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#perché leggere i classici
falcemartello · 5 months
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Spiegone #RADIOSBORO
Per normies e giornalisti (senza fonti e screen perché non mi va, ma si trova tutto sotto l'hashtag).
Il giorno in cui il signor Cecchettin si ergeva a nemesi del patriarcato e dichiarava di valutare un futuro "impegno civico", iniziò a circolare uno screensciotto preso da "Facebook" con un "decalogo" tipicamente boomer mortodefregna basic. Successivamente qualcuno trovò qui su twitter account @ginother a nome "Gino Cecchettin". Aveva stesso handle di instagram, ora cancellato, e era persino linkato su pagina personale linkedin, fino a ieri sera. Gli ultimi post, di novembre 2023 si riferiscono alla scomparsa della povera Giulia, quando ancora non era un caso nazionale, con messaggi di speranza scritti da conoscenti. Tutto ciò fa apparire RIDICOLE le ipotesi di "account squatting" avanzate dai soliti "deboonkers" cioè spin doctors (mentitori) istituzionali. Una semplice ricerca cronologica su tale profilo riportò alla luce le perle che noi tutti noi amiamo, cioè (cito a memoria) "tipo.. ti metto una mano nelle mutande", "la 2 e la 7", "lato B = vero lato A" insieme a grandi classici senza tempo come GRAN PETARDA, e "perizoma con 4 gradi". Fra questi, un tweet enigmatico quanto ridanciano, come risposta ad un x non più visibile "Radiosboro". La parola, apparentemente senza significato, ma che comunque si assumeva essere pecoreccio iniziò ad essere rimbalzata fra utenti X, ignari dell'esistenza del gruppo musicale goliardico veneto. Nacque così in modo totalmente spontaneo e casuale l'ht #RADIOSBORO, che in 4 giorni conta quasi 100mila tweet, e sotto il quale si è raccolta la frustrazione di un paese che rifiuta di farsi dare lezioni di morale da un improvvisato castigatore di costumi che fino a un mese fa era un basic boomer che scriveva robe da allupato sotto i tweet di tipe random, il tutto mentre la moglie aveva il cancro.
@luddinski
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Il signor Cecchettin avrebbe potuto leggere in diretta a CTCF i suoi tweet migliori, e dire "è per colpa di questo modo di pensare che mia figlia è morta". Letteralmente "scacco matto destri". Ha preferito invece far mandare minacce a mezzo stampa dall'avvocato.
Ovviamente non penso (non lo pensa nessuna persona assennata) che sia colpa di quel modo di pensare che sua figlia è morta, ma è quanto ci stanno ripetendo da mesi e anni su ogni media. Ed è quanto ci sta dicendo anche lui.
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kon-igi · 17 days
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DA SERVIRE FREDDA
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La tamblera @matermorbi ha concluso questo interessante acquisto presso una bancarella dell'usato e mi ha chiesto come poterne tirare a lucido la lama.
Si tratta di un coltello a serramanico tipico della Corsica ma di derivazione toscana, da dove ne venne importato il disegno e la forma dal alcuni coltellinai corsi alla fine dell'800.
Il suo nome è VENDETTA CORSA (come si può leggere sulla lama) e appartiene alla categoria degli STILETTI, pugnali a lama sottile (spesso nemmeno affilata) che si usano prevalentemente in affondo.
La decorazione - stemma con testa di moro sulla guancetta sinistra e motivi floreali su quella destra - sono classici di questo prodotto e sebbene queste sembrIno serigrafate su plastica, una volta erano incise su osso e dipinte a mano.
La restaurazione di un coltello simile fatta ad arte implicherebbe la separazione di tutte le parti (lama, gozzo, molla, impalcatura, rivetti e e guancette) ma per ovvi motivi semplificherò proponendo due sistemi per pulirlo lasciandolo intero.
Visto che le guancette sono di plastica (se fosse stato osso NO) il coltello deve essere completamente bagnato con un lubrificante spray (tipo Svitol, per intenderci) e poi bisogna pulirne l'alloggiamento della lama prima con uno stuzzicadenti - grattando i residui di ruggine e polvere, soprattutto negli angoli - e poi con un pezzetto di carta assorbente pressato dentro e spinto avanti indietro con la punta di un cacciavite piccolo. Solo a questo punto si potrà cominciare a ripiegare la lama (avvolta in uno straccio per non tagliarsi): chiuderla per qualche grado e poi riaprirla, più e più volte fino ad arrivare alla chiusura completa, ponendo attenzione al fatto che dai 90° in poi la molla è concepita per far chiudere la lama di scatto. Per finire la prima parte, un'altra pulita accurata con stuzzicadenti nel meccanismo del perno.
PULIZIA MECCANICA: se si possiede un Dremel, Amazon offre inserti IN FELTRO che cerati con paste abrasive a grit in diminuendo (sembrano saponette di diverso colore che contengono sostanze abrasive a grana progressivamente sempre più fine) possono prima abradere la ruggine e poi lucidare il metallo. Esistono inserti in feltro o panno anche per trapano classico ma sono enormi e nel piccolo si lavora male.
PULIZIA MANUALE: anche qua esistono le cere da lucidatura per carrozzeria ma in mancanza di questo vanno benissimo le paste lucidanti per l'acciaio inox della cucina o addirittura il Vim Crema. Si mette il prodotto su una garza umida e si pulisce il gozzo con movimento circolare ad avvolgere e la lama con movimenti lineari avanti e indietro (sempre gli stessi movimenti... MAI cambiare direzione). L'uso di carta vetrata Grit 5000 e acqua richiede maestria di movimenti perché basta deviare appena per opacizzare il metallo, quindi è sconsigliata.
UN'ULTIMA COSA...
La scritta sui dorsi VENDETTA CORSA e CHE LA MIA FERITA SIA MORTALE sono state fatte con la tecnica dell'elettroincisione, cioè scritte a mano con una vernice a smalto e poi la lama annerita attorno con un tampone imbevuto di acqua e sale collegato a una batteria. Il metallo viene consumato leggermente attorno e diventa opaco, mentre una volta rimosso lo smalto la scritta rimane lucida.
