Tumgik
#dannatamente male
yellowinter · 2 months
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Non dirò a nessuno quanto fa male. Ma fa male.
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pietroleopoldo · 9 months
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Pregate per me non è successo niente ho solo guardato una recensione estremamente statunitense di questo mondo non mi renderà cattivo
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mattyriddlesbitch · 7 days
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Theodore Nott talking dirty in Italian to fem reader who doesn’t know Italian but finds it super hot, with a smutty ending?
Yes! I love this idea. I think he'd love it a lot if you didn't speak Italian, just so he could tease you more. Also, I used google translate, so idk how accurate it is, but hopefully it works.
Dirty Talking
Theodore Nott x F!Reader
Warnings: Oral(Male receiving), cussing, unprotected sex, creampie.
18+ Minors DNI!
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You always loved when your boyfriend would talk in Italian. Something about the way it sounded and rolled off of his tongue just did something to you. He could be saying anything in Italian and you’d want him to just take you right there as he kept talking.
And Theo noticed. He wasn’t stupid. He saw the way you would blush ever so slightly and press your thighs together. He just never said anything because he liked watching your reactions and he knew you’d try to stop your reactions if he mentioned them.
But when he was arguing with Draco about the quidditch practice as you all were heading back up to the castle, he slipped into Italian as he cursed him out. You suddenly got flustered and blushed. Theo noticed this, forgetting about the argument with Draco as he waved him off, dragging you away into a broom closet. He was frustrated and needed a release and he could tell you were turned on.
“Theo, what are you doing?” You asked as he closed the door behind you two.
“Ti scoperò.” He said into your ear as he pushed you against the wall, pressing kisses down your neck.
“Wait, what?” You asked, your brain trying to catch up with his actions as he spoke Italian.
“Ti scoperò. Sii buono con me.” He said before kissing you. It was rough, a hand in your hair and another on your waist. He pulled back and pushed you onto your knees, undoing his pants. “Così bello.”
“I don’t know what you’re saying.” You said, but you could feel how wet you were becoming.
“You love it, though, don’t you, cara mia.” He smiled down at you as he pulled out his cock. “Aprire.” He said as he tapped his tip on your lips as he grabbed your hair.
You had no idea what he was saying, but you opened your mouth and he pushed your head down his cock until you gagged. He let out such a hot moan before guiding your head up and down his cock, tears building in your eyes as you held onto his thighs.
“Così dannatamente sporco. Look at what you do to me, principessa.” He moaned. “Mi prendi così bene.”
God, his fucking deep voice with those words. You didn’t even care what he was saying, it just sounded so good, so filthy to you.
“Merda. You’re so fucking good to me.” He said before pulling out of your mouth and up off the floor. He pushed down your panties before turning you around to press your front against the wall. “You’re so fucking wet from me talking in Italian, huh?” He slipped his fingers through your folds, feeling how soaked you were.
“Yes, fuck! Yes, it’s so good.” You moaned.
“Così sporco.” He said before removing his fingers and teasing your folds with his cock. “You want me to fill you up, mi amore?”
“Yes, please!”
“Who knew a little Italian would get you all slutty for my cock.” He teased before thrusting into you. He covered your mouth before you could make a sound. “Stai zitto. You want everyone to hear?”
He started thrusting, using his free hand to wrap around your front, holding you closer to him. You were moaning and crying out into his hand, your hands holding onto the wall for support.
“Così buono. You’re taking me so well.” He said quietly in your ear before kissing your neck. His chest was pressed against your back, trapping you against the wall as he kept fucking into you. “Do you wanna cum, principessa?”
You nodded against his hand, moans only getting louder as he angled his hips slightly to hit that spot that makes you see stars.
“Sei così avido. Sei così sporco. Lo adoro.” He said, moving his hand that’s wrapped around you to play with your clit. The combination of his dick inside you, him playing with your clit, and the Italian were enough to have you cumming in mere moments, trembling and crying out into his hand. “Brava ragazza. Good fucking girl.” He praised, helping you ride out your orgasm. “You gonna be a good girl and let me cum in you?” He asked as his thrusts sped up, chasing his own orgasm. You nodded against his hand again, whining and whimpering as he overstimulated you. He cussed as he came, slipped between English and Italian as he moaned in your ear, filling your pussy with his cum. He removed his hand from your mouth and pulled out, slipping your panties back up with a smile as he kissed your cheek. “Guess I found another weakness, huh, cara mia?” He teased.
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perpassareiltempo · 2 months
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Volevo solo dirti che l’altro giorno eri bellissima. Lo so a livello di incipit ho fatto di molto meglio ma il succo è che tu l’altro giorno eri davvero bellissima eri così tanto davvero bellissima tu l’altro giorno che mi faceva male il guardarti e avevi le scarpe alte e le tue gambe non volevano finire mai e il tuo sorriso di ragazza il tuo sorriso di donna di ragazza il tuo sorriso di donna di ragazza donna è un’arma e tu dovresti procurarti un regolare porto d’armi perché se ti beccano con questo sorriso arma che ti porti – che ci puoi non dico ammazzare ma ferire sì anche in modo grave il disgraziato che ci finisce sotto – se ti beccano te lo ritirano ti ritirano il sorriso e sarebbe un pazzesco peccato.E questa strampalata oblunga poesiaccia serve solo a ribadire che tu l’altro giorno con quel vestito corto e quelle calze forse blu o rosso scuro eri parecchio bellissima e ribadendolo approfitto per rimarcare quanto sia dannatamente importante dire ad una donna bellissima quanto è bellissima quando è bellissima soprattutto se la donna bellissima in questione sei tu.
Giudo Catalano - Volevo solo dirti.
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papesatan · 8 months
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I giorni di Tantalo
A volte mi torna in mente l'ospedale, i giorni del ricovero, l'ago nel braccio e la paura d'addormentarmici sopra, l'assurda mattina in cui, di ritorno dai raggi, un solerte portantino mi lasciò nella corsia d'un reparto che doveva esser il mio, ma che non riconoscevo. Estranei tutt'intorno piangevano, gridavano, strappandosi i capelli, in un atroce vorticare d'atri lamenti e fosche preghiere. Smarrito all'inferno, mi persi nel male eterno di quegli enormi occhi sbarrati, ancor trepidanti di flebile vita, eppur già spenti come lampioni fulminati da tempo. Doveva esserci un errore, così fermata la prima infermiera, le barbugliai spaurito che io lì non c'entravo, non era la mia stanza, quella, né il mio reparto, dio. Piuttosto seccata dell'abbaglio, allora, la ragazza chiamò un altro baldo portantino, affinché mi levassero di torno. Ricordo che, mentre me la svignavo da quel loco scuro, in cuor piuttosto sollevato, una donna cui non era sfuggita la mia balzana presenza lì, mi guardò fisso negli occhi dicendomi: "Scappa. Scappa finché puoi". Non c'era invidia nel suo tono, nessun astio o malevole rancore, benché io mi sentissi dannatamente in colpa per tanta fortuna, incapace di rispondere a quel sorriso denso d'umana partecipazione, se non timidamente, con un cenno. M'avevano portato nel reparto di oncologia. Chissà dov'è ora quella donna, che ne è stato di tutti quei volti affranti, i parenti spesso più dei malati, che fine ha fatto Vuolo, il mio anziano compagno di stanza, che impossibilitato a parlare o mangiare, cercava di sfilarsi incessantemente l'ago dal braccio per raggiungere i biscotti nascosti sotto il letto, sicché anziché approfittare di quel tempo per leggere Calvino, finivo per vegliarlo come un figlio, quietandolo alla meglio. La cosa che più mi manca però è il cibo immaginato. Quando la dietologa ghignando perversa veniva a prospettarci il menù dei successivi tre giorni, evocando languidi trionfi di pasta al forno, parmigiane di melanzana, maiali in agrodolce, e poi puntualmente al terzo giorno mi cambiavano reparto, vanificando così ogni prenotazione. Ahimè, ripensando ai piatti proposti e al modo suadente in cui li elencava, credo fermamente che si trattasse solo d'un brutto scherzo, un'ingannevole morgana di piacere, ma magari mi sbaglio, magari siamo stati cavie d'una qualche terapia psicologica sperimentale ideata per instillare nel paziente la gioiosa aspettativa d'un godimento gargantuesco, migliorandone l'umore. Chissà, certo è che non v'è nulla di più dolce del buon cibo trasognato.
