Tumgik
#quindi ora se non fosse per la gamba e per il fatto che non posso camminare sarei al settimo cielo
yomersapiens · 1 year
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Il muro del piantala.
Uno poi si dimentica che esistono i colori, nelle giornate sempre uguali, dominate dal grigio. I miei occhi non aiutano ma li imbottisco di farmaci così da farli stare calmi. Ho visto il sole ed è stato come incontrare un vecchio amico che se ne era andato via in erasmus. Tornare in Italia è questo. Le feste comandate e ignorare il telefono e le persone che vogliono festeggiare insieme a te. Ho fatto piangere mia madre per quello che sono diventato: un muro. Ma io non riesco a cambiare oramai. Dieci anni di solitudine e non mi viene da raccontare come sto, lo tengo per me, lo scrivo nel diario e poi lo dimentico. L'ho gettato fuori, non mi appartiene più. Tutto quello che scrivo è un rito di espulsione. È difficile starmi vicino, l'unica cosa che sembra non aver paura di me è la mia malattia cronica ecco, lei proprio non si annoia mai e anzi cerca sempre di saltarmi addosso in ogni momento, che birbante!
Ho parlato con mio nonno. Era intento a raccontarmi l'ennesima storia che conosco a memoria e io a fingermi sorpreso nelle pause dove era necessario dargli maggiore attenzione. Ha detto che in 3 anni ne farà 90. Gli ho detto che è un bel traguardo, complimenti. Poi ha aggiunto che già che sarà lì, se Dio vuole, magari si impegna per altri 10 così arriva a 100. Che 100 è un bel numero per andarsene. Ha indicato il ritratto di suo nonno e ha detto, lui se ne andò a 103, io mi accontento di 100. Io manco so se ho voglia di arrivare alla prossima estate ma ammiro la sua perseveranza. Mi ha fatto promettere di esserci al suo funerale. Gli ho detto che non solo ci sarò ma che suonerò anche qualche canzone deve solo dirmi quale e ora stiamo facendo una lista di canzoni che dovrò imparare, ho solo 13 anni accidenti meglio iniziare subito.
C'è una storia che ho iniziato a scrivere 12 anni fa, ricordo il luogo. Ero seduto alla scrivania del museo dove lavoravo. Pensavo fosse finita e invece l'ho riaperta e i personaggi mi hanno detto che volevano capire qualcosa di più della loro esistenza così mi sono messo a dialogare con loro e a seguirli, per vedere come mai erano stati creati. Scrivere, creare, è quello che più fa sentire noi umani vicini a Dio. Credo, non lo so, anche perché pure Dio è stato creato per una storia quindi è come quando dici è nato prima l'uovo o la gallina? Fatto sta che ora io vivo in quel villaggio, ho in testa le voci di tutti i suoi abitanti e non riesco a smettere di stare la dentro. Ho paura sia il sintomo definitivo. Quello che conferma che ho perso la testa e non ho più nessun legame con la realtà. Forse è per questo che faccio difficoltà ad accettare i sentimenti degli esseri umani che mi circondano.
Sto andando in giro a leggere le mie storie. C'è un amico, un musicista jazz che mi accompagna. Le luci sono spente, solo quelle necessarie ai miei occhi per essere in grado di capire la traccia del racconto. Ho fatto piangere una sala intera e non mi sento in colpa. Bravo Matteo non solo fai piangere tua madre eh no, anche una sala. Però che ci posso fare, mi sono rotto delle mezze misure. Se esco dalla tana io entro a gamba tesa ovunque adesso, perché lo sforzo già l'ho fatto che diamine. Vorrei portare questo spettacolo in giro l'anno prossimo quindi se state leggendo questa frase ora e vivete in una città e conoscete un posto dove posso portare le mie favole della buia notte beh, scrivetemi in privato.
Ho contato le volte in cui mi sono innamorato quest'anno. Quando diavolo la smetterò? Spero presto perché è fastidioso. Odio internet. Odio essere consapevole del fatto che ovunque c'è qualcuno di cui mi vorrei innamorare. Alle elementari avevo 4 compagne di classe che ritenevo bellissime. Alle superiori un'intera scuola dominata da esseri femminili che dovevo conquistare. Poi arrivò l'internet e scoprii che anche in provincia di Milano c'era qualcuno che dovevo conoscere e all'epoca c'era il 56k quindi mica era facile scambiarsi foto. Poi arrivò la Sardegna, la provincia di Firenze, l'Australia. Ma ora, ora non vedo più persone, mi sembra tutto diventato merce. Vedo i volti di ragazze e ragazzi bellissimi e ne studio i tratti e riconosco i lineamenti e sì, è chiaro, sono studiati in laboratorio apposta per piacermi. Penso alle generazioni attuali che si dividono tra domanda e offerta. La domanda sono quelli come me, che restano affamati o curiosi e poi c'è l'offerta, che sono questi essere stupendi resi raggianti dai filtri con lentiggini e i corpi sinuosi nelle angolature studiate su misura per essere tutti uguali, dei meme di se stessi, infinite riproduzioni di umani con cui non voglio interagire. Tutto è diventato una vetrina. Dietro c'è una di quelle macchinette che distribuiscono bevande. Le lattine siete voi esseri bellissimi. Digita il codice. Inserisci le monete. La lattina cadrà in pochi secondi. Ma è un sorso solo e non sa di niente. La dottoressa mi ha vietato di bere bevande gassate quindi lascio perdere più che volentieri.
Mi spiace aver perso un paio di persone quest'anno. Una è il mio migliore amico, non so cosa è andato storto. Quasi non ricordo. Ah sì, ha deciso che era più interessante scoparsi la mia ex e a me non interessava stare lì a suggerirgli cosa fare per migliorare le prestazioni. Che cosa orribile che ho appena scritto. Me ne pento. Non la cancello perché un'altra cosa che vorrei provare ad essere l'anno prossimo è: un pelo più cattivo. Mi spiace anche aver perso la mia ex, che era un bel ricordo alla fine. Mi spiace aver perso una persona che mi stava piacendo più del necessario e non se lo meritava, era troppo vicina ai filtri e agli standard che la società impone. Spero sia felice. Spero sia così felice da rendersi conto di aver fatto bene a mandarmi via fino al momento in cui come un fulmine tornerà il ricordo di me e deciderà di scrivermi in amicizia, per sapere come sto. Allora io sarò finalmente cattivo e con tutta la rabbia che ho in corpo aspetterò ben 4 minuti prima di risponderle e di chiederle di rivederci. Solo perché aveva le lentiggini. Che odio. Solo perché le lentiggini mi ricordano ancora un'altra persona e ancora prima di quella persona era qualcosa che avevo letto in un libro o avevo immaginato e che ora i computer e gli algoritmi hanno imparato e mi propinano in mille influencer al giorno da ogni parte del mondo tutte con lo stesso pattern di lentiggini. E io sono un uomo oramai prossimo alla quarantina che guarda queste proposte come un ubriaco davanti a un distributore automatico. Annoiato. Senza spiccioli.
Ho un programma per i prossimi Natali. Insegnare a mio nipote la poesia di Pacciani e fargliela recitare durante il pranzo davanti alla famiglia. Senza avvisare mia madre. Aspettare che finisca la sua esibizione, vedere le lacrime di commozione negli occhi di chi ha ascoltato e poi rivelare l'autore. Mio nipote è così carino che pure le parole del mostro di Firenze diventano adorabili. Poi magari cambio e ci metto frasi di altri serial killer o psicopatici o politici.
Ho preso una pausa dallo scrivere annotazioni di vita perché tutto stava diventando simile a una puntata lunghissima del podcast e io odio ripetermi anche se sono anni che in pratica gli argomenti sono sempre gli stessi. Amo essere la dimostrazione che il tempo passa e qualcuno può decidere di non imparare niente. Nemmeno da i suoi errori.
Sto bene. Non mi manca niente. Forse vorrei solo conoscere te, ma solo per capire che è giusto fermarsi alla superficie e non rischiare di andare in profondità. Metti che poi uno davvero poi trova un luogo che non riesce a smettere di esplorare? Io voglio restare quassù a guardare le foto dove sei venuta bene. A galleggiare. A mettere i cuoricini ogni tanto giusto per ricordarti che esisto. Che poi lo so solo io di esistere, tu mica te ne accorgi. Ma nel mio piccolo sento di essere speciale. Mentre tu aspetti solo che io inserisca le monetine e la spirale si azioni e ti faccia fare il salto nel vuoto. Lo ripeto spesso quando guardo video di modelle incredibili da chissà dove. Sei fortunata cara mia, a non avermi incontrato. Altrimenti adesso saresti persa di me e mi vorresti e non riusciresti a fare questi sorrisi davanti alla fotocamera. Eh no. Mica verresti così bene. Nessuno si abbonerebbe al tuo canale. Vedi che lo faccio per te, a non farmi avanti? Io mica voglio avere il tuo futuro economico sulla coscienza.
Tutti piangono quando dico la verità. Avevo più amici quando raccontavo palle. Avevo più amori quando dicevo fandonie. Ora ho solo questa finta pace momentanea, il mio gatto, la mia malattia cronica che non vede l'ora di risvegliarsi e chilometri di pensieri verso umani generati da computer.
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ili91-efp · 2 years
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WAR OF Y - Episodio 4
Non so cosa mi aspettassi da questo quarto episodio, ma di sicuro non quello che è accaduto. Oh meglio, in realtà ero abbastanza convinta che ci si sarebbe concentrati tanto sul rapporto in crisi di Nott e Pan dopo la martellata sulla testa della firma del contratto e invece... non proprio? O meglio... non solo. Questa è stata quasi una goccia del mare.
Andiamo con ordine... (SPOILER)
Dopo aver disgraziatamente scoperto che a ottenere il contratto con la TTV è stato Nott e non lui, come se non fosse sufficiente, arriva la batosta 2, visto che anche Pharaoh (che è suo diretto rivale visto che ha la stessa manager) ha avuto un contratto con la stessa casa di produzione. Quindi cosa fa Pan? Cade in una bella spirale autodistruttiva fasciandosi nel mentre anche la carriera. Sembra rimanergli solo Nott, ma di Nott ci si può fidare sul serio?
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[GIF DI gunsatthaphan]
Riassunto stringato finito, ora passiamo alla sostanza.
Non approvo il comportamento di Pan in questo episodio, ma non è nemmeno nato dal nulla. Si è sentito tradito dalla persona con cui ha una relazione (anche se è stato molto scorretto tutto quello che ha detto a Nott, dal definirlo praticamente solo un corpo con cui divertirsi di tanto in tanto, al dire che lavori nello show business solo come mero passatempo raccogli fama) e dalla sua manager (lei per giusta causa visto quello che abbiamo scoperto dopo). Poi sua madre getta benzina sul fuoco rispondendogli via messaggio solo quando batte cassa e avendo il coraggio di dirgli che lui fa la bella vita mentre sappiamo benissimo che non è così. Solo perché non spacca le pietre in miniera non significa che il suo sia un lavoro facile (a questo proposito, mi è venuto in mente l'attore di Love in The Air che ha dichiarato di essersi addormentato sul serio nella scena sul letto del primo episodio. E non mi sorprende, visto che stavano girando alle 4 di notte). La ciliegina sulla torta è stata la riduzione di spazio nella seconda stagione di Mafia Baby. Allora, obiettivamente parlando ci sta che una seconda stagione tratti anche di altri personaggi oltre ai protagonisti, ma visto lo stato emotivo in cui si trovava, per Pan è stata l'ennesima tegola in testa. Diciamo, non la settimana migliore della sua vita. Giustifica il suo comportamento successivo in cui ha dato di matto, fatto la prima donna, minacciato di andarsene e poi aver spaccato un telefono (tu che stavi girando per postare il video in rete, però, SEI UN BASTARDO!)? Assolutamente no. Il resto... è solo la diretta conseguenza.
Certo, per quanto mi riguarda, le conseguenze sono state abbastanza sproporzionate visto che praticamente ora mezzo mondo si lamenta del suo comportamento precedente e probabilmente ha pure perso il lavoro in Mafia Baby. In pratica, per aver dato di matto cinque minuti... ha perso la manager (meno male. Una così è meglio perderla che trovarla), ha litigato pesantemente con Nott, ha la fama distrutta (visto che ora tutti sanno che ha atteggiamenti da diva - non voglio dire che debba essere un santarellino. Questo è il suo carattere e va bene così. Sicuramente non merita di perdere il lavoro per questo), la sua famiglia lo vede come un bancomat e ha (forse) perso il lavoro. Se a questo ci aggiungete gli hater che gli avranno fatto sicuramente la festa in rete... non posso fare a meno di provare pietà per lui. E' stata decisamente la settimana peggiore della sua vita.
Ciò... lo ha spinto a chiudersi in una macchina e cercare di asfissiarsi con l'anidride carbonica. Non sono tanto contenta di come abbiano gestito la cosa perché se è arrivato a tanto, non mi basta che Nott lo liberi dalla macchina e gli dica due parole in croce. Raga, ho appena visto Tomorrow dove il suicidio in tutte le sue forme è il tema portante, una risoluzione in due minuti non mi è sufficiente. Penso abbiano fatto il passo più lungo della gamba con questa svolta di trama. Soprattutto visto che siamo già passati oltre.
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[GIF DI gunsatthaphan]
Ebbene sì, Pan, conclusa la spirale discendente, dopo aver fatto pace con Nott, si rialza e sembra intenzionato a voler mostrare al mondo tutto quello che gli ha combinato la sua manager (che praticamente lo ha svenduto come un pezzo di carne intascandosi anche belle cifre per farlo molestare da tutti i produttori viscidi della thailandia). Avrei preferito che raccogliesse le prove prima di fare lo sborrone, ma mi accontenterò. Però, visto che quando hanno fatto pace Nott e Pan io sentivo puzza di trappola, ecco che arriva l'ennesima gioia... Nott e Pharaoh, in un momento non precisato, sono andati a letto insieme. Vista la foto, potrebbe essere pre-serie (nel primo episodio, Nott e Pan parlano di questa foto mentre sono insieme) e anche una cosa fatta più per dovere che altro (anche se non ne comprendo la ragione). Probabilmente la prenderò anche peggio di Pan perché il tradimento è una delle pochissime cose che non perdono mai a una ship. Okay, tecnicamente non sono una vera coppia ufficiale e potrebbe essere una cosa avvenuta pre-serie, ma mi brucia. Ma poi proprio con Pharaoh, Nott? VERAMENTE?!
A proposito di Nott, che è passato per l'ennesima volta in sordina. E' difficile parlare di lui quando Pan e le sue vicende rubano la scena. Come ho detto, non mi è piaciuto come Pan l'ha trattato all'inizio. Perché sì, okay che era un brutto momento, ma gliene ha dette di tutti i colori quando Nott non c'entrava niente, tra l'altro senza nessun riguardo verso qualcuno che gli ha dichiarato il suo amore la sera prima. E' ovvio che Nott se la sia presa e lo abbia praticamente ignorato sul set. Anzi, gli è passata anche piuttosto velocemente, ansioso com'era di far pace con Pan, comprendendo che Pan in quel momento aveva davvero bisogno di qualcuno che gli stesse vicino. E quel qualcuno poteva essere solo lui visto che, letteralmente, non c'è nessun altro. Quindi Nott alla fine è una buon personaggio e una persona matura... però no, le corna non le mando giù.
Varie ed eventuali:
Come si passa da "Come fai a sapere il suo nome?" a "Ci sei andato a letto?" nell'arco di due frasi?
A momenti Pan muore asfissiato e Nott non l'ha manco portato in ospedale. Non ho parole. (Sarà avvenuto off-screen? No, perché probabilmente avrebbe fatto notizia).
Mi veniva da ridere quando intervistano Bew e Gus, perché sì, state sicuri giornalisti che, anche se sapessero qualcosa, Bew e Gus ora si mettono a distruggere la carriera del collega. #CREDETECI
Non era bello che Koon spingesse Pan tra le grinfie di quei mostri disgustosi per fargli ottenere contratti, ma che lo facesse per mero guadagno personale? Ha raggiunto un nuovo livello di schifezza.
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mudimbi · 3 years
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LA MIA SECONDA PRIMA VOLTA
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Sono agitato? Forse.
Sì, credo di sì.
È passato così tanto tempo che non ricordo nemmeno più come ci si agita. Credo di esserlo un po', ma forse non abbastanza.
Non manca tanto allo spettacolo. Non so. Due ore, Forse tre. Credo quattro.
Le prove sono andate così così, nel senso che sono andate bene credo, ma anche quelle non mi ricordo più com'è che andavano una volta. Ricordo che non gli davo nemmeno peso "tanto lo so come si fa, figurati se mi servono le prove". Oggi non mi ricordo nemmeno più come si fanno le prove. Dovrei stare attento ai volumi? Mi sento troppo? Mi sento troppo poco? Ci sono le spie, ma io non canto più con le spie non so da quanto. Usavo gli in-ear. Gli in-ear mi hanno rammollito. Sono un viziatelo da in-ear. Sta a guardare. No, ora dimostro a me stesso che sono ancora quello tosto di una volta, che cantava nei rave sotto cassa, nelle serate d'n'b gonfio di droga o nelle dancehall in spiaggia ubriaco e fumato. Sono sempre io. Ce la facevo una volta, ce la faccio ancora. Spero.
"Pier mi puoi alzare solo un po' la voce in spia?"
"Purtroppo no, perché dalle spie esce quello che esce anche fuori e se alzo la voce a te la alzo anche al pubblico."
"Ah."
Sono fottuto.
Sono fottuto.
Sono in un mare di merda.
Già non so se mi ricordo i testi. Quanto tempo è passato dall'ultima volta? Credo fosse l'estate del 2018. Cristo è dal 2018 che non tengo un microfono in mano?! Ma com'è possibile?! Ma che sono stato criogenizzato per tutto questo tempo?!
E poi io la maggior parte delle canzoni che canterò stasera non le ho mai cantate proprio se non quando le ho registrare, due anni fa. Sono fottuto, lo sento.
Sono due settimane che le canto tutti i giorni e tutti i giorni sbaglio qualcosa. Le ho cantante anche un paio d'ore fa, in camera. Stavolta mi sono anche mosso un po' per vedere se mi reggeva anche il fiato mentre mi muovevo. Risultato? Sono in un mare di merda. Avrei dovuto farmela qualche corsetta. Non sono più il ghepardo di una volta. Fottuto divano. Fottuto lockdown. Fottuto io più che altro.
E poi sono un po' preoccupato per i testi. Perché questo non è il mio pubblico. A proposito:
"Ste ma che tipo di pubblico c'è stasera?"
"Vario."
"Ah."
Che cazzo vuol dire vario? Sicuro che al primo "troia" che dico mi arriva una shitstorm di proporzioni bibliche. Però con Gio abbiamo rivisto la scaletta. Credo che così qualche speranza di salvarmi ce l'ho. Iniziare con Ballo era decisamente troppo hardcore. La mia idea era entrare a gamba tesa, ma non sapevo che prima di me ci sarebbe stato uno spettacolo di burlesque. Entrare in scena dopo due ore di burlesque con un "Tra te e la tua amica non so chi è più troia. Girate in due tu succhi lei ingoia." a un non so che di terroristico. Io non faccio musica per questo. Meglio entrare con Il mago. Così mi scambiano per un bravo ragazzo.
Quanto manca?
Un'ora.
Diciamo un'ora.
Bello il burlesque, non l'avevo mai visto.
Sono agitato? Non capisco se sono agitato o meno. Sta a guardare che cinque minuti prima di salire sul palco mi viene il cagotto. Sicuro. Matematico.
Però ho voglia di salire sul palco. Sì, mi sa che ho voglia. Vorrei salire ora. Però ora sul palco c'è Gonzalo completamente nudo con palle e pisello in un sacchetto tempestato di paillettes. Forse aspetto a salire.
Ma non manca molto.
Sento che da un momento all'altro inizio ad agitarmi. Che tra l'altro avrei anche ragione a farlo. Mi agitavo prima quando ero in tour da tre anni, provavo in continuazione le mie canzoni, cantavo con gli in-ear, avevo un...microfono radio! Cazzo non hanno il microfono radio! Glielo avevo anche chiesto! È l'unica cosa che avevo chiesto. Non canto con il microfono a filo dal 2013. Sicuro che con quel filo mi lego per le caviglie come un agnellino. Sicuro. Una volta l'ho strappato con i piedi mentre saltavo sul palco. Che giovane. Che energia. Ok devo ricordarmi di muovermi poco per due motivi: il fiato e il cavo. Ok. Ma se non mi muovo che cazzo faccio? Magari canto.
"Mudimbi!"
Che è?! Ah devo salire. Cazzo, mi sono scordato di agitarmi. Merda. Partiamo male.
Ecco il microfono col cavo. Che bello, mi ci posso impiccare. Ora dico qualcosa di simpatico.
Fatto.
Vabbè cantiamo.
Il mago la so abbastanza dai. Sarà che l'ho cantata sul peggiore, nel senso di ansia, dei palchi. Direi che su questa sono a prova di bomba. Dai sto andando bene, anche il fiato regge. Si alla fine ho fatto bene a cambiare la scaletta. Ballo è complicata anche a livello di fiato, oltre al fatto che non l'ho mai cantata prima in pubblico. Il mago è il migliore dei rodaggi. Ah ok, questo è il buco strumentale dopo il secondo ritornello. Faccio il balletto. Mi sento un coglione. Madonna mi sembro un ciocco di legno. Che schifo. Mi dispiace che sta gente abbia pagato per vedere sta roba. Vabbè. Devo cantare lo special adesso. Comunque dai, è quasi finita. Intendo questa canzone. Alla fine la prima ce la siamo quasi tolta.
"...il mago, c'est moi!"
Finita.
Mo che cazzo dico?
Improvviso.
Meglio se improvviso che quando mi preparo le cose sembro ancora più legnoso di quanto già non mi senta.
Comunque gli devo far capire che le cose che dico non vanno prese alla lettera. Per forza, glielo devo far capire, che sennò entro domani finisco a testa in giù su una croce. Simpatia. La butto sulla simpatia e sul non prendermi troppo sul serio che io sto qua a cantare canzoni mica a fare un comizio.
Simpatia...simpatia...
Chissà se gli sto rimanendo simpatico? Secondo me invece gli sto andando più sul cazzo che altro. Fammi cantare va.
"Muoviti muoviti come se nessuno qui guardasse te."
Cazzo questa è tosta. Parte in extra-beat. E io non so manco se mi basta la saliva che c'ho in bocca. Alla fine de Il mago mi si stava attaccando il labbro superiore alla gengiva tanto mi si era seccata la bocca dall'agitazione. Devo ricordarmi di bere.
Oh ce l'ho fatta. Ho fatto l'extra-beat. E non è stato manco na merda dopotutto. Dai che un po' ho capito come regolarmi con queste spie. Però mi sento sempre un ciocco di legno. Ma com'è che facevo prima? Mi ricordo che ero così agile, così sciolto. Bò.
È già finita?
Cazzo.
Quindi adesso Ballo.
