Tumgik
#messaggi a me stessa
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Così avrò la sensazione di essere più vicino
-la ragazza dal cuore nero♡
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petalididonna · 6 months
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Avrei voglia di mandarti un messaggio. Sai?
Ne avrei voglia. Ne ho voglia.
Prendo il telefono in mano, lo sblocco e vado su whatsapp, cerco il tuo nome. Guardo quella riga vuota che aspetta le mie parole per te. Quel tasto che aspetta la mia voce, per te.
Penso a cosa potrei scriverti, magari anche solo una cosa così. "Una cosa così". Che non impegni, che non ti faccia preoccupare e chiedere "cosa vuole? Perché mi scrive?"
Inizio; "mi sei venuta in mente". "Scusami, ma ti sto pensando".
Ma forse è già troppo, non capiresti e avresti ragione a non capire.
Potrei scrivere solo "buon pomeriggio, come stai?". Cancello.
A cosa servirebbe, se non a vestire di educata ipocrisia la realtà? Ti sto pensando, vorrei che tu lo sapessi, questa è la verità.
Chiudo Whatsapp, poso il telefono. Rimango lì, a guardare lo schermo che si affievolisce, poi diventa scuro.
Avrei voglia di mandarti un messaggio. Ho voglia di farlo, e mi chiedo se magari non è la stessa voglia che avresti tu, che hai tu, che come me ti chiedi le stesse cose e poi - come me - non fai niente.
Quanti messaggi, quanti pensieri, che rimangono lì, silenziosi e senza parole, per la paura che abbiamo di esprimerli.
Marco.Proietti.Mancini©
Buon weekend 😘
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haiku--di--aliantis · 4 months
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T'arriva all'improvviso e cambi tutto. Giri la tua vita repentinamente di novanta gradi... all'insù! Sono l'ispettrice regionale di una multinazionale alimentare. Sposata, due bimbi piccoli, un marito d'oro: bello come un ballerino, dal fisico perfetto e molto intelligente. Generoso e con un ottimo lavoro. Innamorata persa e gelosa di lui. Una volta a settimana ispeziono tutti i punti vendita delle due province a me assegnate. E gestisco gli altri due colleghi in regione.
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A volte, per coprire qualche assenza, devo andare io stessa in una provincia non di mia competenza. Nel corso di una di queste supplenze ho conosciuto Laura: una semplice cassiera cinquantenne. Divorziata. Tre figli grandi. Morbida, culo generoso, bassina. Cellulite sulle cosce, nasino... asimmetrico! Quinta di seno. Capelli corti e occhi che ti bucano. Non dice una parola che sia una. Però sorridendo, lei incredibilmente sprigiona molto eros e voglia di essere amata.
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Almeno questo è quello che mi ha colpita sin dalla prima volta che l'ho vista. Certo, non è una top model. Eppure me ne sono invaghita. Ho fatto carte false, per rimescolare le provincie tra noi tre, così da includere il suo supermercato nel mio giro. Sono tornata più spesso del necessario a ispezionare quel punto vendita, con scuse varie. Da Laura ottenevo di volta in volta, chiedendoli con nonchalance, i suoi turni. Un giorno ha capito, è avvampata e ha abbassato gli occhi.
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Aveva voglia di me anche lei, era evidente. Ero fuori di senno e le ho chiesto di vederci. Mi ha chiesto con voce tremante ma piena di passione se fossi impazzita: le ho detto di si! Che la desideravo. Tra mille suoi e miei scrupoli ci siamo viste a casa sua. Una mattina. Abbiamo iniziato immediatamente a fare sesso. Ho scoperto che posso essere innamorata e gelosissima di mio marito, ma anche di essere disperatamente cotta di Laura. Non posso vivere senza leccarle il seno e la passera. Ho sete del suo liquore vaginale.
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Al solo pensarla ho un tuffo al cuore e mi bagno. Ci scambiamo messaggi, foto e clip assolutamente disdicevoli. Voglio il suo odore intimo sul mio viso. Desidero che mi succhi il seno, mentre mi sgrilletta e mi fa sua. Lei è una cosiddetta 'lima sorda', cioè nella quotidianità appare calma, silenziosa, umile e remissiva. Ma con me diventa una vera domina. Mi comanda. Esige obbedienza immediata e mi fa fare cose assurde, che ho man mano imparato a desiderare di compiere. Devo presentarmi a lei sempre già con il collare e il guinzaglio.
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Non vuole trovare neppure un pelo, sul mio corpo. E deve sentirsi libera di sgridarmi, torturare i miei capezzoli, di palettare, frustare e mordere il mio culo. E io per questo lo voglio rosso. Con evidenti tracce e segni. Devo sempre trovare il modo di non farmi scoprire da mio marito. Ma per me è facile: mi basta inginocchiarmi e fargli un pompino, che lui placa le sue voglie di esplorarmi.
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Ho imparato ad apprezzare di essere schiava intimamente e mio marito mi sfrutta appieno anche lui. Anche perché Laura m'ha insegnato a prendere un uccello di gomma tutto in gola fino alla radice, senza dar di stomaco. E lui è felicissimo: ho ingoiato più sperma in questi tre mesi di quanto non ne abbia preso in corpo in otto anni, tra fidanzamento e matrimonio. Laura: uno strano incontro, sul mio percorso. Che vera droga...
Aliantis
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Strange meeting (Bill Frisell)
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canesenzafissadimora · 9 months
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Non mi faccio sentire...
Ma non per strategia.
È che non so davvero cosa dire.
Più volte ho preso in mano il cellare e sono rimasta lì, ferma, a guardare lo spazio vuoto senza sapere da che parte cominciare.
Ma non perché non abbia niente da dire, ma perché tutto mi appare confuso, difficile.
