Tumgik
#prima ballerin
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Olga Smirnova and Victor Caixeta in Sleeping Beauty.
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surfer-osa · 1 month
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Prima di arrivare a teatro avevo appuntamento con Mohamed nel parcheggio che divide le nostre case. Gli ho stampato un documento per suo cognato e gli ho chiesto com'è andato questo Ramadan. È stato un espediente banale per non fargli sentire l'amaro di queste zone, un po' come i dolcetti marocchini che prepara sua moglie per accorciare le distanze con casa.
Lo spettacolo verteva sulla ricerca svolta dalla regista nei centri ricreativi per anziani di Milano. Storie di solitudini, di ballerin* improvvisat* alla soglia degli 80 anni per raccimolare una mano appoggiata sulla schiena e di piccoli inaspettati brividi sulla pelle. Cos'è la compagnia quando hai già perso tutto?
Lo spettacolo si è concluso con un ballo collettivo e struggente sulle note di Leonard Coehn.
Tornando a casa ho visto diverse famiglie musulmane accompagnare alle auto cariche di valigie i parenti venuti da fuori per fare il Ramadan assieme.
Quindi, ancora una volta: che cos'è la compagnia?
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arcobalengo · 10 months
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QUANDO IL NEMICO FA PROPRIE LE TUE PAROLE D'ORDINE E NE STRAVOLGE IL SIGNIFICATO
di Silvio dalla Torre
《Una delle cose peggiori che possano capitare, come ricordava Brecht, è quando il nemico fa proprie le tue parole d'ordine  e ne stravolge il significato.
Ho sempre pensato che fosse necessario adottare stili di vita più sobri, arrestare la cementificazione selvaggia, preservare ed incrementare le aree verdi (parchi pubblici e boschi), favorire il trasporto pubblico in luogo di quello privato, la bicicletta in luogo dell'automobile.
In passato queste posizioni erano spesso ridicolizzate, presentate come una chimera passatista di persone che non vogliono accettare la modernità.
Oggi l'ecologismo è diventato l'ideologia dell'elite dirigente.  Con la scusa della tutela dell'ambiente, si cerca di imporre una perversa trasformazione antiumana.
L'obiettivo è chiaro. Sul piano socio economico: drastica riduzione della popolazione mondiale, distruzione della classe media nei paesi sviluppati, cancellazione della piccola impresa, amazonizzazione del commercio, lavoro a distanza generalizzato, digitalizzazione dell'istruzione, controllo capillare sulla popolazione, creazione di una plebe sussidiata, dipendente dal telefonino, dalla televisione e dalle droghe. Sul piano geopolitico: separazione della Russia dall'Europa e riaffermazione dell'egemonia globale degli Stati Uniti usando il braccio militare della NATO.
Questo mostruoso progetto contro l'uomo (e contro la natura) richiede la creazione di sempre nuove emergenze , le quali rendano accettabile ciò che in condizioni normali sarebbe inaccettabile. Ecco quindi che prima abbiamo avuto l'emergenza pandemica, ora quella climatica. Il fatto che l'aumento della temperatura media dipenda dall'azione umana viene presentato come una verità inconfutabile. A chi esprime dei dubbi viene affibbiato l'epiteto insultante di negazionista. La cosa è andata talmente avanti che ogni pretesto è buono per scatenare la propaganda. Due giorni di caldo in un'estate sostanzialmente fredda ( almeno nella pianura padana) ed ecco che  pennivendoli, influencer, nani e ballerine del mondo dello spettacolo, politicanti al servizio permanente dell'oligarchia perdono ogni ritegno e si abbandonano a tirate apocalittiche.
Per quanto tempo i popoli accetteranno di farsi prendere in giro? Capiranno i giovani, i primi bersagli di questo lavaggio del cervello, che questa retorica non ha nulla a che vedere con la tutela dell'ambiente?》
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mimicouture · 9 months
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Il perché del “SAD GIRL” aesthetic
Penso che ogni movimento, conosciuto o di nicchia che sia, ha origine da altri movimenti a loro volta conosciuti o no.
È un po’ come aprire il vaso di Pandora, o una matrioska, ed anche il più (apparentemente) sciocco e superficiale risulta essere una catena di conseguenze.
Il “sad girl aesthetic” o l’estetica della ragazza triste, è sicuramente molto più che una semplice estetica spopolata su Pinterest o Tumblr.
Che la sua popolarità sia stata dettata da Tumblr non è sicuramente un caso è che abbia preso piede nel 2023 nemmeno.
Potrebbe sembrare strano, ma per parlarne e spiegarne il perché, è necessario partire dagli anni ‘90.
Gli anni ‘90, gli anni delle più iconiche sfilate, delle più caratteristiche collezioni, del sorgere di brand ad oggi super-iper conosciuti che hanno fatto voltare pagina al mondo della moda per scriverne un nuovo capitolo, brand che hanno osato con la femminilità nelle loro collezioni.
Ma, sopratutto, gli anni di Kate Moss e dell’Heroin Chic.
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Forse qui è necessaria aprire una parentesi, è spiegare, per chi non lo sapesse, di cosa tratta l’Heroin Chic.
L’Heroin Chic potrebbe essere considerato uno standard di bellezza, un’ispirazione o una vera e propria realtà, dove il mondo della moda esigeva un’esilità ispirata proprio a quella caratteristica magrezza di chi consuma drogh3, in particolare l’Eroin4.
La magrezza doveva essere estrema, malata, una pelle giallognola/pallida, viso scavato, zigomi alti, capelli non curati e spezzati di proposito per simboleggiare la salute cagionevole.
Un movimento che impone uno standard di bellezza ci mette poco a scavalcare il recinto del mondo della moda ed approdare nel mondo reale, quello di tutti i giorni.
E così, l’heroin chic prende piede nella vita di tantissime donne, proprio in quegli anni dove non c’era nulla di più semplice ed economico che accedere alle droghe
E nonostante la tendenza sia nata dalla modella statunitense Gia Carangi, negli anni ‘90, chi sarebbe potuta essere l’idolo, il simbolo per eccellenza e la diva dell’Heroin Chic?
Non solo la sua magrezza ma anche le sue pellicce stravaganti, calza maglia strappata, sigaretta in mano, trucco sbavato, capelli secchi e deboli, viso secco, stanco ed espressione triste e malinconica. È lei e può essere solo lei: Kate Moss.