Questo significa che la lucidatura della parte nera non potra mai venire completamente a specchio, pena la cancellazione della scritta, quindi bisogna abradere il minimo senza insistere troppo.
Questo è quanto e...
ESIGO FOTO DEL COLTELLO RESTAURATO! :)
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boy-in-docs · 5 months
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“A classic is a book that has never finished saying what it has to say.”
~ Italo Calvino, Perché leggere i classici
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ilciambellano · 6 months
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Chi dopo il liceo è andato a studiare giurisprudenza, medicina o ingegneria, ha spesso conservato nei confronti del latino la reverenza che si ha verso l’aguzzino di cui ci si è liberati: l’antico terrore che, grazie al peso degli anni, si addolcisce di nostalgia. E, soprattutto, germoglia rigogliosamente questa idea che se sul latino ci ho sofferto io ci dovrà soffrire anche la generazione dei miei figli e delle mie figlie. Si sopravvive, alla fine, ci si tempra. Ed è qui che, di solito, mi vedo costretta a interrompere il dissertare nostalgico perché no, c’è chi non sopravvive per niente. Non sopravvivono spesso le ragazze e i ragazzi figli di genitori non italiani. Non sopravvive chi non può permettersi le ripetizioni. Non sopravvive chi incontra come insegnanti “le vestali” delle lingue classiche, che ancora insegnano il latino a suon di due e di liste di complementi mandate a memoria. Prima di stracciarsi le vesti per la regressione del latino, lanciare geremiadi sulla nostra civiltà ormai perduta, possiamo prendere in considerazione il fatto che se non ci fosse l’indirizzo di scienze applicate al liceo scientifico perderemmo forse un numero importante di diplomati nelle discipline STEM di cui pure lamentiamo continuamente la mancanza? La domanda degli studenti, in fondo, non è così peregrina (e in effetti le loro domande di senso non dovrebbero mai essere liquidate frettolosamente). Ed è forse la stessa domanda che, come docenti, dovremmo porci quotidianamente. E se – come dico di solito in classe – iniziare una domanda con a cosa serve è fuorviante perché ci inserisce subito all’interno di un ragionamento utilitarista (lo stesso che governa, temo, le scelte di orientamento di questo governo), è pur vero che domandarsi perché e subito dopo come può aprire alla didattica, non solo del latino, prospettive inaudite. La risposta che tendo a preferire è sempre la stessa: insegnare per liberare. A chi volesse esplorare questa prospettiva, consiglio Tutte storie di maschi bianchi morti, di Alice Borgna, che pone in modo serio il tema dello studio e dell’insegnamento delle lingue classiche, anche alla luce del fatto che studiare il latino per leggere i grandi classici vuol dire oggi fare i conti con il fatto che, per esempio, quei classici sono prodotti di una cultura maschilista e fondata sullo schiavismo.
L'articolo è dietro paywall ma basta disattivare gli script per leggerlo tutto. (Ho segnalato questa cosa a Domani anni fa, ma evidentemente gli piace così)
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gregor-samsung · 1 year
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“ Si tolse tutto. Prima d’indossare biancheria pulita volle considerarsi. Era diventata più bianca, il seno lento, pendulo. Scoraggiata, sedette sull’orlo del letto: le grandi mammelle si poggiarono su una piega dell’addome. Nelle gambe risecchite la carne pallida dei polpacci dondolò, come staccata dall’osso. Vergognoso lasciarsi andare così. Ma perché avrebbe dovuto riguardarsi? Nutrirsi con raziocinio, rifiorire? Per chi? Uomini, amori, figli non ce ne sarebbero stati mai più. Né vanità, né illusioni. Forse ancora scrivere, leggere, studiare: di queste cose aveva provato nostalgia, e se n’era punita. Per esse ricominciare? A che pro? Fra un certo numero d’anni sarebbe giunta la morte. Forse suo fratello José, o Jéronimo, avrebbero continuato la stirpe dei Fonseca. Ma a lei cosa importava? Tutta la vicenda sua, e l’universo, finiti con lei. Cosa poteva rimanerne? I versi? Se proprio non “facevano schifo”, come disse Primicerio, erano nulla in paragone a quelli di Metastasio, Rolli, Parini. Di costoro, forse, qualcosa resterà. Fra cent’anni, duecento: nel 1983, meu Deus! Ma di me? Nada de nada. Il resto di niente. Ebbe voglia dolorosa di ripigliare libri, carta, penne. Forse per vergogna: si può star così a guardarsi vivere? A vegetare, senza coraggio, senza zelo? Senza devozione neppure per te stessa? Probabilmente anche in questo caso ha ragione il signor di Voltaire, quando sostiene che comunque dobbiamo coltivare il giardino. Un giorno, grazie al nostro lavoro, spunteranno fiori, frutti, i bambini mangeranno. Se nessuno s’occupa del giardino il mondo finisce. E con ciò? Mah. Forse, semplicemente, era la sfida della primavera. Si cambiò, indossò il solito vestito nero. Si spogliò di scatto, cercò l’abito di lanetta color pesca. Aprì il cassetto dei soldi, fece i conti: sì per il busto nuovo, anche altre piccole cose necessarie. Mise al collo un nastrino di velluto giallo, cercò uno scialletto, se ne uscì. “
Enzo Striano, Il resto di niente, Mondadori (collana Oscar Classici Moderni n° 199), 2011¹¹; pp. 153-154.
[1ª Edizione originale: Loffredo edizioni, Napoli, 1986]
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canesenzafissadimora · 7 months
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Leggere è erotico. Alle volte credono sia folle quando dico che una prosa ben fatta mi procura piacere. La gusto, la assaporo, lascio che mi inebri. Ogni libro ha un suo “gusto”. Non mi credete?
Allora pensate allo stile torrenziale di Dostoevskij, fatto di monologhi e dialoghi trasbordanti che vi assalgono come una marea in piena; cosa proverete leggendolo? Un senso di adrenalina, di eccitazione, di esaltazione intellettuale; sono ben diverse le sensazioni che proverete davanti il periodare limpido, sommesso di Cechov.