Ho anche provato a cominciare messaggi che sono rimasti sospesi nell'aria, come bolle di sapone in attesa di infrangersi in ogni mio "vorrei".
Come si fa? Come si fa a rompere un silenzio carico di cose non dette? Come si fa a fingere che tutto vada bene quando i pensieri si congelano su una tastiera che sembra aver perso le lettere in un groviglio senza ritorno. Paura. Paura. Paura.
Paura di non capirci. Di fraintenderci.Di dire troppo.
Di non dire abbastanza. Di essere vera. Di essere ferita. Di aprirti il cuore. Di farti del male.
Di essere inopportuna. Di essere me stessa.
Di chiederti come stai e dirti come sto.
Mai avuta così tanta paura con te, di te.
E così sto ferma.
Secondo la regola del "Se non sai cosa fare, non fare nulla". Nessuna strategia. Solo tanta paura.
Spero tu lo SENTA, così come tutto il bene che non ho smesso, per un solo attimo, di provare per te.
Magari domani ti scrivo.
Magari domani ho meno paura.
Letizia Cherubino
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mccek · 1 year
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Come ogni anno, mi ritrovo qui a scrivere una riflessione, per il giorno del mio compleanno.
Non penso che il problema sia l’età, ma bensì ciò che mi circonda.
Più passano gli anni e più mi rendo conto che la gente si dimentica di te come nulla fosse.
E allora mi chiedo: a che serve continuare a fare del bene dalla mia piccola età se non è mai stato ricambiato nemmeno con semplice grazie?
Lo so, in molti avrebbero già mandato tutto a quel paese e, magari si sarebbe fatto contagiare dalla più grande malattia di cui soffre la nostra generazione, l’odio, che prova indifferenza verso chiunque, anche chi ti starebbe accanto nonostante tutto.
Certe volte mi vorrei lasciare andare, per diventare ciò che forse sarei sempre dovuto essere, uno dei tanti.
Vorrei usare la stessa cattiveria che in tanti hanno usufruito per frustrazione sfogandosi nei miei confronti senza una ragione, perché a casa mia il male non è mai esistito, ah…purtroppo quello c’è in effetti, ma è qualcosa che non scegli, che ti tocca subire contro la tua volontà.
Andrea, Eleonora, tutti voi lassù che vi ho conosciuti in quel reparto, Mamma, che sei ancora qui con me, e non desidero altro, ogni giorno che passa, di poterti continuare a sentire, a vedere, la tua presenza è vitale, come era la loro.
Non voglio piangermi addosso, ognuno ha perso qualcosa nella propria vita, e a volte quel qualcosa è tutto che che avevi, e i miei amici erano l’unica cosa che mi rimaneva, ma vivete dentro me, siete quella parte buona che tiene a bada il marcio che ogni giorno mastico a causa di chi non sa più fermarsi, ragionare, pensare che oltre all’idea che ci si fa sparando a zero, senza almeno provare una volta a conoscerla per quello che è davvero quella persona, c’è un abisso di tristezza, uguale alla vostra, che ci accomuna tutti, e propria essa c’ha sempre lasciato tanti messaggi mai ascoltati, un po’ come quelli in segreteria, e non sarò mai convinto che sia uno psicologo a salvarci veramente, e nemmeno noi stessi, soli, con le proprie forze, ma unendo il nostro male, cosa che da testardi cronici che siamo, mai compiremo, piuttosto godiamo nel vederci soffrire, quasi sapendo che c’è sempre qualcuno che sta peggio di noi, e questo ci rincuora no?
In questo momento mi vengono in mente solo le parole di mia nonna: “non abbandonare mai quella semplicità mista a amore verso il prossimo che hai dentro di te.”
Perché io ho un sogno, che va oltre la scrittura che accompagna le mie lacrime e ogni sera, va oltre la voglia di riscoprirmi ogni giorno, di mettere da parte i miei brevi istanti di felicità per dedicarli a chi ne ha più bisogno di me (e sono tanti), oltre il mio ballare con il mostro che mi porto dentro da fin troppo tempo.
Io sogno che un giorno o l’altro, io, te, noi tutti, ci dimenticassimo di questo maledetto telefono, che ormai c’ha resi automi, frustrati, insopportabili e più trasparenti agli occhi della gente di quanto già lo fossimo.
Chissà, sarebbe una grande conquista tornare a vivere con quel poco di spensieratezza che ci basterebbe, che sicuramente non sarebbe mai quella che avevamo da piccoli, ci sarebbero sempre gli insormontabili problemi legati al lavoro, al costo della vita, ma volete mettere in confronto a come stiamo vivendo ora?
E mi rivolgo sempre alla mia generazione e purtroppo, a quelle che verranno.
Chiedete e scrivete sempre tutti, che vi manca qualcuno che vi ascolti, che si prenda cura di voi, senza se o senza ma…e mi domando cosa stiamo aspettando ancora e quanto aspetteremo!?
Siamo il male che vediamo fare ma che tolleriamo.
Nel frattempo mando lo stesso abbraccio che mi faccio ogni sera a tutti voi, forse il più sincero di quelli che ho ricevuto finora, a te papà, che nonostante le difficoltà e i gravi problemi di lavoro non mi hai mai fatto mancare il cibo a tavola, e pur essendo totalmente diversi, ogni giorno cerchi di spronarmi, senza mai farmi sentire “arrivato”.
A te mamma, che mi hai cresciuto, lasciandomi libertà di agire e pensare, sbagliando e imparando, anche se sono ancora un puntino in questa vita,
A te che trascuri la tua malattia pur di non farmi mai mancare un sorriso, una parola di conforto, quando sprofondo nel deserto della mia depressione.
E a quelle stelle dei miei amici che da lassù illuminano ogni momento buio della mia vita,
ricordandomi che non sono solo, che c’è sempre qualcuno che ha occhi puntati su di me, e non mi lascerà solo per nessuna ragione al mondo.
