Tumgik
#e alcune scene sono anche molto belle
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comunque posso dire, sto leggendo le peggio cose su sta stagione di mf, ma a me, ecco... sta... piacendo?
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weirdesplinder · 1 year
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Saga di Riftwar di Raymond E. Feist
Oggi voglio presentavi una saga fantasy di cui negli ultimi anni si parla molto poco, il CICLO DI RIFTWAR, dell’autore  Raymond E. Feist.
Questa ciclo formato da 10 serie in tutto e da una trentina circa di libri, scritti a partire dal 1982 fino al 2013, è ambienttao nel mondo di Midkemia, e in particolare, per buona parte, nel regno delle Isole, uno dei regni di questo mondo. Un mondo pieno di magia, valorosi guerrieri, principi, regine, draghi, elfi, nani, demoni....tutto ciò che il fantasy classico domanda ed è ispirato ai mondi delle campagne dei giochi di ruolo Dungeons&drangons a cui l’autore giocava durante l’università quando ebbe l’idea per il primo romanzo della saga. Protagonista della saga è il mago Pug dall’aspetto normale, quasi insignificante, ma dai grandi poteri, che insieme con i suoi amici e alleati, dovrà affrontare durante un periodo di circa un secolo ben 5 guerre causate da 5 rift, da cui il nome della saga. I rift sono passaggi interdimensionali che purtroppo permetteranno ai popoli di lontani pianeti e dimensioni di invadere Midkemia.
I primi tre libri della Saga di Rftwar mi sono piaciuti. Lo stile usato  è chiaro e scorrevole e i personaggi interessanti. Forse mi è mancata  un pò di introspezione psicologica, i personaggi a volte sono fin troppo perfetti o forti, ma al tempo stesso l’autore non ha paura di uccidere anche persone importanti a livello di trama e riesce a sorprendere il lettore o a commuoverlo. Anche se prevale l’intrattenimento sopra il sentimentalismo. Tutto è ben dosato, forse persino troppo. Quello che probabilmente mi è mancato di più in questi libri è l’imperfezione che a volte fa sì che il lettore possa capire chi era il personaggio preferito dell’autore o chi o cosa si era divertito di più a scrivere e decrivere. Le scene sono belle, l’azione è descritta benissimo, ma questa è una delle poche serie fantasy di cui non ricordavo praticamente nulla.
Nella mia vita ho letto molte serie fantasy, e naturalmente non posso ricordarmi la trama particolareggiata di tutti i libi di una serie letta decine di anni fa, ma alcune scene sono indelebili. Dei libri di Tolkien o Terry Brooks, o Lois Mac Master Bujold o  Marion Zimmer Bradley ricordo molte cose, di alcuni quasi tutto, ma della saga di Rftwar non ricordavo nulla. Perciò prima di preparre questo post ho dovuto rileggere la recensione che ne avevo fatto, rileggere i libri, ristudiare la saga nella sua totalità e i vari seguiti, perchè avevo veramente tabula rasa. Nemmeno una singola scena era rimsta nella mia memoria. Eppure la mia recensione di allora era stata molto buona mi era piaciuta, ma ahimè non ha lasciato alcun segno su di me. E quetso a mio avviso significa qualcosa.
Probabilmente non mi ha colpito o coinvolto abbastanza mi ha solo intrattenuto, e nemmno in modo memorabile. Naturalmente tutto questo è soggettivo, resta il fatto che è una serie fantasy molto famosa e acclamata che consiglio comunque a tutti gli amanti del fantasy classico di leggere assolutamente
La magia è molto presente non toglie spazio alle azioni militari, ma è  veramente importante e decisiva in quasi ogni libro e soprattutto è  molto forte in Pug. e molto vasta, non viene limitata da così poi tante  regole o vincoli e forse questa sua poca specificità è una delle cose  che la rende meno personale meno memorabile. Allo stesso modo abbiamo  tutti gli elementi classici del fantasy: il maghi, le sacerdotesse, gli  elfi, i predecessori degli Elfi,   gli dei, i nani, gli artefatti, i dragi e chi più ne ha più ne metta, ogni elemento classico del fantasy è presente così come l’impronta di Tolkien. Ma nulla prevale nulla spicca tutto è egualmente bello e interessante. I draghi ci sono ma non sono findamentali sempre solo in alcune occasioni,gli elfi idem....quasi tutti sono coraggiosi, quasi tutti sono potenti....non che non ci siano i cattivi ci sono eccome e anche loro sono forti e ben dectti con motivazioni veramente sensate e chiare ma....nessuno spicca. A parte Pug, che sovrsta tutti per importanza e presenza in quasi ogni libro e per essere spesso decisivo....ma anche lòui è persino troppo forte e importante per il suo aspetto che viene decritto come assolytamente normale. E’ potente ma anche piuttosto umile. ....e’ il protagonista ma sempre insieme a altri. Spicca ma al tempo stesso è come se l’autore nopn volesse farlo spccare troppo  e questo non me lo ha reso simpatico o affascinante credetemi. Sono rimasta coinvolta dalla sua storia personale, non mi stava antipatico, anzi mi sono commossa per lui....ma non è mai stato affascinante o sorprendete ai miei occhi.
Ai miei occhi era molto più interessante il suo amico Thomas e tutta la sua storia con gli elfi che per carità è importante nella saga principale  ma non viene super approfondita. come arei voluito Per me la parte affascinante di questa serie sono stati gli elfi e l’dea che due dimensioni entrino in  comunicazione. Due mondi, diversi e distanti entrano in contatto e  scoppia la guerra. Questo sì era qualcosa di nuovo o comunque di così non tanto già visto in altre saghe fantasy.
Comunque la trama della serie è avvicente e se amate il fantasy classico non potrete non apprezzarla. Vi sconvolgerà la vita? Probabilmente no, ma ricordiamo che è una serie nata nella mente dell’autore mentre andava all’università e giocava a Doungeons&Dragons con i suoi amici. Tutto parte da questi giochi di ruolo e soprattutto nei primi libri della saga si sente, è inutile negarlo. Poi l’autore col passare degli anni è cresciuto con essa è maturato e socuramente i libri più belli sono quelli più recenti.
All’interno di questo ciclo la prima serie da leggere, la serie pricipale da cui tutto ha inizio è la SERIE di RIFTWAR, una trilogia fortunatamente tradotta anche in italiano.
SERIE DI RIFTWAR:
1.Il signore della magia (1982)
Autore: Raymond E. Feist
Titolo originale: Magician
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Trama:  Sulle rive di Crydee, un tranquillo avamposto di frontiera del Regno  delle Isole, su Midkemia, un orfanello di nome Pug si sforza di  apprendere i segreti dei grande Mago Kuigan. Il giovane - che grazie al  suo coraggio si è conquistato un posto a corte e le simpatie di una  giovane principessa dimostra un notevole talento magico, però si trova  misteriosamente a disagio con gli incantesimi più comuni e consueti.  Poi, un giorno, in modo del tutto inatteso, le annate di un popolo  proveniente da un altro mondo si affacciano alle porte del Regno,  minacciandone il futuro… Neanche l’inesperto Pug potrà sottrarsi ai  conflitto e, insieme con l’amico guerriero Tomas, affronterà una lunga  serie di avventure, che lo porteranno a ottenere il controllo di una  magia mai vista, eppure da sempre presentita, nonché a scoprire il  segreto dei misteriosi nemici e dello scontro in atto tra Midkemia o  l’oscuro mondo di Kelewan…
2. L’incantesimo di Silverthorn (1985)
Autore: Raymond E. Feist
Titolo originale: Silverthorn
Link: https://amzn.to/3MGfN5C
Trama: La  guerra tra i mondi di Midkemia e Kelewan si è conclusa: il Regno delle  Isole si prepara a vivere un periodo di pace e a festeggiare il  matrimonio tra il principe Arutha di Krondor e la principessa Anita. Ma  la tragedia è in agguato: nel giorno delle nozze, la principessa e  colpita da una freccia imbevuta di un’erba velenosa nota come  Silverthorn, così rara e misteriosa che tutti i rimedi conosciuti per  contrastare i suoi effetti risultano inutili. E mentre la vita della  giovane si spegne lentamente, Arutha si convince che l’unica speranza  per salvarla sia spingersi fino nella lontana Sarth, dove sorge  un’antica abbazia che custodisce più conoscenze di qualsiasi altro luogo  del Regno. Così, in compagnia di un mercenario. di un menestrello e di  un giovane ladro, il principe si mette in cammino…
3. Scontro a Sethanon (1986)
Autore: Raymond E. Feist
Titolo originale: A Darkness at Sethanon
Link: https://amzn.to/3Oo7kFq
Trama:  Le legioni delle tenebre si sono risvegliate per annientare il Regno  delle Isole. Il mago Pug e Tomas devono scoprire l’origine della forza  malefica che rischia di inghiottire il loro mondo. Dal tempo dei Signori  dei Draghi di Midkemia, mai le forze del Caos hanno raggiunto tanto  potere, quindi Pug e Tomas devono intraprendere l’ultima impresa che li  porterà dalle remote terre di Kelewen fino all’alba del tempo, per  combattere la battaglia finale contro chi vuole annientare il loro  mondo.
A QUESTA TRILOGIA SI SONO POI AGGIUNTE TANTE ALTRE SERIE CHE SONO SIA SEQUEL DELLA SAGA PRINCIPALE SIA SPIN OFF MENO DIRETTTAMENTE E CRONOLOGICAMENTE COLLEGATI AD ESSA.
MA IO RITENGO CHE SOLO 4 di queste serie arricchiscano la serie principale in modo importante, introducendo nuove figure che si riveleranno fondamentali ai fini della trama e raccontando eventi muteranno per sempre le vite dei personaggi della serie, e sono naturalmente le 4 serie corrispondenti ai 4 RIFT che avvengono nel ciclo dopo la serie princpale, poichè ogni volta che un rift, un passaggio verso un’altra dimensione, si apre ne segue sempre caos e guerra:
The Serpentwar Saga
Ambientata circa 50 anni dopo la trilogia principale, dopo un secondo Rift, dopo che si è creato un secondo pasaggio con un altra dimensione. Midkemia è invasa da uomini lucertola, che stanno sfuggendo a un invasione di demoni sul loro mondo d’origine.
Shadow of a Dark Queen, 1994
Rise of a Merchant Prince, 1995
Rage of a Demon King, 1997
Shards of a Broken Crown, 1998
The Darkwar Saga
Ambientata poco dopo la serie Conclave e quindi circa 30 anni dopo il Secondo Rift, e la serie Serpentwar. Accade un Terzo Rift e stavolta la Conclavedelle ombre deve cercare di fermare l’invasione dei Dasati; una razza proveninte da un altra dimensione dominata dalle forze del male.  
Flight of the Nighthawks,2005
Into a Dark Realm,2006
Wrath of a Mad God,2008
The Demonwar Saga
Solo 10 anni dopo il Terzo Rift, ecco aprirsi un Quarto Rift, e stavolta dal passaggio pronti a invadere Midkemia arrivano degli elfi guerrieri in fuga da forze demoniache che finiscono pure loro per arrivare su Midkemia.
Rides a Dread Legion, 2009
At the Gates of Darkness, 2010
The Chaoswar Saga
Ambientata dopo un Quinto Rift subito dopo la Demonwar serie di cui è un diretto seguito vede l’invasione del Regno delle Isole da parte dell’Impero Kesh.
A Kingdom Besieged, 2011
A Crown Imperiled, 2012
Magician's End, 2013
LE ALTRE 5 SERIE che FEIST ha scritto, arricchiscono certamente la serie, ma li vedo come più degli spin off che potrebbero anche venir saltati senza togliere poi molto alla trama principale. Opinione mia e vi consiglierei di leggerli solo se avete amatoin modo particolare alcune parti dei libri principali.
Ad esempio vi appassionano le lotte politiche di Midkemia, gli intrighi di corte, L’impero Kelean e Krondor, allora certamente vi consiglio di leggere le serie:
Kelewan Empire
con Janny Wurts, Daughter of the Empire, 1987
con Janny Wurts, Servant of the Empire, 1990
con Janny Wurts, Mistress of the Empire, 1992
Krondor's Sons
Prince of the Blood, 1989
The King's Buccaneer, 1992
The Riftwar Legacy
Krondor: The Betrayal, 1998
Krondor: The Assassins, 1999
Krondor: Tear of the Gods, 2000
Vi interessa invece di più il lato magico della storia, i maghi, la scuola di magia? Allora dovete certamente leggere la serie:
Il Conclave delle ombre:
L'artiglio del falco d'argento (Talon of the Silver Hawk, 2002), Nord, 2003
Il re delle volpi (King of Foxes, 2003), Nord, 2004
L'esilio del tiranno (Exile's Return, 2004), Nord, 2006
Per quanto riguarda la serie Legends of RIftwar, questa poi non la chiamerei neppure serie sequel, è proprio uno spin off ed è formata da libri tra loro scollegato tra l’altro che invece si legano da ltri libri della saga approfondendone alcuni personaggi molto secondari. Quindi la lettura di questa potete saltarla a meno che siate veri fan di questa serie e volete leggere tutto ciò che c’è da leggere su questo universo.
Legends of the Riftwar
con William R. Forstchen, Honoured Enemy, 2001 (pubblicato anche come Honored Enemy)
con Joel Rosenberg, Murder in LaMut, 2002
con S. M. Stirling, Jimmy the Hand, 2003
Jimmy and the Crawler, 2013
SE INVECE VOLETE IMMERGERVI TOTALMENTE IN QUESTO MONDO e LEGGERE L’INTERA SAGA IN ORDINE CRONOLOGICO DEGLI AVVENIMENTI NARRATI, L’ORDINE GIUSTO E’ QUESTO
1. Serie di Riftwar (la serie principale il fulcro del ciclo)
2. Serie  Legends of the Riftwar  (ambientata tra il primo e il secondo libro della trilogia principale)
3. Serie Kelewan Empire (ambientata durante la prima trilogia principale)
4. The Riftwar Legacy (ambientata 10 anni dopo gli avvenimenti di Scontro a Sethanon)
5. Serie Krondor's Sons  (dedicata alle avventure dei figli del principe Arutha e ambientata 20-30 anni dopo la trilogia principale).  
6. Serie  The Serpentwar Saga (ambientata 50 anni dopo la fine della trilogia principale dopo il secondo Rift)
7.  Serie  ll Conclave delle ombre (ambientata circa 30 anni dopo la serie Serpentwar)
8.  Serie  The Darkwar Saga (ambientata  qualche anno dopo il Conclave dopo il terzo rift)
9.  Serie  The Demonwar Saga (ambientata  dopo il quarto rift, 10 anni dopo Darkwar)
10.  Serie  The Chaoswar Saga (ambientata  dopo il quinto rift poco dopo la Demonwar serie)
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enkeynetwork · 17 days
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personal-reporter · 5 months
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L’inverno in Giappone
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Il Giappone in inverno è qualcosa di magico tra sculture di ghiaccio, luminarie e fuochi d'artificio, infatti i primi fiocchi di neve sono spesso un simbolo della festa nell'arcipelago. L'inverno è il momento ideale per ammirare il Monte Fuji, che si presenta innevato e privo delle nuvole, mentre la zone più belle del Giappone sono coperte da una leggera coltre di neve, come Kenroku-en a Kanazawa o Kinkaku-ji a Kyoto, che si possono visitare in tutta tranquillità. In inverno, gli ume, o susini giapponesi, fioriscono a febbraio e hanno un bel rosa pallido prima della famosa fioritura dei ciliegi. Il Giappone è diventato una destinazione di punta per gli appassionati di sci, attratti dalle sue eccezionali condizioni di neve e dai suoi magnifici paesaggi, in zone come Niseko a Hokkaido e Hakuba a Honshu con  una stagione che va da dicembre ad aprile. Ma ò'inverno è anche il periodo ideale per approfittare delle sorgenti termali giapponesi note come onsen, in particolare dei bagni all'aperto o rotenburo. Le yuki matsuri, o feste della neve, sono il momento culminante della stagione invernale, soprattutto nel nord del Paese, la più nota è il festival della neve di Sapporo, sull'isola di Hokkaido dove ogni anno, a febbraio, più di 250 sculture di neve e ghiaccio riempiono le strade della città. L'attrattiva del festival risiede soprattutto nel modo in cui vengono allestite le sculture, alcune delle quali superano i 15 metri di altezza, con un meraviglioso gioco di luci tra  animali fantastici, scene di vita quotidiana, affreschi e monumenti storici, ma anche celebrità giapponesi del momento o personaggi di anime oltre a molte altre attività, come concerti, giochi da tavolo e una deliziosa varietà di bancarelle di specialità locali. L'inverno è anche un momento di festa e, sebbene in Giappone non si festeggi necessariamente il Natale, il Capodanno,  è un momento molto importante per le famiglie per riunirsi e condividere momenti famigliari e spirituali. Già prima dell'inizio del nuovo anno, i giapponesi ripuliscono le loro case, le stuoie del tatami vengono scrollate, i tappeti arieggiati ed è di buon auspicio sostituire gli oggetti rotti per dare alle divinità del nuovo anno il benvenuto, tutti i debiti devono essere pagati e gli affari in sospeso devono essere conclusi. Poi le case vengono decorate con kadomatsu, composizioni floreali fatte di bambù e pino, come simbolo di salute e longevità. Le famiglie assaporano il toso, un sakè speziato che garantisce la salute, e si preparano alle preghiere e, al posto dei dodici colpi della mezzanotte, i giapponesi ascoltano i 108 colpi della campana del tempio. Nel culto shintoista,la divinità del nuovo anno arriva con il primo raggio di sole, leggenda che spinge molti giapponesi a cercare un punto di osservazione elevato per sfruttare al meglio il momento. L'usanza più divertente dell'inizio dell'anno è il pacchetto a sorpresa noto come fukubukuro, dove alcuni di essi possono contenere un telefono, un computer, un viaggio, un'auto o addirittura una casa. Per celebrare il nuovo anno, i festeggiamenti a Kobe partono la mattina del 31 gennaio con uno spettacolo di danza acrobatica cinese. Nella cucina del Giappone l'inverno è la stagione del nabemono, un incrocio tra fonduta cinese e pot-au-feu,  composto da cavolo cinese, tofu, funghi,  noodles, pesce e le fette sottili di carne (manzo, maiale), il tutto cotto in un brodo a base di pesce o alghe. Read the full article
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lamilanomagazine · 1 year
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Cremona: un’importante svolta nella conoscenza dell’arte pittorica nella Cremona di epoca romana
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Cremona: un’importante svolta nella conoscenza dell’arte pittorica nella Cremona di epoca romana. Si è conclusa il 21 maggio la mostra “Pictura tacitum poema. Miti e paesaggi dipinti nelle domus di Cremona”, dedicata alle decorazioni pittoriche delle lussuose case private appartenute a ricche famiglie cremonesi della prima età romana imperiale. I frammenti di affreschi, provenienti dalla Domus del Ninfeo di piazza Marconi e dalla Domus dei Candelabri dorati di via Colletta, in parte ricomposti e restaurati, sono stati presentati in confronto con importanti testimonianze pittoriche dalle città vesuviane, da Ostia e da Roma stessa, a dimostrazione della piena consonanza della cultura artistica locale con stili e iconografie in voga nell'Italia peninsulare. Di particolare suggestione per il pubblico è risultata la ricostruzione di alcuni quadri provenienti da una delle stanze da letto della Domus del Ninfeo, raffiguranti varie scene della triste storia di Arianna, dopo l’abbandono a Nasso, mito illustrato in una sezione dedicata della mostra anche tramite pezzi di epoche più recenti. La mostra, promossa dal Comune di Cremona in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova, è stata l'occasione per un'importante collaborazione, nell'ambito del Sistema Museale cittadino “Cremona Musei”, tra Museo Archeologico e Museo del Violino, che ne ha ospitato l'allestimento nel Padiglione “Andrea Amati”, attivando una significativa osmosi tra pubblici interessati a tematiche diverse. Valore aggiunto del progetto espositivo, curato per la parte scientifica da Nicoletta Cecchini (funzionaria di zona della Soprintendenza), Elena Mariani (ricercatrice indipendente) e Marina Volonté (conservatrice del Museo Archeologico) è stata la collaborazione di istituzioni quali il Centro per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali “La Venaria Reale” di Torino - per il restauro e la presentazione in mostra degli intonaci dipinti da via Colletta - e il Laboratorio Arvedi dell'Università degli Studi di Pavia per le indagini diagnostiche sui reperti. La curatela si è inoltre giovata dell'apporto di un prestigioso comitato scientifico costituito da Lynn Arslan Pitcher, Gabriele Barucca, Irene Bragantini, Andrea Bruciati, Alessandro D'Alessio, Paolo Giulierini e Massimo Osanna. A Irene Bragantini, esponente tra i più autorevoli nello studio della pittura di epoca romana, si devono alcune nuove chiavi di lettura delle iconografie cremonesi, come emerge dai contributi a sua firma pubblicati nel catalogo; Lynn Arslan Pitcher, per molti anni funzionaria archeologa della Soprintendenza per Cremona, è stata fonte inesauribile di dati e di una visione generale dell'archeologia della città. Al Soprintendente Gabriele Barucca si devono molti interessanti spunti, soprattutto in relazione ai temi mitologici, oltre alla facilitazione nella richiesta delle opere in prestito da altri musei e istituzioni, ottenuti grazie alla collaborazione di Andrea Bruciati (Istituto Villa Adriana e Villa D'Este, Tivoli), Alessandro D'Alessio (Parco Archeologico di Ostia Antica), Paolo Giulierini (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) e del Direttore generale dei Musei del Ministero della Cultura Massimo Osanna. Altri importanti prestiti sono giunti dal Museo Archeologico di Firenze (Direzione regionale Musei della Toscana), dal Museo di Palazzo Ducale di Mantova, dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza; agli archivi fotografici del Parco archeologico del Colosseo e del Parco Archeologico di Pompei si devono le immagini utilizzate per i pannelli lungo il percorso espositivo, progettato con il consueto tratto di eleganza formale dallo Studio Tortelli e Frassoni di Brescia. Di grande impatto e molto apprezzate dal pubblico sono state le ricostruzioni multimediali sia degli ambienti della Domus dei Candelabri Dorati, a cura di Amedeo De Lisi, specializzando dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sia della parete dell'anticamera della “Stanza di Arianna”, realizzata da StudioBASE2 grazie al contributo della Camera di Commercio di Cremona. Il catalogo, pubblicato da Ante Quem (Bologna), raccoglie saggi e schede di 28 studiosi afferenti a Istituti Universitari, Enti di Tutela, Musei e ricercatori indipendenti, e costituisce la sintesi delle attuali conoscenze sul tema della decorazione pittorica domestica di Cremona romana, nello stesso tempo punto di partenza per i futuri approfondimenti. La mostra, nei poco più di tre mesi di apertura, ha attirato oltre 5.000 visitatori, tra cui 56 gruppi organizzati, tra i quali numerose classi in particolare degli istituti secondari di secondo grado della città. La provenienza del pubblico, in relazione anche alle numerose relazioni scientifiche attivate, è stata molto varia, con numerosi visitatori dall'Italia centro-meridionale e, grazie alla collocazione e alla riduzione reciproca del biglietto d'ingresso con il Museo del Violino, diverse presenze dall'estero. Inoltre, la gratuità dell'accesso, con il biglietto della mostra, al Museo Archeologico ha avuto una positiva influenza sulle presenze in quest'ultimo, quasi triplicate rispetto allo stesso periodo del 2022. Nell'ambito della mostra sono stati inoltre organizzati eventi, a loro volta attrattori di segmenti specifici di pubblico: laboratori per bambini e famiglie organizzati nei fine settimana, una visita accompagnata dalle esecuzioni della flautista Daniela Cima nell'ambito della rassegna “Fuorifestival: Spazionovecento al Museo”, infine le due domeniche, tra cui la giornata di chiusura, durante le quali i visitatori sono stati accolti dalle “guardie pretoriane” dell'Associazione Praetoriani et Cives Romani che hanno animato il percorso illustrando temi e oggetti della vita quotidiana della prima età romana imperiale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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jacopocioni · 1 year
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Hannibal, paura a Firenze.
