Okay so, I finally finished seven comic drawings since yesterday, and it took me like three months to finish it.
So I called this comic as...(Werewolf Sonica and Vampire Shadina)
Now the reason why it took me like three months, is because I’ve been busy, not just the drawings, I also been busy cleaning around the house, feeding the dogs, cleaning up dishes, doing the laundry, cleaning windows, and helping my dad.
So yeah, that’s why I haven’t post or tweet anything, because I was been very busy. 😅
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Esercizio di scrittura: il racconto dietro una canzone
Sonica
Aveva avuto troppa aspettativa per questo viaggio. Si vergognava di sé stesso, nemmeno fosse ancora diciottenne, come per la sua prima volta all'Oktoberfest. Di anni ne erano passati dieci ormai e lui non era più lo stesso. Assolutamente no.
Passeggiava da un po', ormai annoiato nella folla dei tendoni, spintonato tra i tanti ubriachi che ridacchiavano in lingue diverse. Ricordava quanto si era goduto quei momenti, sembravano tutti amiconi e si era divertito. E poi quanto aveva apprezzato quelle belle ragazze con i vestiti tradizionali, quei bustini così sensuali slacciati un po' nelle scollature delle bluse ricamate. Gli era piaciuto tutto, le loro treccine bionde e quei sorrisi bianchi sulle guance arrossate mentre ti portavano boccali di Märzen come se fossero un dono di Dio. Ma in quel momento non gli importavano affatto.
Era primo pomeriggio ed era già sbronzo. Camminava fuori di sé dalla rabbia. Per evitare di gesticolare troppo teneva le mani nelle tasche del suo cappotto scuro a tormentare qualche moneta. Voleva restare da solo da qualche parte, ma gli sembrava che non fosse possibile evitare tutta quella gente. Almeno durante la notte poteva nascondere la propria espressione, poteva sembrare che fosse lì a divertirsi come tutti gli altri. Invece la luce del giorno lo pungolava e non era più in grado di tenere a freno la furia nel suo sguardo.
Proseguì verso il luna park, non sapeva a che scopo, voleva solo allontanarsi da tutti. C'era troppo rumore adesso, troppo disordine, ogni risata gli era insopportabile, ogni suono era una bomba esplosa a suo uso esclusivo, che gli provocava un dolore così intimo nella mente da annullarlo.
Era partito per evitare di prendere una decisione e adesso era così stordito da non riuscire nemmeno a pensare... Aveva raggiunto il suo scopo, ma era anche questo a farlo infuriare: non si sentiva a suo agio con una tale perdita di controllo, non era più quel ragazzino spensierato, non avrebbe più potuto fuggire da sé stesso.
La sua letale coscienza non gli lasciava scampo. Come la diagnosi che aveva ricevuto dal terzo medico consecutivo qualche giorno prima.
Si trovava davanti alla ruota panoramica. Era presto e non c'era molta ressa: le coppiette volevano vedere la città quando era illuminata nel buio... era tutto più bello con quelle lucine a confondere la realtà. Decise di salire, un modo per allontanarsi dal caos e sedersi qualche minuto mentre la ruota girava.
Monaco si estendeva grigia sotto il suo sguardo impietoso. Non riconosceva il panorama. Non gliene fregava niente.
Sbuffò e guardò verso il cielo.
Un palloncino rosso sperduto stava salendo in alto. Immaginò si fosse staccato da una decorazione. Lo seguì per un momento volare sospinto da una leggera corrente d'aria... e puf! Lo vide esplodere. E all'improvviso, non c'era più.
La calma lo pervase con una strana consapevolezza: si trovava lì per vivere quest'unico istante, dopo essersi distrutto di birra e ira, dopo aver azzerato sé stesso in una nebbia di pensieri infuocati... ecco, adesso, uno splendente lampo di lucidità.
Quante possibilità avrebbe mai avuto di assistere ad un simile piccolo momento? Quanto della sua storia era andato sprecato trasportato dagli eventi in un vivere distratto? E ora che sentiva tra le mani tutta la responsabilità della propria vita, a chi doveva affidare la decisione più importante?
Adesso lo capiva: doveva scegliere. No, di più: lo voleva.
E l'energia di questo stato d'animo lo riscosse: comprese che aveva preso subito la decisione che lo tormentava, ma aveva avuto paura di tutte le conseguenze che avrebbe dovuto affrontare. La paura lo stava facendo vagare come un palloncino, fino all'esplosione finale.
Ma adesso aveva deciso: per tutto il tempo possibile, lui avrebbe lottato.
Avrebbe vissuto.
SONICA
Orso si sposta goffamente
Con passo irregolare
Nel flusso irregolare della gente
Che scontra
Le mani dentro a un buco
Tasche sfinite
Vociare di monete obsolete
Orso ci vede nebulosamente
Nebulosamente
Già
Le luci del giorno gli danno
Quel non so che lo turba
Gli manca quel buio
Che non si trova in fondo alla via
In fondo alla via
Luci del giorno che danno
Quel non so che ti turba e ti fanno lievitare
Fragori nella mente
Rumori, dolore
Lampi, tuoni e saette, schianti di latte
Fragori e albori di guerre universali
Scontri letali
Sonica
Gabriella
(09/01/23, 11:39)
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