Tumgik
#per chi non ha capito cosa ho scritto sopra
buscandoelparaiso · 11 months
Note
Che ne pensi dei tifosi della Roma che hanno aggredito l’arbitro all’aeroporto con moglie e figlia tirandogli le sedie addosso?
penso che non avrebbero dovuto, ci stanno le proteste social e quant'altro per l'arbitraggio osceno perché é giusto che venga condannato considerato che era abbastanza palese, ma tirare sedie e prendersela con chi non c'entra niente come la figlia e la moglie é assolutamente da condannare. sono gesti estremisti e esagerati che non portano a niente. Non é tirando una sedia in aeroporto che la Roma vince la Coppa, ormai é andata, sará per l'anno prossimo. In ogni caso c'era da aspettarselo considerato come hanno gestito la partita. Se prendi determinate decisioni sulle sorti di una finale, purtroppo, i tifosi piu accaniti ti si rivoltano contro.
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yomersapiens · 1 year
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Viaggio Antonacci
È un'umidità che non ti lascia mai. Non smetti mai di avere freddo, neanche con il sole. Neanche con 14 gradi in un gennaio spaventosamente primaverile. Le coperte non sembrano mai del tutto asciutte. Non appena mi infilo nel letto minuscolo dove sono ospitato lo noto. Sembra di stare su un materassino gonfiabile, in mezzo al mare. Le rocce sono scivolose e le mie scarpe da ginnastica moderne potrebbero essere state un acquisto sbagliato. Certo i colori sono gradevoli. Il baffo rosa simbolo di vittoria padroneggia sopra un verde lime e il classico nero che mai abbandonerò.
Ho lasciato casa per venti giorni quasi. Non capitava da anni. Una volta sistemato Ernesto ho capito che potevo provare ad essere libero. Mi sono sentito solo e costantemente bagnato. Indossavo magliette messe ad asciugare durante la notte sul termosifone che parevano appena estratte da un ciclo rinfrescante dalla lavatrice. Il paesaggio della Murgia al mattino mi ha tolto il fiato. Nascosto in una caverna noto il passaggio delle coppie precedenti. Fazzoletti gettati ovunque. Involucri di preservativi nascosti tra ciuffi d'erba carichi di gocce di rugiada. Le gambe mi facevano male dal camminare e la schiena era sudata. Pensavo fosse ancora l'umidità e invece no, questa volta era la mia fatica.
C'era silenzio rotto solo dal saluto con alcuni passanti. Ho cercato riparo dal sole e l'ho trovato in una piega del torrente che spaccava in due la vallata. "Se non scivolo qua non scivolerò mai più" ho detto ad alta voce e adesso penso di avere ventose al posto delle Nike. Il cuore aveva bisogno di una pausa. La cassa toracica e i polmoni hanno discusso tra di loro, su chi avesse diritto a maggiore spazio. Ho sentito scricchiolii di assestamento. Di notte le gambe tremavano, per il freddo e per i chilometri. Mi sono chiuso in biblioteca quando ho potuto, ho elaborato la fine del manoscritto. Perché le mie storie iniziano tutte minuscole, quasi banali, e finiscono a prendere in giro divinità ed esseri astrali? "Perché ti credi anche tu un Dio" mi hai detto prima di addormentarti. Mi credo un Dio. Sicuramente uno meritevole di bestemmie e altari.
Si chiamano edicole votive e Bari ne è cosparsa come acne sul volto di un adolescente butterato. Ogni arco venera qualcuno. Cerco l'arco dedicato a me e non lo trovo. Anche qua non mi abbandona l'umidità e ora la sento più corposa, le scarpe che ho pagato non so quanto per essere alla moda e togliermi una decina di anni sono piene di tracce di sale. Le signore anziane guardano dalle finestre socchiuse delle case a piano terra. Mi hanno detto come si chiamano questi luoghi ma ho dimenticato. Ho dimenticato ogni volta la strada di casa e l'ho fatto di proposito. Volevo perdermi e trovare il b della matassa da solo. Nessun ristorante aveva posto e nonostante gli innumerevoli dolci mangiati in ogni pasticceria stavo morendo di fame. Vengo cacciato ovunque. Era troppo tardi per pranzare e troppo presto per il tramonto. Noto una di queste case, una coppia di anziani seduta a una tavola apparecchiata guarda svogliatamente il telefono. Quello di lei non prende bene ed è costretta ad allungare le braccia verso la porta d'uscita. Noto un cartello scritto a mano poggiato per terra "Da Carletto", decido di essere coraggioso e mi affaccio. Chiedo di spiegarmi che posto è questo, perché ci sono due tavoli apparecchiati e nessun commensale. Carletto mi invita ad entrare e dice che mi avrebbe sfamato. Gli dico di fare di me quello che vuole, sono il suo pozzo senza fondo. Vado a lavarmi le mani e noto uno spazzolino lasciato in bagno. Sono a casa di Carletto, un ristoratore in pensione da anni che accoglie affamati come me e li sfama con la cucina più onesta mai provata. I piatti in plastica mi ricordano un passato che ancora resiste al sud. Cambiare un'abitudine sembra impossibile. Carletto continua a portare cibo in tavola e io assaggio ogni cosa, anche del pesce crudo, andando contro ogni avvertimento di mia madre. Resto sulla sedia, incollato, a guardare le effigi sacre appese nella stanza di pochi metri quadrati. Entra un altro gruppo di persone, sono loro i veri invitati in casa di Carletto. Li fa sedere e l'accento barese mi riporta alla realtà. Parlo tre lingue e capisco due dialetti e ora sto schivando colpi d'ascia e sputazze e alitate, parole grosse, risate, non capisco nulla e sorrido. Prima di andare via Carletto ci tiene a mostrarmi una gigantografia della star del piccolo viale: un cane ovattato e peloso più simile a un alpaca. Mi dice che si chiama Lollo e che i turisti si fermano per fotografarlo. Non sono abituato a tanta ospitalità. Vorrei dare la colpa a Vienna ma ho capito che non è colpa sua, sono io ad essere cambiato. Mi domando perché Carletto non abbia una mia foto, forse gliela dovrei spedire, grande quanto quella di Lollo.
Forse mi sono sentito più libero in mezzo alle grotte, nascosto da tutto. Davanti al mare mi sento nudo. I pescatori del mattino mi guardano straniti, sono un elemento contrastante per loro. Ho gli occhi affamati, il naso che respira ogni goccia sospesa nell'aria, anche quelle cariche di odori nauseabondi. Le orecchie registrano le onde calme infrangersi sugli scogli. Non è il tirreno, lo noto dalla grazia con cui portano a termine il loro viaggio e perché il sole sta sorgendo dalla linea piatta dell'orizzonte.
È davvero così utopico pensare di poter vivere così? Con le giornate che non hanno più un nome, entrando in case di sconosciuti, in letti abbandonati per le vacanze, cercando un po' di pace tra gli studenti spaventati dalla riapertura delle facoltà, mescolandomi nei banchi di biblioteche millenarie. Parlando di idee, progetti, racconti, ricordi. Mi fa schifo pensare al denaro. I miei più cari amici scrivono nella chat che ci unisce da diverse parti del pianeta "È lunedì! Si torna a produrre!!!" ma produrre cosa? Vendite? Numeri in un computer? Risparmi per andare in vacanze sovraffollate una settimana all'anno? Fotografie interscambiabili da social network?
Durante il volo di ritorno non ho avuto paura. Io che non ho preso l'aereo per 12 anni convinto di essere inadatto al volo. Ho lasciato il sud che si è coperto di nuvole per l'occasione, per non mostrarsi bello come volevo ricordarlo. "Stai tornando verso il grigio, ecco un assaggio dei prossimi mesi". A venti minuti da Vienna arrivano le perturbazioni. Saltiamo. Ci agitiamo. Scosse e vibrazioni. Il capitano interviene per tranquillizzarci ma io proseguo a leggere il libro. Mi giro e vedo persone con la testa tra le mani che pregano una divinità che non farà nulla per loro. Alcuni pregano San Nicola, sicuro uno sta pregando Lollo. Sono indifferente. La morte non mi spaventa più? Mi spaventa la malattia. La lunga degenza. Le file infinite in ospedale. Mi spaventa il lunedì lavorativo dedicato al produrre. Mi spaventano i metri quadrati di un ufficio illuminato a neon. I pomodorini tutti uguali al supermercato. Mi spaventa ferire qualcuno. Far piangere. Ma morire non mi spaventa più.
Atterriamo e ritorno a casa mia dopo averla lasciata in affidamento a due ospiti. L'odore è diverso, hanno fumato dentro. Ovunque. È tutto pulito e ordinato ma noto delle piccole differenze, mi sento come gli orsi della favola di Riccioli d'oro. È il prezzo da pagare per essere stato libero: perdere il luogo che definisce l'inizio e la fine della mia personalità. Aggiusto i particolari cambiati. Apro le finestre. Accendo candele profumate. Resto con la giacca in casa e mi sento tranquillo come lo sono stato nelle ultime settimane. Come sul bus diretto nel nulla delle autostrade calabresi. Ho imparato a inserirmi in ogni contesto senza deturparlo, sono un elemento decorativo esterno che al massimo sorride e ti chiede un caffè.
Faccio colazione al buio, nel palazzo di fronte nessuno è sveglio. Le coperte puzzavano di pelle di fumatori, faccio finta di non pensarci. Il caffè lo ricordavo migliore ma l'ultimo che ho bevuto era in riva al mare prima di baciarci e dirci addio. Vienna si sta svegliando piano. La luce filtra intermittente tra le nuvole come un neon carico di gas esausto che vuole solo andare in pensione ed essere cambiato.
In ospedale la sala d'attesa è gremita di abitudinari come me. Li saluto e canticchio. Ho portato questo con me dall'Italia, canticchiare mentre aspetto. C'erano altoparlanti ovunque anche nelle stazioni più sperdute, nelle fermate del bus più isolate. Non luoghi, come lo è diventata casa mia da quando ho deciso di lasciarla in mano ad altri. Allora canticchio e mi sento a casa. Senza soldi, senza programmi per il futuro, se non andare a riprendere il mio gatto dalle sue vacanze. Riccioli d'oro ha mangiato la mia zuppa, dormito nel mio letto, usato il mio spazzolino e a me va bene così. Ho trovato altrettante caverne altrove e sono tutte uguali quando le riempi canticchiando un motivetto allegro.
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volumesilenzioso · 2 years
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non sono qui per dire di non aver sbagliato niente, sono consapevole di aver sbagliato almeno mille volte con te e per questo posso solo chiederti scusa e dirti che mi dispiace, che sicuramente meriti di più. meriti una persona che sia capace di darti tutto ciò che tu hai dato a me, perché io non ne sono in grado. amo, ma non so farlo nel modo giusto. fondamentalmente sono una persona che sta male e che fa fatica ad accettare l’aiuto degli altri, compreso quello degli esperti, sono senza speranza ed è vero, come dici tu, che non sto vivendo. una cosa, però, sono sicura di averla fatta bene: non mi sono mai permessa - e mai mi sarei permessa - di usare con te le parole che tu hai usato con me, non lo avrei fatto neppure in un momento di rabbia, proprio perché, come ti ho detto mille volte, do molto peso alle parole che dico, nonostante io sia una persona impulsiva, le parole sono una delle poche cose che riesco quasi sempre a controllare. mi hai detto che sono sbagliata perché sto male e non voglio farmi aiutare per stare meglio; mi hai detto che sono cattiva, anzi, perfida; mi hai detto che sono egoista, che non ti amo e non l’ho mai fatto, che ti ho usato e preso in giro, che non voglio farti stare bene e non mi importa nulla di te; mi hai detto che ogni tre mesi mi innamoro di qualcuno, quando sai benissimo che per me è difficile innamorarmi, infatti non pensavo che mi sarei innamorata di te, invece eccomi qui. dopo tutte queste cose, mi sono ritrovata a chiedere a una mia amica “ma sono davvero così?”. fino a ieri mi reputavi una bellissima persona, piena di qualità positive e altre stronzate simili. ma come al solito, appena dico o faccio qualcosa che non ti sta bene, all’improvviso sono una persona di merda. non mi sembra giusto. non ti ho mai dato colpe, non ti ho mai detto di essere sbagliato perché non riesci minimamente a capire come sto e cosa si prova a stare nella mia condizione. una volta, credo in un post, hai anche scritto di essere empatico, spoiler: non lo sei affatto. volevo tornare con te perché già ieri mi mancavi e perché fondamentalmente ti ho lasciato per assecondare la mia malattia, anzi, le mie malattie, quelle che tu non hai mai capito. non ti ho lasciato per mancanza di sentimenti o per volontà di andare con altri, ma tu sei convinto che sia per quello, perché nella tua testa malata (malata sotto questo punto di vista) esistono solo gli altri ragazzi, come se io fossi un animale e mi sentissi completa solo andando a letto con chissà quante persone. infatti anche questo dimostra che non hai capito proprio niente. mi sono sentita davvero uno schifo dopo tutte le cose che mi hai detto, tu stai male perché ci siamo lasciati, io sto male perché ci siamo lasciati, perché sono stanca di dover sempre ascoltare la mia testa e perché le cose che mi hai detto hanno seriamente peggiorato il rapporto che ho con me stessa. e dopo tutto questo, sapendo che secondo te sono perfida, menefreghista, egoista, stronza, cattiva e chi più ne ha più ne metta, quella voglia che avevo di vederti, parlare e tornare con te si è nascosta. non ne ho più voglia, non voglio rimettermi con qualcuno che mette in dubbio i miei sentimenti e che mi vede come ho descritto sopra. tu pensi che io goda nel sapere che stai male, pensi che per me sia divertente. non hai idea di quanto mi faccia male questa cosa.
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Leggimi alla fine.
Un angolo di luce buia.
26/11/21
Se sei appena arrivato su questo blog, leggi questo post per ultimo, dopo aver letto almeno uno dei precedenti (preferibilmente più di uno)
Ho spolverato questa pagina dimenticata da dio dopo anni pubblicando due post rimasti nelle bozze a nascondersi e pubblicando questo qui adesso.
E ho capito perché l'ho abbandonata.
Ebbi l'idea di creare questo blog dopo aver scritto il primo post di questa pagina nel lontano 2014, in un periodo non particolarmente felice della mia vita, con l'intento di scrivere un post per ogni "situazione orribile" da me provata. Accomunavo i tratti comuni di tutte le volte in cui mi ero sentito parecchio giù di morale per isolare ed esorcizzare lo stato d'animo stesso.
Avevo creato un format. Un misto tra un programma televisivo e un appuntamento dallo psicologo. Avanti un'altro (problema)
Con il tempo, però, mi accorgevo di non riuscire a scriverci.
Sebbene il primo post l'avessi scritto tutto di getto in pochissimo tempo, per scrivere gli altri impiegavo di più, molto di più, sempre più tempo.
Immagina un foglio bianco. Io disegno un punto e ti dico di tracciare una linea retta o curva che lo intersechi. Hai infinite soluzioni.
Poi però ne disegno due di punti e ti chiedo di unirli allo stesso modo, con una linea qualsiasi. Le soluzioni possibili iniziano a diminuire.
Poi ne disegno 3 e ti chiedo lo stesso. Poi 10. Poi 350. Poi 42 milioni.
I punti sono le situazioni che mi sono accadute, mentre le linee i miei racconti.
È logico quindi che con meno situazioni tracciare coerentemente i contorni dell'emozione è esponenzialmente e drasticamente più semplice. Più aumentavano le situazioni che vivevo, più era difficile farle combaciare con il format che avevo creato all'inizio.
Quindi mi sono reso conto e sono giunto alla conclusione di non aver nulla da dire, o forse di non riuscire a dirlo perché non avevo mai provato veramente sensazioni orribili.
O almeno era così, fino ad un giorno.
Un giorno qualunque scopro che mia madre ha una malattia terminale. Ho 27 anni quando mi succede, lei 51. E questa è veramente una sensazione orribile che ho provato, e più che orribile direi disgustosa e vomitevole sopra ogni limite, perché da quando lo scopri devi vivere con la consapevolezza di un dolore che proverai e nei confronti del quale sei totalmente inerme. Vorresti fare tanto, tutto, ma non puoi fare un cazzo, niente. A volte parliamo delle situazioni spiacevoli definendole "una merda". Questa non è una merda perché la merda a qualcosa serve. Osservare impotenti una persona che soffre e si spegne lentamente di fronte ai tuoi occhi, dimmi, a cosa serve veramente? È come essere legati ad un palo ed assistere ad una persona che sta per venire trafitta da una lama. Ma chi infliggerà il colpo mortale si muove molto lentamente, al punto che non riesci bene a distinguere il fatto che si stia muovendo davvero, guardandolo tutti i giorni. E tu sei lì, ma è come se non ci fossi veramente perché non puoi fare nulla, se non stare a guardare, immobile, impotente, inerme.