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mi fa tanto male il petto e ho un enorme senso di vuoto, mi tartasso la testa con mille e più domande chiedendomi dove io sia finito e perché certe cose siano andate in un certo modo nella mia vita
per quanto alcuni fossero eventi dannatamente da rimuovere e brutti riuscivo ad affrontarli o quantomeno a reagire a essi anche in modo del tutto negativo e disfunzionale
ora invece vado per inerzia e non sento dannatamente nulla e qualsivoglia stimolo io cerchi o mi si pari davanti è come se un automa ci reagisse e non una persona
è come se avessi il pilota automatico, e non sto parlando di viversi o non viversi le cose, quanto più di sentirle io, che sia un esperienza lavorativa, di studio o un qualsivoglia rapporto sociale o relazionale
ora sento solo un male assurdo e a malapena mi si fanno gli occhi lucidi, solo per questo capisco che un minimo umano lo sono ancora, ma diamine io non mi ci sento affatto
non so nemmeno quello che sto facendo o se arriverò da qualche parte così facendo
tutt'ora, proprio come in passato non ho affatto voglia di stare in questo mondo e continuo a trascinare una carcassa ormai morta
magari non mi odierò più come prima è vero, né odio così tanto gli altri come prima o come voglio fare credere
semplicemente non ha più rilevanza nulla, quelle poche persone o cose di cui mi importa rischio di rovinarle al minimo fiato sbagliato o comunque non posso permettermi di fare anche solo il minimo sbaglio per quanto possano addirittura servirmi
non so più nemmeno io cosa sto dicendo, so solo che fa male e che mi mancano certe cose, alcune positive altre tremendamente negative di me e del mio passato
intanto il tempo passa, e ciò che rimane di me o del mio passato se ne va assieme a esso
che schifo, è tutto una dannata seccatura
quanto ancora reggerò senza perdere completamente il senno e abbandonarmi?
è già finito tutto da un pezzo
"mettermi d'accordo con la vita, fare un contratto con la mia solitudine, tutte queste cose non mi appartengono, non fanno per me, non è vero?"
forse tutto questo è vero per me, sono solo l'ombra e lo spettro di ciò che sono stato e sarei voluto essere, ma che non posso essere e che non sarò mai con queste condizioni
presto o tardi ci sarà un addio, cosa avrò combinato fino a quel punto? poco di buono e troppo lasciato in sospeso.
14/12/2023. 02:05
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alessiamalfoyzabini · 11 months
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Sense and Sensibility
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↳ summary: Una notte in preda all'alcool e alla lussuria, dimenticando ogni cosa, tra cui la più importante.
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pairing: Park Jimin x f.OC
genre: angst, smut
word count: 2.928
warnings: menzioni di tradimento, sesso orale, sesso vaginale, amore non corrisposto
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Tutto ciò era sbagliato, Jimin ne era consapevole, ma non avrebbe smesso. Ci era voluto un po’ per decidersi, Alya era ferita dal comportamento scostante di Jungkook e lui ne stava approfittando.
Viscido.
Ma sentiva dentro di sé un forte ruggito che voleva essere liberato, nelle sue vene non scorreva più sangue, ma lava bollente. Tutto di lei lo attraeva, non riuscì a capire perché anni prima non aveva provato le stesse sensazioni, al momento non riusciva a ragionare lucidamente.
Forse perché il suo amico era riuscito a far breccia nel cuore della ragazza per primo. La Russia era un luogo freddo, il calore del Maknae aveva affascinato quella bellezza di ghiaccio, oscurando totalmente il resto delle persone intorno a sé. Per Jimin era stata una delusione? Certamente sì, ma per molto tempo riuscì a distrarsi, spesso cambiando fidanzata. Non riuscendo mai a trovare qualcosa di giusto in ognuna di loro, tutto stonava, sempre. E detestava le note imperfette, perché anche lui, di conseguenza, si sentiva imperfetto.
Tornò alla realtà, scoprendo quanto in verità fosse calda quella stessa donna che anni prima gli era parsa così fredda e distaccata, capace di sciogliersi solo in presenza di un buffo ragazzo con il sorriso da coniglietto. Lo stesso ragazzo che ora la guardava e non provava più l'intenso e struggente amore di un tempo, amore che lo aveva portato a innumerevoli discussioni con i suoi genitori.
Ricoprì il suo collo di baci febbrili, quella pelle chiara e morbida si stava rivelando dannatamente eccitante.
L’avrebbe ricoperta di marchi.
«Mmh» mugugnò la ragazza quando le labbra dell’uomo si fecero più insistenti in un punto specifico del collo, sopra la vena pulsante, le stesse labbra che mordicchiarono e succhiarono con sempre più forza, lasciando un enorme segno violaceo a testimoniare il suo passaggio e un velo di saliva a ricoprirlo simile ad una pellicola, come a voler calmare il bruciore causato dagli insistenti morsi.
I loro cuori battevano all'unisono, erano due anime sole e alla ricerca disperata di qualcuno capace di apprezzarli per davvero. Forse per i fumi dell’alcool, forse per l’emozione di essere stretta tra le braccia di un uomo dopo tanto tempo, lo sguardo di Alya si fece più languido, e leccandosi sensualmente le labbra aprì di poco le gambe, quel tanto che bastava per lasciar spazio a Jimin.
Il ragazzo non era ubriaco, riusciva ancora a capire gran parte della situazione. Quando l’aveva riportata a casa non credeva di poter davvero permettersi di andare oltre, ma lei era stata fin troppo chiara.
❝ Scopami, non mi importa come, tu fallo.❞
Forse proprio per fare un dispetto a Jungkook. Quel che non sapeva, è che a soffrire in quel momento era proprio Jimin, l’oggetto che anelava ad essere usato.
Con le mani sfiorò il suo corpo, soffermandosi sul seno, non era di chissà quale eclatante taglia, ma piccolo e sodo.
Grazioso. Fatto per le sue mani.
