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#forme idiomatiche
italian-native · 4 years
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This is a very random Italian idiomatic form
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"Via dalle palle" or "Fuori dalle palle" or even "Levati dalle palle"
Lit. "Away from (my) balls" or "Out of (my) balls" "Get out of (my) balls" (where balls is intended as testicles of course)
It basically means "Get out of my (fucking) way"
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forgottenbones · 5 years
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Gli aspri «skithusstickor» svedesi
Fra i tanti libri che ho tradotto dallo svedese, ve n’è uno in particolare del quale sono semplicemente innamorata. È La biblioteca del Capitano Nemo, l’opera fondamentale di P.O. Enquist, uno dei veri giganti della letteratura svedese contemporanea. Si tratta di un libro sotto ogni aspetto difficile, e difficilissimo è stato per me portarlo in Italia, ma dopo molta insistenza, nel 2004, a tredici anni dall’uscita in Svezia, compariva finalmente in traduzione, per i tipi di Giano Editore. Il testo, pur nella sua assoluta sobrietà, offre una concentrazione di termini desueti, espressioni idiomatiche e forme dialettali che ha pochi eguali. Armata di buona volontà e dei tanti strumenti a disposizione – dalla mia sterminata collezione di dizionari svedesi a Internet – al momento della traduzione ero tuttavia riuscita a risolvere in maniera soddisfacente anche i problemi più ostici.
Ma una frase rimaneva avvolta da un grande punto interrogativo. Vi si descriveva una semplice latrina (il romanzo è ambientato intorno agli anni Quaranta del secolo scorso, in un villaggio del Nord della Svezia tanto remoto quanto arretrato), dalla quale, lasciando aperta la porta, si godeva di un bel panorama – probabilmente l’unico diversivo offerto dai luoghi e permesso da una comunità austera e repressiva. In relazione dunque a questo piccolo ambiente si menzionavano come di sfuggita dei misteriosi «skithusstickor». Le parole composte sono già di per sé un nodo che il traduttore italiano si trova quasi sempre a sciogliere diluendo un unico termine, spesso molto efficace e creativo, in una sorta di descrizione più o meno lunga – un passaggio che da una lingua prevalentemente sintetica come lo svedese a una lingua tipicamente analitica come l’italiano è purtroppo obbligato. Ma di questo termine particolare, composto di tre radici ognuna di per sé affatto chiara e comprensibile, mi sfuggiva comunque il senso globale e ultimo. Letteralmente, si trattava di «pezzetti/frammenti di legno per la latrina» – che cosa potevano mai essere? Formulate molte ipotesi che non mi convincevano e non volendo rischiare pericolosi fraintendimenti, decisi di percorrere la strada più sicura: interpellai l’Autore. Il quale, con la consueta disponibilità e gentilezza degli scandinavi, mi spiegò che dalle sue parti, quand’era bambino, le famiglie più abbienti, o almeno le più alfabetizzate, tenevano alla latrina i vecchi giornali, mentre la gente comune usava delle sottili fette di legno. Nella mia traduzione resi dunque «skithusstickor» con una lunga perifrasi: «i sottilissimi fogli di legno in uso da quelle parti a mo’ di carta igienica». Quando, tempo dopo, citai questo esempio a un seminario della Fiera del Libro di Göteborg dove dialogavo con Enquist sulle difficoltà del trasporre il suo Capitano Nemo in italiano, il pubblico rimase divertito e deliziato.
Nella nostra bella lingua, anche gli aspri «skithusstickor» erano diventati una dolce cantilena che magicamente riusciva quasi a trasformarli in soffici fogli a quattro veli.
Carmen Giorgetti Cima
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b0ringasfuck · 6 years
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Capitani coraggiosi... che appunto ti parlano alle spalle, ti bloccano per evitare di farti sapere dei reblog, non sanno l’inglese ma ci si crogiolano vantandosene... nelle forme idiomatiche l’aderenza è importante “dirt off your shoulder”
@falcemartello
Di nuovo ti cito il post per intero a cui fai riferimento:
Ciao cuccioli. Famiglia multietnica here.
Anche io mi consolo pensando che prima o poi sparirete tutti.
Tifo educazione!
Ancora... attacchi personali parlando di outing LOLOLOL [edit] BTW l’outing non lo posso fare io, quello è il coming out. Al solito dimostri a) di sbruffoneggiare con l’inglese b) di non sapere di cosa parli.
Dovresti per altro evidenziare nel mio post dove abbia scritto “italiani autoctoni di merda”...
Questa storia di atttaccarmi senza farmelo sapere, evitare i reblog etc... diciamo che è un po’ da codardo o per lo meno disonesta...
E al solito NESSUNA argomentazione se non appunto ricorrere ai pompini.
Non è tanto essere ricorso ai pompini una volta ma COSTANTEMENTE attaccare le persone anzichè le argomentazioni e tirarla in caciara.
SPECCHIO RIFLESSO.
E CIAONE
@francesca-fra-70 guarda a che esempio di coraggio ti associ. Lancia il sasso e nasconde la mano. Non è tenero?
Tutta gente molto coerente... per la famiglia tradizionale come la Mussolini che un giorno è per la castrazione chimica e il giorno dopo si ritrova a DIFENDERE un marito che paga prostitute minorenni. Lui invece è “normale”.
Ma finchè questo galantuomo ti coccola nelle tue sicurezze, va tutto bene.