Faccio una premessa? Non la faccio? La faccio breve che le premesse mi stanno sempre sul cazzo, sembra che ti stai a giustificà quando nessuno t'ha ancora detto niente. E che c'hai la coda di paglia?
Ok vado. La canto.
"..........................troia..........................."
Nessuna m'ha tirato una scarpa.
Forse non l'hanno sentito.
Effettivamente l'ho detto veloce.
Vabbè mejo così.
"......ma non è colpa mia se sei una vacca quella non è una vulva è una baracca..."
Aridaje.
Ma che c'avevo quando ho scritto sta canzone? Perché io lo so il significato che sta dietro alle parole che uso, ma davanti a un pubblico che non conosco, dopo quasi tre anni, un po' di ansia che all'improvviso parta un plotone della morte per asfaltarmi mi viene.
".......mi avvicino alla vecchia puttana..."
Ho finito!
Basta. Ce la siamo tolta dal cazzo.
Madonna.
Però sono vivo. Senza segni di percosse. E la gente? La gente era presa bene. Non li vedo tutti perché c'ho i fari puntati al centro delle pupille che anche se mi muovo mi seguono, ma ho percepito della presa a bene.
Dai.
Dove sono quei due ragazzi che mi sono venuti a salutare prima? Mi sa che mi avevano detto dove si sarebbero seduti ma forse l'ho dimenticato. Vabbè, meglio quello che i testi delle canzoni. Comunque mi ha fatto troppo piacere vedere che almeno due stronzi si ricordano di me e si sono fatti la sbatta di venirmi a vedere stasera. Chissà se l'hanno capito che ero veramente felice e anche un po' imbarazzato? Magari avranno pensato che recitassi, il finto cordiale. Sono contento che almeno loro due siano venuti per me stasera.
"Supercalifrigida!"
Questa me la canto davvero da Dio. Bé la canto da quando avevo diciott'anni, se non canto bene questa non canto bene niente. Il fiato c'è. Non mi devo nemmeno muovere troppo, perché questa mi piace cantarla stando abbastanza sul posto. Granitico. La canto da paura. Quanto gli voglio bene a questa canzone. È stata la mia croce e la mia fortuna. Al mio funerale suonate questa per favore. Ma poi, posso dirlo? La canto molto meglio adesso che quando l'ho registrata. Senti che voce che ho adesso. Riesco a tenere un timbro molto più basso, senti come vibra. Quando l'ho registrata c'avevo na voce di uno a cui non sono ancora scese le palle. Forse la devo ri-registrare va.
"...ma siccome tutte le cose belle finisco, siamo già arrivati all'ultima canzone."
Ammazza, già è l'ultima.
Qua mi devo impegnare. El Matador è complicata. Devo fa un sacco di voci diverse. Non so se me le ricorde tutte. Vabbè mo qualcosa m'invento. Oh, comunque alla fine sbaglio sbaglio, mica ho sbagliato così tanto. Sì giusto 2 parole mangiate, ma tanto la gente mica sta a sentì a me, figurati.
Ok vado.
"Sono il più amato dai poveri. Apro ricoveri. Regalo vestiti Coveri."
Dinamicità fratello, dinamicità. Qua ti devi muovere. Ma non mi ricordo come si fa cazzo. Quando torno a casa mi guardo due tutorial di danza.
Aspetta, qui mi ero preparato un passo.
Eccolo.
No.
Non lo sto facendo come me l'ero preparato.
Vaffanculo Michel.
Ok, tra un po' c'è un altro momento identico. Ci posso riprovare.
Eccolo.
Vai.
Lo sto a fa uguale a prima porca di una troia puttana.
Vabbè a casa me lo provo.
Tanto loro non lo sanno che volevo fare un'altra cosa, quindi tranquillo.
Finito.
Non ci sto a capì un cazzo.
Ma com'è andata?
Già che non ho sentito un vaffanculo per me è stato un successo.
"Bis!"
Che ha detto?
"Bis!"
Ma sai che ti dico? Ma chi cazzo se ne frega, stasera vale tutto. So arrivato vivo fino a qua. Famo il primo bis della mia vita.
Supercalifrigida.
Che bellezza. Non avevo mai fatto un bis. È una bella sensazione. È bello vedere che la gente non vuole farti scendere dal palco. Forse non ho fatto così schifo come penso. Che poi non penso di aver fatto schifo. Sicuramente sono stato sottotono per i miei standard. Ma è pure passato del tempo. E c'ho pure n'età.
"Grazie!"
E adesso che succede?
Devo scendere dal palco, ok. Ma dopo?
Mi spaventa questa parte.
Scendere dal palco è sempre un momento decisivo. Più che salirci. Parlo per me almeno.
Scendo pieno d'adrenalina. Pieno di entusiasmo. Pieno di speranza.
Speranza in cosa? In qualcuno che mi dica "Cazzo sei stato bravissimo! Hai spaccato!". Perché io sono il primo a dire che dei complimenti non me ne frega niente, ma solo finché me li fanno.
Comunque ora vedremo.
Spero che vado bene.
Spero davvero che vada bene.
Sono agitato? Forse.
Sì, credo di sì.
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intotheclash · 3 years
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Quella mattina faceva un freddo cane nel nostro quartier generale. In barba all'estate, un vento impetuoso di tramontana spazzava la piazza con furia maniacale. Sbatacchiava senza pietà le chiome delle vecchie Paulonie, lì da sempre, danzava con le loro foglie e tutte le cartacce sparse per terra a quell'ora, per poi infilarsi direttamente su per i nostri calzoni corti, fino a ghiacciarci le palle. Ma non sarebbe durata. A Luglio, quel vento infame, di solito, aveva vita breve. durava appena lo spazio di poche ore, poi, come si era alzato, si riabbassava altrettanto improvvisamente, per poi sparire in chissà quale altro posto. Io, Sergetto, Tonino e il Tasso eravamo in attesa, sugli scalini della fontana, in attesa di quei dormiglioni di Schizzo e Bomba. Ci stava aspettando la nostra seconda giornata di lavoro. La prima ci aveva rotto le ossa, ma non ci aveva piegato. Certo, ci era andata molto vicino, ma avremmo resistito. Erano ormai quasi le otto e dei due perdigiorno, neanche l'ombra. anzi no, un'ombra sbucò all'improvviso dal vicolo che proveniva dalla Ripa dei Somari; chissà mai perché si chiamava proprio in quel modo curioso. quell'ombra avanzava verso di noi con una lentezza esasperante ed aveva una forma assai bizzarra: sembrava quella di un avvoltoio, uno di quelli che apparivano sempre, al tramonto, nei cartoni animati. Era Schizzo. Che arrivava da non si sa dove, visto che la sua casa era dalla parte opposta del paese. “Alla buonora!” Urlò il Tasso, non appena lo riconobbe. “Con calma, eh! Tanto noi non si sa cosa fare, possiamo aspettare!” Schizzo si bloccò all'ingresso della piazza, alzò quel suo sguardo assente che, generalmente, tendeva sempre a sfiorare l'asfalto, come se fosse una delle cose più interessanti del mondo, perse un po’ di tempo a metterci a fuoco, per via di quelle lenti esagerate che si portava addosso, e, con un candore disarmante, chiese: “Chi stavate aspettando?” Ci guardammo un attimo allibiti, poi scoppiammo a ridere, come se avesse detto la battuta del secolo. Schizzo era un comico nato, solo che lui non lo sapeva, si erano dimenticati di avvisarlo. “Ma brutto sciroccato di un quattrocchi! Si può sapere dove cazzo sei stato?” Gli urlò, di nuovo, il Tasso. “Sono passato a trovare mia nonna.” Rispose, spiazzandoci di nuovo. Non era mai scontato. “Tua nonna? Certe volte mi fai paura sul serio, Schizzo. Ma come tua nonna? tua nonna è morta l'anno scorso!” “Lo so che è morta, mica sono un idiota. C'ero anch'io al suo funerale. C'era un sacco di gente al suo funerale. Infatti non è che sono andato a trovare proprio lei…” “Giuro che non ti capisco.” Affermai. E, a giudicare dalle facce degli altri, era evidente che neanche loro avessero capito. “Sono andato a trovare la casa di mia nonna. Quella dove abitava quando era viva.” “Ecco, adesso si che è tutto chiaro!” Si intromise Tonino. “Sei stato a trovare la casa. Mi sembra giusto. Chi è che non va a trovare le case? Io stesso, ogni tanto, ci vado.” Ma il sarcasmo non sfiorava nemmeno Schizzo, che continuò per la sua strada: “Ci vado spesso. Ci passo quasi tutte le mattine. Mi fermo un po’ sotto al portone, guardo la facciata tutta scrostata, le persiane che, ormai, stanno cadendo a pezzi, annuso l'aria e ricordo com'era. E quasi mi sembra che ci sia ancora. Che non sia morta. La vedo esattamente come l'ho sempre vista. Con quella sua veste scura, con sopra il grembiule da cucina, a trascinare quelle sue gambettine rinsecchite da una stanza all'altra, sempre in moto, sempre indaffarata. Oppure la vedo davanti al camino, quello grande della cucina, dove ci appendeva un paiolo di rame grosso come una carriola e ci cuoceva certi minestroni profumatissimi, con dentro tutte le erbe selvatiche che trovava in campagna. Come era buono il minestrone di mia nonna! E anche lei era buona. non mi ha mai picchiato. Neanche una volta. Era un angelo mia nonna.” “Beato te, Schizzo,” Disse il Tasso con un moto di invidia, “La mia mi carica di botte. La stronza! A casa mia, tutti me le danno, lei compresa. E’ sciancata, cammina di traverso come i gamberi, ma come le passo a tiro di bastone, me la fa pagare, anche quando non ho fatto un cazzo. E’ cattiva nell'anima, la vecchiaccia. Non poteva morire la mia, al posto della tua! ci avremmo guadagnato tutti e due!” “Dio non è così giusto come dicono. Oppure è troppo vecchio per fare quel lavoro. E’ distratto, non si ricorda una sega…dovrebbe scegliere bene chi far morire. Forse sarebbe ora che si trovasse un aiutante, uno giovane e serio, che faccia il lavoro per lui.” “Infatti. A me quella cosa che se ne debbano andare i migliori, mi pare proprio una bella stronzata.” Aggiunse il Tasso. La fragorosa risata di Tonino ci colse tutti di sorpresa, così ci voltammo a fissarlo con aria interrogativa. “Ma che ti sei bevuto il cervello? La nonna di Schizzo è morta, la mia mi massacra di legnate e tu te la ridi? Bell'amico che sei!” “Scusa, Tasso, è che mi hai fatto venire in mente quella volta che abbiamo aiutato tuo padre con la lavatrice nuova. Te lo ricordi?” “E chi se lo scorda più! Ancora porto addosso la cicatrice!” Conoscevamo tutti la storia, non c'erano segreti tra noi. L'avevamo già sentita più di una volta, ma era una bella storia, divertente, e una bella storia non stanca mai. Poi avevamo tempo, visto che Bomba chissà dov'era. “Se ci ripenso, mi vien voglia di suonartele ancora oggi!” Disse minaccioso il Tasso, ma si vedeva bene che gli veniva da ridere. “A me? E che c'entro io? Hai fatto tutto da solo! Te le sei cercate. Quella volta, tuo padre aveva ragione!” Replicò, Tonino. “Col cazzo! Mio padre non ha mai ragione. E tu dovresti stare zitto, perché se no…” “Piantala, Tasso! E racconta.” Lo esortammo in coro. “E’ successo l'anno scorso, durante le vacanze di Natale. Alla vecchiaccia si era rotta la lavatrice, ma rotta, rotta, tanto che il tecnico non fu in grado di ripararla. Mio padre, allora, fu costretto a decidere di comprarne una nuova e di farle un regalo, anche se si vedeva che gli giravano i coglioni, sia per la spesa, che per il fatto che fossimo sotto Natale. Perché dice che, sotto le feste, quelle carogne dei negozianti aumentano tutti i prezzi e siccome alla gente non va di fare una figuraccia, di passare per pidocchiosa, va a finire che compra lo stesso. Si fece prestare il furgone da suo fratello, quello che fa il muratore, quello gentile, tant'è che dicono, anche mio padre lo dice, che sia dell'altra sponda. Però io, una volta, mentre me ne andavo in bici su per le curve di Orte, l'ho visto fermo sul ciglio della strada, dove stanno le donnacce. ciò significa che è solo gentile e quello che dicono di lui è una stronzata. Insomma, mio padre prende il furgone e va a Viterbo a comprare la lavatrice. Al ritorno, trova me e Tonino a giocare al calcio nella piazzetta, sotto casa di nonna, così ci chiede di aiutarlo a scaricare l'attrezzo e a portarlo su per le scale. ” Tonino rideva forte e si batteva le mani sulle gambe. “Non posso pensarci! Ancora mi piscio addosso dalle risate. Quante ne hai prese quel giorno!” “Tu non fiatare, bastardo di un amico! E, quel giorno non ne ho prese tante come dici. Non più di tutte le altre volte che me le ha date, almeno. la differenza è che le ho prese per colpa tua!” “Mia? Che colpa ne ho io se quell'affare pesava come un morto e, quando stavamo a tirarlo giù dal pianale, mi è sfuggito di mano e il morto è finito sul piede di tuo padre?” “Ecco, bravo, è proprio questo il punto. E’ sfuggito a te, ma il calcione nel culo l'ho preso io!” “Mi sembra giusto! mica sono io il figlio! Mica si possono picchiare i figli degli altri!” disse Tonino, che non la finiva più di ridere. “Mi fa incazzare ancora, ma fin qui ci posso stare. Dopo, però, sulle scale, il morto ti sarà sfuggito un'altra mezza dozzina di volte. Quindi le cose sono due: o tu hai le mani di merda, oppure lo facevi apposta!” Il quesito era elementare, e il Tasso conosceva già la risposta. Tonino rise ancora più forte, quasi si strozzò per i singhiozzi. “Cazzo, tuo padre tirava fuori certi bestemmioni che non avevo mai sentito. E ti mollava certe sberle che l'eco rimbalzava giù per tutta la tromba delle scale che era una bellezza!” “Allora lo ammetti, vile traditore!” “Certo che lo ammetto, ma la cicatrice non è stata colpa mia. Quella te la sei cercata. Hai fatto tutto tu. E’ stato tutto merito tuo.” “Quale cicatrice?” Chiese improvvisamente Schizzo. “Quale cicatrice? Questa cicatrice!” Strillò il Tasso, mostrando con orgoglio il bottoncino, ancora rosso vivo, al centro del polpaccio. “E come te la sei fatta?” Ci rotolammo tutti in terra dal ridere. Ogni volta la stessa domanda, come se Schizzo non avesse mai ascoltato la storia. Il Tasso decise di non dargli peso e tirò dritto: “Una volta arrivati in casa, mio padre, sudando come un maiale per lo sforzo, liberò la lavatrice dagli imballaggi e iniziò ad armeggiare con i tubi per collegarla e metterla in funzione. Io E Tonino avevamo finito, non servivamo più, stavamo per andarcene, quando mi andarono gli occhi sulla marca della lavatrice. Mi voltai e guardai mia nonna che appoggiata al suo bastone, trascinava per casa la sua faccia cattiva e quella sua gamba matta. Mi uscì di bocca senza pensarci: bravo, papà! hai scelto la lavatrice giusta per la nonna. Una Zoppas! Calò un silenzio di tomba, poi questo giuda di Tonino scoppiò a ridere. Mia nonna faceva fiamme dagli occhi e prese ad insultare me e mio padre per avermi messo al mondo. Tentò anche di colpirmi con il bastone, ma fui lesto a schivare. Fui lesto a schivare pure il tentativo di presa al volo del mio vecchio, ma lui, con l'altra mano, afferrò il cacciavite e me lo lanciò contro, quando ormai, ero convinto di averla scampata. Sentii una fitta tremenda al polpaccio e mi schiantai in terra. Vidi quell'arnese infame piantato, per metà, nella mia gamba e il sangue che iniziava ad uscire. Cacciai un urlo che nemmeno Tarzan nella giungla si sarebbe mai sognato, mio padre si avvicinò lentamente, con la faccia soddisfatta, recuperò il suo maledetto cacciavite, lo pulì sui suoi pantaloni da lavoro e disse: Così un'altra impari a fare lo spiritoso! E se ne tornò soddisfatto alla sua cara lavatrice.” “Giuro che, in quel momento, non mi veniva affatto da ridere, anzi, mi presi pure un bello spavento; chi se la sarebbe aspettata una mossa del genere! Ma ora, ora che è passato, cazzo se mi fa ridere!” Terminò Tonino.
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giovaneanziano · 3 years
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GIORNO 1 - LA FUGA
Gli avvenimenti dopo la cornucopia, a qualche ora dalla grande fuga
ALTRA PUNTATA!
IL PROF CHE NON RISPONDE ALLE MAIL è sempre li che corre, corre guardandosi indietro. Ha capito di essere un bersaglio facile, quindi corre con la testa rivolta alle sue spalle. Se non fosse che davanti a lui si para una conca naturale, in cui cade rompendosi malamente entrambi i femori. Inizia un’emorragia interna e lentamente vede la sua vita sfuggirgli tra le mani. Addio Prof, non ci mancherà, risponda a quelle cazzo di mail diobestia.
@orestiade ha capito che deve cominciare a cercare da mangiare, perchè altrimenti la vede dura sopravvivere. Prende l’arco trovato a terra, delle frecce, mette da parte il suo amore per la natura e sventra una famiglia di scoiattoli. Lei AMA la natura, ma la fame è la fame e non si fa scrupoli. Presente i film, che hanno un’antagonista? ECCO. E LEI.
@gold-insanity pensa ben, come la killer qui sopra, di prendersi del cibo. Ma a differenza sua, si arrampica sugli alberi per prendere dei frutti... E NE TROVA! Madonna quanti! Peccato però che non li conosca. Saranno buoni o velenosi? beh, alla prossima puntata...
@geometriche è una a cui piace vincere. Sempre e facile. Un po’ come la Juventus sua squadra del cuore. Ma a sto giro si fa impietosire da @iajato piena di ferite da corsa nei roveti. Quindi si mette li, prepara un nascondiglio e si mette a medicarla. “Se mi uccidi t’ammazzo” afferma, e Iajato spaventata la asseconda
@the-empty-walls trova delle bacche tanto carine, viola a forma di vite, e decide di prenderne per i suoi piani malefici: “se le magio e sopravvivo, ho trovato una fonte di cibo, se invece muoio allora posso usarle per uccidere la gente!” già Wall, già...
TAG TEAM 2! @cretina-te e @burroesalvia vengono trovate dalle nostre telecamere alla ricerca di tributi per farsi giustizia da se. Mettono in atto sta trappola geniale, dove Burro è a terra e piange chiamando aiuto facendo finta di aver perso una gamba, mentre Creti attende con l’arco spianato a mo’ di cecchino. Però non ci cade nessuno nella trappola perchè Creti critica Vale perchè non sa recitare, mentre Vale critica Creti perchè per lei la spadata ignorante è più efficace. Sandra e Raimondo levatevi
Anche @kuramaaa e LA VICINA CHE NON TI SALUTA MAI cercano di fare Team insieme, ma loro stanno tra due alberi grossi con delle fionde pronte a cecchinare chi passa. Purtroppo non passa nessuno e si stufano facilmente. Una coppia scoppiata ancora prima di nascere
L’ADMIN DEI GRUPPI WHATSAPP DI BUONGIORNISSIMO KAFFE si prepara alla battaglia allenandosi duramente con i suoi coltelli da lancio, quindi sta li, lancia i coltelli, si compiace, mette mi piace facendo il pollice in su a ogni tiro che fa, ricondivide il tiro e ricomincia. Tutto in loop. Il festival della scienza poi
@tehwolfeh ha trovato la sua preda. Rammendandosi di un 18 in “Astrofisica moderna applicata alla fetta biscottata che quando cade finisce sempre con la cioccolata sul pavimento”, segue col suo spadone a due mani  IL TIZIO CHE SI LAMENTA CHE GLI ESAMI SONO ANDATI UNA MERDA E PRENDE 30 E LODE. Ma sto stronzo, oltre a lamentarsi da Dio, corre anche lesto e la lascia indietro facilmente. NON FUGGIRAI DA WOLFEH PEZZO DI MERDA
@cieli-dipinti invece vede delle bacche belle belline, simili alla rosa canina, ma ogni rosa ha le sue spine e si fa delle gambe nuove tutte belle scorticate. Quindi si ritira a curarsi, che mica c’è Geo a curarla.
@bruttipresentimenti invece vede del fango e decide di camuffarsi li e aspettare che passino tutti. Tanto i fanghi fanno bene pensa, non conosendo minimamente i fanghi radioattivi e i fanghi scoria. Ma per fortuna è solo acqua e terra, quindi di prende il suo tempo e si immerge bene benino tutta. E chi l’ammazza, manca solo un Martini e sta in vacanza! MI ROVINI IL FORMAT VAI A UCCIDERE QUALCUNO OU
@acciarino ha visto troppi cartoni animati e troppi Wyle E Coyote, quindi costruisce una fionda con due alberi, la sua maglia e i suoi pantaloni, rimanendo praticamente in mutande. Giu che dici poco pratico eh? eh si, anche perchè prova a lanciare un sasso, ma cade a 1 metro perchè sta fionda mica è elsatica. Quindi si riveste e va a piangere dietro a un albero
@mafaldinablabla vuole fare la cosplayer della figlia di Arrow e si dedica TUTTO IL POMERIGGIO a fare tiri con il suo arco. Utile eh, per carità, ma già una che tirava con l’arco ha vinto un Hunger Games, quindi: o è la strada giusta, o qualcuno sta sbagliando.