Negli anni dove gli acidi costavano un solo dollaro, Kate Moss era l’ispirazione di migliaia di ragazzine e donne.
E da quegli anni ad oggi, non sembra essere cambiato molto: il mondo della moda sembra esigere il ritorno di questa tendenza giudicando dalla passata fashion week.
Le sfilate con corpi meno canonizzati e più inclusivi non hanno avuto la ripercussione desiderata, ed il mondo della moda torna ad appartenere a quella magrezza imposta a cui non si transige.
Questa è la prima parte, la prima argomentazione e se vogliamo la prima “sotto cultura” dell’ argomento principale, e forse come introduzione non è la più azzeccata in quanto sembra non avere nulla a che vedere con l’argomento che sto cercando di affrontare, ma andando avanti, collegare i punti sarà sempre poi facile e sensato.
Senza però allontanarci troppo dal mondo della moda, credo sia necessario parlare ed introdurre il “Ballet Core” (forse è semplicemente sono semplicemente le coquette)
Capire di cosa si tratta credo sia facilmente deducibile in quanto il trend si limita a replicare l’estetica del mondo della danza classica e del ballet.
Rosa, fiocchi, tulle, ballerine che in questo 2023 sono tornate in voga, e credo di non poter parlare di Ballet Core senza nominare “MiuMiu”.
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Potrei stare ore a parlare dell’estetica e della storia di MiuMiu in quanto uno dei miei brand preferiti, ma per questa volta mi limiterò a parlare delle ultime due collezioni che hanno proposto una serie di capi d’abbigliamento ispirasti al balletto, come ad esempio le famosissime ballerine rosa con il nastro vichy.
Non a caso, cercando “Ballet Core” su Pinterest, oltre ad una serie di foto che romanticizzano ciò che veramente è il mondo della danza classica, vi usciranno foto di diversi capi di MiuMiu.
Una scala cromatica ripetitiva e monotona: rosa, bianco, nero e beige.
Toni delicati, infantili e pastello.
Tra queste migliaia di foto, appaino anche foto ritraenti vere ballerine, specialmente quelle appartenenti al balletto russo.
Non è una novità che una delle migliori scuole di danza sia appunto quella del balletto russo, ma non è nemmeno una novità la crudeltà di quel mondo.
Scoprire il mondo del balletto russo è come scoprire un iceberg dove la punta è costituita dalla triste realtà dei disturbi alimentari vissuti da 3/4 delle ballerine.
Ma questa tristezza e malinconia, sono piacevoli agli occhi se romanticizzate e colorate di rosa.
Tutto ciò si rivede anche nel cinema (di cui parlerò dopo) e nei meme e nel senso dell’umorismo.
Non è un caso che i meme di whisper (ad esempio, Bella Hadid che piange come sfondo o foto di lana del rey con scritto she raised me…di cui io stessa sono schiava , guilty) siano il pane quotidiano della generazione z e specialmente di noi ragazze.
Balletto, isteria, magrezza, colori spenti, depressione e la ricerca disperata di attenzioni. Nel mondo della moda la magrezza è dettata dagli uomini per gli uomini, nel mondo reale ognuna di noi avrà pianto per un uomo e i meme tristi di whisper sono quasi sempre per gli uomini (liberateci dalla loro esistenza).
Pensandoci fa un po’ ridere che un movimento che porta il nome di “sad GIRL” aesthetic abbia comunque come target gli uomini.
Se ci pensiamo andiamo anche a tagliarci i capelli per gli uomini quando diciamo di averlo superato e di volere un cambio.
La causa scatenante di questa estetica però non può che essere Tumblr.
Il protagonismo che ha Tumblr in ogni tendenza tossica andrebbe studiata, eppure eccolo qua, un social di nicchia ma non troppo, che hanno in molti ma non tutti.
Il trionfo della romanticizzazione dei disturbi alimentari, dell’autolesionismo, il paradiso delle pro-ana e della depressione.
Dove idealizzare la proprietà tristezza e malinconia se non su Tumblr?
Il successo di Tumblr parte nel 2010, con la moda dei blog e l’affermarsi di tendenze come l’indie sleeze.
Su Tumblr l’estetica della depressione veniva usata non come un urlo d’aiuto, bensì come un richiamo usato per richiamare user su user uguali a te, che soffrono come te o ancora meglio che soffrono più di te (se la fortuna girava dalla tua parte, finivi per diventare la Thinspo di qualche ragazzina).
La tristezza si riduce ad una semplice estetica, foto degli occhi rossi pieni di lacrime, il mascara colato, una rosa bruciata con una sigaretta, le calze a rete ed una croce al petto.
Questo è stato Tumblr fino a (circa) il 2015, quando, una corrente ed una tendenza totalmente diverse hanno iniziato a fare concorrenza non solo a questa ragazza triste, malinconica e magra, ma anche alla moda: Le sorelle Kardashian-Jenner.
Fianchi larghi, full makeup, vestiti attillati, soldi, soldi e ancora soldi.
Forse era il momento giusto per inserire dei corpi più formosi in una realtà riluttante e nel mondo della moda il cambiamento si è visto a partire da Balenciaga
l’entrare in scena di (principalmente) Kim e Kylie prometteva un cambiamento, che però ci ha messo poco a diventare ugualmente tossico.
Magrezza malata da una parte, Chirurgie esagerate dall’altra.
Ma anche chi si proclamava diverso è poi ricaduto nella tendenza dell’Heroin chic.
Il tutto a causa di due cose principalmente: l’operazione per la rimozione del buccal fat (il grasso che si concentra tra gli zigomi e la mandibola) e della “semaglutide”, un farmaco per il diabete che ha come effetto collaterale la perdita di peso.
È approdata tra le celebrità di Hollywood, causando una vera e propria dipendenza, ed è raro trovare qualcuno che non ne abbia fatto uso.
sorelle Kardashian-Jenner incluse.
Come tutto pero, anche Tumblr ha avuto il suo tramonto (2018 circa) e periodo di pausa.
Nonostante ciò, gli user accaniti di Tumblr ci hanno messo poco a trasferirsi su Twitter, l’evil twin (si, ancora più evil).