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annalisalanci · 5 years
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Dizionario dell'esoterismo. Storia, simbologia, allegoria. Alchimia
Dizionario dell'esoterismo.Storia, simbologia, allegoria Alchimia
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Scopo dell'alchimia è l'ottenere la Pietra Filosofale, che permette di trasmutare i metalli in oro. Scienza esoterica, essa associa in uno stesso processo una cosmologia e una spiritualità ottime: la trasformazione della coscienza dell'adepto nei suoi rapporti con le forze dell'universo è mista a una pratica concreta mediante la quale l'alchimista cerca di realizzare nel regno la natura (materiale, vegetale, animale), ma perfezionandolo, il processo di putrefazione e di rigenerazione che accompagna la vita stessa. La Grande Opera (Magnum Opus) alchemica è quindi la duplice realizzazione della purificazione e della trasmutazione della materia psichica e naturale. <<La Grande Opera fisica e la Grande Opera mistica sono analoghe, ma nient'affatto identiche. Aver realizzato la seconda vuol dire poter realizzare serenamente la prima; aver realizzato la prima vuol dire sapere quale cammino può condurre alla realizzazione della seconda, ma non significa necessariamente aver percorso quel cammino. E' una differenza che ha un'importanza capitale.>> E' la differenza che consiste nel dare, nella pratica alchemica, la priorità della rigenerazione spirituale (ergon) in quanto chiave della trasmutazione di metalli (parergon). Questa differenza è ciò che permette di distinguere l'alchimia di tutte le pratiche metallurgiche, spagiriche, archimiche, anch'esse note fin dalla remota antichità, ma operanti sui minerali o piante senza tener conto di tutta la dimensione esoterica o sacra propria dell'alchimia. L'alchimia è, un'arte divina, il che vieta per principio di farne la preistoria della chimica. Fulcanelli, maestro esoterico del XIX secolo, dimostra che <<.. la vera antenata della nostra chimica è l'antica spagirica, e non la scienza ermetica stessa>>. Il sacro vi ha un ruolo preponderante che può essere rivelato o trasmesso solo un linguaggio in codice, l'alchimia parla la "lingua degli uccelli", è la "gaia scienza", non un insieme di ricette empiricamente definite. L'alchimia solleva il problema della sua terminologia. Lo studioso Serge Hutin dice che dissimula  i suoi oggetti dietro concetti provenienti da vari registri simbolici (astrologia, cabala, eccetera) di cui deve essere di volta in volta determinata la corrispondenza. Lo stesso linguaggio alchemico ricorre, a una miriade di procedimenti retorici volti a scoraggiare la comprensione letterale del senso dei testi: rebus acrostici, anagrammi, forme idiomatiche, assonanze. <<L'alchimia è dunque a questo titolo una cabala ermetica fornita di quella che gli antichi chiamavano la lingua general (universale), perché cela un duplice significato corrispondente a una duplice scienza, l'una manifesta, l'altra profonda.>>Tutti i testi precisano che si tratta del 'Mercurio filosofae', della sostanza stessa della vita, di un agente universale. E' dunque un principio, ancor prima di essere un metallo. Ma, a seconda della fase dell'Opera filosofale, cioè a seconda del colore, delle virtù, delle proprietà della soluzione ottenuta, il Mercurio è anche chiamato: Magnesia, Ottone, Acqua Mercuriale, Medicina, Acqua Pesante, Latte della Vergine, Alkaest...<<Lavora dunque con quell'Acqua e avrai quello che desideri da lei. Essa è infatti lo spirito e l'anima del Sole e della Luna, l'olio e l'acqua dissolvente, la fontana, il bagno maria, il fuoco contro natura, il fuoco umido, il fuoco segreto, nascosto e invisibile.>>Lo stesso dicasi per lo Zolfo, principio attivo e forma preliminare del Mercurio. Lo Zolfo rappresenta anche la fase ulteriore dell'opera. <<E se cuocete ancora di più, diventa rosso e l'acqua di mare diventa rossa e del colore del sangue>>,  o ancora l'Azoto colora l'Ottone e lo rende bianco, ma l'Ottone riprende il dominio sull'Azoto cambiandolo in vino, cioè rendendolo rosso come il vino. Quanto al Sale, che compare tardi nella letteratura alchemica, esso rappresenta il corpo in seno a una struttura ternaria. Il problema primordiale posto dalla lettura di un testo alchemico finisce per essere il problema di capire quale sia il metallo di cui si tratta, per esempio il Mercurio. Lo si deve intendere metaforicamente, attraverso le corrispondenze che esso ha, con l'antropologia esoterica? Oppure lo si deve comprendere come un'indicazione astrologica, o ancora come un principio cosmologico, o infine come una fase dell'Opera? Scienza esoterica, scienza simbolica che, secondo René Alleau, è più vicina  alla storia delle religioni che alla chimica, l'alchimia pone come pietra angolare la questione della 'materia' da cui conviene iniziare l'Opera. Il successo dell'impresa sta potenzialmente nella scoperta di questo primo segreto della natura, di questa materia denominata di volta in volta 'corvo', 'terra', 'zolfo nero', 'zolfo di natura', 'prigione dell'oro', 'letame', 'tomba del re'. Le indicazioni dei colori, i riferimenti ai pianeti che costellano lo svolgimento della realizzazione dell'Opera, le sue diverse trasformazioni hanno un senso simbolico operativo solo se la sostanza è stata scelta correttamente. La difficoltà deriva dal fatto che la Materia dell'Opera ha tanto il valore di un principio cosmologico quanto quello di un materiale specifico. Bernardo Trevisano dichiara: <<Per avere intendimento di questa Materia, si deve innanzi tutto sapere che Dio ha fatto all'inizio una materia confusa e priva di ordine, la quale era piena, per volontà di Dio, di più materie>>. Nel Mistero delle Cattedrali, si legge: <<E' solo nel regno animale, in cui risiede la semenza metallica, che dobbiamo cercare il soggetto proprio della nostra arte>>. Così in linea di principio, ci si potrebbe servire di qualsiasi sostanza, tutto essendo nella Natura formato dalla stessa materia unica>>. Nella pratica la Materia usata deve esser raccolta in una certa epoca dell'anno: quando il Sole è in Oriente e la Luna in Toro, o quando il Sole è in Scorpione e