@dichiarazione​ è già stufa. Bello il gioco eh, ma se dura poco è meglio. Quindi si suicida. Scherzo, sta seduta con la sua spada e aspetta che arrivi sera, visto che la sera rende meglio. Al che sente dei passi, ed è @mantenetevifolli​ che cammina per non farsi sentire, ma invece si sente. Dichiarazione cosa fa, la ammazzerà? No. Rimane imbambolata a pensare “LEI? MA COME CRISTO HA FATTO A FARCELA? Ma dai è li tutta che ne ha piene le balle a camminare, che vuole fare la camaleonta e me pare Nonna Papera, COME CRISTO FA? MA CE LA FAI?” e la lascia andare per pietà
@wemademadhatterworld​ invece è la prima a ricevere aiuti dai suoi sponsor, con tutto il necessario per curarsi. Al che urla “We zi’ grazie eh, ma c’ho fame io, mica sto male” chi ha il pane, non ha i denti, sempre detto
RENDIAMO ONORE AI MORTI DI OGGI: Addio prof, non mancherà a nessuno
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bee-ingquinn · 3 years
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Battaglia a palle di neve (18/12)
Meg: Ormai è da giorni che la neve cade su Hogwarts, fitta e incessante. Il giardino ne ha accumulata così tanta che è un vero e proprio spettacolo bianco che si stende davanti agli occhietti dei bambini. Perché nonostante le fatture, le parole sbagliate, i battibecchi e altri mille drammi che hanno caratterizzato questi tre mesi, tutti i primini hanno deciso di passare un pomeriggio insieme. L’invito è arrivato, in un modo o nell’altro, proprio a tutti quanti, nessuno è stato escluso. […] « BENE » perché miss egocentrismo figurarsi se non prende parola per prima «Le regole sono semplici» e qua passa lo sguardo soprattutto su JONAS e LEO, ma con nonchalance. «Abbiamo cinque minuti di tempo per la strategia» e gli occhi ora vagano su TUTTI, senza eccezioni «Cinque minuti in cui si può organizzare come meglio si crede. Si devono preparare palline, protezioni e tutto ciò che pensate vi serva per VINCERE» fa una piccola pausa per capire se è tutto chiaro e poi riprende «è un TUTTI contro TUTTI, ma le alleanze sono concesse. Dopo i cinque minuti si inizierà la vera guerra. La squadra o il singolo che vincerà sarà ricoperto di gloria eterna per essersi aggiudicato la prima battaglia di palle di neve di Hogwarts! La prima di una lunga serie!!» nonostante tutto, forse ci tiene a voi? No, è solo molto competitiva. «TUTTO CHIARO?» e se lo fosse allora un grande sorriso le si paleserebbe sul visino «cinque minuti da… ORA!» e con quel grido è un via ufficiale. Che gli Hunger Games abbiano inizio (?) Neera: Giunge in giardino con gli altri Corvonero con un sorrisone, salutando tutti, per poi ascoltare le parole di MAEGAN. Annuisce, per poi confermare «Chiaro!» elettrizzata, felicissima. E quando partono i 5 minuti lei è proprio verso MEG che si avvicina «Alleate?» propone, con uno sguardo divertito ma molto, molto deciso.
Taris: Raggiunti gli altri, ascolterebbe in religioso silenzio le parole della MACGILLIVRAY, limitandosi ad aggrottare la fronte e storcere le labbra mentre si stringe nelle spalle - abbiamo già freddo così. «No» e scuote pure la testa - non ci è chiaro. «È un sistema a eliminazione diretta, o si hanno delle vite?» il capo ciondola, ma le iridi scure sono piantate sulla neve «Cinque minuti non sono abbastanza. Bastano o, per preparare le palline, o, per le coperture» e lei non riesce a decidersi su quale dei due sia più importante «Le squadre possono formarsi e sciogliersi nel frattempo, o sarebbe considerato autosabotaggio?» qua stiamo sfiorando la paranoia «...» dondola un attimo sui talloni, tira su il capo, iridi su quelle della coetanea. È talmente seria da sembrare quasi preoccupata «È possibile usare la magia? perché se sì, non ne vedo il senso» sbotta, la piccola, anche se il manico del catalizzatore si intravede dallo stivale sinistro. Nico: Ascolta pure MEG, quasi fosse veramente interessato – ovviamente non lo è, però non è gentile distrarsi mentre parla la signorina – tanto che risponde pure con un «Cristallina» alla sua domanda sull’essere stata chiara. E poi lei da il via. «Se qualcuno mi sfiora con una sola palla di neve…» comincia a minacciare, perché non è mai troppo presto. «Sapete dove va la infilo?» la neve? La bacchetta? Il gramo? Meglio non sapere – seriamente meglio non sapere. «Io me ne tiro fuori. Fate quello che vi pare.» Lui guarda e, per una volta, si gode lo spettacolo. Magari da fastidio a qualcuno con qualcuno con qualche fattura qua e là. Prim: «Uuuuuuuhhh! Battaglia senza sosta!» esclama quindi gridacchiando mentre arriva là si guarda attorno, sorride, non sembra aver capito molto di quello che succede e, con un gesto che di atletico non ha nulla, si china a raccogliere la neve facendone una grossa pallona, «gloria esterna!» grida persino mentre solleva le mani per lanciare goffamente la palla addosso a MAEGAN, anche se il gesto è goffo e scomposto, e la probabilità è più quella che finisca per tirarsela addosso da sola, oppure per cadere rovinosamente a terra in mezzo alla neve. Ma la terra e la neve sarà il suo destino in ogni caso, diciamocelo, perché nel lancio si è comunque sbilanciata, e anche la pallonata andasse a segno, beh, finirebbe per cadere e rotolare in mezzo alla terra
B: Arriva saltellando, ancora intenta ad infilarsi i guanti bianchi e ad imprimere impronte nella neve alta. « CIAO A TUTTI » è come si annuncia, atterrando con un ultimo balzo in mezzo ad alcuni compagni con la borsa di jeans che dà un colpo sul fianco. « Pronti ad essere stracciati? » ridacchia lievemente, prima di voltarsi verso MAEGAN per ascoltare le regole. E quei cinque minuti le fanno storcere un po’ il nasino, facendola voltare verso TARIS per ascoltarla parlare « Ha ragione, non bastano. O ci dividiamo a squadre per davvero oppure dobbiamo prolungare il tempo » annuisce in direzione della Serpeverde, prima di sfilarsi la borsa e andare a posarla da qualche parte al riparo. [...] Intanto si avvicina a TARIS con un sorriso « Alleanza? Magari mi occupo delle palline e tu delle barriere? O viceversa » alla fine per lei l’importante è iniziare a giocare.
Yara: Arrivata al giardino si mette vicino a MEG per ascoltare le regole della "battaglia" lanciando sguardi brevi e furtivi in direzione di JONAS tornando poi ad osservare MEG presa dalla sua spiegazione. Annuisce sorridendo quando ESSA da inizio alla guerra abbassandosi velocemente a raccogliere una manciata di neve modellandola a forma di palla. Indietreggia allontanandosi leggermente dal gruppo di primini fissando quella grifolagna di NICO intenta a lamentarsi - COME SEMPRE. Tende il braccio, e CERCANDO di colpirlo, lancia la palla di neve con forza.
Ceci: Come anticipato: non sta ferma. Lo sguardo continua a saettare alla neve. «MA ABBIAMO DECISO il premio? La gloria non è mai un premio.» vabbè. Unica domanda che ha, e parte pure a voce leggermente più alta. Ha capito che ci sono alleanze e quindi, a quel grido di battaglia di MAEGAN nuova Effie, addocchia i presenti. Stiracchia un sorriso storto, di quelli che sembrano smorfie a BLYTHE e TARIS «...posso aggiungermi? Ho le caramelle. Sono brava a fare palle di neve.» non è vero. Ma non vuole rimanere senza alleanze, apparentemente. E comunque sia, inizierebbe effettivamente a preparare qualche palla di neve, visto che i cinque minuti corrono. «Abbiamo anche un fortino.» ed è PRIM, il fortino, perché la indica. «...e potresti fare da arbitro e giudicarci tutti?» NICO.
Vic: Trascina TARIS vicino agli altri ed ascolta MEG parlare con molta attenzione, INIZIANDO già a pensare ad una strategia. Non appena si prepara a partire, TARIS inizia a sferrare domande, una dopo l`altra. Victoria le poggia una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione, poi inizierebbe «Aaaallora. Prima, rilassati. Cinque minuti bastano, ci mettiamo in squadra insieme se sei d`accordo e tu ti occupi delle palline, o della copertura ed io faccio l`opposto. Crodo sia concesso eliminare i membri della propria squadra se vuoi, ma non è proprio carino penso. E non credo ti servirà la magia!» tutto ciò con voce ferma e decisa, sperando che non si imparanoi nuovamente, e rivolgendole un grosso sorrisone. Se la sua risposta fosse positiva inizierebbe a cercare con lei un punto adatto per creare la loro "base".
Leo: Sofferma gli occhi un po’ più a lungo su MAEGAN quando questa prende la parole e lo prende nel mezzo, come se fosse un rimbambito di prima categoria (spoiler: lo è), e poi con un breve roll-eyes verso il cielo, lascia correre le sue insinuazioni, per concentrarsi sul resto dell’”armata”. Soprattutto accoglie con gioia l’iniziativa di PRIMROSE, la cui rovinosa caduta successiva viene seguita con tutte le attenzioni del caso, con tanto di movimento della testa ad accompagnarne il tonfo e rotolamento annesso. «Sì, sì, io mi immolo per la causa e mi offro come scudo umano sul campo» esterna le sue decisioni in merito, verso il gruppetto composto da CECILIA, TARIS E BLYTHE, ma di certo mandando al creatore tutte le regole del gioco delineate fino ad ora. Però intanto si accuccia a sua volta a compattare una palletta di neve fra le mani, che non si sa mai debba a sua volta rispondere al fuoco.
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Meg: E poi c’è il VIA vero e lei urla «ALL’ATTACCOOOOOO» e quindi alza la testolina e visualizza gli avversari, e decide di prendere di mira proprio TARIS, che prima ha fatto troppe domande. Due palline proprio contro la SERPEVERDE che spera le arrivino una in faccia e una in pancia. Lei poi si riaccascia per prendere altre due palline e di nuovo TARIS sarà tartassata e così per altre tre volte almeno. Hai attaccato la sua amiketta Blythe. Poi decide di usare PRIM come scudo umano «Okay PRIM: tu avanzi e io lancio neve» e infatti ha cinque palline tra le braccia e cerca di colpire LEO e BLYTHE se riuscisse insomma. per poi buttarsi in una fuga verso la trincea a creare altre palline «Forza ragazze!» che sia mai che la sua squadra perda. Si rialza: con una palla gigante fatta da PRIM poco prima e si butta all’attacco contro CECI ridendo forte «AAAAA» urla pure prima di cercare di lanciarla contro l’amica e poi buttarsi fisicamente pure lei stessa contro l’AMICA. E se questa fosse caduta iniziare a riempirle la faccia di neve con quella che trova lì intorno, e ridendo forte. Tutto è lecito, no?
Yara: La palla di neve lanciata da LIU la prende in pieno colpendola sul volto facendole finire un po` di neve in bocca. La sputacchia di fretta pronta a risponderle a tono fissandola negli occhi ed arrossendo leggermente sulle guance quando d`un tratto cade con un tonfo nel cumolo di neve accorgendosi solo dopo di aver la gamba immobilizzata. Si gira con un espressione furente sul volto verso NICO e viene raggiunta da un`altra palla di neve che vede ma non schiva e che va ad infrangersi sulla spalla sinistra. In tutta risposta cerca di tirare, da seduta, la pallina di neve che ha nella mano destra in direzione del ragazzo. Si rigira poi verso LIU urlandole «Che c`è CAMPBELL? Ho per caso preso in giro il tuo fidanzatino?» ed aggiunge sarcastica «...o forse sei tu...Rosablu?» Lancia poi la pallina che stringe nella mano sinistra cercando di colpire la prima persona che vede , in questo caso il malcapitato - o meglio la malcapitata - pare essere TARIS verso la quale dirige una pallina con forza.
Neera: Prova piuttosto la trincea al segnale di LIU e «Ma è fantastica, grande!!!!» si complimenta, sorridendo entusiasta «Non hanno scampo!!!» aggiunge, sorridendo divertita e pronta all’attacco. Nel frattempo di munizioni fin troppe ne ha fatte e perciò quando viene dato finalmente il via «Yu-uuuuuh!!!!» grida, verso l’altra squadra, cercando ovviamente LEO in particolare. Vendemmia, pardon, viennetta, pardon vendetta. Andrebbe a cercare di piegare il braccio destro dietro la schiena, ruotando anche il busto, per poi compiere uno scatto e cercare di colpire il primino sul busto. O dove capita. 2-3 palle di neve. E poi parte alla “dove va va”, lanciando in direzione di CHIUNQUE, ridendo di gusto. Facciamo la QUINN, se questa non ha cambiato squadra.
B: Ma non c’è tempo, ha da finire il muretto assieme a TARIS e poi c’è il VIA e lei è confusissima. « Resto nelle retrovie come ha detto Victoria » conferma verso la SERPEVERDE, fissando l’altra squadra per capire da dove vengono mentre la bacchetta viene sfilata e stretta nella mano destra. « Oh mamma » ha da evitare MEG e NEERA assieme e al momento ciò che le viene in mente è accucciarsi dietro al muretto. « Coprimi TARIS » Alza il catalizzatore, formando un cerchio sopra la propria testa con esso. Una barriera che la difenda al momento viene visualizzata il più chiaramente possibile, mentre con voce ferma « Defènsio Evocàtus » e speriamo vada bene. Che lei deve ancora entrare in scena.
Ceci: Decide che vuole attaccare. Quindi, palle di neve alla mano, freddo che arriva, espressione accigliata aggiuntiva – se riesce a vedere MAEGAN avvicinarsi – o la palla gigante – TENTA di spostarsi dalla traiettoria, decide che è meglio comunque sia levarsi di mezzo, muretto permettendo – e CERCA DI tirare contro alla CORVONERO prima una e poi l`altra palla di neve che si stava portando dietro, con uno sforzo di braccine debole e un tentativo di mira da undicenne che tira cose per caso. Ci crede molto. E spera di riuscire a lanciarle prima dell`eventuale impatto con la palla gigante – in caso di impatto con la valanga, lancerebbe neve a caso all`amica, sia mai. E sta ridacchiando, in tutto questo, rovinando l`espressione accigliata. Nico: E se non si fosse capito è un arbitro pagato. Si gode la scena seduto nel suo bellissimo angoletto, con stampato sul volto il sorriso più sfottò che abbia mai tirato fuori. «UH attacco a sorpresissima di Meg che se la prende con Tarr!» Soprannomi ovunque oggi. «Peccato che pure tu MEG HAI BISOGNO DEGLI OCCHIALI! Non lo vedi che sta troppo indietro!?» Infatti a Taris saranno arrivate si e no delle bricioline. «Però impara dai suoi errori a quanto pare, MEG» ma per chi sta facendo sta telecronaca sks? Magari a YARA, chissà, che se ne sta seduta come lui invece di giocare. «O magari ha parlato con NEERA perché colpiscono BLYTHE insieme! Cattivissime! BLYTHE» la chiama, un po’ a sfottò ma anche preoccupato per vedere come sta, visto che il defensio funziona solo su una delle palle di neve! Avrebbe dovuto pronunciarne uno per ogni pallina! «CECILIA è una corva mancata! Ha aspettato che MEG uscisse allo scoperto da sola per colpirla! Genio!» .  Vic: «LEO! » e gli indica MEG con lo sguardo, correndo poi verso di lei - incurante di PRIM - E comincia lanciando due palle di neve verso MEG di fronte. Ha fatto attenzione comunque a rimanere il più coperta possibile da LEO ed ha preso bene la mira, sperando quindi che i colpi vadano a segno, avanza ancora, incitando CECILIA ad allargare la distanza tra i due gruppi, buttando comunque un`occhio su YARA, per evitare di farsi attaccare, nonostante abbia una gamba fuori uso. B: « CI SONO » risponde all’arbitro, rialzandosi leggermente con il cappellino pieno di neve e qualche ciocca bagnata. E se manca il solito sorrisone, è solo perché le gambe hanno iniziato ad andare a scatti « Adesso? Ma seriamente? » sbuffa sonoramente, provando a mettersi in ginocchio per raccogliere un paio di palline mentre osserva MEG buttarsi su Cecilia. Ed è sulla prima che si concentrerebbe, lanciando pallina dopo pallina con la speranza che le gambe non la tradiscano. Tipo farla cascare a faccia in avanti sul muretto con uno scatto, perché tanto si è capito che è una schiappa. Ma almeno si sta divertendo pure con le gambe ballerine e la bocca piena di neve. « ALLA CARICAAAA » dov’è YARA già che adesso passiamo a lei? Gambe permettendo sempre.
Taris: Spalle e testa contro la copertura, corpo disteso, di dietro per terra e palline fra le mani. Rielabora quel che ha visto, e stringe i denti. Si tira su, cercando di rimanere comunque bassa, senza stendere le gambe, e sta mirando proprio te, MAEGAN cara. Il catalizzatore l`abbiamo abbandonato per terra perché siamo sceme e ci servono tutte e due le mani per caricare i colpi. La destra regge le palline, mentre la mancina una ad una le prende, carica il colpo, inclina il busto -prima indietro, poi avanti - e lancia. Quel che prende come riferimento per mirare sono i capelli, che poi la prenda lì, o da qualche altra parte, o non la prende proprio è un altro discorso. E niente. Si butta di nuovo distesa per terra. Liu: Poi entra in azione: sbuca dal muretto di neve solo con metà testolina - fino agli occhi e da lì lancia con tutte le sue forze una palla prima palla contro LEO che dovrebbe ancora essere nei paraggi. Era lui a voler fare lo scudo umano? Anzi gliene arriva pure una seconda in sua direzione, ma chissà se riesce a colpirlo. Poi è contro YARA che continua la sua battaglia nel tentativo di colpirla con un’altra palla di neve appena presa dal mucchietto preparato da MAEG E NEERA. Povera YARA che è sola e a terra con una gamba immobilizzata. Poi niente è VIC a richiamare la sua attenzione quando corre verso MEG. Inizia a tirare palle di neve una dopo l’altra, svelta man mano che VIC corre, nel tentativo di colpirla. E chissà magari tra le 4576 palle tirate, una le arriverà. Poi abbassa la testa e s’accuccia di nuovo dietro la trincea. Non che ne sia mai uscita veramente eh. Neera: E niente, la neve vola e lei si sta divertendo un sacco. Ma ferma non si sa stare. Non si può fare. Guarda LIU «Senti, ci scateniamo?» propone, con un sorriso divertito. Perchè stare dietro alla trincea è divertente ma… prende un po’ di quelle munizioni e inizia a correre all’impazzata verso la trincea nemica «Yeeeeeeee!!!!!» “Questa. E’. Hogwaaaaaaaaarts!!!” ma niente calcione. Però cerca ancora una volta LEO dapprima, per CERCARE di lanciare 2 palle di neve e poi… si guarda intorno, vedendo MEG bersagliata. E cerca di tirare una palla di neve a VICTORIA e un’altra a CECILIA, tanto per non farsi mancare nessuno. Ma ride come non mai, si sta divertendo tantissimo. Meg: Poi si alza e inizia a correre a caso con la bacchetta alla mano e quindi è proprio VICTORIA che mira e con un fendente da destra verso sinistra e mirando proprio al braccio che usa per lanciare palline urlerebbe «LOCOMOTOR MORTIS» e poi se tutto andasse bene scoppierebbe a ridere. Per poi correre dietro la sua trincea, raccogliere altre palline e dire a LIU’ «INSIEMEEEEE» e se l’altra la seguisse inizierebbe a lanciare a raffica tutta la scorta di palline. Fino alla morte no? Yara: Si riabbassa appallottolando velocemente un altra palla di neve e, guardandosi intorno per vedere le posizioni degli altri primini, corre furtiva in direzione di NEERA. Rifugiandosi sempre dietro all`esile albero precedente ed orienta il braccio nella sua direzione cercando di tirare con forza la pallina sperando di colpirla dalla vita in su. Nico: «YARA spostatiiii» perché sia BLYTHE che LIU se la stanno prendendo con lei, che sta seduta, inerme e nemmeno ci sta provando davvero a difendersi… per ora. «MEG oggi attira palle di neve che una meraviglia. O magari VICTORIA, TARIS e BLYTHE vogliono attirare la sua attenzione» è così che si fa quando ti piace qualcuno no? Lo bullizzi! Come quelle tre che si mettono a lanciare palle di neve addosso alla sua amica. […] «LEONARDO scudo umano BRAN sta facendo bene il suo lavoro direi. Più 3 punti.» Visto che il povero si prende praticamente colpi da tutta la squadra avversaria. In tutto ciò sta anche avendo il coraggio di appuntarsi i punti “persi” e “guadagnati” su un foglio di carta… E quasi si perde l’attacco di MEG. «COS MA INSOMMA! MEG allora è un vizio!» Ha parlato… «Però la tecnica è buona» freebooter «Più 5» E lancia anche una veloce occhiata in direzione di VICTORIA per assicurarsi che dopo la fattura e le palle di neve stia bene. E poi a YARA che lancia le palle di neve in modalità stealth verso NEERA «mi piace la tua tecnica, più 5 pure a YARA!» Anche se gliene ha già tolti una fracca prima, ma questo non deve saperlo per forza. Vic: Continuando a correre alle spalle di LEO, vede arrivare verso di loro una raffica di palline, quindi fa ben attenzione a rimanere dietro di lui, abbassandosi un altro po’, per evitare sia di essere colpita, sia di farsi notare troppo dalla squadra avversaria - a senso suo. Già che è abbassata, riempie le mani di neve e crea due palline che lancia poi, verso NEERA, ruotando il busto verso dietro, e poi, estraendo la bacchetta dal fianco, prende la mira e « Locomòtor Mòrtis! » Con tutta la grinta del mondo verso MEG, con un gesto repentino e dal basso, ben parata dalle gambe e dal busto di LEO - ha deciso di prendere lo "scudo umano" alla lettera. Nel mentre sente la compagna lanciarle lo stesso incantesimo, si spera che sia stato il suo a riuscire almeno. Neera: E se si prende qualche colpo da VICTORIA, ricambiato da altri lanci di neve, conditi dalle risate della ragazzina, che gioca, si diverte, tanto. Ma poi è l’attacco di YARA a coglierla di sorpresa. Si gira verso l’albero e «Quell’albero non ti difenderà!!!» dice, ridendo di gusto e correndo verso YARA, raccogliendo neve e lanciandola senza manco appallottolarla. Piccoli pezzi ma tanti. E se la ride, giocosa. B: Afferra tutte le palline rimaste con un sorriso lieve alla Serpeverde ed un « Ci penso io » che non saprà cosa le prende all’arto ma vuole aiutare. Accertandosi che la via sia libera, si lancerebbe – letteralmente – alla carica. « CHI SI ARRENDE E’ UN PAPPAMOLLAAAA » perché se vi aspettate che lei alzi bandiera bianca per prima, state sbagliando di grosso. Se deve uscire di scena, deve farlo con stile. Inizierebbe quindi a lanciare palline contro TUTTI i membri dell’ALTRA squadra – compresa LIU perché in amore e in guerra di palle di neve tutto è lecito (?) ed incurante di poter essere colpita anche lei. Liu: « Vuoi fare la barriera con la bacchetta così entriamo in campo e tiriamo palle a tutti? » risponde a NEERA quando questa le propone di scatenarsi. Perchè, certo, non vede l’ora di farlo ma non può mica perdere la battaglia. eh. « Io me le metto anche in tasca , se serve » le palle di neve, si (…) ed è così che inizia a riempirsi il braccio sinistro il quale si trova accostato al petto. […] « Defènsio Evocàtus » […] Quindi fa il serpente e quando si alza - portando su con se una valanga di neve che tiene con entrambe le braccia - ha raggiunto YARA. Quindi tenterebbe, se questa non fosse in movimento, di scaraventargliela addosso « questo è per prima » per quello che ha detto a BLY. Toh vendetta. E poi correrebbe via a riprendere i giochi.