Resterò sempre ciò che sono.
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klimt7 · 2 years
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Di draghi, mostri, incubi
e altre verità.
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Dialogo trasfigurato di un'anamnesi
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Ci fu un tempo, qui sulla terra, in cui ci parlavamo a cuore aperto. Senza limiti, per il puro piacere di scoprire la nostra empatia.
Tu eri Tu, nella forma più intera, in cui una persona può essere presente. Nella libertà più totale, mi parlavi di te. Io ero io, nella mia totale verità esistenziale, ti davo me stesso come raramente mi è capitato. La verità di cui splendavamo era la nostra dimensione originaria, il nostro nucleo, e noi l'avevamo presa a chiamare "anima" com'è giusto e come merita.
Era un lusso il nostro.
Era il nostro privilegio. Parlarsi da anima ad anima, senza il problema di rinvenire convenienze, di cercare favori o utilità.
Senza cadere nel chiacchiericcio in cui vivono, per la maggior parte del tempo, gli esseri umani .
Eravamo diversi, perchè ci guidava la nostra energia originaria.
I bambini che siamo, di fronte alla vita e alle sue mille domande, avevano diritto di parola e si guardavano fino in fondo, al fondo dell'anima e del tempo e delle infanzie da cui provenivamo.
E ci parlavamo spesso la notte, quando la verità degli esseri, si manifesta al massimo del proprio potenziale. Quei bambini smarriti che siamo, prendevano la parola.
Parlavano, respiravano, si abbracciavano.
Poi è venuto il tempo della finzione, delle maschere, dell'essere mondani.
Il tempo in cui darci un contegno. Il tempo dei limiti. Il tempo della malattia degli adulti, guidati da quel disvalore che chiamano "convenienza", " interesse", quel veleno che intossica tutti i rapporti.
Abbiamo cessato di essere veri.
Abbiamo abbracciato la religione del mondo, rinunciando allo splendore delle persone nude che eravamo e che siamo, per indossare i grigi abiti della finzione.
Poi, all'improvviso, ieri, torniamo a parlarci dal profondo e tu mi dici, dopo molte notizie inessenziali, una cosa importante.
La cosa più importante che tu mi abbia mai detto da quando ci siamo allontanati.
Credi di soffrire di depressione.
C'è qualcosa che di tanto in tanto, torna a galla dalle tue profondità, e ti dice che non sei felice, e che non è certo per i soldi che mancano o per difficoltà materiali.
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Ci penso. Ci penso tanto a questo che mi dici. Ci penso, a tal punto, che scavo nel passato e in tutto ciò che di te, mi hai raccontato nel tempo.
Unisco i punti, traccio le linee, collego tutti i momenti in cui sei andata in crisi, e scorgo il contorno di un Drago.
Ritrovo, ogni momento in cui mi hai detto che qualcosa di oscuro tornava a fissarti, a guardarti la notte. Ripenso agli incubi che un tempo mi hai raccontato...
Lo sai che si impara molto dagli incubi...
Quei punti, li unisco ai segnali che mi mandi ora.
Vedo il drago e tutti i momenti in cui ha paralizzato i tuoi giorni.
C'è un problema di fondo - vorrei dirti - tu oggi non sei felice.
Hai conosciuto solo sprazzi di un bagliore che hai chiamato sbrigativamente "amore".
E oggi lo senti, lo avverti che ti sei probabilmente sbagliata.
Tu non c'eri. Non c'eri del tutto. Mancava sempre qualcosa.
E oggi mi stai raccontando la stessa cosa.
Oggi che c'è un uomo che sbandiera ai quattro venti, il suo svenevole amore per te, tu lo avverti distintamente.
C'è qualcosa che non va.
Non funziona ingannarsi. Non funziona raccontarsi una verità che non regge.
E allora mi parli di depressione.
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Sai cos'è? Io da fuori, lo vedo meglio.
È uno scollamento. Una crepa. Un lembo di te che non aderisce più all'idea che per mesi ti sei raccontata.
La Depressione è quel drago che in silenzio attraversa le notti, e ti attende al varco.
Dopo mesi, dopo anni, ti viene a chiedere il conto. Oggi cominci a sentirlo che c'è più di qualcosa che scricchiola, che ruggisce in silenzio dentro i tuoi giorni.
Non sei felice. E non lo sei, perchè non ti senti completamente te stessa in quello che fai. C'è uno scarto essenziale. Esistenziale.
Ti ho già detto, con dei messaggi, cosa sia per me la depressione.
È avvertire un "disancoramento", qualcosa che ti stacca dalla Vita. Che ti paralizza, alla lunga. Avverti, percepisci, ausculti.
Sinistri suoni provengono dalla tua vita.
Qualcosa stride. Si crea una distanza con tutto ciò che fai. Con tutte le persone che credi di amare o che credono di amarti.
Il problema è che in quegli involucri che loro credono di stringere e abbracciare, tu non ci stai tutta. Non aderisci già più a quelle pelli che il serpente perde per strada.
Tu sei già altrove. Loro vedono solo ciò che è già passato. Non vedono già più tutto quello che sei oggi.
Vedono soltanto la fettina che fa più comodo alle loro illusioni, alla loro voglia di recintarti, di delimitarti.
Tu sei materia liquida. Sfuggi, ti allarghi, evadi, segui direzioni che ti portano altrove.
Non stai nel recinto. Sei altro.
Ecco perchè senti il distacco. Ecco perchè sei già un passo avanti, dentro ogni rapporto che instauri.
Loro, ti cercano al vecchio indirizzo.
Tu sei già lontana. È questo lo stacco, il divario. Lo scollamento.
Chiaro che i rapporti non funzionano.
Finchè non porti tutta te stessa, finchè non lavori per impadronirti di tutta la persona che sei, non funzionerà nessun rapporto.
