Tumgik
#pupilla
yourtrashcollector · 5 months
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Una volta mi hai detto che l’occhio umano è l’invenzione più solitaria di dio. Tutto il mondo che attraversa la pupilla eppure la pupilla non trattiene niente. L’occhio, da solo nella sua orbita, non sa neanche che ce n’è un altro proprio come lui, a pochi centimetri di distanza, altrettanto affamato, altrettanto vacuo.
Ocean Vuong, Brevemente risplendiamo sulla terra
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René Magritte, Le faux miroir
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schizografia · 8 months
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omanatascha · 1 year
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holyantenna · 1 year
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agroupofcrows · 1 year
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when i convince myself to spend time on a translation+collage of the poem of all time. it will be over
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iannozzigiuseppe · 1 year
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Dov'è la mia Pupilla?
Dov’è la mia Pupilla? di Iannozzi Giuseppe Foto di Matthew Fassnacht su Unsplash L’amata mia qui non c’è In mezzo alla lussureggiante selva e lungo le sponde delle placide acque la mia Pupilla non c’è In lungo e in largo la cerco; cerco di sapere da un pesce rosso, ma nemmeno lui sa in quali profondità la mia Pupilla si sia cacciata Interrogo Apollo, le nove Muse e pure Narciso sposato al suo…
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E allora mi sono guardato negli occhi. Raramente ci si guarda, con se stessi, negli occhi, e pare che in certi casi questo valga per un esercizio estremo. Dicono che, immergendosi allo specchio nei propri occhi – con attenzione cruciale e al tempo stesso con abbandono – si arrivi a distinguere finalmente in fondo alla pupilla l'ultimo Altro, anzi l'unico e vero Sestesso, il centro di ogni esistenza e della nostra, insomma quel punto che avrebbe nome Dio. Invece, nello stagno acquoso dei miei occhi, io non ho scorto altro che la piccola ombra diluita (quasi naufraga) di quel solito niño tardivo che vegeta segregato dentro di me. Sempre il medesimo, con la sua domanda d'amore ormai scaduta e inservibile, ma ostinata fino all'indecenza.
Elsa Morante
______Yung Cheng Lin
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ilpianistasultetto · 8 months
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Il veterinario specialista in oculistica inizia ad osservare l'occhio di Audrey con svariati strumenti. Poi, si rivolge a me ed inizia a parlare.
-"Guardi, l'ulcera sulla pupilla e' piu seria del previsto. 20 giorni di antibiotici e colliri vari hanno fatto ben poco. Serve intervenire con una cicatrizzazione dell'ulcera con il laser altrimenti la cagnolina perde l'occhio e serve farlo subito, prima che l'infezione faccia danni irreparabili".
Questa la diagnosi a seguito di una zampata da parte di un altro cane alla mia canetta. Tutto ha avuto inizio a fine luglio. Poi, 80euro nell'immediato per visita veterinaria a Milano, altri 100 euro di farmaci e 50 per visita dal veterinario a Roma, quello che l'ha in cura da 15anni. Quest' ultimo e' quello che ha parlato di visita da uno specialista perche' riteneva la situazione un po' grave. Visita dallo specialista, 120euro e la diagnosi che ho scritto all'inizio.
- quindi, professore, quando dovrebbe fare l'intervento la cagnolina?
Subito. Anche domani.
Poco fa, alle 13, e' iniziato l'intervento. Prima, la firma del consenso e poi il saldo, ovvero, 700 euro.
Cosi pensavo.. ma tutte le persone che hanno un animale domestico hanno anche 1000 euro da spendere immediatamente quando c'e' un problema? Certamente qualcuno si ma gli altri? Dico questo perche' sento sempre applausi contro le tasse, applausi a favore dei politici che difendono gli evasori. Applausi per chi ha in odio i poveri e non sento mai nessuno che dia la benedizione alle tasse come qualcosa di giusto in cambio di servizi. Farebbe schifo una sanita' pubblica anche per gli animali domestici? Dei centri pubblici dove, chi non ha possibilita', paga un ticket per salvare il suo animale domestico? Credo che siamo ancora lontani da tali propositi. Quindi andiamo avanti cosi, come succede per le persone: chi ha i soldi si cura e il resto "ammoriammazzato".. @ilpianistasultetto
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AUDREY post-operazione
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Tutta la pupilla
ti ho allagato.
