Roma: Choco Italia chiude il suo tour a Frascati
Roma: Choco Italia chiude il suo tour a Frascati.
Il festival del cioccolato artigianale questo fine settimana concluderà il suo tour stagionale nel Lazio, a Frascati.
Saranno 9 le regioni d’Italia da cui arriveranno gli artigiani e i produttori di Choco Italia che, da giovedì 30 marzo a domenica 2 aprile, consentiranno un viaggio organolettico tra dolcezze ed eccellenze.
Dalle 10 a mezzanotte, sulla passeggiata di Viale Annibal Caro, sarà possibile godere di un grande mercatino ad ingresso gratuito.
Organizzata dall’Associazione Italia Eventi, l’iniziativa è patrocinata dal comune di Frascati, grazie alla disponibilità del sindaco Francesca Sbardella, del vicesindaco Franco D'Uffizi e dell'assessore Alessio Ducci, realizzata in collaborazione con l’UNOE Unione Nazionale Organizzatori di Eventi e l’Associazione The Chocolate Way.
“Abbiamo accompagnato l’ultima parte dell’inverno e l’inizio della primavera con la dolcezza delle migliori produzioni italiane del cioccolato. Frascati sarà una cornice perfetta per concludere questo tour, in vista delle nuove iniziative che metteremo in campo per la bella stagione. Italia Eventi si conferma una realtà che ha a cuore il Made in Italy e l’artigianalità, il filo conduttore di ogni progetto. Questo fine settimana ci consentirà di concludere i regali pasquali e di portare a casa eccellenze da condividere nei giorni di festa”, sottolinea il presidente di Italia Eventi Giuseppe Lupo.
Fabbrica culturale europea del cioccolato itinerante
Una delle iniziative che caratterizza Choco Italia è la Fabbrica culturale europea del cioccolato itinerante. Gestita dai maestri del cioccolato perugini, alla Ciokofabbrica è possibile avvicinarsi al mondo del cioccolato e comprenderne la lunga e complessa filiera. Le scuole cittadine hanno aderito con grande entusiasmo al progetto, tanto da dar vita ad una fitta serie di appuntamenti, sia di mattina che di pomeriggio, dedicati a bambini e ragazzi.
I prodotti di Choco Italia
Classici e tipicità pasquali giungeranno da 9 regioni italiane e andranno a colorare la nota passeggiata di Frascati. Spazio alle produzioni locali, ma anche a quelle che rendono goloso l’intero Stivale, dal Nord al Sud.
Dal Piemonte arriveranno i noti cioccolatini cuneesi, mentre dall’Emilia Romagna un’antica cioccolateria familiare. Metodi tradizionali e artigianali che, ancora oggi, danno vita a creme spalmabili al cioccolato fondente dal sapore unico, tartufini morbidi, tavolette con nocciole del Piemonte e fave di cacao.
Made in Toscana i cantuccini, sia in versione classica che al cioccolato e al limoncello, mentre dall’Umbria giungerà il famoso cioccolato di Perugia. Saranno presenti sia un’azienda che produce cioccolato artigianale, che un’antica cioccolateria. Partendo dalle migliori materie prime: prodotti adatti ai vegani e certificati gluten free come spalmabili, cremini, scorzette, dragées, cioccolatini, tavolette e lastre.
Dalla Campania dolci della tradizione partenopea, mostaccioli, tipicità irpine, cremini e cioccolato alla canapa e alla mela Annurca. Non mancheranno le nocciole di Giffoni, le creme spalmabili a base di nocciola e il tradizionale croccante dei Monti Picentini preparato al momento. Diversi i liquori, tra cui quelli al cioccolato e alla nocciola. Da Capaccio Paestum arriveranno miele pregiato di vari gusti e prodotti a base di miele. Immancabili per i più piccini le caramelle, i lecca lecca e i marshmallow.
