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Guardati indietro, pensa a quando desideravi quello che hai adesso.
Sei più sicura di te, non ti nascondi più.
E sì, le parole feriscono, ma tu hai imparato a mettere bene i cerotti.
Ora sai che non si può sempre avere un’opinione, sai che un aereo che atterra poi decolla di nuovo, e non hai paura della paura.
Hai inseguito un treno che non raggiungevi mai per tanti anni, e hai imparato che fermarti ad aspettare il prossimo ti avrebbe fatta arrivare alla stessa destinazione.
Tutte le cose che non conoscevi ora le conosci, mattone dopo mattone hai costruito la tua casa, la tua vita, i tuoi valori, le cose in cui credi.
Hai imparato a camminare lentamente, perché mentre corri non vedi bene quello che ti circonda.
Non credi più di essere perfetta, perché hai capito che non siamo in questo mondo per vivere da soli, l’amore muove ogni cosa, ma chi crede di essere perfetto non ama.
Quindi indossa con coraggio le tue scarpe e sii quella che sei.
Quindi ama con tutto il tuo cuore, goditi le giornate di sole, balla nella tempesta,
e se dovessi dimenticarlo ripensa a quando desideravi con tutta te stessa quello che hai adesso.
Da "Autobiografia di uno spettatore" di Italo Calvino
[...] Meno crude erano le interruzioni nel più importante cinema cittadino d'allora, in cui il cambiamento d'aria avveniva con l'aprirsi di una cupola metallica, al centro di una volta affrescata a centauri e ninfe. La vista del cielo introduceva in mezzo al film una pausa di meditazione, col lento passare di una nuvola che poteva pur giungere da altri continenti, da altri secoli. Nelle sere d'estate la cupola restava aperta anche durante la proiezione: la presenza del firmamento inglobava tutte le lontananze in un solo universo. [...]
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Cineteatro Oden di Catania, 26 settembre 2020.
Sullo schermo, "Le sorelle Macaluso" di Emma Dante.
Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive d’un lago con case tutte verande una sopra l’altra e vie alte che affacciano sull’acqua i parapetti a balaustra. Così il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta. Non esiste o avviene cosa nell’una Valdrada che l’altra Valdrada non ripeta, perché la città fu costruita in modo che ogni suo punto fosse riflesso dal suo specchio, e la Valdrada giù nell’acqua contiene non solo tutte le scanalature e gli sbalzi delle facciate che s’elevano sopra il lago ma anche l’interno delle stanze con i soffitti e i pavimenti, la prospettiva dei corridoi, gli specchi degli armadi.
Gli abitanti di Valdrada sanno che tutti i loro atti sono insieme quell’atto e la sua immagine speculare, cui appartiene la speciale dignità delle immagini, e questa loro coscienza vieta di abbandonarsi per un solo istante al caso e all’oblio. Anche quando gli amanti dànno volta ai corpi nudi pelle contro pelle cercando come mettersi per prendere l’uno dall’altro più piacere, anche quando gli assassini spingono il coltello nelle vene nere del collo e più sangue grumoso trabocca più affondano la lama che scivola tra i tendini, non è tanto il loro accoppiarsi o trucidarsi che importa quanto l’accoppiarsi o trucidarsi delle loro immagini limpide e fredde nello specchio.
Lo specchio ora accresce il valore alle cose, ora lo nega. Non tutto quel che sembra valere sopra lo specchio resiste se specchiato. Le due città gemelle non sono uguali, perché nulla di ciò che esiste o avviene a Valdrada è simmetrico: a ogni viso e gesto rispondono dallo specchio un viso o gesto inverso punto per punto. Le due Valdrade vivono l’una per l’altra, guardandosi negli occhi di continuo, ma non si amano.
Riflettere
Ognuno di noi dovrebbe avere un suo proprio riflesso nell'acqua, dove le forme e la solidità si perdono, dove si diventa flessibili.
La vita è questa: un blocco solido che in un'illusione diventa mobile, libera dalla sua fissità. Una realtà che si trasforma nel momento in cui la osserviamo non nella sua reale natura, ma in ciò che potrebbe potenzialmente essere e che in verità in quel momento è.
Possiamo decidere se vivere quella casa dal suo interno o dalle acque del fiume. Non solo la percezione ma anche il vissuto di quel luogo cambia: infatti, nella sua materia solida, non facciamo che vivere di quella stessa materia, percependola chiaramente con tutti i nostri sensi; nella sua materia fluida, non possiamo percepirla che con la vista soltanto, e solo il pensiero potrà animarla in modo da renderla vera, anche se non reale.
Dove sta dunque la differenza tra il reale e il vero?
Io credo che tutto può degnamente vivere se è vero, niente potrebbe a lungo durare se è reale soltanto. Potrei paragonare il reale a un corpo, il vero a un'anima. L'uno tangibile e vivo, l'altra invisibile e viva. Entrambe concorrono all'esistenza.
Trovo interessante riflettere su questa casa riflessa nel fiume. Al contrario di ogni realtà possibile, essa cambia la sua forma solo in questa percezione del vero. Prima scrissi illusione, e di questo si tratta, ma senza dubbio i miei occhi vedono.
Adesso mi piace pensare ognuno di noi col suo doppio mobile, fluido, che ha sì le sue radici, ma da esse può muoversi in su e in giù, da sinistra a destra e da destra a sinistra. Mi piace pensarmi d'esistere in questo mio alter ego cui può arrivare il pensiero soltanto e soltanto da esso essere vissuto, non credermi fissa nella mia solidità ma vedermi e percepirmi in altre forme possibili.
Niente di tutto questo pensai il giorno in cui scattai questa foto in barca. È bello come la fotografia possa rievocare alla mente dei ricordi e allo stesso tempo riesca a innestare riflessioni di questo tipo. Riflettere: nella mente e nell'acqua. Solo adesso che mi accingo a chiudere queste righe, mi accorgo che ho utilizzato per tutto il tempo questo verbo nel suo duplice significato, che qui si equivale.
Quindi dobbiamo riflettere. Dobbiamo essere riflesso e riflessione. Ciò ci rende vivi e veri ancor più di quanto il reale possa fare.
Dobbiamo riflettere. E pensarci e percepirci in modo altro.
LS
17.09.2019
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La foto è stata da me scattata il 23 Agosto 2019.