E immobile - io.
E fluisce l’anima tua
nella mia.
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elperegrinodedios · 6 months
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Mi rincuora il fatto che il povero può morire una volta sola, ma chi lo uccide, morirà ogni giorno. Quando poi uccidi bambini e donne, tu pungi la pupilla di Dio. E non potrai scampare dall'ira che verrà dal giusto Giudice supremo e onnipotente.
lan ✍️
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thecatcherinthemind · 23 hours
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Ultimo giorno di lavoro e scopro che mia mamma ha mollato il suo perché "Motivi miei" (chiaramente si è stufata di lavorare e ha mollato senza preavviso) e a mio padre è tornato il tumore (visita di stamattina, da operare con urgenza e servono soldi per le cure private).
Ah ovviamente la pupilla stamattina si è presentata solo per dare le dimissioni e nemmeno ha aspettato me ne andassi io, lasciandomi nella merda tutto il giorno. Thanks, honey.
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gumpslo · 13 days
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Non molto fa mia madre dovette fare una visita oculistica, in cui gli si sarebbe dovuto somministrare del collirio avente la funzione di dilatare la pupilla per procedere con varie procedure di controllo. Premesso ciò, mi chiese di accompagnarla per poter guidare io al ritorno, essendo lei successivamente stata inabile alla guida. Entrai con lei nella stanza per procedere al suo controllo: somministrato il collirio, iniziò ad affermare di vedere alcune vene all’interno dell’occhio ed esclamò ripetutamente che le davano fastidio le luci attorno, incominciando addirittura a lacrimare. A quasi visita conclusa chiesi a mia madre, che ancora parlava col dottore, di farmi sedere al suo posto perché stavo per non sentirmi bene, iniziando a distendermi sulla sedia e dovendo confermare che fosse tutto okay al dottore un po’ preoccupato della mia (e non sua) situazione. Uscite dalla stanza, quasi svenni in sala d’attesa dopo averla rivista con tanto di pupille dilatate.
Alla fine dovette aspettare lei me che mi riprendessi distesa sul lettino a gambe sollevate e guidò lei al posto mio, promettendomi però di non volermi mai più portare appresso o chiedermi mai più un simile favore.
Per sdramamtizzare la rassicurai del fatto che le possibilità di entrare in brutti giri sono assai basse per me; perché con gli aghi svengo, e a vedere due pupille dilatate, a quanto pare pure😂.
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mccek · 10 months
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Vorresti sentire tutto ma noi in fondo sentiamo tutto, certo non con le orecchie ma con gli occhi e la pelle, perché ogni cosa che vive qua muove e oscilla ed è vita, sia percepita dal corpo che dalla pupilla.
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nineteeneighty4 · 2 months
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Vorrei poterne parlare con qualcuno, ma siccome non ho nessuno che mi ascolti lo scrivo qui. Una settimana fa mi è tornato in mente tutto quello che è successo il giorno in cui è morta mia madre. Inizialmente è stato strano. Ho avuto come una sorta di amnesia, nel senso che non riuscivo a rammentare cosa precisamente fosse accaduto. Adesso invece mentre sto facendo altre cose, cammino, lavoro, parlo, dormo mi si para davanti l'immagine di lei morta, riversa al suolo. Un istante in particolare sembra assillarmi più degli altri e risale al momento in cui le ho chiuso gli occhi, in attesa che arrivasse l'ambulanza. Questo lasso di tempo è diventato un'ossessione, continua a rigirarmi nella testa, e certi giorni diviene un focus talmente vivido da farmi quasi entrare nella sua pupilla. Mi vedo in ginocchio, a terra, come accadde quel pomeriggio , con davanti queste iridi vitree nascoste dalle palpebre semichiuse e io che mi avvicino ad esse sempre di più per capire cosa stiano fissando. A volte nei miei sogni si riaprono e tornano vive, altri giorni puntano su di me, e in certi momenti, tra la gente, appaiono morte, cristallizzate in quella frazione di secondo in cui nessuno ha potuto fare niente.
