Tumgik
#nonostante gli impegni
spettriedemoni · 1 month
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Un pensiero
Tenetevi strette quelle persone che in mezzo a tanti impegni trovano il tempo per un pensiero, una frase o due parole per te.
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crosmataditele · 5 months
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20 giorni fa ho scoperto che a breve, oggi, avrei sostenuto la prova scritta del concorso a cui mi ero iscritta un anno fa e di cui nessuno aveva più notizie. Nonostante le problematiche riscontrate da altri per aver scelto la modalità da remoto, penso sia andato bene. Ora, la parte orale ci sarà dal 15 gennaio in poi (maledetti!!!) quindi tra poco più di un mese; urgono consigli: come si studia una fracca di argomenti in così poco tempo? C’avete trucchetti per la memoria? Ricordiamoci che la giornata è di 24h, lavoro casa, impegni pregressi..come se fa? Come si chiama il Dio della botta di culo? Come si prega? Cosa gli posso offrire?
Grazie!
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papesatan · 8 months
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strade chilometri mignotte
Paolo, il padre di Rosemary, è stato il mio primo cliente, il primo a darmi fiducia un anno fa e l’unico a pagare sempre puntuale al primo del mese. Col tempo il nostro rapporto s’è stretto al punto da farci quasi amici, sento chiaramente il suo bene e gli voglio bene anch’io. Qualche giorno fa mi ferma in chiusura, esclamando: “Per sabato non prendere impegni, eh. Ti porto a cena fuori e poi ce ne andiamo a divertirci”. Ho accettato volentieri, nonostante l’ultima frase mi lasciasse un po’ interdetto. Che intenderà per “divertirci”? Alcol? Night club? Prostitute? Magari solo un giro. Così ieri sera m’ha raccontato un po’ della sua storia: Paolo è un camionista, marinaio dell’asfalto, un ferino divorzio alle spalle e un unico mantra nella vita: strade, chilometri e mignotte. Un acre bisogno d’infinito amore che ne martella il cuore, spingendolo a cercar muto affetto fra le cosce a pagamento. Dopo cena mi dice che vorrebbe andare a Bari e io gli faccio eco, entusiasta, credendo nella birra. Noto però che avvicinandoci, la città s’allontana sempre più e anziché entrare, Paolo gira largo fra le stazioni di servizio in periferia, sulla statale. Non voglio pensarlo, ma lo penso, e comincio a sentirmi male. “Sei serio?” gli chiedo, ma lui quasi non risponde, fisso ormai in un’ossessione. Quando, superata la prima, non si ferma, mi dico allora che forse sta scherzando, non lo farà davvero. Giriamo così per mezz’ora, ogni svolta mi fa credere a un ritorno, per poi ritrovarci in mezzo a discariche abusive e casolari abbandonati, in una notte d’apparente sciopero. Quando penso ormai che sia finita, ecco che troviamo l’ultima combattente ancora in piedi, una ragazza sudamericana svogliatamente poggiata contro una stazione di benzina. Paolo accosta e m’implode il cuore. “Ciao bella, sei in servizio?” la ragazza ci guarda malissimo ed emette un vago: “Sì…?” poco convinto. “Non è che per caso hai un’amica per lui?” “Sì… mo’ torna” a quel punto m’intrometto a cuore duro e sputo d’angoscia: “No no no, guarda, io passo. Non sono molto nel mood”, con lo schifo addosso di sentirmi trattare come se stessi dicendo no a una birra o a un pacchetto di patatine. Paolo si volta un po’ risentito e dice: “Ok, allora ripassiamo tra dieci minuti”. Ribadisco le mie intenzioni, ma lui insiste, quasi si sentisse in dovere d’offrirmi una scopata. Cerco d’esser calmo, nonostante non lo sia, e mi rendo conto che Paolo sembra averne assolutamente bisogno, come se non potesse chiudere la notte altrimenti. Se a lui serve, mi dico, non posso certo impedirglielo. Ma nessuno potrà forzarmi a fare ciò che non voglio. Non so se le due “amiche” ci stessero aspettando, non credo, fatto sta che non siamo più tornati e la serata è finita così, in una nube di schifo, tristezza e profondo squallore.   
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anima-complicata-80 · 2 months
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"Buongiorno a chi vede il bello nelle piccole cose di ogni giorno, a chi gioisce anche solo per un buon giorno augurato con un sorriso,a chi colora i giorni con l'entusiasmo e la positività,a chi nonostante i problemi,le preoccupazioni,gli impegni quotidiani riesce a dedicare un po' del suo tempo alle persone care,agli amici regalando un abbraccio,una carezza,un bacio,una coccola, piccole premure che tanto fanno bene al cuore..." 🖤🌷
Buongiorno anime preziose ☕️....
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messaggioinbottiglia · 4 months
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Recap(odanno) 2023
Mi dissotterro dal mare di coperte del letto di casa, dopo aver saldato il debito di sonno inconsapevolmente maturato nell'ultima settimana. Mentre vengo travolto da messaggi concernenti la fondamentale occasione di festa della notte di San Silvestro, torno indietro con la mente a ripensare all'anno che sta alacremente giungendo alla fine.
Nel 2023 ho avuto la fatidica conferma di avere un cuore. O meglio, non di averlo nel senso organico di possedere un muscolo, situato più o meno al centro del petto, che permetta al mio sangue di andare in circolo minuto dopo minuto, bensì di essere ancora in grado di provare quell'amore romantico e devastante che per l'appunto l'avere un cuore metaforicamente rappresenta. Mi sono, in parole povere, innamorato e nonostante il dolore sia stato insopportabile nel momento in cui tale emozione è venuta meno, è da considerarsi a tutti gli effetti tra gli apici del mio vissuto recente.
Continuo a diventare più esperto nel lavoro; lo capisco guardando i colleghi più giovani e rendendomi conto di riuscire a mantenere la calma in situazioni più o meno spinose. Navigo come posso (ossia a vista) nei meandri della specializzazione ma a più riprese mi sembra di raccogliere conferme che le cose stiano procedendo discretamente bene.
Ho stretto legami assai importanti. Ho conosciuto persone che mi hanno tirato fuori da brutti abissi emotivi. Come sempre ho cercato a mio modo di rappezzare quei rapporti che tempo, distanza e impegni sociali, hanno più clamorosamente danneggiato. Chissà se poi nel tempo essi si logoreranno definitivamente o per assurdo riusciranno a resistere.