Dalla Puglia tipicità, biscotti glassati, al cioccolato e con la frutta secca, praline e tavolette, dalla Calabria liquirizia dolce e grezza, ma anche panetti per preparare un antico liquore.
Dalla Sicilia un carico di cioccolato, spalmabili, torroni nelle varianti con mandorle e pistacchi, praline, cannoli, cassate e dolci realizzati con la classica pasta di mandorle. In particolare, da Modica pancake, waffle e fragole al cioccolato. Tra i più ricercati vi è senz’altro l’antico cioccolato di Modica, prodotto riconosciuto con l’IGP e ottenuto con una particolare lavorazione a freddo.
...
#notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda
Read the full article
0 notes
Lucio Fontana, Concetto spaziale. 62 O 32 (1962)
olio, squarci e graffiti su tela, 146 x 114 cm; Milano, Fondazione Lucio Fontana; © Fondazione Lucio Fontana)
Alcune riflessioni di Gillo Dorfles sul lavoro di Fontana
I “buchi” sono al tempo stesso dei segni capaci di fissare una traccia compositiva, un disegno bidimensionale, e di costituire una strutturazione plastica e volumetrica. La presenza d’una incisione e d’una “assenza” della materia, fa sì che la spazialità bidimensionale della tela sia interrotta e lasci affiorare il vuoto che sta dietro, proiettandosi verso il nulla che sta dinnanzi. Oltre a ciò i fori, praticati con quella “velocità d’impulso” che li caratterizza, hanno la immediatezza e la irrevocabilità d’un segno assoluto e conferiscono alla tela - spesso monocroma, addirittura bianca -, un rilievo non altrimenti raggiungibile. Da tutto ciò è facile comprendere come l’uso dei buchi abbia potuto essere esteso anche a vaste superfici, a pareti, a soffitti, diventando in quel caso piuttosto un elemento di decorazione plastico-luminosa che un vero e proprio “dipinto”. Ma Fontana - non a torto - ha sempre insistito sull’importanza di non considerare più il “quadro” e la “statua” come le due mete essenziali dell’arte visuale odierna e futura: per sopravvivere la pittura e la scultura devono non soltanto integrarsi all’architettura, ma devono acquistare una “statura” che non sia più soltanto quella del quadro da cavalletto e del soprammobile.
Dopo il fondamentale periodo dei buchi e quello dei tagli, un altro episodio è stato quello dei “quanta”: tele di forma e dimensione irregolare, spesso trapezoidali percosse dai consueti tagli e disposte in un ordine-disordine molto variato una accanto all’altra così da creare sulla parete una sorta di costellazione imprevedibile.
È un esperimento che in parte era già stato tentato da Frederik Kiesler. Ma mentre il vecchio architetto viennese americanizzato calcolava con minuziosa cura le posizioni reciproche a cui dovevano essere situati i suoi frammenti compositivi, per Fontana queste composizioni erano empiriche e libere. Fontana cioè ha intuito uno dei principi verso il quale si viene orientando molta arte d’oggi, non solo in pittura, quello cioè dell’opera aleatoria, a cui l’interprete (o il fruitore) deve (o può) aggiungere qualcosa; l’opera in divenire non ancora conchiusa che può essere integrata, che può acquistare nuovi aspetti attraverso una successiva manipolazione da parte dell’artista, dello spettatore o addirittura del caso. Così come il mobile di Calder o di Munari acquistano aspetti diversi a seconda delle oscillazioni impresse dal vento, così come le macchine di Tinguely “partecipano” alla creazione di segni parzialmente involontari, o come - in musica - l’ormai celebre Klavierstück XI di Stockhausen consiste di una serie di frammenti musicali che possono essere incominciati ed eseguiti dall’interprete ad libitum, iniziando l’esecuzione da un qualsiasi punto, o come in altri componimenti di Pousseur e di Boulez dove spetta all’esecutore di decidere il ritmo, la durata, l’intensità d’una sequenza sonora.