Avvertirai sempre il lugubre suono del Drago che la notte ti insegue, e che di giorno, ovunque ti trovi, ti fa fermare a pensare, a perdifiato, fissando dal finestrino della metro o del treno in corsa, il tuo cammino passato e il paesaggio del tuo presente.
Non si fugge. Non si sfugge, finchè non ti sentirai risolta come persona.
Tu oggi non lo sei. Stai solo rincorrendo la persona che diventerai, ma non c'è armonia, nè pace, sul fondo della tua anima.
Ecco perchè oggi hai usato quella parola: "depressione".
Avverti che non è questo il tuo posto nel mondo. Che non c'è persona adatta che, da fuori, riesca a sistemare i tuoi guasti.
E arrivi a sentire perfino, quanto sia inadeguato quell'uomo, che pretende di rinchiuderti nell'immagine che di te si è costruita.
Non sei pronta. Non sei interamente te stessa. Non hai raggiunto quel punto che unico, potrà darti la svolta che cerchi.
Impadronirti di te stessa, volerti bene e incollare di nuovo tutte le parti.
Te lo ricordi che mi dicevi?
"Forse non sono pronta per nessuna relazione finchè non faccio i conti con me stessa"
In quella frase c'è tutta la verità che ti serve per la tua prossima vita. Una vita che finalmente potrà fare a meno di draghi e di mostri, di incubi e di quel vago senso di vuoto che talvolta ti prende, ogni volta che pensi di essere felice.
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Crescere
Cosa significa crescere? Secondo mio padre, significa arrivare a quel giorno in cui gli darò ragione. Oggi, dopo aver parlato con lo psi, per la prima volta ho pensato qualcosa di diverso. È il giorno in cui capirò i suoi torti. Il giorno che un padre (o una madre, o qualunque figura ci abbia fatto da guida) non sarà grande e invincibile, ma stanco e vulnerabile.
Il mio obiettivo, almeno per questo prossimo anno di vita, sarà capire chi sono. Inconsciamente, scopro di stare sfogliando le cartelle di un vecchio hard disk alla ricerca di indizi. Conversazioni del 2015, del 2016. Sembra un'eternità di tempo fa, sembra ieri. Sono la stessa persona? Cose che mi rendono me (parte 1/?):
La malinconia - Non ricordo un'età che abbia trascorso senza guardare al passato. Lo facevo anche allora? Forse sì. Guardavo anche al futuro, con la sensazione che non dovesse arrivare mai. E nei momenti di dubbio, di paura, di ricerca, guardavo indietro alla ricerca di risposte. Se chiudo gli occhi, sento ancora tutte quelle emozioni sulla pelle. Fortissime, indimenticate. Il caldo sul mio balcone le notti prima della maturità, le sigarette, le poesie recitate da altri sul palco del premio Diana, i messaggi di Natale, le canzoni dell'orso, via Piscicelli le mattine d'estate, il rumore del mare le notti in nave mentre quelli come noi si trovano sempre, i post-it sull'armadio e i disegni sulla scrivania, Kafka e Milena, Yair e Myriam, Nives e Jasper. Quante cose che ero, quante certezze che avevo. Come si chiudono i conti col passato? Come si dice: questa cosa non esiste più, non sono più io? L'ho mai saputo?
Se potessi tornare indietro, anche solo un minuto, e parlare con me, quanti consigli mi darei. Eppure, non mi chiederei di non sbagliare. Falli tutti, quegli sbagli. Alcuni saranno bellissimi. Ma goditeli.
Chissà se tra altri dieci anni avrò ancora il tempo di girarmi a guardarmi dove sono adesso. Perso, senza idea di dove andare. E pensare: falli tutti, quegli sbagli. E goditeli.
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girasolealtramonto · 5 months
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Inizierò a lasciarti andare prima o poi. Inizierò a non rileggere i nostri messaggi, inizierò a non controllare più il tuo ultimo accesso, inizierò a non cercarti più tra le visualizzazioni delle mie storie, inizierò a non sbirciare più il tuo profilo, inizierò a non riguardare più le nostre foto, inizierò a togliere dal mio portafogli la nostra polaroid e il biglietto che mi hai lasciato quando sono tornata a casa dopo essere venuta a trovarti all’insaputa di tutti, inizierò a togliere la collana che mi hai regalato al compleanno dicendo che così saresti stato sempre con me, inizierò a non guardare la luna chiedendomi se la vedi anche tu, inizierò a non guardare più 500 blu in giro per strada sperando stia guidando tu, inizierò a non pensare più ai momenti passati insieme quando sono a letto o a lavoro, inizierò a non cercare più il tragitto con i mezzi per andare nel tuo posto speciale sperando di trovarti lì, inizierò a mangiare come si deve e a prendere peso, inizierò a uscire di nuovo senza rintanarmi nel mio letto, inizierò a non farmi più i capelli come ti piacevano tanto, inizieró a non ascoltare più le canzoni che mi dedicavi, inizierò a non guardarmi più il tatuaggio che abbiamo uguale nello stesso punto, inizierò a non piangere più sentendo i tuoi vecchi vocali, inizieró a non informarmi più sul risultato delle partite di calcio che guardi tu, inizierò a camminare per strada senza cercarti ovunque, inizierò a non pensare al futuro immaginandotici, inizierò a non comprare più le caramelle che ti piacevano tanto solo per farti felice, inizierò a non sedermi sul divano di casa dove lo facevi tu solo per sentire la tua presenza, inizierò a non odorare più i miei vestiti sperando di sentirci il profumo che lasciavi, inizierò a non chiedermi più il perché sei cambiato da un momento all’altro e mi hai fatto così male, inizieró a non scriverti più messaggi che lascerai in visualizzato, inizierò a non scrivere più ai tuoi amici per capire cos’hai, inizieró a non immaginare più un tuo ritorno, inizierò a parlare di te senza finire in lacrime, e poi inizierò a non parlarne più, a non scrivere più di te. inizierò a vivere nella tua città come fosse la mia e inizierò a sentirmici a casa anche senza di te. Inizierò una nuova vita, senza di te, e inizierò di nuovo ad innamorarmi, di me stessa questa volta. Prima o poi inizierò.