Altrettanto diverso è quel senso di maestosità, di calma, di grandezza che vi susciterà la penna di Tolstoj; mentre la scrittura di Nabokov, fatta di audaci metafore, con grovigli di gambe e misteriose scarpette a punta, appagherà tutti i vostri sensi. Kafka con il suo lessico preciso, quasi chirurgico, vi trae volutamente in inganno perché il realismo della sua scrittura fa risaltare ancora di più le vicende paradossali che capitano ai suoi personaggi.
O ancora pensate alla lingua colorita di Pirandello e della Morante, alla scrittura onirica di Virginia Woolf, all’essenzialità poetica di Hemingway. Ogni autore ha una sua lingua; le descrizioni, una certa disposizione dei vocaboli, un lessico ricercato o al contrario dimesso susciteranno in voi emozioni e sensazioni diverse.
Ma la bellezza di una lingua letteraria non è per tutti! Coltivate in voi questo gusto e non lasciatevi spaventare dai classici. Leggete, è il mio consiglio, ma leggete per assaporare le sottigliezze, le sfumature, i dettagli, leggete un libro come se stesse facendo l’amore. E per voi, quanto conta lo stile? Che sensazioni vi suscitano gli scrittori che amate?
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X
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bicheco · 1 year
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Globi terracquei
La catastrofe umanitaria della conferenza stampa del governo a Cutro entra di diritto fra i classici della comicità noir (per i 73 morti e la danza macabra delle bare fra Crotone e Bologna). C’è la Meloni che non ha idea di ciò di cui parla. E, alla sua destra e alla sua sinistra, ci sono i vice Tajani e Salvini: quello sa leggere, infatti corregge sottovoce una delle sue scempiaggini; questo sa scrivere, ma solo sul cellulare mentre fa sì sì con la testa e gongola a ogni gaffe dell’odiata. I giornalisti, ritrovata finalmente coscienza di sé dopo 20 mesi di letargo draghiano, la smentiscono continuamente. E una vocetta fuori campo con inflessione sarda tenta di silenziarli: “Non è un dibattito”, “Non potete”, “Non è professionale”. È Mario Sechi, neo- portavoce e soprattutto portafortuna, già noto perché nella sua modestia crede di aver inventato il giornalismo e tiene a farlo sapere. Solo che non riesce a uscire dalle vite precedenti di montiano, renziano e draghiano e non si dà pace per questi cronisti che fanno domande (“Non è professionale”). Come se il problema fossero le domande e non le risposte.
Eravamo rimasti a Piantedosi che incolpava i morti di scarso patriottismo per non essere rimasti a Kabul o ad Aleppo a “contribuire al riscatto dei loro Paesi” e di somma imprudenza per aver scelto un barcone pericolante invece di una più confortevole nave da crociera; e poi rimediava con l’imperitura minaccia: “Fermatevi lì, veniamo noi a prendervi”, come dicono le segretarie dei Vip agli scocciatori che chiedono un appuntamento: “Ci facciamo vivi noi”. Ora la Meloni chiarisce che non intende andare a prendere nessuno: “Siamo abituati a un’Italia che va a cercare migranti nel Mediterraneo, ma questo governo vuole andare a cercare scafisti in tutto il globo terracqueo”. Dicesi globo terracqueo l’insieme di terre e acque del pianeta. E, se è ragionevole cercare lo scafista in acqua (salvo in quelle territoriali altrui), siamo curiosi di vedere come lo riconoscono sulla terraferma, dove può mimetizzarsi con qualunque altra figura professionale. A meno che non si faccia trovare in uniforme da scafista, con targhetta appuntata al petto, dicitura sulla carta d’identità e tessera del sindacato, nel qual caso chapeau. Ora potete facilmente immaginare il terrore seminato nella categoria scafistica dalla duplice minaccia meloniana: cercarli in tutto il globo terracqueo e condannarli fino a 30 anni di galera. Cioè la stessa pena che rischiano già oggi, anzi la rischierebbero se li prendessero. Ma non li prendono quasi mai perché i migranti, indagati per clandestinità, hanno la facoltà di non rispondere e quasi sempre la esercitano. Cioè perché le teste dei nostri sgovernanti sono globi terracquei. Anzi, solo acquei.
Marco Travaglio (definitivo)
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klimt7 · 4 months
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NATALE 2023
UN AUGURIO E UN REGALO
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È cosi.
Quest'anno invece che inviare i classici Auguri di Buone Feste, ho pensato ad un Augurio diverso e insolito.
Un piccolo regalo per tutte le persone che leggono in modo saltuario o ricorrente, il mio Blog.
Che regalo è?
È un Test. È un invito a regalarvi un pò di tempo tutto per voi. Per fare il punto su ciò che state vivendo in questo momento.
Ma prima di rispondere al Questionario, io vi consiglio di leggere con calma, l'articolo che definisce cosa sia
UNA RELAZIONE TOSSICA
È importante, perchè le persone devono iniziare a familiarizzare con un nuovo alfabeto. L'alfabeto delle relazioni, dei sentimenti e dei comportamenti.
Significa imparare a riconoscere con precisione quale situazione stiamo vivendo.
Come riconoscere una relazione tossica ?
Essere coinvolti in una relazione tossica può avere conseguenze devastanti per la propria autostima e per la propria vita.
Cosa significa trovarsi in una relazione tossica
Nessuna relazione è perfetta, ma esistono relazioni che ci fanno sentire stanchi, insicuri, tristi o coinvolti completamente nella vita dell’altro, e l’altro nella nostra, tanto da non potersi più considerare due individui separati. Quando questo accade, potremmo trovarci davanti a una relazione tossica. 
Al contrario, le relazioni sane, normalmente tendono a farci sentire al sicuro, felici e liberi di essere noi stessi. Molte persone non riconoscono subito i segnali di una relazione tossica, perché molto spesso si tende a confondere ciò che è la passione e l’amore, con comportamenti totalizzanti, o di gelosia ossessiva o autoritari e manipolatori.
Le conseguenze di una relazione tossica possono essere molto profonde e nei casi più gravi, anche pericolose (per esempio nei casi di relazioni tossiche con violenza fisica o psicologica).
Per questo è importante riconoscere i campanelli d'allarme e se ci troviamo dentro una relazione tossica e dannosa e, in caso affermativo, poter chiedere aiuto per uscirne al più presto.