Tutto ciò che è censurato risiede su Twitter, proprio come una volta faceva su Tumblr.
Rimanendo sempre negli anni 2010 e parlando di fenomeni appartenenti a quegli anni, credo sia d’obbligo parlare della sola, unica, indiscutibile regina: Lana Del Rey.
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Lana debutta proprio nel 2010, una rivoluzione nel mondo del pop ma ancor di più una rivoluzione per le Tumblr girlies che avevano finalmente qualcosa con cui sfamarsi e sfamare le proprie fantasie idealizzate: Relazioni abusive, autolesionismo, amori abusivi alla Bonnie e Clyde, mancanza di amore materno, isteria femminile, tristezza, malinconia, alcolismo…
Peccato però Lana sia sempre stata fraintesa.
Il boom di Lana ed il vero boom di Tumblr sono avvenuti, che coincidenza, nello stesso anno.
Nel 2012 Lana lancia Born To Die, cambiando per sempre il mondo del pop ed il mondo delle ragazze tristi\pro ana.
L’intento di Lana però non è mai stato quello di romanticizzare le tematiche di cui parla nelle sue canzoni, piuttosto quello di raccontarle e raccontarsi, per sfogarsi e costruirsi una persona.
Queste situazioni risultano essere utopiche nelle sue canzoni, proprio perché accompagnate da una melodia, ma sono in realtà situazioni comuni, che sono la realtà di tantissime persone.
Il problema è nato da chi su Tumblr la usava come capro espiatorio per romanticizzare i propri problemi, cuocendole addosso una persona sbagliata.
E come Lana, anche Fiona Apple, Marina (per i più underground) e più di recente Mitski.
E quale sad girl che si rispetti non ha un film preferito?
Black Swan, Maria Antonietta, the Virgin suicides, Mia Goth, Girl Interrupted, Euphoria (solo se la tua preferita è cassie che piange davanti allo specchio).
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Il connubio perfetto tra colori pastello e tristezza.
Film quasi tutti diretti da Sofia Coppola, una regista con la R maiuscola, simbolo e totem delle ragazze tristi.
Nel film “Marie Antoinette” si parla si di tristezza, ma è una tristezza che in pochi si possono permettere: una regina triste immersa in colorati abiti stravaganti, scarpe con il tacco ed acconciature eccentriche.
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Ma Sofia si fa sempre riconoscere, e proprio in questo film fa capire la sua ostilità contro le norme cinematografiche: in una scena del film inserisce un paio di converse (ricordo che il film è ambientato nel 1789).
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Mentre Le Vergini su1cide parla di una tristezza normale, monotona.
Una casa immersa nella natura di Detroit, due genitori severi e cinque sorelle, le sorelle Lisbon.
Forse la loro tristezza non ha un perché, ma non è questa la depressione?
Non servono ragioni, non servono perché.
Tutte e cinque le sorelle finiscono per togliersi la vita.
Drammatico, triste, forse noiosi.
Ma comunque rosa, delicato, drammatico e con un concept tutto suo.
È consiglierei ad ogni ragazza di guardarlo, perché solo noi possiamo capirlo (non solo perché è il mio film preferito, ma we just get it)
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La Coppola protrae in contesti colorati, angelici ed a volte immersi nella natura, i concetti più cupi come la depressione ed il su1cidio.
Il concept di Sofia Coppola è lo stesso che quello di Lana del Rey nella musica e di MiuMiu nella moda.
Il trend della “Sad Girl” è estremamente preciso e concettuale, ha le sue icone, la sua influenza nel mondo della moda, la sua gamma di colori, i suoi meme e la sua musica.
Non è un caso che proprio quest’anno il colore più in voga sia il rosa e non è un caso che tutte noi ragazze ci sentiamo identificate in quei meme, perché ironizzare ed idealizzare tristezza e malinconia è una grande consolazione.
Aprire una pagina di meme e vedere qualcosa di “relatable” è gratificante, anche perché fortunatamente abbiamo superato gli anni dei meme di “sesso droga e pastorizia” e “siamo ragazze” (piangiamo tt notte perché siamo pretty when we cry…siamo ragazze, ma ragazze tristi💋).
Siamo continuamente mossi dal volerci rivedere in qualcosa, una canzone, un movimento, una ragione sociale.
Ed ecco qui che ci di presenta un trend dove possiamo avere tutto ciò che ha appena citato e possiamo anche ammettere di amare il rosa dopo aver passato tutta l’infanzia a dire di odiarlo (io), possiamo ammettere di essere tristi, possiamo dire “rotting in bed summer” ed esserne orgogliose, possiamo gridare di odiare gli uomini ma mettere una storia dicendo he’s so mine subito dopo, possiamo salutarci dicendo “ehi barbie” ma possiamo anche sfogare la nostra isteria femminile. Ah, possiamo anche andare fiere del mascara colato.
Possiamo piangere liberamente e possiamo pure essere belle mentre lo facciamo (e lo dice Lana Del rey!!!)
Possiamo dire di avere il ciclo e giustificare grazie a lui l’aver scritto a chi non dovevamo (ero solo un po’ silly)
Non è una consolazione?
Tutti pretendono così tanto da noi, ed tutto c’è lo zampino degli uomini, ma in questa tendenza siamo noi è solo noi.
D’altronde siamo ragazze, ragazze felici, sorridenti, malinconiche, romantiche, grandiose, intelligenti ma spesso semplicemente ragazze tristi.
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The Unofficial Black History Book
Janet Collins (1917-2003)
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The history of ballet began around the 1500s in Italy. The term "ballet" stems from the Italian word "Ballare," meaning to dance. When ballet was introduced to America in the early twentieth century, it was a new form of art. Unfortunately, African Americans couldn't be part of ballet culture for many years, saying that our bodies were wrong for ballet.
Until one woman broke one of the last major color barriers in classical ballet, 
This is her story.
Janet Faye Collins became the first African American prima ballerina and one of the very few prominent black women in American classical ballet. And the first black prima ballerina to perform with the Metropolitan Opera Ballet in New York City, New York.
She broke one of the last major color barriers in Classical Ballet.
Janet Collins was born on March 2, 1917, in New Orleans, Louisiana. Her mother was a seamstress, and her father was a tailor. They moved to Los Angeles, California, in 1921, when she was four years old.