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Hannibal a Firenze Non tutti i film girati a Firenze sono da lacrima come Incompreso o da risata come Amici Miei, vi sono stati girati anche film da brivido. Uno di questi è Hannibal. Si tratta del sequel del Silenzio degli innocenti il cui protagonista Dott. Hannibal Lecter (Anthony Hopkins) dimostra fin da subito una conoscenza di Firenze. Nel silenzio degli innocenti infatti nella sua cella ci sono vari disegni fatti "a memoria" e uno di questi è Firenze vista dal piazzale Michelangelo. Sembra quasi scontato che il film Hannibal venga ambientato proprio a Firenze. La trama ci racconta che sette anni dopo la fuga del cannibale Dott. Hannibal Lecter dalla prigionia ha trovato rifugio nella vecchia Europa. Una delle sue vittime, la sesta, Mason Verger, è sopravvissuta ad Hannibal e dal suo giaciglio dove sopravvive grazie alle macchine medita vendetta. Il suo aspetto sfigurato è la conseguenza del "gioco" condotto da Hannibal nei suoi confronti ed anche il motivo per cui ha offerto 3 milioni di dollari a chiunque gli fornisca informazioni sul cannibale. Hannibal nel frattempo ha fatto di Firenze la sua dimora e sotto falso nome, Dottor Fell, si ricostruisce una vita come uomo d'arte e cultura. La sua nomina a curatore  della Biblioteca Capponi è prossima data la strana scomparsa del precedente curatore. Di questa scomparsa si occupa l'ispettore di polizia Rinaldo Pazzi (Giancarlo Giannini), diretto discendente di Francesco de' Pazzi. Quale migliore figura di un pazzo per dare la caccia ad un pazzo? In questo turbine rientra anche l'agente Starling (Julianne Moore) per cui Lecter ha sempre avuto un debole. Un film da vedere per chi non ha avuto occasione, magari stasera. Non voglio fare spoiler e rovinarvi il film, ma è ovvio che due parole sulle scene girate a Firenze vanno dette. Non sono poi cosi tante, alcune molto belle, altre che identificano bene Firenze, ma nel complesso Firenze non viene esaltata molto, anzi appare una Firenze tenebrosa, scura, avvolta anche da fumi che non esistono nella realtà; ovvio voluto dal regista per il patos del film, ma che non rendono giustizia alla città stessa. Nonostante tutto la bellezza e la cultura di Firenze riescono comunque ad emergere, come sempre. Ultima curiosità riguarda un negozio che viene usato nel film e si tratta di Vera dal 1928 in Piazza de' Frescobaldi, vicino al Ponte Santa Trinita. In questa gastronomia rinomata Hannibal acquista tartufi e i formaggi, peccato che questa pubblicità gratuita non abbia portato fortuna dato che la gastronomia ha chiuso e adesso al suo posto c'è una farmacia. Buona visione.
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Jacopo Cioni Read the full article
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veronica-nardi · 3 years
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Drama Quiz 2020
FINALMENTE E’ ARRIVATO IL MOMENTO DI RISPONDERE A QUESTO MALEDETTO QUIZ (perché è maledetto, non prendiamoci in giro)
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L’ho aspettato con intensa trepidazione tutto l’anno. Sarò sincera: una parte di me quest’anno ha visto drama asiatici solo per poter rispondere a questo quiz.
Varie emozioni ho provato nel rispondere alle seguenti domande: dalla nostalgia ripensando ai drama visti, a un senso di divertimento generale, e a un certo porconamento perché con tutti i drama visti quest’anno rispondere alle domande, sopratutto alcune, non è stato affatto facile.
Ah com’era facile la vita l’anno scorso quando c’era The Untamed!
Ecco i 45 drama che ho visto in questo sfigato 2020 (in ordine cronologico di visione):
Coreani: My Country The New Age, Hotel del Luna, One more time, My runway, Romance is a bonus book, Descendants of the sun, The Crowned Clown, At Eighteen, Orange Marmalade, Memories of the Alhambra, Mr Sunshine, Live, Beethoven virus, Weightlifting Fairy Kim Bok Joo, Chief of staff, Tell me what you saw, Soulmate, Graceful Family, Sassy Go Go, Man to man, When the camellia blooms, Circle: two worlds connected, Hwarang, Goong, The most beautiful goodbye, Hospital Playlist, Hot Stove League, Kingdom (prima e seconda stagione).
Cinesi: Ever Night, Yanxi Palace Princess Adventures, Metti la testa sulla mia spalla, Oh! My Emperor, Super Star Academy, Arsenal Military Academy, The lost tomb (prima stagione), The Legends.
Taiwanesi: Black and white, Autumn’s Concerto, Triad Princess, Someday or one day.
Giapponesi: High and Low (di cui tra stagioni e film ho perso il conto della roba che ho visto, ma lo considero un pacchetto unico), Wild heroes, Hana yori dango (prima stagione), Karamazov no Kyodai.
Thailandesi: The Underclass.
Rewatch: The Untamed (che non userò nelle risposte perché ha già grandemente vinto l’anno scorso) e Meteor Garden.
Da notare come i coreani troneggino di brutto. Cercherò di essere più equilibrata il prossimo anno XD.
Cominciamo.
1) Drama preferito del 2020 
Anche se è la prima domanda, è l’ultima a cui sto rispondendo. Perché avevo la bellezza di dieci drama tra cui scegliere, e per giorni mi sono messa le mani nei capelli: sostanzialmente, tutte le volte che pensavo a un drama mi dicevo “ecco, è questo il mio preferito!”, ma non perché lo fosse davvero, ma solo perché ci stavo pensando ed ero presa dall’emozione del momento.
Poi, esattamente due giorni fa (oggi mentre scrivo è il 28 dicembre), mentre stavo camminando ho aperto un attimo la bozza di questo post per rivedere quali drama fossero in lista tra i preferiti, e quando mi è caduto l’occhio su questo titolo, il mio cervello ha fatto boom.
Mi sono detta: “E’ perfetto per essere il drama dell’anno! Perché non ci ho pensato prima??” E mi sono data della stupida. Non so perché, ma una parte di me l’ha sempre scartato o dimenticato, ma giuro che per me è perfetto per essere nominato drama preferito dell’anno.
Quando ho realizzato che doveva essere lui, ho raggiunto la pace dei sensi.
Per un sacco di tempo ho pensato che Hotel del Luna avrebbe molto probabilmente vinto, e anche Goong c’è andato davvero vicino, e anche The Crowned Clown.
Quando poi ho iniziato The Legends ero così entusiasta: aveva tutti i requisiti per diventare il nuovo The Untamed, peccato che poi si sia perso lungo la strada e non sia riuscito a reggere il paragone.
Ma bando alle ciance e ciancio alle bande. Il mio drama preferito dell’anno è, rullo di tamburi....
LIVE
Ebbene sì, Live. E sono molto contenta di nominarlo: non solo è un drama che mi è rimasto nel cuore, ma penso che sia anche un drama fatto bene e che tutti dovrebbero vedere.
Live, vivere. Una serie sulla vita e il lavoro dei poliziotti ma non solo. La serie ci mostra cosa significa vivere nelle vesti di un poliziotto, ma in generale è un racconto su quanto possa essere arduo, doloroso e bastardo il percorso della vita, che a volte ci mette davvero a dura prova.
La serie è schietta, umana, dolorosa, realistica. I poliziotti messi in scena non sono dei supereroi senza paura dotati di poteri magici e acclamati dalla gente. Anzi. Ricordo che per la maggior parte del tempo a questi poliziotti la gente gli sputava in faccia (letteralmente).
Una cosa che colpisce è vedere questi poliziotti che lottano per vivere una vita giusta e dignitosa, lottano per proteggere i cittadini e per catturare i criminali, sono quelli che combattono per tutti ma nessuno combatte per loro. E quindi si devono arrangiare e fare da soli, stringendo i pugni e imprecando tra i denti.
“Non siamo quelli che proteggono le persone. Siamo quelli contro cui si impreca.”
E’ semplicemente impossibile non empatizzare per la squadra di poliziotti messa in scena, e anche simpatizzare per loro è davvero facile. Ricordo come fossero un branco di scaricatori che passava la maggior parte del tempo a urlarsi in faccia e a sbattere le porte, ma sapevano anche essere dei teneri pucciosi e un gruppo di comari pettegoli. Per non parlare di come fossero capaci di fare fronte comune quando si trattava di sopravvivere in un mondo crudele. Best team ever. Alla fine mi sono entrati nel cuore, anche chi all’inizio non mi piaceva molto.
Live lo dovrebbero vedere tutti per le tematiche messe in campo e per il modo in cui vengono affrontate.
La serie mette in campo problemi e tematiche che fanno parte della quotidianità di tantissime persone, e lo fa in modo sincero, diretto, pulito, arriva al punto senza girarci troppo intorno, e allo stesso tempo è estremamente rispettosa dei sentimenti dei personaggi, e questo lo ricordo molto bene.
Live mi ha fatta arrabbiare, piangere, mi ha distrutta e mi ha spezzato il cuore, mi ha fatta sentire frustrata e impotente. I casi da risolvere sono pesanti e dolorosi, ma Live è stata capace di regalare anche scene in cui si piange di gioia, e lo dico col cuore in mano: quelle scene erano preziosissime.
Inoltre ricordo alcune parti - ma giusto alcune eh - in cui ho riso fino alle lacrime.
Perché Live mi ha regalato una delle più belle bromance di sempre.
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Vorrei stare qui a parlare di ogni singolo personaggio e di tutte le scene che mi sono rimaste impresse, ma siccome non posso dico solo che uno dei personaggi principali ha un’evoluzione davvero bellissima e a tutto tondo, e ogni poliziotto della squadra riesce a farsi amare per qualche motivo: a tutti viene dato dello spazio per raccontare le loro storie umane e difficili, che ho seguito tra rabbia, tristezza ed affetto.
Una morale che mi porterò dietro da questa serie per l’eternità è che non possiamo aspettarci che i poliziotti siano impeccabili, che abbiano sempre la prontezza di seguire alla lettera il manuale. Prima di essere dei poliziotti, sono degli esseri umani. Non possiamo pretendere da loro l’impossibile, perché la verità è che sono costretti a prendere delle decisioni vitali in situazioni di forte stress nel giro di pochi secondi.
La tristezza di questa serie è vedere la gente comune trattare a pesci in faccia questi poliziotti che si fanno il culo dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina, mettendo continuamente a repentaglio le loro vite. Affrontare situazioni di pericolo e catturare criminali fa parte del loro lavoro, ma penso che sarebbe consolatorio e gratificante se almeno ricevessero il supporto da parte di quei cittadini che si impegnano tanto a proteggere.
Ci sono momenti in cui la frustrazione vola davvero altissima, ma è una serie che vale assolutamente la pena vedere.
2) l’ultimo drama che hai visto quest’anno
Kingdom
Ad un certo punto di questo autunno mi sono accorta di aver guardato un sacco di drama coreani nei mesi precedenti, e di aver abbastanza trascurato quelli degli altri paesi (basta guardare la mia lista), così mi sono ripromessa di guardare solo drama taiwanesi, cinesi o giapponesi fino alla fine dell’anno, giusto per rimpolpare un po’ la situazione.
Promessa che è andata a farsi benedire nel momento in cui ho scoperto (a quanto pare lo sapevo già ma giuro che non me lo ricordavo proprio, grazie memoria) che uno dei miei grandi amori di quest’anno, ovvero Ju Ji-hoon che ha interpretato il principe Shin in Goong, è il lead di questa serie zombie in onda su Netflix.
Quello degli zombie non è proprio il mio genere preferito, ma ammetto che ogni tanto qualcosa di questo genere posso anche vedermelo volentieri (oltretutto i feels da The Walking Dead sono volati altissimi).
E poi c’era Shin (sì, io lo chiamo Shin), e addirittura nel ruolo del lead, e la prima stagione contava solo sei episodi non molto lunghi, quindi la serie sembrava proprio dirmi “guardami, guardami!”. E quindi l’ho guardata, alla faccia dei drama degli altri paesi. Fatemi causa.
Finita la prima stagione ho scoperto che era già disponibile la seconda sempre sei episodi, e mi sono detta “che faccio non me la guardo?”. Volendo finire in fretta per dedicarmi a questo quiz, me la sono sparata nel giro di una mattina, finendo col rincoglionirmi.
Posso concludere dicendo che la serie mi è piaciuta molto. Attendo la terza stagione.
3) Un attore e un’attrice che hai scoperto quest’anno 
Xu Kai e Bai Lu
Entrambi da Arsenal Military Academy e The Legends, dove interpretano i lead in tutte e due le serie, ed entrambe le volte danno vita a due bellissime storie d’amore di cui mi sono innamorata.
Mi hanno conquistata sia singolarmente, sia come coppia. Sono un attore e un’attrice molto giovani - 25 e 26 anni - ma già estremamente capaci, espressivi, versatili, ci regaleranno così tante soddisfazioni nel corso degli anni.
Insieme sono qualcosa di stupendo, hanno un’ottima chimica che rende la loro recitazione molto naturale. Li ho adorati sia in Arsenal, dove hanno dato vita a un rapporto un po’ alla Daoming Si e Shancai, un po’ alla gatto e il topo, un rapporto litigarello, sale e pepe, divertente, ma anche ricco di complicità e romanticismo; sia in The Legends, dove la storia d’amore è molto più centrale ed è anche molto più ricca di angst, e sono pienamente riusciti a dare vita a una storia tormentata, tragica, difficile, dolce, triste, romantica, passionale.
Mi sono completamente innamorata di loro, sono stati una gioia per gli occhi per tutto il tempo.
Bonus per Yeo Jin-goo, interprete di The Crowned Clown e che non posso non citare.
4) Un drama che hai visto che sapevi che non era il tuo genere ma che poi ti è piaciuto 
Memories of the Alhambra
Dunque, qui devo spiegare bene.
Quando ho letto questa domanda mi sono trovata un po’ in difficoltà, perché io scelgo sempre drama che mi ispirano e che è molto probabile mi piacciano. Oppure me li consiglia @dilebe06​, che ormai conosce i miei gusti e mi consiglia sempre ottimi drama.
Oppure vado “sulla fiducia”. Mi spiego: quando c’è un attore o un’attrice che mi piacciono, vado a guardare quali altri drama hanno fatto e me li vedo di default, intuendo già che mi piaceranno, perché do per scontato che se un attore o un’attrice mi piace molto, i loro drama non potranno non piacermi.
Per esempio io probabilmente non avrei mai visto Circle, un drama di fantascienza con gli alieni. Ma sapendo che c’era Yeo Jin-goo, ho pensato che non poteva essere brutto, infatti mi è piaciuto molto.
Avrei anche risposto Circle a questa domanda, o magari High and Low (chi se l’aspettava tanta profondità da quella che doveva essere una serie sulle risse di gruppo?), ma poi mi è venuta in mente una cosa.
Quando ho letto la trama di Memories of the Alhambra non mi è ispirata molto e ho detto a @dilebe06​ di guardarla pure senza di me.
ANCORA MI DO DELLA CRETINA DA SOLA.
Per fortuna a una certa @dilebe06​, che come ho detto poc’anzi mi conosce bene, mi fa sapere che il lead di questa serie potrebbe piacermi molto, e da come me ne parlava sembrava un drama con un ritmo molto coinvolgente e pieno di misteri.
Siccome mi fido di lei, ormai incuriosita, ho iniziato a guardarlo... finendo col mangiarmi un episodio dietro l’altro e rischiando di morire per la troppa adrenalina. L’ho amato.
Lo considero uno dei drama coreani migliori, non solo del 2020, ma che in generale siano mai stati creati.
E pensare che io lo avevo scartato...
Ecco perché inserisco Memories in questa domanda, perché all’inizio lo avevo scartato perché, per motivi noti solo a me, “non mi ispirava”.
5) Personaggio con la migliore evoluzione 
Lu Zhaoyao in The Legends
Zhaoyao è stata una delle mie eroine e lead preferite di questo 2020. Un personaggio sfaccettato, dinamico e in cambiamento continuo, tanto che nel corso della serie attraversa tre diverse evoluzioni: inizialmente parte come una ragazza allegra, innocente, spensierata, ma non priva di coraggio e di talento; poi diventa una giovane donna piena di rancore, fredda, combattiva e sfacciata, nonché una leader capace di dare fuoco a una città per proteggere i membri della sua Setta; e infine si trasforma in una donna matura, consapevole, che impara ad amare e ad essere amata, che smette di lottare da sola intrappolata nel proprio risentimento, che rivede totalmente i propri orizzonti, sogni e priorità.
Faccio vincere lei perché diventa proprio un’altra persona nel corso della serie, e Bai Lu è stata bravissima nell’interpretare un personaggio così ricco di sfumature che compie un percorso travagliato.
6) Drama che ti è piaciuto meno 
Black and white
Questa è facile da rispondere. Basta guardare i voti che ho dato ai drama di quest’anno, e Black and White penso sia l’unico a cui non ho dato nemmeno la sufficienza.
Era partito bene, sembrava simpatico, divertente, con scene d’azione per movimentare la situazione, i personaggi erano carini e il fatto che fossero poliziotti significava che avevano dei casi da risolvere. Tutto portava a pensare che sarebbe stato un drama di intrattenimento molto carino.
Poi sono cominciati i problemi.
Uno dei due poliziotti protagonisti che si scopre essere stato rapito, drogato e sottoposto a una chirurgia facciale per volere del suo stesso padre, l’altro poliziotto viene fuori che sia il figlio niente poco di meno che del presidente in persona, sempre detto poliziotto si innamora di una tizia che gliela mette nel culo ma che in punto gli dice che lo ama (e lui che piange). Il tutto coronato da una “”bromance”” in cui i due prima tentano di ammazzarsi (non ricordo chi dei due tenta di ammazzare l’altro), e dieci minuti dopo - ripeto, dieci minuti dopo - sono fratelli per la vita.
Un’accozzaglia di roba assurda, cringe e trash.
Io ho già deciso il momento più WTF, ma mi sto accorgendo che pure questo non scherza.
Ma sono contenta perché tra i quarantacinque drama visti quest’anno, questo è l’unico ad essere stato bocciato.
7) Un drama che non eri sicura che avresti finito 
At Eighteen
Ci sarebbe anche Metti la testa sulla mia spalla, abbandonato dopo i primi tre episodi perché a mia mamma non piaceva e ripreso da me sola tempo dopo, ma preferisco inserire At Eighteen perché non ho modo di citarlo da nessun’altra parte in seguito, e sarebbe un peccato.
Anche At Eighteen l’ho cominciato con mia mamma, e pensavo che lo avremmo droppato al primo episodio perché non ci stava prendendo, era un po’ noioso. Poi, proprio sul finire della prima puntata, la trama improvvisamente si illumina e abbiamo deciso di proseguire.
Lo abbiamo iniziato annoiate, lo abbiamo finito in lacrime per la commozione.
Ho visto tre drama scolastici quest’anno, e At Eighteen è il mio preferito perché è quello che trovo più realistico nella messinscena delle tematiche e dei personaggi.
At Eighteen è un drama di denuncia del sistema scolastico coreano, fatto di classifiche soffocanti, manipolazioni e voti truccati; una serie che parla di genitorialità, sul ruolo e l’importanza dei genitori e i danni irreparabili che un’educazione sbagliata può provocare nei figli; ma soprattutto una serie sugli adolescenti e su tutte quelle cose che possono vivere dei tipici ragazzi e ragazze di 17-18 anni: il bullismo, i primi amori, l’inserirsi in una nuova scuola, l’accettazione, le amicizie, la scoperta della propria sessualità, le litigate, il divorzio dei genitori, prendersi una cotta per il giovane e carismatico professore, pensare a cosa fare nella propria vita.
Accompagnato da una bellissima colonna sonora, At Eighteen è un drama davvero meritevole - con attori che per una volta sembrano davvero dei ragazzi perché lo sono loro stessi - che tocca argomenti difficili in modo sapiente, riuscendo non solo a far riflettere ma anche emozionare.
8) Protagonista maschile preferito 
Ha Seon di The Crowned Clown
Una delle domande più difficili per me, perché quest’anno ho visto quattro lead che mi sono entrati nel cuore: Joo Jin-woo di Memories of the Alhambra, Shin di Goong, Mo Qing di The Legends, e Ha Seon di The Crowned Clown. Ognuno di loro mi ha conquistato per motivi diversi e ognuno di loro meriterebbe di vincere, ma alla fine scelgo Ha Seon.
Un ragazzo povero cresciuto per la strada in una piccola compagnia di saltimbanchi, è allegro, sorridente, gentile, affabile, spensierato, e allo stesso tempo furbo e intelligente. La sua vita cambia radicalmente quando, a causa della sua somiglianza fisica col Re, viene messo sul trono per proteggere il sovrano, la cui vita è costantemente in pericolo.
Ho seguito Ha Seon con enorme piacere ed interesse nel suo travagliato percorso. Da buffone di strada che non sa nemmeno leggere e che vive la sua vita con spensieratezza assieme alla giovane sorella, Ha Seon compie un’evoluzione davvero straordinaria. Impara a leggere, a parlare in modo formale, impara a muoversi a corte e a impartire ordini. 
La lezione più dura che impara sulla propria pelle è quella che il Re è un lavoro di merda: sei sempre nel mirino, circondato da avvoltoi che non attendono altro che prenderti il trono, la tua vita è costantemente in pericolo, sei costretto a fare delle scelte difficili e a compiere azioni discutibili, ogni tuo gesto/azione/parola deve essere riflettuto con calma in modo da non fare passi falsi, e devi essere pronto a rinunciare alle cose a cui tieni di più. Insomma, è un lavoraccio in cui si vive costantemente con il cuore in gola.
Ha Seon è stato un protagonista davvero splendido che è impossibile non amare. Mi ha strappato vari sorrisi, mi ha fatto riflettere, pensare, emozionare. Ricordo come si facesse aiutare ma non permetteva che gli venissero messi i piedi in testa: era sì un buffone ignorante, ma non era stupido, capiva perfettamente perché era stato messo sul trono, e non gli andava giù di essere una marionetta sacrificale. 
Un carattere forte che esplode nel momento in cui decide di abbracciare il potere e di tenersi il trono per proteggere coloro che ama e per cercare di cambiare il mondo. Questa è una delle mie due scene preferite della serie, ed è il motivo per cui scelgo Ha Seon come protagonista dell’anno: perché decide di usare il suo privilegio e il suo potere per fare qualcosa di buono.
Ha Seon è un personaggio ben caratterizzato, sfaccettato, con una bella evoluzione, ma non lo premio per questo, bensì per il messaggio chiaro, semplice e diretto che porta con sè.
9) Protagonista femminile preferita 
Dong-baek di When the camellia blooms
WOO CHE COLPO DI SCENA DELL’ULTIMO MINUTO.
Dico così perché ero abbastanza convinta che la mia preferenza sarebbe ricaduta su Lu Zhaoyao di The Legends, ma poi, qualche giorno fa, durante una delle mie passeggiate - perché a quanto pare durante le passeggiate ho le illuminazioni divine - mi sono messa ad ascoltare una ost di When the camellia blooms e mi sono detta: “No cavolo, è lei che voglio far vincere!”
Non è una decisione presa dal nulla e che si basa su uno scoppio improvviso di pazzia, perché Dong-baek è sempre stata una lead da me molto amata, e ce l’avevo comunque in lista tra le preferite.
Le altre due che avevo in lista sono Mal-wol di Hotel del Luna, che quando ho visto ho pensato avrebbe potuto vincere come lead preferita, e Seok-hee di Graceful Family, che fra tutte è quella che risulta più carente in fatto di evoluzione.
Di queste quattro protagoniste - tutte da me amatissime - tre di loro sono molto, ma molto, come si dice, badass. Una caratteristica abbastanza alla moda tra le lead dei drama ultimamente.
Ho deciso di premiare Dong-baek perché è stata una protagonista così particolare, così diversa da tutte le altre. Così... umana e realistica.
Un’ottima protagonista ben caratterizzata e approfondita, che compie un’evoluzione - davvero bella - sia come persona, che come figlia, che come madre, ma che rimane umana nei suoi momenti di crollo. Adorabile e sfaccettata, mi è piaciuta un sacco.
E’ stata una lead, e in generale un personaggio, per me molto particolare fin dall’inizio. Timida, ferita e perdente, ma capace di travolgere con la sua schiettezza. Non è affatto una badass alla Jang Mal-wol di Hotel del Luna, ma trova comunque il coraggio di rispondere a modo suo, e nel corso del tempo acquista forza e sicurezza, trova l’amore, diventa più sciolta, matura e combattiva.
E’ un personaggio sfigatissimo, e la scrittura di un personaggio così è legit che possa non piacere, ma quello che adoro di Dong-baek è che abbia una psicologia realistica e sfaccettata, plasmata dalle sue esperienze passate, ed è questo che la rende credibile ai miei occhi.
Mi piacciono le protagoniste badass, ma stavolta premio la cruda e commovente realisticità di When the camellia blooms.
10) Miglior Coppia 
The Legends
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Allora, ho visto varie coppie che mi sono piaciute un sacco quest’anno (io ancora mi sogno la notte la scena del treno di Memories of the Alhambra, perché una cosa del genere è il mio sogno proibito). Anche se non è quella che più di tutte mi è entrata nel cuore, penso che la coppia vincitrice dovrebbe essere quella di Someday or one day, perché oggettivamente parlando è la storia d’amore più romantica che abbia mai visto (anche più della Wangxian, OMMIODDIO L’HO DETTO).
Ma, appunto, non è quella che alla fine mi ha preso il cuore. Riconosco la bellezza e il profondo romanticismo di Someday or one day, ma per me vince The Legends.
SPOILER
Una coppia che affronta mille prove e ostacoli, che combatte contro il mondo intero, contro il destino e contro se stessi, contro i propri errori, la propria gelosia e i propri timori, superano insieme esperienze di vita e di morte, si devono aspettare l’un l’altra, il tutto per un arco di tempo di quindici anni, ma alla fine niente e nessuno li può separare, e il loro amore vince su tutto.
Ho dovuto aspettare più di metà serie per vedere l’amore scoppiare - e stiamo parlando di 55 episodi - e se ci fosse un premio per il personaggio più paziente, Mo Qing vincerebbe da qui all’eternità. 
Ricorderò per sempre i porconi che Zhaoyao mi ha fatto tirare per episodi ed episodi: lo odia, lo vuole uccidere, lo manda in missioni altamente pericolose, sposa un altro perché preferisce la vendetta sull’amore - minchia i santi che ho tirato giù in quella scena - lo inganna fingendosi un’altra e prova pure a sedurlo, gli sparisce davanti (facendo letteralmente puff) rischiando di farlo morire di crepacuore e, oltre il danno la beffa, manco ricorda di aver passato una notte di passione con lui.
CIOE’.
