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#filosofia-psicologia
scienza-magia · 6 months
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Il pensiero magico di Jung
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Jung il grande psicoanalista svizzero manifestò sempre un grande interesse per la grande tradizione magico alchemica. In Jung tale interesse divenne sempre più netto quando più si andò convincendo che oltre all’inconscio personale teorizzato da Freud in ogni essere umano esisteva uno strato ancora più profondo innato che poteva essere definito “inconscio collettivo”. Esso al contrario dell’inconscio personale aveva contenuti e comportamenti identici dappertutto e per tutti gli individui. L’inconscio collettivo può anche essere definito un substrato psichico comune di natura sopra personale presente in ogni individuo. Proprio nella prospettiva dell’inconscio collettivo Jung già cultore di Paracelso vede nell’alchimia una vera e propria anticipazione della moderna psicologia dell’inconscio. Di conseguenza egli interpreta l’alchimia in chiave simbolica. Lo psicoanalista svizzero convinto della storicità dell’alchimia mette chiaramente in luce il carattere compensatorio dell’alchimia rispetto agli aspetti d’ombra della tradizione religiosa filosofica e scientifica occidentale. L’alchimia viene da lui messa in rapporto con la tradizione gnostica nonché con quella dimensione esoterica che vede nei segni e nei fenomeni visibili la continua imprescindibile allusione a una dimensione che oggi viene chiamata inconscia. Per Jung in ogni caso tale dimensione non è mai stata completamente definibile e conoscibile. Se è vero che vi sono molte troppe cose che oltrepassano l’orizzonte della comprensione umana e che per questo ricorriamo costantemente all’uso di termini simbolici o immagini è anche vero che tutti i fatti della cosiddetta realtà diventano eventi psichici. Ma la natura di tali eventi psichici è inconoscibile in quanto la psiche non può conoscere la propria sostanza psichica. Per tale ragione ogni esperienza contiene un numero infinito di fattori sconosciuti per non dire del fatto che ogni oggetto concreto è sempre sconosciuto sotto certi aspetti dal momento che non siamo in grado di conoscere la natura sostanziale della materia in sé. Molti eventi rimangono così al disotto della soglia della coscienza cosicché il loro cuore segreto continua ad agire inosservato ripresentandosi sotto forma di sogno oppure come mito oppure pratica di cui la ragione cosciente difficilmente riesce a decifrare il senso. Pertanto ben precisi archetipi continuano a manifestarsi nelle forme più diverse come tendenze istintive che ripetono sempre lo stesso motivo. Tali archetipi non vanno intesi come forme statiche ma come fattori dinamici che si manifestano come forma di impulsi. Per Jung magia alchimia inconscio personale e sogno sono manifestazioni diverse di un medesimo complesso psichico ruotante intorno ad alcuni simboli fondamentali. Tali simboli fondamentali non sono mai stati inventati da questa o quella figura da questa o quella popolazione ma da ognuna di tali individualità storicamente determinate vengono in qualche modo ritrovati. Anche la magia e l’alchimia sono pratiche utili a portare a termine ciò che la natura ha lasciato incompleto. Proprio come pensava Paracelso. Entrambe implicano una intuizione del “lumen naturae” che agirebbe nel corpo invisibile. Infatti l’alchimista esegue la volontà di Dio e cioè che l’invisibile venga detto visibile. In Jung ritorna dunque la consapevolezza che nell’atteggiamento magico alchemico ma in fondo in ogni forma dell’agire sia essenziale la convinzione inconscia relative alla mancanza dell’unità. Lo psicologo svizzero afferma che l’anima è per natura religiosa se così non fosse se non si sapesse che nell’anima si trovano i valori supremi la psicologia non interesserebbe per nulla lo psicologo svizzero. A suo parere quelli che si definiscono religiosi dovrebbero prendere coscienza del divino quello che abita “ab origine” nella loro anima. Inoltre quelli che si definiscono religiosi dovrebbero anche prendere coscienza della contraddittorietà che è presente in tutti gli uomini nel loro intimo. Per Jung Budda Cristo e le diverse figure presenti nelle molte religioni che di fatto esistono nel mondo vanno considerati come simboli di quell’archetipo universale che Jung chiama il “Se”. Lo stesso archetipo è caratterizzato dall’unità dei contrari. Per Jung il Se è paradossalità assoluta dal momento che rappresenta sotto ogni riguardo e d’aspetto tesi e antitesi e contemporaneamente sintesi. In definitiva possiamo dire che non bisogna stupirsi dell’interesse di Jung nei riguardi dell’alchimia. Non dobbiamo dimenticare che per lo psicologo svizzero l’alchimia è una pratica il cui metodo consisteva nell’andare all’oscuro attraverso il sentiero del più oscuro nonché nell’andare all’ignoto attraverso il sentiero del più ignoto. Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che tematiche analoghe a quelle di Jung escono comunque dall’ambito della filosofia-psicologia e finiscono per affascinare un altro grande protagonista del Novecento europeo. Non si tratta di un filosofo o di uno psicologo ma di un’artista ovvero Andre Breton. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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sociedad-pensativa · 2 months
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Blog N°11: Aquí no hay tristeza
En una sociedad productiva no existe espacio para la tristeza; es un obstáculo para la producción.