Alya seguì le sue mosse con trepidazione, era da molto tempo che non aveva rapporti con il sesso opposto, si sentiva spaesata e insoddisfatta, però avrebbe seguito il gioco di Jimin se significava provare piacere. Tutte le ragazze andavano pazze di lui per le sue doti da amatore, e finalmente anche lei avrebbe gustato quelle piccole ed agili mani.
«Che ne dici se togliamo questo?» le sussurrò all’orecchio, strattonando con fermezza il bordo del suo abitino succinto, annuì ma Jimin in realtà non aveva bisogno di una sua risposta per continuare.
I suoi occhi non lasciarono le labbra succose di lei, il loro colore così rosso acceso era una tentazione per il biondo, ma non poteva. Si sentiva trattenuto da qualcosa.
Jungkook. Stava facendo del male a Jungkook, quella era ancora la sua ragazza.
Con una lentezza spropositata cominciò a far risalire il vestito lungo le cosce candide e toniche, gli piaceva la sensazione delle sue mani che toccavano quelle parti abbondanti di carne, era soddisfacente toccare e afferrare, stringere e palpare senza nessun imbarazzo.
Lei sbuffò contrariata e fece per toglierlo da sé, ma Jimin smise di farle sentire il suo tocco.
«No, amore. Devi fare ciò che ti dico io» le gambe tremarono al suono della sua voce, flautata e resa roca dal desiderio. Fece come le ordinò, si sollevò così da permettergli di sfilare quel capo e rimase in intimo, non voleva risultare sexy, ma il tessuto nero creava una divisione netta con la pelle chiara e Jimin baciò con adorazione quella zona, stringendo tra le mani la sottile vita della donna, la quale gli circondò il collo, tenendosi aggrappata a lui.
Jimin aveva un profumo così buono, non poté farne a meno, gli lasciò una scia umida di baci lungo il pomo d'Adamo, l’azione fece scattare il ragazzo, che in un impeto di passione la riportò ancora una volta con la schiena contro il materasso.
Con una calma che Alya definì straziante, Jimin introdusse le mani sotto le coppe del reggiseno, saggiando la morbidezza della sua carne candida.
La donna strinse le gambe, poteva sentire la sua intimità bagnarsi dei suoi umori. Jimin non la stava neanche toccando in quel punto, però avvertiva chiaramente tutta la prestanza fisica che il ragazzo possedeva. E quando finalmente le tolse l’indumento superiore, ormai inutile, l’eccitazione si fece più persistente.
Il biondo prese a sfregare le labbra contro uno dei capezzoli, soffiandoci sopra con il suo fiato caldo, mandando piccoli brividi su per la schiena della ragazza. Quando lo prese in bocca Alya si lasciò sfuggire un ansito.
Mentre si divertiva a schiacciare quella perla rosea contro la lingua, rigirandola e modellandola a suo piacimento dentro la bocca le sue mani presero a scendere verso l’ultimo ostacolo rimasto, Alya gli strinse i soffici capelli chiari, pregustando già le dita del maschio contro la sua femminilità.
«Jimin…» sospirò.
Il ragazzo si staccò, aveva le labbra gonfie e rosse a causa della saliva che le bagnava e del continuo sfregamento contro la sua pelle.
«Cosa?».
Cielo, si vergognava così tanto a dirglielo, perciò spinse i fianchi contro la sua mano, sperando che capisse da solo. Lui ghignò.
Senza toglierle le mutandine, iniziò a muovere le punte delle dita sopra il sottile tessuto, già umido, proprio nell’esatto punto dove si trovava il clitoride.
Portò le labbra vicino al suo orecchio.
«Ti da fastidio se faccio così? … o così?» simulò l’atto di penetrarla con le dita, atto ostacolato dal tessuto che ricopriva le parti intime. Alya singhiozzò per l’esasperazione.
Lo colse di sorpresa quando gli strinse le spalle e lo rigirò.
Ora lei era sopra e lui sotto. Uno spettacolo magnifico agli occhi del giovane.
I capelli in disordine e il seno scoperto le davano un’aria da amazzone, per non parlare delle splendide gambe che lo cingevano per tenerlo fermo. Jimin sorrise e aprì le braccia.
«Sono tuo~» miagolò, arrendendosi al desiderio di quella vipera, che non si lasciò sfuggire l’occasione.
In verità anche lui la stava usando, così come stava usando a suo favore quella relazione ormai in declino.
E con mani leggere e tremanti, lei cominciò a sbottonargli la camicia scura, vederlo ancora vestito le dava ai nervi e man mano che la pelle chiara veniva fuori il suo cuore batteva sempre più forte. Concentrata com’era nel suo lavoro non si accorse della sofferenza interiore del ragazzo, ogni tanto muoveva le natiche che andavano a scontrarsi contro il rigonfiamento in mezzo alle gambe, causando piacere misto a dolore nel biondo, il quale però non disse nulla, voleva far partecipare anche lei con i suoi tempi.
Alya guardò con desiderio il petto glabro del ragazzo, non ci pensò molto prima di cominciare a stuzzicare quella pelle di luna, graffiandola con i suoi denti e succhiando, ascoltando estasiata i piccoli sospiri che Jimin si lasciava sfuggire, scendendo arrivò al suo ombelico, dove si prolungò a leccare sapientemente l’intera zona, rendendo ancor più difficile la respirazione a Jimin che già immaginava quelle labbra attorno al suo membro pulsante.
La donna alzò gli occhi verso di lui, che trovò quest’ultima azione tremendamente accattivante.
Si sollevò e agganciò le dita al bordo dei suoi pantaloni, facendoli scendere lungo le muscolose gambe, perdendo tempo ad ammirarle.
«Vuoi che li tolga?» chiese, in tono mellifluo, mentre la sua mano accarezzava l’erezione coperta dai boxer.
«Ah! C-c’è bisogno che… te lo dica?» le rispose, con non poca difficoltà mentre premeva con la mano sulla punta «Alya… non scherzare».
«Poco fa avevi tu le redini del gioco…» mormorò piano, estasiata alla vista del ragazzo che mordicchiava le proprie labbra con forza, incapace di star fermo sotto quelle attenzioni.
Sorrise, perfida, nel ripensare a quel tono di voce così sofferente, abbassò i boxer lentamente. Una piccola rivincita per ciò che le aveva fatto lui poco prima. E Jimin chiuse gli occhi, finalmente la sua erezione era libera di mostrarsi interamente, rigida e già bagnata di liquido pre-eiaculatorio, quella ragazza era capace di farlo impazzire con poco, e quella notte finalmente glielo avrebbe dimostrato.
Alya riportò la mano sul membro, cominciando quel movimento ritmico e lento, che portò il ragazzo a strizzare gli occhi per trattenersi dal venire subito. Si puntellò con i gomiti per sollevare il busto e spalancò le gambe per farla stare più comoda in mezzo ad esse, Alya era rapita dall'espressione beata di Jimin, lo prese in bocca, combinando i movimenti della mano con quelli delle labbra, percorse tutta quella pelle sensibile e liscia, facendo roteare la lingua sulla punta più volte. A Jimin sfuggì un gemito strozzato, arricciò le labbra per trattenere i suoi versi che non vedevano l’ora di uscire dalla sua gola, ma Alya non gli rendeva quel compito facile. Lo prendeva tutto in bocca, mandando seriamente a puttane il suo autocontrollo. Quando si decise a succhiarlo, rilasciando strani suoni simili a schiocchi, l’uomo si permise di ansimare, davvero stavolta, senza più vergogna. Le afferrò i capelli, dettando un ritmo più veloce, si contorse sotto le sue carezze lascive.