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B: « Okay che avevo detto che chi si arrende è un pappamolla » inizia ad alta voce verso i rimanenti compagni, arbitro escluso « Ma inizio ad avere freddo. E mi prude il naso » [...] « Quindi chi ha vinto? » sì NICO, parliamo con te. Facci sapere sto punteggio. Nico: «COS-» chi ha vinto? «Eh… ho perso il conto dei punti ma ha vinto la squadra numero 1. Erano troppo avanti.» Quello eh. E non perché ci sono le sue amiche in squadra, nono. Neera: Solo quando NICO annuncia la vittoria andrebbe ad esultare «Siiiiiiii!!!» contentissima, prima di lanciare un po’ di neve addosso a se stessa, in faccia. Perchè ognuno si diverte a modo suo, lei se la ride. Ma poi andrebbe ad annuire a BLYTHE «Si, direi che è un’ottima.. eeeetciù!!!» starnutisce, mentre la voce diventa acuta «...idea» stava dicendo «Merenda per tutti?» sarebbe quasi ora di cena probabilmente ma vabbè. Comunque tornerebbe al castello con chiunque voglia, per scaldarsi e fare merenda.
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ilmerlomaschio · 3 years
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Il diario dei piaceri
Luxuriabumbum/Wattpad
1-Cattedra bagnata
Liceo Raffaello Sanzio, 15 aprile 2019
Erano le 8.10. Chloe,zaino in spalla e cuffie nelle orecchie si affrettava a raggiungere la sua classe prima dello scoccare della campanella. Non voleva fare tardi anche oggi. Dopo 3 rampe di scale correndo,fece un lungo respiro e apri la porta. "Buon giorno a tutti" esordì. Ma con suo stupore in classe non c'era nessuno. Guardò il cellulare e notò le notifiche di Whatsapp
 Nella fretta di uscire non aveva nemmeno controllato i messaggi
 "Manca il prof di educazione fisica. Vuoi venire a far colazione con me?"- Giulia 7.50
Che palle, ho appena fatto una corsa tremenda per niente, pensò Chloe. Ora mi tocca aspettare un'ora qui da sola?!
 Che faccio? Un idea balenò nella sua mente. Era sempre stata una sua fantasia
Farsi delle foto sexy in classe, seduta sulla cattedra o sul banco. Si sdraiò sulla cattedra e si scattò vari selfie col suo iPhone X. Queste foto faranno impazzire Francesco!. Si sbottonò la camicetta e mise in mostra le sue tette tonde e sode a malapena raccolte da quel reggiseno attillato.
 In quel momento la porta si aprì: un ragazzo alto e robusto,dai corti  capelli neri entrò in classe. I suoi occhi azzurro cielo si posarono immediatamente sulla splendida ragazza mezzanuda sulla cattedra
Chloe concentrata nelle sue riprese fu colta di sorpresa. Si alzò di scattò e si riabbottonò imbarazzata la camicia.Ciao,Lorenzo. Come mai già qui? Disse, fingendo che nulla fosse successo.
 Ho pensato di venire ora per ripetere prima dell'inizio delle lezioni. Tu invece?
Non avevo letto il messaggio, così sono venuta alle 8.10 Ok,disse ridacchiando,tipico di te. Ti va di ripetere insieme?
Certo, perché no.
Bene sembra che abbia deciso di far finta che non sia successo niente, pensò Chloe.
 10 minuti dopo...
Chloe, cominciò Lorenzo, posso farti una domanda?
Chloe deglutì. Ecco, era troppo bello per essere vero!che stupida!poteva mai passarci sopra?
Certo, dimmi rispose con un sorriso di forzata accondiscendenza.
Per chi sono quelle foto di prima?
Ehm...quelle foto...sono per Francesco.
Francesco ? Chiese incredulo.
Si, Francesco , ribadì Chloe.
La curiosità si trasformò in delusione. Credevo che ormai avesse lasciato quello stupido sbruffone. È solo un'idiota non ti merita!!
 Sembri sorpreso,Lorenzo. Per chi credevi che fossero? Per me, avrebbe voluto urlare. Ma non poteva, la sua timidezza glielo impediva.E rispose invece balbettando: Oh...Non saprei ...ma credevo che vi foste lasciati ormai.
Perché credevi che avessimo rotto? Oh cavolo,cosa le dico adesso! No,niente...È che ultimamente esci sempre con Giulia e Elisa...Per questo credevo vi foste lasciati
 No, Francesco è andato a Milano dalla zia per un paio di settimane...tutto qui.
 Ah,capisco... Fece un respiro profondo e poi disse:"Non hai paura che possa...tradirti di nuovo?
 No, Francesco è un bravo ragazzo. Da quando è successo,è cambiato,me lo ha promesso.
E tu gli credi?
 Si perché non dovrei?
 Perché è uno stronzo ecco perché!
 Come ti permetti! Lui mi ama!
È un idiota!e non ti merita
 E a te cosa importa?
Mi importa perché...perché.  Al diavolo!pensò Lorenzo
Si avvicinò a Chloe e la baciò con rabbia mista a passione.
 Dopo qualche secondo si staccò. Chloe rimase stordita per un istante. Perché ti amo riprese Lorenzo.
 Tu, come ti sei permesso!
 Oh andiamo, lo so che ti piaccio!
Neanche per sogno!
Ah si, quindi il mio bacio non ha sortito alcun effetto? Esattamente,non ho provato nulla.
Allora ci riprovo.
 Afferrò a sè Chloe e le infilò la lingua in bocca. Le sue labbra erano affamate di quelle di Chloe. Le loro lingue si rincorrevano,Chloe si opponeva cercava di allontanarsi ma Lorenzo la teneva stretta per la vita. I loro corpi si strusciavano.
Alla fine Chloe cedette. Le sue mani cingevano il collo di Lorenzo.
Lorenzo la sollevò per le gambe e la posizionò sulla cattedra.
Prese a baciarle il collo. Poi scese giù. Con le mani palpava il suo seno generoso.
Le sbottonó frettolosamente la camicetta,il suo desiderio cresceva allo stesso modo in cui il suo membro si affacciava prepotentemente dal cavallo dei suoi jeans.
Non possiamo Lorenzo,sono fidanzata.
Lui ti ha tradito,ricambiagli il favore.
Anche se volessi...
Lo vuoi,disse maliziosamente Lorenzo.
Chloe sorrise. Siamo a scuola!
Non preoccuparti. Gli altri non arriveranno prima di una mezz'ora.
Mi hai convinto. Ma cerchiamo di non fare troppo rumore.
Se ci scoprono, siamo finiti.
Lorenzo cominciò a leccarle i capezzoli duri mentre con la mano si infilava nei suoi jeans.
Oh si, gridava sommessamente Chloe.
La ragazza gli prese la mano e ló guidò verso le sue mutandine.
Il messaggio era chiaro. Le abbassò i pantaloni e comiciò a leccarle la figa.
Oh sí, continua.
Il clitoride di Chloe era in fiamme. Le sue labbra trattenevano la lingua di Lorenzo. Reclamavano di più.
Il ragazzo prese un dito e glielo infilò dentro mentre con la lingua stuzzicava i capezzoli.  Poi aumentò la presa: l'indice e il medio si facevano strada dentro il Chloe.
Il suo cazzo era sempre più gonfio.
Basta! Ti voglio dentro di me!
Ma prima occupiamoci di lui. Chloe scese dalla cattedra e fece sedere Lorenzo al suo posto, gli slacciò i pantaloni: una grande protuberanza sporgeva dai boxer grigi.
Vedo che è quasi pronto all'azione. Gli abbassò i boxer e il suo pene si sollevò a mezz'aria.
Con una mano cominciò a strofinare il pene mentre con l'altra a solleticargli i testicoli. La lingua traccia centri concentrici sulla punta.  Poi se lo infilò in bocca muovendosi avanti e indietro.
Oh sí,oh Dio! Questi sono gli unici suoni che si udivano nella stanza.  Sto per...
No,disse fermamente Chloe. Devi venire dentro di me. Si alzò,si abbassò le mutandine e si posizionó a 90° sulla cattedra. Prendimi.
Il cazzo guizzante di Lorenzo non se lo fece ripetere. Prima infilò la punto, poi a poco a poco entrò tutto. 
Lo sento, è entrato tutto.
Forza,fammi venire, ti voglio dentro di me.
Con forza Lorenzo cominciò a sbattere il suo cazzo duro dentro il culo di Chloe.
Ti piace così?
Si continua, più forte, fammi male!
Lorenzo gli diede sonori schiaffi sul culo.
Con le mani si aggrappava alle tette di Chloe, strizzandole. 
Poi la girò, le aprì con rabbia le gambe e le infilò il cazzo dentro.  Più in fondo, penetrami di più.
Agli ordini.  Le alzò la gamba destra e la penetró di lato.
Chloe gemeva e si aggrappava alla cattedra.  Ogni suo muscolo era teso.
Il sudore le attraversava la fronte e scendeva attraverso le sue tette fino alla pancia piatta.  Gocce di sudore imperlavano anche il volto di Lorenzo,contorto in una smorfia di sforzo e piacere.  Il cuore batteva all'impazzata dentro quel petto muscoloso. Non poteva crederci.  Stava veramente scopando con la ragazza di cui era innamorato da ben 4 anni. 
All'improvviso un'esplosione di sperma riempì Chloe.
Oh sí, sto per venire anch'io.
Ah!... Un urlo più intenso dei precedenti echeggió per la stanza.
Sopraffatto dal piacere si lasciò andare sulla cattedra.  È stato fantastico disse Lorenzo.
Già rispose ansimando Chloe.  Dovremmo rifarlo qualche volta. Non vedo l'ora. La prossima volta però, meglio andare da me.
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...sembra proprio una brutta giornata. (dietro le serre, 15 giugno 2076, II°anno)
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C | Può sembrare una bella giornata e per alcuni aspetti lo è, splende il sole ad esempio. Non sembra però esserlo per una certa figura che poco dopo aver concluso gli esami del giorno si è allontanata da sola e velocemente da tutto e tutti e ora si trova seduta per terra, il viso nascosto contro le gambe e le braccia sottili a circondare le ginocchia. Lacrime silenziose, per la maggior parte, scorrono copiose sul viso di Chloe, invisibili visto il viso affondato tra le pieghe del mantello tassorosso della divisa.
W | «...Chloe?»
C | Non avverte l’avvicinarsi di qualcuno finché non sente una parola che ormai gli risulta così familiare perché beh, è il nome che le è stato dato. La voce la conosce, almeno le sembra. Improvvisamente sente addosso ancora più emozioni, non sa più nemmeno cosa le sta succedendo, ora a tutto il casino che ha nella testa si aggiunge l’imbarazzo. Pensava nessuno la trovasse qui. Non alza subito il volto, prima libera un braccio e passa il volto su quello, ad asciugarlo, per quanto possibile. Solleva appena appena il capo quindi, senza però raggiungere lo sguardo del corvonero. 
«Will?»
W | Inquadra il viso di lei che si alza solo per un istante, e s’affretta a distogliere lo sguardo alla vista di quelle lacrime. Sul momento non dice nulla. Le si avvicina piuttosto rapidamente, lasciando scivolare a terra la tracolla, e piega le ginocchia per accucciarsi al suolo vicino a lei. Nello stesso istante, la mano destra estrae dalla rispettiva tasca della veste un fazzoletto di cotone, bianco ed immacolato, che le porge come se fosse l’unica cosa sensata da fare al mondo. 
«Ehi» 
C | Non sa bene come reagire, da un lato vorrebbe stare da sola e dall’altro la presenza di Will ha un qualcosa di confortante. [...]
«Grazie.» 
W | «Di nulla» - «Ehm... posso... vuoi... uh...» vagamente rosso in viso, ma terribilmente gentile, riesce infine a dire «...ti fa piacere se rimango un poco qui con te?» la voce che resta bassa e morbida, la mano che, dopo aver consegnato il fazzoletto, gli si ritira in grembo.
C | Annuisce. Sì. Decide di accettare Will, che un po’ conosce e che non sembra intenzionato a farle pesare questa situazione.
W | [...] Lo sguardo si punta alle proprie ginocchia, e lì rimane mentre lui resta per qualche secondo in silenzio. Poi sospira, mentre la mano sinistra si insinua nella rispettiva tasca della veste, a ripescare l’inconfondibile scatolina pentagonale di una cioccorana. Il braccio gli passa davanti al petto, facendo torcere il busto appena nella direzione di Chloe. E le porge il dolcetto.
«...sembra proprio una brutta giornata»
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C | La presenza altrui le porta una lieve sensazione di conforto. E’ evidente non sia se stessa, i sorrisi, l’entusiasmo e l’esuberanza sono spariti e hanno preso il loro posto confusione, tristezza, rabbia e tanta tanta paura. Un mix che per qualcuno di tredici anni compiuti da poco è davvero troppo. Annuisce a quel commento. «Sì.» Una mano viene timidamente allungata verso la cioccorana «Grazie»  mentre la mano accetta il dono, non sembra volerla mangiare. Non ha appetito, per niente, e non ha nemmeno pranzato.
W |  «...vuoi parlarne?» chiede, delicato, lo sguardo che percorre la sua figuretta senza però mai incrociare quello di lei.
C | Sposta la cioccorana da una mano all’altra, nel frattempo anche lei porta lo sguardo davanti a sé, sul prato verdissimo. «Non ci riesco… E’ difficile.» ammette in tono di sconfitta prima di sospirare e poggiare il mento sulle propria ginocchia «Complicato…» aggiunge, quasi arrabbiata con se stessa per non riuscire nemmeno a capire.
W |  «Forse... hai bisogno di piangere un altro po`» mentre la sinistra rimane a cingere la gamba, la destra viene poggiata sul prato, a palmo verso l’alto. Vicino alla sua, ma senza arrivare a toccarla. «E se vuoi provare... beh, non fa niente se non capisco, posso ascoltarti lo stesso.»
C | Stringe le labbra, non le va di piangere, non in questo momento, anche se potrebbe aiutare. Appoggia la cioccorana a terra, accanto a sé, dal lato opposto a Will, così da avere le mani libere mentre le porta verso l’erba del prato, con cui si mette a giocare per tenersi occupata mentre risponde con voce incerta, a tratti spezzata «Ecco… Io non voglio crescere.» riesce a dire in un primo momento, mentre trova un rametto con cui scarabocchia nella terra. «Non voglio diventare grande, come… come… mia sorella…» deglutisce «Lei dice che dovrei comportarmi come una femmina--» ora volta il capo nella direzione opposta a Will mentre ricaccia dentro lacrime che non vuol lasciare cadere «io non voglio.»
«Non voglio!»
W | «...come una femmina... in che senso?» prova a chiedere, palesemente confuso ma mettendoci tutta la buona volontà di cui è capace. «Insomma, ci... ci sono tanti tipi diversi di ehm... femmine» osserva, arrossendo lievemente.  «Insomma... » si tace, con un altro piccolo sospiro. «...sono tanto severi, i tuoi?»
C | «In… tutto…» - «Quello che faccio, come mi comporto, come mi vesto, i miei capelli...» - «Sì, lo so. Però… Insomma» ecco, come può spiegarlo quando non riesce nemmeno a spiegarlo a sé stessa «Non voglio /crescere/.» marca quella parola, che ha già detto poco fa, perché per lei in quella parola ci sono tante altre cose comprese. «Lei dice che sono solo un maschiaccio e che solo le bambine piccole sono maschiacci.» la voce è tornata insicura, ogni frase viene ricercata nella testa, mentre esprime in parole la sua esperienza «I miei?» sposta lo sguardo su Will per un secondo «Non lo so… Insomma, nessuna delle mie sorelle è mai stata come me…» - «A volte mi vorrebbero far indossare dei vestiti.» - «ma non mi piace indossarli.»
W |  «Maschiaccio?» ripete smorfiando appena le labbra «Ma che brutta parola.» - «Le convenzioni sociali sono davvero fastidiose, alle volte» - «...beh, sai, a volte bisogna per forza essere... eleganti» - «Ed è importante sapersi comportare nelle situazioni pubbliche. Però...» - «insomma, proprio tu che hai la McLeod in Casata non dovresti lasciarti abbattere da queste sciocchezze» - «Sei in gamba... credo che questo conti di più» forse un po` ingenuo, ma sincero, nell’aggiungere «...sai, quando mia nonna è entrata in accademia auror, molti erano convinti che fosse una professione non adatta ad una strega... e invece lei è stata la migliore del suo anno, ed al Dipartimento ha sbranato chiunque insinuasse il contrario. Ha sempre, sempre fatto il suo dovere. Però è sempre stata... sé stessa»
C | «Ma non capisco perché ci siano vestiti diversi, cioè, non mi dispiacerebbe vestirmi… elegante» per usare il termine che l’altro utilizza «se mi lasciassero indossare quello che fanno indossare a Sebastian.» il fratello di un anno più piccolo, grifondoro. [...] «Non ho niente contro le ragazze, è solo…» e qui la voce di fa bassa e tremolante «che non sono come loro...» non sa come dirlo ma quello che più la spaventa è la prospettiva che il mondo le sembra mettere di fronte: cambiamenti fisici che non vuole, aspettative annesse di ogni tipo, un futuro che sembra solo orribile.
W | Sbuffa un poco, ascoltando il disagio di lei, in parte comprendendolo. «Sai... la tradizione.» [...] «...ma... intendi dire che... ti piacciono le ragazze?»
C | Sbuffa piano alla parola “tradizione” mentre porta le mani a muoversi tra i ciuffi d’erba morbidi. «Non ci ho mai pensato, a quello…» scuote il capo, a sé stessa. 
«No, ecco… Intendo dire… Che non sono una ragazza, non so se è possibile, ma… Anche se ci provo, non ci riesco.» 
e ora le lacrime sono ben visibili mentre riprendono a cadere 
«Io-I-Io ho qual-qualc-osa di sbagliato… No-n credo r-riusci-rò mai ad es-s-sere come le a-altr-e. N-n-non voglio es-ssere div-versa. V-vorrei essere n-normale.»
W | [...] Quel desiderio di normalità è qualcosa che capisce fin troppo bene. «Io faccio finta.» bisbiglia, piano. Lo sguardo inchiodato al suolo. «Non mi riesce ancora bene, ma sto imparando»
C | «E n-non ti uc-cide den-entro?»
W | «...ci sono alcune persone... con cui posso essere me e basta» pianissimo, da segreto qual è. «Pochi ma buoni»
«Fondamentali.»
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[...]
C |  «Will?» alza gli occhi su di lui, guardandolo con gli occhi azzurri ancora piuttosto rossi, la domanda la pone con sincerità, la voce quasi sicura «Tu pensi sia possibile non essere una ragazza anche se ti dicono che lo sei?»
W | «Non saprei» [...] 
«Dopo gli esami potresti provare a procurarti un po’ di giana. Forse potrebbe chiarirti le idee.»
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libero-de-mente · 4 years
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AGGIORNAMENTO VaIURUS 03.04.2020
Ricapitolando dall’ultimo mio aggiornamento a oggi si leggono di questi commenti sui social: :
- Borrelli dice che probabilmente si dovrà stare a casa fino a maggio.
- Comunque sembra che prima che dalla Cina il coronavirus da noi sia giunto dalla Germania. Aspettiamo la fine di tutto questo per capire come si sono svolti davvero i fatti. Poi alla fine riderà bene chi avrà meno morti e responsabilità sulla coscienza.
- Il presidente Tridico, dice che si dovrà provare fino a giugno per entrare nel sito dell’INPS.
- Voglio piangere, questo era al terzo punto anche nel primo aggiornamento ma lo confermo.
- Scusa… scusa… ma secondo te posso andare a fa’ ‘na corsetta?
- La Germania ha detto NEIN!. Ma va?!
- Renzi continua a parlare, mica lo hanno fermato sapete?
- Alcune nazioni nostre “sorelle” nella grande famiglia UE si sono imboscate le mascherine per l’Italia inviate dalla Cina.
- Ah ah ah, rido per il punto precedente. Tanto la Protezione Civile non le avrebbe mai autorizzate. Ah ah ah tenetevele. (Ma che cacchio c’è da ridere?)
- Zingaretti con la sua parlata biascicante alla Zuzzurro riappare in video contento come Yoghi. Ha sconfitto la covid-19 grazie alle strutture private che lo hanno accolto in tempo zero, grazie ai numerosi tamponi fatti che hanno superato in numero i cotton-fioc che uso io in un mese per pulirmi le orecchie (me le pulisco tutti i giorni), grazie alle cure adeguate che gli sono state date in via prioritaria e soprattutto grazie al cazzo.
- Scusa… scusa… ma una corsettina, solo a duecento metri dalla mia casa si può fare? Duecento metri ripetuti settanta volte logicamente. No, eh?!
- Continuano le condivisioni d i messaggi audio e video senza fonti certe che narrano la verità assoluta attraverso le chat e i social. Come nell’aggiornamento precedente. Si aggiungono ora i rosari salviniani, anziché quelli mariani, e quelli D’Ursiani che concedono l’indulgenza parziale +plenaria + edilizia + fiscale che Papa Francesco spostati proprio. Ribadisco che la madre degli analfabeti funzionali è sempre incinta, questa volta senza padre umano ma intercessione divina.
- I pediatri si rivolgono direttamente ai bambini chiedendogli di non uscire di casa, in pratica gli stanno dicendo di non dare ascolto ai loro genitori frustrati che li usano per uscire.
- Sfide sui social: imperversano le foto di dieci, venti e a volte trenta anni fa. Posso dirlo? Oh, alcuni sono invecchiati male. - Quarantena sessuale. Alcuni prendono coraggio e, piuttosto che restare in astinenza, fanno sesso con il proprio partner. Una domanda: ma ai vostri partner che non vi vedevano sotto o sopra, a seconda della posizione, da tempo immemorabile che cosa avete detto: “Sono tornato/a”, “A volte tornano” oppure “Scusami per il ritardo”?
- Siamo nella merda. Questo lo lascio.
- Molti di noi oramai convivono con dei novelli Chewbacca, o Chewbe se c’è intimità, molti preferiscono sentirsi Solo piuttosto che coppia. (Bella questa battuta, ma probabilmente l’ho capita solo io ndr)
- Si continua a ripetere allo sfinimento niente strette di mano, niente abbracci, niente baci . Vale anche per la propria mano? Non può stringere, accarezzare nulla? Chiedo per un amico.
- Scusa.. scusa.. ma se mi travesto da alano, la si può ‘fa ‘na corsetta?! Ah solo da chihuahua? Come non detto.
- Il Papa solo, ma s’è allargato. cammina per le strade, “aò fa quello che je pare manco fosse er Pap… ah no”.
- Astinenza sessuale parte prima: i selfie sono andati oltre le scollature vertiginose. Si cominciano ad intravedere i primi accenni di “collo dell’utero”.
- Oggi schifate come appestati chi starnutisce e/o tossisce anche coprendosi la bocca. Questa è la rivincita di chi veniva schifato perché "scorreggiava".
- La Germania dopo aver detto NEIN, però, ci fa articoli di giornale da paraculo sui loro quotidiani (tutto love & pizza) e con “zorrizo markato” ci invita nella sua casetta di marzapane..