Tipologie di relazione tossiche
Abbiamo visto che le relazioni tossiche sono relazioni che non ci fanno crescere come individui, nel rispetto uno dell’altro, ma che portano malessere, privazioni di libertà, dipendenza, paura e insicurezza.
Esistono vari tipi di relazioni tossiche, legate a comportamenti più o meno patologici. Nei casi più lievi possono essere relazioni che ci fanno sentire male a causa di abitudini sbagliate o mancanza di comunicazione o insicurezze personali che si possono risolvere attraverso un riadattamento dei propri schemi comportamentali e un processo di crescita personale, mentre nei casi più gravi, potremmo trovarci coinvolti in vere e proprio patologie.
Alcune  tipologie di relazione patologiche malate  sono:
Dipendenza affettiva: si caratterizza come una dipendenza emotiva dall’altra persona, che mina la capacità della persona di essere autonoma, che include il controllo e l’ossessione di stare con l’altro. La dipendenza affettiva può essere considerata un disturbo a sé stante o essere sintomatologia di altri disturbi.
Ego smisurato: un partner con un ego smisurato nasconde normalmente un vuoto emotivo profondo, vuoto che ha bisogno di colmare attraverso la manipolazione e l’assoggettamento dell’altra persona. Questo porta normalmente molto dolore all’interno della coppia e può lasciare traumi profondi nel comportamento e nell’autostima di chi subisce il fascino di una persona con un ego smisurato.
Esistono poi ovviamente altri tipi di amore patologico che non possono essere inseriti in un unico quadro clinico, ma che probabilmente hanno bisogno di una diagnosi più ampia come l’amore oppressivo e violento, l’amore ossessivo compulsivo, l’amore opportunista  e molti altri. In questi casi è sempre meglio rivolgersi a uno specialista perché ci possa aiutare ad uscire dalla relazione o a curare la patologia (nel caso fossimo noi le persone, portatrici attive di questi disturbi ).
Come riconoscere i segnali di una relazione tossica
I segnali di una relazione tossiche sono molto chiari, anche se a volte si preferisce confonderli con segnali di amore e non di tossicità. Ma è importante che prestiamo attenzione a questi campanelli d’allarme per evitare dolori profondi nel futuro e invischiarci in una relazione dalla quale più passa il tempo e più sarà difficile uscirne.
Le relazioni tossiche hanno alcune caratteristiche comuni che ci aiutano a distinguerle.
Rendono tristi, con poca energia e affaticati Se invece di sentirvi soddisfatto e felice, vi sentite emotivamente e fisicamente stanchi e svuotati, è tempo di valutare la relazione.
Tutto si trasforma in un dramma: È importante ricordare che le relazioni sane ci aiutano a essere persone migliori e crescere. Il dramma crea scompenso e porta negatività e incapacità di risolvere i problemi all’interno della coppia.
Non vi sentite liberi di essere voi stessi all’interno della relazione
Asimmetria: Le relazione tossiche normalmente si presentano con un modello di relazione asimmetrica, in cui vi è una persona che ricopre il ruolo di dominatore e l’altro di vittima.
Questo fa si che si inneschino più facilmente meccaniche di dipendenza, manipolazione e maltrattamento.
Vi rende insicuri e abbassa la vostra autostima. Se state conqualcuno che non vi riconosce il vostro valore , sarà più difficile vederlo da solo.
VI sentite costantemente criticati e sotto pressione. Una raffica di critiche non costruttive non aiuta nessuno a migliorare. Anzi, a lungo andare, essere costantemente giudicato vi porterà a credere alle critiche e all’errata percezione di non meritare qualcosa di meglio.
Tutto è negativo. È improbabile che qualcosa di positivo derivi da una relazione negativa.
Mancanza di comunicazione e fiducia. Senza comunicazione non c'è relazione e stare con un partner che non si fida di voi è come star da soli.
Controllo costante. Alla persona oppressiva piace controllare tutto. Quindi, cercherà di decidere come farvi vestire, con chi dovete uscire, come dovete spender i vostri soldi e che scelte dovete compiere nella vostra vita, dalle più piccole, alle più grandi!
Vi sentite in trappola ma non riuscite a uscirne. Le relazioni tossiche creano vincoli di dipendenza legate sia a componenti personali, ma sia al costante lavoro di distruzione dell’autostima, attraverso critiche, violenze e manipolazione, che mette in atto il partner. Pertanto diventa complicato uscirne ed è importantissimo chiedere aiuto in questi casi, sia ai propri cari che a uno specialista.
Violenza fisica: l’abuso fisico è un segnale chiaro ed inequivocabile di relazione tossica. In questi casi è importante chiedere aiuto per uscire il prima possibile dalla relazione.
Violenza psicologica e manipolazione: a volte non è così evidente coma la violenza fisica, ma la violenza psicologica tende ad annientare la personalità e gli affetti dell’altro, per far si che diventi facilmente succube e manipolabile. Anche in questo caso è importante richiedere aiuto il prima possibile.
Vi fa sentire più ansiosi. Essendo permeata da fattori negativi, la relazione tossica tende a procurare ansia e paure, che riguardano sia la paura di perdere l’altro o di uscire dalla relazione, ma anche la capacità di vivere al meglio la vita quotidiana.
Questionario sulle relazioni tossiche:
Scopri se ti trovi in una relazione tossica. Rispondi alle seguenti domande con un Si o con un NO e poi controlla i risultati totali.
1) Senti che non puoi vivere senza il tuo partner, ma allo stesso tempo non sei felice nella relazione?
2) Il tuo partner svaluta o scredita spesso i tuoi risultati e non ti incoraggia mai a portare avanti i tuoi progetti personali?
3) Ti sei mai spaventato per qualche atteggiamento del tuo partner durante una lite?
4) Il tuo partner ti critica facendoti sentire sbagliato/a tutto il tempo?
5) Da quando sei coinvolto in questa relazione, ti sei allontanato dagli amici che avevi in precedenza e/o dalla tua famiglia?
6) Il tuo partner non rispetta i tuoi gusti e i tuoi hobby e spesso li prende in giro?
7) Le vostre discussioni sono pieni di rimproveri, insulti, lacrime e sofferenze?