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ragewrites · 2 months
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Leah Saint-John (b. 28/12/1998)—previously active under the name Lianna Schreiber—is a Romanian writer.
♦ Stylistically somewhere between Keats / Arghezi / Swinburne / Rilke & Celan; mostly when you think of me I wish you’d think Oh, it’s a Saint-John piece, no wonder.
♦ Culturally a product of my environment—ergo profoundly Eastern-European. (And within that: indelibly Romanian.) (And within that: Filomela Delavlașca, gen.) It is our myths and folklore which engendered my love of literature: it is the sprawling green hills which sustain it.
♦ I began teaching myself English as a preteen, motivated chiefly by poverty. I could afford to thrift for books now and again, but that was the extent of the money my mother could afford to dedicate to my leisure. While dodgy websites hosting bootlegged albums and foreign films with Romanian softsubs were easy enough to find, books, especially the sort of books I wanted to read, were hard to get underhand in anything but English. Ecce magistra pupillae.
♦ It was Keats who made me fall in love with poetry. (Fled is that music:—Do I wake or sleep?) I started to write some of my own, badly, around 2016.
♦ The choice of Saint-John as a surname is unrelated, if felicitous.
♦ All writing featured on this blog—unless expressly indicated otherwise—is my own work. I have been part of the writeblr sphere since 2017, publishing solely under the ragewrites masthead. My greatest—and strangest—‘claim to fame’ is the slug post.
♦ You may reblog anything that catches your fancy. Including my poems in web weaves, using lines I’ve written for fanfic or fanart titles—things of this sort are alright, so long as proper credit is provided.
♦ Please do not repost my work, here or on other platforms.
♦ I welcome polite curiosities, questions about my writing and questions about writing in general. However, please do not treat me as though I am an NPC in the grand quest of your life. Proselytizers, in particular, will be blocked.
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moonleafsblog · 2 months
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Fan fiction sul personaggio di Alastor di Hazbin Hotel .
La storia inizia all'Inferno: attraverso una serie di flashback che si susseguono come interferenze radio nella mente di Alastor.
L'ho scritta per fare luce sul suo passato e sul perchè abbia perso il senno e sia finito all'inferno.
Radio Frequencies
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Il pugno aveva mandato in frantumi lo specchio: mille schegge di vetro erano esplose sul pavimento. La pelle del guanto si era lacerata ed il sangue nerastro colava lungo la mano. Le tenebre della stanza permeavano ogni angolo, accalcate simili ad una folla soffocante. Sciolse la stretta della mano e ticchettò con la punta rossa delle dita guantate  i profili in frantumi dello specchio ancora appeso alla parete.
Il dolore era piacere, amava vederlo pervadere le sue vittime poteva sentirlo, ma questa volta scivolava in lui lungo le nocche fino al braccio, la cosa lo contrariava: si chiese come poteva aver perso il controllo .
Si appoggiò alla parete con l'avambraccio, mentre con l'altra mano continuava ad accarezzare morbosamente quello che restava dello specchio: tamburellava lento poi frenetico, in modo incontrollato. Tra le schegge osservò il flash rosso sangue del suo sguardo, in quella tenebra nera come pece vacillava come un neon.
Sentì nuovamente quella fitta alla testa, come una sintonizzazione radio sovrapposta, un'interferenza direttamente sparata nel cervello, strinse i denti in un sorriso folle: non amava perdere il controllo del suo show.