A questo punto quindi, penso che dovrei aver tanto da scrivere, di cui parlare. Questa situazione così spiacevole dovrebbe essere combustibile altamente infiammabile per il fuoco dei miei pensieri. Eppure mi sento in un paradosso, come se avessi oltrepassato l'asintoto verticale della funzione dell'intensità dei miei stati d'animo e mi trovassi dall'altra parte dell'infinito, quindi con segno opposto; come se quel combustibile così tanto infiammabile lo fosse sì infinitamente, ma ad un punto tale di esserlo "troppo" non essendo quindi più in grado di prendere fuoco.
E mi ritrovo a vedere il riflesso delle mie volontà nascoste nei comportamenti quotidiani: vorrei che niente finisca davvero, così come questo post che sto scrivendo, al quale non riesco a dare una degna conclusione, la stessa conclusione che manca e che non riesco a vedere nella vita di mia madre che si sta lentamente spegnendo davanti ai miei occhi.
E questa è in assoluto la peggiore sensazione orribile che io abbia mai provato.
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giancarlonicoli · 21 days
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31 mar 2024 20:40
“TRANNE L’EROINA, HO PROVATO TUTTE LE SOSTANZE STUPEFACENTI” – VASCO SENZA FILTRI VUOTA IL SACCO CON ALDO CAZZULLO. L’ARRESTO PER DROGA: “IN GALERA SOLO DE ANDRÉ VENNE A TROVARMI, CON DORI. DOPO IL CARCERE RIMASI CHIUSO IN CASA 8 MESI. SENZA ANFETAMINE NON RIUSCIVO AD ALZARMI DAL LETTO. IN TANTI ERANO CONTENTI. MI SPUTAVANO PER STRADA. ERO IL DROGATO. IL CAPRO ESPIATORIO DEI PRIMI ANNI 80” – IL PADRE TORNATO DAL LAGER NAZISTA (“PESAVA 35 CHILI”), LE DONNE CHE GLI HANNO DETTO “NO”, I TEST DEL DNA PER RICONOSCERE I DUE FIGLI E LA PASSIONE PER KANT – VIDEO
Estratto dell’articolo di Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”
Vasco Rossi, qual è il suo primo ricordo?
«La noia. Sono seduto al tavolo della cucina, e mi annoio. Ero un bambino solo. Volevo un fratellino con cui giocare».
Vasco è un nome di famiglia?
«È il nome del compagno di prigionia di mio padre che gli salvò la vita».
Suo padre era uno dei 600 mila internati militari in Germania che rifiutarono di combattere per Hitler.
«Gli americani bombardarono il lager, lui cadde in una buca, questo Vasco lo tirò su di peso e papà gli disse: se un giorno avrò un figlio, lo chiamerò come te. Mio padre teneva un diario. L’ho riletto da poco».
Cosa c’è scritto?
«Racconta la morte di un prigioniero, ucciso a bastonate da un kapò italiano, di cui papà scrive nome e cognome. Non aveva studiato, non era mica uno scrittore, ma aveva visto i suoi compagni morire di fatica e di botte: cose talmente terribili che voleva testimoniarle. E io le ho assorbite. Non riesco a vedere i film sui deportati e sulla Shoah, non ho visto neppure Schindler’s List. Mi turbano troppo. Per questo ogni anno ricordo il Giorno della Memoria».
L’hanno attaccata per questo.
«E io sono caduto nella provocazione. Non vorrei più parlarne...».
Dobbiamo parlarne.
«Io rifiuto di schierarmi come se fosse una partita di calcio, Israele contro Palestina. Gli ebrei, dopo quello che hanno sofferto, hanno diritto a uno Stato. “Free Palestine” è un bello slogan, da anime belle; ma se implica la distruzione dello Stato di Israele, allora sarebbe più onesto dirlo. E alla distruzione di Israele io mi ribello.
Leggo cose superficiali, in cui non mi riconosco; io sono semplice, non facile. Mi hanno dato del sionista, ma io non so neppure cosa voglia dire. So che se mettessi il like a “Palestina libera” mi amerebbero tutti; ma io non sono fatto così. Se avessi voluto piacere a tutti, non avrei scritto “C’è chi dice no” o “Gli spari sopra”. Questo ovviamente non mi impedisce di piangere le vittime civili di Gaza, e di criticare i bombardamenti di Netanyahu, che è pure lui una specie di fascista».
Lei ha detto che i rivoluzionari da salotto non le sono mai piaciuti.
«Mai. Ricordo quelli di Potere operaio: erano tutti studenti; il pomeriggio giocavano alla rivoluzione, la sera tornavano a cena dalla mamma. A diciassette anni vuoi cambiare il mondo: anche io ci credevo, anche io ci ho provato. Poi ho capito che prima di cambiare il mondo dovevo cambiare me stesso. Anziché distruggere il sistema, dovevo creare il mio sistema. Poi certo i ragazzi che scendono in piazza li rispetto» […]
È Putin a minacciarla.
«Putin è un dittatore guerrafondaio che va fermato. Sostenendo l’Ucraina, ma anche avviando una trattativa che metta fine ai massacri».
youtube
Nella bellissima serie sulla sua vita, Supervissuto, lei racconta che la svolta fu la morte di suo padre.
«Tornò dal lager che pesava 35 chili. Si chiamava Giovanni Carlo e faceva il camionista. Morì di fatica a 56 anni, mentre faceva manovra tra i silos del porto di Trieste. Sono andato a prenderlo e qualcosa dentro di me è cambiato. Papà era un combattente, aveva detto no ai nazisti. È entrata dentro di me una forza che prima non avevo, e che si è fusa con la malinconia, la gioia, l’amore per la musica di mia madre. E mi sono detto: qui non si scherza più. Qui mi gioco tutto. Mi rischio la vita».
Vita spericolata.
«Per anni, all’inizio degli 80, vivevo solo per scrivere canzoni e fare concerti. Un giorno dell’estate 1982 andai da un concessionario per far vedere una macchina e non trovai nessuno, sentivo boati a distanza, non capivo cosa stesse succedendo: era la finale dei Mondiali di Spagna, ma io non lo sapevo.
Potevo stare tre giorni senza dormire, grazie alle anfetamine. Poi ho capito che le anfetamine sono pericolose. Ho sperimentato la mia psiche, sono entrato nella mia mente, ho fatto un viaggio dentro la mia coscienza. Le sostanze stupefacenti le ho provate quasi tutte, tranne l’eroina. Mettere l’eroina sullo stesso piano della marijuana è criminale, perché così i ragazzi si convincono che si equivalgano, e se lo spacciatore non ha una, allora si può comprare l’altra...».
Lei finì in carcere.
«Cinque giorni di isolamento. Giorni infiniti, minuti lunghissimi. Non passava mai. Cercavo di dormire, mi svegliavo credendo di aver fatto un brutto sogno; infine realizzavo che era tutto vero. Poi altri 17 giorni di galera. Solo De André venne a trovarmi, con Dori. Pannella mandò un telegramma. Fu l’occasione per resettarmi. Mi sono disintossicato da solo, senza bisogno di andare in comunità. Dopo la galera sono tornato a casa, a Zocca, e non ne sono uscito per otto mesi. Senza anfetamine non riuscivo ad alzarmi dal letto. E in tanti erano contenti».
Lei è amatissimo.
«Ma sono stato anche molto odiato. Dai perbenisti, dai benpensanti. Mi sputavano addosso per strada. Ero il drogato. Il capro espiatorio dei primi Anni 80. Il diretto responsabile della diffusione degli stupefacenti perché, secondo loro, le mie canzoni spingevano all’uso della droga. E per decenni me l’hanno rinfacciato, una cosa che succede solo in Italia: nessuno si permetterebbe di trattare da drogato, che so, Paul McCartney o Keith Richards.
Aprì la strada Nantas Salvalaggio, che mi scagliò contro un articolo pieno di insulti, su Oggi; conservo ancora la lettera che mia madre gli scrisse per difendermi. Una volta a Rimini, quando mi videro, mi negarono la stanza d’albergo che avevo prenotato. Così aspettai l’alba sul lungomare di Riccione e scrissi “Ieri ho sgozzato mio figlio”».
[…]
Esiste una donna che ha detto no a Vasco Rossi?
«Ne esistono moltissime! La prima fu Anna Maria, e aveva sette anni. Era la mia vicina di casa. Ci fidanzammo. Ogni volta le chiedevo: “È sempre così?”, lei rispondeva di sì, e io ero felice. Un giorno però rispose di no, che le piaceva un altro; e a me crollò il mondo addosso».
Quando ha fatto l’amore per la prima volta?
«Tardi, a 17 anni, con una ragazza di Modena che a differenza delle altre aveva ceduto. A 13 anni sperimentai l’importanza del denaro...».
Come andò?
«Ero alle giostre con la mia fidanzata Cristina, ma ero povero, avevo pochi gettoni. Un altro ragazzo la invitò sugli autoscontri, io vidi che era brutto, le diedi il permesso. E lei si mise con lui».
Il primo grande amore?
«Paola, una femminista che si era prefissata di distruggermi, e ci è riuscita. Il colpevole di diecimila anni di patriarcato ero io...
Dopo di lei, e prima di Laura, mia moglie, è stato solo sesso. Tutte le canzoni in cui sono arrabbiato con le donne me le ha ispirate Paola; dovrei darle i diritti d’autore».
Albachiara come è nata?
«Me l’ha ispirata Giovanna, una ragazza che vedevo arrivare a Zocca con la corriera. Anni dopo l’ho ritrovata in discoteca e gliel’ho detto, ma lei non ci credeva: “Lo dici a tutte perché te le vuoi fare!”. Così ho scritto Una canzone per te».
Il mese scorso è morto Andrea Giacobazzi, l’Alfredo che con i suoi discorsi seri e inopportuni le faceva sciupare tutte le occasioni. Oggi riscriverebbe «è andata a casa con il negro la troia»?
«In realtà la ragazza che corteggiavo era andata via con Salvino, che non era affatto nero, solo abbronzato. Non mi riferivo al colore della pelle, ma alle dimensioni... Era insomma una canzone da cui i neri uscivano benissimo. Se la riscrivessi oggi mi arresterebbero; ma il politicamente corretto non mi convince. Non conta come definisci una persona, ma cosa ne pensi e come ti comporti».
Lei ha due figli, Davide e Lorenzo, nati nel 1986 a un mese di distanza. Come andò?
«Avevo avuto una storia con una ragazza bellissima, Gabriella, che purtroppo è mancata qualche giorno fa, all’improvviso.
L’avevo lasciata, per vivere fino in fondo la mia avventura con la musica, ma mi ero preso cura di lei: era rimasta a Zocca con mia mamma, mentre le cercavo una nuova casa e un nuovo lavoro. Le lasciai anche una macchina, una Renault5, perché potesse andare in giro, trovarsi un altro fidanzato. E lo trovò. Quando tornai, la rividi nella roulotte prima del concerto, e la salutai con affetto, per l’ultima volta. Mesi dopo mi dissero che era incinta».
Il padre era lei.
«Ma io non lo sapevo e non lo credevo possibile. Qualche tempo dopo, però, venne a Zocca un’altra ragazza, Stefania. Una che neppure ricordavo. E aveva un bimbo nel passeggino».
Davide.
«Un po’ mi arrabbiai: mi avevano rubato un figlio, a me che non ne volevo! Il tribunale mi impose il test del Dna. Mentre andavo a Roma, chiamai Gabriella: “Siccome dici che il tuo bambino è mio, e sto andando a fare il test del Dna, se vuoi lo facciamo pure noi...”. Ma Gabriella disse di no. Comunque feci questo test, e con mio grande stupore risultò che il padre di Davide ero io. Così lo riconobbi, e versai 5 milioni al mese per il mantenimento. Mi sfogai con l’avvocato Gatti, che mi consolò: “È un miracolo, sapesse signor Rossi la fatica che ho fatto io...”».
Poi il test del Dna l’ha fatto anche per il secondo figlio, Lorenzo.
«Mi chiamò Gabriella, cui ho sempre voluto bene, per dirmi che il ragazzo ci teneva. Venne fuori che era mio pure lui. L’avvocato Gatti esultò: “Un altro miracolo!”».
Poi però lei si è innamorato davvero, di sua moglie Laura.
«Tentai due volte di mandarla via. La prima volta la trovai sette ore dopo, fuori dalla sala d’incisione; non si era mossa da lì. La seconda la trovai fuori di casa, seduta sulla valigia. Pensai che sarebbero venuti i carabinieri ad arrestarmi di nuovo; e me la ripresi. La verità è che l’ho amata dal primo momento in cui l’ho vista. Una passione travolgente».
Da Laura ha avuto Luca.
«Con Laura ho realizzato il progetto di famiglia. La passione dura sei anni, massimo sette. Poi subentra l’amore per il progetto. Ti rendi conto che sei diventato padre quando daresti la vita per salvare quella di tuo figlio».
A giugno lei riempirà per altre sette volte San Siro; in tutto fanno 36 concerti nel più grande stadio d’Italia. Milano dovrebbe darle un premio...
«In effetti è un bel record, non esistono paragoni al mondo. Come se avessi vinto 36 scudetti. Forse meriterei una Coppa dei Campioni...».
La sua prima volta a San Siro fu il 10 luglio 1990.
«E fu una svolta per la nostra musica. Prima si cantava nelle piazze, nei palasport, o per la curva di uno stadio. Gli stadi li riempivano solo gli stranieri che venivano una volta ogni dieci anni: Bob Marley, Madonna. Dimostrai che lo poteva fare anche un italiano. Uno stadio a tre piani: avevano appena fatto il terzo anello per i Mondiali; 75 mila persone». […]
È vero che agli inizi era in ansia prima di salire sul palco?
«Ansia? Ero terrorizzato! Ogni sera mi violentavo per salire sul palco. Infatti dovevo bere per farmi coraggio, arrivare quasi ubriaco...».
Ubriaco?
«Diversamente lucido. Poi mi sono detto: non stanno chiamando me; stanno chiamando Vasco Rossi. Prima non mi divertivo sul palco, e cercavo il divertimento dopo il concerto. Adesso mi concentro del tutto sul presente. E dopo il concerto mi faccio una doccia e vado a dormire. Io non ho una vita normale, non posso mai andare da nessuna parte; ma il palco mi ripaga di tutto».
Lei una volta mi ha detto: «Ho fatto ragioneria, una scuola assurda. Studi per cinque anni cose per cui basterebbe un corso di tre mesi, e non sai che sono vissuti Socrate e Platone».
«Io adoro la filosofia. Vita spericolata viene dal vivere pericolosamente di Nietzsche. Leggere “Aut-aut” di Kierkegaard, “Il mondo come volontà e rappresentazione” di Schopenhauer, la “Critica della ragion pura” di Kant mi ha cambiato la vita».
Vasco che legge Kant è titolo.
«I grandi filosofi sono molto più facili di quelli che hanno scritto su di loro».
Ora cosa sta leggendo?
«Vivere momento per momento, di Jon Kabat-Zinn. Vivere nel passato significa appartenere ai rimpianti, vivere nel futuro vuol dire essere schiavi dei progetti; in entrambi i casi siamo condannati alla sofferenza. Esiste soltanto il presente. Ho coltivato ogni genere di paura, prima di capire che la realtà non è mai così brutta come il fantasma della realtà».
E l’aldilà?
«Non c’è. È tutto qui e ora. Sono sempre stato un materialista. Ma ora i fisici pensano che la materia sia solo un insieme di vibrazioni, e che la coscienza venga prima della materia. È questa la vera immortalità. A volte mi fermo a respirare, senza pensare a nulla, o meglio accogliendo i pensieri e lasciandoli passare. All’inizio restare solo con me stesso mi faceva impazzire. Ma solo così arrivi alla consapevolezza».
Mi sembra un guru.
«La prossima volta arrivo vestito di arancio, come un santone, con un altro nome...
(quando sorride Vasco pare un grande bambino)».
Lei è mai stato comunista?
«Mai. Ero anarchico. Poi mi sono riconosciuto nelle battaglie di Pannella per i diritti civili. Solo in fatto di tasse sono un po’ comunista...».
Se difende le tasse, la insulteranno più che per la difesa di Israele.
«Non pagare le tasse è una vergogna. Io sono italiano, fiero e orgoglioso di esserlo, e ho voluto mantenere la residenza in Italia. Voglio e debbo versare tutte le tasse al mio Paese. Se guadagno, vuol dire che posso pagare. Sono favorevole anche a un’imposta sul patrimonio: chi ha di più deve dare di più. E dovrebbero pagare le tasse pure le multinazionali, a cominciare dai padroni della Rete».