Fontana non è mai stato un intellettuale, elucubrante invenzioni faticosamente almanaccate, né un teorizzatore di complicate poetiche spesso inapplicabili; è stato invece l’inventore genuino che non va mai in caccia di aggiornamenti, ma che trova, quasi a sua insaputa, sempre nuovi filoni aurei da sfruttare. La sua carica dinamica, la sua giovialità contagiosa, la sua disponibilità inesauribile, sono divenute proverbiali, quasi leggendarie. Sempre pronto ad aiutare amici e semplici conoscenti, pronto ad acquistare il quadretto dell’artista povero, a “fare un cambio” d’un suo dipinto già prezioso (negli ultimi anni) con quello d’un qualsiasi principiante - destinato probabilmente a restar tale - che gli proponesse “l’affare”; pronto a discutere con impeto e passione cause perdute in partenza; a difendere i giovani dell’avanguardia nelle giurie della Triennale e della Biennale...
Credo che queste poche annotazioni attorno al Fontana-uomo, e alle sue piccole civetterie nello scegliersi un soprabito attillato, un cappello dall’ala rialzata, un paio di scarpe scamosciate, una cravatta vistosa, alle sue predilezioni per certi cibi, per certi ambienti, all’amore con cui aveva ricostruita la casa paterna nella campagna lombarda, ecc. ecc. non siano indifferenti e inutili per chi voglia comprenderne l’opera e il pensiero. È solo così che possiamo capire il perché delle sue scoperte: dei “buchi” e dei “tagli”; dei teatrini, e dei collages, delle statue pensili e dei “quanta”, delle “Nature” e delle “Attese spaziali”; che costituiscono alcune delle molteplici tappe della sua attività creativa.
L’impulso, ad esempio, a forare la tela, a distruggere, ma costruendo in altra materia, la superficie ormai divenuta schiava della tradizione, è un genere d’impulso che sarebbe stato impensabile in chi non fosse dotato come lui di quel senso di sicurezza anche nell’assurdo di cui invece sono quasi sempre privi gli artisti cerebralizzati, i teorizzatori, i concettualizzanti.
Quando, per dare soltanto un esempio, Fontana decise di battezzare certe sue composizioni ovalari e monocrome come grandi uova di Pasqua “Fine di Dio” ricordo che - dovendo presentare la mostra - lo invitai a cambiare quel titolo perché mi sembrava vagamente irritante e insieme troppo magniloquente.
Fontana sulle prime mi diede retta - pur continuando in privato a chiamare così quella serie di lavori - e li espose con il consueto titolo di “Attese spaziali”. Eppure, io stesso ebbi poi a constatare che la sua idea iniziale era tutt’altro che assurda ripensando al fatto che quelle tele richiamavano delle gigantesche ova di struzzo. Mi tornò così alla mente l’antico detto di Alberto Magno: “Si ova struthionis sol excubare valet / Cur veri solis ope Virgo non generaret”? (Ossia: “se il sole è in grado di far schiudere le ova dello struzzo, perché la Vergine non avrebbe potuto generare ad opera del vero sole?”). Il che dimostrava appunto la parentela tra l’immacolata concezione e l’ovo divino. Dall’uovo dello struzzo il passaggio all’uovo Cristo - a quello stesso uovo che pende misteriosamente sul capo della Vergine nella Annunciazione di Piero della Francesca (e che in tempi lontani i fiorentini solevano appendere nelle chiese appunto in occasione delle feste pasquali) - era ovvio. Ed ecco allora che - senza nessuna ragione magica o religiosa - Fontana aveva colpito nel segno, aveva inventato un titolo che, tutto sommato, era appropriato, alla serie delle sue tele ovalari.
Potrei citare altri esempi di questa singolare qualità di Fontana che non saprei definire se non con l’abusato termine di “intuitiva”.