Non riesco più a scrivere come prima. Purtroppo un miscuglio non del tutto comprensibile di fattori, ha reso e rende la cosa veramente complessa. Del resto, il mio rapporto con la scrittura è sempre stato in qualche modo altalenante e son fiducioso di poterla ritrovare negli arcani sentieri del 2024. O forse, più semplicemente, nell'attimo opportuno sarà ancora una volta lei a ritrovare me.
il 2023 è stato quindi brillante, impetuoso, debordante, inaspettatamente ricco di prime volte. Mi ha preso tra le braccia dolcemente, poi mi ha stritolato, poi mi ha baciato e mi ha dato un ceffone. Si è trattato di un anno molto personale, intimo. A tratti persino solitario e vuoto, ha saputo farmi cogliere, forse maggiormente rispetto ad altri, la mancanza e l'insofferenza. E al tempo stesso la bontà e l'affetto che costantemente mi circondano.
Nel complesso: tra il riso e le lacrime, come si direbbe per una grande bottiglia di vino, è stata una buona annata.
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c3ss4 · 5 months
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mio fratello è ancora nella fase del rinnego, finge che io non esista e se mi incontra in un contesto sociale fa una faccia da funerale………….ogni tanto tento invano di socializzare con lui tramite attività assolutamente family friendly quali: fumarsi le bombe assieme. talvolta gli mando qualche reel su ig o mi sforzo di averci una conversazione, anche se nella maggior parte dei casi non ottengo risposta. un po’ mi manca avere un bel rapporto con mio fratello. è una cosa a cui non ho mai dato peso durante la mia infanzia e adesso comincia a far male. forse è perché sono circondata da casi anomali. forse alla fin fine non è così strano che io e mio fratello non ci sopportiamo. i rapporti umani sono così complicati. complicati, ma soprattutto contraddittori. prendiamo ad esempio mia madre. vorrei non volerle bene, eppure lo faccio. è una persona difficile. una di quelle che devi costantemente giustificare e di cui devi interpretarne i comportamenti. però ci sono tante cose che ammiro di lei. la prima fra tutte forse è che si sbatte anche troppo per gli altri. il che è strano per una donna che odia il contatto fisico e che preferisce l’ onestà ai complimenti. eppure è fatta così. ti prende un regalo e dice che ti ha pensato. quando hai una linea di febbre, ti porta i pasti a letto, ti accarezza le mani e dice sempre “ma perché non è venuta a me”. si offre sempre di accompagnarmi, nonostante possa benissimo prendere i mezzi, anche a costo di incastrare i suoi mille impegni. questo natale, mentre scartavamo i regali ha tirato fuori una piccola scatola. “è per la famiglia. non so se possa essere utile...” dice trattenendo una risata. erano i suoi risparmi di un anno. per un anno, ogni mese aveva messo via parte dei suoi soldi per poi darli a noi. siamo tutti scoppiati a piangere e l’ abbiamo abbracciata. forse dovrei solo darle tempo. è questo quello che mi ripeto da 23 anni. tempo di capirmi. ed è quello che mi ripeto anche con mio fratello. forse ancora non mi conosce abbastanza.
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yomersapiens · 1 year
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I gusti sono gusti e per fortuna i tuoi sono pessimi.
Altrimenti col cacchio che saresti venuta a letto con me. Forse perché ti piacciono i cani e in un canile sceglieresti quello più malconcio e che sta lontano da tutti, messo in una gabbia a parte, con un cartello "non avvicinarsi", la spiegazione "morde", ma tu ti avvicini lo stesso e noti che non ha i denti, che sta steso gonfio sulla propria pancia, che ha un carattere di merda, si lava poco, non ha un lavoro ed è martoriato da non si capisce quante malattie e tu dici "voglio lui!". Quindi la colpa non è mia, o del metaforico cane. Io ho ottimi gusti. Scelgo bene a chi fare pena. Sei tu che devi farti vedere da qualcuno di bravo, per capire perché ti piacciono i casi umani canidi (caninidi? cinfolili?).
Mi piace mantenere un buon rapporto con le mie ex. L'altro giorno mi ha scritto una delle più recenti che evidentemente ancora mi rispetta per dirmi "Matteo, non sto bene, tu che sei esperto, cosa è meglio fare quando hai una potentissima diarrea?". Ho lasciato un ottimo ricordo non c'è che dire! Io e i miei mal di pancia costanti e le ore in bagno e le tappe obbligatorie in ogni wc pubblico. Sono diventato quello a cui pensi quando devi andare a cagare di continuo e in effetti non è che mi impegni molto a lasciare un ricordo diverso di me. Almeno un'altra mia ex mi scrive per farsi consigliare su dove andare a mangiare bene. La mia pancia (quella rotondità che litiga con la cintura) la coltivo con cura, scegliendo appositamente dove andare a riempirla e pensando sempre alle conseguenze. Dato che in ogni caso starò male allora deve valerne la pena. Non vado a mangiare in un localetto da quattro soldi per stare male allo stesso modo di un locale cinque stelle. Eh no. Quando sarò sulla tazza a pentirmi voglio ricordare la cura nell'impiattare le pietanze, la bellezza delle porzioni, i complimenti allo chef.
Questo approccio è lo stesso che ho adoperato per avvicinarmi a te. So che starò male e in qualche modo finirò per ore al cesso rannicchiato su me stesso ripercorrendo ogni istante degli errori commessi commiserandomi per aver abbandonato la tanta agognata solitudine che mi sono guadagnato in anni di allenamento risultando insopportabile ai più ma non a te che hai gusti pessimi e ti vuoi del male ma ecco, mentre starò sviscerando tutto questo dolore, penserò al tuo sapore e quel ricordo mi cullerà e sospirando mi ripeterò che ne è valsa la pena. Nonostante tu sappia di cane. Un pungente sapore di cane bagnato nascosto negli anfratti del tuo collo.