Cosa vota ora?
«Non voto. Sono semplicemente dalla parte dei deboli. E sono impressionato dalla quantità di balle che sparano i politici. Tanto, a sparar balle non si muore e non si paga...».
La Meloni come la trova?
«È certamente simpatica, adesso sono tutti un po’ innamorati. Ma per decenni ha detto cose assurde, vergognose, irresponsabili. Che non si cancellano».
La Meloni ha vinto le elezioni.
«Vero. Ora forse le vince pure Trump. La verità è che la democrazia funziona solo con una popolazione informata in modo plurale e possibilmente non strumentale. E comunque resta il miglior sistema che per ora abbiamo a disposizione».
Da dove nasce la rivalità con Ligabue?
«Nessuna rivalità. Una montatura dei giornali».
E con Lucio Dalla che rapporto avevate?
«Bellissimo; ma non appartenevo alla sua parrocchia. Una volta venne a pranzo da me a Zocca con Gianni Morandi, per vedere se potevamo fare una cosa insieme. Al momento di ripartire mi disse: “Noi due insieme forse potremmo aprire dei negozi in centro a Bologna”».
Tra i giovani chi le piace? Ghali? Mahmood?
«Ghali ha fatto centro a Sanremo, cantando prima in arabo poi in italiano. Mahmood è un piccolo genio. In generale le cose nuove mi incuriosiscono sempre».
Ma il suo preferito chi è?
«Madame. Ha la stessa genuinità di Carmen Consoli. Mi piacciono anche Levante e Marracash».
I rapper?
«Parlano il linguaggio dei ragazzi, esprimono i loro valori: comprese le scarpe, i vestiti firmati. Il consumismo, la pubblicità».
E i cantautori?
«Io sono un provocatore, scrivo per provocare le coscienze e per mantenerle sveglie: è il compito dell’artista».
Tra gli artisti, quindi?
«Su tutti, Francesco De Gregori e Gino Paoli. Paoli lo andai a sentire da ragazzo, al Piro Piro, una balera di provincia. Lo ascoltai cantare “Non andare via”, la sua versione di “Ne me quitte pas” di Jacques Brel. A quel concerto capii la differenza tra cantante e interprete, e mi dissi: io nella vita voglio fare questa cosa qui».
È vero che un tempo pensava di morire giovane?
«Sì. Adesso invece vorrei morire sul palco».
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olstansoul · 2 years
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avrei qualche teoria/opinione su Doctor Strange in the Multiverse of Madness, quindi se non ancora avete visto il film, non leggete questo post...
per chi ha visto il film, invece: continua sotto ⬇️
sappiamo quanto doloroso è stato dover vedere quella scena alla fine, anche se tutti deducono (anzi sono proprio sicuri) che Wanda non è morta, per due motivi:
1.si vede una luce rossa alla fine, una sorta di onda come quella che lei creò quando fece l'Esa quindi, si sarà protetta
2. non credo che una semplice caduta di un palazzo l'ha uccisa, non ci è riuscito Thanos, figuriamoci un palazzo che le cade addosso
ora viene da chiedersi dov'è e cosa succederà...
3.la prima scena post-credit rivela, non solo Clea, ma è come se la stessa abbia gettato le basi di Secret Wars progetto che nei fumetti vede gli Avengers protagonisti, ovviamente dei sei originali non c'è più nessuno, tranne per la metà ed ipoteticamente (se quest'idea verrà messa in cantiere) gli Avengers presenti saranno:
Sam
Bucky
Scott
Hope
Clint/Kate
Monica
Bruce/She Hulk
Thor/Mighty Thor
Scarlet Witch
Non ho incluso Strange perché, citando le famose parole, "la più grande minaccia dell'universo" è proprio lui... quindi due sono le cose:
1.un nuovo e probabile film su gli Avengers sarà basato su questo e no, non mi importa delle parole di Feige che dice che un quinto film sugli Avengers non ci sarà
2.finalmente, se sarà così molti personaggi secondari interagiranno fra di loro, se pensate solo a Sam e Wanda hanno pochissime scene dove stanno insieme per davvero (avete capito forse dove voglio andare a finire...)
3. (lo giuro adesso smetto) e, ancor di piu, se sarà così... credo che adesso, subito dopo MOM, l'UNICO e SOLO che può e riesce, a capire Wanda sia solo Bucky... insomma pensateci:
entrambi vittime (Wanda con l'Hydra si era offerta volontaria certo, ma Bucky no ed in MOM lei era quasi corrotta dalla magia del caos del Darkhold, così tanto da fare del male senza rendersene conto e pentirsene dopo finendo con l'isolarsi del tutto, un po' come è successo alla fine di TWS e Bucky si rifugia a Bucarest)
e Bucky avrà adesso anche l'appoggio di Sam, ma se analizzate per bene quello che ho scritto sopra vedrete come i due (Wanda e Bucky) potrebbero essere un bel duo, dove l'una (soprattutto) conta sull'altro e viceversa
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Alle persone più importanti della mia vita, io ho associato una canzone. Non sempre gliel’ho detto, non sempre gliel’ho dedicata davvero. Alle volte è solo un ritornello che avevo in testa in un momento condiviso. Il mio migliore amico, ad esempio, per me è Those nights degli Skillet; mio fratello True love di P!nk. Beh ecco, tu non lo sai, ma per te io ho fatto una playlist intera. Ho ritrovato te, noi in troppe canzoni. Non me ne sono neppure accorta, l’ho fatta inconsciamente; senza cercarle, senza sforzarmi. Dapprima erano solamente due (Superclassico e Ferma a guardare), che ho ascoltato a ripetizione per settimane; poi se ne sono aggiunte altre, nuove, che volevo sentire subito dopo quelle. Così, in un battito di ciglia, si è creata una vera e propria raccolta.  E sai, non sono canzoni inglesi, nonostante io ami i testi stranieri, ne cerchi il significato quando mi sfugge e poi le impari a memoria per saperle cantare correttamente. Sono tutte canzoni italiane; di nuovo, è stato probabilmente il mio subconscio ad agire per me, pensando che avresti colto la bellezza e i riferimenti di quei testi solo se li avessi compresi. E visto che tanto non avrò mai modo di dedicartele, ascoltarle con te sottolineando una frase particolare o cantarle assieme, ho deciso che raccoglierò qui le strofe più belle. Ma anche quelle che sono un pugno nello stomaco ogni volta.
Superclassico, Ernia “Ora che fai? Mi hai fregato, così non si era mai sentito. Io dentro la mia testa non ti ho mai invitata. Vorrei scappare che sei bella incasinata... Ma poi ti metti sopra me e mi metti giù di forza, Sembra che balli ad occhi chiusi, sì, sotto alla pioggia. Poi stai zitta improvvisamente... Ti chiedo, «Che ti prende?» Tu mi rispondi, «Niente» Dio, che fastidio.”
Ferma a guardare, Ernia ft. Pinguini Tattici Nucleari “Poi lo facevamo forte, in piedi sulle porte Dici: «Non ti fermare» Però io guardo le altre E so che d'altra parte Non lo puoi perdonare. Sotto il tuo portone tu m'hai chiesto se ci sto A salire ed era solo il primo appuntamento. Nello stesso punto dopo mesi io ti do Dispiaceri e tu mi stai mandando via dicendo «Non mi fare mai più del male. Ora non voglio più parlare Perché non so restare Ferma a guardare Te che scendi giù dalle scale e te ne vai»”
Pastello bianco, Pinguini Tattici Nucleari “Ti chiedo come stai e non me lo dirai, Io con la Coca-Cola, tu con la tisana thai Perché un addio suona troppo serio E allora ti dirò bye bye. Seduti dentro un bar poi si litigherà Per ogni cosa, pure per il conto da pagare. Lo sai mi mancherà, na-na-na-na.”
Ridere, Pinguini Tattici Nucleari “E non ho voglia di cambiarmi, Uscire a socializzare... Questa stasera voglio essere una nave in fondo al mare. Sei stata come Tiger: Non mi mancava niente E poi dentro m'hai distrutto Perché mi sono accorto che mi mancava tutto. Però tu fammi una promessa Che un giorno quando sarai persa Ripenserai ogni tanto a cosa siamo stati noi.”
Nonono, Pinguini Tattici Nucleari “E spettinata resti qua Perché la più grande libertà È quella che ti tiene in catene. I pugni in faccia che mi dai Li conservo nell'anima Accanto a tutti i "ti voglio bene". Ieri mi sono svegliato (no, no, no) Erano circa le tre. Quando il telefono non ha squillato, Io l'ho capito che eri te. Hai detto: «Impara a vivere da solo» (No, no, no) Ma solo ci sapevo stare. La mia solitudine era un mondo magico Che io ti volevo mostrare.”
L’odore del sesso, Ligabue “Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose, Si fa un po' meno presto a convincersi che sia così. Io non so se è proprio amore Faccio ancora confusione. So che sei la più brava a non andarsene via. Forse ti ricordi... ero roba tua. Non va più via L'odore del sesso, che hai addosso. Si attacca qui All'amore che posso, che io posso... E ci siamo mischiati la pelle, le anime e le ossa Ed appena finito ognuno ha ripreso le sue. Tu che dentro sei perfetta Mentre io mi vado stretto. Tu che sei la più brava a rimanere, Maria, Forse ti ricordi, sono roba tua.”
Andrà tutto bene, 883 “Io e te chi l'avrebbe mai detto. Io che avevo giurato che non avrei fatto Mai più il mio errore di prendere e via Buttarmi subito a capofitto In un'altra storia impazzire per la gloria, Io no. Mi spiace ho già dato E l'ho pagato. Però sta di fatto che adesso son seduto con te In un'auto a dirti all'orecchio che Andrà tutto bene non può succedere Niente di male mai a due come noi.”
Ad occhi chiusi, Marco Mengoni “Da quando ci sei tu Non sento neanche i piccoli dolori. Ed oggi non penso più A quanto ho camminato per trovarti. Resto solo adesso, mentre sorridi e te ne vai Quanta forza che mi hai dato non lo sai e spiegarlo non è facile. Anche se non puoi tu sorridimi; Sono pochi, sai, i miracoli Riconoscerei le tue mani in un istante. Ti vedo ad occhi chiusi e sai perché Fra miliardi di persone ad occhi chiusi hai scelto me.” Sai che, Marco Mengoni “Eravamo davvero felici con poco, Non aveva importanza né come né il luogo. Senza fare i giganti E giurarsi per sempre... Ma in un modo o in un altro Sperarlo nel mentre.” Sembro matto, Max Pezzali “Il tempo si ferma quando siamo assieme Perché è con te che io mi sento bene. Voglio quei pomeriggi sul divano In cui mi stringevi e respiravi piano. Ho perso te e la mia armatura di vibranio. Sembro strano... Sembro matto, matto. Come un tornado hai scompigliato tutto, Mentre dormivo lì tranquillo a letto Hai fatto il botto, dopo l'impatto.” La paura che, Tiziano Ferro “La lacerante distanza Tra fiducia e illudersi È una porta aperta E una che non sa chiudersi. E sbaglierà le parole Ma ti dirà ciò che vuole. C'è differenza tra amare Ed ogni sua dipendenza. "Ti chiamo se posso" O "Non riesco a stare senza". Soffrendo di un amore raro Che più lo vivo e meno imparo. Ricorderò la paura che Che bagnava i miei occhi Ma dimenticarti non era possibile e Ricorderai la paura che Ho sperato provassi, provandola io Che tutto veloce nasca e veloce finisca.”
Vivendo adesso, Francesco Renga “A te che cerchi di capire E che provi a respirare aria nuova. E non sai bene dove sei. E non ti importa anche se in fondo lo sai che ti manca qualcosa. Amami ora come mai, Tanto non lo dirai. È un segreto tra di noi. Tu ed io in questa stanza d'albergo A dirci che stiamo solo vivendo adesso.”
Duemila volte, Marco Mengoni “Vorrei provare a disegnare la tua faccia Ma è come togliere una spada da una roccia. Vorrei provare ad abitare nei tuoi occhi Per poi sognare finchè siamo stanchi. Vorrei trovare l'alba dentro questo letto, Quando torniamo alle sei, mi guardi e mi dici che Vuoi un'altra sigaretta, una vita perfetta Che vuoi la mia maglietta. Che vuoi la mia maglietta. Ho bisogno di perderti, per venirti a cercare Altre duemila volte, Anche se ora sei distante. Ho bisogno di perdonarti, per poterti toccare Anche una sola notte.”
Ma stasera, Marco Mengoni “Senza di te nei locali la notte io non mi diverto. A casa c'è sempre un sacco di gente ma sembra un deserto. Tu ci hai provato a cercarmi persino negli occhi di un altro, Ma resti qui con me.”
Dove si vola, Marco Mengoni “Cosa mi aspetto da te? Cosa ti aspetti da me? Cosa sarà ora di noi? Cosa faremo domani? Potremmo andarcene via, dimenticarci Oppure giocarci il cuore, rischiare. Fammi respirare ancora, Portami dove si vola, Dove non si cade mai. Lasciami lo spazio e il tempo E cerca di capirmi dentro. Dimmi ogni momento che ci sei. Che ci sei, che ci sei.”
Venere e Marte, Marco Mengoni “Certe storie brilleranno sempre ed altre le dimenticherai. Ci sono cose che una volta che le hai perse poi non tornano mai. E se già ti dico porta le tue cose da me Non dirmi è troppo presto perché Io ti prometto che staremo insieme, senza cadere, E ogni mio giorno ti appartiene. Ti prometto che inganneremo anche gli anni Come polvere di stelle filanti. E sarà scritto in ogni testo Che niente può cambiare tutto questo. Incancellabile... ogni volta che mi guardi. Posso farti mille promesse o ingoiarle come compresse E mandare giù queste parole senza neanche sentirne il sapore. Questo mondo da soli non è un granché; sì ma neanche in due. Però con te è un po' meno buio anche quando il cielo è coperto di nuvole. E aspettavi smettesse di piovere, ma sei rimasta tutto il giorno, Io speravo piovesse più forte perché è bello riaverti qui intorno. Certe storie diventano polvere, non ti resta nemmeno un ricordo. Altre invece nonostante il tempo ti restano addosso.”
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a-tarassia · 3 years
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Il vecchio mondo sta morendo, quello nuovo tarda a comparire (semi cit.)
Workers Don’t Want Their Old Jobs on the Old Terms - “labor shortages” is a good thing, not a problem. The pandemic may have given many Americans a chance to figure out what really matters to them — and the money they were being paid for unpleasant jobs, some now realize, just wasn’t enough
Stamattina mi sono imbattuta in una discussione sulla situazione lavorativa attuale, ovvero la mancanza di incontro tra la curva di domanda e quella dell’offerta di cui tanto si è lamentato soprattutto alla ripartenza estiva, non ci sono lavoratori è colpa del reddito di cittadinanza. Niente di più falso se si considera la percentuale di cittadini (nuclei familiari) che si affida al rdc, basterebbe solo cercare i dati e scoprire che di certo qualcuno a cui serve lavorare è rimasto, ma. È tutto più complicato di così, quindi mettiamo da parte i titoli clickbait del new journalism e approfondiamo il malessere, questa nuova forma di presa di coscienza della classe lavorativa del tipo “preferisco la povertà alla schiavitù”. Come sempre, visto anche l’inciso di cui sopra, tratto da un articolo pubblicato sul New York Times e scritto dall’economista Paul Krugman, dicevo, come sempre accade negli ultimi secoli, le prime avvisaglie di discrepanza culturale tra passato e presente (futuro) partono dagli Stati Uniti, possiamo stare qui ore, giorni, mesi, anni, a discutere sulla caratteristica dicotomica dell’America, ma quello che ne trarremmo sarebbe la solita vecchia cantilena: è troppo diversa, stratificata e grande per poterla rinchiudere in una categorizzazione, quindi deal with it. Negli USA, posto in cui non hanno mai dato uno stipendio effettivo ai camerieri,  la questione lavoro è tematica dominante di cui ormai si discute senza se e senza ma.
Da qualche mese anche in Italia siamo arrivati al punto in cui si grida alla mancanza di manodopera, ma come gli ultimi dati ufficiali hanno dimostrato ciò non è propriamente vero, anzi, secondo i dati dell’Inps in Italia da gennaio 2021 ci sono state 617mila assunzioni in più rispetto allo stesso periodo del 2020. Però come ben sappiamo le statistiche sono effimere e cangianti, come delle olografie, cambiano in base al punto da cui le guardi e al risultato che vuoi ottenere, quindi giri la luce cambi angolazione un po’ e ti dicono quello che vuoi sentirti dire. Dove sta quindi la verità? Sempre dalla parte dei lavoratori, non ci si sbaglia.