@girasolealtramonto
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diceriadelluntore · 1 year
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Grandinate
Ieri 27 Marzo 2023, l’entrata di una corrente di aria fredda sull’Italia centro meridionale, ha scatenato una serie di violente e spettacolari grandinate: Roma, molte zone della Campania, il Foggiano. Va detto subito che non è affatto raro che ciò capiti, e non è certo questo fenomeno sentinella del cambiamento climatico (si dovrà fare una volta un bel discorso su questo tema, siamo vittima di un rapporto con la meteorologia al limite del fanatico). C’è un video, drammaticamente commovente, di un floricoltore foggiano, Giuseppe Savino, che a Manfredonia ha un’azienda florovivaistica specializzata in tulipani: le spettacolari fioriture di inizio primavera erano una attrazione per migliaia di persone, e nel video un desolato Giuseppe piange, sotto la grandine, la totale distruzione dei preziosi fiori. Va detto che per quanto emozionante, e commovente, è uno dei rischi del lavoro agricolo, dove comanda sempre chi o cosa sta in cielo (qualsiasi cosa voglia significare per ognuno).
Nel mio post sulla gita a Ravenna, ho accennato ad un evento molto doloroso per me, e molti e molte delle persone che seguono il mio Tumblr mi hanno chiesto, con la gentilezza e l’educazione delle persone per bene. Anche io sono stato vittima di una grandinata metaforica, le parole di un messaggio mi hanno colpito con la stessa violenza dei chicchi di ghiaccio sui delicati petali dei tulipani di Giuseppe. E ogni parola che colpiva un petalo, era un ricordo di affetto, dedizione, disponibilità di anni caduto a terra, e reso in un attimo inutile. Mi sono sentito come Giuseppe con i suoi tulipani, disperato e angosciato.
Dopo la pubblicazione del video, centinaia di messaggi sono arrivati a Giuseppe: tutti chiedevano all’agricoltore di non rimborsare i biglietti già venduti, e di usare i soldi per ricominciare una nuova avventura. C’è addirittura chi vuole comperare un biglietto senza vedere nemmeno un fiore, solo per aiutarlo. Spero Giuseppe riesca a rialzarsi.
A differenza della sua grandinata, la mia ha un nome e cognome, un volto, una voce, che ho sentito per anni in ogni momento, soprattutto di conforto, di riso, di emozioni condivise. La mia grandinata era del tutto inaspettata, proprio per questo fa più male. Tra l’altro, per sottile beffa dei pensieri, i tulipani furono uno dei motivi del nostro volerci bene.
I tulipani anche se perdono i fiori, continuano a vivere: i bulbi se curati possono fiorire per decine di anni, e si moltiplicano ad ogni fioritura. Non cambierò il mio essere gentile, premuroso e affettuoso con gli altri per questa grandinata, nè cambierò mai idea sul voler bene comunque, che a rigor di logica è meno peggio che prendere a maleparole un’altra persona. Un abbraccio a Giuseppe, e se so qualche modo su come aiutarlo ve lo farò sapere.
Sii gentile quando possibile. È sempre possibile Dalai Lama
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scorcidipoesia · 3 months
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Dopo di te, dopo questo volo leggero e invisibile, nascosto ad ogni sguardo e anche a me stessa.. dopo questo scorcio di poesia, di speranza taciuta , di abbracci mai avuti, di musiche nelle quali mi sono cullata per spendere il mio tempo peggiore .. dopo questo sguardo sull’infinito, tra piogge sfociate nel grigio che abbraccia la città ma anche il colore dei tuoi occhi, dopo la visione del tuo cuore, le tue movenze e fragilità che sono la tua forza, dopo tutto quello che non ho avuto e non avrò, dopo il sentore candido della tua anima, il tuo tendere all ‘infinito cercando i ricordi, dopo gli abbracci del tuo passato, del mio, nel mescolare insieme di fallimenti e persone lontane, svanite .. dopo averti visto, intuito, sentito, immaginato, disegnato , compreso. Dopo un vivere romantico in cui io mi nascondo e tu non sai, dove c’è posto solo per il rispetto e la gentilezza , dove posso solo sbirciare come sono le tue mani o la dispettosa rosa nei tuoi capelli , dopo tutto quello che ho osservato non vista, espresso non ascoltata nemmeno da me stessa.. puoi esistere solo tu, il ticchettio di rari messaggi e il cuore che ride quando so che sei poco distante e io ti penso , e sempre ti ringrazierò per aver tenuto in volo il mio cuore e per il valore che mi hai dato, e che io sempre darò a te
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volevoimparareavolare · 11 months
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A volte penso che non mi riprenderò mai più dal trauma.
A volte penso sia perché non sono abbastanza forte. Altre volte, perché non lo voglio davvero, come se significasse rinunciare a te anche con le più piccole parti di me. E pur di trattenere il ricordo, lo stringo nonostante sia solo dolore. Nonostante mi faccia tremare le ginocchia e le labbra, e mi faccia sciogliere gli occhi lungo le guance, fin dentro la gola.
A volte penso che non smetterò mai davvero di sanguinare. Che ogni volta che sfiorirò la ferita, quella tornerà ad infettarsi. Che gli incubi questa volta resteranno ad infestarmi il sonno.
C’erano, prima di te. E sono tornati, esattamente dopo di te.