She started taking private dancing lessons at a Catholic community center, and ironically, Collin's parents urged her to study painting rather than dance. Because at that time, art seemed to offer more opportunities to gifted African Americans than classical dance.
Collins studied art on a scholarship at Los Angeles City College and later at the Los Angeles Art Center School.
But she continued her dance training and attracted the attention of Adolph Bohm, Carmelita Maracci, and Mia Slavenska. All prominent dance instructors agreed to work with her. She continued her dance training with Carmelita Maracci, who was one of the few dance teachers at the time to accept black students.
At the age of 15, Janet prepared to audition for Leonide Massine and the De Basil Ballet Russe Company. The company was performing in Los Angeles during its American tour and advertised for an aspiring young dancer to audition for the company.
When it was Janet's turn, she was one of the best to audition. She moved with such beauty and grace that all the other ballerinas applauded her.
Massine saw her talent and accepted her into the company. But only under one condition...
He told her she would have to paint her face white for performances.
Going further into my notes, she was told that she would either need "special roles" created for her or dance with a white face to disguise the fact that she was black.
Collins left the audition in tears and vowed to perfect her art so that race would not be an issue.
In an exchange quoted in U.S. News & World Report, she responded, "I thought talent mattered, not color."
Collins found a cold reception in professional ballet, despite her training. However, she didn't let that set her back, and she continued to perform.
In the 1930s, when she was still in her teenage years, she performed as an adagio dancer in vaudeville productions.
In 1940, she became the principal dancer for the Los Angeles musical productions of "Run Little Chillun" and "The Mikado in Swing". At this time, she worked with the Katherine Dunham Dance Company.
In 1943, she performed in the musical film "Stormy Weather," and in 1946, she appeared in the film, "Thrill of Brazil."
In 1949, Collins made her New York debut after performing her own choreography on a shared program at the 92nd Street NY. In the same year, and after two more performances, Dance Magazine named her "The most outstanding debutante of the season."
Collins made her debut as a prima ballerina on November 3rd, 1948, at the Las Palmas Theater in Los Angeles, and critics praised her as a one-of-a-kind performer.
Zachary Solov, the Metropolitan Opera House's ballet master, noticed her in a Broadway production of Cole Porter's "Out of this World" in 1951. Solov then invited Collins to join the Metropolitan Company when she was 34.
November 13th, 1951: Collins broke a color barrier after her performance of ‘Aida'. She was the first African American prima ballerina with the Metropolitan Opera after a year of joining the Corps de Ballet. It marked the first time a black artist had joined the permanent company.
Unfortunately, Collins faced racism on the road as the company toured southern cities, despite her success in New York. 
She was kept off stage due to Race laws, and sometimes her parts were performed by understudies who were white.
She remained at the Met until 1954. She would then go on to tour across the United States and Canada. She then began teaching ballet, which included using dance in the rehabilitation of the handicapped.
She also taught at the School of American Ballet, the San Francisco Ballet School, and the Harkness House.
Janet retired from performing and teaching in 1974. She spent the last years of her life painting religious subjects in her studio in Seattle.
Janet Collins died on May 28th, 2003, in Fort Worth, Texas, at 86 years old.
Despite all that was thrown at her, Janet Collins made a legacy for herself by becoming the first African-American Prima ballerina with the Metropolitan Opera and breaking its color line. 
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gcorvetti · 2 months
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Si parte.
Si torna a casa, ho appena fatto il biglietto di ritorno, il volo è il 4 alle 6 di mattina via Monaco e onestamente non mi importa, anzi potendo sarei partito prima, ma purtroppo i prezzi erano troppo alti. L'ho comunicato a lei, sta lavorando e mi ha mandato una foto dalla sala prove della danza, col regista/coreografo che impartisce i movimenti alle ballerine 😄.
Mi sento già meglio, decisamente anche perché ieri ho fatto una lunga discussione con Spock sui pro e contro di questo mio ritorno, sarà dura lo so ma sono convinto che è il momento giusto per dare una svolta a tutto.
Scusate ma il brano ci sta tutto.
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francesca-fra-70 · 1 year
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Appello: Salviamo gli uomini dal killer del testosterone. Uomini, razza protetta in via di estinzione! 
Balenciaga, prima fa posare bambini in mezzo a orsacchiotti bondage e dildos sdoganando la pedofilia e adesso mette le ballerine agli uomini... un brand super woke da fare fallire subito.😏
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kon-igi · 2 years
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Kon se non ti dà problemi rispondere, ti sei mai dato una risposta al perché persone brillanti come tua figlia sviluppino un disturbo alimentare? Io sono nata e cresciuta in mezzo a traumi e ho un cervello di prim'ordine, sono una di quelle da cui non ti aspetteresti che vadano in crisi davanti ad un gelato. Ma se sono così sveglia perché non riesco a badare a me stessa? Questa cosa mi fa incazzare perché non mi sta bene essere depressa e anoressica, non ne parlo a nessuno per non essere trattata con la pietà riservata a queste etichette e poi perché non sono nemmeno più un'adolescente però i disturbi non se ne vogliono andare.
Ti avverto... il post sarà lungo e a tratti doloroso, per me senza dubbio ma forse anche per qualcuno di voi.
Intanto 'brillante' e 'sveglia' non vogliono dire nulla.
A volte le persone sembrano felici e invece dentro stanno morendo, così come la persona dal carattere all'apparenza remissivo è invece forte come una roccia.
Noi siamo le nostre vittorie ma, soprattutto, le nostre sconfitte e sono queste ultime a darci i veri insegnamenti, talvolta colti prontamente, talvolta conficcati nella nostra anima come pungiglioni velenosi.
Per nostra figlia piccola l'errore è stato inizialmente nostro, sollevati che le fossero state risparmiate le prese in giro per il carattere mite di sua sorella più grande, i problemi nelle amicizie per il carattere introverso e, soprattutto, la fragilità per il suo essere sensibile in modo disarmato.
Dove M. era silenziosa, attenta nel proporsi e molto riflessiva, S. era invece irrefrenabile, sempre al centro dell'attenzione, mai calma e sempre in prima linea con la sua parlantina e la sua furbizia positiva.
La luna e il sole, seppur sempre due facce della stessa medaglia lucente di amore e generosità.