Non dico che stiamo sopravvivendo su condizioni lavorative discusse e concordate nel 1930, ma quasi, di sicuro dal 1980 quasi nulla è cambiato a momenti nemmeno gli stipendi. You remember Scala Mobile? Innanzitutto io stessa che ho un CCNL e quindi dovrei essere tra le più tutelate mi  ritroverò un aumento indiscriminato dei prezzi e costo della vita sicuramente dal 2022, causati dalla Cina (vista soprattutto la situazione complessa di approvvigionamento, scarsità di materie prime e ritardi improponibili nelle spedizioni), sapete se non diversifichi le sedi di produzione internazionali, oggi tantissime in Asia, e ti fai mandare tutto dalla Cina, se la Cina aumenta il prezzo dei container, finchè non corri ai ripari (come?) possiamo discuterne in un altro luogo di questo), l’aumento te lo ciucci tutto e chi lo paga? Bravissimi. E secondo voi gli stipendi saranno adeguati? Bravissimi. Oltre che gli stipendi erano già inadeguati prima, figuriamoci tra un po’, vogliamo parlare di quanto invece sono aumentati gli stipendi dei CEO? Parliamone ancora dati alla mano:
41 million people lost their jobs in 2020 as the pandemic ravaged the U.S. economy, the most layoffs in at least two decades. But CEOs had a pretty good year. A great one, in fact, earning 351 times on average as much as the typical worker in their industry (qui)
Poco, solo 351 volte di più.
The weekend was won with no reduction in pay for workers and there was a gradual reduction in hours since then until about the 1980s. But since the 1980s working hours have not reduced at all, despite greater automation and new technology. We're overdue a reduction in working hours. (qui)
Toccando il punto, invece, delle ore lavorative (un articolo al link sopra), che nel migliore dei casi restano otto per cinque giorni a settimana, è chiaro che la regolamentazione rimasta invariata da oltre trent’anni deve essere rivista. Non solo servono meno ore per fare le stesse cose, ma si dovrebbe rivedere radicalmente i contratti così come sono stati concepiti dai sindacati quasi un secolo fa, lavorare part time, lavorare meno lavorare tutti, turnazioni, dare spazio alla digitalizzazione che straripa dall’armadio come farebbero tutte quelle tshirt nuove che hai comprato, mentre ti ostini ad utilizzare quella vecchia coi buchi perché sei affezionato e non ti va di cambiare che hai paura del nuovo. Digitalizzazione che porterebbe finalmente in campo molti giovani che sono specializzati nel settore ed eviterebbe perdite di tempo inutili e dannose per ogni individuo e spreco ingente di carta che io renderei legalmente perseguibile. È chiaro ed evidente che ridurre le ore lavorative e rimettere in mano agli individui il proprio tempo li rende persone più felici, you don’t say? La produzione resta invariata se non moltiplicata e hanno più tempo per spendere i soldi che portano a casa, per dirla in termini capitalistici:
Aumenti gli stipendi, aumenti il tempo libero, aumenti i guadagni, it’s not a difficult concept.
Riduzione di ore e regolamentazione del lavoro da remoto, che ad oggi esiste in varie forme in base a cosa fa più comodo all’azienda, ho sentito anche il concetto di mobile working, che tradotto è un altro modo per metterla nel culo al lavoratore. in Italia le aziende stanno ancora aspettando una risposta dallo Stato in termini di legislatura del lavoro agile, voi avete visto qualcosa? Io no e lavoro in un’azienda a cui piacerebbe, almeno in questo caso, fare un passo avanti. Il mondo della ristorazione, della logistica, dei servizi essenziali, necessita di controlli, strutturazione e tutele per i dipendenti, dovrebbe senza ombra di dubbio essere preso d’assalto dalla convenzione di ginevra, perché sfido io che un ragazzo nato negli anni ’90 oggi potrebbe prendere la decisione di chiudersi in catene per due spicci salvo che non sia davvero disperato o completamente pazzo. Qualcuno ha visto Sorry we missed you, di Ken Loach? È un consiglio. Poi dopo ci continueremo a lamentare che Amazon ci porta la presa schuko con un giorno di ritardo, ma almeno ci sentiremo in colpa. Dici non vogliono lavorare, ma meno male e grazie, salvate anche noi per favore ragazzi!
Dopo quasi due anni trascorsi chiusi in casa a fare a meno di tutto, forse finalmente qualcuno ha capito che magari si può fare a meno anche di lavorare a certe condizioni? Forse qualcuno ha capito che nella vita voleva fare altro, anche intrecciare cestini e venderli ai vicini o riprendersi mentre in doccia si lava il culo usando la spugna coi piedi e postarlo su onlyfans? Non trovo manodopera per il mio ristorante costruito abusivamente sulla spiaggia vista gabbiani e per cui pago 5€ all’anno al demanio, chiedo solo dieci ore al giorno sette giorni a settimana più straordinari nelle due centrali di agosto e pago profumatamente seicento euro al mese magari dovrebbe essere sostituito con assumo regolarmente con tutte le tutele del caso, malattie, ferie, stipendio adeguato e orario secondo contratto nazionale e partire da lì innanzitutto senza discriminazione di razza o sesso? Se avessimo regolamentato tutti gli stranieri che chiedono documenti legali dalla notte dei tempi forse anche il problema di “ci rubano il lavoro” sarebbe risolto con “meno male che da voi state alla canna del gas così almeno ho chi mi serve ai tavoli”, ma siamo un popolo di razzisti, questa sarebbe semplice utopia. È un discorso classista? Lo chiamerei più realista, sarebbe anche funzionale se si facesse di necessità virtù, ma anche le necessità in questo caso sono da prendere con le pinze. Sarebbe in ogni caso un improvement per tutti, ma troppo intelligente. È lampante come per determinate tipologie di lavoro necessitiamo di manodopera estera, non facciamo discorsi da finti buonisti, per quanto ci sia ancora l’italiano che fa il pizzaiolo, quella che fa la badante, l’oss, quello che impasta il cemento o guida la ruspa o raccoglie arance e pomodori è ovvio che saranno lavori per cui dovremmo sempre di più affidarci a chi arriva da fuori, questo per vari motivi che spero di non dovervi spiegare e quindi è anche arrivata l’ora che si smetta di fare finta che non sia così e mettere una mano anche sulla questione immigrazione in senso umano, civile, legale e burocratico. Again, più lavorano, più guadagnano, più tempo hanno, più spendono. Certo, la sostituzione razziale.
Anche il lavoro è un bene, un prodotto per cui c’è domanda e offerta e per cui deve esistere differenziazione, se si vuole occupare più gente possibile bisogna che ci siano più posti di lavoro possibili e non solo in termini quantitativi, ma anche e soprattutto qualitativi, le specializzazioni sono cambiate, le attitudini sono cambiate, le generazioni si evolvono e anche la realtà si sta chiaramente sdoppiando perché viviamo parallelamente nel mondo fisico e in quello virtuale e in entrambe serve la struttura digitale.
Siamo indietro, indietrissimo, in retromarcia.
Se l’istruzione fosse in linea coi tempi e pure preparasse professionalità adatte a gestire il mondo digitale il mercato del lavoro non sarebbe al passo, la stragrande maggioranza delle aziende ancora fa fatica ad abbandonare gli archivi fisici per essere banali, moltissime non hanno nemmeno ancora previsto lontanamente l’e-commerce nemmeno all’interno del gruppo stesso, digitalizzazione degli acquisti.
Stampiamo le fatture per portarle da un ufficio ad un altro, come possiamo pretendere di capire che serve un ufficio che gestisca i dati del sito quando il sito è ancora in manutenzione dal 2001 e sulla pagina facebook non c’è manco la foto sulla cover?
Le ragazzine vogliono fare le influencer, le youtuber, aprirsi un canale su twitch per far vedere le tette dipinte da unicorno rosa e noi invece di insegnare loro come gestire il mondo virtuale, fare dei corsi a scuola su diritti e doveri nell’era digitale e strutturare un pensiero anche per un domani lavorativo, che magari capiscono che esistono altri lavori nel campo anche più divertenti e remunerativi le incalziamo perché non vogliono fare le cassiere e poi le riempiamo di nozioni sul femminismo e il bodyshaming.
I ragazzi di oggi non studiano, beh convincimi che hanno torto.
Se la regolamentazione del mercato del lavoro si adeguasse e rivedesse la struttura dell'offerta per renderla attuale, in linea con le nuove necessità,  generazioni e in linea con le contingenze del momento, evidentemente diverse da anche solo cinque anni fa, allora potremmo parlare di un confronto tra domanda e offerta e dissertare sui numeri.
Se invece si continua a proporre situazioni lavorative tali e quali al 1950, senza considerare necessità ambientali, parità di genere, riduzione di orario di lavoro, smartworking, turnazioni, diversificazione dei compiti per le nuove specializzazioni soprattutto digitali, attitudini delle nuove generazioni e etica, soprattutto etica lavorativa, allora ogni discorso è aria fritta.
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der-papero · 3 years
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Andiamo a rubare con Papero - Lezione 2 (parte 1) - Come diventare anonimi
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A mio parere, questa è una delle lezioni che dovrebbe insegnare di più, a tutti, buoni e cattivi. La divido in due o anche in tre, per evitare di farla diventare troppo lunga. Se riesco, con i miei limitati mezzi, a trasmettervi a pieno il contenuto di questa lezione, Internet per voi non avrà più segreti, indipendentemente dal fatto che vogliate usarla come risorsa per aiutare il prossimo o per danneggiarlo. E lo farò utilizzando la storia di
Lapo Folletto e Joe Farina Doppio Zero
Come abbiamo visto nella scorsa lezione, usare il software giusto è importante, per rendere quanto più piccola possibile la nostra impronta, mentre gironzoliamo in giro per il webbe ed essere così immuni dal Traffico Scajola.
Facciamo finta che siamo diventati bravi ed esperti e siamo certi che, a fronte di una connessione che intendiamo creare, ne esiste davvero una e una sola.
Prima di iniziare, un piccolo glossario per la nostra storia.
Il casolare => il vostro PC
Lapo Folletto => voi utenti di Internet
Joe Farina Doppio Zero => il servizio al quale volete accedere (FB, il vostro pusher, quello che vi pare)
il postino Infamone Soffia, dipendente Telecómme => il vostro provider, che in gergo tecnico fa, in questo caso, da gateway
Mamma Santissima Inc. => azienda che fornisce servizi VPN
il postino Bellazio, dipendente della Raccomandami s.r.l. => provider della azienda che fornisce servizi VPN, il suo gateway
La nostra storia inizia con il signor Lapo Folletto, che abita nel casolare in via Garibaldi, 1000, Rispettabilandia (= indirizzo IP del signor Lapo), e ha bisogno di bamba da pippare, disponibile presso l’unico fornitore al mondo, il signor Joe Farina Doppio Zero, che vive in via Unatirata 22, Comecazzoveparistan (= indirizzo IP del signor Joe).
A Rispettabilandia sono tutte brave persone ed è vietato per legge vendere e/o pippare droga, mentre in Comecazzoveparistan, beh, lo dice il nome del paese stesso. L’unico modo che ha Lapo per comunicare con Joe è scrivere dei messaggi su un foglio, che consegna al postino Infamone Soffia, il quale poi provvede a consegnarli a Joe, che prepara il sacchettino e lo consegna al postino, che recapita il prezioso carico a Lapo. Cosa molto importante, il postino può leggere il contenuto del messaggio, sempre, e Lapo può solo parlare col proprio postino. L’obiettivo di Lapo è avere regolarmente la sua bamba ed evitare i perfidi sbibbi, che anche in questa storia fantastica sanno farsi voler bene.
Immaginate il casolare di Lapo come una casa con tantiiiissime finestre. E’ la prima volta che Lapo acquista la merce da Joe, quindi fa quello che faremmo tutti, ovvero scrivere il seguente messaggio (che a volte avete sentito chiamare col termine trasmissione in chiaro, ad esempio quando visitate un sito con l’indirizzo HTTP):
A: Joe - Via Unatirata, 22 - Comecazzoveparistan
Da: Lapo - Via Garibaldi, 1000 - Rispettabilandia
Caro Joe,
ti prego di mandarmi 2 gr. di bamba quella buona, non quella tagliata a cazzo di cane. Ho bisogno di tirarmi su e fatturare al TOP, con le pippate giuste andrà tutto alla grande!
A presto, Lapo
A questo punto, Lapo si affaccia da una finestra a caso e urla “AAAAA ‘NFAMONEEEE” (si chiama così, non lo sta insultando), “TIE’, RECAPITA QUESTO!”.
Il postino Infamone Soffia, un nome una garanzia, fa quello che prevede il suo lavoro, ma fa pure una soffiata alle Autorità di Rispettabilandia, che si presentano alla porta del povero signor Lapo.
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Il nostro rispettabilissimo sig. Lapo finisce dentro, purtroppo.
E mentre è in cella riflette ... ma come cazzo hanno fatto a beccarmi? mmm ... Joe sta a Comecazzoveparistan, non gliene frega niente ... mumble ... è stata quella merda dell’Infamone!!! 🤬 Ha letto che volevo la bamba e mi ha cantato agli sbibbi! Quel figlio di puttana! ... Ho capito come fare! La prossima volta scriverò un messaggio in codice, così col cazzo che mi becca!
Motivato a tentare di nuovo, prova ad uscire dopo qualche mese, mettendo in scena un sequestro di persona per ottenere dei soldi e pagarsi la cauzione. Se fossimo in un mondo normale qualcuno gli risponderebbe col gesto dell’ombrello facendogli fare una figura di merda, ma siamo a Rispettabilandia e tutto è possibile, quindi Lapo torna a vedere la luce del sole.
Nel frattempo gli sbibbi gli hanno pure incul ... ehm ... sequestrato la bamba, quindi è costretto a comprarsene altra. Scrive un nuovo messaggio, stavolta più ambiguo (che a volte avete sentito chiamare col termine trasmissione criptata, ad esempio quando visitate un sito con l’indirizzo HTTPS):
A: Joe - Via Unatirata, 22 - Comecazzoveparistan
Da: Lapo - Via Garibaldi, 1000 - Rispettabilandia
Caro Joe,
scusa se non ti ho scritto di recente, sono stato fuori città, avevo bisogno di stare un po’ al fresco. Ho voglia di fare un dolce di quelli che vendono bene, e per la guarnizione ti prego di mandarmi 2 gr. di zucchero a velo, il migliore che hai. Con lo zucchero giusto, farò affari d’oro!
A presto, Lapo
e chiama, sempre da una finestra a caso, l'Infamone.
Il postino, che essere infami è più di un nome, è una scelta di vita, trasmette il messaggio e recapita un pacco con su scritto ZUCCHERO A VELO, e fa di nuovo la soffiata. Tanto per cambiare, fuori la casa di Lapo ...
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Il nostro Rispettabilissimo finisce di nuovo dentro, aripurtroppo.
E mentre è in cella riflette ... ma come porcaputtanaetroiamaiala hanno fatto a beccarmi? mmm ... Joe sta a Comecazzoveparistan, e continua a non fregargliene ... mumble ... è stata quella merda secca e lurida dell’Infamone!!! 😡🤬💣🔪 Ha visto l’indirizzo di Joe, e non ci è cascato!!! Maledetto, già alle elementari faceva il soffia con le maestre, bastardo infame!!!
Ritornato a casa dopo un anno (saremo pure a Rispettabilandia, ma fessi per due volte di fila anche no), Lapo è disperato, sa che come appena ci prova, all’Infamone basta guardare l’indirizzo di destinazione e fare la soffiata agli sbibbi con il suo indirizzo sorgente, anche se sul messaggio scrivesse soltanto salutem ‘a soret, tanto basta per metterlo dentro. E poi gli sbibbi gli hanno di nuovo incul ... ehm ... sequestrato la bamba.
Un bel giorno, tra la pubblicità nella cassetta della posta, trova un volantino della Mamma Santissima Inc.:
Problemi con l’Infamone? Tranquillo, garantiamo noi anonimità e sicurezza! Chiamaci! Con pochi euro al mese, potrai scrivere a chi vuoi, senza preoccuparti di essere cantato!
Lapo fa i salti di gioia, finalmente potrà tornare a pippare, in culo all’Infamone e agli sbibbi!
Chiama il Call Center della Mamma Santissima Inc., risponde stranamente una persona con uno strano accento siculo.
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MS: Non se preoccupi, ci pensiamo noi a vossiiiia. Scriva pure il suo messaggio, ma lo chiuda con questo lucchetto e lo spedisca a noi. Ci occupiamo poi noi di quel fetuso! Baciamo le mani!