8) Quando le cose non vanno bene, il tuo partner usa il silenzio come arma di aggressione?
9) Il tuo partner usa spesso il ricatto emotivo per farti sentire in colpa e ottenere ciò che vuole?
10) Quando non siete insieme, il tuo partner ti chiede spiegazioni su quello che hai fatto, con chi sei stato/a o dove sei andato/a ?
11) Il tuo partner di solito prende decisioni che riguardano entrambi senza chiedere la tua opinione o senza informarti?
12) Ti è capitato di fare sesso con il tuo partner solo per soddisfare i suoi desideri o per impedirgli di arrabbiarsi?
13) Per il tuo partner, i tuoi problemi sono meno rilevanti dei suoi?
14) Quando è di cattivo umore per cause esterne, capita che riversi la sua rabbia su di te?
15) Hai scoperto che il tuo partner ti stava mentendo in più di un’occasione?
RISULTATI
Per scoprire il risultato del questionario sulle relazioni tossiche aggiungi 1 punto per ogni risposta affermativa.
È importante sottolineare che questo test non sostituisce la valutazione di uno psicologo o di uno psicoterapeuta.
Da 0 a 5 punti: Non stai vivendo una relazione tossica Tutto indica che la tua relazione si basa sul rispetto reciproco, sulla fiducia e sull'equilibrio. Sebbene a volte ci siano differenze di opinione (il che è del tutto normale), sai come agire per risolvere i tuoi problemi. In ogni caso,  ci potrebbero essere alcuni indizi che indicano che certi comportamenti potrebbero migliorare attraverso la comunicazione e un percorso di crescita personale. Pertanto, per evitare di cadere in dinamiche dannose, è importante continuare a prendersi cura della relazione.
Da 6 a 10 punti: la relazione mostra segnali tossici Sebbene la tua relazione non sia ancora tossica, il tuo partner ha alcuni comportamenti offensivi che ti infastidiscono e che non ti fanno bene. Vi trovate spesso a discutere e spesso senti di non poter essere te stesso. Per uscire da questa situazione, il primo passo è parlare del problema con il tuo partner in modo calmo e assertivo. Digli cosa c'è che non va e proponi modi per migliorare la relazione. E se con il passare del tempo non cambia nulla, fai attenzione. Potrebbe essere il momento di valutare se vuoi restare con questa persona o meno.
Non dimenticare mai che una relazione dovrebbe essere qualcosa di piacevole, che ti rende davvero felice.
11-15 punti: sei coinvolto in una relazione tossica Le tue risposte sembrano confermare il fatto che ti trovi coinvolto in una relazione tossica che ti sta portando molto dolore. In casi come questo, probabilmente non è sufficiente un cambiamento o migliore la comunicazione, ma probabilmente questi comportamenti tossici nascondono dei problemi più profondi che vanno affrontati con una terapia. Le relazioni sane si basano sul rispetto e sull’amore uno dell’altro. Rispetto che implica anche il rispetto per le decisioni, lo spazio, la libertà, gli affetti. Potreste decidere di valutare insieme questo percorso o iniziare a pensare se sia il caso di allontanare questa persona per poter iniziare a stare meglio.
Ora dopo aver chiarito alcuni concetti di base, potete decidere se limitarvi a rispondere al QUESTIONARIO riportato sopra ( composto da 15 domande) oppure spostarvi sulla seguente pagina Web ed effettuare IL TEST che vi è riportato:
In ogni caso, utilizzate questo periodo delle Feste, per fare il punto sulla situazione che state attraversando, perchè certi campanelli d'allarme non sono mai da sottovalutare.
Come ha detto Gino Cecchettin di recente, non chiudetevi, non isolatevi, ma parlatene con chi vi sta attorno e vi vuole bene, e prima di tutto parlatene con Voi stessi.
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kyda · 1 year
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non che non lo sapessi già ma qui ho raggiunto un livello superiore di tormento interiore e non penso che sarò mai più in grado di leggere dei classici in modo quasi normale dopo aver preprarato questi esami nello specifico, perché è assurdo tutto il significato che c'è dietro a ogni singolo capitolo e paragrafo e persino parola e come farò mai a continuare nell'ingenuità di chi si gode un libro senza analizzare fino alla pazzia l'epoca in cui è stato scritto dopo aver saputo che jane eyre è considerata una colonizzatrice e bertha si è sacrificata nel silenzio per permetterle di prendere il suo posto e dracula, manic individualist come frankenstein e dorian gray, è l'ultimo di una lunga stirpe di aristocratici che ormai fallito il feudalesimo non può più sfruttare il sangue del popolo morto in battaglia e allora si rintana nella notte per usare i denti invece che la spada mentre il razionale van helsing e il suo team di borghesi che pensano al matrimonio cercano di sconfiggerlo con la ragione e il duro lavoro???
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Del Super-Io cartaceo e dei suoi sensi di colpa sarebbe relativamente facile sbarazzarsi, se solo fossimo animali razionali. Umberto Eco, con generoso spirito tomistico, offrí la prova matematica dell’implausibilità delle richieste che quello scaffale tirannico fa gravare sulla nostra psiche. In una Bustina di Minerva del 1997, Quanti libri non abbiamo letto?, Eco prendeva come riferimento il Dizionario Bompiani delle Opere: «Nell’edizione attualmente in commercio, le Opere contano 5450 pagine. Calcolando a occhio che vi siano in media tre opere per pagina, abbiamo 16350 opere». Non generiche opere, badate, ma classici. Sedicimilatrecentocinquanta classici. Proponeva poi di stimare in quattro giorni il tempo che un lettore medio (uno che ha anche altre cose da fare nella vita) impiega a leggere un libro: «Ora quattro giorni per ogni opera registrata dal Dizionario Bompiani farebbe 65 400 giorni: dividete per 365 e avete quasi 180 anni. Il ragionamento non fa una grinza. Nessuno può aver letto o leggere tutte le opere che contano». Pare facile, vero? Eppure il lettore nevrotico ancora si accosta alle nuove letture facendosi scudo della piú comica, della piú sconsiderata, della piú folle delle metafore: colmare lacune
[...]