A volte mi sento come se questo senso di colpa mi striscerà sulle ossa, sotto la pelle, fino ai miei ultimi respiri. E crescerà in me come un cancro, facendo ammalare ogni fibra, ogni cellula. Rendendomi sempre più debole e stanca. E le cose mi sfioreranno senza toccarmi.
A volte mi sento come se stessi nuotando ancora e ancora. E la riva é sempre troppo lontana. E l’acqua talmente fredda da incancrenirmi le membra. E non importa quanta forza ci metta ad ogni bracciata. Non importa quanto la mia tecnica sia perfetta, quanto il mio corpo si fletta e scivoli veloce tra le onde.
Non sarò mai abbastanza.
A volte mi sento come se dovessi punirmi in eterno. Come se meritassi questo limbo. Come se fosse la giusta punizione alle mie azioni. E anche gli eventi peggiori li affronto come se fossero una redenzione. Mi sento come se non fossi degna nemmeno delle carezze.
A volte penso che non mi riprenderò mai più dal trauma.
L’ho sepolto sotto strati di silenzio. Affianco ai litigi inconcludenti, ai quei messaggi che ancora conservo, a quelle chiamate nel cuore della notte. Fra tutte le cose che non riesco a raccontare a nessuno. Nemmeno a me stessa. Nemmeno alla luna. Nemmeno alla mia ombra. Vorrebbero disperatamente uscire, ma non possono.
Allora, ho iniziato a sfogarle piangendo per tutto. Piangendo per i libri per bambini, e per i film, anche se “non era poi così drammatico”. Piangendo per i video dei cani su internet che vengono salvati e trovano una famiglia. Per i tramonti, come faceva il Piccolo principe. Per le poesie che sottolineo e tengo solo per me. Per gli anziani che mangiano soli e i bambini che non vengono invitati ai compleanni. Piango quando vedo piangere gli altri; per gioia? per dolore? Non importa.
Non mi importa.
Sembro empatica ma sono solo egoista.
A volte penso che non mi riprenderò più dal trauma.
Altre volte, ne ho la certezza.
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ross-nekochan · 5 months
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È un discorso che ho già fatto milioni di volte eppure ogni volta sto lì ad analizzare me e la situazione.
È incredibile come le fasi siano sempre le stesse: situazione di stasi - qualcuno mi dice qualcosa o mi mette una pulce nell'orecchio - la percezione della relazione tra me e gli altri maschi cambia (e finisco col credermi mezza Miss Italia a volte) - mi inebrio di quell'idea - alla fine quella che ci sta sotto divento io (più dell'idea che della persona in sé, però).
Non solo: è da anni che ormai scherzo sul fatto che sembro e mi comporto da maschiaccio. Lo dico apertamente, ci scherzo continuamente eppure... quando me lo dicono gli altri è sempre un po' una coltellata. "Posso essere solo l'amica simpatica, quella a cui puoi dire e parlare di tutto, ma mai quella che può piacere a qualcuno".
Il fatto è che nelle donne come me convivono sempre 2 anime: quella forte e quella bisognosa. Quella forte non vuole darla vinta a nessuno, che non ha bisogno di nessuno ed è l'anima che è più facile mostrare; quella bisognosa vorrebbe un petto su cui piangere ogni tanto e qualcuno che raccolga i cocchi e li incolli minuziosamente quando vanno in pezzi.
Perché nell'immaginario quella persona debba essere del sesso opposto è prevalentemente una costruzione sociale e culturale, eppure nessuno può scappare (non entro nel dettaglio perché è una questione di cui ho già parlato - creando fin troppo dibattito indesiderato).
E se da una parte potrebbe essere un privilegio poter parlare ai maschi a tu per tu di argomenti di cui parlerebbero solo con altri maschi, lo stesso essere considerata "membro del gruppo" può rendermi a volte triste.
La stessa cosa accade con lo scherzo: le battute a sfondo sessuale le si fanno più spesso con me che con altre ragazze o spesso mi si dicono scherzando cose che non riesco a capire se sono messaggi da (poter) decifrare oppure è uno scherzo fine a sé e io mi sto facendo troppe pippe mentali.
Poi mi guardo allo specchio o guardo come sono quando compaio in un video e... ma a chi posso mai piacere con sta faccia e con sto corpo.
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ecoamerica · 2 months
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Watch the American Climate Leadership Awards 2024 now: https://youtu.be/bWiW4Rp8vF0?feature=shared
The American Climate Leadership Awards 2024 broadcast recording is now available on ecoAmerica's YouTube channel for viewers to be inspired by active climate leaders. Watch to find out which finalist received the $50,000 grand prize! Hosted by Vanessa Hauc and featuring Bill McKibben and Katharine Hayhoe!
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Non mi faccio sentire…
Ma non per strategia. È che non so davvero cosa dire.
Più volte ho preso in mano il cellulare e sono rimasta lì, ferma, a guardare lo spazio vuoto senza sapere da che parte cominciare…
Ma non perché non abbia niente da dire, ma perché tutto mi appare confuso, difficile…
Ho anche provato a cominciare messaggi che sono rimasti sospesi nell’aria,
come bolle di sapone in attesa di infrangersi su ogni mio “vorrei”.
Come si fa? Come si fa a rompere un silenzio carico di cose non-dette?
Come si fa a fingere che tutto vada bene quando i pensieri si congelano su una tastiera che sembra aver perso le lettere in un groviglio senza ritorno. Paura. Paura. Paura.
Paura di non capirci. Di fraintenderci.
Di dire troppo. Di non dire abbastanza.
Di essere vera. Di essere ferita.
Di aprirti il cuore. Di farti del male.
Di essere inopportuna.
Di essere me stessa.
Di chiederti come stai e di dirti come sto.
Mai avuta così tanta paura con te,
di te.
E così sto ferma. Secondo la regola del: “Se non sai cosa fare, non fare nulla!”.