Lapo: Ma è legale da voi comprare la bamba?
MS: Minchia, legale é ... più o meno ... fidarsi deve, picciotto, ga-ran-ti-to!
Lapo è al settimo cielo, anche solo per la goduria di metterlo a quel posto al postino (scusate il gioco di parole). Sottoscrive felice un contratto con la MS e riceve lucchetto e chiave.
Prepara un nuovo messaggio, usando quella che, comunemente, viene indicata come trasmissione tramite VPN:
A: Mamma Santissima Inc. - Via Arancin*, 70 - Paaalemmmo
Da: Lapo - Via Garibaldi, 1000 - Rispettabilandia
**** SE NON HAI LA CHIAVE *****
schemo chi legge
***** SE HAI LA CHIAVE *****
A: Joe - Via Unatirata, 22 - Comecazzoveparistan
Caro Joe,
finalmente mi son levato dalle palle quel pezzo di merda dell’Infamone, quel figlio di una grande bagascia mi ha messo al gabbio, e come cazzo facevo a scriverti? Mandami subito, e dico SUBITO, 4 gr. di bamba come cazzo è è, perché è un anno e un mese che non pippo, e sto andando fuori di testa. MUOVITI!
A presto, Lapo
********************************************
Trionfo del fatto di farla franca, urla da una finestra a caso
MUUUAAAHAHAHAHA AAAA ‘NFAMONEEEEE, TIE’, CONSEGNA STO’ MESSAGGIO!!!
Il sig. Soffia stavolta è sorpreso, Lapo scrive alla Mamma Santissima Inc., una azienda nota a livello mondiale per la sua correttezza, trasparenza e professionalità. Nel messaggio, non avendo la chiave che apre il lucchetto, riesce solo a vedere un criptico scemo chi legge. Altro non può fare che consegnare il messaggio alla reception della MS, dove trova un signore poco cordiale che gli fa:
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CHE MINCHIA VUOI, AAAHH?? FATTE LI CAZZI TUA, SE CI TIENI ALLA FAMIGGHIA!
La Mamma Santissima Inc. riscrive il messaggio:
A: Joe - Via Unatirata, 22 - Comecazzoveparistan
Da: Mamma Santissima Inc. - Via Arancin*, 70 - Paaalemmmo
Caro Joe,
finalmente mi son levato dalle palle quel pezzo di merda dell’Infamone, quel figlio di una grande bagascia mi ha messo al gabbio, e come cazzo facevo a scriverti? Mandami subito, e dico SUBITO, 4 gr. di bamba come cazzo è è, perché è un anno e un mese che non pippo, e sto andando fuori di testa. MUOVITI!
A presto, Lapo
Un dipendente milanese, assunto dalla sera alla mattina chissà come, chiama il postino da una finestra dell’azienda a caso
ooooohhhhh Bellazio! C’è da consegnare un messaggio, figa!
Il postino Bellazio, che lavora esattamente come l'Infamone, ma gliene fotte solo del 27 del mese, si fa i cazzi suoi e fa le sue consegne.
Joe è un po’ perplesso, scrive un certo Lapo che gli ricorda qualcuno, ma il messaggio arriva da questi tizi di cui non ha mai sentito parlare. Ma sa che tanto basta che lo pagano, sticazzi di chi scrive, e fa il suo lavoro. MS, una volta ricevuta la merce, la rilucchetta, ci scrive sopra coglione chi annusa, e la riconsegna all’Infamone, che altro non potrà fare che consegnarla a Lapo, visto che è un pacchetto che arriva nientepopodimenoche dalla rispettabilissima e onorata MS, conosciuta anche presso gli sbibbi come onestissima e integerrima, e non gli va di leggere l'etichetta senza lucchetto, per evitare di fare la fine di scemo chi legge. Lapo ha la chiave per aprire il lucchetto, e finalmente si BAMBA! 🥳
Lapo è una persona felice. Per mesi parla con Joe tramite la VPN ... ehm ... tramite la MS, pigliando per il culo l'Infamone e pippando con regolarità.
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Però, un brutto giorno ...
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huliganidangereux · 3 years
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Sabato notte non dormivo e ho scritto una cosa sui concerti e su quanto manca il rock'n'roll.
La trovate qua sotto, dopo la foto.
Oggi è il 25 Gennaio ed è un anno esatto che non vedo un live. Non succedeva da tanti anni.
Il ragazzo volante in foto l'ho immortalato un anno fa al Bloom di Mezzago alla festa di compleanno di To Lose La Track, ultima mina dal vivo prima che il Virus si fottesse il mondo e le nostre normalitá. Quella fu una gran serata: chiusero i Gazebo Penguins, che ormai da alcuni anni sono a mani basse la band italiana col live piú intenso nel nostro paese. Suonavano anche il giorno dopo Codogno e il "paziente uno" ma a quella serata non ci andammo e tutto si fermò lí.
Sarebbe epico riprendere come si era interrotto, con la speranza che il 2021 riporti a riaccendere le luci, a far fischiare gli amplificatori sui palchi, a salvare i nostri locali preferiti, i nostri cuori, a riaccendere la vita nostra e di chi con l'arte ci vive.
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Figa siamo sempre i primi. Speriamo di non essere in 20, lo sai che quella volta lá ero io, le due band e i loro amici! Ma vá non vengono da un botto di tempo in Italia, non vedi che ci son giá almeno 30 persone?!
Cazzo di freddo. Dovevo portare giú il giubbotto! Ma vá 3 euro di guardaroba col cazzo glieli do. Si, pensa dopo quando usciamo bagnati in felpa all'una di notte a Gennaio AHAH!
Oh vá c'è quello lí di...[radio random/programma alternativo MTV primi 2000 chessò, tipo Brand:New] chissá che cazzo fa adesso...
Il timbro me lo faccio fare all'interno del polso tipo Gesú, che sulla mano non va mai via e al lavoro domani poi sembro un minchione. Il trick domani in ufficio è coprirlo con l'orologio, ascoltami io sono un genio in queste cose.
Beviamo?
Beviamo.
Spè che guardo il merch, tanto poi non compro niente.
[Odore di chiuso, borotalco dalla macchina del fumo]
We davanti ma non troppo sennò non si sente un cazzo. Occhio alla canalina! Èh? (inciampo inevitabile).
Oh io prendo un altro gin tonic...ma si fanculo dai!
Palpebre pesanti, mal di schiena.
Mi sa che vado al cesso adesso che poi si riempie. Sísí.
Figa se si è riempito! Secondo te è sold-out? Eh non so però bello pienotto!
Cazzo di mal di schiena oh ma si devono muovere! Che brutta la vecchiaia. Stare in piedi fermo è una merda per la schiena.
Lascia stare figa io non so come facevamo a stare sempre davanti sotto il palco una volta.
Eh ma adesso la paghi guarda me che ho la cervicale a coriandoli! 2000 € di fisioterapisti puttana la belva...
Cazzo di caldo figa tieni il bicchiere un attimo. Ma come cazzo fanno a stare col giubbotto dentro? Mai capito cazzo! Termosifoni umani, irradiano calore solo a guardarli.
Figa ma uno alto 2 metri coi capelli di Branduardi proprio davanti a me ogni volta oh!
Ma quando cazzo salgono quelli che aprono?
...[In netto ritardo sale la band "spalla", come si diceva una volta]...
Bravi si, non male ma dopo 4 pezzi basta dai, cosí iniziano LORO, hanno sforato giá di mezz'ora, io domani lavoro!!
OOOH ECCOLI!
[Urletti dal pubblico, sale LA BAND]
DAIIIII CAZZOOOO!
Fammi allacciare bene le scarpe, che nel 2004 al Forum con gli Offspring ne ho persa una e l'ho arpionata al volo per miracolo! Ah, se ci perdiamo, alla fine ci ritroviamo lí (indica un posto X).
Calca, sudore, puzza di sigarette scannate e scaldate, birra calda, gente addosso a gente, piedi schiacciati da altri piedi, bacilli volanti, sorridi a sconosciuti e fingi di capire quando ti dicono qualcosa. Èh? OH URLA CHE NON SENTO UN CAZZO! (Ripete inutilmente, rispondi con sorrisi). C'è sempre qualche veneto con l'alcool nella bottiglia della San Benedetto che: "Fratello noi veniamo da Treviso per vederli, da voi a Milano vengono tutte le band della terra che culo che avete noi ci facciamo sempre i chilometri cazzo fratellooo!" Seguono altre parole molto etiliche e poco comprensibili ma si comunica lo stesso a pacche sulle spalle e urla isteriche animalesche, tipo le scimmie urlatrici. È un linguaggio universale, funziona anche con gli stranieri/e in Erasmus che vengono a sentire la band.
Attacca la prima canzone, volumi sballati che qualcuno lá al mixer domerá in un paio di pezzi EEEEEEE VAI CAZZOOOOO!
PIM. PUM. PAM. SBABAM! ENERGIA SONICA.
Sganci il cervello ed entri nel flusso.
L'attacco lo conosci, è quella canzone che hai ascoltato almeno 600 volte fremendo e adesso te la sparano in faccia. La Grancassa la senti nel petto, il basso nel ventre. Il suono ti entra dentro, ti invade le sinapsi, diventa fisico. L'onda sonora muove l'aria che hai nella cassa toracica, la senti uscire fin su nella gola, ti massaggia anche il cuore, lo puoi sentire.
Guarda quella tipella lí tutta sudata cazzo! Io una cosí che viene a sentire i [band] me la sposerei domani.
I giovani lá davanti volano, gente sopra altra gente. Si tritano nel pogo e li si guarda invidiosi per i loro 15 anni in meno dei tuoi. Contusioni, urla, braccia che indicano il soffitto, energia viva. Mi sono sempre chiesto che rumore farebbe il pogo se si togliesse la musica d'un tratto, credo lo stesso rumore di un ballo tribale.
Ricordi quando ci stavi tu lá a 16, 18, 22, 25...Poi si retrocede, è fisiologico. Li guardavamo sempre quelli lí dietro, chiedendoci se prima o poi saremmo diventati come loro, come quelli che ci guardavano col risolino evitando di toccarci mentre uscivamo dal MUCCHIO per respirare, bagnati fradici dei nostri e altrui sudori. In quella fila retrostante, quella degli over 30, che adesso è la nostra fila, ci vedi pose da esperti concertari navigati, facce che giudicano ma godono, sorrisi-applausi-apprezzamenti, tanto il muro sonoro ti investe e ti porta via lo stesso come nei tuoi 16 anni e TANTI SALUTI A TUTTI I CAZZI DELLA VITA ALMENO PER DUE ORE BUONE!
Si esce pezzati ma felici. Guarda ste scarpe, erano bianche prima! Menomale che non facciamo piú la macedonia sotto al palco! A sto giro mi sa che tocca buttarle...
Verso casa per inerzia ma col sorriso stampato in faccia. In strada, alle 2 di un lunedí notte di Gennaio, solo una macchina: la nostra. Oh il prossimo guido io.
Ok zio ciao buon sonno e buon lavoro per domani! AHAH VAFFANCULOOOO!
Acufene, 4 ore di sonno, anche meno se il concerto ti ha acceso dentro.
QUANTO CAZZO MANCA IL ROCK'N'ROLL.
💔
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corallorosso · 3 years
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Ho osato dire che le piste da sci vanno chiuse e mi è arrivata una valanga di insulti (anche da due campionesse azzurre) Di Selvaggia Lucarelli (...) mi sono azzardata a scrivere che chi smania per andarsi a fare la sciatina o per mangiare un piatto di spatzle in baita, in questo momento non ha capito niente. Non ha capito che la cazzata estiva di riafferrare la normalità con arroganza, l’abbiamo pagata e la stiamo pagando ancora oggi. Che la stanno pagando anche loro. Ho scritto che questa gente così scollegata dalla realtà dovrebbe provare per due minuti la paura e l’apnea di chi vive sotto al casco col Covid e poi forse rivedrebbe le sue priorità. Da 24 ore le mie pagine Instagram e Facebook sono prese d’assalto dalla ferocia di maestri di sci, proprietari di impianti e hotel di montagna, guide, sciatori dilettanti e professionisti, montanari per scelta di vita e montanari della domenica. Una pagina Instagram da boomer gestita ovviamente da un coraggiosissimo anonimo che raccoglie 30mila appassionati di sci ha postato il mio commento scrivendo: “Cosa le auguriamo? Tra l’altro ha un cognome (Lucarelli) che si addice a tante di quelle rime che finiscono con iselli…”. Dopo pochi minuti, sono arrivati centinaia di commenti insultanti o di semplice dileggio, come quello delle due campionesse di sci Sofia Goggia e Federica Brignone, le quali anziché disapprovare il livello della discussione (Lucarelli/Piselli) e inorridire di fronte al livello dei commenti, mi hanno derisa a loro volta. Bulle tra i bulli, con i like di approvazione di tutta la caserma al completo, ben allineate con il linguaggio sessista e il cameratismo violento del web. Campionesse solo in pista, e ben lontane dall’esserlo anche fuori come, per esempio, una Federica Pellegrini che questo linguaggio social nei confronti delle donne l’ha sempre condannato (e subito). E poi maestri di sci che lavorano con i bambini che mi hanno augurato di morire, di finire con la faccia spaccata da uno scarpone, sciatori che mi hanno scritto che sono una lurida troia, che mi verranno a cercare, che mi devo ammazzare. Donne, tantissime donne, che hanno approvato gli insulti e ne hanno aggiunti di nuovi. Poi c’è chi ha spostato il tema sull’economia, ricordando che anche nel mondo dello sci c’è chi deve lavorare, c’è crisi, “testa di cazzo, da mangiare ce lo dai tu” e così via, come se chi è proprietario di palestre, di impianti sportivi, di negozi di abbigliamento, ristoranti, bar, discoteche, teatri, scuole di danza, educatori, agenti di viaggio e dipendenti annessi (gusto per fare esempi a caso) non vivessero lo stesso problema e senza sconti, da marzo ad oggi. Come se gli unici penalizzati in questa epidemia fossero loro, gli sciatori, che comunque fino all’8 marzo 2020, hanno continuato imperterriti ad affollare piste, hotel, seggiovie, contribuendo al contagio e alla lista dei morti pure quando ormai era evidente cosa stesse succedendo. Come tanti altri, certo, ma quelle immagini degli sciatori in fila, ammassati, sulle montagne sopra Bergamo alla vigilia del lockdown, a marzo, mentre Bergamo e la Val Seriana erano già lazzaretti resteranno impresse nella memoria di tutti. Inoltre, va detto, molti albergatori, guide ed altre persone che hanno o fanno attività in montagna, quest’estate hanno lavorato. Cosa che per esempio non è successa a chi ha alberghi e attività turistiche nelle grandi città come Roma, Firenze, Milano, Bologna. Gente – quest’ultima- che non lavora neppure adesso, grazie alla follia estiva che abbiamo creduto di poterci permettere. Poi certo, resta una domanda: chi pretende di lavorare oggi sulla neve o di andarsi a divertire oggi sulla neve urlando, strepitando, rivendicando diritti, pensa che tre settimane di fatturato alle stelle pagate con il riacutizzarsi dell’epidemia e con altri lockdown rigidi, che imporrano chiusure a tutti e a tutto, piste da sci comprese, possano essere un buon affare? Credono davvero, questi raffinati epidemiologi, imprenditori ed economisti, che un mese di impianti affollati e di guadagni facili ma brevi, per poi risprofondare nell’incubo delle terapie intensive piene, sia un grande affare? Dovrebbero chiedere agli imprenditori nel mondo delle discoteche o della ristorazione se quest’estate è stata un affare per TUTTO il settore o solo per quelle poche decine, forse centinaia, di imprenditori che hanno fatto gli arraffa-tutto fregandosene di chi poi avrebbe dovuto lavorare quest’inverno e si è ritrovato con la saracinesca abbassata in autunno. E inoltre, sarebbe il caso che un settore in cui per giunta è ampiamente diffuso il nero (ho chiesto a numerosi maestri di sci di raccontarmi i guadagni sulle lezioni private e non e le tasse pagate negli anni precedenti, per capire l’attuale situazione economica e i mancati guadagni, ma sono spariti nel nulla), comprendesse che l’arroganza con cui sta pestando i piedi negli scarponi, è malvista anche da altre categorie di lavoratori ben più vessate, che sono ferme da febbraio, che riprenderanno a lavorare per ultime, se sopravvivranno (le agenzie di viaggi, per esempio). E sì, certo che avete diritto ad aiuti e sussidi, come tutti, ma non all’arroganza delle pretese. Riguardo gli insulti e tutto il resto, resta solo l’amarezza di sapere che questo paese è oggi diviso a metà: c’è chi piange i morti e chi piange perché la seggiovia è ferma e aveva voglia di farsi il weekendino con gli amici. C’è chi legittimamente è in pena perché ha l’hotel vuoto e chiede sussidi, e chi ha l’hotel vuoto e chiede di fottercene tutti dell’epidemia perché, come un invasato mi ha scritto, “noi viviamo per sciare”. Per chiudere, vorrei ricordare alle due campionesse Sofia Goggia e Federica Brignone che si sono messe a partecipare alla shitstorm di migliaia di uomini contro una donna, due cosette: la prima è che sono arruolate una nella finanza e una nei carabinieri. A entrambe lo stipendio lo paghiamo noi, quindi dubito empatizzino con le partite iva degli sci. Alla Goggia ricordo anche che è bergamasca, per cui la inviterei a pensare con questo ardore alle file dei camion dell’esercito anziché a quelle con gli skipass. E a tutte e due, per finire, che l’attività agonistica finisce, quel che conta, alla fine della corsa, è che donne si è diventate. E su quest’ultimo fronte, da quel che vedo, siete ancora allo spazzaneve.