Se provassimo a risalire da questa immagine del gruviera culturale all’equazione che può averla generata, scopriremmo che il lettore nevrotico è convinto di avere un’aspettativa di vita che si aggira tra i settecento e gli ottocento anni
[...]
Eppure esiste un luogo in cui continua a vivere la sua vita sonnecchiante, discreta, inavvertita. Questo luogo sono gli scaffali della nostra libreria. Lí la lettura liberata dal tempo non vive solo come vestigio nei libri che abbiamo letto da bambini e che conserviamo perché ci ricordino dei giorni andati; vive anche, segretamente, nei libri che non abbiamo letto ancora e che probabilmente non leggeremo mai. Non trovate che ci sia qualcosa di consolante, in questa dismisura? Il silenzio eterno delle biblioteche infinite non mi spaventa, ma mi rasserena
[...]
È vero, un classico è «qualcosa che tutti vogliono aver letto e nessuno vuole leggere», e quanto piú alta è la montagna di pagine che s’interpone tra il leggere, infinito presente, e l’aver letto, infinito passato, tanto piú possiamo esser certi che quel desiderio resterà inappagato
Cit. "Il lettore sul lettino. Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri"
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deathshallbenomore · 1 year
Note
ciao Giulia, spero di non dare fastidio con questa domanda ma ti considero una persona autorevole a cui chiedere ahahah. vorrei leggere Moby Dick, ma sono indecisa se leggerlo in inglese o in italiano, tu cosa consiglieresti? un abbraccio !! <3
ma buonaserissima! ma figurati, disturbo proprio non pervenuto, a maggior ragione quando si tratta di questi nobili temi <3
ALLORA secondo me l’inglese di moby dick è croce e delizia del libro, perché in alcuni passaggi lo trovo molto difficile (solo alcuni, non voglio spaventarti, ma ci sono dei punti, magari più allusivi, per comprendere i quali devi stare contemporaneamente su più livelli di lettura, che in inglese risultano ancora più complessi). se hai già letto altri classici in lingua originale avrai sicuramente presente la sensazione. allo stesso tempo, anche questo elemento di difficoltà è parte del fascino del romanzo, e ti obbliga a stare più tempo su una pagina, a rileggerla per capirla a fondo - che è comunque una cosa che apprezzo.
quindi! ovviamente poter leggere un libro in lingua originale è sempre un valore aggiunto, perché entri in contatto diretto con le parole che l’autore ha voluto scegliere per veicolare un certo messaggio, con il loro ritmo, con la loro musicalità etc etc. e moby dick non è da meno (gli stessi passaggi ostici diventano meno ostici man mano che entri in confidenza con lo stile del libro, il tono con cui ishmael narra gli eventi e ragiona ecc), quindi punterei sull’inglese.
io la prima volta l’avevo letto in italiano, perché ce l’avevo già e non sapevo che mi sarebbe piaciuto così tanto. poi l’ho riletto in inglese, alle volte riprendendo il testo in italiano per le parti più ostiche. ti consiglio di fare così, nel caso! oppure, se ti risulta troppo difficile, puoi fare l’inverso e leggerlo in italiano, passando all’inglese per le parti che magari vuoi leggere anche in originale. tanto puoi procurarti facilmente entrambi i testi in pdf
ad ogni modo sono contenta che voglia imbarcarti in questa impresa (magari non letteralmente, o almeno non sul pequod)! fammi sapere come va poi! 🤍🐋
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chez-mimich · 10 months
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QUENTIN TARANTINO_CINEMA SPECULATION
Spesso mi dedico alla lettura di libri sul cinema scritti da storici del cinema, critici o registi e lo faccio quasi sempre in estate (senza una precisa ragione). Dire libri “sul cinema”, in realtà significa poco, poiché i libri assumono la fisionomia dei loro autori, più che quella dell’argomento trattato. Così un conto è leggere “Una volta” di Wim Wenders, “Scolpire il tempo” di Andrej Tarkovsky o magari “Zero Gravity” di Woody Allen, un altro conto è leggere un libro come “Cinema Speculation” di Quentin Tarantino. L’affermazione potrebbe sembrare ovvia, ma non lo è per il semplice motivo che “Cinema Speculation” è un libro completamente “sconclusionato” ed uso il termine nella sua accezione letterale. Non solo Tarantino non arriva a nessuna conclusione, ma non si sa nemmeno bene da cosa incominci. O meglio, cronologicamente inizia dal ricordo del piccolo Quentin, trascinato in polverosi cinema di Los Angeles dai propri genitori e costretto ad assistere a decine di film alla settimana, una ossessione che diventa in fretta passione. Il libro è un lungo ed interrotto monologo, molto crudo, come era ovvio che fosse, molto stimolante e pieno di informazioni sui retroscena delle sceneggiature, degli studios e anche ricco di pettegolezzi. Quasi un flusso di coscienza ininterrotto che ci fa percorrere i primi anni Settanta del cinema americano, quello che Tarantino imparò fin da bambino a conoscere, ma anche i classici degli anni Cinquanta e Sessanta. Interi ed intensi capitoli sono dedicati a film famosi che magari nella storia del cinema di qualità potrebbero anche occupare posti di secondo piano come “Bullit” di Peter Yates, con il leggendario Steve McQueen o “Ispettore Callaghan il caso Scorpio è tuo!” di Don Siegel, fino alla cosiddetta “New Hollywood” degli anni Settanta. Naturalmente nonostante la predilezione di Tarantino per l”Expoliation movie”, ovvero il cinema che mette da parte i valori estetico artistici e predilige azione e violenza, “Revenge movie” film con la vendetta finale del protagonista, e tutta una serie di “B-Movies” (perché di questo si tratta), qualche riconoscimento al cinema americano di qualità è presente, non solo a livello di singola pellicola, come per “Taxi Driver” di Martin Scorsese, ma anche a livello di scuole cinematografiche, come nel caso del cosiddetto “The Movie Brats”, (come fu battezzato dalle colonne del “The New Yorker” dalla leggendaria giornalista Pauline Keal), movimento che ebbe come protagonisti, oltre che a Scorsese appunto, anche registi come Spielberg, De Palma, Lucas e Coppola, una sorte di “Nouvelle Vague” americana che, oltre a guardare al cinema europeo, ammirava grandi personalità del cinema come Alfred Hitchcock, Hakira Kurosawa, Frank Capra, Carol Reed. Però è inutile nascondere che Tarantino sia attratto assai più da prodotti cinematografici meno raffinati che incentrano le loro tematiche sull’azione, fino ad arrivare ai sottoprodotti del cosiddetto “Snuff Movie”, ovvero il porno autoprodotto con ricatti e sgozzamenti finali. Del resto di questo si sustanzia anche il suo cinema, anche se attraverso la raffinatura della citazione colta che qualche volta sembra tuttavia un pretesto, sebbene ben orchestrato, per tornare a mostrare quello per cui il cinema americano degli anni Cinquanta e Sessanta è diventato famoso. Un libro non facile da leggere per i continui riferimenti a nomi di sceneggiatori, di aiuto sceneggiatori, di registi e aiuto registi, non sempre conosciutissimi, ma anche divertente per il linguaggio che si potrebbe definire colorito. Non amo tantissimo Tarantino regista, amo ancor meno il Tarantino scrittore: forse perché girare un film d’azione è cosa molto diversa da raccontare l’azione in un libro.