Purtroppo quello che M. ha sofferto da bambina ha colpito S. durante l'adolescenza: il suo rispondere sempre per prima, il suo primeggiare in qualsiasi sport e disciplina, l'essere sempre al centro dell'attenzione hanno scatenato l'invidia e la rabbia di compagni, genitori e - vergogna a loro - professori, con una lenta ma implacabile barriera che è stata eretta tra lei e la gioia di essere.
Quello che per me è stato il punto di non ritorno (nel senso che ne abbiamo preso coscienza troppo tardi) è stato quando S. scrisse una bellissima poesia in seconda media, davvero molto aulica e 'colta'. La professoressa di Italiano la lesse davanti alla classe e poi disse ad alta voce - Questa non l'hai scritta tu - e le diede un'insufficienza.
Quando io e S. siamo andati a chiedere spiegazioni, la difesa di questa professoressa è stata - Va bene. Se dice che l'ha scritta lei, l'avrà scritta lei... - e da quel giorno in poi è stato ignorato ogni suo intervento, non solo da quella 'docente' ma praticamente da tutto il corpo insegnanti.
E così S. ha iniziato a pensare che forse lei non era una persona poi così valida.
Quando in seguito ha cominciato il liceo coreutico, dove finalemente avrebbe potuto coronare il suo sogno di diventare una ballerina (era già un'atleta agonista a livello regionale di ginnastica artistica e ritmica) ha trovato un ambiente disgustoso ed esclusivo, nel senso che lei è subito stata messa nel gruppo di chi non aveva frequentato l'accademia da cui venivano molte studentesse ed è stata costretta ad assistere agli insegnamenti per le ballerine di serie A, senza potersi allenare.
Dopo due anni di umiliazioni, non ce l’ha fatta più e a 16 anni ha abbandonato la scuola, cominciando così coi suoi disturbi dell’alimentazione.
L’abbiamo seguita, supportata, portata da psicologi (anche lì la sfortuna di aver trovato professionisti che evidentemente avevano studiato assieme a Jung) ma alla fine un grande aiuto l’ha ricevuto con l’iscrizione a una scuola privata (con esami statali alla fine di ogni anno) dove si è sentita accettata, capita e amata nonostante le sue fragilità.
Abbiamo speso un patrimonio ma mia figlia era stata letteralmente lasciata indietro da chi aveva il mandato istituzionale di prendersene cura, da persone che hanno usato il proprio status e il proprio potere per favorire persone gradite al loro ego, da adulti che hanno abiurato al proprio ruolo e, soprattutto, alla propria umanità.
E nonostante questo mia figlia è arrancata fuori dai suoi mille problemi dolorosi, è cresciuta piena di senso di giustizia e indignazione, guardandosi sempre indietro per aspettare chi era più lento di lei e in ogni momento forte della debolezza delle sue cicatrici, che in ogni momento le ricordano dov’è stata ma che mai determineranno il luogo dove andrà.
Io amo le mie figlie e forse potrete pensare che il mio sia un giudizio di parte. Non importa.
Amo M. che non ha mai gettato la spugna, nonostante tutte le sue sofferenze di bambina sola, e amo S. che ha gettato la spugna ma poi ha ritrovato la forza per raccoglierla da terra e schiaffeggiare in faccia tutti quelle persone che l’avevano sottovalutata.
E cosa posso dire a te, che non sei più adolescente ma che continui a soffrire?
Potrei dirti mille cose e sperare, almeno con una di esse, di cogliere il segno delle tue sofferenze passate ma non voglio farti lo sgarbo di tirare a indovinare quello che hai vissuto in solitudine, per poi potermi congratulare con me stesso delle belle parole dispensate.
Un’amica mi ha detto che sono meglio dello Xanax (in altri tempi di perduta giovinezza mi sarei offeso tantissimo) e se qualcuno proprio mi dovesse costringere a enumerarle, in effetti sono davvero tante le persone che ho ascoltato e a cui ho potuto dire due parole di conforto. Le ho aiutate? Le ho salvate? Io credo che si siano salvate da sole e che per farlo avevano solo bisogno di non sentirsi più fiamma sperduta nell’avvolgente buio cosmico.
Io ho solo detto loro - Coraggio... ci sono io con te - e loro hanno ritrovato il loro coraggio per andare avanti, senza mai accorgersi che le loro vittorie davano forza anche a me.
Ti prego, scrivimi in privato... l’unica etichetta che devi temere è quella che ti sei appiccicata sul cuore per non sentirtelo rimbombare nel petto per la paura del mondo ma che poi, alla fine, finirà per soffocartelo.
Ti aspetto <3
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carmenvicinanza · 4 months
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Maria Tallchief
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Maria Tallchief è stata una delle più importanti ballerine del ventesimo secolo e la prima danzatrice nativa americana della storia.
Osannata per la sua velocità, energia e passione unite a una grande abilità tecnica, è stata nominata donna dell’anno dal presidente degli Stati Uniti Eisenhower nel 1953, inserita nella National Women’s Hall of Fame, ha ricevuto la National Medal of Arts e il Kennedy Center Honor alla carriera.
È stata la prima ballerina americana a esibirsi all’Opéra di Parigi e al Bolshoi di Mosca.
Nacque il 24 gennaio 1925 a Fairfax, in Oklaoma. Il padre, Alexander Joseph Tall Chief era un ricco discendente della tribù Osage mentre sua madre, Ruth Porter, aveva origini scozzesi e irlandesi.
Trascorse i primi anni della sua vita in una casa in collina che affacciava sulla riserva indiana.
L’amore per la musica e la danza venne coltivato sin da quando era una bambina. Quando la famiglia si trasferì a Los Angeles, per consentire alle figlie di studiare, venne iscritta alla scuola di danza della coreografa russa Bronislava Nijinska. Era ancora un’adolescente quando si convinse che quella era la strada che voleva intraprendere, abbandonando gli studi di pianoforte, iniziati da piccola.
A 17 anni, con l’insegnante e amica di famiglia Tatiana Riabouchinska, si trasferì a New York, dove entrò nella compagnia Ballet Russe de Monte Carlo.
In un’epoca in cui danzatori e danzatrici statunitensi adottavano nomi di scena russi, lei portava avanti con orgoglio il suo patrimonio indiano. Ha sempre rivendicato il suo lignaggio opponendosi a stereotipi e discriminazioni nei riguardi delle persone native.