E lui non è che a un certo punto perde la pazienza, la manda a quel paese, o si arrabbia. No, lui continua ad amarla profondamente, fedelmente, si prende saggiamente cura della sua Setta mentre lei non c’è, e la aspetta. Quest’uomo è un santo.
Battute a parte, riconosco che Zhaoyao ha sempre avuto le sue ragioni, e poi devo ammettere una cosa bellissima: Mo Qing l’ha amata moltissimo, ma dopo aver capito di essere innamorata anche Zhaoyao ha amato tantissimo lui, in modo altrettanto profondo e fedele. Perché ci vuole una grande forza d’animo e devi nutrire un vero amore se rimani al fianco dell’uomo che ami anche quando lui sta male e ha le sue crisi, anche quando diventa addirittura pericoloso. Un’altra avrebbe potuto abbandonare Mo Qing, soprattutto quando perde il controllo dell’essenza demoniaca e uccide le sue guardie. Voglio dire, avrebbe potuto uccidere la stessa Zhaoyao. Quindi l’ammiro molto per aver avuto il coraggio di essere rimasta al suo fianco, anche nei momenti più difficili.
Perché un conto è dire di amare una persona nei momenti dolci e romantici, un altro è dire di amarla anche nei momenti di dolore e quando le cose si mettono male. E’ qui che si vede il vero amore. E Mo Qing e Lu Zhaoyao hanno dimostrato di amarsi veramente.
Un’altra cosa che ho adorato di questa coppia è che, in un mondo di drama in cui spesso non è ben chiaro per quale motivo i personaggi si innamorano o sembrano che si mettano insieme in modo forzato, in The Legends sono ben chiari i motivi che portano Lu Zhaoyao e Mo Qing a innamorarsi l’uno dell’altra. E sono fottutamente adorabili.
11) Miglior scena d’azione 
HIgh and Low The Movie
High and Low vince a mani basse sui combattimenti, bassissime proprio, visto che è una serie sulle risse tra gruppi di disgraziati.
Ci sono varie scene d’azione davvero fighe, ma il mega rissone in The Movie l’ho semplicemente adorato. Mi ha pompato parecchio e me lo sono goduta come una bambina davanti alle caramelle.
Mi è piaciuto come i vari personaggi si siano aiutati e parati il culo a vicenda, anche tra gruppi diversi, dimostrando ancora una volta il rispetto che scorre tra le varie bande, o forse hanno semplicemente capito che per sconfiggere davvero i cattivi bisogna combattere insieme e aiutarsi a vicenda.
Le uniche due note stonate della scena - più che scena è proprio un pezzo di film - sono state Sara (tipico nome giapponese) - tizia depressa che Leopardi spostati - che per tutto il tempo non viene colpita nemmeno una volta Dio solo sa come, e l’assenza di morti: ancora mi sto chiedendo come sia possibile che dopo essersi menati in quel modo nessuno sia morto o quantomeno finito in ospedale.
Ma è nulla in confronto a Cobra che veniva costretto a ingerire cemento e nella scena dopo combatteva fresco come un fiore XD.
12) Il peggior outfit? 
Romance is a bonus book
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Per fare questo collage - perché volevo dare la prova di cotanta bruttezza - sono andata a rivedermi certe scene e a cercare su internet immagini del drama. Mi sento una martire per aver sopportato tanto orrore per la seconda volta, ma mi sono sacrificata per una giusta causa.
Dan-i, la protagonista di questa serie, indossava ad ogni singola scena un messo insieme di roba che giudicare inguardabile è essere gentili. Mi sanguinavano gli occhi ogni volta.
Da notare il bonus dell’immagine finale con il lead e quella sua... giacca.
E’ talmente brutta che mi sento insultata.
Un pugno negli occhi.
13) Il drama più datato che hai visto in questo 2020 
Soulmate e Goong
Ne ho due a pari merito, perché sono entrambi del 2006 (in realtà ho controllato nei dettagli e ho scoperto che Goong è uscito qualche mese prima quindi dovrebbe avere l’esclusiva ma facciamo finta di niente).
Tra i due, Soulmate è quello che mi è piaciuto di meno, perché per gran parte del tempo non capivo il senso del drama: abituata a storie d’amore in cui la relazione viene costruita nel tempo, non riuscivo a farmi piacere i due lead che sembravano essere destinati senza essersi nemmeno mai incontrati.
Ma non avevo capito che il senso del drama... era proprio quello: quando due persone sono destinate prima o poi si incontreranno e si incontreranno sempre.
Non è comunque una storia d’amore che mi è rimasta nel cuore, perché non amo quelle love story in cui si parla di destino, ma in generale il drama mi è piaciuto.
Per quanto riguarda Goong, l’ho adorato. Penso uno dei miei preferiti quest’anno.
In una Corea moderna in cui esiste ancora la monarchia, una ragazza qualunque è destinata ad essere la promessa sposa del principe ereditario per volere dei rispettivi nonni. Una volta a corte, Chae-kyung fa fatica ad ambientarsi, e la freddezza del principe Shin non aiuta. Ma costretti ad essere marito e moglie, i due devono imparare a conoscersi, ad andare d’accordo, a rispettarsi.
E mentre loro non sono contenti dei ruoli che devono ricoprire, l’ex principe ereditario Yul e sua madre tornano dall’Inghilterra per riappropriarsi di quello che un tempo spettava a loro.
In tutto ciò si mette in mezzo anche Hyo-rin, una second lead che prima rifiuta la proposta di matrimonio di Shin, poi capisce quanto in realtà tiene a lui e fa marcia indietro.
In Goong c’è un po’ di tutto: amore, amicizia, famiglia, gioco del trono, vendetta, intrighi. Goong parla di reali, ma alla fine i personaggi in scena non sono delle persone speciali, sono degli esseri umani come noi,  con i loro pregi e i loro difetti.
Penso che il punto focale della serie siano proprio questi adolescenti alle prese con i primi amori, con i loro sogni, con i loro dubbi riguardo il futuro. C’è chi ha un buon rapporto con i genitori e chi invece deve fare i conti con rapporti più freddi e distaccati. C’è chi fa amicizia facilmente e chi deve imparare a comunicare come si deve.
Al di là di essere o meno dei reali, le tematiche portate in campo sono tutte molto umane e realistiche, e questo è un gran punto di forza di Goong.
I personaggi sono caratterizzati molto bene e alcuni di loro compiono delle evoluzioni davvero belle e ben fatte. Il mio preferito è stato Shin, che mi ha ricordato molto Daoming Si di Meteor Garden per la sua scontrosità e l’incapacità di comunicare come un essere umano decente. La differenza è che mentre Daoming Si era pieno di rabbia, Shin era pieno di tristezza e di amarezza, ma anche lui come Daoming Si compie un percorso molto umano fatto di alti e bassi.
La storia d’amore principale è bella perché umana: litigi, battibecchi, incomprensioni - perché cos’è un drama senza fraintendimenti - ma anche romanticismo, parole dolci, scene in cui la ship è letteralmente VOLATA.
Bellissima anche la colonna sonora.
Insomma, anche se è un drama un po’ datato e dal punto di vista visivo non è bello come quelli di oggi, vale assolutamente la pena vederlo!
14) Hai droppato drama? quali? 
Before we get married e School 2017
Io non sono una che droppa i drama. Assolutamente no. Anche se capita che un drama non mi piace io tendo a voler arrivare fino in fondo, quindi deve farmi proprio cagare cagare perché io lo abbandoni.
Eppure quest’anno ne ho droppati ben due (che possono sembrare pochi, ma per me sono anche troppi): il taiwanese Before we get married, e il coreano School 2017.
A mia discolpa posso dire che li ho droppati non per mio volere, ma per quello di mia mamma: si cercava un’altra serie da vedere dopo At Eighteen, e ne abbiamo provate alcune, tra cui queste due, che a lei non sono piaciute, quindi le abbiamo droppate.
Effettivamente sembravano un po’ trash entrambe e non facevano impazzire nemmeno me, ma a volte penso di riprendere Before we get married giusto per godermi la presenza di quel cucciolino adorabile di Jasper Liu.
15) Miglior Momento comico 
Ever Night
Strano ma vero, questa è stata una delle domande più difficili per me, perché non mi veniva in mente nessun momento comico da premiare. Certo, ho visto tante scene buffe e divertenti quest’anno, ma tutte le volte che pensavo a questa domanda non c’era nessuna scena che mi saltava subito alla testa come per dire: è questa!
E lo dico: questa scena di Ever Night l’avevo totalmente dimenticata, me ne sono ricordata solo rileggendo per puro caso i vecchi commenti con @dilebe06​.
In realtà mi sono tornati in mente due momenti divertenti.
Il primo è quando Ning Que e Pipi vengono “incantati” dalla musica di Nono e Decimo e costretti a ballare senza che possano controllarsi. Ricordo di aver riso come una scema.
La seconda scena che voglio citare non dovrebbe essere divertente, perché la serie ti presenta tutto in modo molto serio, ma non ho potuto fare a meno di ridere di gusto.
Non ricordo bene i particolari, ma il fatto è questo: vogliono cercare e uccidere il “figlio del male”, un bambino che sono convinti un giorno diventerà l’incarnazione di pura malvagità e pericolo per il mondo intero. Gli uomini dell’esercito si recano in questa casa perché i corvi hanno indicato quella, entrano dentro e uccidono tutte le persone al suo interno.
Peccato che questo figlio del male si trovava... nella casa affianco. Tipo a tre metri di distanza. Questi hanno fatto un massacro e scatenato una vendetta perché hanno sbagliato porta.
Cioè tutta la storia di Ever Night parte dal fatto che questi hanno fatto irruzione nella residenza a tre metri di distanza da quella giusta.
Scusate ma a me fa assai ridere.
16) Miglior bacio 
When the camellia blooms
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Ho visto dei gran bei baci quest’anno, come quello sotto la pioggia di Memories of the Alhambra - e per tanto tempo ho pensato che sarebbe stato il mio preferito - o quello di Goong dopo che Chae-kyung confessa a Shin il suo amore, o ancora quello di Descendants tra Yoon Myung-ju e il sergente Seo nella mensa dell’esercito dopo che lei ha letto la lettera d’amore di lui.
Poi ho visto questo bacio di When the camellia blooms... e ciaone proprio.
E’ stato bellissimo non solo il bacio in sé, ma anche proprio tutta la scena che ha portato a quel bacio.
La scena è questa (SPOILER): Yong-sik si trova in ospedale ferito e sporco di cenere dopo aver salvato Dong-baek, le dice che devono smetterla di flirtare facendomi rimanere di merda perché penso a una rottura, poi aggiunge che l’unica cosa che rimane da fare è sposarsi perché non riesce a smettere di preoccuparsi per lei.
E io mi sono sciolta come un ghiacciolo al sole. Prima l’ho mandato a cagare per avermi fatto credere di volerla lasciare, poi mi sono sciolta.
E’ stato bello e commovente vedere la sorpresa anche sul volto di Dong-baek, che dopo essere stata “una perdente desiderosa di affetto per tutta la vita, gli dice di amarlo senza paura.”
Lui sorride in quel suo modo adorabile, l’attira a sé e c’è questo bacio incantevole, tenero, romantico, meravigliosamente perfetto.
E’ una scena che mi commuove ancora oggi (non appena l’ho rivista mi sono venute le lacrime): adoro questa proposta di matrimonio che arriva all’improvviso, con semplicità e naturalezza, fatta in un letto d’ospedale tra malati e feriti. Un momento in cui non penserei mai di veder arrivare una proposta di matrimonio. E quel bacio mi ha riempita di gioia e di calore.
17) Miglior Villain 
Graceful Family
ASPETTAVO QUESTA DOMANDA.
La direttrice Han vince su tutta la linea lasciando indietro i suoi avversari a mangiarsi la polvere.
Ho adorato questo drama e ho adorato questo villain. Una villain femminile spettacolare!
Per me, lei e la lead sono state le Queens di questa serie, ma la diabolica direttrice è a un livello superiore: una villain e una antieroina allo stesso tempo, un personaggio con un passato e un percorso, una donna che fa quello che ritiene deve essere fatto, una direttrice disposta a sporcarsi le mani senza rimpianti per proteggere il sistema.
Questo è il tipo di villain che io adoro. Non sopporto i personaggi che fanno cose cattive perché sono stronzi e punto, o i classici cattivi assetati di potere.
Ho letteralmente adorato tutti i “faccia a faccia” tra lei e Seok Hee, la lead. Con le due Queen a confronto, i loro momenti erano ricchi di tensione e adrenalina, e morivo dalla voglia di sapere la prossima mossa.
Ricordo anche una bella discussione tra la direttrice e l’avvocato Heo, capitalista versus idealista.
Una stronza senza precedenti, ma interessante il suo discorso sul dover prendere delle decisioni quando sei a capo di un’azienda come il MC Group: quando sei in una posizione di potere, come essere un presidente oppure un re, fare delle scelte difficili e scendere a compromessi fastidiosi è qualcosa di inevitabile e che bisogna imparare ad affrontare.
E complimenti non solo alla scrittura del personaggio, ma anche alla messa in scena e alla recitazione, davvero ottima. L’aurea di cazzutaggine di questa donna ha raggiunto picchi altissimi di epicità, tanto che ci sono stati momenti in cui mi sono detta che fosse indistruttibile.
Sono ancora qui a esigere che le venga fatta una statua.
18) Peggior Villain 
The Underclass
Lo dico subito: è una risposta a presa di culo. Però ci sta. E ora spiego perché.
Innanzitutto voglio dire che avevo altri quattro peggior villain tra cui scegliere: il classico nobile che vuole il potere di Hwarang, la setta religiosa completamente no sense e decisamente fuori di testa di Wild Heroes, l’americano stronzo poco approfondito di Descendants of the sun, e i super cattivi giapponesi di Mr Sunshine.
Avevo deciso di premiare questi ultimi, perché è vero che sono stati tutti villain abbastanza tremendi, ma non potevo accettare la superficialità di mettere in scena un esercito di giapponesi tutti stronzi e tutti cattivi, non da una serie come Mr Sunshine.
Ma parlandone con @dilebe06​, ho pensato di dare una risposta “a presa di culo”: incorono come peggior villain dell’anno la preside di The Underclass.
E’ a presa di culo perché questa preside NON ci viene presentata come una villain o come un personaggio cattivo, anzi, la serie vuole farla passare come personaggio positivo, che ascolta le studentesse e ha a cuore le loro opinioni. E che c’è di male, vi chiederete voi.
Di male c’è che questa preside è una beneamata incompetente.
Andiamo con ordine: prima abbandona il suo ruolo di dirigente scolastico lasciando il sistema nelle mani del vicepreside, sapendo benissimo che non le piace il suo modo di gestire le cose; poi passa una cosa come quattro anni a coltivare l’orto, mentre il vicepreside la fa da padrone e il suo sistema è sempre più ingiusto e limitativo per certe studentesse - ripeto: la preside è consapevole di tutto questo. Poi succede una disgrazia: una delle SUE studentesse si suicida, la cosa le viene riferita, lei se ne dispiace MA NON FA UNA PIEGA.
Torna a scuola solo quando la serie decide che deve tornare, ovvero quando le protagoniste sono in pericolo, e finalmente si degna di riprendere il suo posto. La prima cosa che fa una volta ripresasi il potere è azzerare tutte le classifiche e i punteggi ottenuti fino a quel momento, quindi se sei una studentessa che ha passato mesi e notti insonni a studiare come una matta per ottenere un buon punteggio e salire in classifica, tutti i tuoi sforzi finiscono nel cesso. Attaccati.
E almeno la preside si fosse degnata di rimpiazzare il sistema a classifica con un nuovo sistema, più equo e paritario, e invece no! Questa donna si siede in poltrona, raduna le varie rappresentanti di classe intorno a sé e fa: “bene ragazze, io non ho idea di cosa fare, voi che dite?”
Cos..... Aspetta... Seria?
Sì, era seria. Questa è davvero tornata senza avere la minima idea di come gestire la scuola.
Si decide che per decidere il nuovo sistema scolastico si terrà un Festival con varie prove, e la classe vincitrice potrà scegliere il sistema scolastico da adottare.
IL SISTEMA SCOLASTICO DA ADOTTARE DA QUI IN AVANTI.
Non se mettere alle finestre delle tende blu o verdi, ma il nuovo sistema scolastico. E lo dovranno decidere delle ragazzine di 17-18 anni perché la preside “non ha idee”.
Questa non è una preside che ascolta le ragazze, questa è una preside che non ha voglia di fare, che non ha capacità decisionale, che non ha le competenze per dirigere una scuola.
Che torni a coltivare l’orto che è meglio.
19) Peggior Ship 
Hwarang
Pensavo che la peggior ship l’avrebbe vinta quella di Super Star Academy - un drama piuttosto no sense che ho visto solo per Xiao Zhan - che vedeva il lead innamorato della lead perché quando avevano otto anni l’aveva salvata da un dirupo (The Untamed intensifrienzz), e da allora era convinto che il loro amore era destino.
Io ho detto di aver già scelto la migliore scena WTF, ma a ripensare ai drama mi tornano in mente di quelle perle che ancora rimango basita.
Comunque, non premio loro come la peggior ship, perché almeno c’era una costruzione decente della loro relazione, e la storia d’amore non era noiosa.
LA STESSA COSA NON POSSO DIRE DELLA SHIP DI HWARANG.
Signore abbi pietà di me.
Venti episodi. Venti episodi di cliché - lui che si finge un’altra persona e lei si innamora, poi scopre la verità e si arrabbia ma ormai è troppo innamorata, è un cliché trito e ritrito, anche basta! - venti episodi di scene ripetitive e noiose, ma soprattutto venti episodi di PIAGNISTEI DELLA LEAD.
Giuro, non ho mai visto una lead così frignona. E inutile. E insopportabile.
A una certa mi mettevo pure a ridere in modo isterico davanti ai suoi pianti. Io l’avrei fatta morire al quarto episodio. Ve lo garantisco: nessuno avrebbe sentito la sua mancanza.
Oltre a questo, incorono questa ship come la peggiore perché non ho mai visto né sentito quella chimica, quel sentimento e quella passione che dovrebbero esserci in una coppia ben riuscita.
Mi consolo un po’ pensando all’altra storia d’amore della serie, quella secondaria, ma mannaggia a voi dovevate concentrarvi su questa! Carinissima e adorabile.
Io faccio un appello: @dilebe06​ ti prego l’anno prossimo metti la domanda sulla ship secondaria preferita. Se quest’anno ci fosse stata, avrei votato loro!
20) Miglior Colonna Sonora 
Hotel del Luna
Allora, dico subito che quest’anno ho sentito molte bellissime colonne sonore e ascoltato un sacco di bellissime ost. Molte le riascolto spesso e mi sono proprio entrate nel cuore.
Ma Hotel del Luna DEVE vincere.
Sì, deve vincere. Io non ho mai visto un drama così perfetto nella combinazione audio-scena. Nel rivedere alcuni pezzi mi sono ricordata che ogni singola scena - ripeto: ogni singola scena - era accompagnata da una canzone con cui si sposava alla perfezione.
Ogni ost scelta era semplicemente perfetta per la scena che stavo vedendo, era davvero qualcosa di incantevole e magnetico.
Hotel del Luna è stato un grande drama per me quest’anno. Da un certo punto di vista, dovrebbe vincere come drama dell’anno: la storia è bella e coinvolgente, la lead è strepitosa, la storia d’amore è tristemente romantica, la recitazione è ottima, gli outfit splendidi, l’ambientazione suggestiva, una delle colonne sonore più belle di sempre, un finale commovente ma coerente.
Tutt’oggi mi è davvero difficile trovare dei grossi difetti a quella serie.
Quello che mi colpiva durante la visione era il fatto che fosse una gioia per gli occhi. Ero semplicemente incantata per tutto il tempo da quanto fosse fatto bene.
Bonus per The Legends, che sfoggia una colonna sonora che mi è piaciuta un sacco e che forse avrei fatto vincere se non fosse stato per Hotel del Luna.
21) Miglior ambientazione 
The Legends
Qui però The Legends lo faccio vincere. Per quanto mi sia piaciuta l’idea di un hotel in cui i fantasmi devono soggiornare finché non sono pronti a partire per l’al di là, non mi ha tuttavia fatta innamorare l’interno dell’hotel di Hotel del Luna. Non so neanch’io cosa mi aspettassi, ma ricordo di essere rimasta un po’ delusa, forse perché non mi piaceva lo stile (non sto dicendo che fosse brutto o fatto male, solo che non era nelle mie corde).
The Legends è stata una meraviglia per gli occhi: le inquadrature del mondo fantasy nel quale è ambientata la storia mi hanno incantata per tutto il tempo, e ammetto di avere un debole per i caratteristici set degli storici cinesi.
22) Miglior scena WTF 
The Lost Tomb
Ci sono TANTE scene wtf e no sense che potrebbero tranquillamente vincere, come una del già citato Black and White, oppure una scena di Super Star Academy in cui la lead aiuta a rialzarsi un cattivo che è inciampato e che la sta inseguendo, oppure la setta religiosa di Wild Heroes capitanata da una pazza che tiene prigioniera la figlia e vuole costringerla ad uccidere il padre per compiere una sorta di rito.
Ma The Lost Tomb regna incontrastata. Questa serie è la regina sovrana delle scene wtf, perché praticamente è fatta SOLO da scene wtf e di dubbio senso logico.
Indimenticabile la scena in cui la nonna si fa servire tranquillamente il suo tè mentre intorno a lei incombe una rissa spietata, o il momento in cui i personaggi convincono il lead ad aprire una bara dicendogli che possono trovare al suo interno la soluzione su come uscire dalla tomba sotterranea in cui si trovano.
Ma la scena che per me vincerà nei secoli dei secoli è quella in cui il signor Fatty si aggira per la tomba sotterranea con un vaso in testa. Ma non messo come cappello, ma come maschera, nel senso che gli copre proprio tutta la faccia.
Sento ancora il no sense dilagare prepotente nel mio cervello.
23) Personaggio più intelligente 
Yanxi Palace: Princess Adventures
Sappiate che questa è la penultima domanda a cui rispondo. Mi sono ridotta a questo punto perché non sapevo proprio chi mettere. Non perché io non abbia visto personaggi intelligenti quest’anno, ma perché non ricordo nessuno che mi abbia colpito nel segno.
Ci sarebbero tutti quei personaggi strategici che hanno giocato al gioco del trono o ideato stratagemmi politici, come quelli di The Crowned Clown, Graceful Family o Chief of staff.
Alla fine ho deciso di nominare la principessa Zhaohua di Yanxi Palace per aver fregato tutti, la madre stessa e spettatori compresi, fino alla fine, per ottenere la sua vendetta.
Sembrava una pazza squilibrata, e invece...
24) Personaggio meno intelligente 
Weightlifting Fairy Kim Bok Joo
Non riuscivo a trovare un unico personaggio che fosse il più stupido dell’anno, però mi è venuto in mente che i personaggi di Weightlifting Fairy facevano uso di strategie davvero ridicole, a partire dalla lead che si creava una nuova identità per poter incontrare il second lead, illudendosi di non essere scoperta da nessuno, oppure la zia del lead che per dieci anni mandava cartoline false al nipote spacciandosi per la madre pensando che lui non lo avrebbe mai saputo.
Pur di non dire la verità (cosa comprensibile) i personaggi di questa serie mettevano su dei pandemoni e raccontavano un sacco di bugie, ma le strategie che usavano erano proprio stupide.
Comunque ammetto di aver citato questa serie anche per riuscire a inserirla nel quiz, perché a parte questo è stato un drama estremamente godibile e carino, con tematiche legate allo sport affrontate bene e una storia d’amore super carina e simpatica con una bellissima chimica.
25) Miglior personaggio comico 
Descendants of the sun
Lo ammetto, non è un personaggio che si possa definire comico, ma siccome ho passato giorni a pensare a una risposta a questa domanda e non mi veniva in mente nessuno, ho avuto l’illuminazione pensando al sergente Seo e alla sua esilarante poker face che mi ha fatto fare non poche risate.
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Questa scena è epica ancora oggi.
26) Miglior Second lead maschile e femminile 
The Legends e Arsenal Military Academy
SPOILER
Or dunque, quando ho visto Autumn’s Concerto il second lead è stato il mio eroe ed ero pronta a premiare lui, poi ho visto The Legends e...
In realtà, non l’avevo capito subito che Jiang Wu fosse il second lead della situazione, perché io per la maggior parte del tempo questo personaggio l’ho preso per quello che sembrava: un cazzone, e non so davvero come altro dirlo.
Soltanto a un certo punto ho realizzato che nascondesse di più dietro quell’aria da coglione patentato, e mi sono anche accorta... che il suo amore per la lead era reale. Mai, neppure per una volta, io l’avevo preso sul serio. Pensavo che la volesse per capriccio, per diletto, perché era prepotente, ma quando l’ho visto sacrificare il suo cuore per darlo a lei in pericolo di vita - non chiedetemi come abbia fatto lui a continuare a vivere, storia lunga - mi sono detta: cavolo, questo fa sul serio.
Ho capito che la amava davvero, e lo riprova nel momento in cui la fa scappare rimanendo indietro a combattere il villain, salvando la vita di lei e perdendo la propria. Non posso dire che Jiang Wu fosse un esempio di virtù - si nutriva con la paura delle persone, per intenderci - e non si è sacrificato per salvare il mondo quindi non posso nemmeno dire che sia stato un eroe. Il suo è stato un amore egoista, ma sincero.
