA
Martin. (a Helen) Guarda, non mi interessa il tuo - gongolare.
HELEN
(Il ritratto dell’innocenza) Di che cosa dovrei gongolare io? Per quanto mi piaccia questo nuovo mondo in cui ci ritroviamo, non posso prenderne il merito. È stato tutto - tuo!
ARCHIVISTA
(Immediatamente) Avresti potuto - (Inspira , si controlla) Sapevi cosa stava succedendo.
HELEN
Lo sospettavo. Ma tutto quello che io ho fatto è stato rifiutarmi di aiutare! E questa è a malapena una qualità unica.
[Un altro sospiro dall’Archivista alle sue parole]
HELEN
Se questo fa sì che la colpa sia mia, allora di certo è anche colpa di Georgie, e di Melanie –
ARCHIVISTA
Lasciale fuori da questa storia, non lo sapevano!
HELEN
Rieccola di novo! La conoscenza! È così importante per te, non è vero? Queste pepite fossilizzate di comprensione immaginaria, che appesantiscono, che ti impediscono di pensare o di provare emozioni! E che dici delle ipotesi? Se l’avessero saputo, cosa avrebbero fatto?
È una cosa che puoi vedere?
ARCHIVISTA
Che. Cosa. Vuoi!
HELEN
Essere di nuovo amici! Noi tre.
[Un altro sospiro]
HELEN
Guarda questo posto, guarda questo - (inspira profondamente) Paese delle Meraviglie.
Questo è il mondo, adesso, e noi siamo forti e liberi! Davvero non c’è motivo per cui non dovremmo ritrovarci.
[Una pausa, silenzio se non per l’eco vuota di Helen e le statiche]
HELEN
(A Martin) (espira) Cielo, è proprio di cattivo umore. È stato così per tutto il tempo?
MARTIN
Non per – tutto il tempo.
HELEN
Grazie al cielo.
ARCHIVISTA
Martin…
MARTIN
C’è da dire, che ne ha passate tante.
HELEN
(Con empatia) Oh, ne sono certa.
ARCHIVISTA
(Sovrapponendosi) Martin… ti prego.
MARTIN
Scusa, è solo - forse lei può aiutare!
ARCHIVISTA
Con cosa.
MARTIN
Con la nostra - Con la nostra, con la nostra missione!
[L’Archivista sospira]
MARTIN
Camminiamo da un po’, e beh, la sua porta - forse potremmo, sai - prendere una scorciatoia!
ARCHIVISTA
No. No, non credo sia una buona idea.
HELEN
Io lo porterei volentieri. Ma non credo che vorrebbe lasciarti.
MARTIN
Okay, u,uno – (hm) non parlare di me come se non ci fossi; è - scortese. Due, so che puoi portare due persone per volta. Io e Tim siamo stati nei corridoi insieme quando -
ARCHIVISTA
(Sovrapponendosi) Martin, non è così se-semplice.
HELEN
Temo che l’Archivista sia troppo potente adesso.
[sospira attraverso i denti]
HELEN
Se provasse a viaggiare attraverso i miei corridoi non finirebbe bene, per nessuno di noi.
ARCHIVISTA
Ma più di tutti per te.
HELEN
(gradevolmente sorpresa) Ooo! È una minaccia?
ARCHIVISTA
No.
HELEN
Mm, peccato!
MARTIN
Allora, niente scorciatoie. (sospira) Capito. (A Jon) Non ti lascio da solo.
HELEN
Oh! Quanta devozione. (a Jon) Non te la meriti proprio. Ma ovviamente - tu lo sai già!
[Ride]
HELEN
Oh, che bello! Sono davvero felice che adesso possiamo passare un po’ di tempo insieme come si deve, di qualità adesso.
MARTIN
…Già.
HELEN
In ogni caso. Scusate se vi amo e vi abbandono, ma devo scappare. È un momento pieno di impegni per me, molte cose da fare, persone da -beh. Lo sai!
ARCHIVISTA
Non ne dubito.
[Breve pausa.]
MARTIN
…Cosa?
HELEN
Mi sto solo prendendo un momento per guardare. Voi due siete una coppia così adorabile -
ARCHIVISTA
Basta.
[Helen apre la sua porta]
HELEN
A presto!
[Sentiamo i suoi passi mentre torna nei suoi corridoi. La porta si chiude di colpo dietro di lei. L’Archivista sospira di nuovo]
MARTIN
(quasi cantilenante) Forse ha ragione lei!
ARCHIVISTA
Io non sono, né sono mai stato, ‘adorabile.’
MARTIN
(pfft) Okay, non è vero. Ma a dire il vero intendevo la faccenda - dell’essere amici? Cioè, non vedo perché -
ARCHIVISTA
Martin, lei è – un mostro crudele e spietato!
MARTIN
Sì. Sì, lo è. Ma chi altro c’è?
[Un ultimo sospiro dall’Archivista]
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
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armadoodle · 4 years
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i love you helen spiral
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mod2amaryllis · 4 years
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guide book :’)
(the florence stories are based on a school trip from when i was 18 so it’s very much an american-teenager’s-first-time-out-of-the-country perspective but damb those’re fond memories)
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purleth · 3 years
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Sit back and relax to some nice TMA Lofi beats. 
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TMA Fandom: MOTHS
TMA Fandom: wait it should be a butterfly probably-
Jonny, nodding sagely: moths
TMA Fandom: !!!! Moths!!!!!!!!!!!
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Now that I've finished the whole show, enjoy this very incomplete list of favourite Jon quotes:
"Fine, fine, I'll be more lovely. Now, can I get back to work?" MAG17
"I will record and add that part when it is found, either by myself or, given the scale of the Archive's mismanagement, by my successor when I pass away from old age." MAG19
"I'm not entirely made out of stone" MAG27
"Mh...more meat. Interesting." MAG30
"Well, this pompous ass has some very urgent work to do " MAG76
Very snarkily "Yes, I know what a meme is." MAG76
"It is remarkably easy to get an axe in central London" MAG78
"What, I could be on drugs." MAG83
"I suppose that leaves skulking around the periphery, which is what I was already doing!" MAG85
"Thays not fair! Sometimes I was kidnapped." MAG114
"Every other Avatar gets to have their feelings burned right out of them, but me? I’ve just got to sit in mine." MAG139
"I am not, nor have I ever been, “adorable.”" MAG164
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tma-latino · 2 years
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MAG165 – Caso ########-5 – “Revoluciones”
Reflexiones sobre la identidad y la falta de ella. Grabación de audio hecha por el Archivista, en locación.
[Disclaimer/ Aviso]
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