Lo stato dell’Oklaoma l’ha celebrata più volte e il 29 giugno 1953 le aveva dedicato una giornata, il Maria Tallchief Day.
Nel 1944 ha cominciato a danzare dal coreografo George Balanchine, suo futuro marito, con cui ebbe inizio una fortunata collaborazione artistica durata anche dopo la loro separazione.
Quando lui, nel 1947, distaccatosi dal Ballet Russe de Monte Carlo, aveva creato la sua compagnia, il New York City Ballet, Maria Tallchief ne divenne la star incontrastata.
L’unione tra le difficili coreografie del compagno e il suo appassionato modo di danzare rivoluzionarono il balletto. Era perfetta per i ruoli che richiedevano atletismo, velocità, aggressività. La sua elettrizzante interpretazione in L’uccello di fuoco nel 1949, la rese una vera star. 
La sua Fata Confetto nello Schiaccianoci ha contribuito a trasformare il balletto in un classico annuale di Natale. 
Ha collaborato con Balanchine fino al 1965 mentre faceva tour mondiali con altre compagnie come il Balletto dell’Opera di Chicago, il San Francisco Ballet, il Balletto Reale Danese, il Balletto di Amburgo e l’American Ballet Theatre. Ha rappresentato Anna Pavlova nel film Million Dollar Mermaid con Esther Williams. 
Nel 1962, durante il suo debutto sulla televisione americana al Bell Telephone Hour, è nata la collaborazione con Rudolf Nureyev. Insieme hanno ballato il pas de deux da Infiorata a Genzano di August Bournonville.
Dopo il ritiro dalla danza, nel 1966, si era trasferita a Chicago dove ha diretto la Lyric Opera fino al 1979.
Nel 1981, ha fondato, con la sorella Marjorie, il Chicago Lyric Opera Ballet, di cui è stata direttrice artistica fino al 1987.
Dal 1990 è stata consulente artistica onoraria del Chicago Festival Ballet di Ken Von Heideke.
È morta a Chicago a causa delle complicanze di una rottura al bacino, l’11 aprile 2013, aveva 88 anni.
La sua vita ha ispirato diversi documentari e biografie. 
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ganglands-marseillais · 6 months
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Salut François Legault,
Femme Angels Je Added to Fleurdelisé
Gisèle (Hanael), Adélaïde (Jophiel), Annäbelle (Italien Satan), Chäarms (Prima Ballerine) et Salomé (Belgique Diamonds Angel)
Catholique Fleurdelisé should have men create Femme Spirits; a test of respect to women.
Masculin Angels Je Added to Fleurdelisé
Piërre (Athlete) et Yvës (Sensory Play/Fragrance Model)
Salut,
Vincent-Piërre Cartier
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #257 - Butthole Surfers, Locust Abortion Technician, 1987
Non so se l’annunciatore del concerto in cui, per sbaglio, furono scambiati il loro nome di band con quella di una loro canzone, ha intenzione di raccontarlo ai nipotini, ma un nanometro di storia del rock lo ha fatto pure lui: Nine Foot Worm Makes Home Food non era d’altronde un nome evocativo di bellezza per una band, ma la casualità volle che quella della canzone era decisamente peggio: Butthole Surfer, con il pubblico in visibilio per quel nome, tanto che la band decise di diventare i Butthole Surfers (letteralmente e senza simbolismi “i surfisti del buco del culo”). La band che probabilmente ha il nome più infame della storia del rock, tanto che per anni non fu mai annunciato nè dalle radio che passavano, raramente, i loro brani, nè dalle riviste, che lo consideravano improponibile, è una perfetta candidata per il mese di stranezze musicali. Gibby Haines incontra Paul Leary in un college di San Antonio, nel 1977, dove i due, e fa specie, sono due studenti modello: Haines tra l’altro è una semi celebrità perchè grande promessa del basket ma soprattutto figlio di Jerry Haynes, conduttore di un famoso programma televisivo del Texas, Mr. Peppermint, andato in onda per oltre 30 anni e migliaia di puntate. Haynes e Leary si laureano al Trinity College di San Antonio, Haynes addirittura come studente dell’anno un paio di volte ma la prima cosa che fanno insieme è creare una fanzine (per i più giovani, una rivista autoprodotta, spesso anche autoimpaginata e creata), Strange V. D., che raccoglieva con inquietante senso dell’orrido descrizioni, foto e storie di vistose malformazioni fisiche o dovute a malattie, che spiega perfettamente poi che idea di musica avessero in mente. Il duo nel 1984 già suona e compone e qualcosa arriva ad un tipo che viaggiava quasi sulla stessa linea di pensiero, Jello Biafra dei Dead Kennedys, che offre loro un contratto discografico. Il gruppo passa a 4 con l’ingresso di due batterie, King Coffey (alias di Jeffrey Koffee) e Theresa "Nervosa" Taylor, che prima faceva la ballerina nei loro “show”. Che si può immaginare erano inquietanti come il resto: ballerini e ballerine nudi e deformati da costumi posticci (la più famosa è Kathleen Lynch), gavettoni di non si sa che liquidi lanciati sul pubblico, piromania, autolesionismo e la proiezione durante la musica di filmati assurdi, il più famoso dei quali la registrazione dell’operazione chirurgica di ricostruzione di un pene. L’esordio musicale è un EP, Butthole Surfers, che più che canzoni sono neurodeliri, che diventeranno loro cavalli di battaglia: tra le perle, l’insulto hardcore di The Shah Sleeps In Lee Harvey Oswald’s Grave, il folk rock tragicomico di Hey e la follia totale di The Revenge Of Anus Presley. Nel 1984 passano alla Touch And Go, e pubblicano Psychic...Powerless...Another’s Man Sac, propriamente il loro primo album, dove con sforzo creativo ammetto non indifferente sommano Captain Beefheart ai Pere Ubu (Cowboy Bob)  e riprendono in maniera definitiva Butthole Surfer, un mix micidiale di punk irriverente e di quell’idea di mostrare il lato malsano del sogno americano. Rembrandt Pussyhorse del 1986 li conferma originali e goliardici, quasi d’avanguardia per i loro sberleffi, con un suono ancora più ricco con l’entrata in gruppo di Jeff Pinkus al basso e l’uscita momentanea di Theresa Nervosa, che però è di nuovo in gruppo per il loro album cult. In copertina, un quadro di Arthur Sarnoff, Fido And The Clowns, che sentendo l’album ha lo stesso sinistro retropensiero del pensare a