la Luna in Capricorno, il che le conferisce, individualizzandola, la possibilità di ricevere lo spirito universale, e di rivestirsi dello Zolfo e dei sali volatili e del Mercurio fisso dell'aria e del fuoco. Il delicato problema del 'letame dei filosofi', di cui Eugène Canseliet dà, la chiave teorica, seguendo in ciò il suo maestro Fulcanelli, con il distinguere la prima materia dell'Opera della Materia Prima: <<Così l'oro filosofico tutto pieno di impurità, circondato di spesse tenebre, coperto di tristezza e di lutto, deve esser considerato cionondimeno come la vera e unica prima materia dell'Opera, così come ne è la vera e unica Materia Prima: il Mercurio, da cui questo oro invisibile miserabile e misconosciuto ha avuto origine>>.Si può schematicamente strutturare lo svolgimento del lavoro degli alchimisti in tre grandi tappe: secondo la successone dei sette pianeti, di cui il primo Mercurio, è la chiave di tutto l'insieme: Mercurio, Saturno, Giove, Luna, Venere, Marte, Sole. Mercurio rappresenta l'agente universale, l'acqua che dissolve, l'alimento del frutto spirituale del corpo. Manifestazione la più prossima della Materia Prima, esso collega l'organismo anima-corpo all'oceano cosmico della vita. La prima tappa, sotto l'impero simbolico di Saturno, corrisponde all'annerimento, alla putrefazione, alla mortificazione: <<il lavoro più rude, tutta quanta la fatica, sta nella perfetta preparazione della materia>>. Il drago deve morire. La prima operazione è quella della morte di uno stato chimico per soluzione o liquefazione. Il primo compito consiste dunque nel trovare la materia e il suo solvente, il vetriolo dei saggi, acrostico del programma alchemico stesso: Visita interiora terrae, Rectificandoque Invenies Occultum Lapidum. Dopo la triturazione, la liquefazione della materia, l'Opera Nera (Nigrado), viene l'Albedo, o Opera Bianca. Essa comincia con un processo di sublimazione, sotto il segno di Giove, l'anima del corpo, la terra in cui essa si trovava, si è trasformata nella fiala in acqua e aria. L'Uovo filosofico il globo di cristallo ermeticamente chiuso, viene richiuso nell'athanor, il fornello che l'alchimista usa per una combustione lenta e controllata. Quest'uovo è al tempo stesso il simbolo dell'Uovo del Mondo, in cui tutto si prepara per una combustione lenta e controllata. Quest'uovo è al tempo stesso il simbolo dell'Uovo del Mondo, in cui tutto si prepara pazientemente, in modo immanente e segreto. Continuando a riscaldare durante la fase lunare, si porta a compimento la colorazione bianca. Bernardo Trevisano ci confida: <<Te lo dico prendendo, Dio a testimonio, questo Mercurio, una volta sublimato, appare rivestito di un biancore puro come la neve delle alte montagne, dotato di uno splendore cristallino. Quando apro il recipiente, se ne libera un profumo unico al mondo...>>. E' la realizzazione del 'magistero minore', dell''elisir di lunga vita' dalle proprietà medicinali note per il loro potere di rigenerazione cellulare. Viene chiamato anche l''oro potabile', 'la panacea'. E' l'opera di resurrezione che ha dato origine a molteplici allegorie, virginali, incestuose perfino, laddove il figlio deve fecondare la madre che lo ha generato: denominate 'acque mercuriali', tutte significano che sono state ottenute con un moro ascensionale (liquefazione, sublimazione, purificazione). Il grande magistero, l'altro modo discendente (Venere-Marte-Sole) avrà ora inizio, e con esso l'incarnazione dello spirito. A proposito della fase venusiana Bernardo Trevisano dice: <<All'inizio la donna monta sull'uomo, alla fine l'uomo monta sulla donna>>. La forza volatile del Mercurio femminile domina dapprima il corpo solido rappresentato dallo ZolfoM in seguito la forza fissativa dello Zolfo ha il sopravvento sulla volatilità del Mercurio. Allora si produce una cristallizzazione. Ma è il Rame filosofico, quello in cui il Sole è ancora al sommo della croce: l'Oro vi è ancora instabile, non ha ancora penetrato gli strati profondi del corpo. Nella fase marziale lo spirito effettua tale discesa, ma quest'ultima coagulazione, penultima tappa della trasmutazione completa, e ancora senza splendore. La fase solare vede la comparsa del colore rosso; la rubrificazione interviene dopo che la pietra, cuocendo, è passata attraverso tutti i colori dell'arcobaleno. In Le livre des figures hieroglyphoques, Nicolas Flammel (1330-1418) la descrive: <<Il colore rosso-lacca di questo leone volante simile al puro scarlatto dei chicchi della melagrana matura dimostra che la rubrificazione è ora compiuta senza alcuna stortura o difformità, che essa è come quella del leone, che divora ogni Natura Metallica e la muta nella sua vera Sostanza, nel verace puro Oro, più fine di quello delle migliori Miniere>>. La proiezione di una piccola quantità di polvere di questa pietra in una soluzione metallica basta allora a trasmutare il corpo vile in Oro. Conviene effettuare l'operazione tre volte, nonché riscaldare al fine di ottenere per il nuovo metallo una densità uguale a quelle dell'oro. Il riassunto delle principali tappe. Per decifrare il loro linguaggio è necessario anche sapere a quale delle due vie, umida e secca, rimandino i segreti, sempre svelati solo a metà, e i consigli che essi acconsentono a dare. <<Precisiamo ancora che la Prima Vita è detta 'umida' perché, nello stato liquido richiede, sulla lampada moderata, l'uso di utensili in vetro, mentre la Seconda Via qualificata come 'secca' perché, sotto la forma fusibile, necessita l'uso di vasi opachi e refrattari, nel fornello più ardente.>> L'alchimia è fra le scienze esoteriche quella che ha maggiormente conservato il suo carattere ermetico: in primo luogo nel senso storico del termine, perché essa è sotto la protezione di Ermete Trismegisto, il personaggio leggendario greco, corrispondente all'egiziano Toth, la cui dottrina sacra è riassunta nella Tavoletta di Smeraldo, in secondo luogo nel senso della specificità e della difficoltà propria dell'interpretazione dei suoi concetti; a causa del carattere altamente iniziato dall'Opera: l'unione di Cielo e Terra, la materializzazione soggettiva e oggettiva dello spirito e la sottilizzazione della materia.