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Lo sapevate che… Il diario di Anna Frank è stato censurato?
Se libri come Lolita o come l’Amante di lady Chatterley furono censurati per la forte componente erotica presente nei testi, erotismo che naturalmente urtava i moralisti di turno, altri libri furono censurati per ragioni meno ovvie. Eccone alcuni:
➡️Il dottor Zivago di Boris Pasternak: le ragioni furono squisitamente politiche. Il romanzo di Pasternak mette in evidenza gli aspetti più oscuri della Rivoluzione d’Ottobre e in Russia naturalmente ciò non poteva essere permesso. Tutte le case editrici russe respinsero quello che oggi è diventato un classico della letteratura, il romanzo, pensate, venne pubblicato per la prima volta in Italia, grazie a Giangiacomo Feltrinelli che fece arrivare clandestinamente il manoscritto.
➡️Le Operette Morali di Giacomo Leopardi: ebbene sì, il nostro grande poeta venne bandito e inserito nell’Indice dei libri proibiti. Perché? Le riflessioni di Leopardi sul dolore del vivere, sulla natura matrigna, insensibile al destino umano, urtarono la sensibilità cattolica. Pensate che fino al 1966 l’opera continuò ad essere proibita. Leggete il Dialogo della Natura e di un'anima e il Dialogo della Natura e di un Islandese. Danno i brividi.
➡️Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain. Ebbene sì, questo classico della letteratura dell’infanzia è finito nel mirino del polemicamente corretto e della cancel culture. Il motivo? È stato accusato di razzismo e l’uso frequentissimo della parola n… è bastato per far declassare il buon vecchio Mark Twain a scrittore diseducativo. Per gli stessi motivi anche Il buio oltre la siepe è stato bandito dalle scuole.
➡️ll diario di Anna Frank: questa è stata la censura più vergognosa, un insulto alla memoria di una ragazzina vittima dell’Olocausto. Per molti anni non si poteva leggere nelle scuole. Perché? Per la ragione più assurda di tutte: c’è un paragrafo in cui Anna descriveva la propria anatomia e i genitori temevano che propri figli potessero imparare i nomi delle proprie parti del corpo.
La letteratura viene censurata perché non si comprende il messaggio che ha voluto trasmetterci o perché lo si comprende fin troppo bene. I libri sono pericolosi: possono svergognare i governi, far scoppiare rivoluzioni o semplicemente mettere a nudo i pregiudizi e l’ipocrisia dei benpensanti. La letteratura, non mi stancherò mai ripeterlo, non è morale ma etica, ci spinge, ci sprona a fare nostra la complessità che scaturisce soltanto dalla comprensione.
G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X Potete seguirmi anche su Instagram, dove vi parlerò dei grandi classici, mi trovate a questo link: bit.ly/ilprofessorx
#libri #censura #letteratura
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beevean · 1 year
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Non so nulla di castlevania ma leggere i tuoi rant sulla serie di netflix mi ha invogliato a giocarci
Se non è di disturbo, mi potresti indicare da quale gioco dovrei iniziare?
Awww, questa è una delle cose migliori che qualcuno potrebbe dirmi 😂 sì l'unica nota positiva di NFCV è che ti fa capire quanto siano divertenti i giochi che scimmiotta 😬
Allora! Ci sono tre stili di gioco:
Classic: i giochi 2D usciti tra gli anni '80 e '90. Questi sono i tuoi tipici platformer Nintendo Hard, dove i controlli sono limitati, hai solo la frusta e qualche subweapon a disposizione, e il platforming ti farà piangere l'anima. Hanno comunque il loro fascino se ti piace una sfida tosta e se sei pratic* con i platformer dell'epoca. Tra tutti i giochi, ti consiglio:
Castlevania 1, molto semplice nella struttura e un'ottima introduzione allo stile in generale;
Castlevania 3, o meglio Akumajou Densetsu perché per l'amor del cielo gioca la versione giapponese che è difficile ma non cattiva come quella americana: questo è il gioco su cui NFCV in teoria si basa, uno dei più amati dal fandom, e ha un gimmick carino dove puoi scegliere i tuoi alleati e i livelli a cui giocare;
Super Castlevania IV, famoso per avere la frusta a 8 direzioni quindi più approcciabile;
Rondo of Blood, difficilino ma interessante, anche qui puoi decidere che percorso prendere e puoi sbloccare un secondo personaggio. Molto più importante, è il gioco che precede direttamente Symphony of the Night, e verrà adattato in Nocturne 😬
Metroidvania: i giochi 2D usciti negli anni 2000. Lo stile più famoso per i fan più giovani, reso iconico da SoTN. Sono quei giochi dove esplori tutto il castello, trovi armi nuove da equipaggiare, aumenti di livello come in un RPG, e sblocchi muove mosse/poteri che ti permettono di accedere a più aree. Sono inoltre parecchio più facili e plot heavy dei classici. Tra tutti i giochi, ti consiglio:
Symphony of the Night, ovviamente :P è il Castlevania per eccellenza, un classicone al giorno d'oggi. Ha qualche difettuccio qua e là, ma lo trovo comunque avvincente. È il gioco che ha reso Alucard un'icona e ha dato una storia tragica a Dracula.