IT o a John Wayne Gacy. Locust Abortion Technician ha in scaletta 11 sofisticati deliri musicali, giocati sul fatto che i nostri sanno suonare davvero oltre il noise e lo sberleffo, e sono anche pionieri delle manipolazioni vocali (Haynes costruirà un modulatore di frequenze vocali a cui darà il nome di Gibbytronix). E scoprirete che la loro pazzia ha mandato frecce molto più vicine di quello che si pensi. La partenza è geniale: si parte con un ricordo di archi, poi un dialogo tra un figlio e un padre, che ad un certo punto urla Satan! e, partendo dal riffi di Sweet Leaf dei Black Sabbath,  esplode una Sweet Loaf di un hard rock urticante e strambo. Il disco è tutto giocato sullo sberleffo colto ma irritante: Pittsburgh To Lebanon è la loro versione del blues, gli effetti elettronici di Weber e soprattutto Hay, spettrale; Human Cannonball, che ha il ritmo delle canzoni più accattivanti dell’epoca, ha un testo assurdo che in realtà parla di “human cannibalism” visto però da un oggetto usato per un crimine efferato (A part of me\Was introduced to you\Then it walked right\Out the door\And tonight\You're probably feeding\Like a human Cannibal). USSA è una litania che ripete per 4 minuti la sigla, unione di USSR e USA (in inglese ovviamente), The O-Men è un brano burla degli Omen, un gruppo hard rock abbastanza famoso in quel periodo, sfottuto perchè l’esibizione con cui aprirono un concerto dei Motörhead a cui i Butthole Surfers assistettero fu per loro insufficiente. Rimangono tre canzoni: l’allucinante Graveyard, ripresa due volte, 22 Going On 23, la canzone più sinistra di tutto l’armentario, che parte con una registrazione di una donna, che dalla voce sembra anziana, che racconta di una violenza subito quando “aveva 22 quasi 23 anni”, pezzo che poi si sviluppa in lancinanti assoli e le giocate disturbanti di Haynes con i delay vocali, e l’apoteosi della loro pazzia creativa, Kuntz: pezzo scritto da un’artista thailandese, Kong Katkamngae, e cantato da Phloen Phromdaen (tra l’altro entrambi non accreditati...) è tutto giocato sulla deformazione sonora e la ripetizione della parola, che si pronuncia come “cunts”, fighe. Il brano anni dopo fu ispirazione per Cristiano Godano, alla ricerca di un nome da affiancare al Marlene proposto da Alex Astegiano, chiamando così la loro band Marlene Kuntz. Se pensate che i deliri siano finiti, vanno oltre con il successivo, Hairway To Steven (1988), anagramma di Stairway To Heaven, che in copertina non ha nemmeno i nomi dei brani, ma dei pittogrammi che “spiegano” cosa siano (due giocatori di baseball, un cavallo, un coniglio e un pesce). Avranno pure l’onore di essere prodotti da John Paul Jones, nel 1993, con Independet Worm Saloon, che consiglio per approcciarsi in maniera meno “drammatica” ad un gruppo irriverente, bizzarro che in ogni suo lavoro ha messo un quid in più di pazzia, ovviamente alla maniera dei Butthole Surfers.
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il-ciuchino · 6 months
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Ciao Darwin: il politicamente scorretto in tv funziona e serve. Capito Rai?
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Ieri, 24 novembre, è tornato in onda su Canale 5 Ciao Darwin con la nona edizione. Lo show, condotto da Paolo Bonolis con la partecipazione di Luca Laurenti, come sempre si fa ironia e beffa delle diversità degli esseri umani, categorizzandole ed anche ieri non ci si è risparmiati. Con le gag degli schiavi "egiziani" di colore che sostengono il faraone Luca Laurenti e la macchina del tempo ambientata in Africa con tanto di caricature sulle persone di colore ed un uomo in carne pittato di nero, Ciao Darwin ha superato tutti i tabù finora imposti alla tv e alla società da parte delle mode woke USA, oltre alle scontate belle ballerine spogliate e alle inquadrature ripetute al didietro di Madre Natura. Una scelta coraggiosa sicuramente da parte degli autori, ma anche da parte di Mediaset che rispetto alla Rai non si risparmia a fare ironia. Gli ascolti, infatti, hanno dato ragione al Biscione, che ha conquistato la serata con quasi 4 milioni ed il 25% battendo The Voice Kids su Rai 1. E la Rai, intanto, che fa? Continua a seguire le mode USA, penalizzando la resa di prodotti come Tale e Quale Show che da tre anni non può più permettere ai concorrenti bianchi di imitare persone di colore. Di conseguenza, a venir penalizzata è proprio la musica black, in particolare l'imitazione di artisti neri maschi è stata ridotta all'osso per la fatica da parte del conduttore Carlo Conti di trovare un personaggio di pelle scura che possa imitare, ad esempio, un James Brown, mentre per quanto riguarda il sesso femminile ad ogni edizione ha sempre messo una donna per imitare una cantante di colore, come è successo quest'anno per Jasmine Rotolo. A venir penalizzati sono anche gli ascolti. Tale e Quale, seppur abbia realizzato ascolti soddisfacenti per la rete con una media di oltre 3 milioni ed il 20%, ma senza concorrenza temibile, ha realizzato comunque i peggiori dati auditel di sempre della storia della trasmissione da quando è in onda.
Insomma, Ciao Darwin e Mediaset dimostrano che l'ironia pungente si può fare e, forse, con la prima puntata di ieri, si sono superate definitivamente delle imposizioni stupide che nulla hanno a che fare con la lotta al razzismo, ma al massimo con la lotta all'intelligenza e alla sanità mentale.
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sandromada · 1 year
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Non riesco ad aprire gli occhi, sono come rinchiusi in una gabbia nel mar morto. Mi guardo attorno, piego la schiena, e si, era territorio estraneo. I cani segnano i loro confini con l’urina, io con gli abiti sporchi. Ovunque vado inquino, occupo tutto ciò che non è armadio, perché infondo mi infastidisce che una multinazionale abbia deciso per me dove io debba poggiare le mie mutande. Non lo fanno i miei, figuriamoci l’Ikea. Piuttosto, una sedia, gialla, color canarino, un colore fastidioso, che non dispiace coprire con una felpa rossa.