Questa svolta diciamo sentimentale del personaggio mi è piaciuta tantissimo, e Jiang Wu è diventato uno dei miei personaggi preferiti di The Legends.
Per quanto riguarda la second lead femminile preferita, ho sempre apprezzato molto la signorina Song di Romance is a bonus book, e penso di parlare a nome di molti nel dire che il lead avrebbe dovuto scegliere lei. Come lui si sia potuto innamorare di una svampita come Dan-i, rimane un mistero della fede.
Anche la second lead di Goong ha fatto la sua bella figura, grazie al suo percorso di consapevolezza in cui riesce alla fine a trovare la sua strada.
Ma la mia scelta ricade, senza alcun dubbio, sulla signorina Qu Manting di Arsenal Military Academy.
Arsenal è stata una serie piena di personaggi femminili bellissimi, e questo è stato un grande pregio del drama. Una di loro è appunto Qu Manting, una giovane ragazza degli anni ‘10 a cui piace cantare, ballare e recitare, ed è brava a farlo. E’ forte, sensibile, coraggiosa, intelligente, piena di talento che non viene riconosciuto o apprezzato dai genitori, ma nonostante l’assenza di approvazione della famiglia Qu Manting si fa strada da sola, con le sue sole forze e la sua bravura, determinata a vivere la vita che desidera.
Per tanto tempo, Qu Manting è stata una second lead che non passa il suo tempo ad andare dietro al culo del lead cercando di conquistarlo: le è stato dato spazio per sviluppare la sua caratterizzazione ed avere una sua storyline, e questo mi è piaciuto un sacco.
Poi si innamora del lead, e all’inizio mi piaceva perché si è mostrata così coraggiosa, onesta e tenera nel dichiararsi, e mi va bene che gli vada dietro per cercare di farlo innamorare, ma a tutto c’è un limite. Credo che qui la sceneggiatura abbia un po’ esagerato, perché nonostante i continui - e molto sinceri - rifiuti di lui, lei continua a provarci imperterrita, assicurando che un giorno lui l’amerà.
Penso che alla lunga sia finita col diventare patetica, ma in generale Qu Manting è stata un’ottima e simpatica second lead - che non passa il tempo a mettere il bastone tra le ruote ai due lead e non tenta di rovinare la reputazione della protagonista come fanno molte - e davvero un bel personaggio.
Grazie a lei sono riuscita a inserire Arsenal Military Academy, che altrimenti avrebbe latitato.
27) Peggior Second lead maschile e femminile 
Goong e The Legends
Spero che @dilebe06​ non mi uccida quando incorono il principe Yul come peggior second lead maschile dell’anno.
Ho pensato per tanto tempo a questa domanda, perché mi è saltata subito in mente la peggior second lead femminile, mentre ho dovuto riflettere per trovare il maschile.
All’inizio non mi veniva in mente nessuno, poi sono riuscita a trovarne due: Hwi-young di At Eighteen e Yul di Goong. Sarebbero da nominare entrambi per lo stesso motivo, ma la differenza è che in At Eighteen ho avuto giustizia.
Il principe Yul torna in Corea dopo quindici anni di assenza intenzionato a riprendersi il trono che un tempo spettava a lui. Che si sia d’accordo con lui o meno, penso che fin qui possa essere comprensibile. Poi si innamora della lead, sposa del principe Shin, suo acerrimo rivale, e personalmente penso che Yul abbia trascinato il suo risentimento troppo a lungo.
Lui continua a complottare e a fare cose che mettono in cattiva luce e feriscono Shin e, di conseguenza, anche Chae-kyung Shin, perché lei lo ama, e Yul lo sa bene. Non voglio discutere se quella di Yul fosse più voglia di giustizia o di vendetta, quello che voglio sottolineare è che, prendendo di mira Shin, ha di riflesso preso di mira la ragazza a cui diceva di tenere.
Senza contare che screditando la reputazione del principe ereditario, anche la moglie non ci passa benissimo, ma Yul ha sempre preferito dare ascolto alla propria rabbia che al bene di Chae-kyung Shin.
Per carità, questa è una cosa umana, ma mi ha dato davvero fastidio il modo in cui la serie ha affrontato le cose: per esempio non ho mai visto Yul preoccupato di perdere l’amicizia di Chae-kyung qualora avesse scoperto di tutti i suoi imbrogli, e quando alla fine tutto viene fuori trovo davvero assurdo e ingiusto che Chae-kuyng non si arrabbi e non affronti la cosa con Yul, e che il loro rapporto rimane com’era.
Almeno in At Eighteen, dopo che il second lead tenta di mettere in cattiva luce il lead finendo per ferire la lead, lei gliene parla e la loro amicizia non è più quella di prima.
Passiamo alla peggior second lead femminile.
The Legends mi ha regalato un bellissimo second lead maschile, ma una ridicola second lead femminile: si tratta di Lin Zi Yu, la capitana delle guardie della Setta di Zhaoyao.
All’inizio mi piaceva, era una tipa cazzuta ed estremamente fedele. Quando Mo Qing diventa il nuovo Capo Setta lei se ne innamora perché lui è gentile nei suoi confronti e le dà fiducia, e fin qui ci sta.
I problemi cominciano quando Zhaoyao ritorna in vita e Zi Yu si rende conto che Mo Qing ha occhi soltanto per lei. Mo Qing è molto onesto e sincero su questo: nel suo cuore c’è soltanto Zhaoyao, e non ci sarà mai posto per nessun altra. Zi Yu ci rimane talmente male che prima dice a Mo Qing di averla molto delusa - ??? - poi abbandona la Setta e li tradisce tutti passando dalla parte del nemico. Non perché Mo Qing sia un cattivo leader, ma perché non corrisponde al suo amore.
In realtà vuole solo vendicarsi di Zhaoyao e distruggere la sua Setta, non vuole uccidere anche Mo Qing, ma in questo modo non fa di certo il suo bene.
E quando più avanti Mo Qing è prigioniero del villain, lei lo va a trovare in prigione dicendogli di poterlo liberare se lui corrisponde al suo amore. E questo sarebbe amore?
Quando Zhaoyao si è trovata in pericolo di vita, Jiang Wu non ha esitato un secondo a sacrificarsi per salvarla, perché l’amava davvero, mentre il tanto decantato amore di Zi Yu sembra più un sentimento immaturo ed un capriccio.
Non puoi andare dalla persona che dici di amare e dirle che la salvi solo se ricambia i tuoi sentimenti: questo non è amore.
E’ stata abbastanza patetica.
28) Miglior momento triste 
Hotel del Luna
Rispondere a questa domanda richiede di fare una scelta difficile, perché un po’ tutti i drama contengono delle scene tristi.
Ricordo che l’anno scorso The Untamed aveva messo insieme da solo una intera collezione di momenti tristi o a dir poco tragici, e sceglierne solamente uno non fu affatto facile.
Quest’anno ci sono due drama che mi vengono subito in mente quando penso alla parola tristezza: Hotel del Luna e When the camellia blooms. Non me lo sarei mai aspettato, ma quest’ultimo mi ha davvero spezzato il cuore in certe scene, ma Hotel del Luna vince perché il finale è la cosa più commovente che abbia mai visto.
Tutto l’episodio finale è un profondo e disperato dispiacere nel vedere i vari personaggi dirsi addio e partire per l’al di là. E’ qualcosa che sapevo sarebbe successa fin dall’inizio, eppure sono scene che mi hanno fatta piangere come una fontana.
C’è un momento in particolare che mi lascia sempre molto intristita quando ci penso: l’addio di Kim Seon-bi. E’ una cosa molto strana, perché anche se mi piaceva come personaggio non era uno dei miei preferiti, quindi penso di aver pianto non tanto per la sua partenza in sé, ma per la reazione di Man-wol, che prima assiste alla sua partenza in modo apparentemente freddo, con aria spenta, senza nemmeno salutarlo come si deve, per poi ritrovarsi a piangere disperata quando assaggia il drink da lui inventato, perché non può più nascondere a se stessa che quelle decine, centinaia di anni passati insieme le hanno dato la vicinanza di un collega e amico a cui si è affezionata a discapito di tutto.
La scena è accompagnata da una ost perfetta che a volte mi fa piangere a solo ascoltarla.
29) Peggior finale 
Goong
Dunque, premetto che per mesi ho pensato che il finale peggiore dell’anno lo avrebbe vinto The Crowned Clown a mani basse ma, sorprendentemente, sono riuscita a trovare un senso a quel finale: in fondo si è chiuso così come è iniziato, come una favola.
Continua a non farmi impazzire il modo frettoloso in cui hanno risolto la questione dell’erede al trono, ma se penso che tutto è iniziato in modo assurdo e favolistico, allora riesco a spiegarmi e ad accettare anche il finale, che è anche soddisfacente per quanto riguarda i villain.
La stessa cosa non posso dire per Goong, e qui devo andare di spoiler.
Ho amato Goong, che nonostante l’età - è del 2006 - dimostra di non invecchiare mai riuscendo ancora ad emozionare e trattando tematiche sempre attuali.
Ma questa serie ha un grande difetto: il finale.
Non mi è piaciuto per due motivi, e uno lo spiegherò tra poco nel rispondere ad un’altra domanda, quindi non sto a ripetermi, ma quello che ci tengo a dire e che proprio non mi è andato giù di questo finale, è la questione dei “cattivi”.
Yul e sua madre hanno complottato per tutta la serie per riprendersi il trono che pensavano spettasse loro, hanno messo su intrighi e mentito a chiunque. E alla fine... non vengono puniti. Yul si prende tutta la colpa di quanto accaduto, sua madre tenta il suicidio per la disperazione (da notare: per la disperazione, non per i sensi di colpa. Shining Inheritance intensifrietzz), e finisce con loro che partono per ricominciare la loro vita da qualche altra parte.
Scusate ma... e tutto quello che hanno fatto non ha conseguenze? Perché gli altri personaggi non si arrabbiano con loro, soprattutto la Regina Madre che è stata presa in giro dalla madre di Yul per tutto il tempo, e la lead con Yul? Io pensavo che una volta venuti a galla tutti gli intrighi la loro amicizia ne avrebbe risentito, invece manco tirano fuori l’argomento.
NON E’ CHE SE NON PARLATE DI UNA COSA IO ME LA DIMENTICO EH.
Semplicemente deludente.
Inoltre il mio sogno era vedere la relazione del re e la madre di Yul venire allo scoperto, e vedere i due sputtanati davanti a tutti. Quanto avrei adorato.
30) Miglior Bromance 
The Crowned Clown
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Probabilmente la mia domanda preferita del quiz, almeno per quest’anno.
Ne ho viste di belle bromance quest’anno, eccome se ne ho viste, ma ammetto che una parte di me ha sempre saputo che alla fine avrei premiato loro.
Ha Seon e il suo Primo Ministro hanno sempre occupato un posto un po’ speciale nel mio cuore, e sempre lo avranno.
Il momento in cui parte la bromance è stato uno dei più alti di tutta la serie: quando Ha Seon decide di continuare a essere Re per proteggere coloro che ama e fare qualcosa di buono per il popolo, colpendo con le sue parole il Primo Ministro che gli promette di servirlo con lealtà e di proteggerlo.
Ha Seon è stato una vera benedizione per il Primo Ministro, che inizialmente lo mette sul trono soltanto come marionetta sacrificale, ma il simpatico buffone riesce piano piano a conquistarlo, mostrandogli giorno dopo giorno di essere coraggioso e gentile, buono al punto giusto e ferreo quando necessario, pronto ad ascoltare, veloce ad imparare, e anche capace di agire di propria iniziativa.
Quando il Primo Ministro si rende conto che Ha Seon vuole sì il potere, ma non per fare il dittatore di turno bensì per cercare di cambiare il mondo, ai suoi occhi il misero buffone di strada diventa un Vero Re degno di essere appoggiato. Quel re che ha aspettato per tutta la vita. Ed è la prima volta nella sua vita difficile, triste e disillusa, che il Primo Ministro impara cosa vuol dire fidarsi ciecamente di qualcuno, ed è bellissimo.
La cosa ancora più bella è che quando Ha Seon viene a sapere dei crimini e delle brutte azioni commesse dal Primo Ministro, anziché allontanarlo con sdegno se lo tiene ancora più stretto e addirittura gli chiede di non lottare più da solo e di poter condividere con lui il peso di quelle brutte azioni e dei sensi di colpa. Perché ormai conosce il suo Primo Ministro e sa che non è di un animo malvagio, ed è consapevole di come entrambi abbiano lo stesso obiettivo e la stessa visione della vita.
SEMPRE DETTO CHE SONO ANIME GEMELLE.
31) Miglior attore e Migliore attrice 
Yeo Jin-goo per The Crowned Clown e Alice Ke per Someday or one day
Yeo Jin-goo è uno di quegli attori che mi hanno rapito il cuore quest’anno.
Anche se la sua parte era molto meno interessante e potente rispetto a quella della protagonista, ho subito notato la sua bravura quando ho visto Hotel del Luna. Ma è stato quando ho visto The Crowned Clown che mi sono detta: wow!
Qui interpreta contemporaneamente due personaggi completamente diversi tra loro: uno il simpatico, buono e sveglio buffone di strada, e l’altro un giovane re inquietante, paranoico e sempre più fuori di testa.
Interpretare due ruoli così diversi allo stesso tempo non è facile, soprattutto per un attore di soli 21 anni (all’epoca), e Yeo Jin-goo l’ha fatto in modo eccellente. L’ho davvero amato tanto.
Lo stesso discorso vale per Alice Ke: anche lei ha dovuto interpretare due ruoli assolutamente diversi in Someday or one day. Mi ha soprattutto colpita come sia riuscita a calarsi in modo assolutamente perfetto e con molta naturalezza nei panni di detta Depressa, un personaggio così diverso dalla lead.
Ma non solo ha recitato due parti differenti tra loro, a una certa ha pure interpretato una che fingeva di essere l’altra. E’ come se in The Crowned Clown Jeo Jin-goo avesse interpretato il re cattivo che fingeva di essere il buffone buono. Quello sì che sarebbe stato interessante da vedere.
Insomma, questo attore e questa attrice mi hanno dimostrato di saper saltare da un ruolo all’altro in modo così naturale che non sembrava nemmeno stessero recitando.
32) Il personaggio che hai amato di più 
Goong
Penso che ormai anche i muri si siano rotti i maroni di sentirmi sospirare per Shin.
Quanto ho amato questo ragazzo.
La cosa bella è che non è stato un amore a prima vista, anzi all’inizio non mi piaceva: simpatico quanto un’ortica, mi sembrava più morto che vivo da quanto fosse depresso. Mi ricordo di aver pensato “speriamo che non rimanga così fino alla fine sennò fa venire la depressione pure a me.”
E infatti è cambiato. In modo lento, naturale, umano, iniziando ad affezionarsi alla lead e sentendo sempre di più di avere bisogno di lei, e allo stesso tempo continuando a sbagliare e a fare errori. Anche alla fine non è che diventa un raggio di sole, non è nel suo stile, ma decisamente non è più lo stesso ragazzo che avevo conosciuto nei primi episodi.
Da ragazzo scontroso e chiuso in se stesso, abituato a soffrire in silenzio e da solo, con un’infanzia negata alle spalle e un futuro infelice davanti, Shin lotta tra le difficoltà di palazzo, la freddezza della sua famiglia e il combattuto rapporto con Chae-kyung (i loro battibecchi sono meravigliosi). Col tempo impara cosa vuol dire affezionarsi a qualcuno e sentire la sua mancanza, impara a parlare dei suoi sentimenti, impara a essere onesto con se stesso e capisce cosa vuole davvero nella vita.
SPOILER: la scena negli episodi finali in cui Chae-kuyng gli dice di amarlo non per tenerezza o compassione o perché è un principe, ma per quello che lui è, mi ha fatta commuovere tantissimo. Era quello che aspettavo perché sono le parole che Shin aveva bisogno di sentirsi dire. E vederlo finalmente aprirsi, ammettere ad alta voce il suo desiderio di averla sempre al suo fianco, è stato bellissimo.
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33) il personaggio che hai odiato di più 
Questa domanda è davvero difficile per me, perché ho due problemi: col tempo ho imparato a non odiare i personaggi che vedo, e se per caso provo antipatia per qualcuno con la memoria che mi ritrovo me lo scordo nel giro di qualche mese.
Perciò non c’è proprio nessuno che mi viene in mente, nessun personaggio che mi faccia dire “ecco, questo l’ho proprio odiato!”.
Certo, ci sono stati personaggi che mi sono stati antipatici e che mi hanno fatto porconare, ma non ce n’è uno o una che regna su tutti.
Quindi nomino i genitori di Graceful Family per essere stati dei genitori di merda, per aver provocato dei danni irreparabili, specialmente la matrigna. 
34) Quale personaggio vorresti essere e quale no? 
Vorrei essere Chae-kyung di Goong per poter stare con Shin, e non credo ci sia bisogno che spieghi perché, visto che poc’anzi l’ho incoronato come personaggio da me più amato.
Mentre non vorrei essere una delle persone di Smart City di Circle a cui vengono cancellati i ricordi. Come dice la serie stessa, “i nostri ricordi ci rendono le persone che siamo”, e penso che a plasmare la persona che sono oggi siano di più i ricordi dolorosi e le esperienze difficili, quindi non vorrei mai che qualcuno mi manipolasse la memoria lasciandomi solo i ricordi felici. Forse soffrirei di meno, ma sarebbe una vita così fasulla e non mi sentirei nemmeno un vero essere umano.
35) Quale drama meriterebbe un sequel? 
Goong
Sembra ombra di dubbio Goong, ho sempre saputo che avrei messo questo drama in questa domanda.
Ho visto drama con finali aperti o con finali che sembrano preannunciare una seconda stagione, come Cirle o Graceful Family. Peccato che queste fantomatiche seconde stagioni non arrivano e mai arriveranno (e sì Vagabond e Designated Survivor, sto parlando anche con voi), ma al di là di questo, appena ho finito di vedere Goong avrei voluto spaccare il computer.
Per due motivi.
Il primo è che, contro ogni mia aspettativa, ero finita con l’affezionarmi ai personaggi e non ero pronta a lasciarli andare, soprattutto il lead.
Il secondo è che c’era effettivamente del materiale per una seconda stagione interessante.
SPOILER
Voglio dire, la serie finisce con Chae-kyeong e Shin che scoprono di aspettare un bambino, E VOI FATE FINIRE LA SERIE SENZA FARMI VEDERE COME SARANNO NEI PANNI DI GENITORI??
SENZA FARMI VEDERE SHIN CON UN BAMBINO O UNA BAMBINA IN BRACCIO???
Beh, ora che ci penso forse è meglio che non l’abbiano fatto, perché probabilmente il mio cuore non avrebbe retto per l’amozione.
Ma comunque... io avrei voluto vederli!
La coppia di Goong mi ha fatta emozionare, sorridere, ridere, piangere, esasperare, arrabbiare... Il loro rapporto era sia complicato sia divertente, e avrei proprio voluto vederli diventare una famiglia. Li ho visti maturare e diventare più consapevoli nel corso della serie, avrei sinceramente voluto continuare a seguirli nella loro crescita di giovani adulti.
E poi ci sono domande che rimangono senza risposta e lasciate all’immaginazione dello spettatore.
Dove e come vivranno d’ora in poi i due protagonisti? Chae-kyeong diventerà una stilista? Shin riuscirà a realizzare il suo sogno di andare a Parigi per studiare cinema? E sua sorella che genere di regina sarà?
Sono davvero offesa e dispiaciuta che abbiano concluso Goong in modo incompleto.
Non vi perdonerò mai.
36) Una frase o una scena che ti è rimasta impressa ancora oggi 
Chief of staff
“La nostra società è diventata immune e intollerante al dolore degli altri.”
Questa è una frase pronunciata dal lead durante un’intervista, e appena l’ho sentita mi sono detta: “questa vincerà come citazione dell’anno”.
In poche e semplici parole sono riusciti a descrivere perfettamente il mondo di oggi, e non c’è proprio altro da aggiungere: questa frase bisogna solo leggerla e stare in silenzio, e riflettere.
37) Di quale drama faresti un rewatch adesso? 
Goong
In realtà ci sono vari drama che mi rivedrei volentieri, ogni tanto sono presa da attacchi di nostalgia o mi metto a riflettere su certe scene e mi viene voglia di rivederle.
Ma scelgo Goong per rivivermi daccapo l’evoluzione di Shin e la bellissima storia d’amore con Chae-kuyng. Sono sicura che me lo godrei con molto piacere nonostante l’abbia già visto, e forse noterei cose diverse e vedrei certe cose in modo diverso.
Inoltre Goong è un drama che nonostante passi il tempo non invecchia mai. Ed è bello che la storia d’amore si sviluppi piano piano, tra alti e bassi, in modo realistico, al contrario di tanti drama moderni dove i personaggi spesso si innamorano e nemmeno si capisce il perché.
38) I 3 attori e le 3 attrici più belle 
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In ordine di immagini:
Song Joong-ki (Descendants of the sun)
Hyun Bin (Memories of the Alhambra)
Xu Kai (Arsenal Military Academy, The Legends)
MI VERGOGNO MOLTO PERCHE’ NON HO NOMINATO IL MIO SHIN. 
Ma lui è troppo regale per poter stare in mezzo alla comune plebaglia.
Le attrici:
Bai Lu (Arsenal Military Academy, The Legends)
Lee Ji-eun (Hotel del Luna)
Park Shin-hye (Memories of the Alhambra)
Comunque gli attori e le attrici asiatici hanno questa cosa che più invecchiano più diventano fighi. Rivedere il lead di Secret Garden e la lead di You are beautiful invecchiati di dieci anni in Memories of the Alhambra, mi ha lasciata di stucco. Me li sono mangiati con gli occhi per tutto il tempo.
39) Un drama per riflettere, uno per piangere ed uno per rilassarti 
Live per riflettere, Hospital Playlist per piangere, Metti la testa sulla mia spalla per rilassarti
Non ho dubbi: ho sempre saputo che Live avrebbe vinto questa categoria. Ho visto altri drama molto interessanti dal punto di vista etico-morale, ma per quanto mi riguarda Live si porta a casa la vittoria.
Live è un drama che va visto, dovrebbero proprio farci un decreto al riguardo.
Questa serie parla di poliziotti e del loro lavoro, di quanto possa essere soddisfacente e frustrante allo stesso tempo. Mi ha fatta riflettere non poco su varie tematiche e situazioni, su cosa sia giusto e cosa sbagliato, su come è meglio comportarsi in una determinata circostanza.
Ci sono scene a cui rifletto ancora oggi.
Per quanto riguarda il drama per piangere, quando ho letto la domanda la prima volta ho pensato che sarebbe stato difficile rispondere, perché in fondo di drama che mi hanno fatta piangere ne ho visti parecchi quest’anno.
Poi ho avuto il colpo di genio: Hospital Playlist parla di dottori, di pazienti e della vita in un ospedale. Ospedale, ok? Quel luogo che ospita gente malata e dove delle persone - bambini compresi - muoiono ogni giorno.
E’ ovvio che questa serie è stata fatta sapendo benissimo che avrebbe commosso il pubblico, e quindi è il drama perfetto per piangere.
Così come è perfetto Metti la testa sulla mia spalla per rilassarsi.
Quanto è carino questo drama. Non so dire quanto io l’abbia trovato davvero bellino bellino. Ventiquattro episodi di pura spensieratezza. Non ricordo nemmeno un momento tragico o pesante. Un drama leggero ma non stupido, che racconta una storia d’amore davvero carina nella sua completezza, dalla conoscenza all’innamoramento, dalla dichiarazione alla relazione vera e propria, per finire con discorsi seri come il matrimonio e possibili figli.
Adorabile poi il lead.
40) Peggior attore e peggior attrice 
Gu Jiacheng di Oh! My Emperor e Go Ara di Hwarang
Per alcuni mesi ho pensato che avrei nominato il lead di Ever Night, che era passabile quando si trattava di fare lo sbruffoncello ma piuttosto penoso nelle scene drammatiche: davanti alla morte di un personaggio la sua faccia rimaneva impassibile come quella di un ebete, tanto che partivano strategicamente le scene flashback per onorare il personaggio morto e non dover più inquadrare il protagonista.
Ma merita un Oscar in confronto al lead di Oh! My Emperor, che dall’inizio alla fine del drama - non importa se fossero scene divertenti, tragiche o romantiche - ha sempre sfoggiato la stessa fottuta faccia da poveraccio annoiato, e non so come altro dirlo.
Giuro, talmente inespressivo da risultare annoiato e noioso ai miei occhi, che per fortuna si sono rifatti grazie alla meravigliosa espressività del suo collega Xiao Zhan.
Per la peggiore attrice non sapevo proprio chi nominare, perché ad essere sincera non ne ho vista nessuna che mi abbia fatto cagare.
Ho pensato di nominare Go Ara per il suo ruolo della lead di Hwarang. Specifico però che il vero problema di quella piagnona non era tanto la recitazione, bensì la scrittura del personaggio, portatrice di due grandi difetti: passiva quanto una banana, e il solo fatto che respirasse causava più danni dell’eruzione di un vulcano.
Tuttavia ammetto che nella storia d’amore non ho mai visto tutta questa passione negli sguardi o nelle parole, né da parte sua né da parte del lead, che sembrava recitare quasi di controvoglia.
41) Una ship fittizia che shippi? 
Mr Sunshine
So che la storia d’amore della serie è quella tra Eugene e Go Ae Shin, ma che qualcuno venga a dirmi che questa gif non è qualcosa di meravigliosamente romantico:
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Basta guardarli per capire che è amore.