«Sto per…» cercò di farla togliere, non voleva sporcarla, ma Alya ignorò le sue proteste, continuò il suo lavoro fino a quando l’erezione del giovane non si tese all’interno della sua cavità orale, rilasciando con immenso piacere il suo liquido biancastro, Alya lo inghiottì guardando Jimin dritto negli occhi. 
Occhi scuri, dolci e lussuriosi. Gli occhi di Jungkook.
“Cazzo” pensò, guardando quella gatta che si stirava sul suo corpo scosso ancora dai fremiti. Senza accorgersi che qualcosa era cambiato negli occhi verdi della donna. C’era affetto, forse anche speranza in quelle pozze smeraldine, ma nulla rivolto a lui.
Ne voleva ancora.
Con un colpo d'anca riuscì ancora una volta a riportarla alla posizione iniziale.
«Sembra un combattimento» ne rise la donna, ubriaca, prima che sentisse un violento suono. Jimin le aveva strappato violentemente le mutandine, senza pietà e con solo un velo di lussuria negli occhi scuri, poteva vederli brillare nel buio della stanza. Sussultò per quella serietà, capì che l’eccitazione non lo aveva abbandonato, il rapporto di pochi attimi prima lo aveva solo esaltato di più.
Quando sentì la soffice bocca posarsi sulle grandi labbra della sua intimità cominciò ad accarezzargli i capelli con dolcezza, bramando le sue carezze. Il ragazzo usò due dita per aprirla completamente, andando alla ricerca di quella piccola gemma nascosta tra le pieghe morbide e calde, quando la trovò usò la lingua per stuzzicarla con insistenza, seguendo i gemiti silenziosi della ragazza, man mano che andava avanti le gambe di Alya si fecero più cedevoli e molli, erano gelatina.
Provò a chiudere le gambe, ma in mezzo c’era proprio Jimin. Non le lasciava il tempo di riprendersi, la sua lingua la stuzzicava con insistenza, instancabile, voleva che quel piacere smettesse, era troppo intenso, ma allo stesso tempo lo agognava, non aveva pace. Il suo cuore tamburellava nel petto con violenza. Gli strattonò con forza i capelli, ma ciò non fece che aumentare la presa del ragazzo, e il suo andamento.
Le tempestò le dolci pieghe di baci rumorosi, bevendone gli umori e penetrandone ogni tanto l’apertura, succhiò con accuratezza il clitoride e la ragazza arcuò la schiena in modo innaturale, la stava mangiando.
“Mio… ah!”
«C-Chim!» urlò, pronta per arrivare all’orgasmo, ma proprio all’ultimo momento Jimin mollò la presa, facendola strillare per l'insoddisfazione «No! T-ti prego, continua».
«Ho di meglio per farti stare bene» disse, annaspando per riprendere lui stesso aria. La mora portò le mani alla bocca, tremando violentemente per la sensazione di insoddisfazione che si stava propagando per tutto il corpo.
Jimin saggiò con le dita l’intimità, per vedere quanto fosse lubrificata, accorgendosi solo in quel momento che era fradicia. Mandò giù con forza la saliva.
La sua erezione desiderava entrare in contatto con la ragazza, chi era lui per proibirglielo?
Afferrandola con forza per le cosce, la portò ancora più vicina a sé, finché non avvicinò il membro alla sua apertura.
La penetrò con forza, riempendola fino in fondo con la sua presenza, senza darle più il tempo di dire qualcosa. Alya spalancò gli occhi, era così grosso e lei così stretta a causa dell’astinenza.
Non potevano più tornare indietro.
Strinse le mani ai lati del ragazzo, facendogli capire che era più che pronta, si stava abituando velocemente alle sue dimensioni, avvolgendolo come un guanto, desiderosa di capire cosa avrebbe provato insieme ad un ragazzo come Jimin, forse era l'alcool a farle prendere decisioni così affrettate, ma in quel momento era l’unica cosa di cui aveva bisogno per ritenersi soddisfatta. E anche Jimin.
Quando cominciò a spingere con tutta la sua lunghezza, deciso e duro, chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dai piccoli brividi al basso ventre, Jimin buttò la testa indietro. Si sentiva completo, tra la carne cedevole della ragazza che si stringeva ritmicamente attorno alla sua eccitazione, voleva annegare in quel corpo, fregandosene delle conseguenze al mattino dopo, gli altri lo avrebbero guardato con disgusto, Jungkook con odio malcelato, ma lui stava bene in quel momento.
Si sistemò una gamba della ragazza in spalla, quell'angolazione gli permetteva di andare più in profondità, e a giudicare dall’espressione sofferente e colma di piacere allo stesso tempo di Alya, ci stava riuscendo bene. Sentiva che dal loro punto di incontro il calore stava crescendo, afferrò con una mano un seno e lo torturò con forza, facendola scattare con il busto in alto, verso di lui, e finalmente la baciò.
Desiderava gustare quelle dolci labbra da molto tempo. Non poteva più aspettare, il loro sapore era dolce, un misto tra vodka alla fragola e liquirizia.
Finalmente poteva. E le morse con forza.
« Izverg*» ansimò in russo, quasi con disperazione implorante, schiacciandosi il peso del ragazzo ancora più addosso. Scacciando con forza il ricordo di Jungkook e dei suoi baci aggressivi, ripetendosi che era Jimin a toccarla e stringerla in quel momento, cosa non facile da fare. Stava usando un suo amico per dimenticare, ma ciò avrebbe causato solo altri danni nel gruppo.
Ormai le lenzuola erano sporche, i loro liquidi colavano tranquillamente dalle loro gambe, così come il sudore scendeva dalla pelle, i loro fiati si mischiavano con affanno. I fianchi battevano tra loro con forza, disordinatamente, Jimin era ormai quasi completamente seduto e teneva la ragazza a cavalcioni su di lui, spinse con più decisione il bacino in alto, arrivando a toccare un punto delicato e sensibile nella ragazza, a cui mancò il fiato per svariati secondi, conficcando con violenza le unghie sulle sue spalle e Jimin a causa di quella reazione andò più veloce, più violento.
Più potente.
E Alya finalmente raggiunse il suo apice mordendo la spalla all’altro, con un basso ringhio proveniente dalla sua gola, e schiacciando completamente il seno contro i pettorali dell’uomo.
Jimin raggiunse il suo orgasmo schioccando un forte bacio sul collo delicato della ragazza, ormai pieno di arrossamenti e succhiotti violacei.
Venne dentro di lei, riempiendola con il suo caldo seme.
Quella sensazione fu così piacevole che Alya ebbe un secondo orgasmo, che la fece crollare sfinita contro il cuscino, impossibilitata di regolarizzare il respiro.
Jimin uscì da lei, sfinito, piacevolmente sfinito.
Le cinse le spalle con dolcezza quando si stese accanto a lei, portandola vicina.
L’indomani avrebbero discusso seriamente sul da farsi, per il momento avrebbero semplicemente riposato in quel modo, stretti e comodi.