- Gli Autovelox non si annoiano più, qualche imbecille ha frainteso le direttive del Governo è ha deciso in maniera autonoma di interrompere la quarantena sfrecciando come se non ci fosse un domani. Un messaggio per voi che lo avete fatto: continuate così e probabilmente un futuro non ci sarà proprio, se ci sarà avrà il colore della merda grazie a voi. Grandi.
- Molti si chiedono: ma se questo virus è una cinesata, cosa ci dovremmo aspettare da quello originale?
- Giuseppe Conte commosso, alcuni dicono che stava trattenendo una scorreggia, i più acidi uno starnuto.
- Scusa… scusa… ma se la corsetta la faccio a ritroso, la si po’ fa’?. No, eh?!
- Il server dell’Inps: attendere… attendere… attendere… attendere… (si fa prima ad andare in pensione che riuscire a collegarsi).
- Figli che chiedono soldi per essere portati fuori dai propri genitori is the new economy.
- Quelli che sotto la foto di Papa Francesco da solo in Piazza san Pietro scrivono: “momento storico e io c’ero”. Ma dove eravate esattamente, nascosti sotto il colonnato del Bernini?
- Sembrerebbe che ci sia un rallentamento, appena accennato, nella progressione del virus e quindi del numero di contagiati. Invece ti tirare un piccolissimo sospiro di sollievo, si gonfiano i polmoni per cominciare a litigare tra opposizione maggioranza. Sembra che stia per uscire una nuova teoria che il coronavirus sia stato generato a Bibbiano.
- Se il coronavirus si attacca ai polmoni è anche vero che molti esseri umani si attaccano ai coglioni. Non so cosa sia peggio sinceramente.
- Astinenza sessuale parte seconda: scrivono “sei la più bella del mondo” ma non sono mai usciti dalla loro regione in tutta la loro vita.
- La “Sfida accettata” è diventata una forma virale che va debellata quanto il coronavirus
- Il Papa ha concesso l’indulgenza plenaria a tuuuutto il mondo. Già m’immagino i peccatori seriali cercare di recuperare, nel più breve tempo possibile, tutti i peccati che avevano accumulato in vita. Consiglio vivamente a tutti di fare un backup dei propri peccati, metti che va in crash il sistema per colpa di un’altra indulgenza improvvisa.
- Scusa... scusa… ma ‘na corsettina stando sul posto. Un po’ qui e po’ lì. Ma anche un po’ qua e un po’ là. Magari anche un po’ su e un po’ giù, ma sempre sul posto. No, eh?!
- Leggo che questa quarantena ci renderà migliori, ci farà capire determinati valori della vita che davamo per scontati. Insomma saremo diversi. Poi dopo aver letto i vostri post sui social si evince che: • Inps di merda! • Governo di merda! • Fuorisede di merda! • Cinesi di merda! • Germania di merda! • Runners di merda! • Mascherine di merda! • Untori di merda!
- Alcuni chiedono a gran voce d'inserire nelle attività non strettamente necessarie, quindi da chiudere, le bocche di alcuni politici.
- Fino al 2019 molti mariti si sentivano dare del fallito dalle mogli perché perennemente sul divano, oggi sono giustificati in quanto responsabili.
- Scusa.. scusa.. ma una corsettina, magari alterno venti metri su una gamba e venti sull’altra? No, eh?!
- Ma la storia del Principe Carlo che è riuscito ad avere finalmente la sua corona? Oh, è talmente sfigato con la corona che il coronavirus, appena ha saputo in che corpo era entrato, se n’è uscito dopo soli sette giorni. Manco il tempo di una bella quarantena gli è durata la corona a Carlo.
- Boris Johnson adesso si caga sotto, Donald Trump è seriamente preoccupato ed Emmanuel Macron si è pentito amaramente dei suoi sghignazzamenti iniziali. Il coronavirus mette sotto tutti, anche i minchioni più grandi. Stima.
- Riparliamo di sesso, quello autonomo. Amuchina come se non ci fosse un domani sulle mani, ma poi se ci si tocca si rischia un’intossicazione da alcol? Chiedo per una mia conoscenza.- Ok, si può uscire coi cani, anche per una corsetta. No scherzavo la corsetta no. Neanche coi cani la pupù ve la tenete in salotto. Però potete uscire con i bimbi. Signora ho detto bimbi, quello è alto un metro e novanta, si lo so che è suo figlio avete le stesse mono ciglia. Senta facciamo così, solo bimbi sotto i dodici anni. Oh i pediatri mi dicono di no, i bimbi stiano a casa. Oh i veterinari mi dicono di no, che i cani tornino a farla nei parti.f.to il Vs Governo
- Il “Siete tutti bellissimi” è il nuovo livello pro di astinenza sessuale che si raggiunge dopo tre settimane di clausura forzata.
- “Scusa.. scusa… ma una cors…”  “Aspetta, ma fammi capire. Perché devi correre a tutti i costi? Perdi la forma, il fiato o cosa?”   “No sai sono quindici anni che non corro più, se ci aggiungo la quarantena diventano davvero tanti sai?”   “Allora fai così: vaffanculo! E vacci di corsa”
- Anche questa volta siete arrivati qui, alla fine? Mitici, vi adoro.
Al prossimo aggiornamento.
@libero-de-mente
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omgtimeto · 3 years
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È stato nel pomeriggio di una domenica di giugno di quasi sei anni fa che mio figlio, a diciotto anni, si è suicidato. C’era caldo e verso le due del pomeriggio, uscendo, ha detto: “Scendo un attimo, mamma”. Ho risposto: “Va bene”. Abitiamo in un condominio di cinque piani di appartamenti, con le soffitte e il terrazzo al sesto piano, lui è salito fino al sesto piano e si è gettato. La prima a vederlo sono stata io, chiamata da un vicino che da sotto suonò il campanello. Ricordo che appena lo vidi, non pensai che fosse morto, pensai a un colpo di sole…, quando capii, lo baciai dolcemente e restai un po’ vicino. Lo guardai e gli dissi “Adesso tu puoi capire i miei pensieri, le mie mancanze verso di te, le mie tristezze… e anch’io purtroppo adesso capisco le tue mentre prima non avevo capito che potessero arrivare a tal punto…”. Nei giorni successivi “ero in uno stato di grazia”, ricordo che ero lucida, avevo sempre la parola giusta per i miei cari, i suoi compagni di classe (frequentava la V^ liceo), i vicini di casa, che portavano chi un arrosto, chi un dolce, chi la pasta fatta in casa. Al funerale, alla fine della messa, sono salita vicino all’altare, cosa mai fatta prima, e al microfono ho letto una preghiera per mio figlio. Mi ero prefissa di non andare tutti i giorni al cimitero, vicino a casa mia, ma solo 3 volte a settimana, di salire ancora sul terrazzone del mio palazzo per stendere la biancheria e guardare le montagne e l’ultimo panorama che lui aveva visto… Mentre i primi giorni dormivo e alla mattina mi svegliavo serena (forse facevo sogni meravigliosi, ma non li ricordo), ho cominciato a svegliarmi la notte e per riaddormentarmi pregavo, pregavo…. A poco, a poco ho cominciato a piangere, ma sempre da sola, in casa, e soprattutto in bicicletta nel tragitto poco trafficato per andare al cimitero. Cominciavo a vedere le colpe: della scuola con i professori, dei suoi compagni, di mio marito, dei miei figli e soprattutto le mie… Ho chiesto al mio parroco se conosceva una mamma che aveva avuto un figlio suicida, mi fece conoscere una signora che aveva avuto una figlia suicida per amore a 32 anni come avevo “capito” era stato per mio figlio. Mi è stata e mi è tuttora di grande aiuto: ci siamo raccontate i nostri pensieri riguardo i nostri figli e le speranze per i rimasti… A settembre qualcuno ha messo nella cassetta della posta un invito a una scuola di preghiera “Figli in Cielo”, tenuta dalla nostra Diocesi, come da altre in Italia. Gli incontri sono un sabato pomeriggio al mese, ognuno racconta la propria esperienza e il sacerdote che coordina aiuta ad indirizzare i pensieri alla accettazione e alla fiducia in Dio. Alla fine dell’incontro viene celebrata la S: Messa con libera partecipazione. Ho frequentato con la mia amica e abbiamo conosciuto altre mamme e qualche papà. Gli incontri mi hanno fatto bene perché mi hanno aiutato a considerarmi in compagnia, con altre mamme che avevano perso un figlio, o a seguito di un incidente stradale o per suicidio o anche per malattia o addirittura droga… Ho frequentato per sei, sette mesi, però in me ormai stava salendo sempre più la consapevolezza delle mie mancanze nei confronti di quel mio figlio così sfortunato. A sette anni aveva avuto un tumore, un sarcoma che aveva colpito il femore, aveva “fatto” la chemioterapia, la radioterapia e infine gli era stata fatta una protesi all’anca. C’erano poi stati interventi di allungamento della protesi (il ragazzo cresceva), una infezione e anche delle lussazioni. Malgrado il tempo trascorso purtroppo a letto, ingessato dalla vita in giù, non aveva perso nessun anno scolastico. Quell’anno l’avevo visto dimagrire, mangiare poco e non avevo capito niente…. continuavo a ripetergli di studiare di meno, ma lui non poteva correre e saltare come gli altri per “quella gamba”, allora studiava, speravo che la scuola finisse presto “per tirarlo su” e invece forse lui non voleva finisse, a scuola era il più bravo, si sentiva utile (era stato ammesso a sostenere gli esami finali con la media del nove malgrado il sette in ginnastica) e i suoi compagni ricorrevano a lui. Si era innamorato e io non avevo capito a che punto … anzi una volta quando mi aveva detto “Chi vuoi che mi voglia con questa gamba!” io non ero stata molto convincente a rispondendogli::”Tu hai molto di più, vedrai che più avanti, quando le ragazze cresceranno, sapranno apprezzare quello che tu sei dentro…”, lui ne aveva avuto bisogno in quel momento, ma le ragazze, a quell’età, cercano il ragazzo forte e sano e mio figlio era un po’ zoppo. Ero disperata perché mi rendevo conto che non ero riuscita a dargli la speranza, la fiducia nel futuro, forse perché ne avevo poca anch’io… Il dolore mi saliva dentro assieme alla consapevolezza di non essere stata capace di aiutare quel mio figlio così forte da superare tante difficoltà, ma così buono e fragile di fronte alla vita… io, come madre, avevo creduto di far bene a rispettare i suoi silenzi invece di indagare, di aiutare…. Si faceva strada in me forte la certezza di non essere capace di educare e aiutare i figli rimasti, come non lo ero stata con lui e di essere colpevole anche nei confronti di mio marito perché come madre ero più presente a casa e quindi avrei dovuto accorgermi….. Tutti continuavano i loro doveri quotidiani fuori casa e io i miei di pensionata casalinga… In casa c’era tanto silenzio e io non mi sentivo più capace di dare nulla, non ero riuscita a dare nulla, ho avuto paura di me, dei miei pensieri… Il mio medico di base, poco dopo la morte di mio figlio, mi aveva dato un numero di telefono dicendomi di chiamare perché avrei trovato aiuto psicologico, chiamai progetto SOPRoxi e iniziai un “percorso”. Ad aprile ho avuto la comunicazione da parte del Comune che mi era stato assegnato un piccolo appezzamento di terreno nell’ambito degli orti urbani vicini a casa mia. Avevo fatto la domanda molto tempo prima, prima del mio lutto. Non volevo più accettare, mio marito mi ha convinta. Ho conosciuto altre cinque persone di altrettanti orti e ho iniziato il mio lavoro. Sarebbe troppo lungo dire… ora posso dire soltanto che l’orto mi ha aiutato ad “accettare”. Il ritmo delle stagioni e il rinnovarsi, sempre e comunque, mi hanno dato sicurezza e nello stesso tempo forza e fiducia. I miei errori di “ortolana” dell’ultima ora sono accolti e anche a volte trasformati in qualcosa di positivo. Insomma mi sento “accettata” dal mio orto, che in cambio di poche cure, mi dona i suoi frutti e mi da’ la sensazione che nulla va perduto, tutto è prezioso. Ho pianto molto in orto, quando ero sola, ma anche di consolazione. Sono riaffiorati pensieri, ricordi, frasi dette da persone a me care, che erano morte, ma che mi avevano voluto bene. Frasi che credevo dimenticate e che mi avevano aiutato per il passato… Ho sentito Dio, che, attraverso l’orto, voleva dirmi che mi vuole bene, che dovevo cercare di essere felice perché avevo avuto un figlio eccezionale che aveva sparso tanto bene con il suo impegno e le fatiche di ogni giorno. Ora mio figlio era con Lui finalmente sereno e in pace. Sicuramente non era vissuto invano. In orto mi faceva anche bene essere con altre persone, che di me non sapevano nulla e che erano tanto diverse da me. Un po’ alla volta, lentamente ho cominciato a interessarmi degli altri e ad ascoltare, mi sono accorta che potevo rasserenare anche solo con un sorriso. Fra i tanti consigli ricevuti mi sono ricordata che mia cognata, appena morto mio figlio, mi aveva consigliato di “fare” le cose che mi piacevano davvero. Ho cominciato ad andare al cinema il venerdì pomeriggio (cinema offerto dal Comune a prezzo agevolato per gli anziani) da sola. Ho ripreso i contatti con una mia amica del periodo dell’adolescenza e che era rimasta vedova. Ci siamo aiutate a vicenda e ora andiamo al cinema insieme. Ultimamente ho ripreso a “lavorare a ferri” e mi gratifica vedere che riesco a confezionare qualcosa di bello… Ho tentato di diventare volontaria ospedaliera chiedendo di andare in un reparto dove ci fossero anziani, però dopo un po’ di tempo ho dovuto rinunciare perché mi sentivo inadatta a consolare. Da circa un anno insegno italiano e le altre materie in un doposcuola per bambini extracomunitari, che non conoscono bene la nostra lingua e questo mi ha aiutato a riconciliarmi con i bambini sani.
Io credo che il percorso psicologico con SOPRoxi e l’orto siano entrati nella mia vita nel momento giusto e assieme mi hanno aiutato ad avere ancora pensieri positivi. Sento che spesso sono felice e ringrazio, ringrazio per questa serenità che mai avrei pensato di poter recuperare.
Maria
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olstansoul · 3 years
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Sacrifice, Chapter 30
Pairing: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
Il tempo si era fermato una seconda volta e questa volta sembrava peggio. Non avrebbe mai pensato che una cosa del genere potesse succedere e ancora non riusciva a crederci. Aveva un presentimento si, ma non credeva che fosse di questo tipo. Non pensava che prima ancora di avere paura di non averla mai fra le sue braccia, aveva paura di perderla per sempre. Certo era abbastanza logico, insomma se fosse una situazione normale era ovvio che la paura c'era ma ben presto sarebbe sparita se lui o lei avrebbero trovato un'altra persona.
Ma ora che c'era, era doppia. Specie per James. Sapeva benissimamente che d'ora in poi se non si presentava da lei o la incontrava a scuola sarebbe stato meglio. Ma in fondo al suo cuore, allontanarsi da lei gli avrebbe fatto più male. Molto di più di quando ha capito che fra i suoi non funzionava più nulla. Molto di più di quando suo papà aveva mentito a sua madre e ancora, ancora e ancora. Pensare a quella roba gli faceva ancora male, preferiva chiudersi nella sua stanza e pensare a ciò che era successo lo scorso fine settimana piuttosto che uscire di casa per poter incontrare l'avvocato di sua madre per l'ennesima cazzata di suo padre.
Ogni volta che chiudeva gli occhi era un incubo, vedeva l'immagine della castana svenire fra le sue braccia e subito dopo il signor Barton che gli diceva tutta la verità accompagnata dal suono del suo cuore che si rompeva in mille pezzi. Si alzò dal letto sedendosi su di esso e si passò le mani fra i capelli, era frustrato, si sentiva completamente incompreso e non aveva neanche voglia di uscire, anche se questo avrebbe comportato il fatto che i suoi pensieri si sarebbero solo accumulati nella sua testa.
E non sarebbero mai usciti, per niente. Fin quando non avrebbe trovato il modo di farlo. Forse il modo di farlo c'era ed era dovunque poteva essere, in quell'ospedale, sveglia o presa da un sonno dalla quale si sarebbe svegliata poco dopo. Forse andare da lei sarebbe stato facile, sarebbe stato un sollievo per il suo cuore ma sapeva che in fondo non era così.
Forse sua madre l'avrebbe cacciato via, forse lei non l'avrebbe più voluto vedere né per le ripetizioni né per altro. Ma aveva bisogno solo di sapere tutta la verità anche se quella gli avrebbe spezzato il cuore. James comunque avrebbe trovato il modo per essere felice.
La porta di camera sua bussò e scocciato disse di entrare. Le figure dei suoi migliori amici comparvero sulla soglia della sua stanza e poi entrarono.
"Santo cielo, ma da quanto non esci da questa stanza?"
Disse Sam che se da un lato aveva ragione dall'altro non avrebbe dovuto parlare così visto l'occhiataccia che gli rivolse James. Lui aveva semplicemente bisogno di restare da solo anche se la maggior dei pensieri che faceva potevano ucciderlo.
"Dovresti saperlo, visto che è quasi una settimana che non mi vedi"disse lui con una voce impastata dal sonno.
"Lo dicevo solo per la puzza..."disse lui giustificandosi.
James fece un respiro profondo e si buttò di spalle sul letto che occupava da una settimana, appunto.
"Credo che questo non è l'aspetto importante in questo momento"disse Steve.
"Grazie a Dio Steve sei il più intelligente..."
"Come stai?"chiese proprio lui poggiando una mano sulla gamba di James.
Ma lui non aveva risposto, aveva solo chiuso gli occhi per una l'ennesima volta alla stessa domanda, alla quale non voleva rispondere ma forse con i suoi migliori amici avrebbe fatto un'eccezione.
"Come vuoi che stia Steve?"chiese lui di rimando.
"Oh beh, non lo so dimmelo tu..."
"Secondo me, vorrebbe solo uscire..."disse Sam.
"Opzione scartata"gli rispose James.
"Allora vuoi solo spaccare qualcosa?"chiese Sam sapendo che quello che stava chiedendo a James era parecchio allettante.
Infatti si tolse una mano dal viso e lo guardò un po' ammiccante.
"Opzione accettata"disse lui.
"No, no non spaccherai niente, sta calmo testa calda..."disse Steve fermandolo con due mani sul suo petto.
"Ma come! È così divertente!"disse Sam sorridendo.
"So io come svegliarlo un po'..."
Bastarono veramente pochi minuti e poi i due, insieme a James che non usciva di casa da secoli, andarono verso un campetto di basket. Era il rimedio perfetto, non solo per perdere tempo ma anche per tirare su il morale di James.
"Okay, morale sollevato!"disse lui appena vide quel campetto.
Era davvero piccolo, neanche la metà di quello presente nella loro scuola, aveva solo un canestro visto che quello di sinistra, messo sopra l'entrata, non aveva il cestino dove lanciare la palla.
"Allora? Come va con il processo?"chiese Steve mentre palleggiava.
"È iniziato da una settimana ed già un inferno, restare per tre ore seduto su una sedia mentre senti tante voci sovrapporsi non è il massimo"
"Come credi che andrà a finire?"chiese invece Sam.
"Oh non lo so...e neanche mi interessa cosí tanto"disse James che prese al volo la palla lanciatagli da Steve e la lanciò facendo canestro.
"E con tua madre?"
"Sta lavorando il doppio del solito, per fortuna sa di potersi affidare a me se non c'è ma io e Rebecca sappiamo cavarcela"
"E di quella cosa che ti ho accennato?"
"Steve...non ho avuto neanche il tempo di guardarmi allo specchio ed è chiaro che non stando lei in casa non posso certamente chiederglielo"
"Potresti approfittare del fatto di quando è libera"disse Sam
"Non è libera..."
"Okay, rettifico...lei non è libera oppure sei tu a non essere libero?"
"Cosa cazzo c'entra Sam?"
"C'entra eccome Bucky, ci è bastato vederti per capire che qualcosa non va..."disse Steve.
"Qualcosa non va? Bene..."disse lui lanciando la palla un po' troppo forte sul suolo del campetto.
"Sono distrutto...ecco, questa è la parola adatta. Non riesco a credere che è successo questo, figuriamoci se possa interessarmi il processo e le altre mille cazzate che ha fatto mio padre, potrò pensare qualsiasi cosa ma credimi questa non è la cosa che mi importa maggiormente..."
"E allora cos'è? Se tutto questo non ti importa..."chiese Steve anche se sapeva quale risposta gli avrebbe dato James.
"Steve, andiamo..."disse lui facendo uno sbuffo, segno che non ne voleva parlare.
"Se credi che quella non sia la cosa che ti importa maggiormente perché allora non sei andato da Wanda?"chiese schietto Sam.
"Beh, forse perché tu non sei quello con cui sua madre ha discusso, ordinandogli di non vedere più sua figlia..."
"E allora? Andiamo James non ti importa minimamente di queste stronzate, avresti potuto andare da subito ma c'è sempre qualcosa che ti ferma, cos'è?"
"Sam, non sei tu quello pieno di problemi..."
"Lo so, James, lo so...per qualsiasi cosa io e Steve ci siamo sempre stati, sempre. È ora che tu faccia qualcosa che ti renda felice, e sia io che Steve sappiamo che andare da lei è la cosa migliore per te. E se lo farai, non è per accontentare me o Steve perché sennò ti prenderemo per sempre in giro, o perché se tuo padre, o Sharon o Rumlow lo scopriranno si dispiacerebbero un sacco. Tu lo fai per te stesso, perché è lei quella che ti rende felice..."
Le parole di Sam erano vere, dovrebbe andare da lei. Dirle tutto, dall'inizio alla fine, senza interruzioni, anche se aveva paura, quella paura era meglio sconfiggerla piuttosto che rintanarsi in essa e sperare che tutto passi. Ma tutto passa fin quando non sei tu a decidere di farlo passare, qualsiasi cosa sia, giusta o sbagliata.
"E se non fossi capace? Insomma non è semplice pensare che possa essere tutto facile fra me e lei se c'è quest'ostacolo enorme fra noi due"
"James, quello che già stai facendo ti rende un ragazzo forte ma se, come ha detto Sam, vuoi essere felice, Wanda è quella giusta. Io so che sarai forte e capace di affrontare anche questo"disse Steve.
"Quindi devo andare da lei..."disse lui ricapitolando.
"Si, se vuoi ho l'indirizzo Natasha è andata da lei due giorni fa"disse Steve.
"Due giorni fa non era il suo compleanno?"chiese James.
"Si...è andata da lei"disse Sam.
"Non era ieri?"
"Ieri Steve è uscito con Natasha"
"Cosa? E lo vengo a sapere cosi amico?"
"Beh, diciamo che te ne avrei parlato ma questo non è il momento adatto"
"Non è il momento adatto? È il momento perfetto! Allora come è stato, dove l'hai portata?"chiese James ignorando Sam che lo chiamava sottovoce e avvolgendo le spalle  di Steve con un braccio.
"Oh beh, siamo andati in quel museo...quello con alcune mostre interattive e poi l'ho portata in un ristorante e..."