Loro che bevono insieme al bar (Dong Mae minacciava di morte il signorino Kim ma dettagli), fanno passeggiate notturne, guardano insieme il tramonto... Come si fa a non shipparli?
Battute a parte, mi è davvero piaciuto un sacco il rapporto tra questi tre uomini - e un pizzico di romanticismo c’era davvero, diciamocelo - un rapporto complicato da delle circostanze che li portano a non starsi molto simpatici ecco.
Ma c’è sempre una sorta di rispetto di fondo, e alla fine combattono tutti per la stessa causa donna, diventando quindi alleati.
42) Una serie che merita più conoscenza 
Circle: two worlds connected
Io giuro di non aver mai, e dico MAI, sentito parlare di questa serie. Io stessa l’ho vista solo perché mi sono andata a cercare i drama di Yeo Jin-goo, e ho trovato questo Circle. Anche se le storie di alieni e di fantascienza non sono esattamente le mie preferite, ho dato per scontato che un drama con questo attore non può essere brutto, e così me lo sono visto.
Ma se non fosse stato per il mio amore per Yeo Jin-goo probabilmente non avrei sentito parlare di Circle per tutta la mia vita. Ed è un vero peccato, perché è una serie stupenda con messaggi importanti.
Ho detto che è una serie sugli alieni, ma a conti fatti questi c’entrano ben poco. Portata avanti da un ritmo incalzante grazie alla narrazione in contemporanea di due storyline tragico-thriller, la serie parla di questioni etiche e morali davvero interessanti su cui vale la pena riflettere.
Inoltre Circle è la prima serie coreana del genere sci-fi.
Davvero non mi spiego come possa essere così sconosciuta.
43) Se potessi resuscitare qualcuno…chi sarebbe? 
Mr Sunshine
SPOILER DEL FINALE
Pensavo che sarebbe stato difficile rispondere a questa domanda, perché mi sono detta: “Con tutti i personaggi morti quest’anno, che ne so io chi voglio riportare in vita!”
Poi ho guardato la lista dei drama visti e ho fatto il punto della situazione, e mi sono sorprendentemente accorta che di personaggi morti che vorrei riportare indietro non ce ne sono poi molti, anzi davvero pochi.
Inizialmente avevo pensato di nominare un certo personaggio di Arsenal Military Academy - l’unica scena in tutta la serie che mi abbia fatto piangere, bastardi! - ma poi mi sono ricordata del finale di Mr Sunshine e mi sono detta: “ho ben quattro personaggi tra cui scegliere!”
Il finale di Mr Sunshine è stato un’ecatombe, mi ha davvero spezzato il cuore: dei cinque personaggi principali, ne vengono fatti fuori quattro.
Dunque, una parte di me vorrebbe riportarli in vita tutti, perché li ho adorati tutti e quattro per motivi diversi: il signorino Kim era adorabile e più profondo di quello che sembrava, Kudo Hina era una donna intelligente, badass e affascinante, e Dong-mae faceva la parte del giapponese arrabbiato e cazzuto che spaventava le persone semplicemente camminando per strada, la qual cosa mi faceva sempre molto ridere.
Ma scelgo di riportare in vita Eugene, perché a pensare alla lead che passa la vita a combattere per la Corea tutta sola soletta, mi sale troppo la tristezza.
E poi quei due erano adorabili insieme.
44) Un oggetto/potere/abilità che vorresti 
Memories of the Alhambra
Vorrei la lente per entrare nel gioco di realtà virtuale di questa serie.
Sembra che io non abbia capito il messaggio della serie, che per tutto il tempo sembra urlare: “Non giocare a questo gioco pericoloso! La tecnologia va dosata con cura!”, ma è più forte di me, mi sono innamorata di quel gioco appena l’ho visto.
Lo trovo fighissimo e affascinante.
I videogiochi sono belli, ma questo? Questo è tutto un altro livello. Quanto mi piacerebbe che esistesse davvero, adorerei poter indossare quella lente e immergermi in un elettrizzante e fantastico mondo surreale, in cui combattere nemici, perdere vite, stringere alleanze, salire di livello... Semplicemente impazzirei.
Penso anche che ne diventerei pericolosamente dipendente, ma dettagli.
45) Se potessi uscire con un personaggio di un drama, chi sarebbe?
Hwarang
In realtà vorrei uscire anche con il principe Shin e con il lead di When the camellia blooms, ma ho già parlato di loro e di quanto li abbia adorati, inoltre mi dispiace un sacco non citare questo personaggio di Hwarang.
Vorrei uscire con Kim Soo Ho detto “raggio di sole”.
Questo ragazzo mi ha rallegrato le giornate durante la visione della serie, lui e la sua bromance con Park Ban Ryu, detto “palo in culo” - che coppia! una delle poche cose belle della serie.
Soo Ho è un ragazzo solare, energico, pieno di vita, bello, un po’ scemo, un sognatore, sincero, coraggioso e di buon cuore. Un’uscita con lui la farei molto volentieri, penso che riderei fino alle lacrime e mi divertirei come una matta.
Ma attenzione: scelgo lui perché la domanda chiede con quale personaggio vorresti semplicemente uscire. Se la domanda avesse chiesto con quale personaggio ti vorresti sposare, avrei risposto Shin.
Adoro Soo Ho, è davvero un raggio di sole, ma lo vedo più come un fratello o un migliore amico. Non lo vedo come il ragazzo adatto a me. Decisamente, io sono più una tipa che starebbe bene con uno come Shin.
INFINE…UNA CHALLENGE: io so che nella lista avete drama inseriti nella categoria “prima o poi lo vedrò” e che ormai vegetano lì da mesi e mesi.
Bene, è ora di tenere fede agli impegni!
45 bis) Quale di questi drama ti impegni a vedere nel prossimo anno costi quel che costi?
Joy of life
Ho avuto un po’ di difficoltà a rispondere a questa domanda, perché inizialmente non mi veniva in mente nessun titolo che vegeta nella mia lista da mesi. C’è anche da fare un appunto: io non tengo una vera e propria lista con i drama che intendo vedere, perché se cominciassi a segnare tutti quelli che mi interessano ne verrebbero fuori a decine, forse centinaia... e mi sentirei male. Quindi non segno nulla e faccio prima. 
Occhio non vede, cuore non duole.
Tanto ho la mia segretaria di fiducia @dilebe06 che mi tiene sempre aggiornata e mi dà sempre ottimi consigli su cosa guardare.
Ci sono effettivamente alcuni drama che dico di voler vedere da alcuni mesi, come Itaewon Class o Crash landing on you, ma Joy of life vince perché desidero vederlo da oltre un anno penso.
Dopo che ho visto The Untamed ho cercato quali altri drama avesse fatto Xiao Zhan, e ho trovato questo Joy of life ma, complice il fatto che lui abbia solo una parte secondaria e il fatto che sia uno di quei dramoni cinesi da una cinquantina di episodi, ho sempre rimandato.
Ma prometto di vederlo assolutamente nel 2021.
Lo voglio vedere solo per la presenza di Xiao Zhan (che sì, fa solo una parte secondaria ma rimane comunque l’uomo che sarà mio marito nella mia prossima vita credici), ma da quello che ho capito è un drama davvero bello con una bella trama, quindi penso che meriti davvero.
NON POSSO CREDERCI MA HO FINITO.
Mi sento stanca come quando finivo le partite di Haikyuu.
Arrivederci all’anno prossimo.
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gloriabourne · 3 years
Note
cambiare idea? ma qui non si sta parlando di gusti di gelato. troppo facile criticare certi programmi e fare l'intellettuale, mentre sei all'apice del successo, che tanto apice non è, e visto che mi chiedi da dove lo capisco, ha perso un sacco di seguito dopo il 2019 il che mi fa intendere che questa tendenza continuerà. e quando sarà tramontato del tutto, complice anche che non è più un ventenne, parteciperà eccome credimi. da bravo ipocrita
perché un ritiro dalle scene con dignità non mi parrebbe nel suo stile, sarebbe troppo dura da accettare. guarda, ti ricordo solo, se non ne sei al corrente, che esistono tante interviste datate circa inizi 2016, dove ermal diceva che non avrebbe mai partecipato ad Amici perché quello sarebbe stato come 'fare televisione', a cui lui non era interessato. ma poi lo vedi seduto alla poltrona della de filippi come giudice, ad aprile del 2017! per farti capire, la coerenza. furbetto proprio.
E ti prego di non pensare che io provi soddisfazione a immaginare questo oscuro risvolto per la sua carriera. ovvio che mi dispiacerebbe, tanto quanto mi indignerebbe profondamente. non ho mai superato il fatto che a causa proprio del talent della de filippi, Ermal nel 2017 abbia perso la stima e l'amicizia del grande Red ronnie, non so se sai a quale storia mi riferisco. un brutto segno mi sembrò ai tempi, non ho mai accettato questa cosa.
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Ma cosa vuol dire che non stiamo parlando di gusti di gelato? Dai su, ma che paragoni fai?
Il cambiare idea di una persona è applicabile a qualsiasi ambito, proprio perché come ho già detto entrano in gioco altri fattori come esperienze di vita che magari ti fanno cambiare idea su certe cose o vedere le cose in altra prospettiva.
Come hai detto tu, aveva detto che non avrebbe mai partecipato ad Amici e poi invece l'ha fatto. Questo non fa di lui un ipocrita, ma semplicemente una persona in grado di cambiare idea, che a mio parere è molto più lodevole che fare il testardo che si incaponisce sulle proprie idee per tutte la vita, visto che almeno così dimostra di saper tornare sui propri passi e di saper rivalutare certe cose.
Poi scusa, ma in che modo il fatto che non è più un ventenne dovrebbe influire sul suo successo? Non sono più gli anni 90, periodo delle boy band in cui passati i 20/25 anni gli artisti non se li cagava più nessuno.
Cioè sarò strana io, ma dei cantanti che seguo non ce n'è manco uno che abbia 20 anni. E tutti quanti hanno ovviamente avuto periodi di alti e bassi, come tutti, per alcuni di loro ci sono stati periodi in cui sono stati meno seguiti, ma da lì a essere tramontati (così come per Ermal) ce ne passa di acqua sotto i ponti.
E per rispondere all'ultima parte, sì invece. Penso proprio che in fondo tu stia provando un piacere un po' perverso a immaginare o almeno a dire certe cose. L'hai definito ipocrita, hai detto che nel giro di pochi anni la sua carriera finirà... Scusa tanto se leggendo i tuoi messaggi l'ultima cosa a cui penso è che tu sia una persona che si dispiacerebbe se effettivamente la carriera di Ermal subisse un arresto. Perché ti assicuro, dalle tue parole traspare tutto tranne il dispiacere.
Ah, e ancora una cosa: a me di Red Ronnie frega poco, mai seguito e poco mi importa di cosa dice, cosa pensa o chi stima. Però mi importa dei rapporti umani tra le persone e ti dico, a prescindere dal fatto che le persone coinvolte siano Ermal e Red Ronnie, che se basta così poco a perdere la stima e l'amicizia di qualcuno onestamente meglio perderla che trovarla. Soprattutto l'amicizia! Quella dovrebbe essere incondizionata - a meno che non ci siano di mezzo dei gravi torti da una delle due parti che rendono impossibile continuare il rapporto - quindi se Red Ronnie ha deciso che non voleva più saperne di Ermal solo perché ha deciso di partecipare a un talent (talent a cui tra l'altro hanno partecipato alcune tra le più belle voci del panorama musicale italiano, quindi non stiamo proprio parlando di merda se permetti) il problema non è di certo Ermal.
Poi sei liberissim* di continuare a considerare Ermal ipocrita, incoerente, vicino al declino... Ci mancherebbe, è un paese libero! Però penso che tu ormai abbia capito come la penso e che sia poco costruttivo per entrambe le parti continuare a discuterne, visto che tanto rimaniamo sulle nostre posizioni.
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dilebe06 · 4 years
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Hospital Playlist
Sai perché i medici danno solo risposte vaghe come "Non possiamo ancora esserne sicuri", "Non lo sappiamo ancora" e "Dobbiamo osservare un po 'di più?" I medici devono assumersi la responsabilità delle loro parole, quindi dobbiamo stare attenti. C'è solo una cosa che noi medici possiamo dire con certezza ai nostri pazienti. "Faremo del nostro meglio."
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Per una mia più sana organizzazione mentale ho deciso di alternare un drama su Netflix ed uno su Viki e dopo una “ponderata” scelta ossia scrivere i nomi su bigliettini e pescare a caso  è stato “scelto” questo drama. 
Metto le mani avanti dicendo subito che Hospital non mi ha fatto innamorare ma è indubbiamente una serie fatta bene. Regia, scenografia, cast, trama, dialoghi, capacità di muovere le emozioni dello spettatore, caratterizzazioni...
il realismo della serie nel mostrare la vita nell’ospedale è stata una delle questioni che più mi ha preso e che mi è piaciuta. 
La serie infatti sembra quasi un documentario sulla vita dei dottori in un policlinico, tra pazienti, parenti, interventi, turni massacranti, vita privata, colleghi e malattie. Purtroppo non sono una fan di tale genere di spettacolo - ossia quello in cui manca la trama orizzontale e ci si concentra più sulle singole storyline - tuttavia è un genere che vedo così poco spesso e Hospital è cosi fatto bene, che ho visto comunque la serie molto volentieri. 
Hospital si concentra sulla vita di 5 chirurghi ognuno specializzato in un settore, legati tra loro sia dall’amore per il proprio lavoro sia dall’ amicizia reciproca. Ed è proprio il legame tra queste persone a fare da sfondo e allo stesso tempo ad essere colonna portante della storia. Per inciso: ci sono un sacco di bromance. 😂😍
Cosa strana è stata il fatto che la serie si concentra su dottori già affermati. Infatti le uniche due serie medical che avevo già visto - occidentali - raccontavano le vicende degli specializzandi permettendo così allo spettatore di crescere e conoscere insieme a loro. In Hospital i protagonisti sono già “grandi” ma ciò non toglie che “non si smette mai di crescere” e che sia possibile visionare la storia anche su altre prospettive.
Altra cosa che ho apprezzato è stata la capacità della serie di emozionarmi e commuovermi anche per le cose che sembrano più scontate ma che alla fine sembrano quasi poetiche. 
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Detta così sembra che Hospital sia una serie drammatica ma in realtà nasconde un sacco di scene molto divertenti e spassose: merito dei 5 ragazzi, specializzandi o pazienti che involontariamente regalano spesso perle di simpatia. In fondo quindi questo drama mixa molto bene più generi. 🙂
Le OST sono ovviamente tutte bellissime e alcune sono già state scaricate poichè perfette per la scena che sta andando in onda. Tranne una che accidenti a Spotify  che non me la trova!😠
Plauso enorme per il cast. E” disonore! Disonore su tutta la tua famiglia! Disonore su di te, disonore sulla tua mucca!” mi urlerebbe giustamente Mushu per non aver riconosciuto l’attore di Gu Dong-Mae in Mr Sunshine e che qui interpreta Ahn Jeong-Won. Come non ho riconosciuto l’attrice della dottoressa  Jang Gyeo-Wool che avevo già visto in Argon. 
Comunque sia, apparte il disonore, il cast è stato davvero bravo e convincente. 
Conclusione: Drama da vedere anche se non si è appassionati di Medical che condensa in solo 12 episodi un mondo - ospedaliero - realistico con momenti di commozione e altri più leggeri. Impossibile non affezionarsi ai personaggi data la loro ben fatta costruzione e le belle relazioni che li legano. 
VOTO: 8 -
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Dove la serie rimane realistica è anche nelle relazioni d’amore. Ce ne sono tante ed anche se sono poche quelle che mi hanno colpito, tutte sono permeate da un senso di credibilità.
Solo nelle favole o nei drama ci viene assicurato l’happy ending romantico. Nella vita vera è molto più difficile: il ginecologo Yang Seok-Hyeong  non finisce con la bella e coraggiosissima specializzanda ma comprensibilmente preferisce stare da solo. Il neo capo degli specializzandi di neurochirurgia si becca una friendzone spettacolare e persino allo tsundere primario di cardiochirurgia Kim Jun-Wan Cupido non sembra sorridere. E va bene così. 
Fortunatamente ci pensa il dolcissimo pediatra chirurgico Andrea ha darci la parte romantica, con la ship per me più carina dell’intera serie. Ahn Jeong-Won e  Jang Gyeo-Wool sono così adorabili.😍  Immagino che Mamma Rosa non è presente nell’ultimo episodio perchè impegnata a prenotare la Chiesa per le Nozze. 😐
Non mi ha emozionato per nulla invece la storia d’amore tra Kim Jun Wan e la sorella del Dottor Lee poichè credo che lei sia stata poco approfondita. Inoltre le scene in cui erano loro due da soli sono state troppo poche perchè io potessi davvero sentire questa coppia. 
Mi ha incuriosito la storia del Dottor Lee con la lead anche solo per sapere cosa pensi lei di tutto questo. Vi giuro che ho avuto difficoltà a capire cosa provi lei per il dottor Lee. 
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Ho inoltre apprezzato che la serie menzionasse anche il lavoro degli infermieri - inestimabile - , i dubbi e le insicurezze degli specializzandi o le caratteristiche anche egoistiche dei pazienti. 
Ci sono stati tanti momenti che mi hanno commosso questa serie ammazza bambini come fossero aria ma quelli che mi sono rimasti più in testa sono due:
1) il padre della ragazza che voleva donare il fegato alla figlia ma che non poteva per via della sua salute. 
2) Lo specializzando di cardiochirurgia Do Jae-Hak  - il mio eroe - che viene ringraziato dal paziente per non essersi arreso con lui ed avergli salvato la vita. Se ci penso ancora mi commuovo. 
I personaggi della serie sono tanti e menzionarli tutti sarebbe troppo complesso. Tuttavia se ne devo scegliere alcuni che mi sono piaciuti di più inserirei:
1) Andrea ( perchè è dolcissimo )
2) Dottor Lee  Ik-Joon perchè quest’uomo si intrufola negli altri reparti??!!  😂
3)  Lo specializzando Do Jae-Hak perchè è uno scemo terribile ma ci tiene tantissimo ai pazienti. Bonus per la sua relazione con il suo Capo perchè insieme sono meravigliosi 😍😂
4) La specializzanda che va dietro ad Andrea perchè capisce quali siano i suoi limiti e si impegna - anche con i disegnini - per superarli e migliorare sempre.
5) Il ginecologo Yang Seok-Hyeong perchè sa essere così calmo, deciso e affascinante quando è a lavoro ma diviene irriconoscibile appena messo piede fuori dall’ospedale.