Se incentiva a los sujetos para que estén siempre felices, y que cualquier sentimiento de tristeza sea evadido. Por esa razón existen los trabajólicos o las personas adictas al gimnasio.
Este fomento a la alegría excesiva, casi artificial, es insostenible en el largo plazo. La tristeza en algún momento aflorará.
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osabordopetricor · 7 months
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Bonnie Burstow uma vez escreveu que "pai e filha desprezam a mãe juntos. Eles trocam olhares com significado quando ela não entende o ponto. Eles concordam que ela não é tão inteligente quanto eles e que não consegue raciocinar tão bem quanto eles. Mas, esse acordo silencioso não salva a filha do destino da mãe". Ela estava certa. Desde que me percebo, acho que uma das minhas maiores mazelas foi sempre ser a minha mãe. Acredito que seja por conta da minha condição de irmã mais velha, mas eu sempre senti ela. Muitas vezes via o mundo pelas frestas dos olhos dela.
Eu sempre olhei para minha mãe assustada, como quem encara um espelho por tempo o bastante para diassociar. Já sabia que não havia como escapar do meu destino, contudo, isto não me salvou de teme-lo. Provavelmente com ela também foi assim, e com minha avó. E sucessivamente com as mulheres de minha familia. Somos muito parecidas: muito mulheres em todos os esteriótipos e diacronismo de nossa identidade de gênero.
As mulheres sabem, em algum momento, que são a mãe. E sabem que todas as tentativas desesperadas que surgem na adolescência para fugir disto são em vão.
Há sempre um homem sendo nosso pai para nos fadar ao destino de sermos nossas mães.
Minha mãe, antes de ser minha mãe, tinha um nome. E sonhos, e uma personalidade, e era eu. Queria ter encontrado-a, quando ainda era eu e, logo, poderia me enxergar com seus olhos, e não pelos olhos de sua mãe. Queria ter segurado suas mãos e dito: não posso te salvar de ser mãe, mas, tenho sorte por, embora ter medo, nunca ter vergonha de me tornar você. Eu te entendo, fui e serei você. E, portanto, nunca compactuarei com meu pai. Não fiz e não farei trato algum, você sempre foi e será brilhante.
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marginal-culture · 1 month
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Conversas libertárias...
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ielasblog · 5 months
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A psicologia humana contém muitas dualidades, e uma é que as pessoas, mesmo compreendendo a necessidade de mudar, sabendo como é importante que instituições e indivíduos se renovem de vez em quando, ficam irritadas e aborrecidas quando isso as afeta pessoalmente. Sabem que a mudança é necessária, e que a novidade alivia o tédio, mas no íntimo preferem o passado. Mudar teorica, ou superficialmente, elas querem, mas a mudança que revira hábitos e rotinas essenciais é profundamente perturbadora.
[As 48 Leis do Poder - Robert Greene, Joost Elffers]
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csareborn · 1 year
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Las palabras más peligrosas son "nunca" , "todo" , " nada" y " siempre", y es porque nunca dejan opciones.
Walter Riso.
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Vivir con los "absolutos" presiona a las personas de forma constante y les quita la posibilidad de disfrutar del presente...
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misteriosa16257 · 3 months
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youtube
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El Ser
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La Realización del Ser es la comprensión total y directa de que la fuente de toda felicidad es la Fuente (el Ser) dentro de uno mismo y no los objetos externos que uno considera que le han aportado felicidad. Lo único que los objetos externos han hecho es conducirle por un instante hacia el Ser en su interior y han prendido la mecha de la felicidad del momento. Cuando esta Realización del Ser tiene lugar, uno no necesita depender de los objetos externos para alcanzar la felicidad. Uno se da cuenta de que lo único que aporta el objeto externo es una sensación de placer que surge de la base de paz y ecuanimidad que constituye el Ser.La puerta a la Comprensión Final nunca está cerrada. El problema es que el buscador busca una llave maestra. Durante el "proceso" que conduce a la Comprensión Final (pues la Comprensión Final implica la ausencia total de preguntas), la última pregunta que permanece es: si nada ha sucedido realmente y la manifestación fenoménica es tan sólo un espejismo que ha surgido y que finalmente se fundirá con la Fuente, ¿cómo debe uno vivir en este mundo?