La fitta alla testa divenne insopportabile, si piegò all'indietro fino a sfiorare il pavimento, strinse gli artigli alla testa, si sarebbe cavato il cervello dal cranio AH AH AH
Davanti agli occhi le interferenze sfarfallavano come onde radio multicolore, un carosello di immagini senza senso, stava perdendo la sua mente, dannazione,  era come se qualcosa si stesse frammentando dentro la sua testa. 
Spostò nuovamente lo sguardo verso il suo riflesso su una delle schegge dello specchio, la luce dei suoi occhi rossi dalla pupilla a valvola erano spariti.
Un'altro sfarfallio, un'altra interferenza e per un attimo un uomo dai capelli castani e gli occhiali gli rimandò lo sguardo dalla superficie riflettente.
"Tutto sotto controllo" si disse,  aveva controllo su tutte le sue piccole pedine, sulle sue vittime, le sue adorate prede, era all'Inferno, era il suo territorio di caccia, ma in quel momento si senti disorientato e non era......piacevole.
Riportò alla memoria tutti i volti di chi aveva ucciso: il mortale nel riflesso non era nessuna delle sue vittime, nessuno dei demoni della sua lunga lista di "signori supremi".
Un'altra fitta, più intensa di quelle precedenti stavolta non avrebbe retto,  le comunicazioni si interruppero definitivamente su brusio piatto
NO SIGNAL brrzt brzzt...
Quando il segnale radio si fu risintonizzato era in ginocchio sull'erba umida, sulle lenti degli occhiali crepate in più punti gocciolava del sangue rosso ( rosso?), il dolore era insopportabile, ma si cavò a forza in gola le urla e strinse i denti fino a sentirli stridere.
"Allora stronzetto con il pedigree, la mettiamo una bella firmetta?"
Due scagnozzi lo tenevano per le braccia mentre quello più grosso che lo aveva pestato fino a quel momento, gli sventolava davanti un foglio scritto a macchina ed una penna ad inchiostro.
Lo guardò da sotto gli occhiali con un misto di sufficienza e divertimento, il sangue gli annebbiava la vista con una velata nebbia solferina.
"Pretenzioso chiedere una firma da chi non sa neppure graffiare il foglio con una X" la ginocchiata allo stomaco arrivò senza preavviso, il fiato gli si spezzò in gola, ma non aspettò neppure di riprendersi del tutto dal colpo
" Il mio programma non è in vendita, non vi cederò i diritti! E' stato un vero piacere verbalizzare con voi Signori" la voce spezzata dalle percosse era roca ma sicura, non chiara e sensoriale come quando era alla radio.
Quello più grosso sbuffò con disappunto, ripose il foglio e la penna nella valigetta di pelle, si schiarì la voce  in modo che potesse sentirlo chiaramente e si avvicinò minaccioso alla faccia del conduttore radiofonico
"Ascoltami bene, tu pensi di essere una star, ma l'unica cosa che sai fare è creare rogne a chi non dovresti"
lo prese per il colletto della camicia ed inizio a stringere
"A breve ci saranno le elezioni e tu sei una spina nel fianco"
strinse ancora, l'aria iniziava a passare a fatica attraverso l'esofago.
" Il tuo programma deve terminare o qualcuno ci lascerà  le penne!"
Strinse ancora ed ancora: non riusciva neppure a deglutire, iniziò a tossire tentando di cacciare dentro un pò d'aria.
La trasmissione sfarfallò davanti ai suoi occhi, sentiva nelle orecchie il gracchiare delle frequenze, ci fu un altro black out.
Un brusio indistinto, un lungo fischio ed il suono esplose dolorosamente nelle sue orecchie,  un nuovo canale si era sintonizzato: in lontananza c'erano fumo ed urla, la torre della stazione radio era in fiamme, i vigili del fuoco cercavano di spegnere l'incendio, ma pezzo dopo pezzo la struttura stava crollando.
Corse verso tutto ciò che aveva: il suo programma radiofonico, la sua verità per la società... Venne fermato da una stretta inopponibile: Husk lo teneva stretto per il braccio, lo guardava muto con un misto di rassegnazione e comprensione.
