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#Un certo Paul Darrigrand
princessofmistake · 1 year
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Che schifezza, l’inferiorità in amore. Intendo dire, prima di tutto: essere dipendente. Elemosinare uno sguardo, un’attenzione, un gesto, anche insignificante. Aspettare con ansia febbrile un appuntamento, un incontro. Rallegrarsi per un’infima manifestazione d’affetto come un barbone sorride al passante che gli getta una moneta nel piattino. Adeguarmi ai suoi capricci, ai suoi impedimenti. Ammettere che i suoi problemi sono sempre i più importanti. Credere alle sue bugie, o alle sue mezze verità. Sottomettermi ai suoi desideri. Accettare i suoi silenzi. Ricordare le sue rare parole, sviscerarne il senso nascosto, ed esserne esaltato o mortificato a posteriori. Sapere che è altrove, lontano, con un’altra, e sentirmi morire.
Intendo però anche dire: essere amati meno di quanto si ama, suscitare minor emozione di quella che si prova per l’altro, minor attesa, minor impazienza, e forse non suscitare nessuna attenzione, piacere quando ci si ritrova, ma non mancare quando si è assenti, essere uno svago mentre si vorrebbe essere una storia. Spesso mi capiterà di pensare: sì, mi ama, probabilmente, ma non abbastanza. E a volte penserò: non mi ama per niente.
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anocturnalanimal · 10 months
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Che schifezza, l’inferiorità in amore. Elemosinare uno sguardo, un’attenzione, un gesto, anche insignificante. Aspettare con ansia febbrile un appuntamento, un incontro. Rallegrarsi per un’infima manifestazione d’affetto come un barbone sorride al passante che gli getta una moneta nel piattino. Adeguarmi ai suoi capricci, ai suoi impedimenti. Ammettere che i suoi problemi sono sempre i più importanti. Credere alle sue bugie, o alle sue mezze verità. Sottomettermi ai suoi desideri. Accettare i suoi silenzi. Ricordare le sue rare parole, sviscerarne il senso nascosto, ed esserne esaltato o mortificato a posteriori. Sapere che è altrove, lontano, con un’altra, e sentirmi morire.
Essere amati meno di quanto si ama, non mancare quando si è assenti. Spesso mi capiterà di pensare: sì, mi ama, probabilmente, ma non abbastanza. E a volte penserò: non mi ama per niente.
"Un certo Paul Darrigrand", Philippe Besson
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heartsbreath · 5 years
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Di nuovo mi fissa: perchè, tu hai visto intimità più grandi della nostra? Secondo te quante sono le persone che mi conoscono come mi conosci tu? E io, io so come gemi, come piangi, come baci.
Philippe Besson - Un certo Paul Darrigrand
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queerographies · 5 years
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Un certo Paul Darrigrand è il racconto di un anno vissuto pericolosamente. Una storia di giovinezza, di esitazioni e di desiderio. Philippe Besson, dopo l’esito felicissimo di Non mentirmi, apre di nuovo il baule dei ricordi, ne estrae una foto e rievoca il passato, in un continuo rimando tra realtà e finzione, tra scrittura e vita.[Un certo Paul Darrigrand][Philippe Besson] È una mattina d’autunno del 1988. Il giovane Philippe, da poco stabilitosi a Bordeaux per proseguire gli studi, si scontra nei corridoi della facoltà con uno studente di qualche anno più grande.
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ivoetim · 5 years
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Sto leggendo "Un certo Paul Darrigrand" di Philippe Besson e sono incorso in un pezzo che descrive meglio di quanto io sappia fare la sensazione che spesso ,per non dire da sempre, vivo con te:
"Per tutto il tempo della nostra relazione le cose andranno cosi: mi dimostrerò debole. E se voglio essere del tutto onesto posso spiegare il perché: ho la sensazione di tenere a lui più di quanto lui tenga a me, di avere bisogno di lui più di quanto lui abbia bisogno di me. Non farò nulla che possa mettermi nella condizione di perderlo.
Che schifezza, l'inferiorità in amore.