"JAMES BUCHANAN BARNES!"
"Ehi, ehi Wilson vola basso, non c'era bisogno di urlare!"
"Che dici? Vuoi andare da Wanda in quella clinica oppure vuoi che ti ci mando a calci in culo?"
"Sempre il solito guastafeste..."disse James allontandosi.
"Non sono guastafeste"gli rispose Sam lanciandogli la palla addosso.
"Anche maleducato"
Vedendo che Sam si stava per avvicinare a lui con brutte intenzioni, James si mise a correre arrivando all'uscita di quel campetto. Steve guardava la scena divertito mentre James aveva un sorriso sulle labbra. E con quel sorriso sulle labbra, si diresse verso l'amore della sua vita...sempre se qualcuno o qualcos'altro non gliel'avrebbe portato via.
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pandemoniumgirlx · 4 years
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L’ARRIVO DI GWEN A VENEZIA
Nelle giornate autunnali la nebbia copriva il canale come un velo. A Gabriel dava la sensazione di essersi nascosto sotto un lenzuolo. La mamma e il papà erano agitati, lo aveva capito persino lui che aveva solo dodici anni.
«Vai a cercare Axel, per favore.»
Sua madre gli accarezzò i capelli sistemandoglieli. Gabriel annuì energicamente e lasciò il salotto. Trovare Axel non sarebbe stato facile, suo fratello era bravo a nascondersi, per questo odiava giocare a nascondino con lui. Axel conosceva tutti i nascondigli e lo trovava sempre, mentre lui non lo trovava mai. Suo fratello era capace di rimanere nascosto per ore, senza annoiarsi. Si portava sempre dietro una delle sue macchinine, la sua preferita: una macchina da corsa grigia con le fiamme dipinte sui lati. Papà gliel’aveva comprata qualche anno prima, Axel aveva insistito per averla, se ne era innamorato a prima vista.
«Axeeeeeel!» Gabriel provò a chiamare il suo fratellino e ovviamente non ricevette risposta. Corse nella biblioteca e iniziò a guardare tra gli scaffali, continuando a cantilenare il suo nome.
La biblioteca era enorme, sembrava un labirinto. Gabriel era l’eroe che lo sfidava. A volte lui e Axel giocavano a fingersi Teseo e il Minotauro, una storia che la mamma gli raccontava spesso. Era spaventosa, ma l’eroe sconfiggeva il mostro e poi Rachel li riempiva di baci – lui iniziava a essere troppo grande per certe cose, continuava a ripeterselo, però gli piacevano le coccole di sua madre. Axel faceva Teseo, solo perché era più basso di Gabriel e non sarebbe stato credibile come mostro, anche se la maggior parte delle volte si incantava a guardare i libri e finiva a gambe all’aria in pochi secondi.
Finse di sconfiggere un mostro immaginario e arrivò alla fine dell’ultimo corridoio, nessuna traccia di suo fratello.
Uscì dalla biblioteca, la prossima fermata era la cucina. Avrebbe chiesto ad Agata se lo avesse visto e magari avrebbe potuto rubare anche qualche biscotto. Axel andava matto per i biscotti al cioccolato. Entrò in cucina di soppiatto, cercò di fare meno rumore possibile e scivolò vicino al bancone dove era appoggiato un vassoio di biscotti appena sfornati.
«Gabriel, giù le zampe dai biscotti» lo sgridò Agata. «Scottano, non vorrai bruciarti.»
La donna gli sorrise e lui fece un sorriso innocente. I biscotti avevano un odore buonissimo. «Axel è qui?» le chiese allungando di nuovo una mano.
Agata gli diede un colpetto con il cucchiaio di legno. «No, non lo visto. Hai guardato in camera sua?»
Gabriel non ci aveva guardato, ma era certo che suo fratello non fosse nella sua camera, era un nascondiglio troppo scontato.
«Vieni» Agata gli fece segno di avvicinarsi, prese un tovagliolo e ci mise dentro qualche biscotto al cioccolato, poi lo chiuse come un fagotto e lo diede a Gabriel. «Questi si sono già raffreddati. Ora fuori dalla cucina, non è un posto per voi bambini.»
Lo cacciò con muovendo il cucchiaio di legno. Gabriel prese un biscotto e sorrise contento quando ne prese un morso mentre andava verso la sala da pranzo.
Entrò nella stanza ciondolando e saltando qualche passo. «Axel! Ho i biscotti al cioccolato! Dove ti sei cacciato?» gridò. I biscotti erano l’esca perfetta, infatti Axel sbucò da dietro una tenda e si precipitò verso di lui. Gabriel salì sul tavolo aiutandosi con una sedia e Axel lo seguì.
«Dammi un biscotto!»
Gabriel saltò giù dal tavolo e ci si infilò sotto sedendosi a gambe incrociate sul pavimento. La testa di suo fratello sbucò dal tavolo, lo guardò con i suoi occhi azzurri. I capelli gli circondavano il viso come una specie di corona, erano attirati verso il basso dalla gravità. Gabriel si mise a ridere.
«Posso avere un biscotto?» gli chiese suo fratello.
«Vieni giù stupido, ti farai male» annuì e gli fece segno di scendere e sedersi accanto a lui.
Axel saltò prima su una sedia e poi sul pavimento, lo raggiunse sotto il tavolo e afferrò un biscotto con aria trionfante. Gli diede un gran bel morso sporcandosi di cioccolato e lasciando cadere delle briciole sul pavimento.
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«Mamma mi ha detto di cercarti» gli disse Gabriel pulendogli la faccia con la manica della maglietta. Gli piaceva occuparsi di suo fratello, anche se lui si faceva sempre indietro e voleva fare le cose da solo.
«Mi hai trovato» rispose scompigliandosi i capelli scuri. Erano castani come quelli di Gabriel, ma molto più scuri, tanto che sembravano neri come quelli di Dominic. Sembravano un nido di uccelli, ma Axel si stava rifiutando categoricamente di tagliarli, come Gabriel si rifiutava di mangiare le verdure verdi. Che brutto colore il verde.
Lasciarono la sala da pranzo dopo aver fatto piazza pulita dei biscotti che Agata gli aveva dato e raggiunsero mamma e papà all’ingresso della residenza. Erano in piedi più o meno al centro. La mamma era bella come sempre. Indossava un paio di pantaloni larghi rosso scuro e una camicia bianca, e teneva i capelli legati. Papà invece era vestito come sempre, in completo scuro con anche il gilè, aveva l’aria importante.
Si voltò verso i figli quando li vide avvicinarsi, Gabriel cercò di mettersi più dritto come suo padre gli aveva detto di fare, Axel invece si strinse nelle spalle e serrò la presa sulla macchinina che teneva in mano.
Il portale apparve qualche metro davanti a loro. Come uno scoppio improvviso di colori. Sembrava uno specchio rotto colpito dai raggi del sole.
Ne uscirono un giovane uomo e una bambina. Axel si nascose dietro la gamba della mamma. Gabriel guardò prima l’uomo, il suo aspetto lo fece rabbrividire aveva i capelli bianchi che colpiti dalla luce del pomeriggio sembravano gialli, la pelle molto chiara e un’espressione autoritaria che associava sempre a suo padre. La bambina invece era a disagio e si era fatta piccola piccola, quasi potesse nascondersi nella felpa blu che indossava. Quella felpa era troppo grande per lei.
«Jericho» suo padre strinse la mano al giovane uomo, che ricambiò la stretta.
«Dominic, Rachel sono contento che abbiate accettato questo compito. Gwen non può continuare a vivere in una caverna da sola. Confido che con voi possa crescere in compagnia» disse rivolgendo quello che doveva essere un sorriso a Gabriel e Axel.
«Crescerà con tutto l’amore che possiamo offrirle» lo rassicurò sua madre. Quindi quella bambina sarebbe rimasta lì con loro. «Coraggio ragazzi, presentatevi.» La mamma li esortò con un sorriso amorevole.
Gabriel si mosse per primo, si avvicinò cercando di sembrare sicuro e tese la mano alla bambina, come gli aveva insegnato suo padre. «Ciao, io sono Gabriel Whitewalker.»
Lei fece un passo avanti e piegò la testa di lato scrutandolo con i suoi occhioni grigi. Aveva i capelli castani che le accarezzavano le spalle. Avrebbe potuto giocare con loro, finalmente avevano trovato la loro Arianna. Guardò la mano tesa di Gabriel, poi si sporse verso di lui per guardare Axel.
«Hai un fratello?» gli chiese.
Gabriel abbassò la mano, lei la stava ignorando. «Sì Axel! Lui ha dieci anni e io dodici» annuì energicamente. Axel fece un passo avanti e lo affiancò.
«Anche io ho dieci anni!» esclamò la bambina sorridendo contenta.
«Tu sei una femmina» disse invece Axel.
«È un problema?» gli chiese lei incrociando le braccia al petto e cambiando espressione.
«No» Axel scosse il capo imbarazzato. «Mi piacciono le femmine» accennò un sorriso.
«Sarà bello averti qui» aggiunse Gabriel.
La bambina sorrise di nuovo e lanciò un’occhiata sospetta ad Axel.
«Digli come ti chiami» il giovane uomo parlò con la bambina, che alzò la testa per guardarlo e annuì, come se si fosse appena ricordata di non aver ancora detto il suo nome.
«Mi chiamo Gwen, Gwen Lightshade.»
«Benvenuta Gwen.»
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merrowloghain · 4 years
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16.07.76
La nonna invece li invita tutti cordialmente ad accomodarsi in salotto dicendo loro qualcosa su Cadel, che sta bene, ma che impiegherà un po’ a scendere e che non dorme bene. Al nome di Merr si illumina stringendole la mano e ringraziandola più volte per quella penna miracolosa che le permette di leggere così facilmente le lettere del nipote. Le chiede infine se i guanti le siano piaciuti o se avrebbe preferito qualcos’altro prima di salutare anche tutti gli altri uno ad uno. Sorride al fatto che tutti salutino Poldo e rassicura Becks prima di lanciare un urlo dalle scale “CADEEEEEEEL” e come se niente fosse concludere in tono serafico che porterà loro una merenda.
_______________________________
C: Prima una botta, poi un’altra più trascinata; due per ogni gradino. E alla fine sulla soglia del salotto, con aria stupita e incredula vedrebbero Cadel. Le occhiaie sono ai tempi di gloria, i capelli arruffati, ha addosso una maglietta con le sagome di due cavalieri medievali che si stanno fronteggiando e un paio di pantaloncini. La parte più sconvolgente però è sicuramente che, accanto alla gamba sinistra, bianca e striminzita e senza scarpe, c’è la gamba destra stretta nel gesso babbano fin sopra il ginocchio. Le mani ovviamente stringono le stampelle, grigie, che lo aiutano ad avanzare verso il salotto con movimento ondulatorio «Che cosa… ci fate …» gli occhi nocciola finiscono la carrellata dei presenti su Merr «qui?» ciao vvb.
M: Prima di sentire dei tonfi minacciosissimi (?) provenire dalle scale. Resta a fissarle con aspettativa, e finalmente quando sulla soglia compare Wallace con l`aria di morte e quel gesso vistosissimo, la Loghain lancerebbe il regalo sul divano morbido per poi mezzo corricchiare incontro al Grifondoro, nel tentativo di abbrancarlo li dov`è, in un abbraccio fatto di slancio, pepe nero e cannella, ed un sorriso grosso come un Erumpent «Cadel!» esclama lei tutta felice «Siamo venuti a trovarti per il tuo compleanno! Tanti auguri, Wallace! Abbiamo portato degli Gnomi in gabbia da catturare, per l`occasione!» ciancia lei, nella speranza di stringerlo, impattando contro di lui ma sostenendolo se dovesse sbilanciarsi troppo a causa del gesso.
Lo vede bene solo ora con tutto quel trabiccolo tra aste a sostenerlo e quella gamba mummificata dentro un carapace duro «Ma che...schiopodo...» mormora piano, mentre Wallace si muove nel salotto, parlando in maniera così pacata e sicura, tant`è che lei resterebbe perplessa in centro stanza con le braccia lungo i fianchi, la testa inclinata verso sinistra, lo sguardo dubbioso e le labbra increspate in una sorta di smorfietta confusa. Continua a rimirare il Grifondoro, con le sopracciglia che si crucciano «Ma perchè non ti sei fatto aiutare dalla magia?» lei proprio non capisce quella scelta «E si può disegnare su questo "cesso"?» forse voleva dire gesso, ma lei pare avere le stesse difficoltà di Wallace a capire i nomi di cose che non conosce. Uno sguardo dal basso verso l`alto e poi un nocchino su quel bianco candido, in un unico bussare «Ti fa male?» lei e la delicatezza: due rette parallele.
R: «Nessun disturbo, davvero!» rassicura Wallace, prima di concentrarsi su Miss delicatezza 2076. «Merrow, fai piano, potresti fargli male!» dice allarmata all`amica, prima di scuotere la testa sconsolata nel vederla battere sul gesso. Si alza nuovamente dalla sedia, per avvicinarsi a Cadel e porgergli il sacchetto contenente un pacchetto rosso rettangolare, con una grande coccarda dorata. Un biglietto vergato nella grafia elegante e piccola della Corvonero accompagna il regalo. Su di esso c`è scritto: "Merrow mi ha detto che le racconti spesso delle storie. Questo potrà farlo al posto tuo quando non ne avrai voglia. Buon compleanno! Rebecca" «Ti ho portato un pensierino. Spero sia di tuo gusto!» Se il ragazzo prendesse il sacchetto, si fermerebbe lì davanti solo per il tempo di vedere la sua reazione e tornerebbe poi a sedere composta.
L: Porge quindi anche lui il suo regalo con un energico «tanti auguri!». Aprendo il pacchetto potra’ trovare al suo interno una maglietta con dei piccoli gnomi animati che cercando di nascondersi dallo sguardo dei presenti. Qualora non dovessero riuscirvi uno di loro si finge panchina con altri due gnomi seduti sopra, mentre un altro si finge un cartello con mappa con altri due gnomi che puntano il dito sopra come ad indicare un percorso. In tutto questo lancerebbero occhiate nervose verso l’esterno come a voler verificare se il loro travestimento stia reggendo. Se Cadel fosse troppo spaventato/infastidito dagli gnomi tossicchierebbe prendendo la maglietta «ehm l’idea è che cosi’ potresti iniziare a prendere confidenza con loro. Normalmente…» ed eccolo srotolare la maglia verso di lui scatenando il panico tra gli gnomi che corrono nel di dietro, incontrando pero’ Lance che li costringe a fermarsi nella loro posa mimetica «… sono nascosti ma puoi andarli a cercare se ti senti in vena» ed eccolo rigirare la maglia causando nuovo scompiglio con gli gnomi che corrono ora da tutti le parti strattonandosi tra loro nel panico più totale.
C: «Grazie davvero, siete stati troppo gentili» e la felicità si mescola ancora a una sorta di incredulità «Non serviva che veniste fino a qui…» anche se non sa bene di dove siano…. Will di Londra, Merr Irlanda e Rebecca e Lance? In realtà non ricorda nemmeno chiaramente il come di Lance, ma andiamo oltre. Legge il biglietto spostando gli occhi nocciola sulla Terzina, incuriosito, e poi spacchetta anche quella coccarda dorata. Apre per ultimo il regalo di Lance e quando vede la maglietta scoppia a ridere «Ma è bellissima!» e comincerebbe a scuoterla cercando di far scappare gli gnomi o fissandoli all’improvviso per farli fermare in posizione panchina. «Grazie!» e dato che non si può alzare gli porge la mano. Gli gnomi vanno bene solo in rappresentazione grafica animata.
W: Comunque, a proposito di regali di compleanno, dalla busta terribilmente larga emergono quattro pacchetti, ciascuno accuratamente incartato in una carta da regalo rossa con dei piccoli leoni dorati a decorarla. Ed una busta. Il biglietto in essa contenuto recita, nella grafia stretta e maniacalmente ordinata di William "Nella speranza che tu possa passare un bellissimo compleanno, i miei migliori auguri. William" Il contenuto dei quattro pacchi è presto detto: il più largo e sottile è un album da disegno di formato molto grande, dalla carta spessa e pregiata, ideale per i disegni in grande stile, ed in grado di tollerare anche pittura ad olio ed acquerelli. Il secondo, un blocco da disegno più spesso in un più semplice formato A4. Il terzo, è un set da disegno: ci sono due matite da disegno di cinque tipi diversi, dalla B2 alla H2, e quattro sottili pastelli di carboncino. Completa il set una gomma pane. «Merrow mi ha accennato che sei piuttosto bravo nel disegno» la pacata quanto timida spiegazione di William. Quanto all`ultimo pacco, di dimensioni più standard, si tratta di una selezione Deluxe di fuochi forsennati Weasley. «Quelli dovrai aspettare di essere a scuola o in un centro magico per accenderli, ma spero ti piaceranno lo stesso» altra spiegazione disagiata.
M:In realtà gli occhi sono tutti per Cadel, che continua a scrutare dal basso verso l`alto con un crescente sospetto. Non ci pensa nemmeno ad alzarsi quando Cadel le indica il divano, concentrandosi piuttosto a muovere la sinistra in aria come se scacciasse una mosca «Andrà bene per forza, o ti rompo l`altra gamba e così ti portano al San Mungo per forza.» la logica Loghain colpisce ancora. Sta li, accoccolata ai piedi di Wallace con Lance che ispeziona il "cesso", ahem, "gesso" tanto quanto ha fatto lei, che viene distratta dal dire sui pennarelli di Cadel «Uh!» e scappa in uno scatto verso la madia, acchiappando tutta la tazza e riportandola in direzione di Cadel, tornando ad inginocchiarsi li «Fammi spazio» gli intima senza troppa grazia, praticamente infilandosi tra le sue gambe con la schiena che cerca di mettersi a spingere via il polpaccio sinistro, mentre si posiziona a fronteggiare il gesso lateralmente. Acchiappa un pennarello arancione e gli leva il tappo con un piccolo *pop* accompagnato da un mordere di labbro inferiore «Bene.» eppure il tono non lascia presagire niente di buono : "Tanto tempo fa, nella contea di Wallace, viveva un giovane, sempre triste perchè non riusciva a vivere la vita tranquilla che facevano i ragazzi come lui nel villaggio. Gli amici parlavano di grano che matura, del raccolto di mele e della pesca più o meno abbondante, mentre lui sognava solo di poter affrontare anche solo un nemico, per poter dimostrare a loro, ma soprattutto a se stesso, di non esser nato per fare il contadino". Wallace scarta il proprio regalo, con quei boccini che schizzano qui e lì con velocità, fuggendo ai suoi gesti, per rivelare quello che è un grosso libro rilegato a mano in pelle di Drago, marrone, dagli angoli rinforzati da lamelle in ottone, e chiuso con un gancetto in ottone a sua volta. Pergamena con fili dorati, è ciò che compone le pagine, simile alla carta da lettere che solitamene invia lei stessa «Spero ti piaccia...» si ferma a mezz`aria con il pennarello, guardandolo da sotto in su leggermente imbarazzata «E` per scriverci le tue storie, così non le dimentichi e poi magari posso rileggerle anche io. Così non ti scordi del fratello della giornalista morta, quello che faceva il prete.» e se qualcuno, oltre a lei ed a Cadel, fosse riuscito a capirci qualcosa, sarebbe un dannatissimo genio. Chiude il pennarello arancione, afferrandone un blu ed aprendolo, pronta a continuare le sue scritte sul gesso, dopo aver guardato estasiata i regali altrui «Questa maglietta è un bombàrda, Lance!» esclamerebbe, sbirciando poi il regalo di Rebecca e quello di William. Il fatto che siano tutti così azzeccati, non hanno assolutamente niente a che vedere con lei. Nonnò.
C: Non si è accorto della Divina Commedia che sta prendendo forma sul suo gesso «Ehi ma…» si piega, ma vede solo lettere quindi si raddrizza sperando non siano oscenità. In ogni caso è troppo tardi. Scarta anche il regalo di Merrow e questa volta lo apre con ancora più attenzione sfogliando le pagine bianche prima di farsi sfuggire un «E’ troppo bello per le mie storie…» che lo fa tornare il ragazzino insicuro di sempre. Poi torna la nonna e offre la merenda a tutti e i ragazzi potranno rimanere a loro piacimento quanto desiderano prima che Cadel li saluti dalla porta su una zampa come le gru e Poldo si compiaccia di come finalmente non ci sia più odore di gatto in giro.