"Lasciami andare ubriacone da strapazzo!"
Husk lo guardò torvo:"Non c'è più niente da fare, ti ammazzerai se ti butti lì dentro"
"Tu non capisci, c'è tutto il mio lavoro lì dentro! Tutte le prove! Tutto!"
Ci fu un crepitio poi un lungo suono metallico, la torre venne giù franando tra le fiamme.
Gli occhi dorati del conduttore erano sgranati, completamente inespressivi, si afflosciò a terra, strinse la polvere della strada con le dita esili fino a farsi sanguinare le unghie.
Tutto il suo mondo era sprofondato.
Husk gli posò la giacca sulle spalle per nasconderlo alla vista dei curiosi che sembravano averlo riconosciuto e lo rimise in piedi.
Si allontanarono tenendosi a debita distanza dalla folla.
Teneva con entrambe le mani i lembi della giacca sulle spalle,gli occhiali ancora chiazzati di sangue dopo il pestaggio.
"Non è finita qui, non mi arrenderò! La verità verrà a galla, contano di avermi tappato la bocca, ma non mi fermerò. Ci starà giustizia, New Orlean merita di conoscere la verità su quel pezzo di merda. "
Riorganizzò i pensieri: avrebbe dovuto ricostruire il suo studio da zero, raccogliere nuovamente tutto il materiale  delle indagini e realizzare tutto prima delle elezioni.
Stava per girarsi verso Husk, ma di colpo tutto divenne nero, il canale era saltato di nuovo, uno pezzo jazz gracchiava in sottofondo, poi silenzio, qualche brusio.......
Fu colpito da una luce bianca abbagliante ed era di nuovo in onda.
Gli occhi erano doloranti per la luce improvvisa, pian piano passarono dalla sfocatura a rendere nitidi i contorni dell'ambiente, cercò gli occhiali sul comodino, li infilò e si diede uno sguardo intorno: si trovava presumibilmente in un ricovero all'interno di un ospedale, altri lettini erano posti in sequenza per la stanza: lenzuola bianche e coperte verde tenue.
Aveva la testa che gli scoppiava, si guardò le mani: la pelle pallida e tirata delle dita gli suggerì che doveva essere ricoverato da un pò.
Chiuse gli occhi e si rimise a letto cercando di ricordare come si trovasse in quel luogo.
Sentì il personale dell'ospedale muoversi tra i ricoverati,  poco distante la sua attenzione fu catturata da due infermiere che parlottavano tra loro bisbigliando:
"Davvero una tragedia"
"Io seguivo sempre il suo programma, riusciva a rapirti con le sue storie di cronaca" disse una delle due.
"Dopo l'incidente della torre radio, aveva ripreso il programma in un nuovo studio, si dice che abbia pestato i piedi a chi non doveva" confessò l'altra
"Certo! A quel farabutto che ha perso le elezioni, grazie al suo programma radiofonico lo hanno arrestato!"
"Ma ne è valsa la pena? La sua carriera è rovinata! Non potrà più condurre il programma alla radio" la voce dell'infermiera era amareggiata
"Cosa hanno detto i medici?"
"E' fortunato se potrà tornare a parlare, gli hanno bruciato la gola con l'acido" sussurrò l'altra tenendo il palmo della mano alzato accanto alla bocca in segno di confidenza.
Fu percorso da un brivido, lo shock lo aveva paralizzato: non parlavano di lui, non potevano, non poteva essere..
Provò a parlare, ma la gola era bloccata, si sforzò di urlare per richiamare l'attenzione dell'infermiera, ma nulla era completamente afono, riuscì ad emettere solo un sibilo rantolante.
Si tirò a sedere e si tastò la gola, appena le dita strinsero leggermente  un dolore lancinante lo percorse.