• Intendo dire, prima di tutto: essere dipendente. Elemosinare uno sguardo, un'attenzione, un gesto, anche insignificante. Aspettare con ansia febbrile un'appuntamento, un incontro. Rallegrarsi per un'infima manifestazione d'affetto come un barbone sorride al passante che gli getta una moneta nel piattino. Adeguarmi ai suoi capricci, ai suoi impedimenti. Ammettere che i suoi problemi sono sempre più importanti. Credere alle sue bugie, o alle sue mezze verità. Sottomettermi ai suoi desideri. Accettare i suoi silenzi. Ricordare le sue rare parole, sviscerarne il senso nascosto, ed esserne esaltato o mortificato a posteriori. Sapere che è altrove, lontano, con un altra, un altro, altri e sentirmi morire.
• Intendo però anche dire: essere amati meno di quanto si ama, suscitare minor emozione di quella che si prova per l'altro, minor attesa, minor impazienza, e forse non suscitare nessuna attenzione, piacere quando ci si ritrova, ma non mancare quando si è assenti, essere uno svago mentre si vorrebbe essere una storia. Spesso mi capiterà di pensare: si, mi ama, probabilmente, ma non abbastanza. E a volte penserò: non mi ama per niente.
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stilouniverse · 4 years
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Philippe Besson "Un certo Paul Darrigrand" recensione di Maria Anna Patti da Robinson La Repubblica
Philippe Besson “Un certo Paul Darrigrand” recensione di Maria Anna Patti da Robinson La Repubblica
continua a leggere la recensione di Maria Anna Patti
            Dello stesso autore:  Non mentirmi Intervista di Anais Ginori
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princessofmistake · 2 years
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Gli dico: con te sto bene, sai. È un’affermazione banale, ma ho già compreso che a volte i termini più semplici dicono l’essenziale, meglio delle frasi più lambiccate. Lui risponde: lo so, sì. Come se per prima cosa fosse indispensabile soddisfare la vanità. 
Poi abbassa gli occhi. 
Sussurra: anche per me è così. 
Una cosa immensa, in quel momento. Per lui, il massimo della spudoratezza. Pensandoci ora, quelle parole così stupide, così puerili, potrebbero strapparmi le lacrime.
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princessofmistake · 1 year
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La febbre non mi scende. Eppure sono consumato dalla frustrazione (non mi basta mai), oppresso dal senso di colpa (siamo un paio di stronzi, e bugiardi), imprigionato in una routine (ci vediamo dalle cinque alle sette, come nelle peggiori commedie), disturbato dalla sua resistenza ad ammettere il legame (lui è il re del dribbling). Insomma, l’infatuazione potrebbe anche sfumare, il fervore intiepidirsi, e invece no, resta tutto intatto, il desiderio non si indebolisce e anzi il bisogno di lui cresce ogni giorno, come se l’insoddisfazione fosse carbone gettato nelle fauci della locomotiva, come se il disonore non avesse importanza, come se la ripetizione nutrisse l’avidità, come se la sua prudenza mi obbligasse a rivelarmi troppo.
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princessofmistake · 2 years
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Ci sono persone così, che non devono fare niente, tanto non si riesce a non pensare a loro, a non desiderarle.
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princessofmistake · 2 years
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Lo fisso. Potrebbe arrossire, venirsene fuori con una battuta: ti si leggeva negli occhi, o cambiare argomento, ma no, anche lui mi fissa. Un’ammissione. In silenzio. Ora posso affermare, perché conosco il seguito, che ciò che accadde in quelle settimane in cui ci giravamo intorno non era altro che un lento avvelenamento.