«Ti amo».
Ma Alya già dormiva, stanca di quella serata che doveva essere solo uno svago, ma si era trasformata in una delle più belle quanto sbagliate notti della sua vita, e Jimin le sorrise con tenerezza e dispiacere.
Consapevole che nulla sarebbe cambiato, lui era un oggetto. Un piacevole oggetto, ma nulla di più e lei… lei era ancora la donna del suo migliore amico.
La sofferente Dama di ghiaccio e il Cavaliere che l’avrebbe sempre aiutata a rialzarsi.
Ecco cos’erano e cosa sarebbero rimasti.
Avevano tradito tutto e tutti. La propria lealtà e dignità. Così come la persona che li univa, ma nulla sarebbe venuto a galla. Tutto nascosto dietro finti occhi innocenti.
Jimin riaprì gli occhi, quasi con violenza. Un sogno, un altro sogno riguardo la notte di tanti anni prima. Quanti ne erano passati? Troppi per poterne ricordare.
Lei non lo aveva più cercato e lui poteva vivere solo di quel magnifico ricordo. Magnifico e triste allo stesso tempo.
Jungkook era tornato lo stesso ragazzo affettuoso, Alya si era ripromessa di non cercare più supporto da esterni, e così aveva catalogato Jimin come “Pericoloso”. Perché nonostante tutto l’amore che provava verso il suo fidanzato, Jimin era stato capace di farla sentire amata dopo un periodo buio. Così si era allontanata sempre più, fino a rendersi una sconosciuta agli occhi del biondo.
Ma era giusto così. Jimin non gliene faceva una colpa, perché la amava e anche troppo.
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voglio-venire-da-te · 11 months
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Ecco perché non volevo più provare queste emozioni.
Per la nostalgia di ciò che non è. Per la voglia di ciò che potrebbe essere. Per il rimorso di ciò che non accadrà.
È triste, è dannatamente triste tutto questo.
Perché devo costringermi a non provare ciò che provo, perché so che è sbagliato, so che è impossibile, e so anche che farà dannatamente male.
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mynameis-gloria · 2 months
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Oggi sono passata a trovare P, durante il suo turno di lavoro ma l'umore di questi giorni è freddo e malinconico come il meteo e così è finita che tra una chiacchiera e l'altra mi sono ritrovata con gli occhi lucidi, sentendomi quasi patetica. Seduta su quello sgabello, al bancone, con quell'aria sconfitta e quella rabbia dentro, mista ad altre mille cose che mi fanno sentire dannatamente vulnerabile e sensibile, da non riuscire a finire le frasi. E che poi di parlare nemmeno mi va, renderebbe il tutto ancora più concreto ed evidente. I pensieri si farebbero più fitti e la mente continuerebbe imperterrita, senza via d'uscita. Insomma perché farsi male ulteriormente?
E se mi si chiede di uscire non ne ho voglia ma al tempo stesso vorrei tanto aver qualcuno che mi stringa e che di notte si addormenti con me. Che anziché parole, consigli ed opinioni mi regali carezze ed un pezzetto di cioccolato, che mi faccia sclerare ed urlare per poi prendermi in giro e riderne insieme di questa pazzia, di questo periodo schifoso. Sarebbe più sopportabile
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Credo che ad un certo punto della vita, ci si chieda se al dolore ci si abitui. Se in qualche modo, quella sofferenza quando accade non ti tocchi più.
Come se si cercasse un'amara rassicurazione, dove speri che tutto ciò che stai provando smetta di toccarti, al costo di rinunciare ad attimi di felicità.
Eppure, nonostante dei giorni riesci a nasconderti dentro una bolla, dove prendi colpi su colpi, in silenzio e le ferite non bruciano poi così tanto ; poi arriva quel momento in cui questa protezione scoppia.
E allora ti rendi conto che al dolore non ti ci abitui mai del tutto, perché ritorna e lo senti, le lesioni che pensavo si fossero assopite, invece ritornano a bruciare più forte, come se ci avessi buttato del sale.
Per quanto il mio cervello non conosca altri schemi al di fuori della sofferenza e qualche piccolo attimo di euforia, in qualche modo non ci ha mai fatto l'abitudine.
Nonostante io effettivamente non sappia cosa voglia dire la serenità, so che la mia psiche troverà un motivo per cui stare male perché crede di avere così tutto sotto controllo, ma si sa, in questi casi non hai nulla sotto il tuo controllo, sei semplicemente in balia delle tue emozioni che arrivano come una valanga e non puoi fare altro che cercare di sopravvivere.
E probabilmente, questo loop infinito di alti e bassi porti a sentirti vuota dentro e solo dannatamente stanca. Forse a quel punto credo di aver sfiorato l'apatia, in cui mi sento più vicina ad un morto che a qualcosa di effettivamente vivo; ma poi svanisce tutto e ti ricordi che sei viva, ma sofferente.
A questo punto credo che no, al dolore non ti ci abitui mai del tutto.
@sonopienadisogni-keepdreaming
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folkloristico · 5 months
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2, 3, 5, 18, 20, 24, 30 👀
2. How many works did you publish this year?
9! Per una coincidenza sono 9 anche su EFP, anche se alcuni sono diversi.
3. What work are you most proud of (regardless of kudos/hits)?
If History is Dead and Buried (lo so che non ti interessa delle Winx ma fa’ finta di sì), ho fatto un lavoro di editing pazzesco e secondo me il risultato non è affatto male, sono molto contenta di come è venuta <3
5. What work of yours got more feedback than you expected?
fire meet gasoline (la Lukhloé) sicuramente, l’ho scritta completamente di getto (anche in questo caso, una buona parte del lavoro di rifinitura l’ho fatto in fase di editing, che nel mio caso in inglese è anche più importante perché ho meno padronanza della lingua e devo stare più attenta a stile, ritmo, sintassi, lessico, eccetera eccetera) e non mi aspettavo assolutamente che riscontrasse così tanto interesse. Immagino sia perché si tratta di un fandom molto grande, quindi per quanto sia una rarepair, un pubblico c’è, anzi proprio perché è una rarepair è meno probabile che si perda nel mucchio. 
18. The character that gave you the most trouble writing this year?
Io qui a ribadire che lo so che non te ne frega delle Winx, ma se si parla di storie pubblicate, sicuramente Griffin – c’è un capitolo con lei che ho scritto tre volte, e devo dire che è servito perché la versione definitiva mi piace tantissimo, ma comunque che fatica – però voglio fare la trasgressiva, andare al di là delle storie pubblicate e darti una risposta che so ti piacerà tantissmo: Matt. Io voglio dannatamente scrivere qualcosa su di lui (sì, è sempre quella Matt/Claire, ma non solo) perché è un personaggio meraviglioso, ma forse proprio per questo non sono (ancora) in grado di coglierlo a pieno. Non penso che le storie che ho scritto e pubblicato finora con lui protagonista con lui siano brutte, ma è tipo quel meme dell’iceberg, ho solo toccato la superficie. Sia con lui che con questo fandom ho paura di scrivere qualcosa che sia più lungo di 1000 parole perché mi sembra di non conoscerli mai troppo bene. Insomma, tante parole per dirti che prima o poi tornerò ad ammorbarti in chat con un rewatch di DD perché mi serve proprio.