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freedomtripitaly · 4 years
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Ci sono film che restano impressi nella nostra memoria e che non è possibile dimenticare, soprattutto per i veri viaggiatori. Film dei quali si ricordano con precisione luoghi, scenari, scene, nomi di città ed i loro protagonisti. Sono i film ed i documentari sui viaggi che hanno generato la voglia di partire e ritrovare dal vivo quei luoghi visti al cinema o in TV, luoghi che abbiamo amato fin da subito, stupefacenti, lontani dalla nostra vita quotidiana; sono film “calamita” perché sono lo stimolo per partire alla scoperta di luoghi che ci attraggono. Viaggiare è sinonimo di vivere ed ecco i film più belli che ci fanno vivere momenti emozionanti, in attesa di partire! Into the Wild Into the Wild è il film cult sui viaggi scritto e diretto da Sean Penn, libera trasposizione del libro di Jon Krakauer “Nelle Terre Estreme”. Into the Wild racconta la vera storia di Christopher Mc Candless che, dopo la laurea, abbandona la sua famiglia benestante ed inizia un lunghissimo viaggio negli Stati Uniti attraversando l’Arizona, il Grand Canyon fino a raggiungere l’Alaska dove termina il suo viaggio. In Alaska si ferma per 4 mesi celebrando la ricerca della libertà, cercando di sopravvivere in quella terra di gelo e ghiacciai. Le immagini, gli scenari, i paesaggi e le ambientazioni del film sono estremamente affascinanti e terrificanti in alcuni tratti. McCandless sperimenta la vita dei local entrando in contatto con gli usi e le abitudini dei luoghi vivendo alla giornata. Il suo viaggio termina dopo 4 mesi con la sua morte ed il suo corpo ritrovato casualmente in un autobus abbandonato in un accampamento. Thelma e Louise Diretto da Ridley Scott, Thelma e Louise è diventato uno dei film più belli della storia mondiale del cinema collezionando importanti riconoscimenti tra cui il premio Oscar per la miglior sceneggiatura. Il film è considerato un vero e proprio cult che inneggia alla libertà, all’emancipazione ed all’amicizia tra donne e che, scena dopo scena, ci fa conoscere luoghi, paesaggi, ambienti e vite quotidiane di tutti i personaggi che le due amiche incontrano durante la loro “fuga”. Il loro viaggio inizia in Arkansas puntando verso l’Oklahoma attraversando Colorado e Arizona percorrendo strade, attraversando pianure infinite con scenari maestosi e pieni di fascino. In realtà la maggior parte delle scene sono state girate nei vasti spazi intorno a Los Angeles come Gorman e la Lockwood Valley mentre alcune scene, le più emozionanti e rappresentative a livello di paesaggio, sono state girate nel deserto dello Utah e a Dead Horse Point dove la leggenda racconta che per liberarsi dall’uomo che li teneva imbrigliati, un gruppo di cavalli si siano lanciati nel canyon preferendo la morte alla libertà negata. Innegabile il collegamento tra la scelta di libertà dei cavalli e la scena finale delle protagoniste di Thelma e Louise. Meravigliose le scene nelle location di Bakersfield, nelle valli della California, con i suoi campi e le sue strade polverose che tagliano i due paesaggi infiniti e mozzafiato. Mediterraneo Scritto e diretto da Gabriele Salvatores, Mediterraneo racconta la storia di un gruppetto di soldati italiani rimasti soli ed isolati su un’isola greca durante la Seconda Guerra Mondiale. Film eccezionalmente bello per i luoghi e gli scenari nei quali si svolge, dove il cielo ed il mare si incontrano per tutta la durata del film. Mediterraneo è stato girato sulla piccolissima isola di Kastellorizo nel Dodecaneso, vicinissima alle coste della Turchia. Molte scene sono ambientate nella città di Megisti, tipicamente greca, della quale , attraverso le immagini del film, ne conosciamo le strade, le piazzette, gli affacci sul mare, le case bianche, il lento ritmo della vita sull’isola. È proprio grazie a Salvatores che abbiamo scoperto l’esistenza di questa piccola meravigliosa isola in mezzo al mare, poco più grande di un francobollo con i suoi 9 chilometri quadrati di roccia e piccolissime spiagge, circondata da un mare caraibico color smeraldo. La piccola città si sviluppa in altezza con le sue case bianche che si affacciano sul porto e che al tramonto brillano come luci mentre il cielo si tinge di arancione. La vita si svolge con ritmi lenti come se il tempo non passasse o come se il tempo non esistesse, qualche bar, un paio di ristorantini che si affacciano sul mare o all’interno degli stretti vicoli che, grazie al contributo di Salvatores, sono oggi diventati meta di coloro che vogliono vivere un’esperienza fuori dal mondo, avvolti da una pace quasi surreale, dal silenzio, dalle voci dei gabbiani ed il rumore delle onde. Un posto dove scappare per scoprire un’altra dimensione e, perché no, anche se stessi. La Mia Africa Film spettacolare scritto dal grande Pollack che con la sua maestra ed il suo genio commuove e stimola lo spettatore a preparare la valigia appena terminata la visione. La Mia Africa vi porta a fare tutto ciò che fino ad ora avete rimandato: viaggiare! Ambientato in Kenya, in quella regione incontaminata, aspra e dura del continente africano è una pellicola autobiografica. I riconoscimenti ricevuti l’hanno portato a diventare un film cult del genere amato dagli appassionati dei viaggi e del romanticismo. Caratteristica del film sono le sue inquadrature ampie che cercano in modo spasmodico di allargare il campo il più possibile per fotografare la bellezza unica al mondo di questa terra. Ed è proprio attraverso queste ampie inquadrature che lo spettatore riesce a farsi un’idea precisa e reale del Kenya, terra di cultura indigena e primitiva di quell’Africa che, se visitata una volta, non vi lascerà mai. Il famoso Mal d’Africa che colpisce tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno la fortuna di visitarla. La bellezza di una terra straordinaria ricca di magia che Pollack riesce a regalare allo spettatore unitamente ad una indescrivibile sensazione di libertà che attraversa lo spettatore per tutta la durata del film. La Mia Africa è una delle poche pellicole che è riuscita ad innalzare e celebrare i paesaggi incontaminati del Kenya con una fotografia mozzafiato, precisa e perfetta tanto da aver ricevuto un numero incredibile di premi internazionali. Sette anni in Tibet Film spettacolare prodotto nel 1997 da Jean-Jacques Annaud racconta la storia di un giovane attivista del Partito Nazionalsocialista Tedesco che, nominato dal governo tedesco per scalare le montagne dell’Himalaya, raggiunge il misterioso Nanga Parbat. Il Nanga Parbat è la nona vetta più alta del mondo, pochissimi coloro che l’hanno scalata con successo. Il film è girato per la maggior parte a Mendoza e a La Plata in Argentina, in Nepal, e pochissime scene in Austria ed in Canada. Solo 20 minuti del film sono ambientati in Tibet, come ha ammesso successivamente il regista, 20 minuti che sono costati al regista ed ai protagonisti del film l’allontanamento a vita dalla Cina. Proprio le scene girate nella città sacra di Lasha corrispondono a quei 20 minuti che sono costati la diffida all’intero cast. Resta comunque il fatto che le ambientazioni, gli scenari, i luoghi sono perfettamente riprodotti e che il visitatore attratto dalla pellicola può ritrovare questi luoghi qualora dovesse decidere di fare un viaggio in Tibet. Cast Away Film interpretato magistralmente da Tom Hanks che approda sull’isola con aspetto umano e civilizzato e la lascerà trasformato nel corpo e nell’anima dalla vita alla Robinson Crusoe. Pellicola ambientata in una delle più belle isole del mondo, Monuriki. Monuriki fa parte di un complesso di atolli vicino all’arcipelago delle Isole Fiji e più precisamente vicino alle Isole Mamanuca. Il film è stato girato quasi per intero su quest’isola dove il naufrago vivrà per 4 anni. Piccolissima isola lunga poco più di 1 chilometro e larga non più di 600 metri, leggermente montuosa ma con spiagge di una bellezza paradisiaca. Dopo l’uscita del film l’isola è diventata, nel giro di una stagione, una meta turistica molto ambita e di forte richiamo: l’isola di Cast Away, essendo piccolissima, permette al visitatore, nel momento in cui mette piede sulla spiaggia, di riconoscere immediatamente tutti i luoghi dove sono state girate le bellissime scene del film. Sotto il sole della Toscana Non è solo un film ma un vero e proprio viaggio! Se amate la città non guardate questo film altrimenti tutto il vostro amore per la città svanirà per incanto ed il desiderio di partire per la Toscana diventerà irrefrenabile. Sotto il sole di Toscana è ambientato principalmente in Toscana nella città di Cortona della quale, attraverso le immagini del film, ne conoscerete il centro storico, le vie, i palazzi, la bellissima villa vicino alle mura cittadine; i casolari nelle estese campagne e le sue colline vi faranno decidere di partire alla scoperta della Toscana affrontando un viaggio di serenità, natura, vini deliziosi e cibo eccezionale. Documentari sui viaggi Ma non sono solo i film più famosi, come quelli che vi abbiamo raccontato, che vi scuoteranno dalla poltrona facendovi decidere di fare un viaggio dopo aver visto le immagini del Tibet, delle Isole Caraibiche, del Kenya o della Toscana. Anche i documentari sui viaggi sono pronti a fare la loro parte e siamo certi vi daranno l’input finale per preparare subito le valigie e programmare il vostro prossimo viaggio. Ecco quali sono i docu-film, i documentari e le serie imperdibili per trarre ispirazione. Our Planet È una famosissima serie britannica narrata da Sir David Attenborough che racconta il nostro pianeta a 360°: dalle terre del ghiaccio alle giungle tropicali raccontando le specie più rare, i pesci collezionisti, uccelli rarissimi ed insetti dei quali mai ne immaginereste l’esistenza. Our Planet, in otto episodi mozzafiato, è un inno alle meraviglie della nostra terra, dei suoi habitat più fragili e più possenti, delle forme più estreme della natura offerte attraverso immagini di qualità e perfezione altissime. Profondo Blu Film-documentario che va alla scoperta della flora e della fauna che non possiamo vedere. Profondo Blu vi porta alla scoperta degli Oceani e dei loro spettacolari abitanti, alla scoperta di un mondo sottomarino sconosciuto ai più. Riprese sottomarine fantastiche con immagini e colori che nemmeno la tavolozza di un bravo pittore saprebbe riprodurre. The Endless Summer The Endless Summer è una serie di film-documentari che va alla scoperta del mondo spumeggiante, adrenalitico ed avventuroso del Surf; l’onda perfetta e le evoluzioni dei surfisti sono catturate con maestria dalle videocamere di Bruce Brown con riprese ed immagini che vi faranno sentire protagonisti di questo sport. Seguendo Bruce Brown attraverserete la Nuova Zelanda, l’Australia, le Hawaii, il Sudafrica alla ricerca dell’onda perfetta durante un’estate senza fine. Film-doc che omaggia la gioventù ed inneggia alla libertà, alla voglia di vivere, all’amicizia, al sole e alla natura. Il viaggio nutre l’anima, la conoscenza nutre il cuore. Il cibo nutre il corpo. Mano alle valige: si parte! https://ift.tt/2YaP4p0 I migliori film e documentari sui viaggi Ci sono film che restano impressi nella nostra memoria e che non è possibile dimenticare, soprattutto per i veri viaggiatori. Film dei quali si ricordano con precisione luoghi, scenari, scene, nomi di città ed i loro protagonisti. Sono i film ed i documentari sui viaggi che hanno generato la voglia di partire e ritrovare dal vivo quei luoghi visti al cinema o in TV, luoghi che abbiamo amato fin da subito, stupefacenti, lontani dalla nostra vita quotidiana; sono film “calamita” perché sono lo stimolo per partire alla scoperta di luoghi che ci attraggono. Viaggiare è sinonimo di vivere ed ecco i film più belli che ci fanno vivere momenti emozionanti, in attesa di partire! Into the Wild Into the Wild è il film cult sui viaggi scritto e diretto da Sean Penn, libera trasposizione del libro di Jon Krakauer “Nelle Terre Estreme”. Into the Wild racconta la vera storia di Christopher Mc Candless che, dopo la laurea, abbandona la sua famiglia benestante ed inizia un lunghissimo viaggio negli Stati Uniti attraversando l’Arizona, il Grand Canyon fino a raggiungere l’Alaska dove termina il suo viaggio. In Alaska si ferma per 4 mesi celebrando la ricerca della libertà, cercando di sopravvivere in quella terra di gelo e ghiacciai. Le immagini, gli scenari, i paesaggi e le ambientazioni del film sono estremamente affascinanti e terrificanti in alcuni tratti. McCandless sperimenta la vita dei local entrando in contatto con gli usi e le abitudini dei luoghi vivendo alla giornata. Il suo viaggio termina dopo 4 mesi con la sua morte ed il suo corpo ritrovato casualmente in un autobus abbandonato in un accampamento. Thelma e Louise Diretto da Ridley Scott, Thelma e Louise è diventato uno dei film più belli della storia mondiale del cinema collezionando importanti riconoscimenti tra cui il premio Oscar per la miglior sceneggiatura. Il film è considerato un vero e proprio cult che inneggia alla libertà, all’emancipazione ed all’amicizia tra donne e che, scena dopo scena, ci fa conoscere luoghi, paesaggi, ambienti e vite quotidiane di tutti i personaggi che le due amiche incontrano durante la loro “fuga”. Il loro viaggio inizia in Arkansas puntando verso l’Oklahoma attraversando Colorado e Arizona percorrendo strade, attraversando pianure infinite con scenari maestosi e pieni di fascino. In realtà la maggior parte delle scene sono state girate nei vasti spazi intorno a Los Angeles come Gorman e la Lockwood Valley mentre alcune scene, le più emozionanti e rappresentative a livello di paesaggio, sono state girate nel deserto dello Utah e a Dead Horse Point dove la leggenda racconta che per liberarsi dall’uomo che li teneva imbrigliati, un gruppo di cavalli si siano lanciati nel canyon preferendo la morte alla libertà negata. Innegabile il collegamento tra la scelta di libertà dei cavalli e la scena finale delle protagoniste di Thelma e Louise. Meravigliose le scene nelle location di Bakersfield, nelle valli della California, con i suoi campi e le sue strade polverose che tagliano i due paesaggi infiniti e mozzafiato. Mediterraneo Scritto e diretto da Gabriele Salvatores, Mediterraneo racconta la storia di un gruppetto di soldati italiani rimasti soli ed isolati su un’isola greca durante la Seconda Guerra Mondiale. Film eccezionalmente bello per i luoghi e gli scenari nei quali si svolge, dove il cielo ed il mare si incontrano per tutta la durata del film. Mediterraneo è stato girato sulla piccolissima isola di Kastellorizo nel Dodecaneso, vicinissima alle coste della Turchia. Molte scene sono ambientate nella città di Megisti, tipicamente greca, della quale , attraverso le immagini del film, ne conosciamo le strade, le piazzette, gli affacci sul mare, le case bianche, il lento ritmo della vita sull’isola. È proprio grazie a Salvatores che abbiamo scoperto l’esistenza di questa piccola meravigliosa isola in mezzo al mare, poco più grande di un francobollo con i suoi 9 chilometri quadrati di roccia e piccolissime spiagge, circondata da un mare caraibico color smeraldo. La piccola città si sviluppa in altezza con le sue case bianche che si affacciano sul porto e che al tramonto brillano come luci mentre il cielo si tinge di arancione. La vita si svolge con ritmi lenti come se il tempo non passasse o come se il tempo non esistesse, qualche bar, un paio di ristorantini che si affacciano sul mare o all’interno degli stretti vicoli che, grazie al contributo di Salvatores, sono oggi diventati meta di coloro che vogliono vivere un’esperienza fuori dal mondo, avvolti da una pace quasi surreale, dal silenzio, dalle voci dei gabbiani ed il rumore delle onde. Un posto dove scappare per scoprire un’altra dimensione e, perché no, anche se stessi. La Mia Africa Film spettacolare scritto dal grande Pollack che con la sua maestra ed il suo genio commuove e stimola lo spettatore a preparare la valigia appena terminata la visione. La Mia Africa vi porta a fare tutto ciò che fino ad ora avete rimandato: viaggiare! Ambientato in Kenya, in quella regione incontaminata, aspra e dura del continente africano è una pellicola autobiografica. I riconoscimenti ricevuti l’hanno portato a diventare un film cult del genere amato dagli appassionati dei viaggi e del romanticismo. Caratteristica del film sono le sue inquadrature ampie che cercano in modo spasmodico di allargare il campo il più possibile per fotografare la bellezza unica al mondo di questa terra. Ed è proprio attraverso queste ampie inquadrature che lo spettatore riesce a farsi un’idea precisa e reale del Kenya, terra di cultura indigena e primitiva di quell’Africa che, se visitata una volta, non vi lascerà mai. Il famoso Mal d’Africa che colpisce tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno la fortuna di visitarla. La bellezza di una terra straordinaria ricca di magia che Pollack riesce a regalare allo spettatore unitamente ad una indescrivibile sensazione di libertà che attraversa lo spettatore per tutta la durata del film. La Mia Africa è una delle poche pellicole che è riuscita ad innalzare e celebrare i paesaggi incontaminati del Kenya con una fotografia mozzafiato, precisa e perfetta tanto da aver ricevuto un numero incredibile di premi internazionali. Sette anni in Tibet Film spettacolare prodotto nel 1997 da Jean-Jacques Annaud racconta la storia di un giovane attivista del Partito Nazionalsocialista Tedesco che, nominato dal governo tedesco per scalare le montagne dell’Himalaya, raggiunge il misterioso Nanga Parbat. Il Nanga Parbat è la nona vetta più alta del mondo, pochissimi coloro che l’hanno scalata con successo. Il film è girato per la maggior parte a Mendoza e a La Plata in Argentina, in Nepal, e pochissime scene in Austria ed in Canada. Solo 20 minuti del film sono ambientati in Tibet, come ha ammesso successivamente il regista, 20 minuti che sono costati al regista ed ai protagonisti del film l’allontanamento a vita dalla Cina. Proprio le scene girate nella città sacra di Lasha corrispondono a quei 20 minuti che sono costati la diffida all’intero cast. Resta comunque il fatto che le ambientazioni, gli scenari, i luoghi sono perfettamente riprodotti e che il visitatore attratto dalla pellicola può ritrovare questi luoghi qualora dovesse decidere di fare un viaggio in Tibet. Cast Away Film interpretato magistralmente da Tom Hanks che approda sull’isola con aspetto umano e civilizzato e la lascerà trasformato nel corpo e nell’anima dalla vita alla Robinson Crusoe. Pellicola ambientata in una delle più belle isole del mondo, Monuriki. Monuriki fa parte di un complesso di atolli vicino all’arcipelago delle Isole Fiji e più precisamente vicino alle Isole Mamanuca. Il film è stato girato quasi per intero su quest’isola dove il naufrago vivrà per 4 anni. Piccolissima isola lunga poco più di 1 chilometro e larga non più di 600 metri, leggermente montuosa ma con spiagge di una bellezza paradisiaca. Dopo l’uscita del film l’isola è diventata, nel giro di una stagione, una meta turistica molto ambita e di forte richiamo: l’isola di Cast Away, essendo piccolissima, permette al visitatore, nel momento in cui mette piede sulla spiaggia, di riconoscere immediatamente tutti i luoghi dove sono state girate le bellissime scene del film. Sotto il sole della Toscana Non è solo un film ma un vero e proprio viaggio! Se amate la città non guardate questo film altrimenti tutto il vostro amore per la città svanirà per incanto ed il desiderio di partire per la Toscana diventerà irrefrenabile. Sotto il sole di Toscana è ambientato principalmente in Toscana nella città di Cortona della quale, attraverso le immagini del film, ne conoscerete il centro storico, le vie, i palazzi, la bellissima villa vicino alle mura cittadine; i casolari nelle estese campagne e le sue colline vi faranno decidere di partire alla scoperta della Toscana affrontando un viaggio di serenità, natura, vini deliziosi e cibo eccezionale. Documentari sui viaggi Ma non sono solo i film più famosi, come quelli che vi abbiamo raccontato, che vi scuoteranno dalla poltrona facendovi decidere di fare un viaggio dopo aver visto le immagini del Tibet, delle Isole Caraibiche, del Kenya o della Toscana. Anche i documentari sui viaggi sono pronti a fare la loro parte e siamo certi vi daranno l’input finale per preparare subito le valigie e programmare il vostro prossimo viaggio. Ecco quali sono i docu-film, i documentari e le serie imperdibili per trarre ispirazione. Our Planet È una famosissima serie britannica narrata da Sir David Attenborough che racconta il nostro pianeta a 360°: dalle terre del ghiaccio alle giungle tropicali raccontando le specie più rare, i pesci collezionisti, uccelli rarissimi ed insetti dei quali mai ne immaginereste l’esistenza. Our Planet, in otto episodi mozzafiato, è un inno alle meraviglie della nostra terra, dei suoi habitat più fragili e più possenti, delle forme più estreme della natura offerte attraverso immagini di qualità e perfezione altissime. Profondo Blu Film-documentario che va alla scoperta della flora e della fauna che non possiamo vedere. Profondo Blu vi porta alla scoperta degli Oceani e dei loro spettacolari abitanti, alla scoperta di un mondo sottomarino sconosciuto ai più. Riprese sottomarine fantastiche con immagini e colori che nemmeno la tavolozza di un bravo pittore saprebbe riprodurre. The Endless Summer The Endless Summer è una serie di film-documentari che va alla scoperta del mondo spumeggiante, adrenalitico ed avventuroso del Surf; l’onda perfetta e le evoluzioni dei surfisti sono catturate con maestria dalle videocamere di Bruce Brown con riprese ed immagini che vi faranno sentire protagonisti di questo sport. Seguendo Bruce Brown attraverserete la Nuova Zelanda, l’Australia, le Hawaii, il Sudafrica alla ricerca dell’onda perfetta durante un’estate senza fine. Film-doc che omaggia la gioventù ed inneggia alla libertà, alla voglia di vivere, all’amicizia, al sole e alla natura. Il viaggio nutre l’anima, la conoscenza nutre il cuore. Il cibo nutre il corpo. Mano alle valige: si parte! Viaggiare attraverso il grande schermo è più che possibile, basta vedere uno dei film dedicati ai viaggi più belli che siano mai stati girati.
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still-a-sketch · 5 years
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08 giugno 2019
Avete presenti tutti gli impegni di cui vi ho raccontato nello scorso post? Ecco.
AH-HA guess who has just passed a shitty day. Okay, in realtà probabilmente sarebbe potuto andare molto molto peggio. Tipo, in questo momento sarei potuta essere DAVVERO quella festa alla quale sarei dovuta andare. Cioè, dovevo fare una cosa figa per una performance, ma la realtà è ne avevo voglia zero e sarei andata solo per non perdere gli “agganci” con queste persone. Si dà il caso però che l’altra ragazza che avrebbe dovuto lavorare con me “in coppia” abbia dato buca, e che quindi io come scenografia vivente da sola risultassi inutile. Dunque eccomi qua, a bere tè e riflettere sui perché della vita.
Il Florence Fun and Japan? Un mezzo incubo. Non per la fiera in sé, chiariamoci: anche se era piccolissima non si poteva dire facesse schifo (oddio, insomma). Il problema è stato, come al solito, con le altre persone. Essendo una fiera molto piccola non mi interessava in realtà molto per la fiera in sé, quanto perché due ragazze di Arezzo che ho conosciuto tramite il cosplay ci sarebbero andate ed avrei così potuto rivederle. Il problema? Il fatto che una delle due si fosse portata dietro altre sei persone. Che, per carità, erano persone carinissime... ma non è il tipo di situazione che riesco a tollerare. Non riuscivo a sentirmi inclusa, e per quando con Jodie (questa ragazza) io sia stata bene non riuscivo a sentirmi a mio agio. Fossimo state solo io e lei sarebbe stato top, ma così... parlavano di personaggi che non conosco, ship che non conosco. E non è che questo sia malvagio in sé, se solo io fossi la persona che riesce ad interessarsi e chiedere ad esempio di farsi raccontare un determinato manga/anime.
Ma non sono quel tipo di persona. Sono il tipo di persona che in queste situazioni si sente montare l’ansia e si chiude a riccio, quel tipo di persona che vorrebbe essere da tutt’altra parte e che inizia a pensare a dei modi per fuggire che non risultino maleducati. E mi è dispiaciuto un sacco per Felix, che è arrivata invece verso le 14, perché stavo già talmente male che nell’arco di quaranta minuti ho inventato che mio fratello era rimasto chiuso fuori casa e dovevo andare a portargli le chiavi (casa mia sta ad un’ora e mezza dal posto in cui ero, geniale proprio come scusa direi). Inoltre anche lei era con una sua amica, ed io davvero non ce la potevo fare. Non era un semplice disagio, stavo proprio male.
(continua)
Morale della storia: sono andata via un’ora prima. Per fortuna questo non mi ha impedito di passare del tempo con un fotografo che mi ha tipo accalappiata per farmi delle foto in cosplay, e siamo andati in giro per il parco a fare qualche scatto. Posare per le foto è una delle cose che mi piace di più, anche se mi rendo conto che può farmi suonare abbastanza egocentrica e narcisista. Chi mi segue da un po’ sa che sono tutto fuorché quello... però è oggettivo: mi fa sentire bene. Ho provato qualche volta a contattare qualche agenzia per modelle, ma ho sempre beccato fregature che finivano per chiederti dei soldi e non era quello che un’agenzia seria fa. Poi, con l’accademia, ho smesso del tutto di avere tempo e soldi per dedicarmi a questa ricerca. Però se ho un bel cosplay, ecco, non mi dispiace affatto mettermi davanti all’obiettivo. In realtà anche questo potrebbe essere semplicemente un modo per sentirmi apprezzata, ma se vogliamo vedere tutto in un’ottica malata allora finiamo per essere mia madre.
Felix è veramente un tesoro, e tengo tantissimo a lei. Sa del mio problema, perché gliene ho parlato tempo fa in non mi ricordo quale contesto. Anche lei mi ha rivelato un suo segreto: è affetta da alopecia. Questo non mi impedisce di pensare che, nonostante indossi costantemente una parrucca, sia una delle ragazze più belle che io abbia mai visto. Tutti voi che leggete e che avete qualche malattia come vitiligine, alopecia o simili... sappiate che questo non inficia la vostra bellezza. Solo perché qualcosa in voi vi differenzia dallo stereotipo di bellezza socioculturalmente determinato odierno non significa che non possiate essere belle lo stesso. Non posso sapere cosa si provi, ma posso dirvi da osservatrice esterna che se ti interessa conoscere una persona, questi dettagli possono essere anche visibilissimi ma semplicemente smetti di vederli come strani. L’altra persona è solo una persona a cui tieni, punto. Anzi, una persona che puoi anche ritenere molto bella, come Felix per me.
Tornando a me (wow, quanta importanza che mi do), le prossime settimane saranno abbastanza un incubo. Un incubo in positivo ma un incubo, soprattutto nelle prime settimane di luglio.
Mercoledì avrò una lezione aggiuntiva in accademia (e, prima, la visita dal mio psichiatra, yolo). Giovedì avrò l’incontro con una dei tutor della scuola di lingua alla quale mi sono iscritta (e, prima, la visita dalla mia psicologa, yolo). Inoltre ai miei per ora nemmeno ho detto di essermi iscritta. Sono restata sul vago, dicendo che “ci sto riflettendo ma devo valutare alcuni fattori”.
La settimana dopo ho le prove e le riprese di un corto che ho scritto per l’accademia, cosa che fa parte del nostro programma di studi. L'ultimo fine settimana di giugno avrò sia il concerto della mia scuola di musica sia il Chimera Comix ad Arezzo... e poi inizia la parte divertente.
La prima settimana di luglio avrò non solo il workshop in accademia da martedì a venerdì (dalle 10 alle 15 -> sveglia presto tutte le mattine per prendere il treno delle sette e mezza), ma quasi tutti i giorni ci saranno anche le prove e/o le riprese di altri corti (non scritti da me, ma ai quali partecipo come attrice).
Il 6 luglio avrò le riprese di alcune scene della serie che inizieremo a girare con la mia accademia. Una serie professionale, non una cazzata da studenti. Per il momento non vi posso dire molto, ma è ispirato ad un mondo magico ed io sarò la bad girl della situazione (a meno che non decidano di stravolgermi l’arc del personaggio nel corso delle varie puntate). Le riprese inizierebbero alle 9, questo vuol dire che per forza di cose venerdì dovrò fermarmi a dormire a Firenze poiché altrimenti non riuscirei mai ad arrivare in orario... e su un set serio o arrivi in orario o ti cazziano male (se ti va bene, altrimenti ti sostituiscono).
La settimana dopo avrò nuovamente il workshop da lunedì a venerdì... e probabilmente venerdì stesso, senza passare da casa, prenderò il treno e salirò a Novara per il fine settimana. Si tratta di un progetto lavorativo MOLTO importante, del quale però al momento non posso svelare niente. Non manca molto al giorno in cui potrò farlo, ma sono tenuta per contratto a tenere la bocca chiusa. Sappiate solo che è un progetto per il quale sono veramente emozionatissima.
After that l’impegno successivo è il Rimini Comix, al quale andrò da venerdì a domenica (andando via probabilmente domenica mattina). Porterò il cosplay di Nancy della terza stagione di Stranger Things, e non vedo l’ora. Sarò assieme ad un cosplayer abbastanza famoso, che già a Lucca Comics mi ha fatto da Mike. Lui è davvero una personcina preziosissima, e spero tanto di non stare una merda come è successo oggi.
Se ci si fa, il weekend dopo si va alla Festa dell’Unicorno a Vinci. Ed agosto, beh... ciò che farò ad agosto fa parte della big surprise.
Insomma, molti leggendo potranno dire ODDIO CHE FIGATA DI VITA CHE HAI ma AHAHAHAHAHAHAHA magari. Vi ho detto che sarebbe stato un inferno paradisiaco/paradiso infernale, no?
Immaginate una ragazza che soffre patologicamente di ansia. E non “perché lo pensa”, ma perché le sono state diagnosticate ansia e depressione. Mettete questa ragazza in una situazione in cui deve programmare ogni cosa con giorni, se non settimane, di anticipo; una situazione dove potenzialmente ogni cosa potrebbe cambiare e sfuggire dal suo controllo, dove ci sono giorni in cui nemmeno lei sa come farà e programmi che la entusiasmano e terrorizzano allo stesso tempo. Ponetele ora addosso, oltre a tutto, un disturbo alimentare che la limita in qualunque situazione sociale e che talvolta la manda fuori di testa. Un disturbo alimentare prepotentemente radicato, con cui la ragazza è in continuo combattimento ma che non riesce mai a debellare perché lei stessa ha paura che esso se ne vada.
Vi sembra sempre una figata? Perché ammetto che tutte queste bellissime cose mi fanno anche paura. Inoltre ci sono eventi della mia vita “personale” che nemmeno oggi ho scritto (un ragazzo conosciuto mesi fa che si è rivelato un cretino e che si sta rivelando sempre più cretino, quello che la mia psicologa mi ha detto l’ultima volta, varie ed eventuali). Cercherò di scriverlo domani, dato che non ho particolari programmi per la giornata... ed indovinate un po? Pure questo mi mette ansia, perché passare un intero giorno con i miei è una sorta di incubo. Non scordiamoci oltretutto che mia mamma mi ha preannunciato di volermi parlare, frase che mi fa venire voglia di scappare nei boschi ed unirmi ad una famiglia di volpi con cui passare il resto della mia esistenza.
Bene ma non benissimo.
Chiedo perdono se è un po’ lungo. Dato che a quest’ora la maggior parte delle persone normali sono a fare bisboccia (compreso mio fratello, che di anni ne ha cinque meno di me) posterò questa pagina di diario sia adesso che, rebloggata, domani mattina.
Dunque sweet dreams, oppure sweet morning.
Ed ogni volta che ne avrete bisogno, rileggetevi il paragrafo in cui parlo di Felix.
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pangeanews · 5 years
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Che cosa ha ancora da dirci quel godereccio di Plauto, il drammaturgo che amava i pettegolezzi? Guardate l’“Asinaria”: la verve verbale disseziona tutti i nostri vizi
“L’unica differenza tra un santo e un peccatore è che ogni santo ha un passato mentre ogni peccatore ha un futuro”. Oscar Wilde.