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princessofmistake · 1 year
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Ho cercato a lungo una spiegazione per la sua decisione di rompere. Sulle prime, ho voluto credere che la bilancia avesse semplicemente finito con il pendere da un lato, che il mio peso non fosse stato sufficiente a mantenerla in equilibrio; e così io ero davvero stato solo un’amante passeggera. Ho anche pensato che eravamo troppo giovani, che i vincoli fossero troppo pesanti per due ragazzi ancora così acerbi, così poco agguerriti, come noi eravamo allora. Ma poi, ho pensato che per lui era stato impossibile accettare la nostra storia, accettarsi, e che quindi si era piegato alle convenzioni sociali, aveva optato per la tranquillità, era rientrato nei ranghi. Una cosa rispettabilissima e odiosa nello stesso tempo. Per ultimo, ho pensato: era paura, paura dell’amore, paura della felicità. Lo so che quest’ultima spiegazione è un po’ troppo romantica, e mi assegna il ruolo migliore. Però non sarebbe giusto escluderla senza considerarla. E sì, la paura della felicità esiste, credo.
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princessofmistake · 1 year
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I suoi occhi neri, dei quali solitamente comprendo bene i messaggi, e che ora, nel momento peggiore, non riesco a decifrare. 
Dice: se mi chiedi di restare, resto. 
Una vertigine. Allora tiene a me, alla nostra storia, lo sta ammettendo. Una vittoria, finalmente. E le cose dipendono da me, è la prima volta, non è mai successo; sono sconcertato. Ho paura. Quel momento decide tutto. (Sì, ora, a distanza, ho capito che, in un certo senso, tutto si è deciso in quel momento.) 
Dico: voglio che ci sia di meglio, per te. 
(Che frase sdolcinata, se ci penso.) Ecco. E così sarà Parigi. Ho appena deciso la mia condanna a morte. Lui china la testa. Game over. Dopo, mi chiederò se l’avrebbe fatto davvero, se davvero sarebbe rimasto se gli avessi detto: resta. Mi chiederò se non mi aveva messo alla prova precisamente perché era sicuro che gli avrei detto di partire, che non mi sarei sentito autorizzato a trattenerlo, a limitare la sua libertà. Mi chiederò se non aveva corso quel rischio perché, in realtà, non c’era alcun rischio da correre. (Lui è sempre stato così forte, così scaltro, molto più di me.) Dopo, mi dirò anche il contrario: mi amava, sino a quel momento avevo avuto diritto a nutrire qualche dubbio, ma d’un tratto le cupe incertezze non avevano più senso, sì, mi amava, non si dice una cosa simile se non si ama. E rimpiangerò di essermelo fatto scappare, me ne pentirò sin quasi alla follia. Mi sentirò l’unico responsabile della nostra separazione. Nella mia abdicazione vedo l’ultimo stadio del suo ascendente su di me. Non ho osato andare contro i suoi interessi. Ho pensato a lui prima di pensare a me stesso. Ricordo anche la mia paura. Il terrore.
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princessofmistake · 1 year
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Mi ci vorranno dei mesi per capire che la sua collera è solo un modo per sviare l’angoscia, il lutto anticipato.
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princessofmistake · 2 years
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Spiego che ho nostalgia del traghetto, che mi piaceva l’attesa sul molo, anche sotto il sole cocente, l’imbarco delle automobili, messe in fila nella stiva da alcuni marinai da operetta, la traversata, la scia di schiuma, l’odore di nafta e di salsedine, la costa che a poco a poco prendeva forma, lo sbarco a Sablanceux. Gli amici mi prendono cordialmente in giro per le mie nostalgie, nessuno si accorge che mi sto congedando dall’infanzia.
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princessofmistake · 2 years
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Questa è la stanza dove farò l’amore di nascosto. La stanza che accoglierà la mia stanchezza al ritorno dalle notti in ospedale. Si trova in rue Judaïque. Ci sono passato in macchina poco tempo fa, stavo per chiedere al tassista di fermarsi, ma poi ho rinunciato, la pietra dei muri era sempre nera, come se nulla fosse cambiato dal 1988. Ho pensato che la proprietaria doveva per forza essere morta da molto tempo, portandosi nella tomba l’immagine del ragazzo che io ero allora.
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princessofmistake · 2 years
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[...] uno di quei tipi che ostentano la bellezza con disinvoltura, senza arroganza, non posso fare a meno di voltarmi al suo passaggio. In quel momento i miei occhi non esprimono concupiscenza, semmai dolore per l’ingiustizia di quella bellezza, e per la sua inaccessibilità.
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