20. Which work of yours have you reread the most?
If History is Dead and Buried, nello specifico il terzo capitolo sopracitato perché è proprio la cosa più self-indulgent di sempre 
24. Did you write any gifts this year?
La Matt & Daisy per te e il Secret Santa di quest’anno <3 
30. Biggest surprise while writing this year?
Risposto qui!
Grazie per l’ask <3 <3
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anomaliahh · 1 year
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🇮🇹┆Kissing Tears {ꜰʟᴜꜰꜰ}
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▹ 𝐩𝐚𝐢𝐫𝐢𝐧𝐠: Peter (YB) x Fem!Reader
▹ 𝐡𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐢𝐭: aphasia4fog on Instagram & Twitter
▹ 𝐬𝐭𝐲𝐥𝐞: one-shot
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《Oh, v-vieni, entra pure!》
Disse Peter scansandosi dall'ingresso per farti entrare. Dire che era nervoso era dire poco, lui aveva proprio scritto in faccia a caratteri cubitali: "Dio non farmi fare cazzate come al solito". E l'avrebbero capito tutti, non soltanto le persone a lui vicine come te. Non era mai stato capace di nascondere le sue emozioni, il suo sguardo e il suo sorriso parlavano per lui, nel bene e nel male. Non c'era bisogno che dicesse niente. Non ti sopportava? L'avresti ben intuito dallo sguardo truce con cui ti fulminava anche solo per un "ciao" o dalla sua mascella serrata. Gli stavi simpatico? Il suo sguardo si sarebbe illuminato ogni qual volta ti avrebbe incontrato e ti avrebbe sempre ascoltato e osservato con interesse. Gli piacevi? I suoi occhi dolci e il suo sorriso da ebete l'avrebbero reso subito palese. Pensavi che se le sue pupille avessero potuto diventare a forma di cuore come nei vecchi cartoni l'avrebbero sicuramente fatto. Ed infine le sue mani che, in qualsiasi caso, non riuscivano mai a stare ferme: quando si irrigidivano stringendosi in un pugno che sembrava pronto a colpire o quando si torturavano involontariamente i vestiti mentre stava parlando.
Con te però era sempre stato il Peter dolce e premuroso con un sorriso da ebete che sembrava sciogliersi ad ogni parola che dicevi. Fin dall'inizio. E l'avevi sempre trovato dannatamente adorabile, tant'è che adesso eri a casa sua, per la prima volta.
《Grazie~》
Gli sorridesti dolcemente cercando di rassicurarlo ed entrasti. Ad una prima occhiata l'appartamento sembrava in ordine... anche fin troppo. Sapevi che quando un posto era stranamente troppo ordinato probabilmente il proprietario aveva riordinato tutto in fretta e furia all'ultimo secondo. E questo era sicuramente il caso di Peter, che non era proprio una persona così maniaca dell'ordine. Tuttavia il pensiero che si fosse messo a pulire e riordinare per il tuo arrivo ti fece sorridere. Sarebbe stato davvero carino da parte sua e nessuno ti aveva mai dato tutte le attenzioni che ti aveva dato lui da sempre.
《E-ecco, lasciami pure il giacchetto...!》
《Oh, giusto》
Ti abbassasti la zip sotto il suo sguardo dopodiché ti aiutò subito a toglierlo, posandolo sull'attaccapanni vicino alla porta. Il suo tocco era un po' impacciato ma gentile come sempre. Anche se eravate da soli a casa sua non avevi esitato neanche un secondo ad accettare il suo invito, sapevi che lui non avrebbe mai potuto farti del male. Notasti accanto al tuo il suo giacchetto, blu scuro, lungo, e non potesti non trovare divertente l'evidente differenza di dimensioni e lunghezza rispetto al tuo. In effetti, in confronto a te, Peter era davvero alto e quello non faceva altro che ricordarti quanto eri bassa.
《È davvero carino il tuo appartamento, molto meglio del mio! Perché dicevi che era un disastro?》
《Beh, lo era, fidati... solo perché non l'hai visto prima, heh...》
Quello aveva confermato i tuoi pensieri di prima. Non riuscisti a trattenerti dal provocarlo.
《Davvero? Quindi hai pulito tutto per me~?》
Gli domandasti con un sorrisetto, aspettandoti già la sua reazione. Di risposta lui arrossì, non eccessivamente ma quanto bastava per farlo notare, dopodiché distolse lo sguardo portandosi una mano dietro la nuca, visibilmente in imbarazzo. Esattamente quello che ti aspettavi. Quando si trattava di te ci voleva davvero poco per farlo arrossire.
《N-non potevo certo accoglierti nel disordine...!》
Ridacchiasti divertita.
《Grazie Peter, è stato davvero carino da parte tua...》
Ed ecco che il suo imbarazzo lasciò spazio al suo solito sorriso perdutamente innamorato. Sembrava così genuino che questa volta fosti tu quella ad arrossire.
《C-comunque!》
Si schiarì la voce per spezzare quella strana atmosfera.
《Hai fame? Ho preparato qualcosa-》
Neanche lo facesti finire di parlare.
《Sto morendo di fame! Fammi vedere, sono curiosa~!》
《Non ti aspettare chissà che eh, sono andato sul classico!》
Ti fece strada nella sua piccola cucina, il tavolo era già perfettamente apparecchiato per due persone, uno di fronte all'altra. Semplice ma carino, niente di troppo vistoso o elegante, proprio come piaceva a te. Anche perché qualcosa di elegante o romantico sarebbe risultato decisamente fuori luogo in un appartamento del genere.
《Accomodati pure!》
Disse sorridendo mentre spostava di poco una delle due sedie per farti sedere. Dopodiché si avvicinò al forno e non appena lo aprì si levò nell'aria un profumo buonissimo ed inconfondibile: lasagne. Appena le vedesti uscire dal forno il tuo sguardo si illuminò, avevi già l'acquolina in bocca solo a guardarle.
《Hai fatto le lasagne! Come sapevi che era il mio piatto preferito?!》
Lui distolse lo sguardo, imbarazzato come sempre, emettendo una piccola risatina divertita.
《Solo fortuna...~》
Posò il vassoio sul tavolo e tagliò due porzioni di lasagne, servendo ovviamente prima te.
《Credi che ti basteranno? Ho preparato solo questo ma se avrai ancora fame dimmelo!》
Ridacchiasti fra te e te, con quei modi sembrava quasi tua nonna, tuttavia sapevi che lo diceva soltanto perché ci teneva davvero che tu stessi bene.
《Non preoccuparti, un piatto di lasagne come questo mi sazia sempre》
Ti sorrise e iniziaste a mangiare. Appena mettesti in bocca il primo pezzetto, morbido e caldo al punto giusto, riuscisti quasi a sentire le tue papille gustative fare i salti di gioia mentre la besciamella ti si scioglieva sulla lingua. Era davvero squisito.
《Mh-!》
Peter ti guardò perplesso e un po' preoccupato mentre ingoiavi quel boccone, sicuramente pensò di aver sbagliato qualcosa o che ti fossi scottata perché era troppo caldo.
《Ma sono buonissime! Le hai fatte davvero tu?》
A quelle parole la sua espressione si rasserenò, sorridendo.