Ci sono un sacco di negozi vintage qua a Vienna. Uno dopo l'altro, hanno aperto senza alcun ritegno nelle zone più ricche della città. Si fanno chiamare vintage ma alla fine è tutta roba di seconda mano proposta con un nome diverso, più accattivante. Li vendono a prezzi esorbitanti perché così uno si convince che è roba di valore, eh certo, se costa un botto e la pro-zia Adelina ha smesso di indossarlo negli anni 90 dato che la stoffa le creava orticaria e adesso lo ritrovo a poche centinaia di euro sicuro è perché sono stato prescelto per portare avanti questa maledizione! Allora sto pensando di aprire negozi di terza, quarta e addirittura quinta mano. Dove si vendono vestiti lerci e luridi e messi malissimo, tenuti assieme per miracolo ma che almeno costano il prezzo giusto. Una sciocchezza. Sempre a causa dei tuoi gusti pessimi però, so che entreresti e compreresti tutto. Ma proprio tutto anche la merce più scandalosamente rovinata dal tempo, tipo me. Davvero guarda io fossi in te mi darei alla religione perché solo Gesù può salvarti a questo punto.
Ho messo a dieta Ernesto e per proprietà transitiva mi sono messo a dieta anche io. Che poi non è che sia più tondeggiante del solito, sono solo flaccido. Come quando prendi l'impasto per la pizza che ha lievitato per un sacco di ore e lo sbatti sul tavolo per stenderlo. Sotto l'impasto il tavolo c'è ed è bello duro a manifestare la sua esistenza. Sotto la mia panza ci sono gli addominali, o quello che resta di loro, vorrei dire che sono pure belli duri come il tavolo nominato in precedenza ma no, esistono e mi aiutano molto con i mal di pancia, nel renderli più intensi ed esplosivi. Ernesto è a dieta ma mica mi sono assunto la responsabilità di questa decisione, eh no, col cazzo. L'ho portato nella casa vacanze e al momento della consegna ho detto "Se notate che è di cattivo umore è perché da qualche settimana l'ho messo a dieta (mentivo), gli do solo una scatoletta al giorno (bugia) e siccome riceve pochissimo da mangiare (falsità) ora è più aggressivo del solito (menzogna, è sempre aggressivo) ma se guardate bene si vedono già i primi risultati (palla suprema)!!!". La seconda famiglia di Ernesto, ragazzi buoni come il pane tra cui pure la mia ex che si fida dei miei consigli su i ristoranti, hanno assecondato questa richiesta ed Ernesto è stato messo a dieta da loro, perché io col cazzo che voglio stare vicino a lui quando non mangia abbastanza. Già quando ha lo stomaco pieno non fa altro che picchiarmi e bullizzarmi, figurati con lo stomaco vuoto. Sicuro inizia a offendermi e a dirmi cose vere quanto cattive tipo "Stai diventando calvo. Si vede, inutile che ti fai biondo" e io gli dovrei rispondere che lo so ma tanto finché esistono persone come te, che hanno gusti pessimi, a me che me ne frega di restare bello? È uno sbattimento assurdo e io voglio decadere in santa pace come mi merito, come un palazzo antico che non vale la pena ristrutturare e tanto sarà abbattuto per fare posto a un centro commerciale pieno di negozi vintage.
Ogni volta che vado al locale siciliano passo davanti a un punto specifico dei musei d'arte viennesi. Vicino a un semaforo, in uno spiazzo largo a sufficienza, c'è sempre un ragazzo su pattini a rotelle che indossa una mascherina e una felpa con cappuccio nera e che non fa altro che pattinare, tutti i giorni. La prima volta che l'ho notato ho pensato "Che strano, non è nemmeno bravo eppure sta in mezzo alla gente a pattinare e tutti lo possono guardare". La seconda volta ho detto "Ancora qua! Scarso come ieri ma bravo che prosegue!" e così fino alla terza, alla quarta e pure all'ottava volta. Ora quando lo incontro per me non è più un ragazzo a caso che si copre di ridicolo mettendosi in pubblico a fare evoluzioni discutibili su i pattini, no, lui per me è il ragazzo che pattina. Un vero pattinatore. Un assiduo utilizzatore di uno specifico marciapiede con le sue rotelle. Lui per me è il pattinaggio. Io sono diventato scrittore allo stesso modo. Nessuno mi ha mai chiesto di farlo e anzi, il più delle volte avrei fatto meglio a lasciare perdere e invece non ho mai smesso e ora devo andare avanti perché ho convinto pure della gente a darmi retta e a credere in me. Venerdì ho il primo incontro per discutere del libro con cui ho vinto il concorso. Sono emozionato tanto quanto spero sia emozionato il ragazzo che pattina ogni volta che ci incrociamo e gli faccio un segno di approvazione con la mano.
Guardo molto le mani delle persone. Quando tremano mi domando perché lo stiano facendo, se se ne rendono conto o è qualcosa che non riescono a controllare. Se dietro ci sono anni di alcolismo o problemi neurologici. Freddo, nervosismo. Averti guardato negli occhi per più di cinque secondi.
Dicono che il tempo curi ogni cosa ma non è vero. Con il tempo semplicemente dimentichi. Le cellule del tuo corpo che contenevano determinati ricordi muoiono e vengono sostituite da cellule vuote da sovrascrivere come meglio credi. Bisogna aspettare. Ci si può allenare e incidere le cellule nuove con ricordi vecchi, è un processo simile a quel gioco che si faceva da bambini, dove sussurravi nell'orecchio di un altro bambino una frase e lui a sua volta ripeteva quello che aveva capito a qualcun altro e così via finché non si arrivava alla fine del telefono senza fili e il risultato era qualcosa di simile alla parola iniziale ma completamente diverso. Ecco, puoi fare lo stesso con i ricordi, quando vedi che stanno morendo perché il tempo è passato e le cellule non ce la fanno più. Puoi ricalcarli a mano sulle nuove cellule e modificare alcuni elementi per modernizzarli o renderli meno spigolosi, le linee forse saranno più definite e i dialoghi meno vaghi, più essenziali. Potrai anche rivedere che dolori travasare in questa stesura, se vuoi tenere gli stessi o alcuni lasciarli indietro e idealizzare maggiormente il passato. La formula del diario, questa formula che uso spesso quassù, fa proprio questo. Non sono post o episodi del podcast, sono cellule contenenti ricordi che lascio come insetti cristallizzati nella giada. Se lo faccio è perché non voglio che il tempo ammazzi qualcosa di importante.
Ma tanto sappiamo che alla fine vincerà lui: l'onnipotente tempo. Capace di trasformare uno scarso pattinatore in un professionista olimpionico. Un ossessivo paranoico in un mezzo scrittore. Dei vestiti inguardabili in una nuova fonte di introiti. E che vinca pure il tempo, io ho altro da fare, tipo continuare a peggiorare per vedere fino a dove sei disposta ad arrivare con i tuoi pessimi gusti che tanto devo ricordarmi di ringraziare nelle prossime cellule che mi troverò a incidere.
