Tumgik
#kokorazashi
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Amati, te lo meriti ❤️
credit TikTok robertalocca
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Arriva sempre un momento nel quale non è solitudine ma è concentrazione nell’equilibrio, in cui non è ozio ma è meditazione, in cui non è distanza ma è spazio per imparare a ballare.
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(Foto Javier Allegue Barros)
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Sapere osservare crea un legame speciale con l’universo circostante. È portarsi a contemplare l’ineffabile, a connettersi con il mistero e l’ignoto, a riconoscere la bellezza che fa superare la paura del buio, ad accettare la caducità delle certezze e le risorse celate nelle precarietà. Non basta cambiare strada per cambiare il destino di un viaggio, occorre assaporarla quella strada, ascoltarla, lasciarla riverberare tra le dita e il cuore mentre scopriamo in noi risorse appena sussurrate, tanto inimmaginabili, imperfette quanto integre, piene di valore, sensate e che una volta disotterrate sanno sorprendere disserrando nuovi scenari destinici.
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(Foto Tim Foster, unsplash)
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Molto può essere comunicato attraverso il silenzio, attraverso l’assenza. Il silenzio e l’assenza sono spazi operosi all’interno dei quali tutto sa esser raggiunto,luoghi generosi di riflessione e respiro nei quali nulla va spinto, nessuno va rincorso, laddove il tempo non esiste e tutto sa fare il suo corso. Spazi per apprendere a lasciare andare, per affidarsi al flusso delle cose, al cambiare. Il silenzio e l’assenza regalano sempre il rispetto per il momento o l’attimo presente, la capacità di stare ad osservare senza dover per forza intervenire, senza dover subito agire, evitando di sgomitare, di fare rumore, di banalizzare. Le parole sono sopravvalutate e troppo usate. La presenza è troppo esibita. L’eloquio spesso graffia, ferisce, la presenza è spesso inopportuna, le parole non sempre arrivano, la presenza stanca, l’assenza risveglia, il silenzio come l’assenza sono sempre gentili anche quando fanno male e quando appresi, compresi e amati sanno esser sempre liberatori e riparatori di istanti, di relazioni che mostrano sensibilità, di “momenti altamente fragili”, bui, che chiedono solo di esser prima riportati in luce.
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(Foto Hyory Liu, unsplash)
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Esiste uno spazio temporale tra le persone, uno spazio neutro che prende la forma di chi siamo e di chi sono stati molti prima di noi. È il luogo dell’espressione e della bellezza, del silenzio e della non luce, della comprensione. Vivere è attesa e accettazione ma mai sacrificio, mai dimenticanza di sé. Tutto vuole ricordarti che è nel credo di ciò che è variabile e impermanente, che si raffigura la crescita e l’evoluzione, la possibilità e la fioritura. Vuole ispirarti a ricordare che è affidarti, che non è trattenere, che è avere cura tu di te e a prescindere.
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(Foto Jojo Yuen, unsplash)
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Ci viene spesso insegnato che provare rabbia, tristezza o paura ci renda fragili, sciocchi,deboli. Abbiamo interiorizzato questo giudizio su noi stessi, creando una dicotomia tra ciò che è considerato giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è accettabile e ciò che dovrebbe essere evitato.