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vlr0 · 3 years
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@pescae mi ha taggato, grazie mille il tag game che aspettavo e che più mi rappresenta
"dimmi che da bambino eri stupido senza dirmi che da bambino eri stupido"
(età 5? 6 anni? ma forse anche di più) "valeria mi raccomando non dire a claudia (la mia babysitter) che le stiamo regalando una trousse a forma di orso, è una sorpresa" "sì sì non dico nulla non dico niente". cambio scena, noi che le stiamo per dare il regalo: "eh sì claudia non posso proprio dirti che ti sto regalando una trousse a forma di orso" (da notare che anche ora non riesco a tenere un cecio in bocca e cose del genere ancora succedono... bocca larga solidarity)
per il nostro albero di natale avevamo queste decorazioni a forma di pacco regalo, che dentro avevano un cubo di polistirolo per dargli la forma. come faccio a sapere che dentro era polistirolo? da piccola ero convinta che fossero dei dolci quindi li aprivo e me li mangiavo... non ricordo se poi li sputavo o no (ma credo di sì altrimenti dubito sarei qui), ma è successo più di una volta visto che non ne abbiamo più di quelle decorazioni.
un pomeriggio, per qualche motivo ero in cucina da sola e mi rendo conto che, se premo abbastanza forte con una penna sul tavolo, riesco a inciderlo, inizio quindi a disegnarci sopra. a metà dell'opera circa mi rendo conto che forse, ma FORSE, non è proprio una bella cosa da fare, e qualcuno potrebbe arrabbiarsi con me. decido di incidere sotto "è stata mamma". il crimine perfetto (addirittura quando poi mia madre mi chiama per sgridarmi ho anche il coraggio di dirle che c'era scritto che era stata lei, non potevo essere stata io... come se lei non avesse coscienza di sé e delle sue azioni)
ero convinta che i cartoni animati fossero persone vere, fatte così. a 6/7 anni me lo hanno dovuto spiegare. la prima volta che mi si è spezzato il cuore, quando ho capito di non poter sposare ash ketchum.
pensavo che in realtà in tutto il mondo la gente pensasse in italiano, ma parlando traduceva in altre lingue a seconda della nazionalità.
questa fa male perché ho realizzato di recente che il dentifricio non si mangia? nel senso, non è che ora lo usi al posto del patè, ma quando ero piccola mettevo apposta più dentifricio per mangiarne una parte... e solo di recente ho saputo che ingerire fluoro fa male... (e comunque non ne mangiavo tipo un tubetto al giorno, ma per qualche motivo anche adesso non avrei mai pensato che potesse essere rischioso per la salute... come faccio ad essere viva)
ci sono altre cose ma mi fermo qua.... perché ho paura di cosa tirerei fuori.... non so chi taggare magari poi modifico il post
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reallybadfeeling · 3 years
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FF Reclist del 2020
Sono tornata a postare su questo blog al solo fine di lasciare questa lista a caso di ff che ho letto nel 2020 e mi son rimaste impresse? La risposta è sì. E Buon Natale a tutti, eh! 
Star Wars [Trilogia Sequel]  (let’s be honest, son quasi tutte Reylo)
The Trail Bride Link: https://archiveofourown.org/works/17454824/chapters/41100980 Questa Western AU è una di quelle fic che anche se ho letto a gennaio ci ripenso e *chef kiss*. Avete presente quel slow burn dove prima arriva il smut, poi l’angst e infine il momento di falling in love? Ecco, 160k di sabbia negli stivali che apprezzi sul serio.
Tie Your Heart to Mine Link: https://archiveofourown.org/works/16143359/chapters/37718534 Potrei dire “chissene del p0rn” per questa storia perché GUYS, LA TRAMA IN QUESTA FF È PURE GOLD! Non solo c’è Rey che si spaccia per una dei Knights of Ren, ma i Knights of Ren in questa ff sono tante cose. Che poi aggiungiamo al mix jealous Kylo e… CIAONE! Mi son riletta i 147k+ di questa ff due volte quest’anno.
They Don’t Have A Word For What We Are Link: https://archiveofourown.org/works/17867792/chapters/42167327 Dicevo sopra dello slow burn? Ecco, FORGET ABOUT THAT. Questa è smut con contorno di trama. Sono 183k di Rey e Ben che fanno zozzerie? YEP. Ma se lo smut trascina la trama e far trasformare Kylo in Ben… WIN WIN AS FAR AS I’M CONCERNED!
The Termination Link: https://archiveofourown.org/works/20834045/chapters/49526072 Okay, NON consiglio questa storia ha chi ha problemi a leggere di gravidanze e aborti. Che fa sembrare questa ff molto più edgy di quel che è in realtà. Però è la ff con cui son stata introdotta alle Nightsisters prima ancora di sapere cosa fossero, AND I FELL IN LOVE WITH THEM! Che posso farci, ho un debole per i villain! E questi 62k in un paio di giorni si leggono NO PROB.
The DILF of Disneyland Link: https://archiveofourown.org/works/21535246/chapters/51335782 A dimostrazione del fatto che NON leggo solo long, questa cosina da 13k! Perché ci vuole anche un po’ di crack nella vita e questo è mild crack di quelli di qualità honestly
Gross Breylo (series) Link: https://archiveofourown.org/series/1246199 Avete mai avuto quella sensazione di “can I have more Ben? More Kylo”? Ecco, questa serie è quel guilty pleasure perché ci sono Ben, Kylo e Matt. In un sandwich di tutti i più comuni kink (e pure alcuni un po’ meno) con Rey nel mezzo (e a volte pure senza di lei cause why not?). Sooo conta come incesto o self-incest? Who know? Who cares?
Savage Beauty Link: https://archiveofourown.org/works/20921171/chapters/49735226 Lo ammetto, nonostante siano solo 77k, questa ci ho messo più del dovuto a leggerla. Plot heavy soprattutto verso la seconda metà, ma come detto ho un soft spot per i villain. Rey che per Kylo passa al Dark Side. Non vi rovino il finale, ma assolutamente vale la pena di buttarci energie (anche se rallenta dopo un inizio più accattivante).
The Wedding Necklace Link: https://archiveofourown.org/works/22513729/chapters/53796988 In generale non solo una fan dei rewrite o delle fix-it che seguono la trama di TROS. Ma questa storia ha un pretesto di trama così scemo e prometteva il tipo di happy ending che piacciono a me (quelli in cui la Reylo figlia)... 40k di fluff e silly crack spacciato per cose serie.
Pillow Talk Link: https://archiveofourown.org/works/20405317/chapters/48401371 Non sono una grande fan del tag “space virgins”. Anzi, non ho mancato di dire più volte quanto spesso mi irriti. Ma questi 93k di Rey e Ben in denial mentre son costretti a condividere il letto più sì che no? Awkwardness senza esser cringe. Che è sempre un requisito per quanto mi riguarda.
Supreme Leader & Last Jedi: Caught in the Act!!! CLICK HERE Link: https://archiveofourown.org/works/21798247/chapters/52015984 Ogni tanto ci vuole anche del porn for the sake of porn giusto? Ecco, questi 11k sono esattamente quello. Con un pizzico di crack che, you guys, dovreste aver capito che ho un soft spot per le scemate, no?
H.O.A.cus Pocus Link: https://archiveofourown.org/works/26955406/chapters/65788996 Una modern!AU di con Ben vicino rompipalle per motivi del tutto idioti? Enemies to lovers vecchio stile? 21k di kinda crack but also not? Eh… Sentite, ero in vena di qualcosa di meno plot heavy sotto halloween. E questa mi ha decisamente messo un bel sorriso in faccia.
Star Wars Rebels
(let’s be honest, son tutte Kalluzeb)
A Safe Haven Link: https://archiveofourown.org/works/25758262/chapters/62554666 Honestly, non mi aspettavo di divorarmi 146k di Kallus che si abitua alla vita da ribelle. But guess what? That’s what I did. C’è anche un seguito scritto giusto qualche giorno fa, ma è una roba breve. Anyway, sta ff mi ha uccisa di brutto, facendomi amare un botto di personaggi secondari. Scritta bene you guys. Vedetevi Rebels solo per shippare Kalluzeb e leggervi questa.
Come in from the Cold Link: https://archiveofourown.org/works/24562042/chapters/59820526 Welp, diciamo che dopo aver letto la ff precedente ed esser tornata al tag, mi son accorta che questa autrice aveva prodotto altra robina. E son inciampata in questa AU con Kallus che viene salvato dai ribelli. E poi c’è tutto un arco in cui Kallus cerca di redimersi che *chef kiss*. Ci sarebbe pure un seguito, ma mi puzzava di angst di quelli pesi ma pesi di brutti, e mi pareva di capire dai tag che ci sarebbe stato some kind of time travel fuckery. Quindi mi son accontentata di questa.
Dream Walking Link: https://archiveofourown.org/works/23857447/chapters/57341344 62k di due patate che più enemies to lovers di così si muore. Also, soulmates!Au… I mean, come puoi dire no? Con loro sto trope è proprio la morte sua. (ed è la stessa autrice delle due fic precedenti. Quindi you guys, assicuro che è scritta bene. The feels are strong.)
Purple heartstrings Link: https://archiveofourown.org/works/27454297/chapters/67118188 Ho detto che la soulmates!Au con loro è una trope che adoro? Ah ecco… Beh, questa mi è quasi dispiaciuto fossero solo 16k. Perché seriously, Kallus è ancora più patata. E adoro la famiglia Kallus che ci ha buttato come original character l’autrice. Son tutte patata e I WANT MORE! 
When You Pry it From My Cold, Dead Chest Link: https://archiveofourown.org/works/16373723/chapters/38320103 Okay, lo ammetto, ero entrata in un loop chiusissimo di soulmates!AU con la Kalluzeb. Ma son letteralmente una meglio dell’altra e tutte con il loro twist. Questa ad esempio sono 43k di feels distrutti di brutto perché l’enemies to lovers in questa ff è SO STRONG! Like, passatemi sopra con l’asfaltatrice e poi rompete tutte per trovarmi sotto ancora morente causa feels. 
Star Wars [trilogia prequel] (let’s be honest… Ah no, a sto giro ci son 2 ship! *surprised pikachu meme*)
Well It Goes Like This Link: https://archiveofourown.org/works/23977453/chapters/57673405 Avevo bisogno di good parent Anakin you guys. Non mi aspettavo però di trovare 62k di Anakin good parent di un gruppo di younglings invece che di Luke e Leia. But guess what? Mi ha scaldato il cuore lo stesso. Perché ALL OF THE FUCKING FEELS! Questa è una di quelle storie che finiscono apertissime e per cui vorresti da morire un seguito perchè JUST TOO SWEET! (E per chi ha visto Clone Wars e Rebels ci son anche cose che fan fangirlare di brutto. E ciaone.)
i grew up here till it all went up in flames Link: https://archiveofourown.org/works/23473327/chapters/56276515 I mean, di questa ff potrei pure dire soltanto 30k di Anakin che si fida di Obi-Wan e Padmé invece di farsi fregare da Palpatine. Also, baby!Leia e baby!Luke adorable as fuck, domestic fluff che please yes, Anakin vestito superfashionable and rocking it. Che altro devo dirvi you guys?
Master Mine Link: https://archiveofourown.org/works/22209502/chapters/53027014 De-aged Obi-Wan diventa il padawan di Anakin. E ovviamente Obi-Wan ha una huge crush immediata. CAUSE, YOU KNOW… Pensieri inappropriati, that’s a thing teeneagers have! No, sul serio, questa ff è proprio sul confine dell’under-age e delle dynamics fottute a bestia… Ma young Obi-Wan è just too sweet! (Also, sta ff conferma che per quando è affiancato a Padmé il fluff e l’angst la fanno da padroni. Se però è Obi-Wan il love interest… NOPE, FUCK THIS SHIT, GIVE ME THE INAPPROPRIATE PORN! XD C’ho problemi).
With a Warm and Tender Hand Link: https://archiveofourown.org/works/6054904/chapters/13881241 Vi sto per caso consigliando 38k di puro angst e porn? YES. Yes, that is what I am doing. Niente, cosa posso dire a mia discolpa? Che ho un soft spot per questi due che dopo essersi girati attorno per anni ammettono finalmente che si amano in modo completamente fottuto per poi fottere come ricci per rendersi conto suddetti sentimenti incasinati in realtà son racchiusi in una ammissione di demolezza e amore? … … … HO PROBLEMI. Ma la ff è super sweet in the most sexy way.
The Witcher (let’s be honest, son tutte Geraskier)
An All-Consuming Creature Link: https://archiveofourown.org/works/23408935/chapters/56101345 Questa è quella long infinita (163k) con una botta di angst, perlopiù Jaskier centric, in cui non solo c’è una trama al bacio, ma Geralt canta e l’autrice della ff ha scritto e composto musica! E è linkata you guys! Questa ff ha davvero tutto! Ho già detto Geralt che canta? Ecco, perché non importa che a un certo punto iniziate a chiedervi “WHY AM I EVEN READING THIS?!” La risposta è GERALT CHE CANTA PER JASKIER! (Ma poi l’angst potente e il modo in cui finisce *chef kiss*)
You Can’t Be My Sugar Daddy, We Don’t Even Have Sugar Link: https://archiveofourown.org/works/23075560/chapters/55199137 Il vero titolo di questa storia dovrebbe essere “Cause Geralt deserves nice things!���. Honestly, questi 50k non vi renderete neppure conto di averli letti. Si naviga nel fluff, nel crack e soprattutto nei feels!
The Smell of Heartbreak Link: https://archiveofourown.org/works/22776946/chapters/54427231 Niente, passiamo all’estremo opposto con questa ff. Se avete voglia di TANTO angst, fatevi un po’ una nuotata in questi 60k di Geralt e Jaskier che cercano di riparare la loro relazione. Il tutto con un contorno di maledizione random perché WHY NOT?!
If We Must Starve (Let it be Together) (series) Link: https://archiveofourown.org/series/1706485 Di solito non consiglio cose in corso. Mainly perché leggo solo complete. Ma questa ne vale la pena tantissimo. Al momento è appena sotto i 90k, e gli aggiornamenti della fic ancora in corso son sporadici. Ma se volete la cosa di “Geralt deserves nice things” pompata e ampliata a tutti i Witcher, THIS IS THE SHIT FOR YOU!
The Courting Season Link: https://archiveofourown.org/works/23708941/chapters/56928121 47k di fluff con Geralt che cerca di esser romantico e quello che è totalmente oblivious è Jaskier? YAS PLEASE! Seriously, sweet as fuck fluff con un pizzico di feels che è semplicemente *chef kiss*
To Understand Love Link: https://archiveofourown.org/works/24128269/chapters/58090600 Che posso dire? I’m a sucker for God!Jaskier. Questa è solo una delle ff in lista con quel tag, ma giuro, questi 53k valgono la pena. Tanto angst e BAMF Jaskier e personaggi originali che li adori a prescindere!
I’ll Be Your Voice Link: https://archiveofourown.org/works/25129009/chapters/60884227 Non so se son l’unica, ma… Geralt e Jaskier che crescono Cirilla? I like that. Ora, aggiungeteci anche bambino salvato a caso da Geralt! ESATTO! Una botta di fluff e angst e… I CAN’T EVEN! 36k che ho divorato in 2 giorni nonostante fossi occupata con lavoro quando l’ho trovata! (Ma c’è pure Jaskier che non è propriamente umano… RAGA, COMBO DI TAG per quanto mi riguarda!)