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libero-de-mente · 12 days
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Che si fottano tutti. Gli oracoli su TikTok e i nuovi profeti di Instagram.
Non voglio farmi turlupinare dai responsi su Fb della nuova generazione di filosofi del web, o dai nuovi vate su X.
Che possano affogare nella loro stessa tracotanza, nella melma di odio e astio che divulgano. Con i loro seguaci del diritto d’opinione a tutti i costi e comunque sacra. Alla faccia della libertà. Non si è liberi di distruggere o demolire senza rispetto, solo per ego, ma diventa una dittatura verbale senza un confronto civile. Io penso, io dico quindi io sono e voi muti.
La verità è che molti sono incattiviti, sopraffatti dall’ego smisurato che ha come metro di misura il numero di follower. La mia paura è quella di essermi incattivito anche io, nonostante io cerchi di mantenere un equilibrio sempre più precario. Vorrei scegliere la vita, ma la vita è piena di invidia e competizione.
A volte penso che una vita fatta di famiglia, mutuo, lavoro, polizza, ristorante una volta a settimana, cinema, divano super confortevole, televisore con tanti canali a pagamento, abiti firmati, sushi all you can eat, il Natale tutti insieme, nulla a cui pensare o di cui preoccuparsi fino alla fine dei propri giorni, sia il desiderio di tantissime persone.
Io è da molto che non ho più questi desideri. Dovrei essere tanto arrabbiato per quello che mi è successo e che ho subito in passato, ma è difficile restare rancorosi quando impari a stare sulle punte dei piedi e guardare al di là dello steccato della quotidianità indotta. Quando scopri che esiste tanta bellezza nel mondo, perché esiste in alcune persone.
Quando ho la fortuna di incontrarne una provo un enorme senso di gratitudine verso il destino, ringraziandolo per ogni singolo momento che mi sarà concesso di condividere con queste persone nella mia piccola vita. Anche un messaggio, un caffè condiviso, una telefonata rubata ai mille impegni quotidiani. Soprattutto anche quando queste persone non capiscono l’importanza che hanno per me, temendo l’ennesimo “caso umano”.
Ho potuto toccare con mano degli orrori, orrori che stanno nella vita di alcune persone. Dolori e ingiustizie subite, spesso come fossero delle torture. Non esistono parole per descrivere quello che ho ascoltato, in parole che erano come un grido di aiuto, a coloro che non sanno cosa significhi l’orrore. Ho percepito cose che molti esseri umani non s’immaginano, ho visto cuori distrutti di una bellezza inaudita.
L’orrore molte volte è creato e nutrito da chi l’orrore non lo conosce, non avendolo mai subito ma facendone parte. Senza remore o colpe molte persone sono parte dell’orrore di altri esseri viventi. Ma sorridono e stringono mani come se fossero persone a modo. Non accettano giudizi, i giudizi indeboliscono la loro convinzione di essere i migliori.
Tutta quella bellezza. In alcune anime non riesco a vederne la fine. Ci si potrebbe navigare per una vita intera, spesso certe menti le trovo troppo grandi per me. Rimango ad ammirarle come un neonato di fronte alla bellezza del seno materno. A bocca aperta, ma in silenzio per non disturbare. Darei l’anima per poter essere degno di una piccolissima attenzione da parte loro.
Mi dispiace, ma io non voglio fare il saccente, non voglio avere ragione. Se do questa impressione me ne dispiaccio, non era nelle mie intenzioni. Vorrei aiutare tutti, se possibile chiunque.
Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo trarre pace e soddisfazione dalla felicità del prossimo, credetemi io l’ho fatto e mi sono trovato meglio che a godere dei miei successi in solitudine.
Non guardiamo troppo al passato, non scervelliamoci sul futuro, viviamo appieno il presente. Se lo faremo sarà un buon passato da ricordare, ogni tanto, e la base per un radioso futuro.
E in maniera che oggi non riusciamo manco a immaginare, perché potrebbe davvero sorprenderci.
Non sapevo cosa scrivere, senza diventare troppo prolisso. Qui funziona così, poche righe altrimenti sei illeggibile, da passare oltre. Ma se tu stai leggendomi a questo punto, vuol dire che un po’ di attenzione te l’ho presa.
Siamo nell’inferno dell’egoismo oggi, ma chi crede nell’altruismo o fa squadra o affonderà nella melma dell’individualismo.
Credetemi. Sarà una vita fatta di schiaffi e senza luce.
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couragescout · 1 year
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Fare il capo scout richiede molti sacrifici e tantissimo tempo. Non è solo andare a riunione il sabato pomeriggio e fare attività con trentatré bambini, ma è anche fare tre riunioni di sabato pomeriggio ed una di domenica mattina. È fare ogni due settimane il pranzo con i bambini del C.d.A. prima della riunione con tutto il branco, è fare il catechismo quaranta minuti prima di ogni riunione. È organizzare le uscite a maggio e giugno di una notte fuori. È anche fare staff il martedì sera, preparare ogni singola attività per le riunioni, fare Co.Ca il venerdì o mercoledì sera ogni due settimane. È fare pattuglia di zona una volta al mese, che sia online o in presenza, da ottobre ad aprile, preparare il programma ed ogni singola attività nel minimo dettaglio per gli eventi di zona (ed ogni volta che si fa Co.Ca o pattuglia non si torna a casa prima dell’una nonostante il giorno dopo la sveglia sia comunque alle sei e mezza). Oppure tipo questa sera sono tornata all’una e mezza e mi sono dovuta mettere a fare il dolce per l'uscita di domani perché non ho avuto tempo per cuocerlo nel pomeriggio siccome quando sono tornata a casa poi sono dovuta correre a riunione e a seguire ad un evento di zona.
Fare il capo scout ti chiede di rinunciare a molte cose per poter dare spazio ad altre, avrai tutti i weekend pieni per nove mesi e per riuscire ad incastrare gli impegni della quotidianità dovrai fare tipo tetris con gli orari anche per l’impegno più sciocco.