Tuttavia, è fondamentale comprendere che demonizzare le nostre emozioni non fa altro che dividere e alienare parti essenziali di noi stessi. Niente dovrebbe essere nascosto o rinnegato, poiché ciò che rimane nell'ombra acquisisce potenza e confusione. Accogliere e portare alla luce ogni aspetto di noi stessi, anche ciò che può sembrare inaccettabile, è il primo passo per la reintegrazione. Quello che nascondiamo non scompare, si intensifica. D'altra parte, ciò che accogliamo e esponiamo alla luce del giorno perde il suo potere devastante nel tempo, trasformandosi in preziose opportunità e lezioni apprese. In questo processo di accettazione e integrazione, scopriamo la forza nel riconoscere e abbracciare ogni sfumatura della nostra umanità. tizianacerra.com (per saperne di più e come, visita il mio sito o contattami)
(Foto Casper Nichols, unsplash)
#musubinokami #Musubi #percorsi #counseling #anima #risveglio #rinascita #felicità #connessione #amate #loveyourself #love #breathe #ikigai #kokorazashi #ancestral #tizianacerra
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Ci sono situazioni, eventi, persone che servono a dire basta. Un basta ha bisogno di trovare motivazione, indignazione e profondità per saper essere deciso, per non doversi ripetere. I portatori sono uomini o donne capaci di consegnarci doni spesso travestiti da momenti spiacevoli, delusioni, disappunti, sollecitazioni che sappiano fare eco, riportandoci dove siamo già stati, restituendoci un'altra chance, quella in grado di risvegliarci a ciò che abbiamo già vissuto, dolorato. Dire basta è saper agire ciò che non è mai divenuto coraggio, forza, definizione, svolta, è imparare a lasciare andare per sempre ciò che non è più necessario.
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(Foto Damir Babacic, unsplash)
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La farfalla per molte culture è simbolo di trasformazione e rinascita. La sua metamorfosi da bruco a crisalide e infine a farfalla rappresenta il continum di vita, morte e rinascita. L'uno e non due di morte, vita e rinascita. Spesso connessione con il divino attraverso i misteri dell'aldilà. Una creatura tanto fragile quanto potente che vive così intensamente tra bellezza e leggerezza, tanto da farsi messaggero, simbolo e portatrice di un sussurro ineffabile, soffiato, leggero dall’infinito tempo:”la morte non è la fine della vita ma la vita stessa e la continuazione di un ciclo tanto sconosciuto quanto eterno”.
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(Foto Natalya Letunova, unsplash)
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Tutto è destinato a fluire e mutare, tutto cambia. Anche il tempo è fugace e il concetto di tempo cambia quando quel tempo è trascorso in luoghi divini. Ció che ignoriamo è che è l’esperienza e il riconoscimento animico di questa che segna lo scorrere del tempo e che rende un luogo divino. Appartiene sempre al nostro sapere antico ciò che riconosciamo ed è lontano da quel sapere che l’uomo avverte sofferenza. La transitorietà e l’instabilità che ti mette in difficoltà non è punizione, piuttosto oscillazione perfetta destinata al cambiamento ad armonizzare. Ció che oscilla vive, ciò che ristagna lentamente perisce. Esplora, ritorna e lascia che tutto muova.
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(Foto Alex Wong, unsplash)
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Sono i legami dell’anima che sono importanti, le connessioni del cuore, quelle che attraversano i secoli e ci accompagnano ad ogni rinascita. La natura, come le connessioni e l’amore sono forze potenti, santuari sacri dove ritornare e rinfrancarsi per le fatiche di ogni viaggio, ritrovandosi cosí di nuovo mano nella mano per portarsi insieme ancora un po’ più in là. I legami resistono indenni al tempo, alle tempeste e alla forza dei venti contrari. Eppure ad ogni vita i ricordi del cuore divengono inaccessibili per volontà sovrana, come racchiusi in uno scrigno di alabastro, pronto ad essere divelto solo dalla forza di un nuovo e ritrovato coraggio. Itumelele.
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(foto Artem, unsplash)
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Non fare nulla non è l’inazione totale ma la capacità di agire in armonia con il flusso naturale degli eventi. È il ritmo perfetto della nostra sola saggezza interiore. Non è una passività inerte ma una risposta spontanea e intuitiva, sintonica. Quel luogo di noi nel quale occorre prima di tutto saper ritornare, quel sentire silenzioso che bisogna prima di tutto liberare. Affidarsi, lasciare andare ogni statica certezza, scegliere l’oblio e l’incognita, per sapersi riconoscere, per sapersi risvegliare. tizianacerra.com
(Foto Neom, unsplash)
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È cruciale reintrodurre la calma e la riflessione nelle nostre vite, magari riportando i riti nella nostra quotidianità. Gesti lenti, silenziosi, attenti, pregni di pazienza, meditazione e respiro. Ogni azione dovrebbe essere intrapresa respirando il tempo, rallentando il passo, abbracciando la calma, e praticando il qui e ora. Attraverso la reintroduzione di rituali significativi, possiamo immergerci in una routine che favorisca la consapevolezza che ci permetta di apprezzare appieno ogni momento e risvegliare quel moto animico sconosciuto alla nostra mente razionale ma non al nostro sentire antico.