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Il passato è passato, ed è un tempo che non torna più. Però poi accade che subentri la curiosità e quei due spiccioli di studi spesi all’Università di Urbino alla fine degli Anni Novanta, specie quando vedi il traguardo finale, specie quando ti rimangono da superare gli esami di latino. La lingua dei padri non è morta, anzi: dipende dai padri che ti sono capitati, e da che storia ti vogliono raccontare.
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Il latinorum è un terreno carsico: ti intimorisce ma poi quando lo calpesti, inevitabilmente ti affascina e ti inghiotte. Di quegli anni mi sono rimaste una manciata di voragini e una perla. Lustrata per bene. “Aulularia” – monografico dell’ultimo esame, “Latino 2” – è un testo verticale, da studiare con attenzione perché scioglie la ruga iniziale cheti si piazza sulla fronte. “Aulularia” è l’ascia del montanaro che si abbatte sul tronco. Scende con forza, precisa come una goccia d’acqua che cerca il suo spazio all’interno di una grotta. E sfascia, affastella, miete.
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Evclio Senex: “Ostende huc manus”. Strobilvs Servvs: “Em tibi, ostendi, eccas”. Evclio: “Video. Age ostende etiam tertiam”. (Euclione: “Mostrami le mani”. Servo: “A te. Ecco, te le ho mostrate”. Euclione: “Vedo. Su, mostrami la terza”).
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Nulla è stato inventato e tutto è già stato scritto: “Aulularia” è più o meno “L’avaro” di Molière (1668) e di Carlo Goldoni (1765) ma con ingredienti più veraci, che ti si piantano tra il palato e gli occhi, e creano sinapsi vibranti.
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Un assaggio è un antipasto che richiede il proseguimento del viaggio, anche a distanza di tempo. E se davvero “saper rivivere con piacere il passato è vivere due volte” (Marziale), la proposta del Plautus Festival 2019 ricolma quelle discese verso l’ignoto: qual è l’attualità di un testo scritto oltre 2 mila anni fa? Che effetto può avere oggi la fantasia immaginifica del poeta di Sarsina sugli spettatori di questo secolo? La risposta è racchiusa in un titolo, “Asinaria”, lì dove gli asini ovviamente non sono gli spettatori (forse) ma semplicemente animali inseriti come cardi o qualche spezia preziosa nell’humus teatrale dell’opera, utili per avere un pre-testo e dare un nome accattivante alla storia.
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“Asinaria” è in prima battuta una nota da imparare per non fare figure barbine: il teatro non è nato con William Shakespeare (non è una battuta: è stata davvero la risposta di un ragazzo in occasione di un esame all’Università) ma affonda le sue radici nell’epoca a.C. (avanti Cristo naturalmente, non Alessandro Carli), più o meno 500 anni prima della nascita di Gesù, in Grecia.
E in questa “Asinaria” che ha debuttato in anteprima a Sarsina il 4 agosto (e che ha visto in scena Giorgio Marchesi, Barbara Abbondanza, Lorenzo Branchetti, Michele Di Giacomo, Camillo Grassi, Alessandro Pieri, Gabriela Praticò, Daniele Romuladi e dagli allievi della Bottega del Teatro “Franco Mescolini” Mattia Bartoletti Stella, Sofia Brigliadori, Laura Caminati, Sara Forlivesi, Maria Giovanna Pasini, Irene Zanchini) ci sono personaggi piuttosto attuali, come ad esempio la bella Fregnadora, una escort d’antan che, come chiarisce bene il nome, non lascia dubbi interpretativi: una “cortigiana” fighetta e tirata che fa perdere la testa a un ragazzo, il giovane Argirippo. Il giovincello, stregato dal fascino e dalle grazie dell’avvenente pulzella, vorrebbe tenerla tutta per sé e giacere con lei non una ma mille e mille volte ma non ha i soldi per farlo e così viene aiutato dal padre Demeneto (che probabilmente nella sua vita ha già pagato per scopare) a condizione però che questi gli conceda una notte d’amore con la ragazza. Ma tra i pretendenti della bella figliuola c’è anche Diavolo, che ha promesso di versare a Cleereta, tenutaria del bordello e madre della ragazza contesa, la somma necessaria per ottenere gli stessi duraturi favori…
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“Un coro di meretrices commenta, contrappunta e accompagna le traversie dei personaggi protagonisti, e che allude nei modi e nelle espressioni alla realtà delle case chiuse dell’Italia del Ventennio, cui anche diversi contributi musicali fanno riferimento” scrive nelle note di regia Gigi Palla.
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La mise en scene funziona egregiamente: allestimento minimalista quindi senza barocchismi e sovrastrutture che appesantiscono (o coprono le falle del testo), alcune battute “piccanti” – ed è questa la forza di Plauto – che sanno ancora far abbassare gli occhi agli spettatori. Non è semplice pudore, questo va detto: la vis verbale e la scrittura di Plauto sono una lama tagliente sulle abitudini, sui vizi e sui difetti del genere umano. Un coltello che affetta, ma per il semplice gusto di scatenare una risata. Un godereccio, il sarsinate, lontano e diverso da Terenzio e dalla sua dimensione psicologica dei personaggi: all’autore piace mostrare al pubblico i lati più festosi e goliardici dell’uomo, i piaceri del corpo. Siamo fatti di carne, e quella carne vuole trovare una forma di soddisfazione appagante. Sia che si tratti di mangiare, di bere o dei piaceri del letto, l’obiettivo è sempre quello di riempirsi la pancia.
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Il coro che introduce alla palliata – che in lontananza accenna al tema delle case chiuse del Ventennio – entra a bordo di un carro, accompagnato dalle note della versione live PFM di “Bocca di rosa” di Fabrizio De André (ma senza parole, solo la musica). Interessante la caratterizzazione data ai personaggi, soprattutto dal punto di vista linguistico: romagnolo, toscano, romanesco su tutti, così piacevole e congeniale alla mise en scene quel tocco di fellinismo nella scelta “fisica” delle prostitute, vagamente “busty”. Qualche chilo in più quindi, ma portato con straordinaria leggerezza.
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“La grande comicità generata dalle commedie di Plauto è prodotta da diversi fattori: un’oculata scelta del lessico, un sapiente utilizzo di espressioni e figure tratte dal quotidiano e una fantasiosa ricerca di situazioni che possano generare l’effetto comico. È grazie all’unione di queste trovate che si ha lo straordinario effetto dell’elemento comico che traspare da ogni gesto e da ogni parola dei personaggi. Questa uniforme presenza di comicità risulta più evidente in corrispondenza di situazioni ad alto contenuto comico. Infatti Plauto si serve di alcuni espedienti per ottenere maggior comicità, solitamente equivoci e scambi di persona. L’autore fa uso anche di espressioni buffe e goliardiche che i vari personaggi molto di frequente pronunciano; oppure usa riferimenti a temi consueti, luoghi comuni, anche tratti dalla vita quotidiana, come il pettegolezzo delle donne. La lingua che usa è composita e formata da elementi eterogenei, quali grecismi, neologismi, arcaismi e sermo familiaris. È presente inoltre l’italum acetum, comicità popolare italica fatta di doppi sensi, allusioni e giochi di parole”.
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Demeneto, il papà di Argirippo, ordina ai suoi due servi Leònida e Lìbano di derubare la moglie Artèmona visto che, da buona matrona, tiene per sé tutto il patrimonio familiare, così da concedere una notte d’amore al figlio con la puttanella. I due servi, spacciandosi per gli amministratori della padrona, riescono a portare a termine il furto ai danni di un mercante che doveva venti mine d’argento ad Artèmona per l’acquisto di alcuni asini (da qui il nome della commedia).
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Forse anche Carlo Collodi ha attinto da Plauto: la scena del gatto e la volpe di “Pinocchio” è già ben descritta in “Asinaria” quando i due servi furbi cercano di avere le 20 mine da un apparente servo romagnolo invornito che alla fine non si va menare per il naso. Collodi ha semplicemente reso meno comico il dialogo.
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Attorno al 211 A.C. – anno in cui gli studiosi collocano la palliata – la Chiesa non era ancora presente in Italia e quindi non poteva lanciare gli anatemi moralistici contro la nazione. È stata questa la fortuna delle opere di Tito Maccio Plauto? Probabilmente no. Sarebbe riduttivo anche se una certa libertà di espressione (e quindi di messa in scena) è stata agevolata dalla religione romana dell’epoca, politeista e caratterizzata dalla razionalità più pratica in cui predominavano i principi utilitaristici.
Nel II Secolo a. C. inoltre Roma mise al bando i Baccanali e il culto dionisiaco. Quindi quasi per contrasto – la privazione aumenta la voglia di proibito – poter vedere a teatro (il luogo dove tutto è consentito) quello che sino a ieri era legittimo si è trasformato, assieme alla immensa capacità dell’autore di “leggere” il suo tempo, in una polveriera straordinaria, capace di richiamare un vasto pubblico.
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I piaceri della vita si trovano anche in alcuni testi di Aristofane, autore filtrato dai professori di greco, preoccupati a non dare in pasto ai giovani adolescenti parole zozze che li possano ormonare. “La pace” per esempio si chiude allora con un komos nuziale condito da lazzi salaci, oscenità e piccanti allusioni. Ne “Le rane” si legge questo dialogo. Ancella: “Ma tu stai scherzando! Non ti lascio andare, sai. E poi… (ammiccando) dentro c’è per te una flautista bellissima e due o tre danzatrici”. Xantia (con interesse): “Come hai detto? Danzatrici?”. Ancella: “Tenerine e appena depilate”.
Non è da meno “Le donne al Parlamento” dove le protagoniste decidono di tentare di convincere gli uomini a dar loro il controllo di Atene, perché in grado di governare meglio di loro. Le donne, camuffate da uomini, si insinuano nell’assemblea e votano il provvedimento. Una volta al potere, deliberano che tutti i possedimenti e il denaro vengano messi in comune per essere amministrati saggiamente dalle donne. Questo vale anche per i rapporti sessuali: le donne potranno andare a letto e fare figli con chiunque loro vogliano. Tuttavia, siccome questo potrebbe favorire le persone fisicamente belle, si decide anche che ogni uomo, prima di andare con una donna bella, sia tenuto ad andare con quelle brutte, e viceversa. Queste delibere però creano una situazione assurda e paradossale: verso la fine della commedia, un giovane confuso e spaventato si ritrova conteso fra tre ripugnanti megere che litigano per assicurarsi i suoi favori.
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“Asinaria” è la conferma della poetica di Plauto: tempi stretti e battute a fulmicotone, immediate e capaci di scatenare la risata grassa e immediata. Quello che viene detto è quello che l’autore vuole dire. Il tema principale attorno cui ruotano le vicende da lui trattate, il vizio, non è fine a se stesso: è un elemento occasionale volto alla costruzione della scena comica. Plauto è un maestro dei doppi sensi, i giochi di parole, i neologismi, le esagerazioni, le metafore. Ricorre volentieri a dialoghi forsennati e a botta e risposta di insulti. Non vuole lanciare messaggi morali: il suo scopo è di divertire il pubblico, e ci riesce.
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Strano, oggi, parlare di “teatro di parola” quando la drammaturgia contemporanea si sposta sempre più verso le performance. Bizzarro e stridente scrivere di “pubblico numeroso” quando l’azione nuova chiede spettatori contati. Eppure il teatro è esattamente questo: qualcosa per qualcuno. E “Asinaria” lo chiarisce alla perfezione: c’è una storia che si capisce. C’è una trama che è chiara e fruibile a tutti e non a solo a quei pochi eletti che appartengono all’intellighenzia teatrale 4.0, penne da tastiera pronte a scrivere che un micromovimento o un gioco di luci particolare colto solo da chi ha uno sguardo educato ha un effetto evocativo che sottende e rappresenta il chiavistello d’ingresso al mistero oscuro della mente dell’autore.
Cazzate. Vado a teatro e voglio vedere qualcosa, e soprattutto voglio comprendere quello che avviene. Se una storia non arriva in platea è una storia che non merita di essere rappresentata.
*
Un raglio cristallino, ieri come oggi. Anzi, forse oggi ancora più acuto e ficcante.
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Sipario.
Alessandro Carli
*In copertina: il nostro critico teatrale promuove, lingua al vento, “la meraviglia del teatro classico”
L'articolo Che cosa ha ancora da dirci quel godereccio di Plauto, il drammaturgo che amava i pettegolezzi? Guardate l’“Asinaria”: la verve verbale disseziona tutti i nostri vizi proviene da Pangea.
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weirdesplinder · 4 years
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The Witcher serie tv: approfondimento della trama, cosa non vi hanno detto?
Dopo le mie impressioni dei primi due episodi della serie tv The Witcher e il post dedicato alla serie di libri e ai videogiochi da cui è tratta, ecco un post dedicato ad approfondire alcuni punti che la serie tv accenna senza però mai dedicarcisi davvero.
Al momento ho visto fno al quinto episodio e il telefilm mi piace, non posso dire che non mi piaccia, rigidezza di Henry Cavill a parte, anche le trame dei racconti pur con molti tagli sono state abbastanza rispettate, ma è nelle scene non prese letteralmente dai libri che per ora dà il meglio di sè devo ammettere.
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E credo che, come ho detto in precedenza, ciò che è stato tralasciato è il lato fiabesco dei libri e dell’ambientazione e altre cosucce che voglio illustrarvi oggi, giusto per darvi un quadro più completo del complesso universo di The witcher che è un mx di tante cose.
Iniziamo con lo spiegare come è nato il mondo di Geralt di Rivia, mi sembra la cosa principale non credete? Nel telefilm viene accennato da diversi personaggi molto velocemente che se hanno problemi con elfi e mostri è colpa della CONVERGENZA DELLE SFERE. Ma per ora, arrivati al quinto episodio nessuno ha spiegato esattamente cosa accadde, sì a Yennfer hanno spiegato velocemente alcune cose, ma sarà meglio approfondire il discorso un attimo.
Circa mille anni e mezzo prima degli eventi narrati nei libri e nei videogiochi e nella serie tv, Il Continente, così viene chiamato il mondo di Geralt, fu vittima di un avvenimento mistico chiamato appunto la Convergenza delle sfere, dove un mucchio di dimensioni parallele si scontrarono tra di loro e si allentarono per sempre i muri infradimensionali che fino ad allora li avevano tenuti separati. Si aprirono portali che permisero ai primi demoni e bestie di arrivare sul Continente, che fino ad allora era stato popolato solo da Elfi e altri Faeries , e poi arrivarono anche gli umani, che quindi non sono originari di quel mondo nonostante ora secoli dopo all’epoca in cui ambientato il telefilm parlano come se fossero loro quelli invasi dalle altre specie, ma non è così.furono loro a conquistare il Continente togliendolo ai nativi elfi e faeries e relegandoli ai confini del mondo o costringendoli addirittura a rifugiarsi in altre dimensioni. Non essendo nativi del Continente non possono incanalare il caos o la magia come la vogliate chiamare naturalmente, ma devono usare i metodi che avete visto nella serie tv e che in parte gli sono stati insegnati dagli elfi, prima che decidessero che non volevano convivere con loro e iniziassero a massacrarli.
All’epoca di Geralt, quella del telefim appunto, ormai il conflitto tra umani e elfi, è sempre più inevitabile e anche fra umani contro umani, poichè anche gli umani sono divisi riguardo l’altro popolo....e al centro di tutto c’è il potere magico poichè sarà il potere a decidere chi vincerà la battaglia finale, non le armi. Poichè come potete immaginare, chi ricorda bene come fosse il Continente prima della convergenza vorrebbe tornare a quell’epoca....ma per farlo forse sarà necessario un altro cataclisma e chi ci assicura che qualcuno sopravviva, e poi è possibile? Quale potere potrebbe riuscirci?
Nota a parte da lettrice urban fantasy: Forse i fan di Ilona Andrews e della sua serie Kate Daniel diranno, ma anche qui le dimensioni si sono scontrate e unite incasinando tutto il mondo? Sì, anche qui.
E ora passiamo a spiegarvi meglio cosa è un Witcher. Sì, lo so, l’avete capito, nella serie tv viene mostrato bene, vero, ma voglio sotolineare un particolare che viene mostrato e non spiegato: l’alchimia.
I witcher non sono frutto solo della magia degli stregoni...sono frutto dell’alchimia. Una forma di scienza magica molto affascinante che forse non avete colto come presente in quel mondo. Ma è presente.
I Witcher sono  cacciatori di mostri geneticamente mutati creati per uccidere le bestie e i mostri del Continente arrivati da altre dimensioni. Sono nati come normali esseri umani e sono stati accolti in giovane età e più o meno costretti a sottoporsi a anni di intenso allenamento mentale e fisico prima di subire un misterioso rituale noto come La prova delle erbe. Durante la prova delle erbe, i potenziali Witcher assorbono un misterioso intruglio alchemico che muta i loro geni e li rende più pericolosi e più difficili da uccidere rispetto agli uomini comuni.
La prova uccide la maggior parte di coloro che la tentano: sei o sette candidati su dieci muoiono nel processo. Inoltre, solo gli uomini umani possono sottoporsi alla Prova, per ... uh, ragioni, immagino. Coloro che sopravvivono alla Prova vengono cambiati in modo permanente. I loro occhi diventano gialli e simili a quelli di un gatto (un modo semplice per identificare un Witcher), acquisiscono sensi, forza e riflessi intensi e diventano in grado di guarire molto rapidamente. Diventano immuni a quasi tutte le forme di malattia e resistenti alla tossicità e al veleno e hanno una longevità innaturale . La prova delle erbe rende sterili gli uomini, il che significa che nessun Witcher può mai essere genitore biologico di un bambino.
 Esistono diverse scuole Witcher sparse in tutto il continente e ognuna forma i suoi discepoli in modo leggermente diverso. Tutti i Witcher indossano un medaglione Witcher che indica dove si sono formati; Geralt si è formato nella scuola del lupo e quindi indossa un elegante medaglione di lupo d'argento. Altre scuole includono Griffon, Bear, Cat e così via. I Witcher usano i loro medaglioni per focalizzare anche i loro sensi, e il medaglione di Witcher è una sorta di estensione del suo io interiore.
Visto che i Witcher, le streghe e gli stregoni non procreano perchè come abbiamo visto per motivi diversi diventano sterili, devono reclutare nuovi discepoil in vari modi accolgono orfani, storpi, comprano banbini...oppure utilizzano La legge della sorpresa per decidere il compenso dei loro servigi.
Ed eccoci a una cosa nominata nella serie, e anche usata, ma non nel modo proprio esatto. La legge della sorpresa in soldoni impone che la persona che è stata salvata o ha avuto un certo servizo reso debba dare al suo salvatore qualcosa di sconosciuto a lui, con una descrizione criptica come "Ciò che non sapevi ancora di avere" o "La prima cosa che viene ad accoglierti al tuo ritorno a casa". Strano È un po 'strano. La Legge della Sorpresa è una specie di jolly, poiché nessuna delle due persone nella transazione sa esattamente cosa significherà. A volte finisce per essere un cavallo, un animale domestico o qualsiasi altra cosa. Ma molte volte finisce per significare che la persona salvata deve dare al suo salvatore un figlio. ....
Non vi ricorda molto le fiabe tutto questo? Cosa chiede la strega ai genitori di Raperonzolo in cambio delle erbe del suo orto? Cosa chiede Tremotino? Cosa chiede la Bestia al padre di Belle? Le legge della sorpresa implica la forza del destino in atto, ma che la serie tv non mi forzi questo concetto per favore, sì il destino c’è e coinvolge tutti, ma la legge della sopresa non è semplicemente il fato ok!  è un chiaro topos ripreso dalle fiabe punto. Fiabe che ricorrono chiaramente più e più volte nei libri della serie. Il mondo di Geralt ha moltissime cose in comune col mondo di Once upon a time. Renfri era Biancaneve,  chiaramente, nel racconto, è chiaro questo, la storia di Renfri ricalcava in modo molto dark Biancaneve, le principesse rinchiuse nelle torri, gli specchi delle mie brame, gi uomini maledetti tramutati in bestie e salvati dal vero amore...tutti temi fiabeschi presenti volutamente nei racconti ma che la serie tv sembra restia. a mostrare. Sì le principesse le nomina...ma glissa sui sette nani, sullo specchio fatato, non vuole rendere visibile questo particolare e non so perchè. Voglio dire è chiaro che Pavetta e Duny i genitori di Ciri, hanno dei parallelismi con la bella e la bestia ma viene un poco glissato e soprattutto nella serie tv si è cambiato il finale di quella scena. Geralt che esige come pagamento dei suoi servigi la legge della sopresa sapendo che Pavetta è incinta e che Duny non lo sa e dice alla regina più o meno: Mi hai chiesto perchè i Witcher sono sempre di meno....come pagamento voglio una nuova recluta....E prima era stato anche detto da Sacco di topo che Geralt era stato reclutato allo stesso modo per diventare Witcher grazie alla legge della sorpresa. Perchè si usa così.
Non so perchè questo sia stato modificato...per far sembrare Geralt più umano, per sminuire la legge della sopresa? Boh. Mistero.
Poi forse sarà meglio dire cosa è il dimerituium anche se era già piuttosto chiaro nella serie tv. E’ un metallo particolare con la capacità di impedire il trasferimento di energia magica. Se usato contro un mago quindi (sottoforma di polvere, o in caso di cattura anche di catene o manette) lo rende del tutto inoffensivo.
Altra cosa per ora non vista nella serie, ma che certamente apparirà se non in questa nella prossima stagione: la religione del Continente.
Ci sono degli dei e ci sono delle sarcerdotesse e dei santuari...alcuni retaggio del mondo prima della convergenza delle sfere...e mi limito a questo perchè non vorrei dire troppo e rovinarvi delle sorprese.
Poi ci sono anche degli ordini di cavalieri legati a dei culti di divinità vedi Ordine della rosa bianca (presente nei libri della serie) e l’ordine della rosa fiammeggiante (presente nel videogioco e nato dalle ceneri della rosa bianca). In teoria questi cavalieri dovrebbero sopperire al sempre minor numero di Witcher e proteggere la popolazione dai mostri in realtà servono il loro priore o un nobile o un regno.
Per concludere un’ultimissima precisazione riguardo la serie tv, essa non è tratta solo dai racconti e dai libri della saga di Geralt di Rivia, ma anche dai videogiochi. Lo si è visto grazie al fatto che nelle prime puntate compare la strega Triss che nei libri è solo un personaggio estremamente secondario che compare poco, mentre nei videogiochi è estremamente presente ed è sia amica che rivale in amore di Yennefer. Nel videogiocho e nei libri è descritta come una donna dalla pelle chiarissima, capelli rossi e occhi azzurri credo, nella serie tv hanno preferito colori simili a quelli di Yenefer invece di mantenere il contrasto visivo tra le due.
Potrei dirvi anche cos’è o meglio chi è la Fiamma bianca che è stata nominata più volte da Fringilla ma...non voglio rovinarvi la sopresa e sinceramente non so se nella serie tv  manterraneo lo stesso significato che ha nei libri...che in realtà non è questo grande mistero è una cosa banale...qui invece ne stanno facendo un così grande mistero al momento, che non vorrei le avessero dato altri significati nella serie, quindi su questo non dico nulla.