Gillo Dorfles (Trieste, 1910 - Milano, 2018), “Fontana a Zagabria”, Edizioni Dedalo, 1993
Fonte: Finestre sull’arte
4 notes
·
View notes
7 ottobre 2020
Al Dirigente Scolastico
Al corpo docente
Agli e alle studenti
del Liceo Classico-Scientifico Statale “Socrate”
Via Padre Reginaldo Giuliani, 15 – 00154 Roma (RM)
Siamo ex studenti del Liceo Socrate di Roma, e per questa ragione abbiamo sentito la necessità di riunirci a seguito degli eventi che recentemente hanno portato il liceo al centro di una bufera mediatica. Il nostro intento è quello di esprimere solidarietà agli e alle studenti del Socrate nella lotta contro il sessismo presente nella nostra società e, di conseguenza, anche nel contesto scolastico.
In primo luogo ci teniamo a condannare tanto l’accanimento dei media verso la docente protagonista della notizia quanto il sensazionalismo con cui l’evento è stato trattato. Tuttavia, riteniamo importante affrontare in maniera più articolata il complesso tema che l’evento scatenante ha messo in luce: la violenza di genere veicolata da una mentalità, più o meno consapevolmente, sessista.
Ricordiamo il Socrate come una scuola unica nel suo genere in virtù della sinergia tra corpo docente e studenti, e del caratteristico spirito critico di quest* ultim*. Ciononostante, ribadire che il Socrate abbia una vocazione progressista è insufficiente ad affrontare il problema evidenziato dagli e dalle studenti. Questa narrazione rischia di ignorare o delegittimare le esperienze negative che possono verificarsi in qualunque contesto. Nessun ambiente, infatti, è di per sé immune da pregiudizi e violenze.
La maggior parte di noi ha sviluppato la propria consapevolezza femminista e di genere oltre le mura del Socrate. Al liceo, non avevamo un’idea chiara di cosa fosse il femminismo, né tantomeno della sua importanza nella società contemporanea.
Anche per questo, alcune testimonianze di ex studenti che abbiamo raccolto in questi giorni sono state condivise solo oggi, portando alla luce episodi di bullismo, discriminazione di ragazze per comportamenti giudicati promiscui (slut-shaming), umiliazione del corpo e dell'aspetto fisico (body-shaming) e commenti offensivi sull'abbigliamento da parte di docenti e studenti. Al tempo, non abbiamo saputo riconoscere il contesto strutturale in cui si collocavano i singoli eventi. Questo ci differenzia dagli e dalle studenti attuali, che hanno invece saputo individuare un comportamento involontariamente sessista e reagire con consapevolezza.
Sosteniamo che la loro iniziativa vada incoraggiata anziché sminuita, prendendo atto del fatto che non si tratta di una dinamica nuova. La scuola ha un ruolo fondamentale nel determinare un esito positivo o negativo nel processo di scoperta ed espressione di sé tra i ragazzi e le ragazze, affinché possano scoprirsi ed amarsi per quello che sono.
Scriviamo questa lettera nella speranza di contribuire ad un importante dibattito che, a causa della crisi mediatica, è stato estinto prematuramente. Vorremmo cogliere questa occasione per proporre alcune riflessioni che riteniamo di valore:
- Se una persona prova disagio o impulsi sessuali davanti a parti del corpo scoperte, non può scaricare la colpa su chi le provoca tali reazioni, ma deve saperle controllare nel rispetto altrui e mettere in discussione la legittimità dei propri impulsi.
- L’ambiente scolastico deve far sì che gli e le studenti si sentano in grado di fare presente atteggiamenti discriminatori e offensivi con la consapevolezza che verranno presi seriamente in considerazione e tutelati come parte lesa, anche qualora si tratti di “micro-aggressioni”.
- Nessun comportamento all’interno dell’ambiente scolastico dovrebbe portare chi ne fa parte a sentire criticato il proprio corpo o il modo in cui esprime la propria identità.