Sono circa quindici ore a settimana che spendiamo per fare gli educatori, per dare un’alternativa educante alla scuola o allo sport. I ragazzini sono stronzi, testardi, rosiconi e ti fanno sgolare eppure noi ogni sabato stiamo lì in mezzo a loro nonostante il mal di testa. Li facciamo cantare, urlare, correre, costruire, sporcare. Li facciamo anche arrabbiare, così come loro fanno con noi. Li facciamo sfidare con loro stessi. Li mettiamo alla prova, così come loro fanno con noi. Proviamo a dare loro strumenti di crescita e per migliorarsi. I bambini sono difficili da gestire, ma lo sono anche gli adulti. Ed anche se a mesi alterni dico “No, che palle, io mollo” poi a mollare davvero non riesco perché alla fine agli eventi di zona mi diverto da morire, perché mi fa sentire tremendamente soddisfatta vedere i bambini riuscire nelle loro prede o nelle loro specialità, vedere piccoli miglioramenti nei loro comportamenti; perché mi fa sentire felice essere per loro un punto di riferimento, sapere di star lasciando un piccolo seme nella loro vita che sarà importante, che farà sbocciare con il tempo dei valori che per me sono la cosa più bella al mondo.
Sapere di star ridando indietro all'associazione tutto quello che io ho ricevuto gratuitamente da bambina, da ragazza e da adulta, essere oggi io un capo, accanto a coloro che sono stati i miei capi da bambina, mi rende realizzata in modo genuino che ogni volta che ci penso dico "Cavolo, proprio io, la lupetta musona che odiava questi cretini oggi sono qui nei panni di Bagheera per provare a far innamorare altri bambini di questo grande gioco, di questa grande famiglia".
Fare il capo scout ti richiede molti sacrifici e tantissimo tempo però fa parte del gioco.
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licaliquor · 2 years
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Tsukishima Kei x Fem Reader
characters x reader (serie)
enemies to lovers
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Era la solita mattina primaverile al liceo Karasuno e come sempre la c/c era per le sue,completamente da un'altra parte,durante la lezioni.
All'apparenza poteva sembrare che stesse solo intensamente ammirando dalla finestra i fiori di ciliegio,di cui ormai la struttura scolastica era piena, ma non erano quei fiori a farle viaggiare la mente bensì ciò che le ricordavano.
Flashback
In un pomeriggio come tanti dopo le lezioni la malcapitata era stata delegata da sua madre ad uscire in città per portare a termine delle commissioni, quando qualcosa catturò la sua attenzione durante il tragitto e a quel punto le sembrò impossibile muoversi,era ipnotizzata da ciò che vi era difronte ai suoi occhi.
Un viale,senza un'anima viva,silenzioso,pieno di alberi di ciliegio rosei i quali avevano cosparso con i petali dei loro fiori panchine,marciapiedi e strada,contornando così un tramonto sereno che avanzava all'orizzonte. Ogni tanto solo un alito di vento passava indisturbato giocando fra le chiome dei ciliegi,i quali poi frusciavano in coro come le risate d'un solletico. Ella rimase qualche secondo ferma ad osservare quel luogo che in sé conservava qualcosa di fiabesco,osservandolo poi più attentamente ogni dettaglio,finché un ragazzo seduto in lontananza su una delle tante panchine spuntò di sfondo a quel quadro,era così tranquillo che si confondeva con il paesaggio ed era difficile notarlo subito nonostante fosse l'unico oltre a lei in quell'oasi di pace e nonostante sembrasse molto alto perfino da seduto. Ben presto capì che in quel paesaggio il dettaglio più bello era proprio lui,ma egli era uno di quei dettagli che vanno cercati attentamente,che nascondono la loro bellezza e rarità in mezzo a tanto barlume,uno di quei dettagli che colgono quei pochi che non osservano solo il centro dun'opera. Cercò di non far notare il suo esser rimasta incantata davanti al giovane sconosciuto,ma era impossibile non rimanere stupiti di come egli sembrasse parte di un dipinto d’impronta impressionista. Lui che per conto suo quel pomeriggio era su quella panchina lontana da tutto e tutti,con le cuffiette e un libro fra le dita,come se l'assordante silenzio di cui amava far parte non fosse abbastanza taciturno. Lui con la testa leggermente chinata verso le parole scritte su quella carta giallastra che quasi dava una sensazione di antichità,con gli occhiali che scivolavano lentamente sul naso senza che se ne potesse rendere conto,mentre le sue ciocche bionde si perdevano nel paesaggio dai toni caldi ma impallidivano la sua figura. Di fatto quel paesaggio non era abbastanza caldo poichè nonostante il cuore della ragazza fosse ormai come un caminetto quel ragazzo invece appariva freddo e gelido come neve appena caduta,che il suo animo non riuscisse a scaldarsi a causa di una ferita? Ch'egli non riuscisse nemmeno più a fidarsi del silenzio di cui si circondava? Qualcosa il lui rendeva riservata e distaccata un'atmosfera che dava tutt'altre sensazioni.
Come una goccia blu in una tela rossa egli portava con sé l'inverno in quel pomeriggio di primavera.
Perché mai cercare di scaldare un cuore incastonato in una lastra di ghiaccio con un paesaggio simile? Perché mettersi a leggere lì in quel momento se quelle sensazioni contrastavano a tal punto con la sua persona? Forse come tutti gli opposti che si attraggono,egli si sentiva attratto da quel luogo,il quale in un certo senso poteva essere l'unico a dargli la tranquillità di cui era visibilmente parte in quel momento. La ragazza avrebbe potuto ammirarlo per ore,ma prima o poi se ne sarebbe accorto,ed il tempo passava troppo velocemente per permetterle di restare lì e rimandare le sue commissioni.
Fine flashback
Da quel giorno anche se piena di impegni,anche se doveva studiare,anche se doveva concentrarsi e persino se doveva dormire la figura di quel ragazzo non smetteva di tormentarla, non usciva dalla sua testa. Rimase impressionata di come qualcuno fosse riuscito in un attimo a infilarsi nei meandri dei suoi impegnati pensieri senza neanche avergli mai parlato. Lei era riservata e stava sulle sue come lui e forse non avrebbe neanche mai avuto il coraggio di parlargli,neppure se gli si fosse palesato davanti d'improvviso e scontrandosi con esso si sarebbe almeno dovuta scusare,ma i suoi pensieri sembravano saper parlare più di lei quando si trattava dello sconosciuto.
La sua mente era costantemente distratta e tutto questo non le dava pace al punto da fargli venire il mal di testa,semplicemente non aveva senso,come poteva una persona vista per caso essergli rimasta in mente per così tanto tempo? Continuava a convincersi che non fosse lui ad esserle rimasto nei pensieri,era invece solo la suggestione di quel paesaggio dove lui era seduto,ma il dubbio persisteva e le stava corrodendo l'anima,voleva una risposta.