Detroit: Become Human (let’s be honest, son tutte 900Reed)
One does not simply say “I love you” (series) Link: https://archiveofourown.org/series/2051340 Ho un debole per le patate sceme? YUP. Quindi cosa vi aspettate?! Dovevo consigliare almeno una 900Reed. Non ne ho lette tantissime quest’anno, ma questi 60k totali son fluff e p0rn che val la pena.
/all the gun fights/ and the limelights/ [and the holy sick divine nights] Link: https://archiveofourown.org/works/19822831/chapters/46936537 Un titolo infinito per 85k di reverse!AU in cui alla fine fine ste due patate restano broken AF. Consiglio se volete trama e tanto angst e traumi di quelli pesi e… Ho menzionato due patate che si innamorano? Ah no?
chaos looks good on you Link: https://archiveofourown.org/works/24575989/chapters/59354422 Penso sia chiaro che ho un soft spot per le enemies to lovers. Questa è una di quelle super sweet. In particolar modo per colpa di RK900 che cerca di creare rapporti umani quando è convinto che tutti funzionino solo in pattern prevedibili e l’unico punto di chaos sia Gavin.
Despite It All Link: https://archiveofourown.org/works/26151949/chapters/63628915 Tecnicamente uno “spin-off” di una HankCon, questa soulmates!AU mi ha spezzata tantissimo causa angst e cretini in denial. Poi tra Gavin che è un pozzo di issues e 900 che è una patata supersoft… yeah, decisamente 50k di ALL OF THE ANGST!
Teen Wolf (let’s be honest, son tutte Sterek)
spiderweb of lies Link: https://archiveofourown.org/works/17212451/chapters/40474175 Ho un soft spot per i pg grumpy dal passato tragico che hanno cose belle nella loro vita. E mi mancava il fandom di Teen Wolf e son inciampata in questi 54k di Stiles che finalmente si accorge di quanto tossico sia Scott e rimette le cose a posto. Non è la best ff ever, honestly, ma c’è badass!Stiles. E non so dir di no a badass!Stiles (Ha pure dei seguiti, ma honestly dopo aver letto il primo I got tired of it all.)
What Goes Around Link: https://archiveofourown.org/works/13560651/chapters/31118688 Ecco, badass!Stiles è uno stile di vita se non era già chiaro. Questa ff porta la cosa all’estremo e lo trasforma in un cold blooded assassin. And I STAN THIS. In particolare perché c’è un Peter scritto benissimo in sta ff e… FIGHT ME, OKAY?! Ma poi tratta la moralità dei grey heroes tipo The Punisher… Yeah, 71k che non posso che consigliare (anche se l’inizio sembra slow)
I’d Do Anything (for you) Link: https://archiveofourown.org/works/20821298/chapters/49494104 Sempre sulla falsariga del badass!Stiles e dell’uccidere gente “for the greater good”, questa roba di 46k ha direttamente Stiles che parla con il nemeton. Ed è kinda un necromante but also not. Sta ff è in generale una delle Sterek migliori che ho letto negli ultimi anni. Principalmente perché ha un botto di tag che adoro. Quindi magari son di parte.
Critical Role (let’s be honest, son tutte WidowFjord)
now my charms are all o’verthrown Link: https://archiveofourown.org/works/23364643/chapters/60220915 Questa storia è l’unica long di Critical Role che ho trovato e ho letto fino alla fine. Quindi OF COURSE è finita con un cliffhanger. DANG IT! Sto ancora aspettando che sia finito il seguito perchè WORTH IT! 85k di pirate!AU? YAS PLEASE! Are you fucking kidding me?!
Definitely not a romantic sub-plot (series) Link: https://archiveofourown.org/series/1339861 Tecnicamente questi 21k son una rilettura di qualcosa che ho beccato l’anno scorso. Ma che io l’abbia riletta dovrebbe dirvi che è adorabile. E per chi mi conosce sa che non sono una fan del RPF, ma qui honestly Liam e Travis non sono davvero una romance, son più due scemi che fan gli scemi come il resto del gruppo. E ADORO l’alternarsi tra l’RPF e il gruppo che è in-game e fa cose ADORABLE AS FUCK!
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giuliakmonroe · 3 years
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𝐁𝐞𝐧𝐯𝐞𝐧𝐮𝐭𝐢 𝐬𝐮𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐁𝐥𝐨𝐠 🎔
Post inaugurale di questo blog, ovviamente di domenica, perché è il giorno in cui mi dedicherò a questo sito e vi posterò un breve recap di quella che è stata la mia settimana, tra vita personale, lavorativa, sportiva e tutti i progetti con i quali mi sono oberata.
Progetti di cui trovate una panoramica completa in questo video:
youtube
Per il resto, so che come post introduttivo non è regolare, uno ci si aspetta un minimo di presentazione, ma se siete qui a leggere immagino che mi conosciate già per vie traverse, quindi sarebbe alquanto inutile ammorbarvi con una serie di informazioni sulla sottoscritta che già dovreste aver potuto reperire dagli altri Canali tramite i quali siete giunti fin qui; invece, per chi è nuovo e gli è capitato questo mio post confusionario sotto le mani, beh... seguitemi e imparerete a conoscermi. In fondo, è come quando ci si incontra per la prima volta a una festa e si comincia a parlare: non è che uno sviscera tutto e subito di sé con una bella lista di cosa ci piace o non ci piace, giusto?
Comunque, per chi proprio non lo sapesse, comunico l'unica cosa per me davvero importante: sono un'aspirante scrittrice; tra poco meno di un anno sarò una scrittrice esordiente, perché sto per pubblicare il mio primo romanzo cartaceo per la DarkZone Edizioni, e questo è uno dei motivi per cui ho deciso di aprire questo blog.
Sto cercando di migliorare la mia presenza online, perché come spiego nel video di cui sopra, internet è ormai l'unico mezzo per farsi conoscere, soprattutto in questa giungle selvaggia che è diventata l'editoria italiana, dove c'è più gente che scrive di quella che legge. É una vera e propria guerra e io sono pronta a combatterla. Sì, se vi fa piacere, potete immaginarmi con una divisa militare, una fascetta in testa e due strisce nere disegnare sulle guance. Renderebbe l'idea di quanto io sia seria in questo mio progetto supremo (che poi racchiude in sé tutti i progettini più piccoli di cui mi avete sentito blaterare su).
Ora, passando al recap: da oggi in poi, ogni domenica vi porterò tramite le mie parole dietro le quinte della mia vita, raccontandovi un po' di me attraverso ciò che mi succede durante tutta la settimana. SHOW, DON'T TELL. Chi scrive come me, sa a cosa mi riferisco.
Dato che però oggi è 30 Agosto, ultimo giorno di ferie, ho deciso di fare un recap di tutto il mese, quindi mettetevi comodi, prendete un pacco di biscotti o di patatine o di gelatine tutti i gusti più uno, insomma ciò che più aggrada le vostre papille gustative, e immergetevi in questo breve racconto del mese appena trascorso. Cercherò di non essere noiosa, lo prometto. Sto cercando anche di migliorare come scrittrice, inserendo una vena di ironia nei miei romanzi, quindi questo sarà un ottimo esercizio.
Le mie ferie sono iniziate il 31 Luglio (sì, il giorno del compleanno di Harry Potter, auguri in ritardo Harry e anche zia Jo, che nonostante tutte le mille critiche per le sue esternazioni sul web poco oculate, rimarrà per sempre la mia autrice preferita e il modello a cui ispiro. Per niente pretenziosa io, vero? PS. Non sono affatto di nuovo ossessionata da Harry Potter, è solo un'impressione. Sarà la riscrittura della mia primissima fanfiction, ovvero "Un Particolare In Più" - la trovare su Wattpad e su EFP, dove le sto dando un vero e proprio restyling!). Comunque, sono solo alla prima riga e già sono uscita dal tema, fantastico, Giulia, davvero. Ah già, per chi non mi conosce e se non fosse chiaro dal nome del blog, sono Giulia, piacere! Sopportatemi, non ho intenzione di frenare la mia mente o le mie dita, quindi scriverò qualsiasi cosa mi venga in mente senza farmi troppi problemi o senza farci troppi ricami sopra, quindi sarà sicuramente un blog confusionario, ma tant'è. In fondo, non è così che funziona un diario personale?
Ad ogni modo, cercando di tornare sulla retta via.
Quest'anno, per la prima volta da quando ho abbandonato il mondo degli studi e mi sono inoltrata nel mondo del lavoro, ormai sei anni fa, sono davvero riuscita a staccare la spina. Sì, il pensiero del mio ufficio ogni tanto si è affacciato e mi ha tormentata un pochino, caricandomi il petto di un peso che nell'ultimo periodo lavorativo ho sentito fin troppo spesso, ma sono riuscita ad allontanarlo tempestivamente e a godermi ogni giorno senza pensare a quando questo meritato riposo sarebbe giunto al termine. Non ho neanche risposto alle chiamate dei miei colleghi e probabilmente verrò additata come la solita antipatica, menefreghista e asociale, ma davvero, non mi importa. Io ne avevo bisogno. Avevo bisogno di fingere che non esistessero, almeno per questo mese. Avevo bisogno di ricaricare le batterie, pensare solo a me stessa, godermi la mia provvisoria libertà e dedicarmi a tutto ciò che nel resto dell'anno posso fare solo durante le mie brevi pause dal lavoro (che, facendo un calcolo approssimativo, si riducono davvero a due sole ore piene al giorno, il che è abbastanza deprimente).
Ho vissuto l'ultimo periodo al lavoro davvero male. Quest'anno era partito benissimo, avevo trovato la mia dimensione, mi sentivo fiera di me. Se mi seguite su Instagram (altrimenti al lato della Homepage trovate tutti i link dove venire a seguirmi) sapete che ero riuscita ad adottare uno stile di vita più "zen", se vogliamo definirlo in questo modo. Avevo capito che farmi coinvolgere dai problemi del lavoro, starci male, prendermeli a cuore o prendermene la responsabilità, anche quando non spettava a me, e starci male, con attacchi di ansia, di panico, difficoltà a respirare, come se mi si allagassero i polmoni e l'ossigeno che vi immettevo non fosse mai abbastanza... ecco, non era giusto. Dovevo riuscire a guardare tutto con più distacco, a preoccuparmi del mio lavoro e non anche di quello degli altri, perché se non se ne facevano un problema loro, perché avrei dovuto farmelo io? Eppure, per quanto ci abbia provato, gli ultimi due mesi sono stata letteralmente abbandonata a me stessa. Gestivo tutto da sola in ufficio, cercavo di risolvere ogni problema e alla fine sono annegata.
Quest'anno non può e non deve ripetersi.
Sono riuscita a rimettermi in sesto. Domani tornerò in ufficio e, a dispetto di quel che pensavo, non sono così depressa e nemmeno preoccupata. Riesco a respirare (abbastanza) bene quando ci penso, il senso di oppressione è quasi del tutto sparito, quindi penso di essere riuscita a calmarmi e sono pronta a ricominciare. Ricominciare sì, ma con uno spirito nuovo. Non mi sobbarcherò più del lavoro degli altri e penserò solo a fare il mio, al meglio delle mie capacità, com'è giusto che sia.
Non pensavo davvero che avrei parlato così tanto del mio lavoro, in questo post, ma forse sentivo la necessità di farlo. La necessità di esternare come mi sono sentita e come mi sento ancora adesso quando ci ripenso. La scrittura, in fondo, è una delle migliori terapie e per me ha sempre funzionato. Vorrei piangere, dopo aver scritto questo papiro, chissà perché. Sento anche un piccolo peso sul cuore, ma sorrido e proseguo. Non c'è alcun motivo per essere agitate.
Comunque, dicevo... anzi, in realtà "scrivevo".
In questo mese di ferie mi sono rilassata, ma sono stata anche contenta di non aver oziato tutto il giorno, ma di essere riuscita a iniziare tanti nuovi percorsi, che hanno poi dato vita ai molteplici progetti di cui al video. Ecco quindi una breve lista delle cose per cui sono grata a queste ferie:
1) Ho scritto, tanto e tutti i giorni; maggiormente mi sono dedicata alla mia FanFiction su My Hero Academia, "Distance", che trovate su Wattpad, EFP e Fanfiction.net, ma ho anche ripreso in mano, oltre ogni previsione, "Un Particolare In Più" e la sto revisionando, cambiando e decisamente migliorando. Ho lavorato tantissimo anche alla revisione di "Un Frammento Nel Cuore", romanzo in uscita (ancora non ho una data neanche indicativa) con Le Mezzelane e sono orgogliosa dei progressi che ho fatto, di come la stiamo evolvendo insieme all'editor. É stato terribile e al tempo stesso meraviglioso scoprire quanto lavoro ancora io debba fare per migliorare come scrittrice e intendo farlo, garantito.
2) Sono uscita dal blocco del lettore e ho ripreso rileggendo la Saga dell'Attraversaspecchi. Una cosa bella (e terrificante!) di me è che la mia memoria non funziona molto bene, quindi sto leggendo i libri quasi fosse la prima volta. Certo, ho un'idea generale di cosa succede, ma non ricordavo quasi nulla dei dettagli e della trama di ogni singolo libro, quindi immergermi di nuovo nel mondo di Ofelia e Thorn è fantastico e mi sta facendo sognare forse ancor di più che la prima volta.
3) Mi sto allenando giornalmente, seguendo video di esercizi su YouTube che mi stancano il giusto, appagando la mia voglia di migliorare sia dal punto di vista estetico che atletico. Da Settembre riprenderò anche il corso di JuJitsu, quindi spero di riuscire a mantenere un buon ritmo, a non farmi scoraggiare e stressare troppo dal lavoro e ad avere costanza con tutti gli allenamenti. Dall'anno scorso ho perso circa 10 Kg, ma adesso sto veramente faticando a buttare giù ogni grammo, anzi capitano giorni, come oggi, nei quali nonostante sia ligia, mi alleni e mangi intorno alle 1300 calore al giorno, la mia stupida bilancia segna grammi in più invece che in meno, ma pazienza, devo essere paziente e non arrendermi. Vedrò i risultati col tempo, se non mi lascio abbattere.
4) Ho passato un sacco di tempo con la mia famiglia e per me è una cosa super importante. Amo i miei genitori, sono la mia vita, e poter trascorrere del tempo con loro, specialmente da quando ho "lasciato il nido" e ho cominciato a costruirmi una vita tutta mia, è per me meraviglioso. Devo anche ammettere di essere stata estremamente fortunata a incontrare un ragazzo meraviglioso, che capisce le mie esigenze e non mi fa mai pesare nulla, anzi. Un vero amore e forse non lo sa, perché non lo dimostro mai abbastanza, ma gli sono grata e lo amo per tutto quello che fa per me.
5) Ho visitato un sacco di posti nuovi e ho scattato tante foto, altra cosa che mi ha reso super contenta: da una parte, non me ne sono stata sempre chiusa in casa, ma ho riscoperto la gioia di passeggiare all'aria aperta, nella natura, in luoghi nuovi e meravigliosi; dall'altra, sto cercando di imparare ad accettare me stessa e il mio fisico per come sono, quindi anche se non sono perfetta, anche se non sono una modella, mi sono atteggiata a tale e ho scattato foto stupende in posti stupendi. Ve ne lascerò una carrellata nei prossimi post.
Bene, direi che per oggi è tutto (non lo so, ho scritto un romanzo, ma cosa vi aspettavate da una scrittrice?)
Spero abbiate voglia di seguirmi qui (come su tutti gli altri social, che vi ricordo trovate nella mia Homepage).
Alla prossima domenica, un bacio enorme.
Vostra Giulia K. Monroe
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sfumature-stelle · 4 years
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Sto cercando di smettere di drogarmi di persone. È difficilissimo. Sono romantica e incline alle dipendenze. E quando stai continuamente male per qualcosa, alla lunga ti stanchi. Ti dici: non posso andare avanti così. Voglio stare bene. Io sto provando a smettere, ma ho già collezionato svariati tentativi falliti.
Disintossicarsi dalle persone non è come smettere con l'alcol o con le droghe. Da alcolizzata, ci sono delle chiare barriere su cosa posso e non posso fare. Non posso mandare messaggi all'alcol. Non ricevo foto intime dagli spacciatori. In più, l'alcol e le droghe avranno anche invaso l'America, ma mai quanto le persone. Le persone sono ovunque. Persone attraenti. Puoi astenerti dall'alcol e dalla droga, ma non dalle persone.
Penso che tutti abbiano il diritto di amare, anche chi, come me, sta cercando di uscire da una dipendenza da altre persone. Ma non sono qua per parlare di amore. Sono qua per parlare di come le persone diventino una droga, per me. Ci ho messo un po', ma comincio a capire la differenza tra le due cose: persone, e persone da cui sono dipendente. Adesso quando mi lascio ossessionare da qualcuno senza neanche conoscerlo (o senza averlo mai incontrato) mi suona subito il campanello d'allarme. Allarme rosso. Quando riconosco i segnali, prendo le distanze.