《Certo, tutto quanto! Sono felice che ti piacciano...!》
《Cavolo, hai questo talento e non me l'hai mai detto... che spreco! Avrei potuto mangiare altre volte queste splendide lasagne!》
Esclamasti con un finto tono triste, quasi teatrale. Peter ridacchiò divertito.
《Beh, da adesso in poi posso fartele quante volte vuoi~!》
《Sei da sposare...》
Quelle parole ti uscirono spontaneamente, senza neanche che te ne accorgessi, come se fosse qualcosa di talmente naturale da risultare ovvio. Quando realizzasti cosa avevi appena detto però arrossisti di botto, come fece anche lui. Vi guardaste per qualche attimo, senza saper bene cosa dire, poi distoglieste lo sguardo.
《S-se lo dici tu...》
Mormorò appena, con un sorriso felice sul volto.
Dopo quel momento di imbarazzo la cena proseguì abbastanza bene, entrambi finiste il vostro piatto di lasagne - anzi, a dirla tutta tu rubasti anche un po' delle lasagne di Peter, non gli potevi resistere - e lo aiutasti a sparecchiare. Avevi notato che per tutta la cena lui aveva guardato più te che il piatto, probabilmente non aveva neanche fatto caso al gusto di quelle lasagne, e di tanto in tanto si era pure morso la lingua per sbaglio. Non avevi mai visto qualcuno mordersi accidentalmente la lingua così tante volte ma lo trovasti davvero carino.
《E adesso che si fa?》
Domandasti avviandoti di nuovo verso il salotto.
《Uh... se vuoi potremmo-》
《...E quello cos'è?》
Lo interrompesti. Eri passata davanti la porta aperta della sua camera e non avevi potuto non sbirciare velocemente al suo interno. L'ansia cominciò pian piano ad impadronirsi di Peter, non sapendo ancora a cosa ti riferissi essendo rimasto ad asciugare le ultime posate in cucina. Terminò quello che stava facendo in fretta e furia e ti raggiunse subito.
《C-cosa...?》
《Quello!》
Dicesti indicando la teca con un piccolo serpente dalle squame ambrate al suo interno, collocata su un mobile della camera.
《Oh, quella è Rat!》
Tirò un sospiro di sollievo, lieto di sapere che non avevi visto niente di strano o compromettente.
《Tranquilla, non morde, non è velenos...》
Ma con sua grande sorpresa tu eri già appiccicata alla teca che guardavi il serpentello con un sorriso affettuoso, senza neanche aver finito di ascoltare le raccomandazioni di Peter.
《...Non hai paura, eh?》
Chiese avvicinandosi a te.
《Scherzi? Come si fa ad aver paura di un esserino così adorabile?》
Posasti un dito sul vetro della teca, vicino alla piccola testa del serpente. Rat ti guardava e sembrava più incuriosita che spaventata.
《E poi si vede lontano un miglio che è innocua!》
《Sai, puoi prenderla se vuoi...!》
Ti voltasti verso di lui con un sorriso smagliante.
《Davvero?! Sarebbe fantastico, grazie!》
Peter ti sorrise e proseguì ad aprire la teca. Una volta libera Rat cominciò subito ad avvolgersi tra le sue dita, da come si muoveva sicura si capiva che lo conoscesse a memoria. Visto che non stava un attimo ferma doveva farla passare continuamente da una mano all'altra per evitare che gli risalisse lungo tutto il braccio.
《Ecco, tieni...》
Mormorò avvicinando le mani alle tue. Rat avvicinò cautamente il muso ad una tua mano, osservando bene il nuovo "territorio".
《Tranquilla Rat, puoi fidarti... è un'amica》
La sua voce quando parlava alla sua amichetta diventava sorprendentemente dolce, come se stesse parlando con una sua bambina. Quando si trattava del serpente, tutti i segnali di imbarazzo, vergogna o nervosismo venivano cancellati. Normalmente non sarebbe mai riuscito a starti così vicino, a far sfiorare le vostre mani in quel modo senza arrossire, ma in quel momento invece sì.
Dopo qualche attimo di esitazione finalmente Rat si decise a lasciare le mani di Peter avvolgendo le tue dita.
《A-ah, eccola...!》
Non avevi mai toccato un serpente prima di allora e sentire quella pelle fredda, sottile e squamosa scivolarti fra le dita fece percorrere lievi brividi lungo tutto il tuo corpo. Nelle tue mani Rat era cauta, molto più lenta e incerta, si muoveva con attenzione esplorando ogni angolo. La trovasti davvero adorabile.
《Ma quanto sei carina eh, piccolina~?》
Inutile dire che ti uscì la classica vocina buffa che esce ogni volta che si parla a qualche animale o ad un bambino molto piccolo ma non gli desti troppo peso. Sapevi che non dovevi vergognarti di queste piccole cose con Peter. Avvicinasti il musino di Rat al tuo viso per guardarla meglio: sembrava così fragile da quanto era leggera e sottile ma la sua voglia di esplorare ed i suoi occhietti rossi come il sangue sprizzavano forza e vitalità. Le accarezzasti la testa con un dito della mano libera e le desti un leggero colpetto con il naso sul suo muso, come a farti dare un piccolo bacio. In risposta l'animaletto mosse la testa come se fosse perplesso da quel tocco. Certe volte si dimostrava davvero buffa, complice anche lo sguardo apparentemente perso dato dai suoi occhi a palla. Apristi la bocca per dire nuovamente qualcosa a Rat ma un flebile singhiozzo strozzato alle tue spalle ti bloccò. Ti voltasti subito.
Peter era seduto sul letto che ti stava guardando e stava piangendo. Silenziose lacrime scendevano lungo le sue guance come piccoli serpenti trasparenti. La sua espressione non sembrava triste, anzi, sarebbe stata normale se non fosse stato per quelle dannate lacrime. Non aveva emesso alcun suono fino a quel momento, non sapevi da quanto tempo stesse piangendo, ma vederlo in quello stato ti spezzò il cuore e ti sentisti tremendamente in colpa senza sapere neanche per cosa.
《P-Peter...?》
La tua voce era un sussurro. Non pensavi neanche di meritare di parlare o di preoccuparti per lui dal momento che eri stata così presa da Rat da non esserti accorta di quello che gli stava succedendo, qualsiasi cosa fosse. Non avevi idea del perché stesse piangendo, sembrava che stesse bene fino a pochi minuti prima. E speravi con tutta te stessa che fosse stato così, prima.
Il pensiero di aver sbagliato qualcosa o averlo ferito in qualche modo cominciò ad insidiarsi prepotentemente nella tua testa, ma più provavi a pensare a cosa potessi aver fatto di sbagliato e più non trovavi risposte.
《S-Scusa...》
Non potevi sentire la sua voce tremare a quel modo.
《T-tutto bene? Che succede?》
《È solo che... mentre ti guardavo...》
Fece una piccola pausa, cercando le parole giuste.
《Ho pensato al fatto che non... n-non ho mai avuto nessuno prima in casa mia, in camera mia...》
Deglutì a vuoto, probabilmente provando a far scendere il nodo alla gola.