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[INFO] TUTTE LE TRACCE DI WINGS CHE LA KBS HA DECISO DI BANNARE DAI SUOI PROGRAMMI:
“- Outro: Wings (Per uso di linguaggio scurrile*) - Intro: Boys Meet Evil (Per presenza di espressioni e forme idiomatiche che potevano riportare a persone con disabilita e/o a diverse forme di dipendenza) - BTS Cypher 4 (Per utilizzo di linguaggio scurrile e per presenza di marche come ‘Rolex’)”
(N/B:* La parola in questione in realtà in coreano in questo contesto dovrebbe più avere il significato di ‘ ragazzino’ ma in altri potrebbe prendere il senso di ‘bastardo’ e per questo motivo hanno deciso di non permetterne la trasmissione)
Traduzione a cura del Bangtan Italian Channel Subs (©Mira) | Trans ©bangtanitl
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allmadamevrath-blog · 6 years
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Dizionario dell'esoterismo. Storia, simbologia, allegoria. Alchimia
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Dizionario dell'esoterismo. Storia, simbologia, allegoria
Alchimia
Scopo dell'alchimia è l'ottenere la Pietra Filosofale, che permette di trasmutare i metalli in oro. Scienza esoterica, essa associa i uno stesso processo una cosmologia e una spiritualità attive: la trasformazione della coscienza dell'adepto nei suoi rapporti con le forze dell'universo è unita a una pratica concreta mediante la quale l'alchimista cerca di realizzare il regno della natura (minerale, vegetale, animale), ma perfezionandolo, il processo di putrefazione e di rigenerazone che accompagna la vita stessa. la Grande opera (Magnium Opus) alchemica e quindi la duplice realizzaione della purificazione e della trasmutazione della materia psichica e naturale. La Grande Opera fisica e la Grande Opera mistica sono analoghe, ma nient'affatto identiche. Aver realizzato la seconda vuol dire poter realizzare sovranamente la prima; aver realizzato la prima vuol dire sapere quale cammino può condurre alla realizzazione della seconda, ma non significa necessariamente aver percorso quel cammino. E' una differenza che ha un'importanza capitale. E' la differenza che consiste nel dare, nella pratica alchemica, la priorità alla rigenerazione spirituale (ergon) in quanto chiave della trasmitazione dei metalli (parergon). Questa differenza è ciò che permette di distinguere l'alchimia da tutte le pratiche metallurgiche, spagiriche, archimiche, anch'esse note fin dalla più remota antichità. ma operanti anche su minerali o piante senza tener conto di tutta la dimensione esoterica o sacra propria dell'alchimia. L'alchimia è, un'arte divina, il che vieta per principio di farne la preistoria della chimica. Fulcanelli, maestro esoterico del XIC secolo, dimostra che <<...la vera antenata della nostra chimica è l'antica spagirica, e non ha la scienza ermetica stessa>>. Il sacro vi ha un ruolo preponderante, che può esser rivelato o trasmesso in un linguaggio in codice: l'alchimia parla "la lingua degli uccelli", è la 'gaia scienza', non un insieme di ricette empiricamente definite. L'alchimia slleva il problema della sua terminologia. Lo studioso Serge Hutin dice che <<l'alchimista non deve scoprire qualcosa di nuovo, ma ritrovare un segreto>>. Questo segreto è velato da una terminologia che dissimula i suoi oggetti dietro concetti provvenienti di varr egistri simbolici (astrologia, cabala, eccetera) di cui deve essere di volta in volta determinata la corrispondenza. Lo stesso linguaggio alchemico ricorre, a una miriade di procedimenti retorici volti a scoraggiare la comprensione letterale del senso dei testi: rebus, acrostici, anagrammi, forme idiomatiche, assonanze. <<L'alchimia èdunque a questo titolo una cabala ermetica fornita di quella che gli antichi  chiamavano la lengua general (universale), perché cela un duplice significato corrispondente a una duplice scienza, l'una manifesta, l'altra profonda>>. Tutti i testi precisano che si tratta del "Mercurio filosofale", della sostanza stessa della vita, di un agente universale. E' dunque un principio, amche prima di essere un metallo. Ma, a seconda della base dell'Opera filosofale, cioè a seconda del colore, delle virtù, delle proprietà della soluzione ottenuta,  il Mercurio è anche chiamato: Magnesia, Ottone, Acqua Mercuriale, Medicina, Acqua pesannte, Latte della Vergine, Alkaest...<<Lavora dunque con quell'Acqua e avrai quello che desideri da lei, Essa è infatti lo spirito e l'animadel Sole e della Luna, l'olio e l'acqua dissolvente, la fontana, il bagno-maria, il fuoco contro natura, il fuoco umido, il fuoco segreto, nascsto e invisibile>>. Lo stesso dicasi per lo Zolfo, principio attivo e forma preliminre del Mercurio. Lo Zolfo rappresenta anche la fase ulteriore dell'Opera. <<E se cuocete ancora di più, diventa rosso e l'acqua di mare diventa rossa e del colore del sangue>>, o ancora l'Azoto colora l'Ottone e lo rende bianco, ma l'Ottone riprende il dominio sull'Azoto cambiandolo in vino, cioè rendendolo rosso come il vino.  Quanto al Sale, che compare tardi nella letteratura alchemica esso rappresenta il corpo in seno a una struttura ternaria. Il problema primordiale prosto dalla lettura di un testo alchemico finisce per essere il problema di capire quale sia il metallo di cui si tratta, per esempio il Mercurio. Lo si deve intendere metaforicamente attraverso le corrispondenze che esso ha, con l'antropologia esoterica? Oppure lo si deve comprendere come un'indicazione astrologica, o ancora come un principio cosmologico, o infine come una fase dell'Opera? Scienza esoterica, scienza simbolica che, secondo René Alleau, è più vicina alla storia delle religioni che alla chimica, l'alchimia pone come pietra angolare la questione della 'materia' da cui conviene iniziare l'Opera. Il successo dell'impresa sta potenzialmente nella scoperta di questo primo segreto della natura, di questa Materia denominata di volta in volta 'corvo', 'terra', 'zolfo nero', 'zolfo di natura', 'prigione dell'oro', 'letame', 'tomba del re'. Le indicazioni dei colori, i riferimenti ai pianeti che costellano lo svolgimento della realizzazione dell'Opera, les ue diverse trasformazioni hanno un senso simbolico operativo solo se la sostanza è stata scelta correttamente. La difficoltà deriva deriva dal fatto che la Materia dell'Opera ha tanto il valore di un principio cosmologico quanto quello di un materiale specifico. Bernardo Trevisano dichiarava: <<Per averre intendimento di questa Materia, si deve