Nessuna strategia.
Solo tanta paura.
Spero tu lo SENTA,
così come tutto il bene che non ho smesso, per un solo attimo, di provare per te.
Magari domani ti scrivo.
Magari domani ho meno paura.
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Letizia Cherubino
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elenascrive · 1 year
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Mio Carissimo Amico Fraterno,
il Nostro Giorno, come ogni anno da entrambi tanto atteso, è arrivato. Oggi festeggiamo 16 anni di Vita insieme e ovviamente anche stavolta l’emozione sta prendendo il largo. Sono commossa nel pensare che dopo tutto questo tempo trascorso, Tu abbia ancora voglia di sopportarmi, ma come ci riesci? Sinceramente non l’ho ancora capito ed incredula Ti ringrazio, perché la Tua Amicizia fraterna oramai lo sai già, per Me significa tantissimo, al punto tale da fare tremenda fatica ad immaginare la Mia Vita senza di Te! Ecco perché spero che Tu abbia ancora voglia di sopportarmi e di starmi vicino a lungo. Soprattutto in quest’ultimo periodo la Tua vicinanza è stata fondamentale, riuscendo a placare la Mia anima parecchio scossa ed in tormenta con la Tua delicatezza e la Tua saggezza che per l’ennesima volta hanno permesso di donarmi un po’ di tranquillità, la stessa di cui ho sempre un disperato bisogno per quanto sa farsi desiderare. Le Mie battaglie si fanno meno impossibili infatti, quando Tu attraverso la Tua preziosa comprensione riesci a capirmi alla perfezione, senza tanto bisogno di spiegazioni e soprattutto di giustificazioni. Tu sai già come la penso dunque e sai anche come agisco, ecco perché con Te non temo mai fraintendimenti né pregiudizi di alcun genere. Insomma tutto questo solamente per ribadire che per Te continuo ad essere il solito libro aperto, che riesci a leggere senza problemi, anche quando non c’è scritto niente, solo sfogliando pagine che nonostante alle volte siano bianche e piatte, Tu riesci comunque a trasformarle in qualcosa di colorato e di autentico e per questo già lo sai non Ti sarò mai riconoscente abbastanza. Grazie inoltre per la Tua spiccata simpatia che riesce a strapparmi un sacco di sorrisi e risate genuine.
Quando Ti ci metti infatti sai essere un vero e proprio mattacchione. Grazie infine per la Tua infinita conoscenza e altrettanto cultura che metti a Mia disposizione ogni qual volta né necessito, migliorando così facendo il Mio sapere. Quante cose, quanto termini, quanti significati ho scoperto ed imparato grazie a Te! Per questa ragione credo che anche la Mia scrittura Ti ringrazia poiché è migliorata insieme a Me! A proposito di scrittura Ti sono infinitamente riconoscente che continui ad apprezzarla un sacco, attraverso i Tuoi complimenti che mi scaldano perennemente il cuore, donandomi la straordinaria forza per non smettere mai di crederci. La verità è che con Te i complimenti si sprecano. Ho perso il conto di quanti me ne hai rivolto nel corso degli anni e tutti quanti magnifici e per questo indimenticabili. E non solo sulla scrittura, ma anche in altri ambiti, poiché Tu mi hai sempre vista come una persona dai diversi talenti e dalle tante capacità, credendo molto più in Me Stessa, di quanto non lo faccia Io, facendomi sentire unica e speciale, come pochi al Mondo.
Tutto questo fa di Te pure la voce della Mia coscienza quella che mi spinge a valorizzarmi per poi amarmi. Ogni volta che parli bene di Me mi fai un prezioso, importante Dono, e anche questo già lo sai. In effetti Ti sto scrivendo cose che Tu oramai conoscerai a memoria, poiché già lette e rilette infinite volte, però non ne posso fare a meno poiché per Me è importante che Tu capisca quanto sa essere profonda la riconoscenza che provo nei Tuoi confronti.
Qualche settimana fa, in uno dei Miei tanti lunghi messaggi, Ti avevo chiesto quale fosse il ricordo più bello della Nostra Amicizia e Tu ne hai elencati alcuni molto belli che è stato un vero piacere rivivere, aggiungendo però che la Nostra Amicizia è ricca di ricordi ed Io Ti risposi che ero d’accordo con Te! La Nostra Amicizia è un Ricordo continuo, un’Emozione dal sapore unico ed infinito. Qualsiasi cosa tocchi riesce a trasformarla in Affetto genuino. Dobbiamo andarne orgogliosi, oggi più che mai!
Bene, dopo questo, non posso che ringraziarti ancora per aver scelto di divenire il Mio Fratellino Cavaliere, restandomi fedele in tutti questi anni. Ti voglio un modo sconfinato di bene!
Tua per
Sempre
Sorellina e Principessa
Elena
@elenascrive
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piccolaaa3 · 7 months
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Ciao Eli.. eccoci qua, stanotte saranno 10 anni ormai.
Sai, ancora mi fa strano vedere la tua foto nella tomba di famiglia, non riesco ad accettare che tu non ci sia più.
Fa strano parlare di te al passato, vedere le foto e non poterti più chiamare o scrivere messaggi. Il nostro è sempre stato un rapporto di cose non dette, probabilmente perché tu eri la maggiore del gruppo e io ero la più piccola, quella che andava protetta dai segreti di famiglia. Vorrei avere la possibilità di conoscerti ora, con più maturità.. forse saremmo riuscite a legare di più. Ho tante piccole cose per cui mi sento in colpa nei tuoi confronti, tante situazioni in cui, da bimba, pensavo semplicemente di non esserti simpatica.. non avevo compreso appieno quello che vivevi e ti chiedo scusa, anche se ormai non ha più importanza.