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megan03197 · 4 years
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Mi sono rotta i coglioni di essere classificata per quella che, in realtà, so di non essere. Sono uscita con te esattamente due volte. DUE VOLTE, OKKEI? la prima, che neanche prendo in considerazione, dopo la lezione di inglese (quindi dopo la fine della lezione universitaria) dove siamo andati a bere qualcosa. tempo un'ora ed ero già a casa: nessun approccio malintenzionato, ma una semplice chiacchierata tra due compagni di classe.  Durante le vacanze, che sono state tra la fine degli esami e l'inizio del secondo semestre, ho accettato il tuo invito ad uscire una sera per berne una. RIPETO: ACCETTARE UN INVITO AD USCIRE NON SIGNIFICA CHE C'È QUALCOSA DIETRO, OKKEI? ora nessuno può uscire con qualcuno solo per fini di amicizia, bah.  Quella sera, che è stata la prima e l'ultima, sono stata fredda e mi scansavo ogni qual volta tu tentavi un approccio "fisico". Esempio: prima di prendere il bus per andarmene a casa, ti sei seduto su una panchina ed hai cercato di tirami verso di te. IO MI SONO SCANSATA DELLA SERIE "TOGLITI DALLE PALLE, CHE CAZZO FAI". È stata una delle scene dove si è palesemente vista la mia freddezza (in primis) e la mia NON voglia di avere qualcosa che aveva a che fare con te.  Il mio intento, E LO RIPETERÒ ALL'INFINITO, era quello di creare un rapporto di amicizia grazie al fatto che mi sei sempre stato simpatico. PUNTO, FINE.  Inutile dire che, dopo aver visto il tuo atteggiamento (e tu il mio vista la situazione), ho ritenuto necessario prendere le distanze e non uscire più con te. Il mio unico sbaglio è quindi stato quello di non dirtelo (per non sembrare altamente stronza) ma fartelo capire. Ti avrò paccato non so quante volte per poter farti recepire tale messaggio. Okkei, potevo sempre dirti sempre di no… ma se una ti pacca sempre all'ultimo un motivo ci sarà. E credo che, se vieni paccato per più volte, una domanda te la devi sicuramente fare.  Quindi, in sé, io ho solo sbagliato ad accettare quella unica uscita alla sera e non averti esplicitamente detto "TOGLITI DALLE PALLE".  Ho reagito così perché: 1) pensavo che nel 2020 un uscita per conoscere qualcuno senza nessun fine non mi sembrava drammatica o che uno potesse pensare male. 2) il "Paccare", ovvero dirti che c'ero e poi alla fine dirti "ops, ho qualcosa d'altro da fare" fosse un chiaro segnale per farti capire quanto me ne importasse di te. 3) Mi sei simpatico, ma non pensavo fossi così disperato da comportarti in questo modo. 4) uscire una volta con te non vuol dire illudere una persona poiché, si, ti ho conosciuto (quel poco che basti) ed ho capito che era meglio allontanarsi. 5) non ho voluto essere cosi diretta per non offenderti e passare per stronza, e quindi ho optato più per un segnale indiretto. Inutile dire che la colpa è in fin dei conti ricaduta su di me e, per di più, sono passata per quella che "fa star male una persona". MA CHE PROBLEMI HAI? SONO USCITA CON TE UNA SOLA VOLTA, E TI HO INVIATO NON SO QUANTI SEGNALI PER FARTI CAPIRE "NO, NON CI STO" (PACCARE ED ESSERE FREDDA)! OLTRETTUTTO NON TI HO MAI CERCATO, NON TI HO MAI FATTO CAPIRE QUALCOSA CHE NON C'ERA!! TE LO SEI INVENTATO DI SANA PIANTA CAZZO, E NON È COLPA MIA SE UNO SI ILLUDE SOLTANTO PERCHÈ HO ACCETTATO UNA VOLTA DI USCIRE… IDIOTA. Ma poi uno deve essere veramente disperato nel dirmi "Mi hai urtato la gamba, mentre stavi andando a prendere il bus, in maniera ambigua", cioè, io scioccata da quanto ho ascoltato. MA VERAMENTE? ORA NON POSSO URTARE PER SBAGLIO LE PERSONE… MA POI, IN MANIERA AMBIGUA? AHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHA altro caso umano, così disperato, non ho mai incontrato. Ricordo inoltre che io sono una persona aperta: mi piace parlare con tutti, e sono una a cui piace chiacchierare del più e del meno. Mi piace essere espansiva con tutti, indipendentemente se si tratta di una mia amica, o di un mio amico. QUINDI SE TI RIVOLGO LA PAROLA NON VUOL DIRE UN CAZZO. SE TI PARLO DI UN ARGOMENTO NON VUOL DIRE NIENTE. e che cazzo, ora non si può neanche respirare che già certa gente si illude che stai respirando per loro.  Stai tranquillo che i ragazzi a cui sono interessata glielo faccio capire dando sempre attenzioni, scrivendo sempre a loro E NON PACCO MAI AD OGNI APPUNTAMENTO. Anzi, sono io che addirittura propongo di uscire. Poi quando mi piace qualcuno lo si nota poiché sono una a cui piace molto il contatto fisico (magari quando ci esco la prima volta no, ma dalla seconda inizio un po' a essere meno chiusa), e quindi non svio mai un possibile abbraccio ecc. MAI, quindi, se con te sono stata freddissima, c'è un cazzo di motivo. Con te tutto ciò è successo? NOOOO!!! FICCATELO IN QUEL CERVELLO CHE NON VUOL DIRE UN CAZZO USCIRE E PARLARE DEL PIÙ E DEL MENO. MA POI MI SEMBRA OVVIO, NORMALE… LO CAPISCI SUBITO SE C'È INTERESSE O NO! se una persona ti pacca sempre, vuol dire evidentemente che non è interessata a conoscerti e non gliene frega più di quel tanto di te.  Se una persona svia ogni tuo intento di contatto fisico, allora un motivo c'è: e non è certo quello di "sono timida". Credimi, io sono tutto tranne che timida… e chi mi conosce lo sa benissimo!!! QUINDI IL CASO UMANO CHE DEVE FARSI RICOVERARE SEI TU! Sarò anche stronza, ma sono una che ti fa capire cosa vuole e cosa no… spesso senza neanche il bisogno di scrivertelo e lettere cubitali. Con te, caso umano estremamente raro, ho dovuto arrivare a questi livelli. Le persone intelligenti l'avrebbero capito subito, e avrebbero tolto il disturbo senza neanche il bisogno di tirare fuori stronzate e dare colpa che non ho.  Ricordati bene che la sofferenza non c'entra un cazzo con questo: io mi sono comportata bene, sei tu che ti sei fatto film mentali di non so che genere. Stare male lo si collega quando effettivamente c'è una frequentazione e si mette in pratica qualcosa, NON SOLO PARLANDO. SE NON C'È STATO NESSUN APPROCCIO FISICO E, PER DI PIÙ, SVIAVO OGNI POSSIBILE SITUAZIONE LEGATA A CIÒ… VUOL DIRE MOLTO PORCO IDDIO. TI AUGURO DI TROVARE UN CASO UMANO ALTRETTANTO UGUALE A TE. DISTINTI SALUTI (se dicessi baci, chissà cosa penseresti AHAHAHHAHAHAHA)
Miai
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veronica-nardi · 4 years
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The Untamed, Coraggio giovanile (episodi 44, 45, 46)
I nostri eroi si sono dunque messi in viaggio per raggiungere i Monti della Sepoltura, dove i burattini d'ombra hanno fatto la loro ricomparsa.
Lungo la strada si fermano presso una casa alla ricerca di cibo, e qui si imbattono in una vecchia conoscenza: Mian Mian, ora donna sposata con una bambina.
Ricordo che ai tempi Mian Mian ebbe il coraggio di difendere Wuxian davanti ai Capi Clan, arrivando addirittura ad abbandonare il Clan Jin, non potendo più accettare la loro ipocrisia (pride).
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Dopo sedici anni, continua a difendere la memoria del Patriarca di Yiling insegnando alla figlia che non deve avere paura di lui perché era una brava persona.
Wuxian e Mian Mian sono felici di ritrovarsi, e anche a me fa super piacere rivederla, non solo perché è praticamente l'unico personaggio femminile ancora in piedi, ma anche perché è un personaggio che ho sempre apprezzato molto, nonostante sia marginale.
È una ragazza simpatica, assennata e gentile, capace di mostrare coraggio e lealtà a chi se lo merita. È diventata una donna in gamba, in grado di cavarsela nelle caccie notturne e di prendersi cura della sua famiglia, senza perdere quella freschezza che aveva in giovane età.
Carino il momento in cui Wuxian regala alcune monete alla bambina attingendo dalla borsa di Lan Zhan, che ormai usa come conto corrente da cui prelevare tutte le volte che vuole perché "tanto non sono soldi miei." XD.
Dopo aver salutato la famiglia, Wuxian e Lan Zhan incontrano anche Wen Ning, che li sta seguendo di nascosto dalla Torre della Carpa Dorata per essere la loro guardia del corpo, cosa che fa di lui un altro shipper della coppia.
È tutta la vita che Wen Ning è abituato a dipendere da qualcun altro, prima da sua sorella, e poi da Wuxian. Non è mai riuscito a costruirsi una vita indipendente, anche ora non riesce a staccarsi da Wuxian e a vivere una vita sua, cosa che capisco, e lo trovo adorabile nella sua lealtà, ma allo stesso tempo mi dispiace per lui e spero che possa percorrere la sua strada un giorno.
Wen Ning ha eliminato tutti i burattini d'ombra lungo la strada in modo da rendere sicuro il cammino per Lan Zhan e Wuxian. Riprendendo il cammino, i tre passano per la stessa città in cui Wuxian e Lan Zhan si erano incontrati tanto tempo prima, quando erano andati al ristorante con A-Yuan.
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Sono ricordi che fanno sorridere Wuxian, e che allo stesso tempo gli lasciano dentro una profonda tristezza, E IO NON VEDO L'ORA CHE LAN ZHAN GLI DICA DI AVER SALVATO QUEL BAMBINO.
Dopo aver abbattuto altri burattini d'ombra lungo il sentiero, i tre arrivano finalmente ai Monti della Sepoltura, e qui non può che venire fuori la parte emotiva, sia per i personaggi che per noi spettatori.
Quello è il posto in cui Wuxian e Wen Ning hanno vissuto gli anni più difficili delle loro vite, nascosti come ratti in quel buco, esiliati e additati dal resto del mondo. È triste vedere come quel posto è stato ridotto e abbandonato, un posto che Wuxian e i Wen hanno comunque cercato di rendere abitabile e di cui si sono presi cura.
Le voci di quelli che sono stati la sua famiglia risuonano nelle orecchie di Wuxian, Wen Ning cerca di confortarlo con un piccolo sorriso, ma entrambi non possono fare a meno di essere assaliti da una certa rabbia intrisa di dolore. Wuxian aveva cercato di rendere quel posto un piccolo paradiso per i Wen, e ora tutto è perduto. Non volendo fermarsi a ricordare quel passato così doloroso, proseguono dentro la grotta, dove trovano niente poco di meno che i giovani discepoli.
Lan Sizhui, Lan Jingyi, Jin Ling, Ouyang Zizhen, ci sono tutti, tutti legati come salami.
Intrappolati in quella grotta da due giorni, ormai stressati, Jin Ling e un altro ragazzo si mettono a litigare, creando putiferio. Wuxian manda avanti Wen Ning con la spada, e tutti i ragazzi se la fanno sotto alla vista del Generale Fantasma, che però non fa loro alcun male e anzi gli taglia le corde liberandoli.
I ragazzi Lan sono felici di vederli, non importa se Lan Zhan si è schierato con il Patriarca di Yiling, sorridono quando lo vedono e lo salutano con rispetto. Sizhui saluta anche Wuxian usando il suo vero nome, dimostrando di non avere problemi con lui nonostante abbia scoperto chi è veramente. E non mette in dubbio nemmeno per un secondo che sia stato lui a rapirli e a portarli lassù, per lui è chiaro che Wuxian è venuto per salvarli.
I ragazzi hanno avuto modo di conoscere Wuxian durante le avventure alla Città di Yi, e non gli importa cosa i loro genitori dicono di lui. Preferiscono fidarsi di quello che hanno visto, piuttosto che ascoltare le dicerie della gente, e ciò mi rende molto orgogliosa di loro.
Jin Ling è l'unico che non si mostra felice di vedere Wuxian (deve rispettare la sua natura di tsundere). Credo che stia ancora processando quello che è successo, e sembra che non sappia bene come comportarsi. Credo che una parte di lui sia ancora arrabbiata, ma sono anche sicura che non odia Wuxian, ma non va di certo a chiedergli scusa.
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Quando si avvicina a lui con aria seria, non solo Lan Zhan, ma anche Sizhui e Jingyi coprono Wuxian mettendosi davanti a lui, per impedire a Jin Ling di fare qualsiasi cosa possa avere in mente. Jingyi non va molto per il sottile:
"Stai cercando di ferirlo un'altra volta??"
ADORO come Jingyi non può fare a meno di stare zitto e sputa sempre fuori quello che ha da dire, dimostrando di essere un Lan un po' particolare. È gentile e caritatevole, ma rispetto alla seria rigidità del Clan Lan, lo vedo più sciolto, sorridente e peperino.
Potrei davvero stare assieme a questi ragazzi per ore e ore senza stancarmi mai.
Mentre si stanno preparando per andarsene, sulla montagna giungono i vari Capi Clan e i genitori dei ragazzi, che corrono subito ad abbracciare i parenti. C'è anche Jiang Cheng, che mi fa subito morire quando sbotta verso Jin Ling:
"Perché sei ancora lì? Aspetti la morte??"
Affettuosissimo.
La cosa bella di questa serie è che qualunque relazione prendi in considerazione, che sia amore, amicizia, famiglia, hanno tutte qualcosa di speciale e di interessante. Jiang Cheng e Jin Ling, sono una bellissima accoppiata di zio e nipote che non sanno esprimere il loro affetto se non in modo totalmente tsundere.
A rappresentare il Clan Lan c'è lo Zio di Lan Zhan, che chiama il nipote come se fosse un bambino di cinque anni, invitandolo a raggiungere il suo fianco, al che non posso fare a meno di pensare: "Col cavolo!!!"
Lan Zhan rivolge un saluto rispettoso allo zio, ma non abbandona Wuxian, rimanendo fermamente accanto a lui, di nuovo, davanti a tutti.
A questo punto partono le accuse verso i due. Lan Zhan comincia a essere malvisto perché ha scelto di stare dalla parte di quello che agli occhi di tutti sembra essere il diavolo, mentre Wuxian viene accusato di aver rapito i ragazzi e di averli portati su quella montagna.
Wuxian nega l'accusa e fa notare che guarda caso sono tutti presenti tranne Jin Guangyao e il suo amichetto Lan Xichen. Coincidenza?
Ma a quanto pare questi cultori vogliono essere scemi fino in fondo, e continuano a rincarare la dose, accusando Wuxian delle perdite che hanno subito durante la battaglia alla Città Senza Notte sedici anni fa. Perché quando c'è un confronto tra le due parti Wuxian sembra sempre il mostro della situazione e gli altri cultori dei poveri agnellini senza peccato?
Forse vi siete dimenticati che vi eravate tutti riuniti per ucciderlo. Come sedici anni fa, questi cultori ragionano con due pesi e due misure: quello che vale per loro, non vale per Wuxian. Loro erano liberissimi di ucciderlo, ma quando lui ha voluto uccidere loro, eh no, non va bene.
Un cultore comincia a sbraitare contro Wuxian, incitando la folla alla giustizia, e tutti che gridano alla sua morte.
BRANCO DI PECORE ERANO, BRANCO DI PECORE SONO RIMASTI.
Ammetto che posso capire la rabbia per quelli che hanno perso parenti durante quella battaglia, ma questi cultori sono totalmente accecati dal pregiudizio, dall'ipocrisia e dall'ottusità. Se uno dice una cosa, gli vanno tutti dietro, forti del fatto di essere in gruppo e quindi hanno la faccia tosta di fare gli spavaldi con Wuxian.
E Wuxian è davvero il bersaglio della folla, che lo accusa di tutto e di più, ma Wuxian, giustamente, non vuole assumersi la responsabilità anche di crimini che non ha commesso. Per esempio non è lui a controllare i burattini d'ombra che si sono risvegliati, è colui in possesso del Sigillo della Tigre ad avere questo potere. È curioso, fa poi notare, come Wen Ning sia ancora tutto intero dopo che un certo Clan aveva assicurato di averlo ridotto in cenere.
La folla sussurra pensierosa, ma prima che si possa continuare la discussione vengono attaccati da un'ondata di burattini d'ombra. Quando i cultori usano i loro poteri per difendersi, qualcosa non va, sputano sangue e rimangono feriti. A quel punto spetta a Wuxian, Lan Zhan e Wen Ning difendere il gruppo.
Lan Zhan difende lo zio. Wuxian difende Jiang Cheng, rimanendo preoccupato nel vederlo perdere l'energia spirituale.
E DITELO CHE VI VOLETE BENE!
È chiaro che Wuxian e Jiang Cheng tengono l'uno all'altro, ma c'è anche molta tensione tra di loro, cose non dette. Questi fratelli mi fanno esasperare, ma li adoro.
Quando Sizhui incita tutti a rientrare nella caverna per ripararsi all'interno, quel simpaticissimo personaggio che è Su She (ebbene sì, c'è anche lui) ha il coraggio di dire di non entrare, che è sicuramente una trappola.
Guarda, per me puoi anche restare qui fuori a morire.
Ouyang Zizhen concorda con Sizhui e fa notare al padre che se Wuxian avesse voluto far loro del male lo avrebbe già fatto. Questi ragazzi mi rendono sempre più orgogliosa ogni scena che passa. Sono il futuro del mondo della coltivazione, ed è già chiaro ai miei occhi che stanno diventando degli adulti migliori dei loro genitori.
Sono giovani, avventati e un po' inesperti, ma sono genuini, in gamba, coraggiosi, intelligenti. Loro non si basano sulle dicerie, ma su quello che vedono. Non sono delle pecore, ma ognuno ha il suo pensiero (vedi il bisticcio tra Jin Ling e Sizhui). Sono leali, onesti, possiedono quell'innocenza spensierata della loro età.
Mi piace come ognuno di loro ha il fegato di dire ciò che pensa, dallo scontroso Jin Ling, al pacato Sizhui, all'onesto Jingyi, e riuscire 1) a essere amici nonostante le divergenze, 2) a non mancare comunque di rispetto agli adulti.
Rientrano quindi tutti quanti all'interno della caverna, primo su tutti Nie Huaisang, che a detta sua è lì "solo per far numero" (top). Alla fine anche Su She si decide ad entrare. Una volta all'interno, parte una bella chiacchierata su come è possibile che tutti i cultori presenti abbiano perso i loro poteri nel momento in cui sono stati attaccati dai burattini d'ombra.
Innanzitutto, Wuxian fa notare che ora per lui sarebbe il momento perfetto se volesse ucciderli tutti, visto che sono rimasti senza energia, e di certo i giovani discepoli non sarebbero in grado di fermarlo. È un po' come se stesse dicendo: "Siete tutti alla mia mercé, ma guardate, non vi sto facendo nulla, non sono io il vostro nemico."
Fa poi sfoggio della sua astuzia cominciando a ragionare su tutte le possibilità per capire la perdita dei poteri, con i discepoli che subito lo seguono e si mettono pure loro a ipotizzare, dimostrando di saper usare il cervello al contrario dei genitori.
Quando Su She letteralmente scassa i maroni a Wuxian (per l'ennesima volta), invitando gli altri a non parlare con il nemico, Lan Zhan lo mette al posto suo e lo zittisce con l'incantesimo del silenzio. Della serie: nessuno deve osare parlare male di mio marito.
Ora che non può più infastidirlo, Wuxian continua col suo ragionamento, e capisce che Su She si sta comportando in modo strano dall'inizio, quando non voleva che entrassero nella caverna, come se avesse voluto che morissero tutti.
In questa scena ho particolarmente amato Jingyi, totalmente dalla parte di Wuxian e Lan Zhan, che si lancia in un'offensiva verso Su She, criticandolo per aver tradito il Clan Lan ma comunque copiando i loro metodi di coltivazione. Jingyi dimostra non solo di avere il coraggio di affrontare gli adulti e criticare con molto giudizio le loro scelte, ma di essere anche orgoglioso e fiero del suo Clan, senza però sfociare dell'arroganza. La cosa bella è che il maestro Lan è proprio accanto a lui, eppure non rimprovera nemmeno per un istante la schiettezza del ragazzo. Non può parlare come Jingyi, ma non può nemmeno dargli torto, perché quello che dice è molto sensato.
È proprio grazie a Jingyi, che critica le scarse capacità nella musica del Clan Su, che Wuxian riesce a spiegarsi la perdita dei poteri dei cultori: mentre stavano tutti risalendo il sentiero della montagna, i Lan e i Su hanno suonato i loro guqin per combattere i cadaveri e, di nascosto da tutti, Su She ha suonato una melodia della Raccolta del Caos, dettaglio che gli altri hanno scambiato come i soliti errori commessi dal Clan Su. I cultori, avvelenati da quella melodia maligna, hanno perso temporaneamente la loro energia spirituale, in modo che i burattini potessero ucciderli tutti più facilmente. Wuxian non si limita ad accusare Su She, ma si spinge oltre, chiedendosi chi può aver rubato la Raccolta del Caos dai Meandri delle Nuvole:
"Una persona di alta carica che è in grado di uscire liberamente dai Meandri delle Nuvole..."
Chissà chi è!
Wuxian continua, svelando tutto il piano di Jin Guangyao e Su She: hanno catturato i discepoli portandoli ai Tumuli e attirando così i cultori adulti che si sono subito precipitati, li hanno avvelenati facendogli perdere i poteri spingendoli quindi a morte certa. In questo modo Jin Guangyao si sarebbe sbarazzato di tutte le famiglie, e la colpa sarebbe ricaduta sul Patriarca di Yiling, visto che il tutto è successo nel suo territorio e nessuno avrebbe creduto alla sua innocenza.
Wuxian finge di avere le pagine segrete della Raccolta del Caos, fa per consegnarle al maestro Lan così che possa controllarle, portando Su She a smascherarsi perché cercando di attaccarlo rivela di essere ancora in pieno possesso della sua energia spirituale. Completamente smascherato, Su She se la svigna con il talismano da teletrasporto, rivelando di essere l'uomo mascherato che seguiva Wuxian e Lan Zhan.
La situazione precipita in pochi istanti, i burattini d'ombra si riversano a decine verso le porte della grotta, e Wen Ning non riesce più a trattenerli. Sizhui non ci pensa due volte e corre ad aiutarlo, seguito da Jin Ling.
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MA QUANTO MI RENDONO ORGOGLIOSA QUESTI DUE RAGAZZI.
Pochi giorni fa stavano a litigare, e ora li vedo combattere fianco a fianco, dimostrando di avere un coraggio da leoni.
A questo punto Wuxian si spoglia (la faccia del maestro Lan è impagabile) e disegna sulla sua veste delle tracce di sangue, facendo di se stesso una bandiera attira spiriti. In questo modo attirerà i cadaveri verso di sé, Lan Zhan lo aiuterà a ucciderli e gli altri potranno scappare.
Jingyi rimane colpito da questo gesto, talmente colpito che si offre volontario per fare anche lui da esca (amoreee), ma Lan Zhan gli dice di ascoltare Wuxian.
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I due saltano fuori e si mettono all'opera, Wuxian con il flauto e Lan Zhan con la spada, i burattini sono attirati verso di loro e i cultori possono quindi fuggire. Una volta al sicuro lungo il sentiero, propongono di andare a riposarsi al Pontile del Loto. Sì ok, ma Lan Zhan e Wuxian? Li lasciate indietro? Jiang Cheng non vuole andarsene in quel modo, ma gli altri sono sicuri che i due non hanno possibilità di salvarsi.
Che merde umane.
Sedici anni fa vi siete schierati tutti insieme contro Wuxian, gli avete dichiarato guerra e lo avete portato alla morte, ora lui vi ha chiaramente fatto capire di non essere vostro nemico, ha smascherato tutti i piani di Jin Guangyao, ha fornito spiegazioni a tutti, vi ha aiutati, vi ha salvati, ha salvato i vostri figli, e questo nonostante tutta la merda che gli avete sempre buttato addosso. E adesso ve ne volete andare lasciandolo indietro come un povero cretino?
Non meritavate di essere salvati.
Ok che non hanno energia spirituale e quindi non possono combattere contro i burattini d'ombra, ma potrebbero almeno aspettarli e vedere se sono feriti e se hanno bisogno di soccorso. E invece se ne vogliono andare e tanti saluti, ste pecore. Non ho visto uscire dalla bocca di nessuno di loro neanche un misero "grazie".
I ragazzi, Dio li benedica, protestano all'idea di andarsene, Sizhui è ansioso e preoccupato, e appena vede Lan Zhan e Wuxian comparire lungo il sentiero corre loro incontro, preoccupatissimo nel vedere Wuxian fisicamente spossato, e colpito, quasi con le lacrime agli occhi, vedendo che genere di sforzo abbia compiuto per salvarli tutti.
Wuxian crolla per lo sforzo e sviene addosso a Sizhui mormorando il nome di A-Yuan, cosa che porta Wen Ning a cominciare a fare qualche collegamento.
Sul molo, in attesa di preparare le barche, mentre i cultori stanno a spettegolare tra di loro, Wen Ning si avvicina ai ragazzi con l'intenzione di parlare con Sizhui. Mentre gli altri ragazzi si mostrano spaventati davanti al Generale Fantasma e non osano avvicinarsi, Sizhui prende coraggio e fa un passo avanti, rassicurato dall'atteggiamento tranquillo e rispettoso di Wen Ning.