innanzi tutto sapere che dio ha fatto all'inizio una materia confusa e priva di ordine, la quale era piena, per volontà di Dio, di più materie>>. Nel Mistero delle Cattedrali si legge: <<E' solo nel regno animale, in cui risiede la semenza metallica, che dobbiamo cercare il soggetto proprio dela nostra arte>>. Così in linea di principio, ci potrebbe servire di qualsiasi sostanza, tutto essendo nella Natura formato dalla stessa Materia unica. Nella pratica la Materia usata deve essere raccolta in una certa epoca dell'anno: quando il Sole è in Ariete e la Luna in Toro, o quado il Sole è in Scorpione  e la Luna in Capricorno, il che la conferisce individualizzandola, la possibilità di ricevere lo spirito universale, e di rivestirsi dello Zolfo e dei sali volatili e del Mercurio fino all'aria e del fuoco. Il delicato problema del letame dei filosofi, di cui Eugène Conseliet dà, se non altro, la chiave teorica, seguendo ciò che il maestro Fulcanelli, con il distinguere la prima materia dell'Opera dalla Materia Prima. da cui questo oro invisibile miserabile e misconosciuto ha avuto origine>>. Si può schematicamente strutturare lo svolgimento delle operazioni dell'Opera degli alchimisti in tre grandi tappe, secondo la successione dei tre colori dell'Opera: nero, bianco e rosso; o ancora in sei tappe, secondo la successione dei sette pianeti, di cui il primo, Mercurio, è la chiave di tutto l'insieme: Mercurio, Saturno, Giove, Luna, Venere, Marte, Sole, Mercurio rappresenta l'agente universale, l'acqua che dissolve, l'alimento del frutto spirituale del corpo. Manifestazione la più prossima alla Materia Prima, esso collega l'organismo anima-corpo all'oceano cosmico della vita. La prima tappa, sotto l'impero simbolico di Saturno, corrisponde all'avvenimento, alla putrefazione, alla mortificazione: <<il lavoro più rude, tutta quanta la fatica, sta nella perfetta preparazione della materia>>. Il drago deve, morire. La prima operazione è quello della morte di uno stato chimico per soluzione e liquefazione. Il primo compito consiste dunque nel trovare la amteria e il suo solvente, il vetriolo dei saggi, acrostico del programma alchemico stesso: Visita Interiora Terrae, Rectifincandoque Invenies Occultum Lapidum. Dopo la triturazione, la liquefazione della materia, l'Opera Nera (Nigredo), viene l'Albedo, o Opera Bianca. Essa comincia con un processo di sublimazione, sotto il segno di Giove, l'anima del corpo, la terra in cui essa si trovava, si è trasformata nella fiala in acqua e aria. L'Uovo filosofico, il globo di cristallo ermeticamennte chiuso, viene ricnhiuso all'athanor, il fornello che l'aalchimista usa per una combustione lenta e controllata. Quest'uovo è al tempo stesso il simbolo dell'Uovo del Mondo, in cui tutto si preparva pazientemente, in modo immanente e segreto. Continuando a riscaldare durante la fase lunare, si porta a compimento la colorazione bianca. Bernardo Trevisano ci confidò: <<Te lo dico prendendo Dio testimonio, questo Mercurio, una volta sublimato, appare rivestito di un biancore puro come la neve delle alte montagne, dotato di uno splendore cristallino. Quando apro il recipiente, se ne libera un profumo al mondo...>>. E' la realizzazione del 'magistero minore', dell'elisir di lunga vita dalle proprietà medicinali noto per il loro potere di rigenerazione cellulare. Viene chiamato anche 'l'oro potabile', la 'panacea'. E' l'opera di risurrezione che ha dato origine a molteplici allegorie, virginali, incestuose perfino, laddove il figlio deve fecondare la madre che lo ha generato: denominate 'acque mercuriali?, tutte significano che sono state ottenute con un moto ascensionale (liquefazione, sublimazione, purificazione). Il grande magistero, l'altro moto discendete (Venere-Marte-Sole) avrà ora inizio e con esso l'incarnazione dello spirito. A proposito della fase venusiana Bernardo Trevisano dice: <<All'inizo la donna monta sull'uomo, alla fine l'uomo monta sulla donna>>. La forza volatile del Mercurio femminile domina dapprima il corpo solido rappresentato dallo Zolfo; in seguito la forza fissativa dello Zolfo ha il sopravvento sulla volatilità del Mercurio. Allora si produce una cristallizzazione. Ma è il Rame filosofico, quello in cui il Sole è ancora al sommmo della croce: l'Oro vi è ancora instabile, non ha ancora penetrato gli strati profondi del corpo. Nella fase marziale lo spirito effettua tale discesa, ma quest'ultima coagulazione, penultima tappa della trasmutazione completa, è ancora senza splendore. La fase solare vede la comparsa del colore rosso, la rubrificazione interviene dopo che la pietra, cuocendo, è passata attraverso tutti  i colori dell'arcbaleno. In Le livre des figures hieroglyphiques, Nicolas Flammed (1330-1418) la descrive: <<Il colore rosso-lacca di questo leone volante simile al puro scarlatto dei chicchi della melagrana dimostra che la rubrificazione è ora compiuta senza alcuna stortura o difformità, che essa è come quel leone, che divora ogni pura Natura Metallica e la muta nella sua viva Sostanza, nel verace e puro Oro, più fine di quello delle migliori Miniere>>. La proiezione di una piccola quantità di polvere di questa pietra in una soluzione metallica basta allora a trasmutare il corpo vile in Oro. Coviene effettuare l'operaazione tre volte, nonchè riscaldare, il fine di ottenere per il nuovo metallo una densità uguale a quella dell'oro. Per decifrare il linguaggio delle principali tappe è necessario anche sapere a quale delle due vie umida e secca, rimandino i segreti, sempre svelati solo a metà, e i coniugi che essi acconsentano a dare. <<Precisiamo ancora la Prima Via è detta 'umida' perché, nello stato liquido, richiede, sulla lampada moderata, l'uso di utensili di vetro, mentre la Seconda Via è detta 'umida' perché, sotto la formaa fusibile, necessita l'uso di vasi opachi e refrattati, nel fornello più ardente>>. L'alchimia è fra le scienze esoteriche quella che ha maggiormente conservato il suo carattere ermetico: in primo luogo nel senso del termine, perché essa è sotto la protezione Ermete Trismegisto, il personaggio leggendario greco, corrispondente all'egiziano Toth, la cui dottrina sacra è riassunta nella Tavoletta di Smeraldo; in secondo luogo nel senso della specificità e della difficoltà propria dell'interpretazione dei suoi concetti, a causa del carattere altamente iniziatico dell'Opera: l'unione di Cielo e Terra, la materializzazione soggettiva e oggettiva dello spirito e la sottilizzazione della materia.