Sentì montare la disperazione: la sua voce! Strinse i pugni,  la rabbia stava esplodendo dentro di lui come non l'aveva mai sentita in vita sua, avrebbe voluto spaccare tutto.
Ogni cosa che aveva costruito in quegli anni: la sua carriera, la sua passione, il suo programma, erano tutta la sua vita!
Per la prima volta  si sentì sprofondare in un baratro senza ritorno.
Lo sguardo sotto gli occhiali era febbricitante: neppure la crisi del 1929 lo aveva stroncato, ma adesso? Non gli restava più niente.
Il bicchiere sul comodino era così invitante, luccicava ai leggeri raggi del sole. non si accorse neppure di averlo preso, fu un istante ed il bicchiere era andò in frantumi, come la sua vita. Mentre stringeva le schegge nella mano rivide la sua stazione radio in fiamme, ripercorse tutte le difficoltà che aveva dovuto affrontare per mettere in piedi il suo programma, tutte le volte che avevano tentato di tappargli la bocca, il volto orgoglioso di sua madre quando aveva iniziato a lavorare in radio.
Le dita si mossero da sole lasciando scivolare via tutte le schegge di vetro, trattennero solo quella più lunga, il suo sguardo era piantato nel vuoto, le pupille strette in una fessura.
Il frammento di vetro si fece largo affondando nel sottile strato di pelle dell'avambraccio, poi  più in profondità fino alla carne, come se non percepisse dolore, tagliuzzava freneticamente, il sangue schizzò ovunque, sulle lenzuola immacolate, sul profilo metallico del letto.
Urla lontane lo raggiunsero, era tutto ovattato nella sua testa, qualcuno prese a scuoterlo per le spalle, una mano stava provando a togliergli il frammento di vetro dalla mano.
Davanti ai suoi occhi un'infermiera terrorizzata gli gridava qualcosa, non riusciva a capirla, accorsero i medici, i volti contratti dalla preoccupazione tenevano in mano delle cinghie di cuoio ed una siringa.
L'infermiera si era allontanata, aveva  il volto e le mani sporche di sangue e continuava ad urlare. I medici lo bloccarono, uno di loro si avvicinò al suo collo tenendo la siringa: non sentì nulla, non sentiva più niente già da un pò..
Lo legarono al letto con le cinghie, le guardò strette al suo corpo e lungo le braccia, lo sguardo si posò sugli avambracci:erano un miscuglio  indistinto di sangue e carne.
Si chiese di chi fossero quelle braccia...
Poi il ronzio disturbato di una comunicazione radio si frappose tra i suoi pensieri, le frequenze saltarono nuovamente in un brusio frastornante, le tenebre erano un sudario, in quel vuoto sinistro si fecero largo due occhi rossi come l'inferno, erano due fanali inquietanti che lo scrutavano e sorridevano
Li vide per un breve istante, poi sparirono, qualche distorsione radio e la trasmissione riprese, era nuovamente ON AIR.
Si lasciò cadere con slancio sulla sedia facendola girare su se stessa per  spostarsi alla console, fece scivolare le agili dita sulla valvola del volume e con l'indice slittò la levetta della diretta verso l'alto, strinse tra le mani il microfono a condensatore: un gentile omaggio della Bell Labs in anteprima, non molti studi potevano vantarne uno, ma nulla gli era precluso, non più...
Accarezzò il microfono con eleganza e lasciò scivolare la voce al suo interno
" Salve carissimi per il vostro intrattenimento è un piacere ritrovarvi qui all'Hazbin Show" il timbro era caldo ed inebriante, si perse nel suo suono, le belle parole fluivano. Aveva un indice di ascolti come non se n'era mai visto a New Orleans, il format era assoluto e non lasciava spazio ad altri concorrenti, ma non era solo questo, da quando dopo un brutto incidente aveva perso la voce per alcuni anni il famoso conduttore era sparito dalla piazza, ma tre anni dopo era misteriosamente riapparso dal nulla, con la sua voce inconfondibile che appassionava alla cronaca gentiluomini e faceva sospirare le signore. Ma c'era qualcosa di più chi lo ascoltava restava ipnotizzato dal suo timbro, quella tonalità resa leggermente bassa aveva assunto una sfumatura sinistra ed irriverente, consciamente nessuno ci aveva fatto caso e gli ascoltatori venivano irretiti come da un incantesimo, sedotti e legati al suo programma radiofonico. In città il tasso di omicidi era spaventosamente aumentato e la trasmissione era schizzata alle stelle.