"Si può sapere a che pensi?" Esordì la compagna stufa di chiamare la ragazza ripetutamente senza essere degnata nemmeno di uno sguardo.
"Nulla...scusa,sono solo stanca."Rispose y/n con fare stordito risvegliandosi da quel labirinto di pensieri.
"In genere chi è stanco non si mette a fissare i ciliegi per così tanto temp- Ahhh non era questo quello che volevo dirti,all'uscita devo fermarmi a comprare del ramen per mia madre se vieni con me mangiamo anche della soba." Continuò il discorso la ragazza invitandola a pranzo.
"Va bene....però emh....scusa perché mi parli di questo ora? Che ore sono?" Chiese la giovane con fare perso dopo essere ritornata presente nella sua realtà.
"Tra mezz'ora finiscono le lezioni." Le rispose l’amica.
"Cosa?!" Replicò con stupore ella.
"Cerca di riposarti,mi preoccupi y/n." Concluse la vicina di banco per poi riprendere a seguire la lezione.
"Ma fino a tre secondi fa stavo solo guardando dei fiori di ciliegio...ma che mi prende.." Pensò tra sé e sé la ragazza incredula.
Driiiinn
"Bene,un'altra giornata scolastica è passata senza aver fatto nulla,non ci vorrà molto prima che io diventi il nulla come lei." Pensò drasticamente la studentessa,riferendosi alla sua media scolastica la quale seppur ottima di questo passo non avrebbe impiegato molto tempo a calare.
"Passiamo dall'uscita vicino la palestra,facciamo prima,lì non passa praticamente nessuno e poi il negozio sta su quella strada." Propose la compagna e la giovane semplicemente annuì seguendola verso l'esterno dell'edificio,tra un passo ed un altro prese il telefono fra le mani iniziando a rispondere a qualche messaggio mentre camminava,la sua vita iniziava ad assomigliare ad un continuo distrarsi ma infondo a quella realtà giornaliera c'era poco e niente che la legasse.
"Uugh Lee scusa-" Si scusò prontamente la ragazza credendo di essersi erroneamente scontrata sulla compagna tanto da esser caduta,ma le bastò alzare gli occhi da terra per notare che la persona di fronte a lei non era Lee e non era neppure caduta a differenza sua.
"Scusami,no-non volevo." Cercò di salvarsi da quella situazione scusandosi ancora dopo aver notato con stupore nascosto che la persona su cui era andata a sbattere era proprio il protagonista del suo ricordo, il quale accompagnato da un ragazzo dai capelli scuri e le lentiggini ora la scrutava con sguardo giudicante.
"È molto alto eppure continuo a non vederlo evidentemente" Si rimproverò lei mentalmente, mentre con finta disinvoltura provava a rialzarsi.
"Guarda dove vai." Rispose lui con fare distaccato.
"Perfetto ottima prima impressione y/n." Pensò sarcasticamente.
"No davvero scusa." Isistette,provando a convincerlo a cambiare il suo atteggiamento scontroso nei suoi confronti,non voleva essere odiata dall'unica persona che non sarebbe mai uscita dai suoi pensieri.
"Sì questo lo hai già detto. Riprenditi i tuoi libri piuttosto." Replicò subito il ragazzo con tono di sfida.
Si chinò per raccoglierli,effettivamente aveva lasciato dei quaderni a terra senza volerlo,tuttavia quel comportamento stava già mettendo a dura prova la sua pazienza,quel suo dare ordini e sentirsi superiore le faceva solo salire la rabbia.
"Ahah" Ridacchiò lui spostando in lontananza con il piede uno dei libri che giaceva sul suolo mentre ella cercava di afferarlo.
"Si può sapere che problemi hai?!" Si alzò da terra con scatto felino la ragazza con i nervi a fior di pelle, senza neanche badar più a quegli oggetti sparsi ancora sul pavimento.
"Io nessuno,tu?" Gli chiese con ironia pungente il ragazzo prendendosi gioco della giovane studentessa, guardandola dall'alto verso il basso, cercandosi la lite da chi sapeva avrebbe abboccato.
Si guardarono negli occhi per qualche secondo,ma non appena y/n si rese conto di essere a pochi centimetri dal suo ormai rivale lo spinse via sbuffando,sorpresa e intimidita dalla sua vicinanza improvvisa,per poi chinarsi nuovamente con fare sbrigativo e prendere i quaderni rimasti sull'asfalto,sospirando nell'intento di mantenere la calma.
"Andiamo Tsukki" Lo sollecitò timidamente l'amico,almeno ora la ragazza sapeva in parte il nome di chi non sopportava.
I due si allontanarono e la sfortunata corse a cercare la sua amica che sembrava sparita in quei pochi minuti in cui rispondeva agli sms,provando a dimenticare l'accaduto,ma se prima la figura del giovane era bloccata nella sua testa per un puro sentimento inconscio ora sarebbe rimasto lì solo per il fastidio che egli gli procurava come un prurito.