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spettrorecords · 5 years
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Proiezione di “La Faute des Fleurs, a portrait of Kazuki Tomokawa” (2009, di Vincent Moon)
Presso Ikigai Room via Nosadella 15 A, Bologna, 30 Maggio 2019, ore 21:30
(Proiezione gratuita riservata soci AICS 2018/19. Apertura circolo ore 18:00, inizio proiezione ore 21:30) Continua la rassegna di #Ikigai dedicate alle sottoculture del Giappone contemporaneo, con il documentario "La Faute des Fleurs" di Vincent Moon (2009), incentrato sul musicista e poeta Tomokawa Kazuki. Ancora una volta la rassegna vede incrociarsi personaggi e interpreti chiave di quella che è stata la cultura dissidente in Giappone, quali Wakamatsu Koji, Nagisa Oshima, oltre alle proteste antinucleari, la musica e il cinema d'avanguardia, il dissenso politico. "La Faute des Fleurs — a portrait of Kazuki Tomokawa 友川カズキ" – un film di Vincent Moon Versione in giapponese con sottotitoli in inglese / 2009 / Giappone / Colore / 70min. Vincitore del Sound and Vision Award 2009 Winner al Copenhagen International Documentary Film Festival (CPH: DOX 2009) Kazuki Tomokawa: Poeta, cantante, artista, commentatore di gare ciclistiche, saggista, attore, bevitore. Un artista che incarna miracolosamente il romanticismo del poeta vagabondo, una rarità in un'epoca in cui la nostra stessa libertà significa che abbiamo dimenticato come vivere.. Nato a Hachiryu-mura (ora ribattezzato Mitane-machi), Akita nel nord del Giappone il 16 febbraio 1950, il vero nome di Tomokawa è Tenji Nozoki. Fu cresciuto dai nonni, circondato dalla natura rigogliosa del fiume Mitane che sfocia nel lago Hachiro. Durante i suoi anni alla scuola media di Ukawa, Tomokawa era uno studente particolarmente scarso e non mostrava alcun interesse per la letteratura. Tuttavia, per caso un giorno in biblioteca si imbatté nella poesia Hone (Bone) del poeta simbolista giapponese Chuya Nakahara, dell’inizio del XX secolo. Questa poesia lo scosse nel profondo, e iniziò a scrivere i suoi versi. Dopo aver lasciato la scuola media, entrò al Liceo Tecnico di Noshiro, una scuola famosa per il suo programma di pallacanestro. Mentre dirigeva la squadra di basket della scuola, iniziò a leggere molto - divorando libri del romanziere decadente Osamu Dazai e del noto critico letterario Hideo Kobayashi. (In seguito ha allenato la squadra per un po' di tempo, uno dei suoi studenti rappresenterà poi il Giappone ai Giochi Olimpici). Ispirato da Bob Dylan e altri, i primi anni '70 in Giappone videro un boom della musica popolare. Tomokawa si trovò coinvolto nel movimento, imparò a suonare la chitarra acustica e cominciò a mettere in musica le sue poesie. Nel 1975 fece il suo tanto atteso debutto discografico, pubblicando l'album Yatto Ichimaime (Finally, The First Album). In questo periodo conobbe i membri del gruppo rock radicale giapponese Zuno Keisatsu. Si trovò particolarmente bene con il percussionista del gruppo, Toshiaki Ishizuka, che sarebbe poi diventato uno dei più importanti collaboratori musicali di Tomokawa. Alla fine degli anni Settanta Tomokawa era molto impegnato con diverse compagnie teatrali, scrivendo canzoni per le loro opere teatrali e persino apparendo sul palco come attore. Questo fu un periodo in cui cercava sempre nuovi spazi in cui esprimere la sua creatività. È anche in questo periodo che si interessò per la prima volta all'arte. Tomokawa ha tenuto la sua prima mostra personale a Tokyo nel 1985, con il supporto del critico d'arte Yoshie Yoshida. Da allora ha avuto mostre in tutto il Giappone e ha attirato l'attenzione e gli elogi di artisti e opinionisti come lo scrittore outsider Kenji Nakagami e il poeta Yasuki Fukushima. Nel 1993, Tomokawa ha diede alle stampe l'album Hanabana no Kashitsu (Fault of Flowers) per la PSF Records, etichetta fino ad allora meglio conosciuta per la musica d'avanguardia e il rock psichedelico. L'album attirò molte lodi dal compositore contemporaneo Shigeaki Saegusa, e improvvisamente Tomokawa vide molti dei suoi album fuori stampa ristampati. Il rapporto tra la PSF Records e Tomokawa continua ancora oggi, producendo un flusso costante di uscite. Uno dei suoi album sotto la PSF è Maboroshi to asobu (Playing with Phantoms, 1994), che ha aperto un nuovo terreno artistico col suo incontro con musicisti di free jazz. In questo periodo, Tomokawa produsse anche una serie di libri - la raccolta di poesie Chi no banso (Earth Accompaniment), un libro illustrato,  Aozora (Blue Sky, testo di Wahei Tatematsu, illustrazioni di Tomokawa), e una raccolta di saggi, Tenketsu no kaze (Wind from the Skyhole). Più recentemente Tomokawa è diventato noto come un'autorità sulle corse in bicicletta, lavorando come commentatore al canale televisivo satellitare Speed Channel, e scrivendo una rubrica di corse per un giornale serale. Le corse in bicicletta sono oggi una delle principali ossessioni di Tomokawa. Nel 2004 Tomokawa è apparso nel film Izo del regista di culto Takashi Miike, incentrato sulla figura dell'assassino del XIX secolo Izo Okada, ritraendo scene di carneficine e massacri e viaggi nel tempo. Tomokawa appare come un misterioso cantante che simboleggia i processi mentali del killer, e canta cinque canzoni nel corso del film. Tomokawa ha anche fornito la musica per il film 17 sai no fukei (Cycling Chronicles: Landscapes the Boy Saw) di Koji Wakamatsu del 2005. Da quando è passato alla PSF, Tomokawa ha continuato a pubblicare un album all'anno. La sua reputazione ha cominciato a crescere all'estero, e negli ultimi anni si è esibito in Scozia, Belgio, Svizzera, Francia e anche in Corea nell'autunno del 2009. Mentre la musica di Tomokawa è stata accolta calorosamente da artisti e appassionati di musica, ciò non significa che sia difficile da capire. Piuttosto è il risultato ironico del suo modo di vivere come artista. Con il passare degli anni, la musica e l'arte di Tomokawa sembrano diventare ancora più belle, sempre più pure, e continueranno sicuramente ad ispirare i suoi ascoltatori con il coraggio di essere se stessi. VINCENT MOON Nato a Parigi nel 1979, all'età di 18 anni Vincent decise di voler vedere tutto, di imparare le cose da solo, per curiosità, anche se questo avrebbe potuto portare alla sovralimentazione, e così per dieci anni. Da quell'esperienza sono nate le immagini, prima attraverso la fotografia, che ha studiato sotto l'influenza di Michael Ackerman e Antoine D'Agata. Qualche anno dopo, scoprendo l'opera di Peter Tscherkassky, le sue immagini acquistano movimento/mozione. Grazie a Internet ha sviluppato diversi progetti legati alla musica, dirigendo video per Clogs, Sylvain Chauveau, Barzin, The National. Nel 2006, travolto dalla bellezza di Step Across the Border, diretto da Nicolas Humbert e Werner Penzel, sul chitarrista inglese Fred Frith, ha creato con Chryde "the Take Away Shows project", il video podcast della Blogotheque (www.takeawayshows.com). Questa serie di documentari outdoor consiste in sessioni video improvvisate con musicisti, ambientate in luoghi inaspettati e trasmesse liberamente sul web. In 3 anni è riuscito a girare oltre un centinaio di clip con band come REM, Arcade Fire, Sufjan Stevens, Beirut, Grizzly Bear e molte altre. Ha perfezionato uno stile immediatamente riconoscibile di inquadrature intime, fragili, danzanti e ombreggianti, e allo stesso tempo ha cambiato l'idea di quello che dovrebbe essere un video musicale. L'intero 'concept' è stato poi esportato in tutto il mondo da molti giovani registi ispirati dal suo naturale approccio organico alla musica. Mentre lavora alle sue mostre Take Away, Vincent Moon tiene anche progetti collaterali, esplorando altri formati, sperimentando le relazioni tra immagini e suoni. Ha diretto un saggio cinematografico sulla band newyorkese The National dal titolo "A skin, A night", uscito nel maggio 2008. È stato il principale creatore del cult "Miroir Noir", un film di 76 minuti su The Arcade Fire e ha poi lavorato a stretto contatto con Michael Stipe e REM su diversi progetti video e web legati al loro ultimo album: il saggio di 48' "6 Days", un documentario gratuito sulla registrazione di "Accelerate", il progetto web sperimentale di novanta giorni chiamato "90nights" (wwww.ninetynights.com), il video e sito web unico per il singolo "Supernatural Superserious" (www.supernaturalsuperserious.com), e l'acclamato "This Is Not a Show" (co-diretto da Jeremiah, l'altro giovane regista musicale francese), un film dal vivo sulle loro performance dublinesi considerato come uno dei film live più unici di tutti i tempi. Ha pubblicato nel novembre 2007, insieme a Chryde, la fondatrice della Blogotheque, un film molto particolare con Beirut, dove tutte le 12 canzoni del suo nuovo album sono state girate per le strade di Brooklyn, in un finto esperimento one-take. (www.flyingclubcup.com) Nel tentativo di trovare nuove strade per la musica da film, prendendo le distanze dai formati mainstream e commerciali, ha girato nel 2006 un mediometraggio gonzo al Festival ATP, "Sketches from a Nightmare", il primo di una serie su questo festival, e ha partecipato attivamente al film di 90 minuti All Tomorrow's Parties, uscito nel 2009 con il plauso della critica. Nell'ottobre 2007, Warp Films lo ha assunto come regista di video musicali. Un'altra parte della sua vita è ora dedicata a lunghi ritratti su musicisti di culto e rari - realizzati con Antoine Viviani e Gaspar Claus, collaboratori di lunga data, la serie "Musicians of Our Times" (due volumi sono stati completati finora), "Little Blue Nothing" sugli Havels, una mitica coppia praghese, e "La Faute des Fleurs", spesso considerato il suo lavoro migliore, su Kazuki Tomokawa, cantante folk giapponese estremo. Links: www.lafautedesfleurs.com http://kazukitomokawa.com/
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Indro Montanelli a Federico Fellini. Lettera aperta pubblicata su Il Corriere della Sera S.l. 22 gennaio 1960 Sere fa, Federico Fellini mi ha invitato a vedere in privato il suo ultimo film La dolce vita. Confesso che ci sono andato con qualche apprensione: e non tanto per i pareri molto discordi che avevo udito da coloro che avevano visto alcune scene isolate, quanto perché, parlando ogni tanto con lui, avevo avuto l’impressione che Fellini avesse perso il senso della misura. L’uomo, di solito pacato e abbastanza staccato dal proprio lavoro, stavolta m’era parso che non sapesse uscirne nemmeno quando veniva a cena con me. Se gli parlavo di altre cose, mi fissava con l’occhio vitreo di chi non ascolta. E gira gira, il discorso tornava sempre lì. Questa storia andava avanti da un anno, perché è da un anno che Fellini sgobba quattordici o quindici ore al giorno dietro a questa pellicola su cui evidentemente, rischiando grosso, ha puntato tutto. Non la finiva mai. Non la rifiniva mai. Non so quante decine di migliaia di metri ha ammatassato nei rulli. Non so quante volte ha fatto, disfatto e rifatto interi episodi per eliminare o aggiungere una virgola. Non avrei voluto essere, fino all’altra sera, il suo produttore, a cui credo che questa dolce vita ne abbia procurata una da cane. Ma ora, a cose fatte, non credo che lo rimpiangerà. Non voglio commettere indiscrezioni anticipando, sul piano dell’estetica e della tecnica cinematografica, dei giudizi che spettano in esclusiva al mio collega Lanocita. Non saprei nemmeno farlo, del resto, perché me ne mancano i rudimenti. Ma non c’è dubbio che qui ci si trova di fronte a qualcosa di eccezione (sic!) non perché rappresenti un meglio o un di più di ciò che finora si è fatto sullo schermo, ma perché ne va nettamente al di là, violando tutte le regole e convenzioni, a cominciare da quelle della durata, che supera le tre ore di spettacolo, per finire a quelle della trama, o meglio della non trama, perché non c’è. Ancora oggi mi chiedo come avrà fatto Fellini a “raccontare” questo suo film al produttore, e non vorrei essere nei panni del critico quando dovrà a sua volta raccontarlo ai lettori. Non siamo più nel cinematografo, qui. Siamo nel grande affresco. Fellini secondo me non vi tocca vette meno alte di quelle che Goya toccò in pittura, come potenza di requisitoria contro la sua e la nostra società. Ed è di questo che voglio parlare. Fellini, prima di fare il cineasta, è stato giornalista. E di un giornalista qui si serve per cucire i vari episodi del film, descrivendoli attraverso altrettanti fatti di cronaca, che lo conducono all’esplorazione della società romana in tutti i suoi ceti e quartieri, dal palazzo del Principe, ai covi intellettuali di via Margutta, all’appartamento dei nuovi ricchi dei Parioli, ai caffè di via Veneto, ai tuguri delle passeggiatrici in periferia, ai terreni vaghi delle bidonvilles che ne formano la cintura sottoproletaria. Ecco qui siamo dunque nel mio mestiere, ed è sull’esattezza del resoconto che mi sento autorizzato a pronunciarmi. Molti la negheranno, questa esattezza, e speriamo che lo facciano in buona fede, cioè credendo veramente che il ritratto sia arbitrario. Ma io in tutta onestà debbo dire che se Mastroianni, il quale interpreta la parte del protagonista, avesse saputo raccontare con la penna, per un giornale di cui io fossi il direttore, le stesse cose che ha raccontato con la macchina da ripresa di Fellini, e con la stessa evidenza, gli avrei triplicato lo stipendio. Il suo reportage non è una “patacca”. Il poco – oh, molto poco! – che vi luce è proprio oro. E il molto che vi puzza è proprio fogna. Del resto, se così non fosse, il film sarebbe fallito come falliscono i reportages quando eludono la verità o non riescono a centrarla. Quindi, amici, vi prevengo se domani La dolce vita vi farà inorridire, non confutatela dicendo: “Non è vero”. Perché per esser vero, tutto ciò che qui è raccontato, lo è. D’altronde Fellini è ricorso al mezzo più spicciativo (e più diabolico) per dimostrarlo. Egli ha fatto incarnare a ciascuno la parte di se stesso, a cominciare da Anita Ekberg, che fa appunto Anita Ekberg, con le follie e le scempiaggini che compie abitualmente Anita Ekberg, e perfino con gli sganassoni che di tanto in tanto riceve dal marito di Anita Ekberg. E fin qui, niente di straordinario, visto che Anita Ekberg fa di mestiere Anita Ekberg ed è pagata appunto per questo. Ma quando poi egli ha voluto rappresentare il mondo aristocratico, non è agli attori che è ricorso per impersonarne i tipi, sibbene alle gentildonne e ai gentiluomini con nomi altisonanti e blasoni a molte palle che lo popolano e che hanno trovato del tutto naturale accettare l’invito mettendo a disposizione le loro ville e se stessi. E non per una delle solite parodie, che a furia di essere convenzionali e di maniera non mordono più, del solito marchese col solito monocolo e la solita erre moscia. Eh, no. Fellini ha affondato il suo bisturi fino all’osso. E del loro mondo e dei loro costumi, reso più vero dalle facce vere, ha dato un ritratto, anzi un autoritratto, agghiacciante, che del resto la gentile e volontaria collaborazione dei protagonisti convalida. Anche chi non li conosce dovrà pur rendersi conto che, se essi hanno accettato di dipingersi così, vuol dire che non sono meglio. E, badate, non si tratta di libertinaggio. Magari così fosse. La morale non c’entra. C’entra solo il gusto. Ma mi affretto subito ad aggiungere che La dolce vita non è una polemica a sfondo giustizialista, che appunta i suoi strali sulle cosiddette classi alte. Non convincerebbe, in questo caso, o convincerebbe meno. Gli altri ambienti, che si srotolano giù giù negli appunti di questo reporter d’eccezione, sono descritti con la identica spietatezza, convalidata dalla stessa tecnica di rappresentare ciascuno nei propri panni. Lasciatemi testimoniare in tutta onestà che raramente ho visto qualcosa di più vero di quel salotto intellettuale. Esso ha dato perfino a me, che non ne frequento nessuno, un senso profondo di mortificazione, un vago anelito a cambiar mestiere e a iscrivermi, fo’ per dire, ai coltivatori diretti. Dio mio, che tristezza, che miseria, quei discorsi, quelle facce, quel fasullume! Siamo noi, quei tipi? Sì, siamo noi, Dio ci perdoni. Quelle son le cose che diciamo (e che non pensiamo) quando ci si trova insieme. Quelle son le nostre bugie. Quelle son le nostre vanità. Quelle son le donne che ci ruotano intorno, o intorno a cui noi ruotiamo, che hanno tutto incerto, anche il sesso. No, il ritratto di questa società non migliora, quando si passa dal palazzo del Principe al salotto della poetessa o all’atelier della pittrice. Cambia stile. Ma resta nel meschino, nel dialettale e nel falso. E non migliora nemmeno quando si arriva al fondo della scala, a quello che la retorica proletaria chiama il “sano popolo lavoratore”, nei terreni vaghi delle bidonvilles, dove ogni tanto la Madonna appare. Non la si vede, grazie al Ciel è l’unica che abbia rifiutato l’invito di Fellini a recitare la parte di se stessa. Ma sono dei bambini a dire, istigati dai genitori, che l’hanno vista. Ed ecco montarsi, intorno a questa bugia, una di quelle atmosfere di miracolo italiane in cui la fede e la speculazione, l’ingenuità e il calcolo si attorcigliano sino a comporre un’allucinante e avvilente scena di sacrilegio pagano. È quella la nostra religione? Sì, è quella. Anche qui Fellini ha detto la verità ed è inutile cercare di difendersene negandola e ficcando la testa dentro il cespuglio come lo struzzo. Si capisce che anche fra noi c’è chi sa pregare davvero, e non ha bisogno di veder la Madonna per crederci. Ma il tono lo danno quelle folle scettiche e idolatre, che per Grazia intendono i numeri del lotto e non conoscono il solitario rapimento della contemplazione di Dio, ma solo le isteriche suggestioni collettive. Non so se il pubblico potrà vedere per intero questo straordinario (e terrificante) documento sul costume italiano, perché mi hanno detto che ci sono delle difficoltà con la censura. Personalmente non ne vedo proprio i motivi, cioè li vedo, ma non li accetto. Forse La dolce vita darà a qualche spettatore la voglia amara di togliersela. Ma, a parte il fatto che il nostro cinema non ha mai prodotto niente di comparabile a questo film, non ravviso in esso nulla di negativo. Intendiamoci: non è che Fellini condanni esplicitamente ciò che rappresenta. Al contrario, la sua macchina da presa non ha un trasalimento. Egli analizza le viscere di Roma con la stessa impassibilità con cui Austoni analizza quelle dei suoi pazienti. Non cerca nemmeno di giustificare le scene piccanti che abbondano nella pellicola, col facile ma logoro alibi della “denunzia”. Perché specialmente qui in Italia, con la scusa della “denunzia” da tempo si contrabbanda ogni sorta di scollacciature e di volgarità. No, no, egli lascia parlare i suoi fotogrammi da soli. E se questi fotogrammi, presi uno per uno, ci fanno disperare di noi stessi e di tutto, sommati insieme ottengono l’effetto, che mi sembra tutt’altro che da buttar via, di togliere alla dolce vita ogni fascino e di farla apparire qual è: molto, molto amara. A questo risultato, che ha l’aria di non cercare, Fellini non giunge per vie facili e risapute. Alla dolce vita egli adesca col petto travolgente di Anita Ekberg e con la eccitante canaglieria di Magali Noël. L’aristocrazia la incarna non secondo il solito, in vecchie mummie, ma in giovani, belle creature, che fanno cascar le braccia solo quando aprono bocca, ma per fortuna l’aprono di rado. Le orge sono proprio quelle che sognano i nostri ventenni vitelloni di provincia, e lo spogliarello lo fanno fior di ragazze che da esso non hanno nulla da perdere. Voglio dire insomma che il peccato e il vizio sono presentati su un piatto d’argento, senza verdetti di condanna esteticamente sbagliati e didatticamente inutili, perché, Dio mio, non convincono nessuno. Eppure, alla resa dei conti, questo ritratto della società romana non ispira che un senso di squallore, di noia, di solitudine, e di pietà per i suoi protagonisti. A Fellini occorrono tre ore per condurre lo spettatore a questo risultato, e anche perciò i tagli sarebbero un grosso sbaglio. Se il censore è intelligente (ma può esserlo, un censore?), lasci che questa sconvolgente “cavalcata” proceda senza intoppi fino al traguardo, che forse Fellini non si proponeva nemmeno, ma che con sicurezza raggiunge: quello di mostrare al pubblico che la dolce vita è una vita opaca e triste, dove più che ricercare il piacere si fugge la disperazione. E inesorabilmente vi si ripiomba. Caso mai, se ne avessi l’autorità, io proporrei che questo film, invece che ai minori di sedici anni come al solito, venisse proibito ai maggiori di sessanta. Perché credo ch’esso metta più in pericolo l’innocenza dei nostri babbi che quella dei nostri figli. Pubblichiamo un lungo articolo/ lettera pubblicato sul Corriere della sera da Indro Montanelli, in cui difende dalla censura l'opera del Maestro.
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sortilegio · 6 years
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BULLTRUE
Finito di guardare l'ultima stagione della mia serie preferita, mi perdo fissando lo schermo nero senza ormai più titoli di coda. Lo guardo e penso, ridipingendo le immagini appena viste, passate sugli occhi negli ultimi minuti. Uno stato di perdizione, un petit stato di shock molto comune per chi finisce l'ultima stagione della propria serie preferita.
Orange Is The New Black quest'anno è tutto nuovo: nuova prigione, nuove detenute, nuove storie. L'ambiente poco familiare non mi ha annoiato (molti dicono di aver sofferto la noia guardando queste puntate) e non mi hanno annoiato i nuovi personaggi: la nuova bitch di turno, la nuova butch di turno (d'altra parte Big Boo se n'è andata), persino le guardie sono soggetti di rilievo e non unicamente volti a seminare minacce ed ingiustizie.
Non ho fallito, ma non avevo alcun dubbio, nel rilevare la figura che più ha spiccato, ben piazzata tra le mie preferenze, insomma, il mio personaggio preferito. Non è stato difficile, non è mai difficile: ti piacciono tutte le sue scene e ne vorresti di più, anche quando fa una mossa stronza è figa uguale e speri segretamente che si immischi in qualche inciucio lesbo. Funziona così un po' per tutti, no?
Sí, Carol Denning è decisamente il personaggio più intrigante della stagione in confronto ad una Alex Vause (solitamente una garanzia molto sexy) moscia ed insipida. Questa Carol mi ha incantata a partire dalla sua backstory, Ashley Jordyn nella parte della "young Carol" mi è rimasta cucita in mente per i suoi denti perfetti, la sigaretta sempre fumante (alternata alle caramelle) e i suoi occhialoni modello anni '80. Non ci sono poi da immaginare, perché inspiegabili, i meccanismi che ha messo in moto il mio cervello (la parte sinistra perché la destra tenta un appiglio ad una razionalità inesistente in certi casi) appena ho rivisto gli occhialoni ben sistemati sul naso della "present Carol", una bella signorona che già mostra avere più palle di tutte le belle signorone viste finora. Gli scrittori di Orange, infatti, colpiti da una mega epifania, hanno mostrato prima la backstory, poi il personaggio al presente.
In pratica, sono stata catturata fin dalla prima scena. Nel corso degli episodi, Henny Russell, interprete di Carol Denning del presente, dà vita ad una figura imponente ed austera, i piccoli occhi azzurri attraverso le lenti spesse dominano il blocco C e, possiamo dirlo, tutta la prigione di massima sicurezza. È fredda, gelata, lo stesso taglio di capelli da una vita, il capo delle stronze, "fuck unconditional love, hate is what keeps me warm at night" è la sua frase-manifesto, pronunciata nel mezzo di una sua partita a Bridge in uno dei pochi attimi in cui non stringe un lecca lecca tra le labbra. È una bastarda tremenda, ma è figa, signori.
La giovane Carol, evocata in qualche flashback ha lo stesso charm: esuberante, impulsiva, ambiziosa e con un anello al pollice che non mente mai.
Sono imbambolata, catturata. Dall'una e d'altra. Dalla giovane e dalla vecchia. Da Carol. Ma non lo scopro fino a quando non si chiude il sipario e mi trovo a riflettere davanti allo schermo nero, mi accorgo che la mia testa parla solo di Carol, vuole sapere solo di Carol. "Che personaggio!", penso. Più che colpita, sono rimasta tranciata.
Frastornata da questa donna fittizia e da questa mia pseudo-innocua-ossessione (non che non mi sia mai capitato, intendiamoci, ma è sempre una botta all'anima), mi sono catapultata a digitare il suo nome sulla saggia piattaforma di Tumblr (perché nella Tumblr community c'è sempre quello che cerchi, domande e risposte) per apprezzare infine, una dolce sorpresa:
Sembra che questa figura abbia dato da pensare a tante, moltissime ragazze come me, direttamente da lesbolandia e dintorni. Sembra che lei eserciti su di noi una particolare fascinazione, le quali origini non sono ben identificate. Esattamente come detto prima, sia il personaggio delle backstories che quello del presente sembra mandare tutti in fiamme, non c'è distinzione perché si tratta di Carol. Tutta Carol.
Insomma, tutte impazziscono per lei, elaborano teorie complottistiche per smascherare anche solo uno sputacchio di omosessualità (che nella stagione non ha per niente), si mettono all'opera sfornando fanfiction porno delle più sublimi (carine) e, come da copione, si lanciano sulle due attrici che hanno incarnato Carol, osannandole. Niente, io mi ci ritrovo, è assurdo come da subito abbia percepito certe cose senza sapere di quest'altra gente, per questo devo essere una lella con i fiocchi e sono contenta.
Come dulcis in fundo, Henny Russell e Ashley Jordyn, le attrici, sono in buonissimi rapporti, spammano Instagram di foto e video insieme con l'hashtag #twocarolsarebetterthanone. In più, le lesbiche le hanno decretate, insieme al loro personaggio, tre lesbian icon™ (o bicon): "Henny how do you feel knowing you're now a lesbian icon?" "Super flattered!". Henny Russell (Carol vecchia, del presente), super attiva sui social perché ha messo mi piace a ben due miei commenti, ha confessato di essere bisessuale, accennando anche alla possibile bisessualità di Carol e dando così da mangiare carne fresca ai gay. Una magia.
Concludendo, l'amara bellezza di perdermi ancora in un personaggio inesistente mi avvolge con dolcezza, come una fiamma svelta (perché è quello che chiamo "fuoco fatuo"). Pensavo che questo personaggio fosse così imprevedibile, non certo quello per cui perderesti la testa, così mi sarei riconfermata interamente per quella che sono. Il mio stupore, perciò, rimane inchiodato nel momento in cui la mia cotta ha perso tutta la sua imprevedibilità scontrandosi con un mucchio di persone ammaliate (e lelle) quanto me.
Orange Is The New Black mi lascia ogni anno un nuovo sapore in bocca, è vario, è assurdo, per questo non mi stanca mai. Aspetto con ansia news sulla settima stagione.
Nel frattempo penserò ancora per un po' a Carol Denning.
Bullshit? BULLTRUE.
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