Si alzò dalla sedia tenendo tra le mani il microfono da postazione, arrotolò il cavo di alimentazione attorno all'indice
"Oggi voglio solleticare la vostra attenzione con un nuovo caso"
danzò nello studio con rapidi passi di swing facendosi largo tra i cadaveri sul pavimento.
"C'è un nuovo assassino in città"
con un passetto di danza qua ed uno là fece attenzione a non macchiare le derby col sangue, saltellò oltre le braccia senza vita di una vittima.
"Sembra proprio che le autorità non sappiano che pesci prendere! Ahi Ahi molto male, abbiamo un cannibale e pluriomicida a piede libero, la polizia dovrebbe impegnarsi  seriamente" canzonò sorridendo da un orecchio all'altro inclinandosi sul microfono.
Normalmente un programma radiofonico del genere sarebbe stato chiuso: deliberatamente provocatorio verso il potere costituito e alle prese con tematiche scomode  di cronaca nera trattate con tanta disinvoltura, eppure il pubblico nel momento stesso in cui accendeva la radio era come rapito, l'oscuro umorismo del conduttore era diventato il suo marchio di fabbrica e per qualche oscura ragione il pubblico lo adorava.
La sintonizzazione iniziò a vacillare, il suo campo visivo fu interrotto nuovamente da onde radio orizzontali ad intermittenza, le frequenze sfrigolavano nel suo cervello in modo insopportabile: la trasmissione si stava rimodulando fino a stabilizzarsi sul suo ultimo canale.
Quando si riprese aveva le braccia immerse fino ai gomiti nel sangue: la vasca ne era piena , il tanfo alcalino dei liquidi organici era nauseante.
Alle sue spalle incombeva un'ombra tremolante: era in attesa, un'attesa famelica e malata, i suoi occhi scarlatti come fanali lo  fissavano con impazienza, come un predatore fissa la sua preda messa all'angolo:
"Oh Caro, è il momento di concludere il nostro patto" il tono era mellifluo ed inquietante.
Quella presenza era Male puro, il conduttore non sapeva come era arrivato a quel punto, ma iniziava a capire: aveva stretto un accordo con quell'Ombra, l'aveva vista sgusciare dalla sua mente quel giorno in ospedale, tra le crepe della disperazione e della rabbia, lo scrutava con quei suoi occhi sulfurei. Poi un giorno aveva parlato: "un patto lo chiamava", la sua anima in cambio di tutto ciò che aveva perso ed il potere di piegare l'attenzione del pubblico a suo piacimento.
Pensò che era diventato pazzo a parlare con un ombra partorita dalla sua mente, ma avrebbe barattato qualunque cosa pur di vendicarsi per ciò che gli avevano tolto e riavere la sua voce, strinse l'accordo senza pensarci due volte.
Non avrebbe mai immaginato cosa poteva comportare: un piccolo passo alla volta quella voce oscura si insinuò nei suoi pensieri, l'ombra aveva fame e non bastava mai: all'inizio erano piccole stranezze come ridere davanti ad una sciagura altrui o mangiare carne cruda, ma poi le cose cominciarono a sfuggire al suo controllo quando iniziò a desiderare di infliggere dolore agli altri e nutrirsene. Più di una volta il pensiero di uccidere chi casualmente lo intralciava lo aveva sedotto, si era sempre trattenuto, ma stava perdendo man mano il controllo scivolando in quel baratro nel quale si era cacciato da solo.