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Questa è una scena molto potente e importante per i due personaggi. Wen Ning domanda a Sizhui quale sia il suo nome, dove sono i suoi genitori, se è stato bene in tutti quegli anni. Sizhui, che non capisce bene la natura di quella curiosità, si mostra però molto gentile, si rivolge all'altro chiamandolo Signor Wen e non più Generale Fantasma, e risponde a tutte le sue domande, raccontandogli di essere stato cresciuto da HangWang Jun, che lo ha sempre trattato bene e che per lui è come un padre.
Wen Ning gli regala una farfalla di legno che ha comprato poco prima, cosa che stupisce e sconvolge Sizhui, perché è lo stesso giocattolo che ha preso lui stesso al mercato pochi giorni fa, un giocattolo a quanto pare molto importante per lui, anche se ancora non riesce a capire il perché. Quando Wen Ning vede che Sizhui possiede la stessa farfalla che gli ha appena regalato, non può fare a meno di guardarlo con occhi sconvolti e pieni di lacrime, preda di una grande emozione.
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Ammetto che rivedendo la scena mi sono commossa. Wen Ning pensava di aver ormai perso tutta la sua famiglia, sua sorella, lo zio, la nonna e tutti gli altri. Pensava di essere l'unico Wen rimasto al mondo. Pensava di essere solo. E ora scopre che una parte della sua famiglia è ancora viva. Una piccola parte, ma è qualcosa di preziosissimo per lui. È una grande emozione. Wen Ning non glielo dice, ma capisce che Sizhui è A-Yuan, e scoprire che quel bambino che credeva morto in realtà è ancora vivo, sta bene ed è un così bravo ragazzo, deve essere qualcosa di inestimabile per Wen Ning. Io stessa faccio fatica a esprimere a parole quello che provo nel vedere questa scena. So solo che è molto potente, e non solo per Wen Ning, ma anche per Sizhui, che vede questa nuova versione del Generale Fantasma, una versione nuova e diversa da quella descritta dalle dicerie: quello che ha davanti agli occhi è solo un giovane uomo gentile, tranquillo, un po' impacciato e rispettoso. Ben diverso dal mostro di cui tutti hanno sempre parlato. Sizhui è estremamente aperto di mente, poco incline ai pregiudizi, disposto ad ascoltare e pronto a provare compassione, e impiega pochi istanti per entrare in contatto con Wen Ning e cominciare a simpatizzare con lui.
E siccome a questa serie piace insistere molto sull'emotività, ecco che entra in gioco Jin Ling, che guarda torvo Wen Ning da tutta la scena, e lo capisco: in fondo ha davanti l'uomo che ha ucciso suo padre.
Qui Jin Ling ha un crollo, e la cosa mi spezza il cuore. Comincia ad arrabbiarsi, sguaina la spada puntandola addosso a Wen Ning, è agitato e trema tutto, e si vede bene che ha il magone. Quando spinge via Sizhui perché tenta di fermarlo, gli altri ragazzi lo rimproverano e come sempre criticano la sua mancanza di educazione. Non capiscono che Jin Ling non si comporta così perché è antipatico e basta, ma perché porta dentro un grande dolore: suo padre, sua madre, Wen Ning e Wuxian, sono tutte persone morte una volta, ma perché agli ultimi due è stata data una seconda possibilità mentre i suoi genitori devono rimanere morti? Perché lui deve crescere senza genitori e deve invece stare in contatto con le persone che i suoi genitori glieli hanno portati via?
Il dolore e la rabbia per l'ingiusta perdita gli hanno plasmato un carattere scontroso, reso ancora più accentuato dalle continue critiche che gli vengono sempre mosse. E più gli altri gli ricordano di non avere avuto un'educazione, più gli fanno del male e più lui si inasprisce.
Sentendo i rumori dei ragazzi, Wuxian esce dalla barca e si avvicina, chiedendo a Wen Ning cosa sia successo. Wen Ning abbassa la testa dispiaciuto e si prende subito la colpa, cosa che fa arrabbiare ancora di più Jin Ling, che continua a tenere la spada puntata verso di lui, ma tuttavia incapace di usarla. Wuxian lo invita ad abbassare l'arma, cosa che provoca nel ragazzo una reazione straziante: crolla in ginocchio e scoppia a piangere, stringendo al petto la spada di suo padre, rifiutandosi di lasciarla andare.
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Mentre Jin Ling dà sfogo al proprio dolore, anche Wuxian e Wen Ning devono fare i conti col proprio, e soprattutto con i sensi di colpa. Soprattutto Wen Ning, perché è stato lui stesso a uccidere Jin Zixuan. Non lo ha fatto apposta, ma questo non cambia che un bambino innocente è rimasto orfano in tenera età e che ora deve ritrovarsi di fronte l'assassino di suo padre, un uomo con cui il suo amico Sizhui sta addirittura simpatizzando.
Riguardo i personaggi di Wuxian, Sizhui e Jin Ling ho letto un commento molto carino e significativo: "L'orfano Jin Ling rappresenta il più grande errore/colpa di Wei Ying nel momento in cui butta fuori il suo dolore per aver perso i genitori. Sizhui, l'unico discendente dell'odiato Clan Wen, rappresenta l'immensa bontà di Wei Ying. Il combattimento interiore di Wei Ying si manifesta nella lotta tra questi due, e la loro riconciliazione in seguito è Wei Ying che arriva a patti con il suo errore e va avanti con la sua coscienza pulita."
Jiang Cheng vede Jin Ling piangere e lo chiama a sé chiedendogli cosa sia successo, ma il ragazzo non può far altro che continuare a singhiozzare in silenzio.
Non so bene per quale motivo, ma c'è chi ha ancora il coraggio di puntare il dito contro Wuxian chiedendogli che intenzioni ha a stare lì sul molo, al che Ouyang Zizhen interviene in sua difesa, arrivando ad affrontare addirittura il padre.
Quando le barche sono pronte a salpare, i due fratelli di Yunmeng si scambiano un lungo intenso sguardo, Jiang Cheng con l'espressione dura e Wuxian speranzoso che il fratello gli dia il permesso di venire, permesso che alla fine sembra arrivare:
"Hai ancora il coraggio di tornare al Pontile del Loto?"
JIANG CHENG, È INUTILE CHE TENTI DI NASCONDERLO, TANTO LO SAPPIAMO CHE GLI VUOI BENE.
Lo guarda duramente come se volesse ammazzarlo, ma in realtà si preoccupa per lui e gli permette di tornare in quella che è anche casa sua.
Quando arrivano al Pontile del Loto Wen Ning si fa parte e decide di non entrare, non essendo la sua presenza molto gradita. Sizhui gli corre vicino per tenergli compagnia, e i due si mettono a chiacchierare.
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Ammetto che il momento in cui Wuxian varca l'ingresso del molo mi fa sempre venire un nodo in gola. Mi sento sempre emotiva quando si tratta del Pontile del Loto, perché penso alla famiglia Jiang, ormai distrutta, penso a Shijie, ai due fratelli, a tutto quello che hanno passato e sopportato, a come erano una volta e a come sono adesso. La storyline di Yunmeng è per me estremamente dolceamara. Anche Wuxian è emozionato nel tornare a casa dopo tutto quel tempo, ma almeno non è da solo e ha Lan Zhan al suo fianco.
I vari cultori prendono posto nella sala principale per discutere di quello che è successo. Wuxian accenna anche lui a fare un passo all'interno per entrare, ma Jiang Cheng lo fulmina con lo sguardo lasciando lui e Lan Zhan sulla porta di casa stile barboni.
Ok, Jiang Cheng è un maledetto tsundere, ma possiamo parlare di come sia diventato un CAPO CLAN CON I CONTROCAZ**I?? Cioè:
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Non ho mai avuto una forte empatia per Jiang Cheng, ma ammetto di sentirmi orgogliosa per lui nel vederlo sedersi sul trono con tanta sicurezza ed ergersi davanti ai presenti a testa alta. Il Jiang Cheng delle prime puntate era un adolescente geloso ed insicuro, che combatteva con la sua poca autostima e che doveva fare i conti con il suo senso di inadeguatezza. Ha rischiato di veder spazzato via il suo Clan, ha perso i genitori, la sorella, il cognato, ha dovuto crescere il nipote orfano e occuparsi da solo del Clan. Ci credo che negli anni si è indurito. Ha dovuto rafforzarsi per sopravvivere e non essere schiacciato dagli altri.
Ora, seduto sul trono nella sala principale, ha il completo controllo della situazione, e ci viene mostrato come gli altri cultori gli portino gran rispetto. Sono sicura che sua madre sarebbe orgogliosa di lui se lo potesse vedere. E anche suo padre.
Due donne si presentano al Pontile del Loto e chiedono di parlare con lui di una questione assai urgente. Jiang Cheng va ad indagare, e quando ritorna con le due donne, permette a Wuxian e Lan Zhan di entrare anche loro nella sala.
E qui partono un paio di racconti MOLTO interessanti, che vanno a distruggere completamente la reputazione e la figura di Jin Guangyao.
La prima donna a parlare racconta di essere stata una prostituta, che lavorava con donne non più nel fiore degli anni perché le era stato sfregiato il volto. Una sera lei e le sue compagne vengono chiamate per un lavoro per il quale sono pagate profumatamente, vengono portate in una casa dove vediamo la ricomparsa di una nostra vecchia conoscenza: Xue Yang, che col suo solito sorrisetto stampato sulla faccia fa entrare le donne in una camera dove trovano un uomo legato al letto.
Quello è il cliente per cui sono state pagate, e altri non è che Jin Guangshan.
Le poverette, spaventate, sono costrette a portare a termine il lavoro, anche quando l'uomo finisce per collassare e morire nel letto. Jin Guangyao, da dietro una tenda, le costringe a finire. In seguito le donne sono tutte uccise, tranne quella che sta raccontando, che non si sa bene come è riuscita a salvarsi.
Inutile dire che lo shock è generale tra i vari cultori, e non è ancora tutto.
La seconda donna si presenta come la cameriera della Signora Qin, il cui marito era un sottoposto di Jin Guangshan. Racconta di come la sua signora sia stata abusata dal Capo Jin, di come fosse triste, stressata e disperata quando sono state combinate le nozze tra sua figlia e Jin Guangyao. Poco prima del matrimonio, la signora va a parlare con Jin Guangyao, implorandolo di annullare tutto raccontandogli la verità: lui e Qin Su sono... rullo di tamburi... fratello e sorella!
Ma Jin Guangyao sposa comunque la ragazza in completo Targaryen Style (o anche Lannister, se vogliamo).
Zan zan zaaaaaaaan.
E qui la reputazione che Jin Guangyao si è faticosamente costruito per anni e anni, crolla rovinosamente. Ma più che essere contenta perché è stato finalmente sgamato, mi sento più dispiaciuta per il povero Jin Ling. Parliamone. Jin Guangyao era letteralmente l'unica persona apparentemente decente della sua famiglia, uno zio gentile e accomodante dietro cui poteva nascondersi, un ragazzo che nonostante le sue umili origini è riuscito a conquistare una posizione rispettabile. E ora Jin Ling scopre che non c'è niente di virtuoso e di lodevole in tutto quello che suo zio ha fatto, era tutta una menzogna, tutta una farsa, ora non ci sarà più nulla di cui andare fieri o di cui potersi vantare.
Con la scoperta della sua depravazione, Jin Guangyao porta giù con sé l'intero Clan Jin, danneggiando irreparabilmente anche il povero nipote innocente.
Mentre i cultori sono colti dallo sgomento, dal ribrezzo e dallo sconvolgimento generali, Wuxian mantiene la presenza di spirito e pone alle due donne delle domande interessanti e legittime: come ha fatto la prostituta a salvarsi, chi l'ha salvata, perché raccontano adesso le loro storie. Insomma, sono rimaste in silenzio per tredici anni, di punto in bianco spuntano fuori raccontando questi segreti, di cui tra l'altro non portano nessuna prova. Effettivamente suona tutto molto misterioso.
Ma gli altri non si pongono domande, e nel giro di un minuto sputano su Jin Guangyao tutte le accuse di questo mondo: la morte del figlio, la morte di Nie Mingjue, i suoi complotti con Xue Yang per avere il Sigillo della Tigre, la morte degli altri figli illegittimi e anche quella di Jin Zixuan, tutto per ottenere il potere.
In pochi istanti l'atmosfera si surriscalda e tutti si infuriano con Jin Guangyao per il suo comportamento deplorevole e per aver cercato di ucciderli tutti, così gridano di assediare la Torre della Carpa Dorata e catturarlo.
Solo fino a ieri il bersaglio dell'odio di tutti era Wuxian, mentre Jin Guangyao era un perfetto esempio di virtù. Ironico che la situazione si sia completamente ribaltata in così poco tempo.
Vorrei ridere in faccia al cultore che ha il coraggio di fermare Wuxian prima che esca dalla sala, e invitarlo a unirsi a loro visto che è stato lui a creare il Sigillo della Tigre e di certo saprà padroneggiare la situazione. Un'ora fa eri pronto a lasciarlo morire ai Monti della Sepoltura dopo che lui ti aveva appena salvato il culo, e ora lo inviti alla guerra come se nulla fosse? Senza scusarti? Senza nemmeno dire "grazie"?
Che bassezza...
E Wuxian che giustamente se ne va perché non ha motivo di partecipare a quella presa in giro.
Considerazioni finali del commento:
Sono contenta e orgogliosa che Mian Mian sia diventata una donna indipendente, felice con la sua famiglia.
Wuxian è il più intelligente là dentro.
La vecchia generazione è un ammasso di pecore ingrate.
La nuova generazione rappresenta un futuro promettente (i discepoli sono letteralmente il mio orgoglio ❤).
Jin Ling ha una famiglia disastrata.
Sono felicissima, e allo stesso tempo molto triste, per Wen Ning e Sizhui.
Il governo cinese ha permesso di raccontare in scena la prostituzione, lo stupro, l'incesto, addirittura la necrofilia, ma in cinquanta episodi non abbiamo nemmeno un abbraccio tra i due protagonisti maschili. Ok......
Detto ciò, passo e chiudo. La prossima sarà una bomba.
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minebreakdown · 4 years
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MICHAEL CLIFFORD ITALIAN FANFICTION.
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-Coma; 0| prologue
A volte la vita è proprio ingiusta
Non pensavo che un mal di pancia mi avrebbe fatta finire in ospedale, eppure eccomi qua, seduta nella sala d'attesa dell'ospedale di Sidney aspettando un medico mentre mi contorco in una di queste stupide poltrone scomode.
Accanto a me c'è mia madre che legge una rivista come se nulla fosse. Solo ogni tanto si degna di guardarmi, e questo solo quando gemo dal dolore. Si gira e  «tra poco arriva, tranquilla».
Tranquilla un cazzo, c'è un demone nella mia pancia.
Siamo qui da circa un'ora e in tutto questo tempo ho osservato gli infermieri correre da una parte all'altra dell'edificio con una cartellina in mano, sono arrivata a tredici, anche se penso che uno l'abbia visto più di tre volte.
Ultimamente sono stata male di stomaco, in entrambi i sensi. Manca solo un mese all'inizio del college e se non fossi venuta il più presto possibile me lo sarei portata fino al matrimonio, anche se nessuno sposerebbe mai qualcuna che si lamenta per il mal di pancia ogni secondo.
Quando la porta si apre io sono la prima ad alzare lo sguardo. Ne esce una signora sulla cinquantina con i capelli legati con una molletta e si intravedono delle occhiaie anche sotto il trucco.
«numero 45» alza lo sguardo e in una frazione di secondo sono in piedi «accomodatevi» vedo con la coda dell'occhio lei che chiude la porta alle spalle di mia madre.
Sembra l'inizio di un film horror, uno di quelli in cui i dottori rinchiudono i pazienti nei contenitori con quel liquido verde e gli studiano per formare i loro cloni, che però si dimostrano pericolosi e uccidono la razza umana.
Mi definisco una persona sognatrice, e ultimamente lo sono il doppio, forse per colpa del mal di testa, o forse perché mi deve arrivare il ciclo. Santo cielo. Non quello.
Mentre cammino faccio qualche smorfia per il dolore, ho la nausea e tanta voglia di vomitare addosso all'infermiera.
Entriamo in una stanza e mentre mi stendo sul lettino guardo mia madre, che mi sorride per incoraggiarmi. Ho sempre avuto paura degli ospedali, dovrebbero trasmettere conforto, ma l'idea che danno è completamente diversa da quella di una casa.
Faccio due respiri profondi prima dell'arrivo del dottore. «Ciao!» per essere calvo sembra euforico «Ciao» lo saluto a mia volta. «Come ti chiami?» ti prego, non quella domanda
«Ivy»
«Evil?»
«No» lo sapevo «Ivy»
«Evil» stupido accento australiano
«No, I-V-Y» lui ridacchia, io rimango impassibile.
«Capito, scusami, dimmi cos'hai, Ivy» mi chiede gentilmente. Prima anche io ero molto gentile e disponibile, poi la gente ha iniziato ad usarmi, adesso cerco di essere più fredda possibile, almeno con quelli della mia età. Mi chiedo perché la gente debba essere così meschina, ho sempre dato il meglio di me e loro mi rispondono così. Sarà per questo che ho pochi amici.
Quando vede che esito ci pensa mia madre a spiegargli il mio malessere, non la ascolto neanche, mi gira la testa.
Potrò sembrare noiosa e apatica, ma tutto quello che in questo momento voglio fare è dormire.
È passato mezz'ora da quando ho fatto la pipì, e il medico sta osservando attentamente tutte le cellule che la compongono. Ecco perché non ho intenzione di fare la dottoressa: non studierò mai così duramente per poi guardare la pipì delle persone al microscopio.
Quando torna mister mastro lindo sono ad un passo dall'addormentarmi.
«Sei disidratata» mi dice «È una conseguenza del virus intestinale, dovremmo tenerti ricoverata qua in ospedale per circa 2 mesi con la flebo, in modo da ridarti tutte le sostanze di cui hai bisogno»
Un'inferniera entra nella stanza e porge una tazza fumante al dottore, che poi la passa a me «è una camomilla con una goccia di sonnifero, ti addormenterai più facilmente e ti passerà per qualche ora il mal di pancia» ne bevo un sorso annuendo, e piano piano continuo.
Si gira verso mia madre «se in questi giorni diceva cose insensate è per la carenza di queste sostanze» ah, ora si spiegano tante cose.
«Probabilmete prima di addormentarsi sarà un po stordita, è un effetto del sonnifero. Raramente si comportano in modo strano, ma quando capita muoio sempre dal ridere» dice sorridendo, nei suoi occhi c'è un luccichio
Siamo in silenzio da circa un minuto nella stanza mentre sia io che il dottore - ma soprattutto mastro lindo- contempliamo la faccia di mia madre dopo le sue parole. Credo che le uniche cose che abbia sentito siano "ricoverata" e "2 mesi". Mastro mi guarda.
«Mi chiamo Ivy»
***
Il signor pelato ci ha accompagnate nella resempion, e sono sempre più convinta di essere in un hotel. C'è troppo bianco in questo ospedale. Manca il nero, voglio il nero. Così chiudo gli ochhi.
«Devo registrare mia figlia, dev'essere ricoverata, il dottore sta già preparando una flebo» dice mia madre, Jocelyn.
«Certo, mi dica il nome di sua figlia» sono mezza morta sul bancone.
«Ivy Ryan»
«Evil Ryan?»
«No-» «Mi chiamo I-V-Y» grugnisco sopra la puperficie di legno
"Oh cielo, scusami cara. Vuoi mangiare quslcosa prima che arrivi il dottore?» non dico niente.
L'hostess guarda mia madre, la sento mente le dice di aspettare un minuto o due o quattro, poi torna con dei fogli di carta e una penna nera. «Compili questi, io cerco un posto libero, oggi abbiamo avuto diverse visite e molti anziani sono qui». Jocelyn, anche detta da me mamma, scrive sui fogli compilando domanda per domanda. -allergie? No-
-causa del ricovero? Disidratazione-. Poi non riesco a leggere più niente.
Sento il rumore dei stasti del computer, così alzo lo sguardo, l'hostess sembra preoccupata. Cerca ancora e ancora e le trema il mouse sotto la mano abbronzata.
«Abbiamo finito le camere, non ci posso credere!» dice con gli occhi sgranati «come sarebbe a dire scusi?» la barista guarda mia madre e dalla sua faccia sembra che abbia visto un cane alato con le corna.
«Aspetti, c'è un letto libero, ma dovrà stare nella stessa camera di un ragazzo, che è in coma, mi dispiace ma non abbiamo altre alternative»
Mia madre prova a dire qualcosa ma nello stesso momento arriva mastro lindo con un lettino e flebo, che sta portando una suora dietro di lui.
«Vieni Ivy, ti aiuto a salire sul lettino» mi dice dolcemente la suora «Grazie sorella, ma ce la faccio da sola» metto una gamba sopra il letto. Cazzo, ha le rotelle.
Per sbaglio spingo via il carrello della spesa, no aspetta... Sono confusa. Mi giro verso mastro lindo e scoppio a piangere. «Perché il carrello non mi vuole bene?!» «Ma certo che ti vuole bene, è solo timido, forza fatti aiutare»
Sento la voce della hostess che si rivolge a mia madre «forse dovrebbe portarla in qualche clinica» bisbiglio un "non prenderò mai più questo aereo" prima che mi prendano in braccio e mi stendano sopra il carrello, spero di essere una scatola di cereali.
«Andrà tutto bene, ok?» mi dice la suora. «Ti piacciono i cereali?» alza lo sguardo verso mastro lindo che annuisce come per dire "assecondala e non fare domande".
"Si, tantissimo» la guardo, lei mi guarda, sembra spaventata, io corrugo la forte, poi realizzo.
«AAAAAAAHHHH»
«Cosa c'è Ivy?!» mi chiede mia madre spaventata. Mi fa male la testa, voglio morire. Ma nessuno sposa le ragazze morte, appare il tipo umano che deve sposare la tipa morta nel film "la sposa cadavere". Ricordo di essere scoppiata a piangere
«Mamma» «Si, sono qui» dice preoccupata «La suora mi vuole mangiare» mi guarda come se fossi pazza ed io mi metto a ridere «Sono piena di grassi e calorie, ma shhhh»
Alza lo sguardo verso la stronza hostess «Non mi interessa con chi è in camera, basta che ve ne prendiate cura»
Mastro lindo guarda la hostess a sua volta, mentre io sto ancora ridendo. Sento le lacrime agli occhi. «Quindi?» trattengo il respiro «Stanza 489».
Mastro lindo la guarda. «Ma c'è già-» «Siamo pieni. Stanza 489, con Michael Gordon Clifford»
Che bello, immagino già le nostre avvincenti conversazioni. Chissà se a lui piacciono i cereali...
È la prima volta che posto una mia fanfiction qua su Tumblr, spero possa piacere...?
-rae
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