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pensieripronfodi · 11 months
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Inesorabilmente
Il tempo è infame. Riesce sempre a far credere di avere tempo per fare qualsiasi cosa, ma in realtà si finisce per arrivare a fare le cose all’ultimo, per sfruttare anche i secondi prima della fine del tempo messo a disposizione. Perché prima non si è stati in grado di sfruttarlo al meglio. Si è preso tempo per fare altro o per non fare niente. Si è preso tempo per pensare a cose che non necessitavano pensamenti. Si è fatta una cosa prima di un’altra. Si sono fatte cose ora che si potevano fare dopo per dare meno tempo a quelle cose che si devono fare adesso. Si sono fatti programmi poco o mai rispettati. Si usa un’agenda per scrivere e ordinare gli impegni anche se non serve perché si è persone normali. E’ sempre una rincorsa verso il tempo, una corsa estenuante per stare dietro al tempo che inesorabilmente va avanti, va avanti anche se non si è al passo, va sempre avanti, non si ferma mai. Però ci si ferma, si prende una boccata d’aria per riposarci mentre i secondi e le ore passano. Mentre si perde tempo il tempo ci fa credere che quei minuti, ore o giorni che non si passano senza fare qualcosa di costruttivo, di educativo e salutare siano ormai persi, nessuno restituisce quel tempo definito perso, nemmeno il tempo stesso, lui va sempre avanti, portando con sé tutte incertezze sul presente e sul futuro. Il tempo è infame perchè non anticipa, perchè non avvisa, a volte ci sono delle sorprese spiacevoli, e si vorrebbe che arrivassero con preavviso. Il tempo è infame, perché si distorce e fa distorcere la vita della gente, ci fa credere di essere in un certo spazio temporale, e invece si è indietro o si è avanti. Il tempo è illusorio. Il tempo è relativo. Il tempo è soggettivo. Il tempo è una sequenza di numeri che scandisce ogni attimo della nostra esistenza, a partire dalla nascita fino alla morte. E’ importante sapere a che ore si nasce e a che ore si muore. Il tempo disturba le emozioni e i sentimenti, quando si ha paura vorremmo che tutto finisse in fretta, quando si è felici vorremmo che durasse per sempre, quando si sente di essere alla fine dell’esistenza si desidera di stoppare il proprio tempo, perchè quel poco che resta è tempo perso, è tempo perso perchè non è sfruttato al meglio, per fare le cose che si definiscono importanti, non si ha più le energie di combattere per far continuare a far ticchettare il proprio orologio biologico. Ma anche se il proprio orologio biologico smette di funzionare, il tempo continuerà ad andare avanti incodizionatamente, andrà avanti nonostante le azioni e le situazioni spiacevoli. Va avanti, è inarrestabile. Ogni cosa ha un tempo, si deve essere costantemente in tempo con il tempo. Il tempo modella le vite, le abitudini, le azioni, i programmi, diminuisce il libero arbitrio. Il tempo corre e qua invece si cammina, si rimane indietro, si perdono attimi rilevanti, si perdono occasioni, si perdono battaglie, si perdono momenti, si perdono emozioni. Il tempo dà e toglie, dà stabilità, dà insicurezze, dà gioie, dà ansie, dà successi, dà insuccessi. Dà e toglie. E’ una continua corsa con il fiatone verso le vette della vita. E’ una rapida discesa verso le paure, i fallimenti. Il tempo è infame.
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Mi piacciono le persone che trovano tempo da dedicarti nonostante gli impegni
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Buongiorno, purtroppo ho dovuto declinare una pubblicazione con una casa editrice, gli impegni e il costo erano troppo elevati, nonostante questo sono contenta di non dover firmare contratti, sono libera e questo mi piace, forse in futuro mi legherò, ma ora sono felice così.
Tumblr media
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in-incognito-00 · 2 years
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Eccomi qui, al mare a godermi gli ultimi giorni di ferie.
Ho finito la lettura estiva. Lo sciabordio delle onde e gli schiamazzi dei bambini che giocano felici in acqua accompagnano i miei pensieri. La luce del sole si riflette sull'acqua scintillante, una barca a vela è ormeggiata poco più in là della boa e sembra salutare l'intera spiaggia.
Nonostante questa pace attorno a me, come natura umana vuole, non riesco a godermi il momento, ed i miei pensieri corrono al dopo, a settembre, e mi ritrovo a pensare a tutti gli impegni e la frenesia delle giornate che mi attendono. Vorrei essere già a casa ed iniziare la mia giornata lavorativa dalla mia scrivania, mi manca un pochino la spesa all'esselunga, il plaid ed il mio comodo letto.
Ho già stabilito tanti buoni propositi, andare in palestra, stabilire una beuty routine, dedicarmi di più alla lettura, tanti impegni ed obiettivi.
Luigi è il bagnino che gestisce il mio lido preferito, chissà se lui ha pensieri positivi per settembre, oppure per lui questo mese è solo il triste epilogo di un' estate felice, trascorsa sotto il rosso ombrellone in compagnia del figlio o del fratello.
Magari a settembre ha un altro lavoro, molto più triste e faticoso, chissà. Mi sono un poco affezionata a Luigi, spero per lui per il meglio.
Ora credo che sia il momento di un bel gelato, credo possa aiutarmi a concentrarmi più sul presente e farmi desiderare di più che questi giorni scorrano nella lenta pigrizia estiva dell'ultima settimana di ferie.
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ifyoureallyknowme · 1 year
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Il tuo nick ha qualche significato particolare?
Grazie della domanda, è la prima volta che qualcuno me lo chiede e sì ha un significato molto importante.
Quando ero piccolo su MTV passava questo programma chiamato "If you really knew me" (sì ricordavo male il titolo quando ho aperto il blog🤣), mi è capitato di vedere giusto qualche puntata all'epoca, ma sono state più che sufficienti, perché ero molto "guardo quello che trovo in tv in questo momento", visto che non sapevo la programmazione di quello che mi interessava e molto spesso avevo impegni, quindi non riuscivo ad avere una regolarità in nulla di quello che mi interessava in tv purtroppo.
Questo programma era ambientato in America, come qualsiasi programma di MTV praticamente 😂, nelle scuole, penso che abbiamo tutti un'immagine in testa di come funzionano le scuole in America soprattutto a livello sociale. Un'associazione andava nelle scuole e per una giornata proponeva degli esperimenti/giochi, c'era sia quello della linea rossa da attraversare (che ho poi ritrovato in film e laboratori di teatro), ma soprattutto uno che mi è rimasto particolarmente impresso nella mia testa:
I ragazzi venivano suddivisi in gruppi da circa 10 persone in modo eterogeneo, a livello di gruppi sociali (quindi c'era il giocatore di football, la cheerleader, lo sfigato, il nerd...), ognuno doveva raccontare qualcosa di sé di personale iniziando il discorso con "If you really knew me, you would know that..." (se davvero mi conosceste, sapreste che...), il gioco della linea rossa aveva già aiutato a buttare giù molte barriere. Quello che usciva fuori è che sotto la superficie non era tutto rose e fiori, sia per chi appariva più "strambo", sia per chi appariva più "perfetto" e che molto spesso chi veniva preso in giro per qualcosa, una volta saputo ciò che c'è dietro, non c'era più molto da ridere.
Questo obbligava le persone ad aprirsi e ad ascoltare gli altri e conoscerli, per poi scoprire che il giocatore di football aveva molte più cose in comune con lo sfigato di quanto poteva pensare.
Nei giorni successivi mostravano quanto queste barriere erano state abbattute e che alcuni rapporti erano rimasti tra persone di diversi gruppi sociali, nonostante si fosse tornati alla quotidianità delle proprie vite.