- La critica di certe scelte di abbigliamento è spesso giustificata in riferimento al “decoro” o alla “sobrietà”. Tali termini sono tuttavia astratti, relativi e facilmente declinabili in forma coercitiva e discriminatoria. Crediamo che il presunto “decoro” non sia il vero problema, e riteniamo che venga usato come diversivo per evitare di mettere in discussione abitudini o modi di pensare più profondamente radicati. In assenza di un regolamento ufficiale a riguardo, ciò che è “decoroso” o meno non può essere deciso arbitrariamente.
- Intenzioni ed effetto prodotto non sempre coincidono: se un’affermazione viene fatta bonariamente o con fini protettivi ciò non le impedisce di trasmettere un messaggio discriminatorio o offensivo. Se questo viene fatto notare, è fondamentale ascoltare e dialogare con chi ritiene problematica l’affermazione in questione.
- Il benessere delle e degli studenti ed il rispetto verso la loro autodeterminazione ed identità dovrebbero risultare di primaria importanza a scuola.
Speriamo in una autoanalisi da parte del corpo docente ed un reale ascolto delle argomentazioni avanzate dagli e dalle studenti. Rimaniamo a loro disposizione qualora avessero bisogno di sostegno, senza voler interferire in una realtà di cui non facciamo più parte. Confidiamo che i nostri punti di vista siano ricevuti positivamente, sapendo che, come ex studenti, ci auguriamo il meglio per il futuro del Socrate.
Le ex allieve e gli ex allievi
Firme in ordine alfabetico (nome, cognome, anno di nascita):
Aggiungi la tua firma: https://forms.gle/EiNRtKVdgHnECKSf7
Arianna Aguirre, 1998
Beatrice Albè, 1995
Claudia Alfonsi, 1987
Alberto Anticoli, 1997
Andrea Arcese, 1995
Giovanni Ardizzone, 1997
Cecilia Ascenzi, 1993
Alessio Balletti, 1992
Alice Bardelli, 1997
Marta Baroni, 1989
Giulia Benedetti, 1996
Eva Bertelli, 1994
Linda Bettelli, 1997
Alessandra Bolletti, 1996
Andrea Bongiorno, 1993
Michela Boromei, 1996
Valerio Brandimarte, 1989
Luca Brigida, 1994
Corinna Calabrese, 1989
Federica Caliendo, 1990
Serena Cannavò, 1993
Dafne Capotondi, 1996
Giulia Castelli, 1993
Cecilia Catania, 1993
Chiara Cazzato, 1995
Daniela Cenni, 1994
Althea Ciminiello, 1985
Lorenzo Cioci, 1996
Sara Coccoli, 1999
Veronica Coia, 1995
Eleonora Colarieti, 1996
Lidia Conti, 1998
Marianna Coppo, 1990
Niccolò Costantini, 1995
Chiara Conte, 1991
Andrea D'Albero, 1997
Lavinia D'Angeli, 1990
Diletta Della Rasa, 1974
Chiara Dorbolò, 1988
Caterina D’Ubaldi, 1998
Elena De Pasqualis, 1994
Claudia Di Carlo, 1987
Matteo Di Carlo, 1993
Livia Di Gioia, 1988
Rebecca Donati, 1995
Giulia Drummond J., 1993
Serena Fagiani, 1992
Gianna Fanelli, 1997
Valeria Fanti, 1990
Gisella Fasone, 1991
Claudia Filippi, 1974
Alexandros Fokianos, 1996
Giulia Fontana, 1994
Elisa Formigani, 1998
Sara Fossatelli, 1995
Jacopo Franceschetti, 1994