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fotopadova · 6 years
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Sequenze
 --- di Allan Porter dalla rivista "camera"  (n.2/1971-n.10/1972) - traduzione di Gustavo Millozzi .
(per le immagini esplicative andare al seguente link http://immagini.fotopadova.org/post/172304279771/sequenze-parte-immagini)
Rileggendo oggi gli articoli pubblicati oltre quarant'anni orsono dalla famosa rivista fotografica svizzera Camera (1922-1981), punto di riferimento internazionale per la fotografia (Romeo Martinez ne fu capo-redattore dal 1953 al 1964 e quindi Allan Porter sino alla sua chiusura), ci è sembrato utile riproporne alcuni, a partire da questo, che consideriamo di particolare interesse. 
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In un piccolo riquadro vediamo l’immagine di un uomo e di una bambina che chiacchierano vicino ad un'automobile; nel quadro seguente, un tipo dall’aria losca si intravede dietro un albero animato da cattive intenzioni; la terza immagine ci mostra il delinquente afferrare brutalmente la bambina per un braccio colpendo il suo accompagnatore che crolla a terra inanimato; nel quarto piccolo quadro, infine, assistiamo alla fuga in auto del malfattore e della bimba mentre la vittima innocente giace sempre al suolo…
E’ un comic-strip (fumetto) che, in una serie di situazioni, ferma solo gli eventi essenziali alla comprensione dello svolgimento di una storia, in modo che l’intero racconto sia facilmente comprensibile; è uno scenario visivo quale viene utilizzato dagli operatori della televisione e dai cineasti quando immaginano una scena o una sequenza.
Ma la fotografia può essere utilizzata per altro scopo piuttosto che ad allineare una serie di scene isolate o che si succedono – sequenze – come le vediamo alla televisione o sullo schermo; essa è capace di stimolare l’immaginazione dell’osservatore in maniera tale che si rappresentano le immagini nascoste “tra le scene inquadrate”. Mentre il film e la televisione ci mostrano lo svolgimento naturale della trama, una sequenza di fotografie può essere guardata in qualsiasi ordine. Ciò apre delle nuove possibilità, una maniera inedita di raccontare delle storie e dei nuovi mezzi di contatto. Non c’è più bisogno di sottotitoli come le comic-strip (fumetti), di parole o musica come nel film. Sono delle immagini mute, anche se distinte in una serie di diapositive perché queste sono legate anch’esse ad una sequenza di proiezione ben programmata già nella seconda metà dell'ottocento.
Tutti questi aspetti della sequenza rappresentano il risultato di idee e di tendenze già vecchie nella storia della fotografia. Marey, Edgerton. Edward Muybridge e Thomas Eakins hanno fatto degli esperimenti di sequenze di movimenti composti da immagini sia isolate, sia raggruppate.
La gran parte dei ricercatori e dei loro successori hanno studiato il concetto ”tempo” nella maniera in cui anche il gesto isolato, a causa della differenza di posizione dell’oggetto in movimento in un preciso momento, si suddivide in movimenti multipli. Anche se i concetti “tempo” e “sequenza” non appartengono in effetti al nostro soggetto, tuttavia giocano un ruolo importante nelle immagini che qui presentiamo,
Abbiamo vissuto lo svolgersi della fotografia e, nel corso degli ultimi cent’anni, film e fotografia hanno esercitato un’attiva influenza l’uno sull’altra.
Le moderne tendenze hanno preso in prestito, nei loro metodi di produzione di sequenze cinematografiche, numerosi elementi delle proiezioni, prima di diapositive e più recentemente di immagini digitali, trucchi, di riprese in sovrapposizione, sequenze di fotografie. La maggior parte dei moderni registi non hanno solo familiarità con il lavoro di ripresa, ma comprendono anche l’importanza della fotografia. Un grande maestro del cinema, Serge Eisenstein, ha scritto uno dei più importanti studi sul montaggio del film; troviamo questo testo sotto il titolo “Metodi di montaggio” nel suo libro Film Form. Ci sono cinque differenti procedimenti di montaggio:
1) Il montaggio metrico
2) Il montaggio ritmico
3) Il montaggio tonale
4) Il montaggio sovratonale
5) Il montaggio intellettuale
 (Serge Eisenstein, La forma cinematografica, Einaudi, ried. 2003).
Vedasi anche:
http://it.wikipedia.org/wiki/Sergej_Michajlovi%C4%8D_%C4%96jzen%C5%A1tejn#Teorie 
E’ molto importante rendersi conto dell’influenza della fotografia sul film, e non solamente dell’inverso. Per poter comprendere la fotografia attuale, in tutte le sue ramificazioni, bisognerebbe assimilare una gran quantità di fatti e di informazioni attinenti a campi molto vicini all’arte ed alla scienza.  Non ci deve stupire che lo studio della fotografia estenda i suoi interessi in ogni campo. D’altra parte lo studio di certi problemi creativi richiedono spesso una formazione di tipo universitario. Il montaggio è un’arte creativa che va all’opposto del normale corso della vita, del tempo e del movimento. E’ stato inventato, o almeno definito, dall’uomo nello stesso modo del concetto “tempo”.