Ho sempre odiato fingere il sonno. Ricordo ancora il me preadolescente, un ammasso maleodorante e stronzo, che dorme nella casa delle vacanze in Puglia, aspettando le 9:00 del mattino, o qualche rumore sospetto, per capire che poteva finalmente alzarsi da un materasso troppo morbido, andare in sala da pranzo, e fare una cosa a lui sconosciuta… colazione.
Mi muovo, faccio dei versi, agito le braccia, una atto che infastidirebbe chiunque. Si rigira, mi ignora. È ancora nel confine tra la burocrazia del mondo reale, e Narnia. Io Ho sempre amato i grandi boschi ripieni d’aghi e foglie gialle, un tappeto cosi ecosostenibile, che mi verrebbe quasi la tentazione di far parte di questo grande concerto silenzioso. Mi pareva mostruoso cacciarlo dal suo armadio. Vabbè, ognuno ha il suo orologio.
Il piano era il secondo, le scale di marmo, di quello comune. La prima cosa che noto fuori dalla grotta arricchita, è la biodiversità umana. I marciapiedi erano svergognati da un sole da me poco stimato in quel momento. Se ai belli baciava, a me forse evidenziava. C’era la qualunque, di ogni specie. Dal vecchio, allo scolare. Dirigendomi alla fermata dell’autobus più vicina, mi accorgo delle fasi della vita, passata e futura. La ragazzina coi capelli tinti, zaino verde fosforescente, eye-liner, delle imitazioni delle Monolith di Prada, jeans oversize, e sguardo ansioso, probabilmente per la materia che avrebbe dovuto affrontare alla prima ora scolastica. Il bambino indipendente, che ha il coraggio di salire sull’autobus senza genitore. Con addosso uno zaino ingombrante, e un mazzo vintage di figurine Pokemon, quasi tutti doppioni purtroppo. L’anziana signora in nero, che non si capisce se sia in lutto per il marito, o per il mondo attorno a lei che muta. È arrabbiata col tempo, un maleducato di base. È rancorosa col moto di rotazione della terra, che ogni giorno la offende a suon di rughe e ricordi a loro associati. Si possono notare i suoi occhi pettegoli fissare le gesti altrui, come fossero bestemmie in messa. Cipolla in testa, abito lungo, ballerine ortopediche, e rosario tra le mani, che non scorda di usare quando vede due donne amarsi, come fosse una croce d’aglio contro Dracula. L’uomo in camicia color celeste, un po sudata sotto le ascelle, niente che non si possa coprire con una giacca di Zara. Sua moglie le aveva detto di non spendere tanto per l’abito, anche perché si sa, in quei posti si spende troppo per della pessima qualità, cosa che lei sapeva, visto che a differenza di loro figlia che strappa le calze per moda, lei le rattoppava. Immagino farà un colloquio. Ha messo l’orologio buono, ma non troppo sfarzoso da far credere di poter fare a meno di quel lavoro. Spero vada bene. Amo le fermate, di ogni tipo, perché ci costringono al confronto. Ascoltiamo solo la musica che ci emoziona, frequentiamo solo persone simili a noi, leggiamo libri che la pensano come noi. Prendere un mezzo di trasporto pubblico aiuta l’ambiente, e mi orienta allo sguardo delle vite altrui, scrostandomi da me stesso.
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mynameis-gloria · 2 years
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È stata una pessima e non facile serata, avevo scritto numerose parole a riguardo ma credo stiano meglio nelle bozze, che poi forse è un metodo per non starci troppo a pensare. Per non arrovellare la mente. Ripenso alle ore prima dell'accaduto, al mio umore sereno e alle notizie di oggi che mi hanno fatta sorridere. Ho un treno tra qualche giorno, già mi vedo su quel sedile con le gambe ballerine mentre raggiungo la destinazione e poi in giro, per quelle vie che mi hanno rapito la prima volta, dove tornare è come sentirsi abbracciati.
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io-pentesilea · 2 years
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Quel 29 luglio del 2016 alle ore 16.06.
Il tuo messaggio a interrompere quel pomeriggio pigro dell'ultimo giorno di lavoro.
Non eri certo il primo a scrivermi. A farmi i complimenti per il mio blog. E non eri certo l'unico a essere interessante e intrigante.
Chissà cosa scatta in una persona che la spinge a scegliere uno tra tanti...
Non conoscevo il tuo aspetto, il tuo volto...
Quel pomeriggio chiacchierammo amabilmente, scherzando.
Non avrei mai immaginato di risentirti quella sera stessa, dopo cena. Di fare le 4 di mattina, a raccontarci, parlare di greci e di romani, di ballerine e tacco 12, di Angelina Jolie...
Non saprei quante volte ci siamo dati la buonanotte per poi ricominciare a parlare.
Delle nostre fantasie, della concezione del sesso...
'Fare l'amore' a parole inventando situazioni.
'Barbara ma dov'eri???'
E poi la sera successiva... di nuovo fino alle 4...
Eh sì... 'insonne'...
Accettai di incontrarti il lunedì successivo. Non lo avevo mai fatto prima, pur avendo conosciuto altri uomini sui social. Non avevo mai incontrato nessuno dopo soli tre giorni...
Eppure non potevo 'staccarmi' da te.
Dai tuoi messaggi a raffica durante tutta la giornata che mi impedivano di fare qualunque cosa.
Sembrerà strano, ma non ero nervosa. Sì ok solo un po', perché temevo di 'deluderti'... ma non per il fatto di incontrare un perfetto sconosciuto. Ero eccitata e impaziente.
Chissà.
Forse eravamo solo due anime folli spinte l'una verso l'altra dal destino.
Fine terza parte.
Barbara
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spaziodanzacdo-blog · 19 days
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Un giorno da sogno a Disneyland! Prima della nostra grande performance, le nostre ballerine hanno vissuto un'esperienza indimenticabile: porte chiuse, backstage e lezione con il maestro Luc, coreografo di Disneyland Paris! Grazie per aver reso questo momento così speciale! #DisneyPerformingArts
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