Aria of Sorrow, che prende tutti i difettini dei giochi precedenti e li lima per un'esperienza pulitissima. Il gimmick che lo contrassegna è che puoi ricevere anime dai mostri che uccidi.
Portrait of Ruin, molto sottovalutato in mia opinione :P è molto carino, né facilissimo né difficilissimo, e come C3 ruota attorno al gimmick di avere un partner con te (sempre l* stess* lol). Tecnicamente è il sequel di Bloodlines, che non ho menzionato, ma non c'è bisogno che ci giochi.
3Dvania: giochi in 3D che tentano di replicare lo stile Metroidvania ma con severe limitazioni. Qua devo ammettere che non ho giocato a tutti i giochi, solo ai due per PS2: Lament of Innocence e Curse of Darkness.
A me non è piaciuto molto Lament, ma ad altri sì quindi de gustibus 😂 ha una struttura più alla Megaman, dove scegli tu la progressione. È uno dei pochi giochi post-SoTN dove controlli un Belmont, e quindi la tua arma principale è la frusta. Atmosfera resa estremamente bene per un gioco del 2003, level design memorabile, ed è la origin story di tutta la timeline.
Curse è il mio gioco preferito della serie e credo che ormai se ne siano resi conto tutti 😂 aggiusta quasi tutto quello che non mi era piaciuto in Lament e ha una storia molto, molto intrigante per me. E ho adottato Hector e Isaac come miei figli e odio NFCV con la forza di mille soli per come ha massacrato i miei ragazzi 💖 ha un gameplay loop innovativo e uno stile di combattimento divertente, al prezzo di un level design molto più piatto. Tecnicamente il sequel di C3, ma basta che tu sappia chi sia Trevor lol.
Okay, dopo tutta questa pappardella :P tl;dr:
se te la senti di provare i classici, inizia con SCIV è il più facile di tutti, poi RoB per apprezzare ancora di più la storia di SoTN. Se non ti piacciono, passa direttamente a SoTN e AoS, che sono relativamente facili e beginner-friendly. Dopodiché, prova i giochi che ti ho menzionato a seconda di quali ti attirano di più. Poi, se la serie ti piace davvero, provi anche quelli che non ho menzionato.
Divertiti e spero che ti appassioni anche tu ❤ mi fa molto piacere che i miei rant ti abbiano incuriosito!
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moonyvali · 2 years
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Leggere è inutile. L’arte è inutile. Pensare è inutile. Ascoltare musica classica è inutile. Scrivere è la cosa più stupida che ci sia. E per andare in cerca di “silenzio e solitudine” bisogna essere strani. Molto strani.
Qualche settimana fa una signora, commentando un mio post sul sesso nel mondo antico, mi ha chiesto: «e allora? A che ci serve saperlo?» A cosa serve in fondo conoscere la storia, il latino, leggere il Simposio di Platone o uno scrittore russo vissuto due secoli fa? Che vantaggi comporta nella vita di tutti i giorni? Il pensiero, la curiosità, l’immaginazione, l’arte, la poesia, tutto ciò che non può essere comprato, venduto, ostentato viene con ironia e condiscendenza giudicato inutile. E se voi amate queste cose, verrete giudicati strani. Avete però due strade davanti a voi.
La prima è fare ciò che fanno tutti, guardare molta televisione, seguire i programmi di cui tutti parlano, passare le domeniche nei centri commerciali, desiderando oggetti che non vi renderanno felici ma certamente più poveri. Poveri di tempo. Vivere per ammazzare il tempo, finché un giorno vi guarderete indietro e vi accorgerete di aver sprecato la vostra vita a rincorrere l’approvazione altrui, ad essere uno dei tanti. Oppure potete ignorare i giudizi degli altri, “fregarvene”, lasciare che vi ridano dietro, che vi guardino con sufficienza, ma sarete vivi.
Ricordate queste parole? Fatti non foste per vivere come bruti, ma per inseguire virtude e conoscenza. Qualche anno fa volevo andare a vedere la mostra di Caravaggio a Firenze. «Ma chi te lo fa fare?» mi dissero in molti. Un altra volta invece un mio amico, credendomi di farmi un favore, mi regalò un libro di Fabio Volo. Non sto scherzando. Voleva aiutarmi, perché secondo lui “dovevo scrivere come Fabio Volo, perché così si diventa famosi”.
Oggi rimpiango il tempo che ho sprecato a dar retta ai consigli altrui. Non mi lascio più comandare dai giudizi degli altri. Se ho voglia di leggere un libro, lo leggo. Se voglio prendere un treno e farmi trecento chilometri solo per vedere la mostra di un “pittore morto” lo faccio. Se voglio scrivere “libri inutili,” li scrivo. Benedico e ringrazio questo inutile che rende bella e piena la vita.
G. Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X Potete seguirmi anche su Instagram, dove vi parlerò dei grandi classici, mi trovate a questo link: bit.ly/ilprofessorx
#cultura #scuola #letteratura
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abatelunare · 1 year
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Libri che vanno letti 40
Quando mi sono messo a leggere sul serio ho scoperto che in realtà i film tratti da opere letterarie erano ben più numerosi di quanto pensassi. Vi rientrava perfino Il pianeta delle scimmie (quello del 1968, però: non la cagata perpetrata da Tim Burton). Fu seguito da altri quattro film: L’altra faccia del pianeta delle scimmie, Fuga dal pianeta delle scimmie, 1999: conquista della terra e Anno 2670: ultimo atto. La saga prende le mosse da, appunto, Il pianeta delle scimmie, romanzo del 1963 scritto da Pierre Boulle (lo stesso di Il ponte sul fiume Kwai, da cui venne tratta una pellicola di grande successo). La storia, come spesso accade, è diversa da quella del primissimo film. Però anche lì c’è un colpo di scena finale che non è mica male. Se amate i classici della fantascienza, procuratevelo senza esitare. Perché questo Boulle era proprio bravo. Secondo me, eh.
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