Nel suo libro, Art and visual Perception, Rudolf Arnheim  spiega la psicologia della visione creatrice in un capitolo sul movimento:
 Movimento
E’ molto comprensibile che tutto quello che si muove abbia sviluppato una reazione automatica nei confronti dell’animale e dell’uomo. Ogni movimento implica una modificazione delle condizioni ambientali e queste modificazioni richiederebbero allora una determinata reazione: si avvicina un pericolo? O piuttosto un amico? O una possibile preda? Il fatto è ché il senso della vista si è evoluto come strumento di sopravvivenza, ha saputo adattarsi alle esigenze dell’ambiente.
Gli happenings ci coinvolgono più spontaneamente di tanti altri oggetti in quanto, la caratteristica principale di un happening è il movimento. Una stazione, ad esempio, è un oggetto; per contro l’arrivo di un treno è un happening. Nello stesso ordine di idee noi facciamo una distinzione tra l’oratore ed i suoi gesti. I quadri e le statue sono degli oggetti; invece una danza è un happening. Il movimento però non è il criterio essenziale dell’happening! Il fatto che un gambero diventi rosso o che una patata diventi tenera appartiene al medesimo concetto.
In realtà noi concepiamo l’happening non come tale, ma attraverso le modifiche che si producono. Ci sono evidentemente delle eccezioni, per esempio quando un oggetto attraversa rapidamente il nostro campo visivo. Così Wertheimer scoprì, nel corso dei suoi esperimenti sui movimenti stroboscopici, che quello che si poteva osservare in determinate condizioni non era un semplice oggetto in movimento da un posto all’altro, ma che si trattava di un “movimento puro” tra due oggetti che non avevano alcun rapporto né con l’uno, né con l’altro. Il mondo è composto di cose che si evolvono e di cose che restano immutabili.
Ray Metzker, Dune Michals, Larson ed altri che qui presentiamo come esempio, non hanno alcun criterio in comune nella loro concezione dell’immagine. Alcuni interpretano alla lettera nozioni di sequenza, altri se ne servono come punto di partenza per uno stile di libera interpretazione.
Nell’intento di presentare un’idea generale del fenomeno della sequenza fotografica, abbiamo voluto tener conto del più gran numero possibile di paesi; ciò malgrado esistono ancora numerose variazioni su questo tema che non sono citate ed è nostro auspicio che questo testo possa incoraggiare qualcuno dei nostri lettori a accingersi ad approfondire lo stesso argomento.
Laszlo Moholy-Nagy che si è occupato particolarmente di fotocollage ha lasciato alcune interessanti osservazione sulla sequenza:
 Serie: susseguirsi di immagini fotografiche sullo stesso soggetto
Non esiste un metodo di creazione di immagini più sorprendente né più semplice della “serie di fotografie”. Sorprendente e allo stesso tempo semplice nella realizzazione armoniosa che essa permette. Non si tratta più solamente d’una immagine in quanto le regole dell’estetica di una immagine singola non possono essere applicate alla serie. L’immagine singola perde la sua identità e diventa parte di un tutt’uno, un elemento strutturale essenziale all’insieme. Da questa fusione di immagini singole in una serie di fotografie, concepita a partire da un ben definito tema, può nascere una potente arma, quanto un poema di un più tenero lirismo. In questo stesso ordine di idee il vero significato del film non potrà apparirci pienamente se non in un periodo più calmo del nostro. Da questa impressione deriva evidentemente la seguente ipotesi, ossia che le conoscenze in fotografia sono tanto importanti quanto la conoscenza dell’alfabeto; l’illetterato del domani non saprà ne leggere né fotografare!” (da Photographers on Photography, edito da Prentiss Hall-USA).
Presentiamo qui delle sequenze con movimento e delle sequenze senza movimento. In alcune sequenze il soggetto rimaneva immobile e l’apparecchio fotografico si spostava; in altre avvenne esattamente il contrario; ed infine, in un terzo gruppo di fotografie, vi è stato, a turno, movimento del soggetto o della macchina fotografica.
Le diverse situazioni di una sequenza appartengono a delle differenti categorie o a delle combinazioni di categorie.
Ecco un elenco di denominazioni che possono essere utilizzate per tutto ciò che riguarda la sequenza :
1)      Sequenza cronologica
2)      Sequenza non cronologica
3)      Doppio concetto
4)      Relazioni con lo spazio
5)      Relazioni idiomatiche
6)      Relazioni concettuali
7)      Relazioni polarizzate
8)      “Happening”
9)      Flusso
10)   Serie di immagini che suscitano la memoria
11)   Sequenze ritmiche
12)   Serie di immagini multiple
 L’innovazione  che troviamo in tutti questi fotografi è dovuta al fatto che essi hanno avuto libertà assoluta di lavorare secondo concezioni fotografiche intellettuali, senza tener conto di imperativi pubblicitari o di vendita, senza dover fare alcuna concessione. In questo caso il fatto che le gallerie o i musei avessero potuto accettare o meno i loro lavori non ha influenzato la loro ricerca creatrice. Non hanno utilizzato né materiali, né mezzi nuovi  - ciò che manca negli altri generi artistici l’hanno avuto sotto mano e, in base alle loro esperienze, hanno cercato delle nuove possibilità di comunicazione nell’interno del loro stesso medium. Si sono profondamente immersi nell’evento del loro ambiente naturale ed hanno fissato i fatti e le associazioni di idee con i quali si vedevano confrontati. Esattamente come l’autoriflessione – il narcisismo – il romanzesco, non mancano il cinismo e l’interesse puramente scientifico. Questi fotografi si sono sforzati di trascendere i limiti e le definizioni tradizionali del loro mezzo d’espressione pur infrangendoli; percorrono un nuovo territorio dove non resta, alla fotografia, che trovare il luogo ove risiedere.
Nella sua sequenza del cavallo al galoppo Edweard Muybridge ha tentato un test scientifico per provare, contro tutte le precedenti supposizioni, che in un dato momento nessuna delle quattro gambe tocca il terreno.