Nisargadatta Maharaj mencionaba a menudo que la vida es como un sueño, como un escenario donde los distintos actores representan su papel 
Lo único de verdad necesario en nuestro día a día es atestiguar todo aquello que sucede en la vida —incluidos los pensamientos y las acciones del "yo"— mientras uno permanece pasivamente consciente de su verdadera naturaleza. Entonces uno no deseará cambiar Lo-Que-Es para convertirlo en "lo que debería ser", pues la Comprensión última lleva consigo la aceptación de que la totalidad de los "yoes", desprovistos de la relación sujeto-objeto, constituye en realidad el "YO" subjetivo eterno que se expresa objetivamente como manifestación fenoménica.
FragmentosLa Realización del Ser en la vida cotidiana
-Ramesh Balsekar
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poesia · 7 months
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Complexo, arguto, irônico, poético, multiplamente genial: Assim foi o dinamarquês, nascido em Copenhague, Søren Aabye Kierkegaard (1813 – 1855).
Ao compreender o peso que se estabelece sobre cada ser humano – a liberdade que exige uma tomada de posição, e ao postular que o mundo interior, subjetivo, era muito mais importante que o exterior, Kierkegaard antecipou temas da psicologia e da filosofia que, doravante, nortearam boa parte dessas disciplinas.
Viveu uma vida reclusa e conturbada, na qual sua profunda percepção da situação angustiante e mais do que isso, absurda do homem – enquanto criatura afastada de seu Criador – lhe infligiram duros pesares.
Seu entendimento profundo do cristianismo o levou a ser um crítico da igreja de seu tempo, pois Kierkegaard, mais do que talvez qualquer homem em séculos antes e depois dele, sabia que a verdadeira vivência da fé cristã era um salto – oneroso ao máximo – dentro do absurdo, salto paradoxal (pois a fé é a superação da racionalidade) que significava a única oportunidade de transcender tal absurdo rumo ao absoluto, e o ápice a que o homem poderia almejar, dentro dos três estágios existenciais propostos pelo pensador: o estético, o ético e o religioso.
Sua vasta obra, desenvolvida através de pseudônimos que dialogam entre si, tem influenciado pensadores e artistas das mais variadas correntes, desde seu advento. Não sem razão ele é considerado o pai do Existencialismo.
Aqui, um pouco do melhor de Kierkegaard.
Para baixar gratuitamente o e-book em formato PDF pelo Google Drive, clique AQUI.
Este e-book possui uma versão ampliada (250 citações) na Amazon, gratuita para assinantes Kindle. Confira AQUI.
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psicologiasdavida · 1 year
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thewriterorellana · 1 year
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sociedad-pensativa · 9 days
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Blog N°21: Monotonía
Una forma de deshumanizar al sujeto es hacer que todos sus días sean iguales. La rutina (o la monotonía) generan, en el mediano plazo, la falta de un horizonte al cual mirar y, por ende, que el sujeto pierda las ganas de vivir.
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thisismyanimus · 1 year
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hijacking the tags
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if you like any of those topics or are brazilian, hit me up, follow me, message me, idk
se você gosta de algum desses tópicos ou é brasileiro, me segue ou manda mensagem
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marginal-culture · 3 months
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lansiafapartedime2 · 1 year
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Semo fili d'erba, ricordi?
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rsilvam21 · 6 months
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La naturaleza de la existencia y la perspectiva de la eternidad
Un reflexión sobre como contemplar la eternidad y la inmensidad del universo para poner en contexto nuestras preocupaciones y problemas cotidianos
Represéntate sin cesar el todo de una eternidad y el todo de la sustancia, y que todos los seres particulares no son, por lo respectivo a la sustancia, más que un grano de mijo; por lo tocante a la duración, una vuelta de trépano Meditaciones, Marco Aurelio, Libro X #17 Este pasaje de Marco Aurelio nos invita a reflexionar sobre la naturaleza de la existencia y la perspectiva de la eternidad…
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