Ci sei sempre stata per me, mi aiutavi a fare i compiti, mi aiutavi a prepararmi per le cerimonie.. sei sempre stata come una sorella maggiore.
Eppure non ricordo più la tua voce.. né il tuo profumo.. avevo promesso di tenerti sempre viva nei ricordi ma sto fallendo.
Le uniche cose che ricordo bene sono i segni dell'incidente. Maledetto il giorno in cui ho guardato dentro quella bara cazzo. Non riesco più a pensare a te senza vedere quel taglio che ti percorreva l'intero viso, sebbene nascosto dal trucco.. quegli occhi che si stavano riaprendo nonostante la colla..  vedo le dita rigide, chiuse e strette per la paura.. Ho visto la morte stampata sul tuo corpo e questa immagine rimarrà sempre qui, a sporcare il tuo ricordo.
E provo rabbia, tantissima rabbia..
Rabbia verso me stessa, verso un padre che non è mai stato padre per te, una zia che è scoppiata a ridere dalla gioia mentre le veniva comunicata la tua morte, uno zio che, il giorno del funerale si è avvicinato a tua sorella dicendole "dai su, non sono queste le cose per cui piangere nella vita". Come se riconoscere il cadavere della propria sorella morta non fosse una cosa per cui piangere.
Provo rabbia e aumenta il disgusto verso quella che è "famiglia", ma solo di sangue.
Trattengo le lacrime e sorrido.
Spero tornerai a trovarmi ancora una volta in sogno, come la notte in cui sei morta.
Mi manchi
#me
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heytheredeann · 1 year
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no aspetta ti stai guardando i film nostrani? non sono per lo più pattume alla de sica? hai qualche rec?
GUARDA pensavo la stessa cosa pure io, solo che poi mi è capitato di guardare un film italiano interessante, poi un altro, e ho finito per pensare che okay, ci sono le cazzate alla De Sica, cinepanettoni e compagnia, però a questo punto se mi sono CAPITATI dei bei film, sarà che sono io che sono prevenuta e non me li sto andando a cercare i film italiani belli?
Se andiamo a vedere anche i film statunitensi variano molto per qualità, semplicemente ne guardiamo talmente tanti che riconosciamo che non necessariamente i film brutti riflettono la qualità dell'intero cinema americano.
Non conosco ovviamente i tuoi gusti, ma ti faccio un elenco di film italiani che ho visto e che mi sono piaciuti, in ordine casuale (molti sono su Netflix):
Moglie e marito (2017)
Storia di un uomo e una donna sposati ma sull'orlo del divorzio che si ritrovano, dopo un esperimento mal riuscito, uno nel corpo dell'altra. L'ho trovato carino e interessante, e merita punti anche solo per Kasia Smutniak vestita da uomo francamente ahah
Perfetti sconosciuti (2016)
Film tratto da un'opera teatrale se non sbaglio, quindi che si svolge quasi interamente in un solo set, mi aspettavo che fosse noiosetto e invece è stato molto coinvolgente, pieno di intrecci, colpi di scena e personaggi interessanti da cercare di inquadrare durante la storia. La premessa è una cena tra amici, durante la quale per gioco vengono messi i telefoni di tutti sul tavolo e letti ad alta voce tutti i messaggi/ascoltate in vivavoce tutte le chiamate.
La dea fortuna (2019)
Forse uno dei miei film preferiti in assoluto, italiani o no. Parla di una coppia gay in crisi, dopo 15 anni passati insieme, che si ritrova a doversi occupare dei figli della migliore amica di uno dei due, che è malata e non vuole che sia la propria madre a prenderli a carico.
Lasciarsi un giorno a Roma (2022)
Una storia di coppie un po' disastrate, il protagonista in particolare si occupa in segreto di gestire una posta del cuore, dove riceve una richiesta di consiglio da parte della sua fidanzata, che vuole lasciarlo. Il protagonista inizia a parlarle, senza rivelare la propria identità, per capire come salvare la relazione. In parallelo, un amico del protagonista ha difficoltà a gestire il rapporto con la moglie, sindaco di Roma. Mi era piaciuto moltissimo il finale.
Il padre d'Italia (2017)
Racconta dell'amicizia tra un uomo gay che si è recentemente lasciato con il fidanzato per via delle loro diverse idee sull'aspetto che avrebbe dovuto avere la loro famiglia in futuro, e una ragazza incinta senza nessuno a cui appoggiarsi. Veramente molto bello, ho sentito molto vicine le difficoltà del protagonista a costruirsi un futuro in quanto appartenente a una categoria per cui non esistono veramente script in questo paese, così come ho molto apprezzato l'insistenza del suo ex fidanzato a non accontentarsi delle briciole che gli vengono concesse solo perché "c'è chi sta peggio". Bello bello bello.
Era ora (2023)
Un uomo con molte difficoltà a gestire il suo tempo, per lo più in termini di bilancio lavoro-famiglia, si ritrova incastrato in una specie di loop temporale in cui ogni volta che si sveglia è passato un intero anno, di cui lui non ha memoria. Cerca, quindi, di sistemare la propria vita nell'unico giorno che ha a disposizione, con poco successo ovviamente.
Le fate ignoranti (2001)
QUEER QUEER QUEER! Bello bello, anche qui ho amato moltissimo il finale. Storia di una vedova che scopre che il marito la tradiva con un uomo da sette anni, e finisce per avvicinarsi a questo gruppo di amici queer.
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ecoamerica · 1 month
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Watch the 2024 American Climate Leadership Awards for High School Students now: https://youtu.be/5C-bb9PoRLc
The recording is now available on ecoAmerica's YouTube channel for viewers to be inspired by student climate leaders! Join Aishah-Nyeta Brown & Jerome Foster II and be inspired by student climate leaders as we recognize the High School Student finalists. Watch now to find out which student received the $25,000 grand prize and top recognition!
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