Basandosi su questa nuova maniera di riconoscere i fatti, Henry Cartier-Bresson aveva trovato l’espressione “momento decisivo” che fissava un momento isolato nello svolgimento degli eventi, pur restando cosciente di quanto era avvenuto prima e di quanto avrebbe potuto succedere più tardi. Ray Metzker e Jerry Uelman crearono delle giustapposizioni di fotografie, il primo utilizzando unicamente il cinema e la fotografia, mentre il secondo, in compenso, si dedicava a delle esercitazioni di laboratorio. Il risultato ottenuto in entrambi i casi fu che presente, passato e futuro si trovassero riuniti in una multi-immagine.
La maniera di esprimersi di Duane Michals è più letteraria e ci dà piuttosto delle immagini più tradizionali. Le sue riprese ci permettono infatti di seguire nello stesso modo lo svolgersi di un avvenimento dall’inizio alla fine.
Tutti    questi fotografi – con esclusione di Cartier-Bresson – cercano di esprimere una sequenza di idee o di avvenimenti con l’aiuto di più immagini. Il nome di Cartier-Bresson figura qui in quanto il suo “momento decisivo” rappresenta l’antitesi dell’idea direttrice. L’effetto illusorio ed illusionista di una sequenza di fotografie è in realtà un mezzo al quale il fotografo ha ricorso per forzare l’osservatore a seguirlo ed a condurlo ad interpretare, secondo la propria fantasia, quanto si trova rappresentato. Per la nuova generazione questa interpretazione dell’effetto delle immagini è indispensabile e cerca di sviluppare, in un quadro allargato, un nuovo effetto di immagini simultanee. Ciò non vuole rappresentare un nuovo medium, ma un medium già conosciuto ma utilizzato in modo più moderno.
Si fa avanti una nuova maniera di scrivere: la scrittura per mezzo della luce. La nuova generazione ha creato la riflessione visiva dello stile letterario e alcuni dei suoi rappresentanti suggeriscono anche delle deduzioni filosofiche espresse da immagini che non è facile comprendere. Dall’auto-interpretazione e dall’analisi deriva una nuova forma di surrealismo che lascia ogni fantasia alla considerazione del tempo e spesso anche del luogo.
Tornando a Muybridge: creando la sua sequenza del cavallo al galoppo, la sua intenzione era quella di fissare nel corso di un lasso di tempo scientificamente limitato i diversi movimenti delle gambe, dall’inizio alla fine di un dato momento. Nelle prime storie illustrate di Duane Michals, della bambina e della scatola, l’idea e la fantasia del fotografo si trovano falsate da un rovesciamento della sequenza: la scatola vola via invece di cadere.
Christian Vogt crea nelle sue sequenze uno svolgimento d’immagini complicato in quanto ha combinato le sue storie a cose fatte.
Questi sono solo alcuni esempi del modo e della maniera con le quali si può affrontare la fotografia di sequenza.
Ciò che rende così importante l’evoluzione della “sequenza” lungo il corso della storia della fotografia è il fatto che si è lasciato ad ognuno una grande libertà di interpretazione. Non è facile scrivere su un fatto, insomma, puramente visivo e letterario, oppure spiegarlo in maniera differente; così mi asterrò da ulteriori commenti. Anche quanto è davanti a voi, quanto sta succedendo e quanto è dietro di voi rappresenta una sequenza.
                                                                                                                   A.P.
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N.d.R.:  L'autore nella prima uscita di questo suo articolo in calce al medesimo indicava le macchine fotografiche allora adatte per la ripresa di "sequenze" (con motore elettrico e/o con fotogramma 24x18 mm ed anche minore) suggerimento ora superato dalla tecnologia in possesso delle attuali varie tipologie di macchine fotografiche e dall'avvento del digitale.
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Abbiamo, per primo, voluto riproporre questo articolo di Allan Porter sulle "Sequenze" fotografiche in quanto oggi questo sostantivo potrebbe esser erroneamente riferito a quelli che chiamiamo "portfolio", "racconti per immagini" o "reportages". Questi riportano a noi l'idea di un'esposizione o proiezione di più immagini singole accomunate da un unico filo condutture mentre la "sequenza" si presente come unica immagine entro la quale sono racchiusi come le "tessere" di un mosaico elementi (eseguiti in stampa e non per collage) che ne danno compiutezza. A nostro parere è una tipologia fotografica oggi poco realizzata nel suo vero significato forse a causa della nascita del "digitale" e dai vari programmi allo stesso dedicati che, se a ciò impiegati, potrebbero banalizzarne la realizzazione.
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 Dal 1966 al 1981, Allan Porter è stato capo-redattore di Camera, dove ha contribuito a preparare la strada per l'affermazione della fotografia come mezzo d'arte riconosciuto in Europa. 
Sotto la guida di Porter, Camera, e prima di Romeo Martinez, pubblicata mensilmente a Lucerna, diventò una piattaforma e una fonte di informazioni per gli artisti della fotografia e il mercato della fotografia d'arte che stava lentamente emergendo.
In particolare, Porter ha cercato di familiarizzare il pubblico europeo con la fotografia d'arte americana, pubblicando, tra gli altri, opere di Duane Michals, Larry Clark, Lewis Balz, Ralph Gibson e William Klein. In ogni numero di Camera fu affrontato un tema particolare. Lo spettro spaziava da retrospettive storiche (vedi i numeri su Sun Artist, Heinrich Kühn e Edward Curtis) attraverso monografie riccamente trattate (su Lisette Model, Henri Cartier-Bresson, William Klein e altri) e sulla fotografia sperimentale e d'astrazione.
Il nome di Allan Porter è indissolubilmente legato alla storia di Camera, che, nata nel 1922, ha cessato la sua pubblicazione nel 1981. Il suo stile inconfondibile e le libertà che gli editori gli hanno dato hanno reso Camera un capolavoro nella storia della letteratura fotografica.  
vedi anche: https://vimeo.com/57785419
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“ Promettere mari e monti. “
Equivalent in English: To promise the moon.
Translation/literal meaning: “Promising seas and mountains”
This expression comes from Latin, the writer Sallustio says that “Quinto Curio a Fulvia maria montesque polliceri coepit” ( He started promising mountains and seas ) 
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“Su questo/quello non ci piove“
Equivalent in English: That goes without saying.
Translation (lit.): It doesn’t rain on this/that. It means that “this” or “that” is an obvious, sure thing, something that can’t be questioned.
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