Anna Fumagalli, 1998
Bianca Fumagalli, 1996
Elena Gargaglia, 1993
Camilla Giuliano, 1997
Francesca Gravagno, 1994
Gaia Graziotti, 1994
Carola Grechi, 1992
Flavia Grimaldi, 1991
Anna Haas, 1995
Francesca Haas, 1993
Claudia Lalli, 1999
Giulia Libianchi, 1992
Lorenzo Libianchi, 1995
Silvia Losardo, 1997
Livia Lozzi, 1989
Valeria Maestri, 1996
Alessandra Marsico, 1994
Renata Martinelli, 1997
Emanuela Masella, 1995
Marta Mastrobuono, 1990
Giulia Mattei, 1994
Martina Mazza, 1999
Marta Mastrobuono, 1990
Arianna Mele, 1991
Michela Meniconi, 1998
Mariam Migahed, 1994
Nilima Mittal, 1997
Federica Moccia, 1994
Martina Monaldi, 1989
Diana Musacchio, 1997
Ilaria Musci, 1996
Francesca Nardi, 1997
Elisa Nardini, 1988
Alice Nosiglia, 1996
Giulia Padolecchia, 1998
Thomas Palozzi, 1996
Giulia Panfili, 1989
Maria Cristina Parenti, 1996
Alessia Pasotto, 1998
Marianna Pasquali, 1994
Chiara Pastore, 1993
Bianca Paolucci, 1995
Giulia Perpignani, 1995
Valentina Perpignani, 1995
Elisa Pescitelli, 1993
Elisabetta Petrucci, 1997
Flavia Petrucci, 1994
Elena Pia, 1990
Andrea Pianalto, 1996
Valerio Picchi, 1987
Adriana Pistolese, 1996
Flavio Pistolese, 1993
Irene Proietto, 1996
Cecilia Rendina, 1995
Iacopo Ricci, 1990
Susanna Romanella, 1995
Gaia Romano, 1998
Gilda Romano, 1993
Greta Romano, 1996
Filippo Sabani, 1993
Benedetta Sabene, 1995
Silvia Saccone, 1995
Francesco Saracini, 1996
Vanessa Sauls, 1994
Maria Savi, 1994
Leonardo Scarton, 1997
Tiziano Scrocca, 1985
Camilla Schettino M., 1992
Giulia Sepe, 1991
Federico Serpe, 1995
Barbara Sideri, 1990
Flavia Sidoni, 1988
Iacopo Smeriglio, 1999
Valentina Spagnoli, 1987
Alice Straffi, 1995
Isabella Tabacchi, 1998
Giulia Tancredi, 1996
Lorenzo Trasarti, 1992
Elio Trevisan, 1995
Veronica Turchetti, 1986
Marta Vannelli, 1997
Francesca Vignali, 1993
Eugenia Vitello, 1995
Marco Vitiello, 1990
Giulia Zadra, 1996
Marco Zanne, 1988
Maria Cristina Zanne, 1995
Francesca Zanni, 1994
Linda Zennaro, 1995
Alessandra Zoia, 1990
Per chi non fosse al corrente dello svolgersi degli eventi citati in questa lettera:
Niente minigonna a scuola, preside del liceo Socrate: “Ancora non ho ricevuto lettera studentesse” (18 settembre 2020): https://bit.ly/30ImnQW
Roma, gli studenti del Socrate alla vicepreside che vieta la minigonna: "La scuola deve eliminare la cultura sessista" (18 settembre 2020): https://bit.ly/3iCReV6
Comunicato del Dirigente Scolastico del Socrate (data ignota) : https://bit.ly/3jSHaJ7
Integrazione al comunicato del Dirigente Scolastico (19 settembre) : https://bit.ly/3jFdleB
«Niente minigonne a scuola? Io, vicepreside femminista, sono stata fraintesa» (20 settembre 2020) : https://bit.ly/2GOvtnL
Minigonne al liceo Socrate, parlano i docenti: “Solo strumentalizzazioni” (21 settembre 2020): https://bit.ly/3llsO47
2 notes
·
View notes