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(Foto Sven Mieke, unsplash)
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Esistono motivi non solamente antropologici dietro il vero senso del vivere. Capita ogni giorno di tentare di piegare l’andamento naturale delle cose con la strategia, con la tecnica, con la volontà, con la tenacia, con un progetto estraneo ed egoico. E sì hai mai pensato che dietro ciò che spingi possa esserci un proposito egocentrato e probabilmente non davvero tuo? È sempre un’oscillazione la vita, tra vuoto e pieno, tra fare e non fare, tra parola e silenzio, questo vuol dire che non basta semplicemente riempire, frapporsi, ordinare, volere, azionare, aggiungere, occorre saper soprattutto sapientemente vuotare. Il principio primo dell’uomo, del vivere e della sua azione è proprio il vuoto. Ciò che si manifesta non è sempre reale, perché la vera purezza è sempre quella prima della manifestazione, l’energia che la sospinge, che la genera, ciò che è già avvenuto chissà quando e che non chiede il tuo intervento ma solo fiducia.
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(Foto Maria Brauer, unsplash)
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Quello che ti respinge non sta dicendo che sei sbagliato; ti sta insegnando il valore del lasciare andare, dello spostarti, di cercare nuove strade prima in te e poi con te. Spesso gli altri non ti vedono affinché tu possa finalmente vederti. Non hai niente che non vada; stai semplicemente insistendo a non cambiare strada, a restare laddove chi ti maltratta maltratta per primo se stesso, negandosi sia a te che a sé stesso.
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(Per una guida più approfondita nel tuo percorso di autoconoscenza, visita tizianacerra.com)
(Foto Dayne Topkin, unsplash)
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Sii come Prometeo, il mitico portatore del fuoco agli umani. Coltiva saggezza, nutri intelligenza e abbi il coraggio di ribellarti per la conoscenza. Il tuo fuoco, come il suo, può illuminare il cammino degli altri con amore e compassione. Ricorda che la ribellione e la sofferenza possono portare a una profonda crescita interiore. Il tuo viaggio personale può attraversare la luce e il buio, ma resta presente in ogni istante, affinché ogni momento porti pienezza e chiarezza. Il resto sarà la tua strada.
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(Dipinto di Heinrich Friedrich Füger, Prometeo ruba il fuoco, 1817)
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C’era una volta una bambola di sale.
La bambola aveva un sogno: voleva vedere il mare.
Non c’era un giorno o un secondo che lei non pensasse al mare.
Non lo aveva mai visto, non sapeva come poteva essere fatto, però sapeva che doveva esserci e che lei voleva vederlo.
Tutti deridevano la bambola e il suo assurdo sogno.
Ma lei era sorda a critiche, biasimi e tentativi di scoraggiamento.
Fu così che un giorno prese una decisione e disse a tutti che sarebbe partita.
Salutò i genitori, gli amici e gli affetti.
“Ragiona” le dissero.
Ma lei aveva già ragionato.
E allora lasciò tutti e, sola, si mise in viaggio.
Camminò e viaggiò.
Affrontò notti buie e lunghi silenzi.
Ma lei voleva arrivare al mare.
Ad un certo punto si trovò davanti a una vastità di acqua e sentì di aver trovato quello che cercava.
Si avvicinò e una piccola onda le toccò il piede.
Fu un dolore mai provato.
In quel momento sentì un forte bruciore e si tirò indietro.
Nonostante il dolore che la corrodeva, saltellò con l’unico piede nuovamente verso l’onda e di nuovo sentì il bruciore che la corrodeva ma non si fermò e andò avanti e si sciolse.
Le gambe, il busto, le braccia, il collo e, prima di scomparire, mormorò: “io sono il mare”.
Credit web
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