Molto spesso mi è capitato di trovarmi davanti persone che si sono fermate alla superficie (e succede tutt'oggi), che hanno pensato di aver capito tutto di me da uno sguardo e da una parola e hanno deciso che quell'idea gli bastava, quando invece non avevano capito proprio niente, quindi spesso mi sono ritrovato a dire tra me e me "se davvero mi conosceste sapreste che...", da qui il mio nick.
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johnlocksaddict · 1 year
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In questi giorni in cui sono stata da sola ho rimurginato meno di quanto mi sarei aspettata. Credevo potesse essere un viaggio di riflessione e invece si è rivelato molto più improntato alla leggerezza.
Poi parlando con mia madre, in un momento di relax, ho cominciato a mettere assieme i tasselli.
Sono una persona molto emotiva e in quel breve istante di confronto le cose sono diventate più chiare. Quindi per qualche momento (molto breve) mi sono sentita più sollevata, più serena.
Ma è stato un momento di awakening.
Ho riflettuto al fatto che ho ventuno anni. Ho uno stipendio stabile e un'indipendenza da ogni punto di vista.
Sono una persona molto insicura, con tanti tipi di ansie sociali. Ho paura di chiedere informazioni alle persone, ho paura di perdermi, ho paura di sbagliare.
Sono anche una ragazza particolarmente incostante. Sempre per quella necessità di auto sabotaggio, non sono mai riuscita a portare a termine qualcosa che mi giovasse o mi rendesse più felice.
Eppure nonostante ciò, non c'è stato niente nella mia vita che abbia fatto con più decisione e meno esitazione, che viaggiare da sola.
Adoro viaggiare, mi piace assaggiare nuovi cibi, mi piace l'arte, mi piace ogni tipo di cultura che si distanzia dalla mia. Mi piace avere una mente aperta, mi piace essere comprensiva. Mi piacciono le esperienze. Mi arricchiscono.
Quando mi sono resa conto che le persone che ho attorno avevano gli impegni e i lavori più disparati, e che organizzare con loro facendo incastrare i tasselli fosse molto più difficile, ho deciso di prendere in mano la situazione.
Se avessi dovuto aspettare sempre un compagno di viaggio, ad oggi avrei visto la metà di quanto abbia nel mio bagaglio turistico.
Quindi nonostante le mie tantissime ansie sociali sono partita da sola. La prima volta è stata Venezia.
Potrebbe non sembrare nulla di esagerato, eppure era relativamente lontana da casa. Non mi ero mai allontanata cosi tanto probabilmente.
E quel viaggio è stato fondamentale.
Imparare a stare da soli non è facile, lo è ancora meno quando si è da soli in una folla.
Non nego che la prima volta che ho mangiato in un ristorante da sola mi sono sentita a disagio, ci sono voluti 3 giorni per convincermi a mangiare fuori. Le persone ti guardano con stranezza, con compassione. Quasi come se il tuo essere solo non fosse una scelta. E mi è capitato, uscendo con amici, che questi compatissero persone che vedevano sole al tavolo.
Quel viaggio è stato importante. Venezia resterà per sempre nel mio cuore.
È avvenuto in un periodo particolare della mia vita in cui era appena terminata una relazione difficile, tossica durata due anni. È stato il viaggio che ha sancito l'inizio della mia rinascita, del mio percorso di risanamento che si è prolungato per quasi un anno e mezzo.
Avevo la necessità di sentirmi padrona della mia vita dopo aver donato ogni mia molecola a un uomo che non era stato capace di valorizzarne neanche mezza.
Ricordo che tutti attorno a me erano preoccupati. Viaggiare da soli era un'eresia, un discorso fin troppo evoluto e avventato per la mia famiglia.
Io invece volevo farlo.
La mia iniziazione ha luogo in terapia. La mia psicoterapeuta mi raccontava dei suoi viaggi in solitaria e io ero fortemente affascinata. Avevo quindici anni e al tempo credevo che non sarei mai stata capace di riporre una sicurezza tale nella mia persona.
Quattro anni dopo ho dimostrato a me, e a chiunque attorno a me, il contrario.
Oggi sono qui a scrivere questa riflessione perché parlo da un albergo in Germania.
È il mio primo viaggio all'estero da sola. Finora mi ero concentrata sull'Italia: per il covid non c'è stata molta possibilità di viaggiare all'estero.
Ma anche e soprattutto perché questo è un percorso che si compone di step. Ho iniziato in Italia dove mi sento oramai sicura e tranquilla.
Ora sono approdata all'estero.
Viaggiare da soli all'estero, se non per la lingua, non si differenzia troppo dal viaggiare in madrepatria. È l'abitudine alla solitudine, è lo stare bene in solitudine, la tranquillità nel mangiare da soli, nel chiedere informazioni se necessario, che, una volta acquisiti, sono una ricchezza che si può sfruttare ovunque.
Sono soddisfatta. E non mi capita spesso.
Sento di essere coraggiosa, sento di aver superato tanti miei limiti e sento di poterne affrontare altri cento.
Ovviamente ci sono ancora tante realtà da esplorare. Tante paure che ho ancora, come i paesi extracontinentali, o quelli che non parlano inglese. Ma arriveremo col tempo anche a quelli.
Per ora ci si muove in piccoli passi. Èstata l'inaugurazione all'Europa e sono felice all'idea di poter affrontare tanti altri viaggi senza aver bisogno di nessuno necessariamente.
Tirando le somme di questo viaggio giunto quasi al termine, sono contenta perché avevo paura che all'estero la "pseudo-sicurezza" che avevo acquisito in Italia potesse vacillare. Invece nonostante delle piccole difficoltà e degli incidenti di percorso dovuti ad una lingua estremamente diversa, sono stata bene.
Non c'è niente di più bello che guardare indietro e ricordarsi di tutte quelle paure che all'inizio erano bloccanti, montagne insormontabili da scalare. Oggi quelle paure esistono ancora, ogni tanto fanno capolino e provano a creare il panico. Ma metterle costantemente alla prova ha fatto sì che queste siano più facilmente affrontabili.
Non è detto che siamo capaci di affrontare definitivamente le paure che abbiamo acquisito fin da bambini, ma di certo possiamo diminuirne l'impatto mettendoci costantemente alla prova.
È una riflessione che ho voluto buttare giù in questo post, così da poterla rileggere nei momenti di sconforto più grande.
Perché se solo nei momenti di dolore fossimo abili a ricordare le nostre capacità e i nostri traguardi raggiunti con fatica, allora questi avrebbero un peso diverso.
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