Prendere le distanze è triste. Non c'è niente di poetico. Non c'è opera d'arte ispirata al tema. Io voglio credere nell'esistenza dell'amore a prima vista. Ma mi innamoro a prima vista tutti i giorni. Mi innamoro anche al primo messaggio spinto. Non ne ho mai abbastanza. Ovviamente più mi faccio trascinare, più dura è la ricaduta.
Qualche giorno fa ho bloccato la persona-droga più potente di tutta la mia rubrica. È stato difficile, soprattutto perché è una droga che si è sempre comportata bene con me, mi ha sempre rispettata.
Era amore vero. Direi che eravamo tutti e due innamorati, ma anche che abbiamo entrambi sbagliato. Ho sofferto molto—nonostante l'amore—perché, non importa quanto stupenda sia l'altra persona, una droga rimane sempre una droga, non può cambiare. Ad alimentare la dipendenza era la distanza, e altri fatti, per cui era chiaro che non avremmo mai potuto stare insieme. Nessuno dei due era pronto. Vivevamo in un perenne stato di desiderio—uno stato quasi commovente—un po' come l'Ode su un'urna greca di Keats, ma con iPhone.
La verità è che erano la distanza e il fatto che nessuno dei due fosse pronto a rendere quella persona così tossica. Volevo molto più di ciò che avrebbe mai potuto darmi. Quando non mi arrivava un suo messaggio mi sentivo male, una vera astinenza. Quando ricevevo un suo messaggio, diventavo improvvisamente euforica. Ma l'euforia durava solo fino a che non rispondevo. Poi tornavo di nuovo ad aspettare, e stavo di nuovo male.
Avevo già provato a smettere un sacco di volte, ma cedevo sempre. Se non tornavo io, lo faceva la persona-droga. E se la persona-droga mi mandava un messaggio, dovevo rispondere. Non volevo "ferirlo."
Avevo davvero paura di ferirlo? Non lo so. Forse avevo soltanto paura di come mi avrebbe giudicata se non gli avessi risposto, temevo che mi avrebbe considerato una stronza e non una persona stupenda. O forse avevo solo paura di smettere.
Alla fine, il dolore di aspettare i messaggi è diventato più forte delle botte di felicità che ne ricavavo. Quindi ho annunciato il mio addio finale. Ho bloccato il suo contatto.
È seguito un periodo di sofferenza molto più profondo, più di tutte le altre volte che avevo provato a chiudere. Ho pianto per morti avvenute 15 anni prima. Ho pianto per il fatto di dover crescere (ovviamente il dolore non riguarda mai solo la persona da cui si è ossessionati, ma cose successe anni e anni fa).
Qualche settimana fa, però, mi sono accorta che stavo bene, meglio di tutte le altre volte in cui lo avevo lasciato. Quando lo sognavo, non erano più sogni di desiderio e dolore. Anche nel mondo onirico sapevo che non eravamo fatti l'uno per l'altra. Ho sognato che volavo sopra casa sua in un elicottero. Lui si affacciava e mi chiedeva di entrare dal soffitto. Io rifiutavo. Ero come se fossi riuscita a liberarmi di lui anche nel mio inconscio, mi sentivo forte e libera.
Poi, la droga si è fatta risentire. Due volte. Può essere che abbia percepito che ero guarita, e non voleva che lo dimenticassi. O forse non voleva che io mi sentissi dimenticata. Nessuno vuole essere dimenticato.
La prima volta, ha commentato un mio post su Facebook. In passato, tutte le volte che lo faceva andavo su di giri. Ma questa volta non me ne fregava niente. Anzi, avrei preferito non l'avesse fatto. Dovevo mettere mi piace? Se non lo avessi fatto, sarei sembrata fredda. Ma se lo avessi fatto, avrei infranto la mia regola del "niente contatti" e magari lo avrebbe preso come un incoraggiamento a contattarmi di nuovo. Non ho messo nessun mi piace, e sono stata fiera di me.
Qualche giorno dopo, mi ha mandato una serie di messaggi su Facebook. Non sapevo che fare, e ho deciso di ignorarli.
Non ho aperto Facebook per due giorni. Poi ci hanno pensato i suoi messaggi alcolici e grammaticalmente sconnessi ad alimentare nuovamente la mia ossessione [per l'occasione ho ricostruito la corretta grammatica dei messaggi].
Mi ha detto: È difficile non scriverti, chiaramente sono ancora innamorato.
Ha continuato: Annuso le tue cose e mi piace tantissimo... in senso romantico.
Ancora: Mi sono già pentito di questa conversazione...comunque devo dirti che...più tempo passa più capisco il mio errore...ti amo tanto...sto piangendo...sei il mio essere umano preferito...scusa sono a Marrakech... sono ubriachissimo
Ho capito che anche lui aveva qualche problema di dipendenza. Se riesci a stare dietro, anche solo per un po', alla mia ossessività, non puoi essere completamente normale.
Un altro messaggio: Ti ho persa, mia regina. Volevo solo farti sapere che sei la migliore e spero di scomparire e basta—non c'è bisogno che mi rispondi.
Ancora: Per favore, ignorami. Devo lasciarti in pace. Scusa davvero :/
Mi piacerebbe poter dire che l'ho ignorato. Questo articolo dovrebbe parlare di me che lo ignoro. Ma ovviamente non ho resistito a lungo.
Ho detto: Per favore non scrivermi cose del genere da ubriaco, ora come ora sono molto fragile e non sono un oggetto (che credo sia una cosa ipocrita da dire, perché qualche volta sono io che ti ho trattato come un oggetto).
Poi: È facile dirmi che mi ami ora che abbiamo chiuso e sei a migliaia di chilometri da qua.
E anche: Me lo diresti anche se mi avessi davanti?
Poi: Non credo proprio.
Non ci credevo davvero. E anche se mi ha risposto di sì, non significava che era vero. Ma ovviamente io volevo solo che dicesse di sì, anche se non l'avrebbe mai fatto. Nemmeno io l'avrei mai fatto.
Mi ha scritto: Non so che fare e so che non è giusto ma mi manchi.
Gli ho detto di non contattarmi mai più
Poi c'è stato un momento di pausa, in cui ho pensato a quello che avevo appena fatto. Mai più. Non solo stavo buttando nello scarico una bustina di droga, la stavo eliminando completamente dalla mia vita.
Ho detto: Lol mi dispiace che sia finita così.
Poi: T__i prego dimmi ciao lol.
Non so perché continuavo a scrivere lol. Stavo piangendo.
Mi ha risposto: Da ora in avanti per te sono morto, bloccami e basta.
Poi: Pensavo che non mi sarei mai abbassato a fare queste cazzate da ubriaco, sono uno stronzo. Dovrei imparare a stare zitto. Ciao.
È stato il finale più triste del mondo. Adesso vorrei contattarlo e dirgli un attimo__! Voglio un finale migliore. Ma un finale migliore non esiste. Il finale perfetto è un lieto fine, perciò non è una fine. Il finale perfetto alimenterebbe solo la mia compulsione. Quindi mi tengo questo finale imperfetto e faccio finta che sia perfetto.
Adesso sto di nuovo male. Nella testa ho un buco nero nel quale vorrei nascondermi dalla vita. Quel buco nero è pieno di voci che mi dicono che insieme eravamo perfetti. A me sembra che quelle voci dicano la verità, perché sono una drogata e vedo quello che voglio vedere. Non so se riuscirò mai a riempire quel buco nero. Ma ce la sto mettendo tutta, almeno per non ricaderci dentro.
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olstansoul · 3 years
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Sacrifice, Chapter 32
Pairing: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
Tornare a casa era sempre un piacere, specie per Wanda. Non vedeva l'ora di farlo visto che la maggior parte del tempo che perdeva in ospedali o cliniche era costretta a fare esami su esami. Flebo, siringhe e tanto altro. Così tanto che ora il suo braccio era quasi pieno di lividi. Ma non era solo quello, sommersa di nuovi farmaci e anche di quelli vecchi con un doppio dosaggio.
Era davvero una fatica, una tortura per Wanda che pensava che tutto, più o meno, poteva essere nella norma. Ma a quanto pare non era così. Il suo medico curante, il signor Strange le aveva consigliato di restare per altri due giorni a casa, solamente mercoledì mattina avrebbe fatto ritorno a scuola. Anche se non avrebbe voluto...
Dov'era Clint in questo momento? Avrebbe potuto dargli lezioni private come aveva fatto tempo fa ma in fondo non avrebbe avuto neanche tempo per organizzarsi con lei. Salì in camera sua accompagnata da sua madre che le posò il suo borsone sul letto, pian piano lei avrebbe messo a posto tutta la roba che c'era dentro di esso. Sua madre poggiò anche una busta sul mobile messo alla destra della sua porta del bagno.
"Farò la frittata con le uova per cena, vuoi che te la porti qui oppure riesci a scendere?"
"No, credo che riuscirò a scendere...nel caso ti manderò un messaggio"disse lei.
Fece un respiro profondo e poi si alzò lentamente da letto dove era seduta iniziando a prendere il suo borsone e svuotarlo.
"Va tutto bene?"chiese sua madre.
"Si..."le rispose anche se nè lei né sua madre credevano a quella riposta.
"Okay, nel caso ti servisse qualcosa...puoi chiamare me o Pietro"
"D'accordo...aspetta prima di scendere devo chiederti una cosa"chiese lei fermando la mamma sulla soglia di camera sua.
Passarono alcuni minuti prima che Wanda prendesse coraggio e chiese a sua madre una risposta, una risposta a tutti i dubbi che fino a questo momento l'attanagliavano.
"Oltre Natasha...non è venuto nessun'altro a trovarmi mentre ero in quella clinica? Intendo i miei amici..."chiese lei sentendosi libera dopo molto tempo.
Sua madre fece un respiro profondo, sentendosi in dovere di raccontare la verità a sua figlia che la guardava con occhi speranzosi. Vedeva che glielo chiedeva con pietà e non poteva certamente deludere sua figlia.
"Oltre Natasha non è venuto nessun'altro...tranne per una sera"
Wanda si rattristò un'attimo ma appena sua madre riprese a parlare subito alzò lo sguardo verso di lei guardandola con occhi pieni di speranza.
"Non so come abbia fatto ad entrare oppure a non essere stato preso. Era completamente vestito di nero e senza che me ne accorgessi era entrato in camera tua, non era neanche l'orario di visita..."
"Era..."
"Si, se te lo stai chiedendo era lui...era James. Non pensavo che fosse capace di fare così tanto, ma da quanto ho capito voleva vederti dopo tanto che non lo faceva. Sembrava distrutto per altri problemi che ha ma non sono riuscita a capire che cosa..."
"Il divorzio e il processo di suo padre"disse lei sussurrando e guardando il pavimento con occhi lucidi.
"Ma a quanto pare non era la cosa che più gli importava in quel momento"
"Che intendi dire?"chiese lei con occhi pieni di speranza e quasi lucidi.
"Intendo dire che lui se è venuto da te è perché ha tutte le buone intenzioni di stare con te per sempre, non gli importa di quello che potrebbe accadere e neanche se sarà poco il tempo che starà con te..."
"Mamma, lo sai che fra noi due è impossibile"
"No, niente è impossibile con James, tu lo sai meglio di me. So che non vuoi che si sarebbe avvicinato a te, tanto da scoprire tutto quello che avresti voluto nascondergli, lo so perché ti conosco bene, sei mia figlia. Ed è anche per quello che so, che in fondo, tu lo vorresti solo al tuo fianco tutto il tempo che ti sarà necessario. Ti piace Wanda, non provare a nasconderlo a me che sono la tua mamma..."
Le parole di sua madre la fecero riflettere fin troppo e sapeva che in cuor suo che quella era la soluzione migliore, affidarsi a James ed a come sarebbe andata. Anche se la paura di poter tirare fuori i suoi sentimenti e anche quella di non poterli esprimere al meglio verso di lui, per colpa di questo, la perseguitava. E non c'era modo di farle cambiare idea.
"Ho cercato di mandarlo via anche io quando l'ho visto in quell'ospedale che ti ha portato dopo quello che era successo in quella festa"
"Mi ha portato lui?"chiese lei a sua madre guardandola stavolta con gli occhi pieni di lacrime.
"Si Wanda, ti ha portato lui...e anche se non ci credi o non lo vuoi ammettere, lui è il ragazzo perfetto per te"disse sua madre scioccandola ancor di più.
Lei tolse lo sguardo da sopra di lei e lo poggiò sul tappeto che era ai suoi piedi, poteva sembrare che era concentrata su di esso come per capire di che materiale era fatto ma non era così.
"Io vado di sotto, devo cucinare sennò chi lo sente tuo fratello, per qualsiasi cosa chiamami, okay?"
Sua madre si alzò e le diede un bacio sulla guancia, uscì dalla sua stanza chiudendo la porta e lasciando Wanda da sola in preda ai pensieri. Se fino a pochi giorni fa era James ad esserne completamente preso, ora Wanda non sapeva cosa fare. Quello che le aveva raccontato sua madre, quello che aveva fatto James era stato da eroi.
Era andato oltre ai mille pregiudizi che pensava che lui si fosse creato, oltre suo padre che se fosse stato in casa sicuramente gli avrebbe chiesto che cosa sarebbe uscito a fare a quell'ora. Oltre alle minacce di Rumlow che continuava a sentirsi superiore a lui e oltre alle menzogne di Sharon. Tutto quello che aveva fatto, dal primo istante in cui l'aveva conosciuto, fino all'ultimo con cui aveva avuto possibilità di interagire con lui, erano l'unica e grande prova che James Barnes poteva fare di tutto per lei.
Non perché si sentiva in dovere, perché si sentiva in grado. Degno e meritevole di starle accanto per tutto il tempo che sarebbe stato necessario. Si alzò dal suo letto, asciugandosi le lacrime e andò a sistemare le sue ultime cose nei vari cassetti e nel suo armadio. Fin quando sul mobile notò che c'era una busta a cui prima non aveva fatto caso. La prese e la portò con sé fin quando non si sedette sulla sedia della sua scrivania e l'aprì vedendo cosa c'era dentro. Prese in mano per primo quello che era un orsacchiotto e lo girò in tondo notando che dietro la schiena c'era una cerniera. Dentro di esso c'era un biglietto piegato e Wanda lo aprì leggendolo.
Questo è da parte mia, mentre la rosa è da parte di James. Ti voglio bene, Rebecca.
Chiuse la cerniera e portò l'orsacchiotto al petto stringendolo a sé e fingendo che fosse la piccola e solo dopo lo poggiò sul letto insieme al resto dei pupazzi. Prese di nuovo la busta notando che all'interno c'era proprio la rosa di cui Rebecca aveva scritto. La prese delicatamente, era finta e anche del colore sbagliato visto che l'avrebbe preferita rossa ma nonostante questo sentì il suo cuore riempirsi di gioia a sapere che aveva indovinato, per Rebecca o meno, il suo fiore preferito. Il cuore le batteva forte, gli occhi le si riempirono di nuovo con delle lacrime e sentì risuonare dentro la sua testa le parole che le aveva detto sua mamma poco prima.
"Lui è il ragazzo perfetto per te"
Fece un respiro profondo e poggiò la rosa sul suo comodino. Scese di sotto per la cena e solo quando fu quasi ora di addormentarsi risalì di nuovo sopra, si mise il pigiama e prima di rimboccarsi con le coperte prese il suo telefono. Aprì la chat dei messaggi di James che non aveva letto in tutti questi giorni e si mise a  leggerli. Uno per volta, c'erano alcuni che continuavano, tutti in un solo giorno e in una sola notte oppure ad ore sparse. Ma tutti avevano lo stesso significato. Lo stesso obbiettivo.
James sarebbe stato con lei fino alla fine.
Decise di rispondergli, ma in una maniera completamente diversa rispetto a come si sarebbe aspettato James.
Wan🌸
Il colore non è il mio preferito e non avrei voluto riceverla finta ma mi ha sorpreso e mi ha reso molto felice che tu sappia quale sia il mio fiore preferito. Ci vediamo dopodomani a scuola...notte.
Non aspettò nessuna risposta, perché sapeva che vedendo quel messaggio James sarebbe stato più felice che mai e più esuberante del solito. Peggio di come lo è stato durante quella partita a cui Wanda aveva assistito. Tutti e due, dopo un po' di tempo andarono a dormire con il sorriso sulle labbra, l'uno nei sogni dell'altra e viceversa.
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