Ed ora si trovava lì, non ricordava come ci era arrivato e cosa stava facendo davanti a quella vasca.
L'Entità doveva aver percepito il suo disorientamento, alle sue spalle sentì la sua presenza sovrastarlo  gli enormi occhi cremisi si avvicinarono al suo orecchio:
"La parte della donzella disorientata non ti si addice " sussurrò divertito
"Hai fatto un ottimo lavoro, adesso mangia"
Senza che potesse rendersene conto le braccia si mossero da sole tremando, emersero  dal pantano di sangue rivelando il coltello che aveva nella mano.
Cosa aveva fatto?
La mano prese a tremargli, la presa vacillò e si allentò, il coltello cadde nuovamente nella polla rossa.
Il conduttore radiofonico alzò lo sguardo sulla sua vittima: capelli corvini, una donna ormai matura ma dai lineamenti raffinati.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime
"Non posso" la voce era inudibile e gracchiante, l'acido l'aveva resa irriconoscibile.
"A questo punto credo tu non abbia scelta" canticchiò l'Ombra scoprendo un sorriso affilato.
Mosse una mano fatta di tenebra e nell'aria apparvero dei vèvè* incandescenti: dal nulla una catena della stessa energia si strinse al collo ed ai polsi dello speaker.
Ci fu un breve silenzio i simboli galleggiavano a mezz'aria nell'oscurità, il senso di oppressione era palpabile, i fanali scarlatti dell' Ombra si spalancarono pronti a divorare la loro preda:
"ED ORA MANGIA!"
Quelle catene impalpabili lo tenevano soggiogato, erano terribilmente pesanti, provò ad opporsi con tutte le forze che aveva in corpo, ma oramai non aveva più controllo sui suoi movimenti.
Da dietro gli occhiali mise a fuoco il viso della vittima che giaceva nella vasca, sgranò gli occhi in preda al terrore: davanti a lui sua madre era ormai priva di vita.
La sua sanità mentale andò in pezzi: l'unico affetto che aveva mai avuto, la sua famiglia, l'unica che nel 29 nonostante la crisi aveva creduto nel suo progetto alla radio.
Il viso della donna era coperto di capelli, il corpo esangue giaceva in una posa scomposta  all'interno della vasca di porcellana.
Il giogo a cui era incatenato gli sollevò la mano, il sangue colò lungo i bordi bianchi della vasca rigandola di rosso.
Avvicinò il palmo al petto di sua madre, leggermente a sinistra: lentamente le dita si fecero largo con le unghie nella carne attraverso lo squarcio che aveva aperto con il coltello, in profondità, fino a stringerle il cuore.
La sua mente collassò
Le lacrime bruciavano.
Urlò ma le corde vocali ormai bruciate non risposero.
La mano si strinse e tirò forte, si sentì un rumore viscido e sordo di ossa frantumate, avvicinò alle labbra il cuore di sua madre.
Vide quella scena come proiettata lentamente su una pellicola in bianco e nero, come se fosse lo spettatore di quell'orrore. Doveva vomitare, scappare, abbracciare sua madre e rimettere tutto a posto.
Sentì i denti affondare nella carne cruda, umida, il sapore ferroso del sangue si appiccicava  alla lingua.
Provò un conato di vomito.
Poi si ritrovò a leccarsi le dita con gusto.
L'ultima parte sana della sua anima urlò. Era andata
Le urla arrivarono alla gola, questa volta spinse fuori tutto il suo dolore, erano così strazianti e forti che gli squassarono il petto.
"Ora il patto è concluso, goditi la tua voce e.... tutto il resto"
l'Ombra fece un gesto plateale verso il macabro banchetto che stava consumando e poi svanì alle sue spalle schioccando le dita.
Adesso erano una cosa sola.
Alastor alzò la mano viscida di sangue e si accomodò gli occhiali sul naso, un bagliore rosso balenò nei suoi occhi, il suo viso era piegato in un sorriso innaturale.
" Non si è mai completamente vestiti senza un sorriso"
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