《S-sono stato solo per anni e-e vederti qui insieme a me, insieme a Rat...》
Si lasciò scappare un altro piccolo singhiozzo.
《...mi ha fatto pensare a quanto sia grato di averti qui. Di averti conosciuta...》
Concluse, mentre stringeva nervosamente i suoi pantaloni con una mano tremante. Nonostante le lacrime adesso si stagliava un dolcissimo sorriso sul suo volto.
A quel punto stavi piangendo anche tu. Non ti saresti mai aspettata che qualcuno potesse dirti qualcosa del genere, né che qualcuno riuscisse davvero a piangere per la gioia di averti nella sua vita.
Dopo quelle parole, quella confessione, non potevi stare a guardare ulteriormente. Le tue gambe si mossero praticamente da sole. Ti precipitasti da lui, lasciando Rat su un cuscino lì vicino, e lo baciasti stringendolo forte a te. Lo baciasti come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se lo facessi da una vita. Ed in fondo era da una vita che volevi farlo, ma forse te ne rendesti conto solo in quel momento. Lui ricambiò il bacio quasi istantaneamente, dopo qualche secondo di stupore ed incredulità, stringendoti per i fianchi. Grazie a quella vicinanza riuscisti a percepire molto bene il suo profumo di colonia con un leggero retrogusto di fumo e sigarette. Era il suo profumo, soltanto suo, e lo amavi proprio come amavi lui. Avresti voluto imprimere quell'odore nei tuoi vestiti, sul tuo corpo, in modo da averlo sempre con te. Mentre vi baciavate gli accarezzavi le guance, preoccupandoti di asciugargli con cura e amore ogni traccia delle lacrime versate poco prima, come se fosse stato quel bacio a cancellarle. A cancellare tutto il dolore e la tristezza di quei suoi anni in solitudine.
《Non sei più solo, okay? E non lo sarai mai più...》
Gli mormorasti a fior di labbra, con ancora il fiato corto a causa del bacio. Fu quello il tuo modo di dirgli che lo amavi. Lui ti guardava con un sorriso commosso, completamente rosso in viso e perdutamente innamorato, come era sempre stato fin dal primo momento in cui ti aveva vista. Adesso però non c'erano più segni di pianto sul suo volto.
《Q-quindi non piangere più o bacerò tutte quelle lacrime, intesi?》
Dichiarasti con sguardo deciso.
《Tesoro, questo non è un buon incentivo per farmi smettere di piangere, anzi... mi fa venire ancora più voglia...》
Ammettesti a te stessa che non aveva tutti i torti. Non eri mai stata brava a trovare "punizioni" e in particolare in quel caso avevi soltanto detto la prima cosa che ti era passata per la testa. Probabilmente la cosa che avresti voluto fare tu, non quella che lo avrebbe fatto smettere. Rideste entrambi, insieme.
《Stupido...》
Lo baciasti ancora una volta, sedendoti a cavalcioni sulle sue gambe. Eri certa che non volevi lasciarlo, per nessun motivo al mondo.
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animatormentata · 1 year
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Perché fa così dannatamente male
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canesenzafissadimora · 7 months
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«L'italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. La vittima si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparar la lezione per un'altra occasione.»
Sapete dove si trova il più perfetto ritratto di tale uomo? Nei Promessi Sposi. Sì, il tanto criticato romanzo di Manzoni, quello che alcuni hanno definito inutile, obsoleto, non più attuale insomma, ci ha invece consegnato un personaggio che è ancora dannatamente attuale. Un personaggio che alla fine vince su tutto e su tutti, che grazie al suo servilismo nei confronti dei potenti di turno riesce sempre a cavarsela: Don Abbondio.
Don Abbondio è l’uomo che gli antichi greci chiamavano idiotes, l’uomo cioè interessato a coltivare il suo piccolo orticello, che ha fatto dell’omertà una virtù, dell’indifferenza alle ingiustizie uno stile di vita. Non che egli sia necessariamente malvagio o corrotto, magari ha anche pena delle sofferenze altrui, è solo che mette al primo posto un’altra cosa: il proprio tornaconto.
Sono tanti i Don Abbondio della storia.
Li si trova sempre appiccicati alla gonnella di un potente, sempre pronti a onorarlo e innalzarlo con l’eterna arte del servilismo. Ieri servivano i tribunali dell’Inquisizione o erano uno dei tanti zelanti funzionari del Terzo Reich, oggi servono questo o quel partito, questo o quell’altro apparato governativo, «lasciano»come diceva Gramsci, «promulgare quelle leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, salire al potere quegli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.»
Nei Promessi Sposi viene descritto per filo e per segno il vero male d’Italia, quella forza gattopardesca che trionfa nell’indifferenza generale. Serve saperlo? Non posso rispondere al posto vostro, ma da parte mia sento che sì, in quest’epoca di ignoranza e indifferenza generale, forse non è tempo sprecato rispolverare la nostra letteratura. Se sia ancora attuale, decidetelo voi.
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X
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nemeasis · 1 year
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Sono le 20:20 di una sera di gennaio e poche cose riesco a vedere dalla mia finestra. Il bagliore dei lampioni illumina il campo che si estende poco fuori la mia abitazione e quasi rido al pensiero di star scrivendo questo, delle volte sento che potrei soffermarmi su ogni cosa. Quelle che sto scrivendo ora sono parole libere, un flusso di coscienza, parole sbagliate, scritte male, perché questo è quello che mi sento dentro. Sono seduta sul mio letto, è mercoledì e sono un po’ di giorni che penso penso penso, sono un po’ di giorni che mi sento sbagliata, tipico di chi è troppo sensibile, tipico di chi è rimasto solo per troppo tempo. Non so se qualcuno leggerà questo, ma se tu, lo stai facendo, allora dimmi come fai, in mezzo a tutta questa gente, a sentirti speciale. Perché io ce la sto mettendo tutta, davvero, ma questo non sembra un mondo fatto per gli introversi. Per chi non mi conoscesse (e spero di essere nessuno per tutti coloro che stanno leggendo) il mio modo di esprimermi è attraverso l’arte, tutto ciò che ha a che vedere con l’immaginazione, le arti visive... ecco questo mi riesce dannatamente bene (tranquilli che non stravedo per me stessa) eppure mi sento così tanto insoddisfatta che cerco cerco cerco sempre, costantemente, di dare un senso alla (mia) esistenza, di vivere appieno il mio potenziale (ideale). Forse sto solo crescendo, ancora, di nuovo.
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unsure-mess · 9 months
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Forse, in un altro universo, io e te siamo finiti insieme.
In un altro universo, quel giorno mi avresti detto che anche tu provavi le mie stesse cose e che avevi solo paura.
In un altro universo, ci saremmo abbracciati di più, tenendoci più stretti, ci saremmo baciati e avrei potuto passare le mani fra i tuoi capelli.
In un altro universo, avremmo fatto più gite fuori porta insieme, tu pronto all’avventura e io a guardarti mentre facevi lo stupido per farmi ridere.
In un altro universo, avremmo fatto lunghi viaggi in macchina, con te che mi chiedevi di mettere la musica e che ti sorprendevi nel sentire canzoni che non pensavi di avere nella playlist.
In un altro universo, non sarei a piangere perché dopo tanto quel rifiuto fa ancora dannatamente male
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